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il paziente psichiatrico<br />

mentale (basti per tutti il caso di Antonio). Le narrazioni raccolte sotto questa<br />

rubrica riguardano invece forme di inclusione acquisite o modellate muovendo<br />

dal vincolo della conciliazione fra lavoro e disturbo psichico. Rientrano in<br />

quest’ambito le storie di Gabriele, Alfredo e Rocco.<br />

GABRIELE ha 33 anni, la sua carriera lavorativa ha un inizio precoce. Dopo<br />

aver conseguito una licenza professionale, a diciassette anni, comincia - come<br />

dipendente - con la distribuzione di volantini. Continua poi con questa attività<br />

costituendo, nei primi anni Novanta, una ditta propria: «ero responsabile di<br />

dieci persone». In quel periodo Gabriele ha un incidente d’auto che, nella<br />

narrazione, assume la forma di un punto di svolta: «era un periodo che<br />

lavoravo molto, lavoravo in un agenzia di pubblicità, quindi una vita molto<br />

frenetica un po’ mondana, forse... e niente mentre tornavo da Milano, per<br />

lavoro, con un collega sono uscito, diciamo, fuori strada in tangenziale, ho<br />

dato il giro sono andato a sbattere contro il guardrail: mi è andata bene a parte<br />

che ho distrutto la macchina, però forse quello, forse quello è stato l’inizio di<br />

una fase un po’ maniacale, un po’ dormivo poco niente, comunque, a parte<br />

essere investito ho avuto una lesione al tendine sul braccio sinistro comunque<br />

me la sono cavata bene”. All’incidente seguono delle traversie economiche -<br />

Gabriele parla di «dissesto economico» - che lo porta a chiudere la ditta di cui<br />

era titolare. Le ragioni di queste difficoltà emergono tra le righe del racconto<br />

di Gabriele che parla del ricorso ad assegni scoperti e a piccole truffe subite.<br />

In seguito a questi problemi Gabriele denuncia un periodo di amnesia di<br />

circa un mese, seguito da un ricovero in clinica, nel mese di settembre del 1995<br />

(Gabriele ha 25 anni). Dimesso dalla clinica trascorre un anno e mezzo in una<br />

comunità protetta e poi un periodo della medesima durata in una comunità<br />

alloggio. Durante questi tre anni Gabriele segue un corso da elettricista e poi<br />

un corso di Auto Cad: “Così ho ottenuto altre due qualifiche, oltre al diploma”<br />

(una licenza professionale di tecnico elettronico). Nel 1995, mentre era ospite<br />

della comunità protetta, muore la madre per un tumore, cui segue la morte del<br />

padre. Nel 1998 - a 28 anni - lascia la comunità e, incoraggiato dalla psichiatra<br />

che lo aveva preso in carico, riprende possesso della casa con cui aveva vissuto<br />

con i genitori: «ho fatto molta resistenza a tornare qua, in questa casa<br />

[l’intervista si svolge nella casa di Gabriele] comunque mi legava una serie di<br />

ricordi, tipo cioè, io qui vivevo con mia madre mia madre è morta di tumore,<br />

eccetera, eccetera, e poi comunque c’erano dei ricordi del malessere, tipo<br />

deliri, eccetera. Quindi ero molto restio a tornare a casa...». Con il rientro<br />

nella propria abitazione, Gabriele riprende a lavorare con la distribuzione di<br />

volantini, subito dopo riceve la chiamata dell’Ufficio postale per un contratto<br />

a tempo determinato della durata di un mese e mezzo. In seguito lavora per tre<br />

mesi nell’ambito del Progetto Cartesio e poi ancora per quattro mesi alle<br />

Poste. Dopo le Poste chiede e ottiene una borsa lavoro alla cooperativa che<br />

gestiva il progetto Cartesio. Gabriele viene inviato a lavorare in una cartiera<br />

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