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ACCADDE A RORARO «Zitti, non fate domande. In ... - Apertisverbis.it

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<strong>ACCADDE</strong> A <strong>RORARO</strong><br />

di G. Giacomo Guilizzoni<br />

1.<br />

<strong>«Z<strong>it</strong>ti</strong>, <strong>non</strong> <strong>fate</strong> <strong>domande</strong>. <strong>In</strong> questi casi la<br />

miglior cosa è fare quello che fa la folla».<br />

«Ma se vi sono due folle?», chiese il signor<br />

Snodgrass. «Bisogna gridare con la più<br />

numerosa», rispose il signor Pickwick.<br />

<strong>In</strong>teri volumi <strong>non</strong> avrebbero potuto dire di più».<br />

Charles Dickens<br />

(Quaderni postumi del Circolo Pickwick)<br />

«Si respirava un’atmosfera cupa. Tutto,<br />

intorno, era “impegnato”. Ridere<br />

era un peccato, il successo una colpa,<br />

la dietrologia una regola».<br />

Renzo Arbore<br />

(<strong>In</strong>tervista su Sette, 9.7.1998)<br />

Un mattino di primavera, negli Anni Cinquanta, la relativa quiete<br />

della via Ca<strong>non</strong>ico G.B. Marchetti Benefattore, a Roraro, fu<br />

improvvisamente rotta da una voce stentorea: « ... zia cristiana, voti<br />

45 972, aumento del 73,5 % rispetto alle precedenti amministrative; part<strong>it</strong>o<br />

socialista, voti 30 581, aumento del 67,2 % rispetto alle pol<strong>it</strong>iche dello<br />

scorso anno ... ».<br />

Gian Giovanni Giovannini superò il suo record di salto in alto<br />

orizzontale da fermo, svegliato bruscamente, come accadeva da parecchi<br />

giorni, dalla radio a tutto volume dell’osteria sottostante. Le elezioni<br />

pol<strong>it</strong>iche si erano svolte cinque giorni prima e tutti i part<strong>it</strong>i, come sempre,<br />

risultavano vinc<strong>it</strong>ori, avendo migliorato le loro posizioni rispetto a qualche<br />

prossima o remota consultazione. Cio<strong>non</strong>ostante, la radio continuava a<br />

vom<strong>it</strong>are cifre su cifre, relative ai risultati ottenuti anche nei piccolissimi<br />

centri.<br />

Gli ab<strong>it</strong>anti del quartiere in cui ab<strong>it</strong>ava Gian Giovanni erano costretti<br />

ad ascoltare il noiosissimo elenco ma l’oste era sordo alle loro rimostranze.<br />

1


Tutte le mattine, alle cinque in punto, dopo aver sollevato con grazia la<br />

saracinesca del locale, accendeva la radio - la manopola del volume era<br />

bloccata al massimo - ed iniziava le pulizie, senza ascoltare. La pol<strong>it</strong>ica <strong>non</strong><br />

lo interessava.<br />

Altrove, si poteva udire il cicaleccio degli uccelli, l’aria profumava<br />

di fieno ed il primo sole i<strong>non</strong>dava le case. Altrove, poichè la stanza dove<br />

dormiva Gian Giovanni era protetta dalle pericolose radiazioni visibili e<br />

UV dal muro della casa di fronte, essendo la via Marchetti poco più di uno<br />

stretto pertugio. Come in altri quartieri popolari, le radio funzionavano<br />

giorno e notte a tutto volume; ai loro suoni insopportabili si univano le<br />

grida dei vend<strong>it</strong>ori ambulanti, i pianti dei neonati, le urla emesse nelle<br />

frequenti, furibonde l<strong>it</strong>i tra le comari. <strong>In</strong>oltre, l’aria <strong>non</strong> poteva profumare<br />

di fieno, malgrado i prati fossero abbastanza vicini, essendo ammorbata dai<br />

miasmi di uno dei tanti pozzi neri in fase di espurgo. L’operazione era<br />

esegu<strong>it</strong>a con una pompa a mano manovrata dal Carlomagnozzi Pietro, più<br />

noto in paese come Pédar d’la merda.<br />

Le strade di Roraro, quando Gian Giovanni era ancora bambino,<br />

erano anche allietate dalla vista e dal profumo degli escrementi dei cavalli e<br />

dei muli, in dialetto bulàk. (Pepìn Bulàca era il soprannome di un<br />

poveraccio che campava raccogliendo i bulàk per venderle come concime).<br />

Ma per i nostalgici del buon tempo antico per sent<strong>it</strong>o dire - riflette oggi<br />

