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il contesto lavorativo<br />

lo prendevamo male, l’altro giorno lo prendevamo bene e allora... pro ba bil -<br />

men te se avessimo avuto un contatto diretto con chi lo stava seguendo o...o ci<br />

fos se stato qualche consiglio da parte di chi lo seguiva, probabilmente tanti er -<br />

rori... si sarebbero potuti evitare...” (azienda 2a, caporeparto).<br />

Sempre nella stessa azienda, un collega afferma con maggior decisione la<br />

ne ces sità di un aiuto esperto, esterno all’azienda, con cui la persona possa<br />

confrontarsi per discutere i problemi: “se c’è una persona che lo segue, lo aiuta,<br />

lo... secondo me lo... lo capisce. Forse con... con questa persona qua parla me -<br />

glio de...dei problemi che può avere anche a casa” (azienda 2a, collega).<br />

Nell’azienda 8 invece si richiede ai servizi di fornire interventi (in)formativi<br />

sul tema, ad hoc: “un po’ più di informazione per tutti. Un po’ più di informazione.<br />

Ma informazione che sia informazione, non un volantino...che ti dice:<br />

‘Se hai dei problemi vieni da noi...che ti curiamo’... [...] ci va qualche cosa di<br />

un po’ più consistente” (collega).<br />

Nell’azienda 3 infine, il direttore del personale, pur apprezzando gli sforzi<br />

mes si in campo con la legge 68, suggerisce che un impiego di maggiori forze, nel<br />

co no scere approfonditamente non solo le mansioni che si svolgono in una de ter -<br />

minata azienda e il suo processo produttivo, ma le sue peculiarità, la sua cul tura,<br />

costituirebbero un importante strumento per una collocazione di suc cesso.<br />

d. Processo di socializzazione<br />

Per ciò che concerne le modalità di presentazione del disabile ai futuri compagni<br />

di lavoro, le aziende operano scelte diverse. In molti casi viene assegnato<br />

al caporeparto il compito di presentare il nuovo arrivato, questi viene avvisato<br />

dal direttore del personale, che si tratta di un disabile: “E poi l’amministratore<br />

mi ha chiamato, perché comunque m’ha detto: ‘Poi lo seguirai tu in officina.<br />

Voglio che senti anche tu quelle che potrebbero essere, insomma, i... i<br />

problemi, la presentazione di questa cosa’. E in effetti poi è successo così, nel<br />

senso che poi l’ho se... l’ho seguito più io. Devo dire che comunque era... un...<br />

cioè, non è che aveva bisogno di essere seguito in maniera... eh... che so...<br />

affannosa [...]Io, personalmente. per cui... la prima volta... ci ha detto che era<br />

un ragazzo che aveva dei problemi... che... , insomma, che aveva bisogno di, di<br />

essere un po’ seguito, così, però nello specifico io personalmente non so i<br />

problemi” (azienda 1, caporeparto).<br />

La natura dei problemi è generalmente poco esplicitata, anche perché spes -<br />

so non è nota, nei particolari, neanche al datore di lavoro. Nelle aziende si evi -<br />

den zia la tendenza a lasciare che il personale si accorga da sé della disabilità,<br />

os servando il comportamento del neo-inserito: “Diciamo che è stato... ehm...<br />

come dire, automatico per noi, vedendolo, vedendo il suo modo di presentarsi,<br />

il suo approccio nei nostri confronti, è stata una cosa che abbiamo dedotto<br />

noi... quindi il nostro comportamento si è basato in base alla sua reattività” (a -<br />

zien da 2, caporeparto) “Forse s... c’è stato detto che sarebbero arrivate due<br />

per sone a far degli stage, forse con qualche problema, però... precisamente<br />

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