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110<br />

parte prima<br />

persona, tra virgolette, normodotata è autorizzata a venirmi a parlare, cioè, anziché<br />

l’o peratore assunto, magari viene suo marito, sua moglie, suo nonno.Perché distin -<br />

guere, no? (Referente cooperativa Due)<br />

È questo un aspetto su cui, forse, un ripensamento potrebbe essere op -<br />

portuno, attenuando le opzioni di principio a beneficio dell’efficacia del -<br />

l’inserimento lavorativo. Un’ultima criticità ascrivibile al profilo del lavo ratore<br />

riguarda i pa zienti che godono di una pensione di invalidità o di qualche forma<br />

di sus si dio economico. In questi casi - ne parla la Referente della coo pe rativa<br />

Due - l’in cre mento di reddito che deriva dallo svolgimento di una lavoro o, a<br />

pa rità di red dito, l’inserimento del paziente in un contesto sociale, non sono<br />

suf fi cienti a motivare i pazienti che, per usare le parole del Respon sabile del -<br />

l’é qui pe lavo ro dell’ASL 5, hanno assunto la “mentalità dell’assistito” (vedi<br />

cap. 5). Le criticità ascrivibili alle relazioni all’interno del gruppo di lavoro, le<br />

“dinamiche di squadra”, riguardano due aspetti, strettamente connessi tra loro:<br />

il rapporto del paziente psichiatrico con i lavoratori normodotati e i rapporti<br />

fra lavoratori svantaggiati. Il primo corno del problema viene affrontato, da<br />

più punti di vista, dai nostri interlocutori della cooperativa Tre 83 .<br />

Sul rapporto tra lavoratori svantaggiati e non si sofferma il Presidente della<br />

cooperativa Tre. Le criticità che sorgono su questo terreno sono tutt’uno con<br />

i tratti costitutivi della cooperazione sociale, in particolare con la forma che<br />

questa assume nel contesto delle cooperative sociali di tipo B. Qui l’idea di<br />

mutualità, di sostegno reciproco fra soci, assume una forma tutt’affatto spe -<br />

ciale. Se nelle forme tradizionali di cooperazione il sostegno reciproco, la mu -<br />

tualità, nasce dalla condivisione di interessi e capacità omogenee, nella coo -<br />

perazione sociale la mutualità lega soggetti caratterizzati da interessi, identità<br />

e soprattutto capacità differenti. L’impegno alla realizzazione di questa forma<br />

speciale di mutualità, una mutualità solidale, in un registro imprenditoriale,<br />

fornendo servizi a un mercato sempre più esigente e competitivo 84 , impone che<br />

- in talune situazioni - i più capaci siano chiamati a fornire un apporto<br />

lavorativo maggiore di quello fornito da chi è meno abile e questo senza poter<br />

ri chiedere un compenso, una retribuzione proporzionale (vedi Converso e<br />

Piccardo 2003: cap. 1). Questa forma di mutualità trova la propria espressione<br />

più piena all’interno di una forma di relazione - sociale prima ancora che e co -<br />

nomica - che approssima quanto Sahlins definisce “reciprocità gene raliz zata” 85 .<br />

La “reciprocità generalizzata” si riferisce a transazioni che sono sup poste al trui -<br />

stiche, transazioni del tipo di assistenza prestata e, se possibile e neces sario, as -<br />

sistenza ricambiata. Il tipo ideale è il “puro dono” di Malinowski. Altre for me etno -<br />

gra fiche per indicarla sono la “comunione dei beni”, l’”ospi talità”, il “dono gra tui -<br />

to”, l’”aiuto”, la “generosità” (...) L’aspetto materiale della tran sa zione è sof focato da<br />

quel lo sociale: non si tiene aper ta men te conto dei debiti ine vasi, che ven gono lasciati<br />

perdere. Questo non vuol di re che consegnare cose in tale forma, per fi no ai “propri<br />

cari”, non generi un obbligo a contraccambiare. Ma il compenso non ha li miti di

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