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generale della sofferenza che accompagna il disturbo psichico, si coglie nella<br />

triste contabilità dei tentativi di suicidio. A questa forma estrema di ri chie sta<br />

di aiuto ricorre poco più di un sesto dei pazienti occupati e più della me tà dei<br />

pazienti disoccupati. Anche qui emerge un importante specificità di ge nere: gli<br />

eventi di vita più stressanti, collocati nella prima parte della traiet toria bio -<br />

grafica e le espressioni più drammatiche della condizione di sofferenza psi chi -<br />

ca, i tentativi di suicidio, investono più pesantemente le donne e, fra queste,<br />

so prattutto le donne disoccupate.<br />

2.3. La storia clinica<br />

il paziente psichiatrico<br />

Nella malattia mentale, a differenza delle altre malattie fisiche, ognu no ha il suo mo -<br />

do di essere malato; cioè è una malattia per so na liz zata e quindi è difficoltoso per chi<br />

opera dare delle regole.<br />

Antonio<br />

La storia clinica, ricostruita dalla lettura delle narrazioni di malattia (Bury<br />

2001), è stata esaminata mettendo a tema due aspetti, l’età dell’esordio e l’e -<br />

spe rienza del ricovero, dimensioni alle quali si annette rilievo nel de ter minare<br />

le chance di partecipazione al mercato del lavoro. L’esame del primo aspetto,<br />

l’età dell’esordio della patologia psichiatrica, non mette in luce differenze<br />

rilevanti fra occupati e disoccupati. Fra gli occupati, l’età del l’esordio non<br />

mostra alcuna relazione con la qualità della partecipazione al mer cato del<br />

lavoro: l’accesso alle posizioni ora più solide, ora meno non si lega alla<br />

collocazione nel ciclo di vita dell’esordio.<br />

Emergono invece alcune differenze di genere: nel nostro campione le<br />

donne si caratterizzano per un esordio della patologia psichiatrica più tardivo 35 .<br />

Quanto all’esperienza del ricovero, questo risulta più frequente fra i di soc -<br />

cupati. Il rapporto di probabilità (odds) fra soggetti che hanno subito almeno<br />

un ricovero e soggetti che non sono mai stati ricoverati è pari a 2,8 (6/17) per<br />

gli occupati e a 5,5 (22/4) per i disoccupati. Le differenze osservate sug ge ri -<br />

scono l’ipotesi di un legame fra esperienza del ricovero ed esclusione dal mer -<br />

cato del lavoro. Posto che, come osserva Piccione (1995: 600), il ri co vero è<br />

utile e/o necessario solo in pochi casi, l’indulgere nel ricorso a que sta mi sura,<br />

oltre ad avere un effetto riabilitativo dubbio, può produrre una gra ve le sione<br />

all’autostima del paziente, deprimendo con ciò le risorse necessarie al la sua<br />

partecipazione al mercato del lavoro.<br />

La natura drammatica di questa esperienza è documentata in più di<br />

un’intervista, accanto ad alcuni pazienti - pochi - che ricordano il ricovero co -<br />

me la felice sospensione di una sofferenza resasi intollerabile, i più evocano<br />

sentimenti di paura e rabbia, cui alcuni aggiungono il ricordo di forme di<br />

contenzione e talvolta di violenza estrememente dolorose.<br />

Le testimonianze più drammatiche sono rese dai pazienti che hanno fatto<br />

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