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il contesto lavorativo<br />

L’assenza di questa disposizione si coglie nella mancanza di puntualità e nelle<br />

lacune che attengono la cura della propria persona (quanto il Presidente della<br />

cooperativa Tre definisce con “presentabilità”), i cui effetti si fanno più evi denti<br />

nelle attività che impongono un rapporto con il pubblico. A questi punti critici<br />

che precedono, per così dire, lo svolgimento del lavoro assegnato se ne<br />

aggiungono altri riferiti a quest’ultimo aspetto. Il principale riguarda le va riazioni<br />

nella capacità lavorativa, che fa sì che la medesima quota di lavoro as segnata possa<br />

rivelarsi ora adeguata, ora eccessiva in ragione delle condizioni di salute del<br />

lavoratore. Il legame tra prestazioni lavorative e stato di salute viene messo a tema<br />

dalla Presidente della cooperativa Uno, che sottolinea come i pazienti psichiatrici<br />

- diversi sotto questo profilo dagli altri lavoratori svantaggiati - sono soggetti a<br />

ricadute che compromettono la loro capacità di la voro. Su di un insieme aspetti<br />

relazionali attira l’attenzione la referente della cooperativa Due. Rientrano in<br />

quest’ambito la difficoltà a “riconoscere il ruolo di responsabile”, ovvero,<br />

riconoscerne l’autorevolezza professionale e accet tarne l’autorità nella guida allo<br />

svolgimento del lavoro. Ancora la referente del la cooperativa Due fa riferimento<br />

alla capacità di sopportare i rimproveri del responsabile della squadra (“che ti<br />

riprende per il lavoro non fatto”) e le fri zioni, il conflitto che può sorgere<br />

all’interno della squadra di lavoro (tema su cui tornerò). Dalla ricostruzione di un<br />

caso di insuccesso, resa dal Presidente del la cooperativa Uno, emerge un ulteriore<br />

elemento critico riconducibile al lavo ratore, la difficoltà ad accettare un lavoro,<br />

quale quello delle pulizie, “umile”, caratterizzato da una bassa desiderabilità<br />

sociale 82 . Questo aspetto che, dal punto di vista del lavoratore, può essere definito<br />

come rigidità del l’orien tamento al lavoro, riguarda, tuttavia, non solo il lavoratore<br />

ma anche il pro cesso di abbinamento fra aspirazioni professionali e mansione<br />

proposta. Questo processo - delicatissimo - può essere perturbato da fattori sui<br />

quali le cooperative hanno poco controllo: primo fra tutti l’atteggiamento dei<br />

fami liari. È quanto emerge dalla ricostruzione di un insuccesso resa dalla<br />

referente della cooperativa Due. Nel caso discusso la rigidità del lavoratore, la sua<br />

dif ficoltà ad accettare un lavoro “umile” quale quello delle pulizie, traeva, se non<br />

spunto, almeno nutrimento nel contesto familiare. Anche in questo caso si può<br />

parlare di sbavature nell’abbinamento fra lavoratore e mansione, forse impu tabili<br />

a un’inadeguata considerazione dei vincoli posti dai familiari o da un debole<br />

coinvolgimento di questi ultimi nell’elaborazione del progetto di inse ri mento<br />

lavorativo. Su chi debba farsi carico dei rapporti con i familiari il giu di zio del<br />

referente della cooperativa Due - la sola con la quale il tema viene af fron tato - è<br />

perentorio: è compito dei servizi di salute mentale. Ciò discende, al meno così mi<br />

pare, da una opzione ideologico-culturale: visto che la coo pe rativa non intrattiene<br />

alcun rapporto con le famiglie dei lavoratori normo dotati, avere rapporti con<br />

quelle dei lavoratori svantaggiati equivarrebbe a una discriminazione:<br />

Perché se il mio operatore è un lavoratore come tutti gli altri il mio rapporto lo<br />

gestisco col lavoratore. Perché allora dovrei dire che domani mattina anche una<br />

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