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il contesto lavorativo<br />

seguivano a fare dei colloqui per vedere appunto se anche lui si inse ri -<br />

va...quindi ha parlato sia con lui che con noi...cioè l’inserimento è stato seguito<br />

inizialmente..” (azienda 7, Dir. R.U.).<br />

I servizi si rendono comunque disponibili ad essere contattati in caso di dif -<br />

fi col tà che pos sano emergere a tirocinio terminato. Va sottolineato però, che<br />

vie ne lasciato a soggetti non esperti - colleghi o responsabili - il compito di in -<br />

dividuare segnali di sofferenza più o meno espliciti che precedono la crisi,<br />

com pito talvolta complesso e che rappresenta un costo emotivo rilevante per<br />

le per sone in azienda (per un approfondimento del tema rimandiamo al punto<br />

3.2.3.b). Il ruolo del tutor, l’assiduità della sua presenza appaiono più chiari ai<br />

di ret tori del personale, - rispetto agli altri dipendenti - con i quali i tutor han -<br />

no colloqui più frequenti per valutare insieme l’andamento del neo-inserito.<br />

Per ciò che concerne invece il tipo di rapporto fra tutor e disabile si possono<br />

notare alcune differenze: presso l’azienda 3 e la 6 il tutor, rimane per una buo -<br />

na parte della giornata lavorativa insieme al lavoratore sul posto di lavoro, mo -<br />

nitorando la prestazione e fungendo da “mediatore culturale” con i capi e col -<br />

leghi per la comprensione delle mansioni e l’esecuzione delle stesse. In altri ca -<br />

si (azienda 1) la tutor aiuta il neo-assunto che ha problemi di uso dei mezzi<br />

pub blici, a raggiungere il posto di lavoro, mantenendo un contatto diretto con<br />

l’azienda stessa, che ne fa la referente; in altre aziende, infine, la presenza del<br />

tu tor è meno incombente e si limita ad alcuni colloqui con il disabile e coi i<br />

referenti aziendali.<br />

Anche i giudizi in merito all’efficacia della tutorship sono variabili, a seconda<br />

sia dell’interlocutore interpellato, sia del comportamento adottato dal tutor. In<br />

particolare, in quei casi in cui il tutor appare molto presente, esso viene<br />

percepito (da colleghi e responsabili di reparto) come eccessivamente con trol -<br />

lante sia per il disabile, sia per il reparto. “Ecco, sicuramente sono tante le per -<br />

sone da seguire, tante cose da fare, okay, però ecco, io ho... ho avuto la sen -<br />

sazione che venivano più per...perché dovevano farlo... che per l’interesse vero<br />

e proprio... sulla... sulla persona. Ehm... Venivano... qui e parlavano un po’ di -<br />

non lo so - di aria fritta, cioè... non... non era un interessamento vero e proprio<br />

su T., quali erano i progressi che già stava facendo. Per loro secondo me<br />

l’interesse era quello di... ehm... alla fine trovargli... avergli trovato il posto di<br />

la voro, punto e fine. Per non doversi più dedicare così. Ma questa è una sen -<br />

sazione che ho avuto io, ma confermata comunque anche da T.: mi disse al -<br />

l’epoca... che non gli piaceva... questo... Soprattutto una... [...] così... ehm... di -<br />

ce va che questa persona si interessava poco o niente al...al suo caso. Io ho avuto<br />

la stes sa sensazione” (azienda 6, Dir. R.U.).<br />

Va invece sottolineato il ruolo rilevante del tutor come interlocutore da cui<br />

l’azienda può ottenere indicazioni considerate preziose, in merito ai compiti<br />

(complessità-carico) e all’orario più opportuno per il disabile, soprattutto al -<br />

l’ini zio dell’inserimento.<br />

Le maggiori critiche al ruolo dei servizi sono individuabili in quelle orga -<br />

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