You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
28<br />
parte prima<br />
interviste hanno guidato la costruzione della traccia dell’intervista guidata. In<br />
questa seconda intervista sono stati approfonditi i temi del lavoro e del disagio<br />
psichico. Il ricorso a questa tecnica di costruzione della documentazione em -<br />
pi rica, l’intervista ripetuta, risponde a una specifica esigenza di appro fon di -<br />
men to che qui è stata preferita all’estensione del campione, con risultati più<br />
che soddisfacenti. La forma tutt’affatto speciale di familiarità costruita nel<br />
tran sito dalla prima alla seconda intervista (se non dispiacesse ricorrere a un<br />
gioco di parole, si potrebbe parlare di familiarità nell’estraneità), ha consentito<br />
un sensibile arricchimento delle informazioni acquisite nel primo incontro,<br />
dando modo alla conversazione di dirigere in ambiti solitamente protetti da<br />
reticenze. Il ricorso alla tecnica delle interviste ripetute ha inoltre consentito,<br />
in più di un’occasione, di cogliere proprio quelle variazioni di umore, di<br />
tonicità - gli “alti e bassi” di cui si legge nelle trascrizioni dei colloqui - che<br />
spesso si legano alle difficoltà di conciliare lavoro e disturbo psichico. Hanno<br />
acconsentito alla realizzazione della seconda intervista 20 uomini e 20 donne.<br />
Per dieci pazienti disponiamo, invece, di una sola intervista, a fronte di otto<br />
rifiuti, lo smarrimento di un nastro e della sua sbobinatura, imputabile a una<br />
delle intervistatrici, e del decesso di una paziente, Caterina, occorso alcuni<br />
mesi dopo la conduzione del primo colloquio. Gli otto rifiuti sono ripartiti in<br />
modo bilanciato fra pazienti gravi e lievi. Nella maggioranza dei casi il rifiuto<br />
ha origine dal disagio provato nel corso della prima intervista, dovuto ora ai<br />
contenuti del colloquio: la sofferenza psichica e il lavoro, ora alla difficoltà più<br />
cognitiva che emotiva dovuta alla relazione d’intervista, particolarmente one -<br />
rosa per le persone meno attrezzate sul piano culturale.<br />
Le interviste sono state condotte da un gruppo costituito da 11 fra inter -<br />
vistatori e intervistatrici (incluso chi scrive), perlopiù con una formazione<br />
psicologica 21 , affiancato da 10 pazienti in carico presso i servizi territoriali, nel<br />
ruolo di co-intervistatori. Nell’abbinamento fra intervistati ed intervistatori si<br />
è cercato di privilegiare l’omogeneità di genere: intervistatori uomini hanno<br />
intervistato pazienti uomini e intervistatrici donne hanno intervistato pazienti<br />
donne. Con poche eccezioni, le interviste raccolte offrono un quadro suf -<br />
ficientemente analitico delle traiettorie biografiche dei nostri interlocutori e<br />
dei modi in cui, ciascuno di loro, ha cercato di conciliare lavoro e sofferenza<br />
psichica. Per la realizzazione delle interviste, la collaborazione dei pazienti psi -<br />
chiatrici si è rivelata fondamentale. La partecipazione ai colloqui di questi<br />
“intervistatori in seconda” ha reso più facile ai nostri interlocutori la con di vi -<br />
sio ne delle loro esperienze, spesso di sofferenza, riferite ora alla malat tia men -<br />
ta le, ora al lavoro. Anche quando l’inesperienza o l’emozione di questi in tervi -<br />
statori hanno reso la formulazione delle domande non proprio ineccepibile sul<br />
piano tecnico, i dialoghi che questi “incidenti comunicativi” ci hanno conse -<br />
gnato sono stati estremamente utili. Ci hanno cioè consentito di cogliere alcu -<br />
ni frammenti del processo di costruzione della rappresentazione della malattia<br />
mentale e, talvolta, dello stigma, che prendono forma fra gli stessi pazienti