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parte prima<br />

sono parte le tre cooperative sociali di tipo B su cui abbiamo appuntato<br />

l’attenzione. Nella seconda sezione (4.2.) vengono riportati i risultati riferiti ai<br />

settori for-profit e della pubblica amministrazione.<br />

4.1. Il lavoro nelle Cooperative Sociali di tipo B<br />

Il settore non-profit, o meglio, quello delle imprese sociali, è rappresentato<br />

qui da tre soli casi. Da questi materiali è pertanto possibile trarre solo alcune<br />

indicazioni sommarie, utili più a delineare un possibile itinerario di ricerca che<br />

a consegnare gli esiti di un maturo e completo percorso di studio 78 .<br />

L’accostamento dei materiali raccolti con l’aiuto delle tre cooperative<br />

coinvolte nel lo studio consente comunque di individuare alcuni nodi teorici e<br />

pratici re lativi all’inserimento lavorativo dei soggetti con disturbi psichici su<br />

cui merita sof fermarsi.<br />

I tre casi, che qui identificherò in modo anonimo, sono costituiti da al tret -<br />

tante cooperative torinesi diverse per dimensione e per presenza di soci o lavo -<br />

ratori con disabilità psichica. La Cooperativa Uno è una delle più longeve nel -<br />

l’a rea torinese, nata nel 1980, opera nel settore del servizi alle imprese, in par -<br />

ti colare nel settore della pulizia e della manutenzione delle aree verdi.<br />

Conta circa 430 fra soci e dipendenti e, di questi circa un terzo rientra nella<br />

categoria di «svantaggiati» per problemi di salute mentale. La Cooperativa<br />

Due, si occupa quasi esclusivamente di pulizie; conta circa 270 fra soci e di pen -<br />

den ti, di cui una quota pari al 20% circa ha problemi di salute mentale.<br />

La Cooperativa Tre, più piccola, conta poco meno di 80 fra soci e dipen -<br />

denti, opera nei settori delle pulizie, della ristorazione e della manu tenzione<br />

del verde pubblico. I soci e i dipendenti svantaggiati della Coope rativa Tre<br />

sono tutti pazienti psichiatrici, presenti con una quota che si attesta attorno al<br />

34%. In tutte le cooperative lo studio è stato condotto ricorrendo allo stru -<br />

mento dell’intervista discorsiva. Ai nostri interlocutori abbiamo chiesto di<br />

rico struire alcune esperienze significative di inserimento lavorativo di pazienti<br />

psi chiatrici, prestando particolare attenzione agli insuccessi e ai casi critici.<br />

Questo muovendo dall’ipotesi che nelle cooperative sociali di tipo B l’in -<br />

serimento lavorativo di pazienti psichiatrici fosse più facile che altrove; ipotesi<br />

che rendeva particolarmente rilevante lo studio dei casi di fallimento. Agli in -<br />

terlocutori parte delle cooperative segnalate dai pazienti psichiatrici inter -<br />

vistati, le cooperative Due e Tre, è stato chiesto, inoltre, di ripercorrere le tap -<br />

pe principali della loro esperienza, in un caso con Aldo, nell’altro con Noemi 79 .<br />

Il medesimo strumento, l’intervista discorsiva, è stato tuttavia im piegato in<br />

modo difforme nelle tre cooperative, diverse per il numero di col loqui<br />

condotti e per il ruolo ricoperto al loro interno dai diversi interlocutori.<br />

Nella cooperativa Uno e Due è stato possibile condurre una sola intervista, ri -<br />

spettivamente con la Presidente e con la Referente di una delle pazienti in ter -<br />

vistate. Nella cooperativa Tre sono state condotte quattro interviste che hanno

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