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parte seconda<br />
il fat to di essere orfana, e cercava disperatamente di stare con loro, di andare a<br />
casa loro, di essere come loro. Pur frequentando un oratorio, anche in questo<br />
am biente Dalia si sentiva discriminata per la sua povertà e il suo essere orfana.<br />
La maturazione psico-affettiva e sessuale dell’adolescenza è avvenuta per lei<br />
in modo non sereno, in quanto turbata da sensi di colpa. Dalia si sentiva molto<br />
sola, aveva scarsa stima di sé stessa e cercava di fare in modo che in famiglia si<br />
accorgessero del suo malessere; a diciassette anni, dopo la morte della nonna,<br />
a cui era molto affezionata, ha tentato il suicidio con i farmaci che aveva in<br />
casa, procurandosi soltanto un sonno prolungato. Dice che una specie di<br />
regressione la portava a compiere azioni che non avrebbe fatto se fosse stata<br />
più forte e se avesse avuto una famiglia più forte. Dopo questo episodio, Dalia<br />
si è rivolta all’ospedale Molinette per cercare aiuto; è stata indirizzata al CSM<br />
di zona dove ha iniziato dei colloqui con uno psicologo, colloqui che per lei<br />
era no inutili. Dalia infatti parlava molto di sé e piangeva, lo psicologo l’a -<br />
scoltava senza dire nulla.<br />
A vent’anni le sue condizioni psichiche sono peggiorate ed è stata ricoverata<br />
in T.S.O. alle Molinette con la diagnosi di bouffè delirante; era accompagnata<br />
dalla mamma, infermiera, e dal suo attuale compagno, che aveva da poco<br />
conosciuto; poi è tornata al CSM, questa volta per ricevere aiuto psichiatrico.<br />
La reazione di Dalia a questo problema di salute era sia il farsene una ragione,<br />
data la sua situazione familiare e personale, sia il chiedersi: perché proprio<br />
a me? Dalia inizialmente non assumeva i farmaci che le venivano prescritti per -<br />
ché le davano effetti collaterali talvolta lievi, come ad esempio un gusto amaro<br />
in bocca, talvolta più pesanti come un episodio di rigidità nucale e di perdita<br />
della stazione eretta, che è stato risolto somministrandole un antidoto.<br />
Durante la gravidanza Dalia ha assunto farmaci omeopatici con esito po si -<br />
tivo, e da quando è nato suo figlio ha accettato di curarsi regolarmente con il<br />
li tio, un farmaco equilibratore dell’umore, sul quale ha ricevuto informazioni<br />
suf ficienti. Già la volta scorsa Dalia ci aveva detto di non essere soddisfatta de -<br />
gli operatori che le hanno fornito le prime cure. Questa volta ha tenuto a sot -<br />
to lineare che gli infermieri erano poco attenti ai bisogni dei pazienti, ten de va -<br />
no a segregarli in reparto e che l’ambiente era sporco.<br />
Attualmente Dalia frequenta ancora il CSM. In passato ha fatto dei test psicologici<br />
come il test delle macchie d’inchiostro (o test di Rorshach), adesso<br />
però è seguita soltanto da una psichiatra con cui ha iniziato le cure nel 2002. I<br />
colloqui avvengono una volta al mese e durano da mezzora a quaranta minuti.<br />
Dalia dice che la psichiatra è sollecita e paziente con lei. Tuttavia l’ambiente<br />
del CSM non le piace, e non lo frequenta volentieri, non tanto per le strutture<br />
(riguardo alle quali dice che forse ci vorrebbe un giardino) ma perché, pur<br />
riconoscendo che gli operatori della psichiatria hanno grandi responsabilità, le<br />
sembra che essi (soprattutto gli psichiatri) esercitino uno strapotere nei con -<br />
fronti dei pazienti. Inoltre non sta volentieri in compagnia di altre persone con<br />
problemi psichiatrici, in quanto ritiene che con loro non possa esserci uno