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anni. “Sono andato fuori di testa quello me lo ricordo che non ho dormito per<br />

una settimana e mi ero messo in testa delle cose che non esistevano. Mi ero<br />

messo in testa che il vicino sopra ci rubava la corrente. Sono salito alle due di<br />

notte e volevo alzargli le mani. Mi ero messo in testa che i miei mi av vele na -<br />

vano, mi davano da mangiare la roba surgelata che...mi ero messo in testa delle<br />

cose che poi ho capito che non esistevano. Per una settimana non ho dormito,<br />

ero proprio....attaccavo...mi attaccavo con tutti per una cavolata proprio...forse<br />

anche perché non riuscivo a dormire infatti di notte proprio stavo sveglio, davo<br />

fastidio poi i miei allora si sono rivolti in Via Negharville. La prima volta che<br />

ci sono andato volevo spaccare tutto i miei volevano chiamare un ‘autoambu -<br />

lan za ma io non ho voluto, me la sono fatta a piedi. Appena sono arrivato<br />

volevo spaccare tutto, ero contro tutti, contro tutto. Mi hanno fatto un’i nie -<br />

zio ne per calmarmi ma mi hanno fatto ancora più agitare, mi hanno cercato di<br />

cal marmi poi so che è arrivata l’auto-ambulanza mi sono venuti a prendere da<br />

Via Negharville e mi hanno ricoverato la prima volta. Lì dentro... appena sono<br />

andato al repartino la prima volta... mi avevano riem pito di farmaci proprio<br />

però ce l’avevo contro i miei genitori che mi ave vano messo in quel posto eh...<br />

poi ho capito che mi hanno aiutato, mi venivano a trovare quelli del Centro e<br />

sono andato per la prima volta... ho frequentato il Centro Diurno”. La gravità<br />

della crisi induce la madre di Aldo, di lì a poco, a ritornare in famiglia per<br />

occuparsi del figlio, cui ora è legata da un rapporto simbiotico. Dalle interviste<br />

non emerge alcuna esperienza lavorativa prima della crisi, Aldo interrompe gli<br />

studi conclusa la scuola dell’obbligo e resta a lungo disoc cupato. Al lavoro Aldo<br />

si avvicina attraverso la mediazione del Centro di Salute Mentale e<br />

dell’Associazione Arcobaleno con la quale inizia un lavoro di manu ten zione<br />

nelle aree verdi. In seguito, dopo alcuni brevi corsi di formazione, Al do trova<br />

lavoro in una Cooperativa sociale dapprima come addetto sala e poi co me<br />

addetto alle pulizie. Aldo appare, almeno ai miei occhi, come una per sona<br />

fragile, un giovane massiccio dai modi garbati, estremamente dolci. Nel suo<br />

lavoro - lo dicono i colleghi e i superiori - Aldo mostra un impegno notevole,<br />

con il quale compensa largamente la più modesta capacità di ini ziativa di<br />

autorganizzazione del lavoro. Nella cooperativa di cui è socio Aldo ha trovato<br />

un contesto di lavoro e, soprattutto, un ambiente umano nel quale la sua<br />

fragilità non è minacciata, nel quale ha modo di dare il meglio di sé.<br />

2.5.3. Forme di esclusione: rifiuto<br />

il paziente psichiatrico<br />

La forma di esclusione etichettata come rifiuto raccoglie tre casi, tutti disoc -<br />

cupati, che con argomentazioni persuasive e muovendo da una lucida consa -<br />

pevolezza della loro condizione di salute si oppongono a una dispo si zio ne<br />

condivisa nel senso comune che individua nel lavoro di stampo fordista la sola<br />

forma possibile di integrazione sociale. A questa disposizione viene opposta la<br />

preferenza per forme di impegno sociale, quali il volontariato e per attività di<br />

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