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il paziente psichiatrico<br />

poi ritorno chiedendo e ottenendo - non senza fatica - un contratto di lavoro<br />

part-time che le consente di prendersi cura della sua salute: “fisicamente non<br />

ce la facevo più, anche perché il nostro è un lavoro molto pesante, io lavoro nel<br />

ban co di gastronomia [...] e poi ti prende tutta la giornata e...ed era molto<br />

stres sante, io fisicamente [...] il mattino sono piena di energie, il pomeriggio<br />

no [...] quindi avevo delle difficoltà a lavorare tutto il giorno, e poi mi andava<br />

be ne perché finalmente nella mia vita avevo un po’ di spazio per me”. Il lavoro<br />

è per Greta una parte importante della sua vita, motivo di soddisfazione, di<br />

autorealizzazione: “questo lavoro a me è sempre piaciuto, io non cambierei,<br />

non avrei mai cambiato questo lavoro con nessun altro”. Non mancano,<br />

tuttavia, le difficoltà che hanno origine dalla determinazione con la quale<br />

Greta ha chiesto e ottenuto condizioni di lavoro consone la suo stato di salute,<br />

dif ficoltà che si colgono negli atteggiamenti mostrati ora da colleghi, ora dai<br />

superiori.<br />

VIOLA ha 39 anni, figlia di immigrati, trasferitisi a Torino per lavoro, è nata<br />

e cresciuta a Torino. Conclusa la scuola dell’obbligo, Viola segue una scuola<br />

biennale per segretaria d’azienda. Di lì a poco inizia a lavorare: «ho iniziato a<br />

lavorare abbastanza giovane così, ho trovato subito un lavoro appena finita la<br />

scuola». Si tratta di un lavoro impiegatizio presso un’impresa commerciale per<br />

la quale Viola lavorerà per dodici anni. Il racconto di Viola contiene solo<br />

qualche cenno ai temi del disagio psichico e alle condizioni che, vero si -<br />

milmente, lo hanno nutrito 45 . Alcuni elementi al riguardo emergono<br />

dall’intervista condotta con la sorella di Viola. Apprendiamo così che «fin da<br />

ragazzina aveva comunque difficoltà nella comunicazione e questo ce l’ha<br />

anche oggi», difficoltà cui fa cenno anche Viola stessa quando ricorda i<br />

problemi d’insonnia che l’hanno afflitta sin dall’infanzia. Il disagio diviene<br />

disturbo psichico molto più tardi, se non a causa, almeno a seguito della morte<br />

inaspettata del marito di Viola, nei primi anni Novanta. Al lutto segue una crisi<br />

profonda che investe anche il lavoro che, come per Antonio, diviene teatro di<br />

una persecuzione di cui Viola ritiene di farne le spese. Da qui la decisione di<br />

licenziarsi: «Non è che ci sia stata un motivo fondamentale di questo: un po’<br />

lo stress della vita, che appunto c’era il lavoro che era un po’ in bilico così, cioè<br />

io non stavo tanto bene di salute quindi volevo allontanarmi un po’ da questo<br />

stress che si era creato, appunto, tutto questo mi ha fatto andare un po’ in tilt<br />

(...) Io ero in crisi, avevo anche dei problemi di salute e diciamo che sono stata<br />

io che ho voluto mollare perché mi sentivo un po’ come... magari non stavo<br />

bene per i cavoli miei allora mi sembrava che tutto fosse contro di me, in realtà<br />

adesso mi rendo conto che non era proprio così, nel senso che non era poi così<br />

la cosa. Però all’epoca la testa in certi momenti ti fa fare delle cose che non<br />

sono così come le vedi (...) Però quando stai poco bene, che hai queste crisi<br />

così, tutto ti sembra rivolto verso di te, invece adesso che sto un po’ meglio<br />

riesco a capire che non è cosi, ma ero solo io che nella mia testa farfugliavo<br />

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