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il contesto familiare
mercato del lavoro e che presentano un grado minore di scolarizzazione, si può
ipotizzare che nell’indicazione di un lavoro “vero” o “falso” le variabili “grado
d’istruzione” e “status occupazionale” abbiano una qualche rilevanza.
Dal profilo dei pazienti cui si riferiscono i familiari emerge come a Trieste
prevalgano le persone con un livello d’istruzione intermedio e un grado
d’autonomia medio-alto, al contrario dei torinesi, caratterizzati preva lente -
mente da un livello d’istruzione modesto e da un grado d’autonomia mediobasso.
La gravità della diagnosi, essendo una condizione che contraddistingue
la maggior parte degli utenti dei familiari intervistati sia a Trieste sia a Torino,
sembra non essere rilevante ai fini della distinzione tra le posizioni di maggiore
o minore apertura. Tuttavia, nel caso dei pazienti di Trieste, essa s’accompagna
prevalentemente a un grado d’autonomia medio-alto, ossia a una minore
compromissione della funzionalità sociale della persona. I pazienti cui si rife -
riscono i familiari triestini rimandano pertanto un’immagine meno proble -
matica, e con molta probabilità queste prerogative influiscono sulle opinioni e
sul le rappresentazioni dei loro parenti. Considerato che a Torino la posizione
di maggiore apertura dei possibilisti è sostenuta da familiari di persone con un
gra do d’autonomia prevalentemente alto, si può ipotizzare che nelle rap pre -
sen tazioni dei familiari e nelle posizioni di maggiore o minore apertura di
questi ultimi la variabile “grado d’autonomia” abbia una qualche rilevanza.
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