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il paziente psichiatrico<br />

problemi è stato un padre che m’è stato sempre vicino a livello di educazione,<br />

a livello di comportamento, voglio dire m’ha insegnato una buona edu ca -<br />

zione”. Lo ricorda come una persona forte: “aveva le palle”. In linea con questa<br />

chia ve di lettura la madre presenta il marito come un padre severo, giusto, ma<br />

se vero: “però lui lo voleva bene suo padre”. Marco, inoltre, riconosce alla ma -<br />

dre una particolare sensibilità: “Diciamo che mia madre è stata anche una don -<br />

na che...gli è stato, gli è stata vicino, perché, magari fosse stata un’altra don -<br />

na... Magari l’avrebbe anche abbandonato...”. Marco cresce in una quartiere<br />

popolare della città, con la nonna (che mancherà quando Marco ha 12 anni) e<br />

con uno zio scapolo che vive in casa con loro. Quando Marco ha 12 anni la ma -<br />

dre si licenzia e la famiglia vive delle pensioni del marito, della nonna e sui<br />

piccoli aiuti dello zio ospite.<br />

Marco conclude la scuola media e si iscrive a un istituto tecnico; viene<br />

bocciato, si iscrive nuovamente ma poi abbandona la scuola a metà anno. A 15<br />

anni e mezzo inizia a lavorare con i fratelli della madre come muratore. A 21<br />

anni entra in FIAT dove lavora in linea. Poco dopo inizia a frequentare una<br />

scuola serale per conseguire un diploma: “ho visto com’era l’ambiente, non<br />

volevo - diciamo - avvitare bulloni tutta na vita ecco, volevo migliorare la mia<br />

po sizione, allora ho pensato di riprendere di riprendere la scuola”. In quegli<br />

an ni, caratterizzati dalla difficile combinazione di un lavoro e studio, si colloca,<br />

a 25 anni, l’esordio del disturbo psichico, che irrompe nella vita di Marco con<br />

par ticolare violenza. I problemi si manifestano sottoforma di allucinazioni u -<br />

di tive: “ho incominciato a sentire come delle voci dentro di me (...) e poi e ero<br />

con vinto che stessi diventando telepatico, che riuscivo a capire i pensieri<br />

dell’ine, dell’interlocutore che avevo davanti no”. E... mi... sentivo la voce che<br />

ne so di mio padre, di... poi ero convinto che comunicassi, che comu ni cassi...<br />

con... con le altre persone, magari anche se non c’erano, a livello di distanza...<br />

(...) ...sentivo sempre ‘ste voci più forti, mi tormentavano, mi fa cevano paura,<br />

mi dicevano cose brutte... non so, tipo, «devi morire, io sono il diavolo dentro<br />

di te...» «Adesso ti vogliono ammazzare»”. L’esordio è violento e coinvolge la<br />

madre e i parenti di Marco. Oppresso dalle voci, Marco viene ricoverato al<br />

Mauriziano: “Son stato una settimana, poi gli ho detto al dottore se mi faceva<br />

uscire perché avevo paura anche... Avevo paura anche dei... della gente che...<br />

della gente di lì dentro, no? Vedevo gente con le facce strane, non lo so... M’ha<br />

preso male dico essermi ritrovato diciamo in una casa di cura, voglio dire, in<br />

un repartino psichiatrico (...) All’inizio ne ho fatto una malattia perché non<br />

riuscivo ad accettare quello che mi era successo”. Inizia la cura, ma le voci lo<br />

perseguitano per altri due anni: “le ho sentite per due anni, infatti a volte<br />

pensavo, ho detto : “ Io ‘ste voci e due anni son tanti e sentire sempre una voce<br />

in testa che ti parla, infatti tante volte ho pensato anche al suicidio eee... solo<br />

che c’era l’altra parte di me che... non è mai andata oltre voglio dire (...)<br />

Perché ero cosciente, solo che infatti a volte avevo paura...e mi faceva paura<br />

perché mi diceva: « Sei indemoniato» o cose del genere”.<br />

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