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parte seconda<br />
ta e colleghi di lavoro). Le sue angosce e paure si manifestano ancora adesso,<br />
ad esempio nel fare il tragitto con i colleghi verso il luogo della mensa e nello<br />
stare insieme a loro, per timore che le vengano fatte domande intrusive; inoltre<br />
Ilaria teme che le vengano chiesti dei trasferimenti temporanei in una filiale<br />
della Lombardia, sorta dopo la sua assunzione. Per quanto riguarda le sue<br />
aspettative professionali per il futuro, Ilaria spera di ottenere un contratto a<br />
tempo indeterminato.<br />
Abbiamo chiesto a Ilaria la sua opinione sulla malattia mentale, ed ella ci ha<br />
detto che è come “una nuvola opprimente sulla testa”; è qualcosa che ti logora,<br />
che tende a soffocarti. Oltre ai farmaci, Ilaria pensa che una terapia di gruppo<br />
l’aiuterebbe a star meglio; anche l’entrare semplicemente in contatto a<br />
livello pubblico - di persona o attraverso l’e-mail - con altri che hanno i suoi<br />
stessi problemi sarebbe per lei un sollievo. Ritiene che l’agiatezza economica<br />
sia un aiuto in più per affrontare le spese medico-farmacologiche, quando non<br />
sia possibile trovare aiuto nelle strutture pubbliche. Per Ilaria le persone che<br />
non hanno mai avuto problemi psichiatrici tendono a non credere a chi li ma -<br />
nifesta, oppure a dividere i malati in due categorie: gli “esauriti” (che sono<br />
recuperabili) e i “pazzi” (non recuperabili). Non c’è, a suo giudizio, una cultura<br />
del rispetto della diversità e del disagio, bensì ella riscontra “una patina di<br />
disinteresse”.<br />
Ascoltando e guardando Ilaria durante l’intervista, ho percepito in lei una<br />
certa serenità e felicità, al di là del disagio psichico ancora presente; ho avuto<br />
la sensazione che Ilaria, dopo aver attraversato il tunnel del manifestarsi in<br />
forma grave della malattia, e dopo aver percorso un lungo tratto di strada faticosa<br />
per non lasciarsi abbattere, ora inizi un po’ a rilassarsi e ad ammirare il<br />
paesaggio che le sta intorno. Ne è la prova il fatto che i rapporti con i familiari<br />
e con il fidanzato sono sereni, e che ella ci abbia anche chiesto di farle sapere<br />
i risultati della ricerca sociologica che stiamo svolgendo, dimostrando così il<br />
suo interesse per la realtà che la circonda.<br />
Certamente, rimangono le piccole sfide quotidiane (lo stare con i colleghi<br />
senza rivelare le sue debolezze, il temere richieste di viaggi per conto del datore<br />
di lavoro), ma Ilaria ha al suo fianco una psichiatra che l’aiuta a fare piccoli<br />
passi verso una maggiore pacificazione interiore. Con la sua particolare sensibilità<br />
e competenza professionale (la laurea in Psicologia e l’esperienza vissuta),<br />
Ilaria ci ha indicato limiti strutturali dei CSM e atteggiamenti diffusi nella<br />
società che certo non aiutano chi soffre di disagio psichico: l’apertura dei CSM<br />
soltanto nei giorni feriali, la noncuranza della gente e anche di alcuni medici<br />
verso chi manifesta forme di disagio lievi, l’emarginazione di chi ha disturbi di<br />
una certa rilevanza.<br />
Il sogno di Ilaria di poter venire allo scoperto in un gruppo di auto-mutuoaiuto<br />
o attraverso l’e-mail rivela la parte più utopica del suo modo di pensare;<br />
è strano che il desiderio di uscire dall’anonimato per parlare con altri del suo<br />
malessere venga espresso da chi attualmente fa di tutto per occultare il suo