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Greta ci ha raccontato diversi episodi della sua vita coniugale, precisando<br />
che il marito ha avuto e potrebbe avere una grande influenza su di lei. Da alcuni<br />
anni egli ha iniziato un rapporto di amicizia con un’altra donna e recentemente<br />
ha abbandonato il tetto coniugale. Greta ha sofferto molto per questa<br />
situazione. Tuttavia è preoccupata perché ha saputo che il marito, rimasto<br />
solo, sta diventando etilista, e tale condizione potrebbe essere molto pericolosa<br />
per la sua salute già compromessa.<br />
Ho ammirato Greta perché, nonostante la notevole quantità di psicofarmaci che<br />
assume, è riuscita finora a conservare il posto di lavoro. Sono contenta per il fatto<br />
che ella possa contare sull’affetto e sulla preziosa presenza dei figli. Come donna, mi<br />
sono sentita solidale con lei e ho sofferto nel percepire quanta incomprensione e<br />
sopraffazione ci siano state nella sua vita, da parte del marito e della famiglia d’origine.<br />
Greta ci ha detto che ora vorrebbe essere amata gratuitamente, senza doversi<br />
conquistare a caro prezzo l’affetto di un’altra persona. Greta è anche preoccupata<br />
per il futuro, e pensa a quando i figli si allontaneranno da lei per formarsi<br />
una famiglia propria.<br />
Ho in comune con Greta l’iniziale rifiuto di essere curata con psicofarmaci e l’at tuale<br />
accettazione di essi e del supporto psichiatrico. A differenza di Greta, non sono riuscita<br />
a conservare il posto di lavoro che avevo prima del riacutizzarsi della mia malattia 106 .<br />
Quindi come lei sono preoccupata per il futuro, anche se per motivi di versi: io vivo con<br />
mia madre e, ad eccezione di questo impegno nel progetto Alphaville, sono disoccupata.<br />
Come ho detto a Greta, credo che non ci siano ricette per risolvere i problemi, ma<br />
che sia necessario affrontarli con buona volontà. Per quanto riguarda il mio ruolo di<br />
esperto nativo, penso che Greta non abbia dato mol to valore alla mia esperienza di<br />
malattia psichica vissuta sulla mia pelle, perché ini zialmente ha presentato a suo figlio<br />
la ricercatrice sociale Danila e me come “due psi cologhe”; poi si è rivolta prevalentemente<br />
a Danila; successivamente, dopo aver avuto la conferma che io ero un utente del<br />
servizio psichiatrico, è scoppiata in una risata liberatoria, forse per sdrammatizzare la<br />
situazione. A complicare questo stato di cose, c’è stata la mia dimenticanza del cartellino<br />
di riconoscimento di col la bo ra tore al progetto Alphaville! Per questi motivi, uscendo<br />
dalla casa di Greta., pur es sendo riuscita ad ascoltarla e a porre delle domande, mi<br />
sentivo un po’ umiliata. Tuttavia penso che l’impegno che Greta ha manifestato nel raccontarci<br />
con precisione e ricchezza di particolari la sua storia abbia ricompensato<br />
ampiamente il nostro lavoro di intervistatrice e di esperto, aiutandoci a cogliere varie<br />
problematiche (familiari, sociali, psicologiche) legate al problema del rapporto tra lavoro<br />
e disagio psichico.<br />
Seconda intervista: 12 luglio 2003<br />
parte seconda<br />
Il 7 luglio u.s. la ricercatrice sociale ed io siamo ritornate a casa di Greta,<br />
una don na di quarantacinque anni che avevamo intervistato a marzo. Greta ci