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. Le interviste a Ester<br />
Prima intervista: 10 marzo 2003<br />
i diari dei co-intervistatori<br />
La mattina del 6/3, dalle ore 10.30 alle 13 si è svolta l’intervista a Ester, una<br />
signora di quarantadue anni. All’inizio Ester sembrava un po’ diffidente, ma<br />
durante il percorso da casa sua al luogo dell’intervista abbiamo avuto modo di<br />
conoscerci e rompere il ghiaccio, complici anche dei buoni biscotti al cioc co -<br />
lato che la ricercatrice sociale, Danila, ci ha offerto. Dopo la prima do manda,<br />
Ester ha esordito parlando delle sue esperienze lavorative: ha sot to lineato so -<br />
prat tutto la sofferenza che ha provato trovandosi in ambienti in cui il re spon -<br />
sabile o le colleghe, anziché aiutarla, facevano di tutto per evi den zia re la sua<br />
len tezza, causata dalla depressione. Ester ha frequentato per un an no il corso<br />
di segretaria d’azienda, ma non ha proseguito gli studi. Ha poi fre quentato un<br />
breve corso di informatica. Ha detto che la sua sofferenza psi cologica è au men -<br />
tata dopo il matrimonio, quando il rapporto tra lei e il marito è entrato in crisi<br />
e lei è dovuta rientrare in famiglia. Ester ha svolto diversi la vori, e spesso ha<br />
dovuto interromperli o rinunciarvi perché i datori di la voro cer cavano persone<br />
che avessero già esperienza nel settore, esperienza che ella non possedeva.<br />
Con Ester ho in comune il problema di essere ritornata in famiglia dopo una scelta<br />
di vita non riuscita (nel suo caso il matrimonio, nel mio la vita religiosa) e la difficoltà<br />
nell’arrivare puntuale sul posto di lavoro. Diversamente da me, Ester con tribuisce<br />
attivamente alla gestione delle fac cen de domestiche, quando i genitori so no<br />
assenti per un viaggio o per un sog gior no al paese di origine, ma anche quando so -<br />
no presenti. Io, invece, mi oc cupo poco delle faccende domestiche.<br />
Ester non ha molto dialogo con i suoi bensì con alcune amiche e con la zia<br />
(ora purtroppo ricoverata in ospedale per una patologia grave). I genitori, oltre<br />
ad essere anziani, sono malati (il papà ha avuto un ictus e la mamma soffre di<br />
i per tensione), così Ester deve essere molto docile nei rapporti con loro, per<br />
non alterare il loro stato di salute.<br />
Mi ha colpito una frase di Ester: “a volte pen so: e se prendessi un treno e me ne<br />
andassi via? Poi rifletto e capisco che fa rei del male ai miei genitori, alla mia famiglia”.<br />
Sentendo queste parole, ho ri pensato al periodo di forte depressione che ho<br />
trascorso nell’anno 1994. Ero a Roma, e anch’io avrei voluto perdermi nella cit tà o<br />
andare lontano, poi in ve ce ritornavo nell’istituto religioso di cui facevo parte, per -<br />
ché l’istinto di con ser vazione e la paura di fare del male agli altri prevalevano sul<br />
desiderio di fuga e di autodistruzione. Certo, per me come per Ester non è facile<br />
stare in fami glia a quaranta anni suonati, ma, a differenza di lei, io non desidero<br />
andare ad abitare da sola perché non sono autonoma e indipendente nel gestire la<br />
vita di tutti i giorni e inoltre credo che impazzirei se non avessi qualcuno con cui<br />
confrontarmi nei momenti difficili. Ho molto ammirato Ester per la sua schiettezza<br />
e cordialità; stando vicino a lei mi sono sentita piccola di fronte ad una persona che<br />
ha in sé valori morali, rettitudine, forza di andare avanti nella vita, apertura men tale.<br />
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