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parte prima<br />
GRETA è nata in Sicilia, primogenita di una famiglia contadina di quattro<br />
figli. Quando Greta ha due anni e mezzo, nasce la prima delle sue sorelle. La<br />
madre non sta bene e, anche in considerazione delle difficoltà economiche in<br />
cui versava la famiglia, Greta viene affidata a una zia paterna nubile. Da<br />
principio - racconta Greta - i genitori pensavano a un affido di breve durata;<br />
di fatto Greta resterà con la zia sino all’età di dieci anni, ferita da questo<br />
doloroso abbandono: “sono rimasta otto anni insieme a lei e questo mi ha<br />
provocato [...] parecchi problemi nel senso che comunque io sentivo molto la<br />
mancanza della mia famiglia, e la rabbia nei confronti di mia sorella e la gelosia<br />
e la mancanza comunque... di mia madre, e... oltretutto mia zia era una persona<br />
molto molto rigida”. La convivenza con la zia si interrompe quando questa<br />
signora, ormai matura, decide di sposarsi. Greta viene dunque riportata dalla<br />
madre: “mia zia sposandosi naturalmente voleva la sua libertà e quindi io sono<br />
rientrata nella mia famiglia di origine, solo che io l’ho preso proprio come...<br />
un... altro rifiuto [...] mi sono ritrovata in un’altra famiglia che non conoscevo,<br />
in più poi erano nati altri... le altre mie sorelle, altre due sorelle [...] mia<br />
mamma guardava i bambini piccoli, per cui “Greta lava, Greta stira, Greta fai<br />
questo...”. In questa famiglia che non conosceva più Greta è costretta all’as -<br />
sunzione precoce di un ruolo adulto, oltre all’aiuto nelle faccende domestiche,<br />
le si chiede di occuparsi dell’ultimo nato: “ho assunto questo ruolo di...<br />
seconda mamma [...] è nato mio fratello e io praticamente son stata [...] quella<br />
che mi prendevo cura di lui, per me era... il mio bambino”. A tredici anni<br />
Greta conosce la persona che, tre anni più tardi, sarebbe diventato suo<br />
marito. Si sposa giovanissima e, con il marito, si trasferisce a Torino. Poco do -<br />
po il matrimonio i rapporti iniziano a deteriorarsi, il marito, più maturo, si<br />
mo stra ossessivamente geloso, affliggendo con i suoi sospetti e le sue continue<br />
richieste di rassicurazioni e di prove di fedeltà la povera Greta. Ai problemi<br />
coniugali si aggiungono di lì a poco le responsabilità di cura che Greta con ti -<br />
nua ad assumersi nei confronti dei fratelli, anch’essi trasferiritisi a Torino.<br />
Greta continua ad occuparsi di loro, del fratello diventato tos sico dipen -<br />
dente, di una sorella etilista e di un’altra malata di cancro. In questo vortice di<br />
even ti stressanti si innestano difficoltà economiche, piccole tensioni con i figli<br />
che portano Greta a tentare il suicidio, un suicidio sventato dal figlio ma pro -<br />
gettato perché potesse essere efficace. Poco dopo la crisi con il marito si fa più<br />
profonda, Greta scopre che il marito ha una relazione extraconiugale e accetta,<br />
suo malgrado, la separazione. Da questo mare di sofferenza Greta emerge co -<br />
me un Titano, appena scalfita dalla sofferenza psichica (la diagnosi di Greta<br />
non è severa), padrona del proprio destino e qui, per quel che vale, padrona del<br />
proprio lavoro.<br />
Greta lavora sin dall’adolescenza nel settore alimentare. Costretta a conci -<br />
lia re il lavoro con le crescenti responsabilità di cura, nel 1993 decide di licen -<br />
ziar si, per tornare poi al lavoro di lì a poco. A seguito della crisi più severa, che<br />
la con dusse a tentare il suicidio, Greta lascia il lavoro per quattro mesi per farvi