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il paziente psichiatrico<br />

colloca l’esordio della propria malattia nel 1992 (aveva allora 28 anni) in una<br />

fase della propria vita caratterizzata da numerosi impegni familiari, di lavoro e<br />

di studio. In quel periodo subisce un incidente d’auto che Noemi legge come<br />

la goccia che fa traboccare il vaso: “mi sono ammalata, nel-nel 92, la prima<br />

volta sono stata male, quindi... anche perché dopo avevo scelto di fare un<br />

lavoro faticoso: prima di ammalarmi io ho lavorato 5 anni in una birreria di<br />

notte e quindi era un lavoro comunque sacrificato, molto, che richiedeva<br />

sforzi; la mattina portavo la bambina a scuola, quindi questi sforzi qua, poi io<br />

studiavo, andavo a prendermi la patente del pullman, avevo delle attività molto<br />

che impegnavano le mie energie; alla fine, insomma, è avvenuto un incidente,<br />

ho avuto un incidente in macchina, dovuto secondo me alla stanchezza, perché<br />

il fisico alla fine gli chiede, e quindi mi sono, ho avuto una frattura al femore:<br />

questa cosa mi ha buttata veramente giù, ma non all’inizio, perché all’inizio i<br />

dottori: sei giovane, guarisci in fretta, io dopo un anno vedevo che non avevo<br />

risultati, perché io avevo raggiunto dei miei sogni, stavo realizzando, quindi mi<br />

ero presa la patente del pullman, volevo prendermi quella da istruttrice, perché<br />

avevo già insegnato anche a guidare, però... non ce l’ho fatta; ho detto: boh, i<br />

miei sogni sono finiti, e iniziare di nuovo, ho detto, non ne ho più la forza;<br />

almeno questo era quello che pensavo io, e quindi...quest’incidente in un anno<br />

sono andata anche fare sport, a fare terapia, ma dopo vedevo che comunque<br />

zoppicavo, questa cosa mi ha, mi ha buttata giù”. Due mesi puù tardi muore il<br />

padre, con il quale Noemi aveva di recente riallacciato i rapporti: “avevo già<br />

raggiunto in quegli anni un buon rapporto con mio papà, devo dire eh, si era<br />

stabilito come qualcosa di positivo, perché io dopo riuscivo a parlargli, a dirgli<br />

le mie emozioni, le cose che non andavano con mio marito...”.<br />

Al racconto degli eventi esterni si accompagna quello degli eventi interni<br />

che Noemi descrive come l’accumularsi di rimorsi per i dispiacere arrecato alle<br />

persone che le erano care: “Questi dispiaceri accumulavano comunque dei ran -<br />

cori nella mia sensibilità affettiva, questo è importante dirlo, e col passare del<br />

tempo quindi io combinavo sempre errori su errori, non riuscivo a... co mun -<br />

que a concludere qualcosa di positivo nella mia vita...” .<br />

Noemi colloca l’esordio della propria patologia (o la sua espressione più<br />

nitida) a ridosso di una visita al paese nel quale era cresciuta: «quando sono<br />

ritornata al paese, non credevo che mio padre non ci fosse più (...) e iniziavo a<br />

dire delle cose strane, dicendo: mio padre non è al cimitero ma ritorna, è nei<br />

campi, adesso ritorna; quindi non accettavo, una parte di me si era allontanata<br />

dal la realtà e quindi poi...ehm...ho iniziato a star male e quindi mi sono divisa.<br />

Mi è capitata la Bibbia tra le mani, questo ha influito anche nella-nella mia<br />

malattia perché la Bibbia dice il paradiso terrestre, si ricomincia vivere, forse<br />

vi vono in paradiso, che ne so, tutte sensazioni che comunque in quel momento<br />

si divide una parte di te che va fuori dalla realtà, e quindi ho iniziato a cono -<br />

sce re i Servizi di Salute Mentale». La crisi di Noemi assume la forma di un<br />

delirio persecutorio: “per un po’ pensavo che fossero state le altre persone a<br />

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