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parte seconda<br />
catrici che lo fanno sentire all’inizio a proprio agio ma in seguito in un certo<br />
senso imbavagliato in una situazione che poi lentamente lascerà, cercando rapporti<br />
e situazioni che lo impegnino in maniera normale e senza apparenti differenze<br />
da ciò che lui sente di avere. Stringe relazioni amichevoli che lo portano<br />
ad un lavoretto di volantinaggio, però il pensiero di quella negatività che<br />
lui vede riflessa nella famiglia lo turba riportandolo ai cattivi pensieri che lo<br />
tormentano e lo perseguitano vincolandolo nella sua vita quotidiana, nei rapporti<br />
umani e nella socievolezza con gli altri. Desidera un futuro nella normalità,<br />
nella quiete e nella pace dei pensieri, immaginando un lavoro semplice.<br />
Tenta di fare un corso di computer ma viene subito sco rag gia to e demotivato<br />
dal farlo perché troppo difficile e impegnativo a detta del con dut tore del<br />
corso. Tenta un contatto di lavoro in dei Cantieri tramite l’as si sten za sociale<br />
che lo aiuta ma resta in difficoltà perché ad un certo punto forse l’im pegno<br />
diventa troppo e inizia un periodo in cui si sente solo e senza appoggi.<br />
Ricorda volentieri l’amicizia con un educatore che piace anche al padre per -<br />
ché serio e affidabile, apprezza naturalmente le educatrici e all’interno della<br />
Co operativa si sente utile e attivo; ma desidera una vita normale, un quo -<br />
tidiano semplice come tutte le persone. Incontra la solitudine che combatte<br />
con difficoltà e angoscia. Tenta un primo soggiorno di vacanze un poco lon -<br />
tano dal contesto quotidiano incontrando delle resistenze e delle fru strazioni.<br />
In seguito riesce a conseguire un periodo abbastanza regolare e si sen te<br />
“gua rire”, si sente meglio e spera in bene, ma i cattivi pensieri ritornano a tor -<br />
men tarlo e a metterlo in difficoltà ostacolando il suo presente, ri por tandolo ad<br />
un ulteriore ricovero.<br />
Osservandolo nella sua timidezza non soltanto durante l’intervista mi è venuto da<br />
pensare che in effetti quando in casa hanno inizio delle difficoltà nei rapporti pa ren -<br />
tali nascono delle situazioni che lasciano dei segni; portando al pensiero forse di cer -<br />
care delle soluzioni, delle vie di fuga, una sorta di liberazione dalle abitudini non ac -<br />
cet tate e non seguite probabilmente a sufficienza perché mancano spesso tempo e<br />
pos sibilità. Quindi il senso di disagio resta in un certo senso appiccicato addosso<br />
por tando con sé la sensazione della diversità, della non conformità sia perché ci si<br />
sen te sbagliati e confusi, fuori posto e frustrati. In situazioni di vita sociale diventa<br />
dif ficile incontrare persone che capiscono e accettano, o che perlomeno accolgono<br />
chi porta un disagio psichico riconoscibile nelle movenze, dal modo di usare il linguaggio<br />
stesso. Nel modo di essere in generale, certamente a volte imbarazzato e<br />
incerto di fronte alla cosiddetta “normalità”; allora ad un certo punto ci si vede soli<br />
e si cerca aiuto come ad esempio andando da un psicologo ( trend di anni passati in<br />
cui era un must andare a fare la seduta dallo psicologo ) ma qui è diverso, qui c’è la<br />
ne cessita non solo di capirsi di più per vivere meglio, ma c’è veramente l’esigenza<br />
psi cologica di ricevere un aiuto, di avere delle indicazioni, una certezza, per liberarsi<br />
dalla difficoltà del pensiero, dall’ingarbugliamento mentale che rende la vita difficile<br />
e intricata, conferendole un senso di protratto fallimento e difficoltà e infine<br />
chia ma ta “ una vita negativa “. Nelle attività lavorative si incontrano le circostanze<br />
più ba nali, che vengono amplificate dal “continuo pensiero” che una persona che si