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72<br />

parte prima<br />

struzione del racconto della propria vita Ennio risale al tempo della scuola,<br />

apprendiamo così che in seconda media fu bocciato, con ogni probabilità per<br />

la sua eccessiva esuberanza: «facevo un po’ di casino. E sempre così [sorride]<br />

ero un po’ birbantello, poi ho ripetuto l’anno e mi hanno dato la terza media.<br />

Sono uscito anche con sufficiente, puoi capire [sorride]». Ennio prosegue gli<br />

studi iscrivendosi, senza successo, a una scuola professionale nella quale viene<br />

bocciato al primo anno. Decide di così di cercarsi un lavoro, che trova di lì a<br />

poco, in un «capannone», dove ritrova, fra i colleghi di lavoro, alcuni<br />

compagni della scuola elementare: «c’erano due miei amici di scuola, delle<br />

elementari, mi sono trovato abbastanza bene, poi ho fatto una cavolata: ho<br />

tirato, non so, una valvola, così per giocare. Mi hanno... mi hanno sbattuto a<br />

casa». La ricostruzione della prima esperienza di lavoro di Ennio mostra la<br />

chiave di lettura che impronta la ricostruzione di tutta la sua storia oc cu pa zio -<br />

nale: Ennio fa una cavolata e per questo viene licenziato. In questa di spo si -<br />

zione è possibile riconoscere la difficoltà di Ennio - già manifestatasi durante<br />

il periodo scolastico - ad accettare le regole, o forse, la disciplina del lavoro or -<br />

ga nizzato. La storia, dunque, si ripete alcuni anni più tardi, quando Ennio - al -<br />

lora ventiduenne - viene assunto con un contratto di formazione in un azienda<br />

metalmeccanica. In quel periodo il disturbo psichico di Ennio si fa più intenso,<br />

rendendo più difficile la conciliazione fra salute e lavoro. Ennio ri cor da di aver<br />

incontrato da subito delle difficoltà: «Perché andavo con ma la voglia, mi<br />

svegliavo collassato, sembrava che mi drogavano, poi anche io, per ché qualche<br />

cannetta... I miei si incavolavano che non mi alzavo subito. Poi an da vo in ri -<br />

tar do delle volte».<br />

In azienda, ricorda Ennio, la paga era buona, ma non andava d’accordo con<br />

i compagni di lavoro e ancor meno con i superiori. Ennio attribuisce a se stesso<br />

la responsabilità dell’interruzione di quel rapporto di lavoro: «sono stato<br />

anch’io che mi sono fatto licenziare: produzione così, così: non è che riuscivo<br />

sem pre a dare la produzione». È lo stesso Ennio ad attribuire la propria scarsa<br />

produttività ora alla condotta adottata in fabbrica: «Facevo troppe cavolate, fa -<br />

cevo, addirittura fumavo in fabbrica, le canne, ma dai!», e anche a quella adot -<br />

tata fuori dalla fabbrica, condotta che tuttavia aveva pesanti ripercussioni sulle<br />

sue prestazioni professionali. In quel periodo Ennio era spesso preda di accessi<br />

d’ira che si traducevano in comportamenti violenti che lo costringevano a lun -<br />

ghe assenze dal posto di lavoro: «No, poi facevo delle cazzate (...) ero vi cino<br />

allo stadio per una partita, ho dato un pugno così e mi sono rotto la mano, mi<br />

so no rotto. Ho dovuto andare ad ingessarmi e poi troppa mutua e mi hanno<br />

licenziato». A questi accessi d’ira seguirono numerosi ricoveri nei servizi psi -<br />

chia trici, in specie nelle strutture residenziali. Assenze e scarsa pro dut tività<br />

mo tivarono la decisione del titolare dell’azienda presso la quale Ennio era stato<br />

as sunto con un contratto di formazione a sospendere il rapporto di lavoro.<br />

Conclusa questa esperienza, si apre per Ennio un lungo periodo nel quale<br />

alterna ricoveri e lunghi periodi di disoccupazione, talvolta sospesi da brevi e

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