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il paziente psichiatrico<br />

protratte. L’immagine che meglio si presta a raffigurare i protagonisti è quella<br />

di don Chisciotte, un eroe “invincibile” 32 che a dispetto delle sconfitte subite<br />

in bat taglia, riesce tutte le volte a trovare la forza di risalire sul proprio ronzino<br />

e af frontare una nuova battaglia. In molte delle narrazioni che ho raccolto ho<br />

rico nosciuto la determinazione di questo eroe, cui fa esplicito riferimento uno<br />

dei nostri intervistati, di cui ho riportato in epigrafe le parole 33 .<br />

Le maggiori differenze fra occupati e disoccupati riguardano la natura degli<br />

eventi stressanti. Fra i disoccupati prevalgono gli eventi stressanti che hanno<br />

come teatro la vita all’interno della famiglia di origine. Si tratta di eventi<br />

responsabili di forme di “attaccamento disorganizzato” 34 che hanno origine da<br />

un rapporto travagliato con le figure d’attaccamento; un rapporto carat teriz -<br />

zato da disponibilità affettiva discontinua, rifiuti, abbandoni e talora vio lenze.<br />

Queste differenze si mostrano in modo più nitido tra le donne, meno tra gli<br />

uomini. Fra gli uomini le narrazioni che danno conto di eventi che, con ogni<br />

probabilità, sono stati responsabili di relazioni di attaccamento disturbate sono<br />

due fra i disoccupati e una soltanto fra gli occupati. Tutte si riferiscono a con -<br />

testi familiari fortemente disturbati che hanno lasciato tracce profonde nella<br />

personalità dei protagonisti di queste vicende. Qui è opportuno ricordare che<br />

la narrazione più drammatica è resa da un paziente occupato, Aldo, che du -<br />

rante l’infanzia e poi ancora nell’adolescenza ha subìto una lunga serie di ab -<br />

bandoni da parte della madre, fatti di allontanamenti e ritorni improvvisi e di<br />

una lunga serie di tentativi di suicidio, di cui lui e la sorella sono stati testimoni.<br />

Queste esperienze hanno provato molto duramente Aldo che, a seguito<br />

della se parazione definitiva dei genitori, ha una severa crisi psichiatrica. Aldo,<br />

che al momento dell’intervista ha 34 anni, è tuttavia riuscito a risalire la china,<br />

tro vando lavoro in una cooperativa sociale nella quale ciò che resta della sua<br />

fra gilità non gli impedisce di svolgere la sua mansione; un lavoro modesto -<br />

Aldo fa le pulizie - dal quale, tuttavia, trae soddisfazione. La storia di Aldo è<br />

degna di nota per come illustra la possibilità di un’ascesa, per così dire, dagli<br />

inferi, per come mostra la possibilità di conciliare lavoro e disturbo psichico<br />

anche quando quest’ultimo ha radici profonde e un profilo particolarmente<br />

severo. Fra le donne, complice forse la minor reticenza femminile a comporre<br />

storie nelle quali le protagoniste mostrano debolezza e sofferenza, le nar ra zio -<br />

ni attraversate, in modo schietto, da eventi responsabili di un at tac camento di -<br />

sor ganizzato sono tre fra le occupate e ben otto fra le disoccupate. Anche in<br />

questo caso mi soffermerò sulle sole storie che docu mentano, per così dire, la<br />

resilienza delle loro protagoniste, la loro capacità di ricostruire un sé fran tu -<br />

mato, ora approdando o conservando un lavoro, ora restandone lontano con<br />

buone ragioni. La prima storia che merita di essere compendiata è quella di<br />

Greta, su cui, peraltro, tornerò anche in seguito. Greta ha 45 anni, è nata in<br />

Sicilia, primogenita di una famiglia contadina di quattro figli. Quando Greta<br />

ha due anni e mezzo, nasce la prima delle sue sorelle. La madre non sta bene<br />

e, anche in considerazione delle difficoltà economiche in cui versava la fami -<br />

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