Gian Giovanni, che <strong>non</strong> li sopporta - l’inquinamento idrico, atmosferico e<br />

acustico sono fenomeni tipici dei giorni nostri; per loro, in passato tutto<br />

era bello, pul<strong>it</strong>o, profumato, silenzioso.<br />

L’ammasso di case del quartiere, <strong>non</strong> antico ma soltanto vecchio,<br />

denominato ufficialmente Centro Storico, era più conosciuto come<br />

quartiere cinese, per la presenza di una colonia di cinesi vend<strong>it</strong>ori di<br />

«clavatte», osp<strong>it</strong>i della pensione Zoraide.<br />

Nelle vicinanze della via Marchetti scorreva la roggia Miseria, un<br />

flusso di repellenti liquami e oscene immondizie. A regime normale, la<br />

roggia spandeva un lezzo insopportabile, tale da coprire l’intenso profumo<br />

del pane appena sfornato dal panettiere Trincherozzi e modificare persino il<br />

sapore dei cibi sulla tavola degli ab<strong>it</strong>anti del quartiere. Spesso, le sue acque<br />

assumevano vivaci colori dovuti ai coloranti scaricati da una tintoria a<br />

monte; il fetore aumentava ma l’occhio era appagato.<br />

L’arrivo dell’onda colorata era segnalato dalla fuga dei topi, padroni<br />

assoluti del canale. Quando la roggia era in secca si potevano ammirare, nel<br />

suo letto, cocci di vetro e ceramica, scatole di conserva arruggin<strong>it</strong>e, carogne<br />

2


di gatti, stracci, piume di gallina, pelli di coniglio e altri rifiuti. Quasi tutto<br />

biodegradabile, però, e quindi buono secondo la classificazione del<br />

professor <strong>In</strong>dolo del collettivo «Laudatores temporis acti», di cui si dirà più<br />

avanti.<br />

Il brusco risveglio diede il colpo di grazia al morale, già piuttosto<br />

basso, di Gian Giovanni; dopo una notte di incubi, era giunto il momento in<br />

cui avrebbe dovuto sostenere un esame presso il locale Ist<strong>it</strong>uto Tecnico<br />

<strong>In</strong>dustriale.<br />

2.<br />

Roraro è un paesone del profondo Nord, attualmente sconosciuto ai<br />

più ma nell’Ottocento vivace c<strong>it</strong>tadina industriale in cui, per l’abbondanza<br />

e la qual<strong>it</strong>à dell’acqua, erano sorte numerose industrie, ora scomparse. Ciò<br />

spiega due numeri di CAP, l’esistenza di un Ist<strong>it</strong>uto <strong>In</strong>dustriale, di una<br />

sezione staccata del manicomio provinciale, di un delegato residente della<br />

CIA ed il t<strong>it</strong>olo di arciprevosto spettante al parroco. Chiarisce anche la<br />

presenza di cromosomi veneti, calabresi, lucani, pugliesi e marchigiani<br />

nelle cellule degli attuali rorarotti.<br />

Per usare un frusto luogo comune, Roraro è un paese a misura<br />

d’uomo, nel senso che tutti si conoscono e possono così spettegolare sulle<br />

vicende anche più intime dei compaesani.<br />

A Roraro esistono studiosi di storia locale, anche se <strong>non</strong> si sono mai<br />

verificati nei secoli fatti degni di studio; per la scars<strong>it</strong>à di materia prima<br />

dissertano da anni sul nome del paese. Per alcuni deriva da oro raro, data la<br />

povertà dei luoghi; altri, dopo un accurato esame dei r<strong>it</strong>ratti delle antenate,<br />

hanno concluso trattarsi di una contrazione di orroraro.<br />

Gian Giovanni era per la seconda ipotesi: le numerose cugine di sua<br />

madre cost<strong>it</strong>uivano una testimonianza inconfutabile. Il ragazzo era infatti<br />

affl<strong>it</strong>to da un nugolo di lontane parenti e costretto, da piccolo, ad<br />

accompagnare la madre nelle vis<strong>it</strong>e di cortesia a casa loro. Le detestava<br />

cordialmente e comparivano anche nei suoi incubi notturni. Una notte<br />

sognò di trovarsi in un luogo desolato, fuori dallo spazio e dal tempo e si<br />

rese conto di essere in Purgatorio a scontare i suoi poveri peccati<br />

coab<strong>it</strong>ando con la vecchia Amleta, vedova del biscugino Astolfo, la baffuta<br />

