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il contesto lavorativo<br />

par si di lui, anche al di là degli obblighi che il contesto di lavoro implica: “Era<br />

sparito... invece poi insomma, alla fine era andato...era andato ad Assisi, [...] E poi<br />

comunque quando è tornato di sua spontanea volontà, senza che nessuno gli<br />

dicesse niente, probabilmente sapendo che il padre era venuto anche in uf ficio,<br />

insomma, si è messo lì, ha raccontato cosa era successo e quindi insomma, son<br />

cose che tutto sommato fanno piacere... perché vuol dire che ren de partecipe. Per<br />

quanto magari ci sia un rapporto, diciamo, non stretto, non di confidenza, non di<br />

amicizia... però insomma... quanto meno come se uno si rendesse conto, no? Fa<br />

piacere per quello che c’è dietro insomma. Perché è un po’ come se uno fosse<br />

consapevo... diventasse consapevole di quello che... che fa e non più fare le cose<br />

così, giusto per farle”. (azienda 8, collega).<br />

L’incontro col disabile può tradursi in una vera e propria crescita personale:<br />

“Però poi col passare degli anni poi...tu cerchi di dare forza a lui e lui in un<br />

certo qual modo ti restituisce quello che tu gli hai dato, senza magari neanche<br />

accorgersene, perché comunque magari a me già solo vederlo tranquillo,<br />

rilassato, che mi parla anche di donne - mi va bene lo stesso -...e...cioè, mi fa<br />

felice. Mi fa felice perché mi rendo conto che comunque sta ritornando di<br />

nuovo una persona tranquilla. Cioè, anche se non è che siamo amici per la<br />

pelle o fratelli o cose del genere, però almeno è una persona che sta bene e che<br />

non deve penare per andare avanti Positiva la...tutta la...tutta la cosa è positiva,<br />

perché a me aiuta a crescere...certe cose non è che si vedono tutti i giorni: c’è<br />

chi non le conosce proprio queste cose, quindi...”(azienda 8, collega)<br />

Questi comportamenti prosociali hanno in molti degli intervistati una base<br />

valoriale profonda, una sorta di volontariato aziendale: “Certo,certo e... quello<br />

che mi, mi... dico in generale sempre, nel, nel, nella vita, cioè, uno non deve<br />

prendere quel... comunque l’aiuto a una persona come un’ora di volontariato,<br />

perché... il volontariato, che so, si può fare... andare a fare protezione civile<br />

quando uno deve... dirigere il traffico, cioè quando si ha a che fare con delle<br />

persone non deve essere volontariato, ma deve essere una cosa... cioè, una cosa<br />

che uno deve sentire uno col cuore, nel senso che deve trattare chi ha di fronte,<br />

non come, che so, quello che ha il problema e quindi... , m , dico, quasi alla,<br />

non quasi alla pari, cioè alla pari, nel senso, magari, quando uno parla con un<br />

bambino si rivolge al bambino, con insom con dei termini elementari. Quando<br />

parla con una persona che magari ha qualche problema, cerca di farglielo<br />

capire. Ma senza dire mai: ‘ah no, tanto tu non capi... non puoi capire’. Come<br />

non lo si dice al bambino, non lo si deve dire... eh... ci vanno, insomma, le pa -<br />

role giuste per farglielo capire, non sempre uno le trova, perché... però, in som -<br />

ma, l’idea è quella”. (azienda 1, caporeparto); “cerchiamo di farne un... anche<br />

una... non pensare solo a... ma a volte dedicare anche ste cose al prossimo di -<br />

cia mo. Che poi ti viene anche utile tra parentesi, hai capito? Ti dà energie a te<br />

so prat tutto. Questo è l’utile delle cose uno sforzo così, però mi...mi dà energie<br />

nello stesso tempo...per la mia personalità, facendo questo, non è uno sfor zo...<br />

è uno sforzo, okay... però è uno sforzo che poi mi...mi... mi ritorna perché mi<br />

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