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il paziente psichiatrico<br />

ROCCO ha 47 anni, è nato a Torino da una famiglia originaria del Mez zo gior -<br />

no. Iscritto al liceo scientifico, a seguito di due bocciature, decide di cambiare<br />

percorso di studi e, seguendo un corso serale, consegue il diploma di geometra.<br />

Conclusi gli studi inizia a lavorare, «senza libretti», in diversi studi di<br />

architettura per trovare poi un’occupazione stabile a 26 anni. Inizia un lungo<br />

periodo di stabilità (quindici anni) che si interrompe con l’esordio di un disturbo<br />

psichiatrico severo: «ho avuto un disturbo delirante che sto curando ancora<br />

adesso: sentivo delle voci adesso comunque con la cura sto meglio, non sento più<br />

queste voci». Rocco viene ricoverato e a questa misura farà ricorso almeno altre<br />

tre volte dall’esordio. In quel periodo Rocco perde il proprio lavoro: «Dov’ero<br />

prima sapevano del mio disagio e mi hanno lasciato a casa, perché ero lento (...)<br />

ero troppo lento, ho rallentato i ritmi di lavoro, a un certo punto ho avuto questo<br />

disagio psichico e ho cercato di lavorare coi miei tempi, probabilmente per loro<br />

era troppo poco ehh niente ma comunque c’è stata una concomitanza anche di<br />

una crisi del lavoro. Cioè non son sicuro che m’abbiano licenziato per quel -<br />

lo...secondo me è mancato il lavoro anche...». Al momento dell’intervista Rocco<br />

lavora, da sei mesi, a tempo parziale, in uno studio d’ingegneria civile: “adesso<br />

faccio il disegnatore, faccio il mio lavoro.”. Rocco descrive il lavoro che svolge<br />

come “non sicuro”, il che fa pensare a un contratto a tempo determinato o a un<br />

lavoro in prova. Rocco svolge un lavoro esecutivo, di supporto al gruppo di<br />

lavoro: “Dunque, adesso...attualmente non sto disegnando, mi fanno piegare<br />

delle copie, dei disegni... C’è la macchina che... il plotter che... tira fuori i disegni,<br />

io li rifilo... poi le piego... Se si tratta di fare delle copie, con una macchina<br />

speciale... faccio le copie di questi disegni li rifilo, gli taglio, poi li piego”.<br />

Nel corso dell’intervista Rocco si mostra cordiale ma anche visibilmente<br />

imbarazzato 47 . Emerge chiara, come già visto nel caso di Gabriele, un’incrinatura<br />

nella propria autostima che si mostra nei modi in cui Rocco costruisce il proprio<br />

discorso, seguendo più un script preconfezionato che le sollecitazioni<br />

dell’intervistatore. Rocco intende innanzitutto sottolineare la nor malità della sua<br />

situazione e, al contempo, il fatto che nello studio in cui lavora il suo disagio non<br />

venga considerato: “Comunque tengo a precisare che mi trovo be ne dove lavoro<br />

adesso...sembrerà strano ma il disagio psichico non è con siderato, cioè... mi<br />

hanno accolto con le braccia aperte proprio.” È innanzitutto in questo registro<br />

che è dato di cogliere la debolezza della posizione di Gabriele e di Rocco 48 .<br />

Entrambi mostrano un’incrinatura nella pro pria autostima aperta, nel caso di<br />

Gabriele, dal percorso che ha condotto al l’ac qui sizione del lavoro: “anche se sono<br />

stato assunto come invalido civile, sono sem pre stato trattato come una persona”<br />

e nel caso di Rocco dalla relativa mar gi na lità delle mansioni che gli sono affidate.<br />

2.5.2. Forme di inclusione: il lavoro nel contesto solidale<br />

Questa forma di inclusione coinvolge dieci fra i pazienti interpellati, sette<br />

donne e tre uomini. Tutte queste persone svolgono una lavoro a tempo par -<br />

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