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ha subito un ricovero di sei mesi; purtroppo il suo datore di lavoro egoista, pur<br />

avendola svezzata da giovane, non le ha consentito di conservare il suo posto<br />

di lavoro al rientro dalla malattia mentale con questa motivazione: «non posso<br />

tenere in servizio una persona che non mi produce».<br />

Ella ha conosciuto una forte e profonda depressione, perché perdendo la<br />

sicurezza del suo posto di lavoro ha conosciuto l’insicurezza e la precarietà nel<br />

ricercare un nuovo posto di lavoro, dove soltanto possedendo notevoli requisiti<br />

culturali e dimostrando di essere capace dei propri compiti lavorativi sarebbe<br />

stato possibile inserirsi nuovamente nel mondo del lavoro. Ella ha conosciuto,<br />

inoltre, un altro momento di instabilità psico-fisica nel momento in cui<br />

ha provato l’esperienza di non contare più sull’appoggio della madre, andando<br />

a vivere per conto suo. Uscita dalla clinica, apparentemente guarita, si è dedicata<br />

ad attività varie, tra le quali fa menzione di un hobby che consiste nel disegno<br />

su stoffa.<br />

Ciò mi ha colpito perché anch’io che ho gli stessi problemi, per cercare tranquillità e<br />

relax interiore, ho svolto lo stesso tipo di hobby. Ella, per fortuna, ha trovato in sua<br />

sorella minore una persona che l’ha aiutata a sbloccarsi poiché il dialogo tra due persone<br />

che si vogliono bene consente di superare e risolvere più facilmente le difficoltà<br />

della vita quotidiana. Purtroppo ella non ha mai potuto godere, dopo il primo<br />

licenziamento, di un sicuro lavoro a tempo indeterminato, poiché ha sempre stipulato,<br />

per sua fortuna, contratti di lavoro a tempo determinato della durata di un anno<br />

solo. Nonostante le difficoltà dell’intervistata mi sembra di poter dire che ella ha sempre<br />

dimostrato una grande forza di volontà ne superare le situazioni a lei avverse.<br />

. Intervista a Matteo<br />

parte seconda<br />

Questo signore è laureato in Lettere e ha lavorato per vent’anni in un ospedale<br />

come ausiliario. Nel 1998, all’insorgenza della malattia psichiatrica, è<br />

stato licenziato. Ha fatto due ricoveri ed è stato un anno in una comunità psichiatrica<br />

nella quale ha potuto confrontarsi con altri pazienti. Ha fatto dei<br />

corsi di formazione per imparare l’uso del computer, ma si sente inferiore ai<br />

ra gazzi d’oggi che «usano il computer come fosse un pianoforte» (adesso il<br />

signor Matteo ha cinquant’anni).<br />

Non è facile dare un giudizio a una persona intervistata perché si può interpretare<br />

male i silenzi e le pause: in questo caso sono ricordi che affiorano, pezzi di esperienza<br />

che potevano essere vissuti in maniera diversa... non è il ritratto di una persona<br />

rinunciataria o che si stima poco, ma di una persona che ha fatto fatica e che forse<br />

non ha visto riconosciuto il suo lavoro... diciamo sfortunata! Anch’io in questo caso<br />

mi rivedo nella mia personale esperienza di sentirsi a disagio nella realtà che sto<br />

vivendo e dentro i pensieri si accavallano.... «se avessi fatto questo, forse non sarebbe<br />

successo quello», ecc.<br />

Ma continuiamo la storia del signor Matteo. Vince un concorso in un altro

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