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232<br />

parte seconda<br />

15 Le otto quote sono così definite: I, uomini, giovani, occupati; II, uomini, maturi, occupati; III, donne, giovani,<br />

occupate; IV, donne, mature, occupate; V, uomini, giovani, disoccupati; VI, uomini, maturi, disoccupati;<br />

VII, donne, giovani, disoccupate; VIII, donne, mature, disoccupate.<br />

16 L’aggiunta di due unità fra i disoccupati, diretta a portare la numerosità del campione al valore più rotondo<br />

di 50, pone il problema della collocazione delle due unità aggiuntive in una specifica classe diagnostica. La scelta<br />

è caduta sul profilo diagnostico più lieve (classe diagnostica lieve e nessun ricovero recente) che consente di<br />

rendere più severo il confronto fra disoccupati e occupati, collocando fra questi ultimi la quota più consistente<br />

di pazienti gravi (2 gravi per ogni lieve, contro la 1,6 gravi per ogni lieve fra i disoccupati).<br />

17 In ciascuna delle ASL torinesi sono stati contattati gli operatori responsabili della cura o della riabilitazione<br />

dei pazienti psichiatrici. A ciascuno è stato chiesto di segnalare tutti i pazienti per i quali il coinvolgimento nello<br />

studio fosse possibile sotto due distinti punti di vista. Il primo, di ordine etico, attiene alla capacità del paziente<br />

di sopportare l’intrusività di un’intervista; il secondo, di tipo pratico, attiene alla disponibilità a un dialogo, non<br />

clinico, sui temi del lavoro e del disturbo psichico. Le segnalazioni erano organizzate in una scheda che raccoglieva<br />

tutte le informazioni sociodemografiche e cliniche necessarie a collocare il candidato in una delle quote<br />

campionarie previste dalla ricerca. Prima della segnalazione lo psichiatra (o, in alcuni casi, l’assistente sociale)<br />

era tenuto a richiedere al paziente l’autorizzazione all’inclusione del suo nominativo all’interno di una lista dalla<br />

quale, poi, sarebbero stati attinti i nominativi delle persone cui proporre l’intervista. I pazienti segnalati, in particolare<br />

quelli con un profilo congruente con quello previsto dal piano di campionamento, venivano raggiunti<br />

da una lettera che conteneva una concisa presentazione della ricerca e l’indicazione che, di lì a poco, sarebbero<br />

stati contattati da un intervistatore con il quale – se lo avessero ritenuto opportuno – avrebbero fissato un appuntamento<br />

per la realizzazione dell’intervista. Ai pazienti che accettavano l’intervista, in accordo con le disposizioni<br />

di legge sulla privacy, veniva richiesta l’autorizzazione – revocabile – all’impiego delle informazioni consegnate<br />

con l’intervista nel pieno rispetto dell’anonimato.<br />

18 La concitazione che ha caratterizzato la fase di reclutamento dei soggetti può aver indotto a una sottostima<br />

dei rifiuti che, tuttavia, nella peggiore delle ipotesi possono attestarsi attorno a 15 unità.<br />

19 Il confronto è condotto sulla base delle informazioni contenute nelle schede di segnalazione dei pazienti pervenute<br />

dai CSM.<br />

20 Nel campione compare anche un caso segnalato dall’ASL 8, aggiunto per raggiungere la dimensione campionaria<br />

progettata.<br />

21 Nel gruppo degli 11 intervistatori 8 erano psicologi impegnati, a vario titolo, nel settore della psichiatria.<br />

22 Agli intervistatori incaricati di raccogliere il consenso per questa fase della ricerca fu raccomandato di ritirare<br />

la richiesta al primo manifestarsi di timori o perplessità. È ragionevole ipotizzare che con altre consegne il<br />

numero di casi disponibili sarebbe cresciuto, ma questo con costi etici che abbiamo voluto evitare.<br />

23 Complessivamente sono state considerate 122 interviste discorsive. Una prima versione di questo capitolo è<br />

stata presentata nel corso di un seminario, tenutosi il 21 aprile 2005, presso il Dipartimento di scienze sociali<br />

dell’Università di Torino. Intendo ringraziare i colleghi e gli amici intervenuti al seminario per i commenti e le<br />

osservazioni resi. In particolare ringrazio Filippo Barbera, Danila Boero, Luigi Colaianni, Amedeo Cottino,<br />

Antonella Meo, Laura Negri, Agostino Pirella, Riccardo Spadotto e Alessio Zambon.<br />

24 Il rapporto di probabilità fra possessori di un titolo di studio superiore alla licenza media e possessori di titolo<br />

di studio pari, al più, alla licenza media è 1,09 fra gli occupati e 0,8 fra i disoccupati.<br />

25 Le madri con figli al più adolescenti sono 4 su 15 fra le disoccupate e 1 su 12 fra le occupate.<br />

26 I nomi impiegati nel testo sono nomi di fantasia con i quali viene tutelato l’anomimato delle persone coinvolte<br />

nello studio. Le età indicate nel testo si riferiscono all’anno nel quale furono condotte le interviste, il 2003.<br />

27 Di poco superiore a quella di coloro che hanno accettato il secondo colloquio (40 su 50).<br />

28 È evidente che quest’ultimo risultato non può essere esteso alla totalità dei pazienti psichiatrici; la sua consistenza<br />

autorizza comunque alla formulazione di un’ipotesi di ricerca che merita di essere sottoposta a controllo.<br />

29 Il riferimento è costituito qui dalla teoria dello stress (vedi Pearlin 1983, edizione originale 1980).

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