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il contesto lavorativo<br />

tempo, né di quantità o qualità: l’aspetto della reciprocità è indefinito. (Sahlins 1972:<br />

107-8).<br />

L’idea di altruismo, implicita nella nozione di reciprocità generalizzata, non<br />

as su me, tuttavia, i tratti del “sacrifico” a vantaggio del prossimo (vedi Piccardo<br />

e Con verso 2003: 43 ss.). Nella forma compiuta, l’idea di mutualità solidale<br />

pre vede benefici per gli svantaggiati, ma anche per i normodotati, che trovano<br />

nel la cooperazione sociale un contesto di lavoro nel quale diventa possibile<br />

coniu gare esigenze strumentali, innanzitutto la disponibilità di un reddito, con<br />

esi genze espressive, che derivano dall’essere parte di una rete di relazioni<br />

solidali. La realizzazione di questi obiettivi in un registro imprenditoriale ri -<br />

po sa su di un equilibrio estremamente delicato che è illustrato con parti co lare<br />

chia rezza dal Presidente della cooperativa Tre.<br />

Molto spesso l’ambiente è ostile, è troppo rigido, e questo riguarda anche i colleghi<br />

di lavoro normodotati. C’è una dinamica da sempre in piedi tra persone svantaggiate<br />

e quelle non svantaggiate. La persona svantaggiata dice a quelle normodotate - così<br />

chiamate - che loro il posto di lavoro ce l’hanno perché esistono gli svantaggiati,<br />

altrimenti non potrebbero averlo. Queste vale per le commesse pubbliche dove sono<br />

gare o lavori riservati alle cooperative sociali. Quindi dicono: “La cooperativa sociale<br />

non avrebbe potuto avere quel lavoro se non c’eravamo noi svantaggiati.” Ma, dal -<br />

l’al tro lato la dinamica di chi svantaggiato non è dice: “Ma tu un posto di lavoro da<br />

svan taggiato dentro la cooperativa non potresti mai sostenerlo perché in realtà sono<br />

io non-svantaggiato che mi faccio carico anche della tua più bassa produttività.<br />

Quin di in realtà la leva sta da tutte e due le parti. È una questione reciproca. (...) Al -<br />

lora devo creare le condizioni perché questo venga accettato, facendo un lavoro sulle<br />

motivazioni del lavoro affinché queste persone che danno di più siano solidali, in una<br />

reciprocità di mutuo aiuto, perché questa è la condizione, perché altrimenti questo<br />

non potrebbe lavorare. (Presidente cooperativa Tre).<br />

Quel che emerge dalla citazione è la natura negoziale del rapporto fra soci<br />

svantaggiati e normodotati, una relazione che tende ad allontanarsi dal mo -<br />

dello della reciprocità generalizzata illustrato più sopra, per approssimare<br />

quel lo della “reciprocità bilanciata”, una relazione nella quale si ricerca l’e qui -<br />

va lenza fra i beni scambiati (vedi Sahlins 1972: 108-9). Le ragioni di que sto<br />

slit tamento non possono essere indagate in questa sede, è tuttavia ragio nevole<br />

ipo tizzare che abbiano a che fare, da un lato, con la difficile congiuntura eco -<br />

no mica che sta attraversando la nostra città e, dall’altro, con un mutamento nel<br />

profilo etico e culturale delle persone normodotate che si avvicinano alle im -<br />

prese sociali. In questo scenario, l’andamento instabile delle prestazioni del<br />

paziente psichiatrico può generare tensione; una tensione che può essere<br />

contenuta o evitata ricorrendo a specifiche misure organizzative (vedi par.<br />

4.1.2.) in grado di minimizzarne le conseguenze. Un problema analogo si<br />

propone nel rap por to fra soggetti svantaggiati, fra i quali le istanze stru -<br />

mentali, disporre di un reddito, talvolta oscurano quelle espressive e solidali.<br />

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