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i diari dei co-intervistatori<br />

ché vi è situato il negozio dove ho svolto il mio lavoro, dove ne ho imparato trucchi,<br />

segreti e abilità, dove ho avuto l’occasione di esprimermi, crescere e fare di tale<br />

mestiere una specie di passaporto per tutta la vita, nel senso che oggi come oggi, se<br />

mi muovo o se viaggio o se comunque mi fermo un po’ in un luogo, posso farne uso<br />

e renderlo utile; per conoscere nuove persone, per incontrarle e stare a contatto con<br />

esse, avendo sempre una porta aperta in tanti sensi. Ora come ora non viaggio più<br />

ma fermandomi per un po’ come detto prima, ogni tanto mi capita di rimetterlo in<br />

pratica. Già facendo il tragitto, mi rendo conto di riconoscere le fermate, nel pas sa -<br />

re sul corso vedo i benzinai ai quali facevo regolarmente benzina, negozi in cui mi<br />

ser vivo per comprare le cose più varie; perché dopo la chiesa di Santa Rita sembra<br />

di ar rivare in un’altra città; le persone si somigliano nell’abbigliamento e nel modo<br />

di fare, i giovani perfino sembrano parte di un grande, enorme clan appartenente ad<br />

un posto lontano da chissà dove. Il luogo dell’incontro è situato praticamente nel l’i -<br />

solato in cui ho passato anni, posto dal quale sono fuggito per poi ritornare, perché<br />

in quel negozio la porta per me era sempre aperta.<br />

Scendo dal pullman e inizio a curiosare; perfino l’aria mattutina mi ricorda qualcosa<br />

di antico, bè avevo diciassette diciotto anni ed era da tantissimo tempo che non<br />

cam mi navo più in quel quartiere, ora periferico ma ricordando che negli anni sessanta<br />

e set tanta, ad esempio il Centro Europa, agglomerato di palazzi dalle nuove<br />

linee ar chi tettoniche, adeguatamente urbanizzati nella disposizione di prati e campi<br />

da gio co e di gallerie con negozi e attività, era il massimo del nuovo e del ricercato,<br />

allo ra il centro storico non era così importante per abitarci. Ora come in tutti i cicli<br />

di una cit tà che si trasforma, sono cambiate nuovamente le cose e quindi diciamo che<br />

si di ce che il luogo dell’incontro resta un po’ fuori mano. Prima di incontrarmi con<br />

Ma rio entro nel supermercato dove facevo sempre la spesa, poi vado a cercare una<br />

mia ex collega che ha aperto lì a fianco un negozietto dello stesso genere ma più mo -<br />

de sto e infine decido di andare proprio a vedere com’è ‘sto negozio, che anni fa era<br />

il mi glior negozio della zona e non, sempre pieno di gente, aperto prestissimo la<br />

mat ti na e spesso l’unico aperto tutto l’anno. Ci sto arrivando e suona il clacson; è<br />

Mario che mi dice che si parcheggia più avanti. Salgo in macchina e gli racconto un<br />

po’ la sto ria che adesso scrivo. In seguito prendiamo un caffè al bar perché per l’in -<br />

con tro siamo in anticipo e passeggiando intorno all’isolato per far passare quei dieci<br />

mi nuti, da un negozio di abbigliamento esce un’altra ex collega che allora cambiò la -<br />

voro per ché troppo faticoso; mi emoziono, la vedo cambiata ma le linee sono sempre<br />

le stes se, ci salutiamo verifichiamo che non è cambiato nulla, lei dice che è sempre<br />

lì e che si trova bene, e io rispondo che sono di passaggio per un impegno, due<br />

pa ro le, due ricordi e ci salutiamo. Veramente tutto il tragitto, compreso l’arrivo mi<br />

ha por ta to indietro nel passato, agli anni dell’inesperienza, delle curiosità, degli slanci<br />

pro pri di quel tempo. Quante cose mi sono successe laggiù, quante situazioni par -<br />

tico lar mente memorabili e quanti giorni faticosi passati dal mattino presto alla sera,<br />

sen za pausa pranzo, se non quindici minuti al bar per trangugiare un tramezzino con<br />

qual che collega per poi subito rientrare, previo controllo e richiamo del titolare, e<br />

già qualcuno aspettava di essere servito al meglio e in breve tempo, perché essendo<br />

il ne gozio con la maiuscola, non c’erano mai tempi vuoti ma si respirava l’aria del -<br />

l’at tività, della fretta e della pressante impazienza di chi doveva o voleva passare pri -<br />

ma o perché aveva l’appuntamento o perché era parte della clientela del tipo: “Io ar -<br />

ri vo quando voglio, all’ora che voglio, perché co mun que mi si riceve come voglio“.<br />

Co sì. Bè, tempi andati, ricordi belli e ricordi piut to sto brutti e pesanti, ma d’altron-<br />

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