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parte seconda<br />
Ho apprezzato Ester anche per la sua capacità di autocontrollo. Al termine dell’intervista,<br />
infatti, ella ci ha detto di essere una fumatrice, ma nelle due ore e più in cui<br />
è stata con noi è riuscita a non fumare. Per quanto riguarda il mio ruolo di esperto<br />
nativo, questa volta ho precipitato un po’ la situazione del dare del tu, per ché Ester<br />
mi si era rivolta con questo pronome personale, ed io non ho aspettato che fosse lei<br />
a dirmi di rispondere paritariamente. Ciò è avvenuto forse perché in questo periodo<br />
sono sottoposta a tensioni psicologiche, legate al mio vissuto. Sono stata ancora un<br />
po’ timida nel porgere le domande e nell’intervenire; sono contenta di aver potuto<br />
parlare non soltanto di problemi di salute mentale ma anche di la voro. Credo di<br />
poter dare una mano a Ester, insieme alla ricercatrice sociale Da nila, nel trovare<br />
degli indirizzi di associazioni a cui rivolgersi, perché ella de si dera fare volontariato,<br />
in particolare con i malati di Alzheimer; spero che ella possa es sere aiutata a conoscere<br />
e a frequentare dei corsi professionali, che ritengo po treb be ro favorire il suo<br />
inserimento nel mondo del lavoro.<br />
Seconda intervista: 21 giugno 2003<br />
Oggi la ricercatrice sociale ed io abbiamo iniziato il nostro secondo giro di<br />
interviste ai pazienti; queste interviste sono guidate perché è stata messa a<br />
punto una traccia che contiene le domande da porre, e noi dobbiamo utilizzarla<br />
tenendo conto che non è necessario ripetere ciò che è già scaturito dalla<br />
prima intervista. Io, come esperto grezzo, dovevo porre soltanto alcune<br />
domande, una decina per l’esattezza. L’intervista si è svolta al Dipartimento di<br />
Scienze Sociali, dalle ore 9,45 in poi. L’intervistata ha esordito dicendo che<br />
non sapeva cosa poteva aggiungere a ciò che ci aveva detto la volta scorsa, per -<br />
ché le sembrava di aver esaurito gli argomenti del disagio psichico e del la voro.<br />
La ricercatrice sociale l’ha rassicurata, dicendo che avevamo predi spo sto al -<br />
cune domande, e chiedendo scusa per le eventuali ripetizioni.<br />
L’intervistata si è dilungata molto nel rispondere alle prime domande, quelle<br />
sul completamento della storia di vita, raccontando l’emigrazione dei genitori<br />
dalla Sicilia, prima nell’alessandrino e infine a Torino, per motivi di lavoro;<br />
ci ha spiegato come è comparso il disagio psichico dandoci alcune motivazioni<br />
e descrivendo le difficoltà provate con il marito dopo i primi mesi di vita<br />
insieme (difficoltà in seguito alle quali ha chiesto la separazione, e ora vive in<br />
casa dei genitori). Oltre a ciò, ella ha aggiunto il racconto di esperienze di disagio<br />
psi chi co che persone appartenenti alla sua cerchia di amici hanno fatto.<br />
La ricercatrice sociale ha notato che, con questi ultimi racconti, stavamo<br />
andando oltre i tempi previsti e, dopo aver saputo che il giorno seguente Ester<br />
si sarebbe recata in villeggiatura da una sorella e quindi non avremmo potuto<br />
ag giornare l’intervista a lunedì, l’ha pregata di dare risposte più aderenti ai<br />
quesiti che le venivano posti. Così abbiamo continuato, facendo una pausa ver -<br />
so le 11,30 e concludendo alle 13,20.<br />
Nelle risposte di Ester alle domande del questionario, sono emersi elementi<br />
nuovi rispetto all’intervista precedente: Ester, infatti, ci ha riferito i suoi pro -<br />
blemi nel rapporto con i familiari quando era piccola o semplicemente più gio-