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178<br />

parte seconda<br />

na (sic!). Interessante è la definizione della malattia mentale 102 che Ester ha<br />

dato, come di una “risposta del nostro organismo allo stress” e come “una pentola<br />

che bolle” fino a rovesciare il coperchio e a gettare fuori il contenuto.<br />

Ella pensa che la risoluzione del suo problema si avvicinerebbe se potesse<br />

trasferirsi al mare, “almeno quattro mesi all’anno”. Ester ritiene che le persone<br />

che non hanno mai avuto problemi psichiatrici evitino chi soffre di disagio<br />

psichico definendolo “pazzo” e pensando che possa diventare pericoloso. Forse<br />

un po’ influenzata da questa mentalità, ella giudica comprensibile che una<br />

mamma abbia dei problemi ad affidare suo figlio ad un “malato di mente” per -<br />

ché non si possono prevedere le reazioni di questa persona 103 . Ester nota che,<br />

a volte, ci sono dei passanti che, per strada, soccorrono i pazienti psi chia trici,<br />

offrendo loro qualcosa al bar, e lo ritiene giusto.<br />

Rispetto all’intervista precedente, ho trovato Ester più depressa. Dai tanti fatti che<br />

ci ha raccontato, emerge un’insoddisfazione di fondo, e la consapevolezza di avere (e<br />

più ancora di aver avuto) delle potenzialità e risorse che la cattiveria, in particolare<br />

del marito, della famiglia di lui e di alcuni colleghi, ha contribuito a spegnere. Ho<br />

notato la sua solitudine, in particolare la pesantezza dei rapporti con il padre (che<br />

ella ha definito stressanti), le occasionali incomprensioni con la sorella più giovane,<br />

la convinzione di ricevere maggiore aiuto e comprensione da sua zia anziché da sua<br />

madre. Il CSM non è ancora, per lei, un punto di riferimento abbastanza efficace ed<br />

accogliente, in parte perché gli operatori sono poco disponibili, e anche perché<br />

Ester ha rinunciato, per la sua incostanza, all’apporto della psicologa, che poteva<br />

essere molto utile per lei. Ascoltando Ester che raccontava la sua sofferenza, anch’io<br />

ho provato dolore, in particolare quando ella ha parlato dei suoi propositi suicidi.<br />

Anch’io li coltivavo durante il periodo di sindrome depressiva nel ‘94. Ho provato<br />

un brivido nel sentire da Ester che la sua invalidità è in gran parte (anzi, secondo lei<br />

totalmente) frutto della malvagità di altre persone; io vorrei che le cose non andassero<br />

più così per nessuno 104 . Èvero ciò che dice Ester.: le persone che esercitano violenza<br />

psicologica sono colpevoli in modo grave. Dal sentire su di sé il peso della cattiveria<br />

degli altri deriva quell’”odio verso tutti e verso tutto” che Ester prova, e qualche<br />

volta anch’io provo, pur non riuscendo ad identificare con pre ci sione gli avversari<br />

della mia felicità. Per me il CSM è un aiuto, ma anch’io come Ester ho dovuto,<br />

tempo fa, interrompere un’attività (movimento-terapia), nel mio caso perché mi<br />

sentivo soffocata da attenzioni e richieste da parte di un paziente. Nei momenti tristi,<br />

come Ester trovo rifugio nella fede in Dio, ma non sempre mi è facile credere<br />

che Egli è più forte di chi mi vuole male.<br />

Sono contenta di aver collaborato alla conduzione di questa intervista, che ha completato<br />

il quadro tracciato la volta precedente, e spero che tale completezza possa<br />

aiutare la ricerca in corso. Ho fatto un po’ fatica a seguire tutte le risposte e a tro -<br />

vare il momento giusto per rivolgere le “mie” domande in qualità di esperto grezzo,<br />

ma la ricercatrice sociale è stata molto attenta e mi ha aiutato, in co rag giandomi ad<br />

intervenire.<br />

Congedandoci da Ester, le abbiamo lasciato un foglio con alcuni indirizzi a<br />

cui rivolgersi per fare volontariato (poiché ella aveva espresso questo desiderio

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