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parte prima<br />

tra i casi triestini e i casi torinesi, oggetto di un lavoro che verrà sviluppato in<br />

se guito. Le seguenti considerazioni sono pertanto da intendersi come ap pros -<br />

si mative e provvisorie.<br />

Nei casi triestini si riscontra sotto molti aspetti una posizione di maggiore<br />

apertura rispetto a quelli torinesi 76 . Innanzitutto nella città giuliana non sono<br />

presenti familiari il cui rendiconto tra i punti di forza e i punti di debolezza dei<br />

propri congiunti giochi a favore di questi ultimi, giacché per quattro persone<br />

su sei il bilancio è in pareggio, per le altre due è positivo. A Torino, al con tra -<br />

rio, soltanto tre persone su quattordici offrono un rendiconto positivo, mentre<br />

nei rimanenti undici casi il piatto della bilancia pende dal lato dei punti di<br />

debolezza. La prevalenza, a Trieste, di persone che si caratterizzano per una<br />

ma g giore apertura si riscontra anche sulla dimensione “area di collocazione”,<br />

do ve quattro triestini su sei privilegiano la classe “estesa” e cinque su sei un la -<br />

vo ro “vero” al contrario di quanto osservato a Torino. Nella nostra città, in fat -<br />

ti, solamente sei persone su quattordici esprimono tali preferenze, mentre le<br />

ri manenti otto restringono il campo a settori non governati dai vincoli strin -<br />

genti della produttività e della competizione, proponendo un pseudolavoro.<br />

Infine, la certificazione d’invalidità psichica in quattro casi su sei non è stata<br />

né richiesta né presa in considerazione, a differenza dei torinesi, che sono in<br />

pre valenza parenti di persone certificate. La posizione di maggiore apertura at -<br />

tribuita ai familiari triestini può essere spiegata in parte dal modello d’ap proc -<br />

cio al disturbo mentale adottato dai servizi psichiatrici triestini, in parte dal<br />

profilo delle persone intervistate, familiari e utenti.<br />

A Trieste l’organizzazione dei servizi di salute mentale e lo stile di lavoro<br />

degli operatori psichiatrici si caratterizza per l’apertura dei servizi territoriali<br />

sulle ventiquattro ore, sette giorni su sette e per il pieno coinvolgimento dei<br />

pa zienti e dei loro familiari in tutte le decisioni terapeutiche, e non, che li<br />

riguardano. Nel capoluogo piemontese, al contrario, tende a prevalere una ge -<br />

stione del disturbo mentale di tipo clinico, con un orario di servizio ridotto e<br />

un minore coinvolgimento degli utenti e dei familiari rispetto al modello trie -<br />

sti no. Nella città giuliana l’elemento d’antagonismo riscontrato a Torino da<br />

parte dei padri di figli maschi in un caso non è presente, mentre nell’altro è<br />

fortemente ridotto. Questo aspetto può essere riconducibile al fatto che a<br />

Trieste prevale un livello d’istruzione medio-alto, mentre a Torino la maggior<br />

par te delle persone intervistate ha un grado d’istruzione modesto. La stessa os -<br />

servazione può valere per la proposta d’un lavoro “vero” che si riscontra in<br />

mag gioranza a Trieste, dove al grado d’istruzione medio-alto si aggiungono<br />

con dizioni sociali attive nella metà dei casi osservati, al contrario di quanto ri -<br />

scon trato nei torinesi, caratterizzati per una prevalenza di condizioni sociali<br />

passive.<br />

Considerato che anche a Torino le persone con una posizione attiva in<br />

ambito occupazionale e un buon livello d’istruzione sono più propense<br />

all’offerta di un lavoro “vero” rispetto a coloro che si trovano al di fuori del

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