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parte seconda<br />
ci, poi io restando sempre in città, ogni tanto ne contavo qualcuna, ma sapevo che non<br />
ci stava credendo veramente nessuno. Anche perché avevo un portafoglio clienti diciamolo,<br />
numeroso e dal nuovo negozio, gestito da un ex dipendente del mio titolare avevo<br />
mandato un invito a tutta la mia, se così si può dire, clientela e quindi l’America non<br />
centrava un fico secco, e questo dalla promessa perenne : “Quando andrete via di qui,<br />
vi porterete dietro le clienti e quindi più ne avete e più ve ne ritroverete poi dove andrete,<br />
“bè, tante son venute, ma in seguito sono andato a lavorare in un negozio veramente<br />
caro e forse troppo scomodo per venirci sempre.<br />
L’intervistato parla dei suoi compagni di scuola che hanno fatto strada, escludendolo<br />
in maniera lenta e costante, non chiamandolo mai ed isolandolo col<br />
tempo. Racconta del fatto che anche suo padre aveva sofferto molto di de pres -<br />
sione e che lui nonostante avesse avuto dei problemi pesanti, non si tirerebbe in -<br />
die tro nel confortare qualcuno. Parla del fatto di essere dispiaciuto e forse anche<br />
un po’ rancoroso, perché poi bòh, per orgoglio, come dice lui o perché l’e sclu -<br />
sione dai gruppi ti fa sentire diverso, sbagliato, creandoti un sacco di difficoltà e<br />
paure vere nella comunicazione immediata, nell’essere disponibili a nuove situazioni,<br />
facendoti diventare insicuro e dubbioso, suscettibile e diffidente. Lui non<br />
parla più di quello che ha, di quello che sente e che prova; quindi affronta situazioni<br />
in solitudine, resta smarrito di fronte alla discriminazione, vive e frequenta<br />
il quartiere, che come tutti i quartieri è un piccolo paesino, soprattutto se in famiglia<br />
si è tanti, e scopre che attraverso degli episodi evidenti e visibili, tutti parlano<br />
e vociferano sul suo conto. Prova delle sensazioni strane con comunicazioni di<br />
voci e pensieri molesti, che lo disturbano e lo stancano, spaventandolo molto.<br />
Non ne parla e tiene tutto dentro di sé e passa un esaurimento, ha bisogno dei<br />
vicini di casa e accade un ricovero al pronto soccorso, e capita tutto in emergenza.<br />
Tutto sommato secondo me è fortunato; non è solo ma ha una famiglia numerosa che<br />
anche se a volte risulta scomodo, l’idea d’averla resta pur sempre un conforto, un sostegno.<br />
Ha un lavoro e lo vorrebbe cambiare, nel senso che restano delle ambizioni. Ha<br />
una casa sua, non pensa tanto al fatto di richiedere una pensione. Vorrebbe come tanti,<br />
avere un’altra vita. Al ritorno ho veramente pensato : “ Mah questa è tutta veramente<br />
un’avventura affascinante; io torno in un posto dove ho vissuto forse le cose più significative<br />
del mio passato, che mi hanno bene o male segnato - poi vabbè me ne sono successe<br />
di molto peggiori - e vado a incontrare una persona che a tratti sembra che parli<br />
di me, della mia vita, delle cose che si provano e si subiscono quando il mondo percepisce<br />
che stai emanando qualcosa di diverso; in questo caso la difficoltà di esistere e di<br />
vivere. Io ad un certo punto gli ho chiesto credo, “ Hai mai pensato di cambiare qualcosa,<br />
di cercare nuove cose e di tentare diversamente? “ La domanda non è riferita esattamente<br />
come risulta nell’intervista, ma se non ricordo male lui si è messo a ridere e ha<br />
sorriso più volte. E a me più volte durante il colloquio venivano le lacrime agli occhi e<br />
pensavo: “Attraverso i fatti che racconta, attraverso quello che gli è successo, attraverso<br />
molte cose quasi identiche a quelle che ho vissuto anch’io, sembra che sta parlando un<br />
po’ della mia vita e di me, che a tutt’oggi penso che ci sia un’altro me stesso che se la<br />
sta spassando serenamente, tranquillamente, senza nessun dubbio né alcun affanno”.