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204<br />

parte seconda<br />

ci, poi io restando sempre in città, ogni tanto ne contavo qualcuna, ma sapevo che non<br />

ci stava credendo veramente nessuno. Anche perché avevo un portafoglio clienti diciamolo,<br />

numeroso e dal nuovo negozio, gestito da un ex dipendente del mio titolare avevo<br />

mandato un invito a tutta la mia, se così si può dire, clientela e quindi l’America non<br />

centrava un fico secco, e questo dalla promessa perenne : “Quando andrete via di qui,<br />

vi porterete dietro le clienti e quindi più ne avete e più ve ne ritroverete poi dove andrete,<br />

“bè, tante son venute, ma in seguito sono andato a lavorare in un negozio veramente<br />

caro e forse troppo scomodo per venirci sempre.<br />

L’intervistato parla dei suoi compagni di scuola che hanno fatto strada, escludendolo<br />

in maniera lenta e costante, non chiamandolo mai ed isolandolo col<br />

tempo. Racconta del fatto che anche suo padre aveva sofferto molto di de pres -<br />

sione e che lui nonostante avesse avuto dei problemi pesanti, non si tirerebbe in -<br />

die tro nel confortare qualcuno. Parla del fatto di essere dispiaciuto e forse anche<br />

un po’ rancoroso, perché poi bòh, per orgoglio, come dice lui o perché l’e sclu -<br />

sione dai gruppi ti fa sentire diverso, sbagliato, creandoti un sacco di difficoltà e<br />

paure vere nella comunicazione immediata, nell’essere disponibili a nuove situazioni,<br />

facendoti diventare insicuro e dubbioso, suscettibile e diffidente. Lui non<br />

parla più di quello che ha, di quello che sente e che prova; quindi affronta situazioni<br />

in solitudine, resta smarrito di fronte alla discriminazione, vive e frequenta<br />

il quartiere, che come tutti i quartieri è un piccolo paesino, soprattutto se in famiglia<br />

si è tanti, e scopre che attraverso degli episodi evidenti e visibili, tutti parlano<br />

e vociferano sul suo conto. Prova delle sensazioni strane con comunicazioni di<br />

voci e pensieri molesti, che lo disturbano e lo stancano, spaventandolo molto.<br />

Non ne parla e tiene tutto dentro di sé e passa un esaurimento, ha bisogno dei<br />

vicini di casa e accade un ricovero al pronto soccorso, e capita tutto in emergenza.<br />

Tutto sommato secondo me è fortunato; non è solo ma ha una famiglia numerosa che<br />

anche se a volte risulta scomodo, l’idea d’averla resta pur sempre un conforto, un sostegno.<br />

Ha un lavoro e lo vorrebbe cambiare, nel senso che restano delle ambizioni. Ha<br />

una casa sua, non pensa tanto al fatto di richiedere una pensione. Vorrebbe come tanti,<br />

avere un’altra vita. Al ritorno ho veramente pensato : “ Mah questa è tutta veramente<br />

un’avventura affascinante; io torno in un posto dove ho vissuto forse le cose più significative<br />

del mio passato, che mi hanno bene o male segnato - poi vabbè me ne sono successe<br />

di molto peggiori - e vado a incontrare una persona che a tratti sembra che parli<br />

di me, della mia vita, delle cose che si provano e si subiscono quando il mondo percepisce<br />

che stai emanando qualcosa di diverso; in questo caso la difficoltà di esistere e di<br />

vivere. Io ad un certo punto gli ho chiesto credo, “ Hai mai pensato di cambiare qualcosa,<br />

di cercare nuove cose e di tentare diversamente? “ La domanda non è riferita esattamente<br />

come risulta nell’intervista, ma se non ricordo male lui si è messo a ridere e ha<br />

sorriso più volte. E a me più volte durante il colloquio venivano le lacrime agli occhi e<br />

pensavo: “Attraverso i fatti che racconta, attraverso quello che gli è successo, attraverso<br />

molte cose quasi identiche a quelle che ho vissuto anch’io, sembra che sta parlando un<br />

po’ della mia vita e di me, che a tutt’oggi penso che ci sia un’altro me stesso che se la<br />

sta spassando serenamente, tranquillamente, senza nessun dubbio né alcun affanno”.

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