tercugina Sostene con la figlia Pandolfa e tante altre.<br />

Nel recarsi a scuola, Gian Giovanni passava ogni giorno davanti ad<br />

un monumentino seminascosto da cespugli polverosi, un capolavoro del<br />

3


cattivo gusto di fine Ottocento, ricoperto di un incredibile numero di<br />

medaglioni, corone, palme, fronde, teste leonine ed altri orpelli, aggiunti<br />

per «abbellirlo». Il ragazzo rileggeva ogni volta la stupefacente dedica:<br />

ALDO CHETOSI<br />

Filosofo rorarotto<br />

Dissociò e ricompose tutto lo scibile umano<br />

Gli ab<strong>it</strong>anti dei paesi vicini considerano infatti i rorarotti un po’<br />

megalomani, anche a causa della vistosa segnaletica:<br />

<strong>RORARO</strong><br />

CITTÀ A MISURA D’UOMO DENUCLEARIZZATA<br />

Gemellata con Chernobyl (URSS)<br />

Gli amministratori locali, r<strong>it</strong>enendo restr<strong>it</strong>tivo gemellare il paese con banali<br />

Cherchezlafemme sur Savon (F) o con Hoe on the Feet (UK) proposte da<br />

qualcuno, erano riusc<strong>it</strong>i faticosamente a stabilire rapporti con l’Est, allora<br />

difficilissimi, puntando al gemellaggio con Mosca o, in subordine,<br />

Stalingrado. Dopo estenuanti trattative con i burocrati sovietici fu loro<br />

imposta - prendere o lasciare - la ridente c<strong>it</strong>tadina ucraina.<br />

<strong>In</strong> via Marchetti si trovavano gli uffici di una delle due industrie<br />

sopravvissute, la Roraro Pompe sas. Non era una fabbrica di pompe e<br />

compressori bensì una impresa di pompe funebri.<br />

3.<br />

Gian Giovanni Giovannini, nel 1950, era un ragazzo scheletrico<br />

dotato di un gran naso sulla testa piccola, il viso attraversato da una striscia<br />

di lentiggini resistenti anche alla famosa pomata del dottor Bianciardi,<br />

decisamente brutto e tale da susc<strong>it</strong>are antipatia o, nel caso più favorevole,<br />

indifferenza. Le ragazze della via Marchetti lo guardavano dall’alto in<br />

basso oppure lo ignoravano.<br />

Il ragazzo aveva vissuto una povera adolescenza negli anni di guerra<br />

in cui, per acquistare ad un prezzo accessibile i generi di prima necess<strong>it</strong>à,<br />

occorreva possedere la «carta an<strong>non</strong>aria». Ma le razioni della «tessera»<br />

erano insufficienti, 200 grammi di pane al giorno. Malgrado ciò sua <strong>non</strong>na,<br />

mentre mangiava, continuava a ripetergli, per inerzia, «fa cumpisìna!»,<br />

4


termine dialettale intraducibile che significa alternare pochi bocconi di<br />

companatico con molti di pane.<br />

Consapevole del suo sgradevole aspetto e di essere una null<strong>it</strong>à, il<br />

ragazzo era spietatamente sincero con sè stesso fino all’autolesionismo, in<br />

ciò aiutato dalla ricorrente risposta della madre alle sue più che modeste<br />

richieste: «Non è cosa per te».<br />

Lo strano nome del ragazzo era dovuto ad un compromesso,<br />

raggiunto in famiglia, quando si usava imporre, ai neonati indifesi, il nome<br />

di un <strong>non</strong>no o di una <strong>non</strong>na. I <strong>non</strong>ni del ragazzo, morti da tempo, si<br />

chiamavano entrambi Giovanni e battezzare il piccolo semplicemente<br />

Giovanni avrebbe prodotto interminabili discussioni tra le due <strong>non</strong>ne, vive<br />

e vegete. Marchiato alla nasc<strong>it</strong>a, il giovane era cresciuto timido,<br />

impacciato, ipersensibile alle cr<strong>it</strong>iche, terrorizzato di trovarsi al centro<br />

dell’attenzione altrui o di essere sottoposto ad esperienze umilianti. Non<br />

sapeva pronunciare la erre ed era affetto da er<strong>it</strong>rofobia; quando in classe<br />

era costretto a declinare nome, cognome e indirizzo, per la paura di<br />

arrossire arrossiva vistosamente.<br />

I labirinti delle orecchie di Gian Giovanni erano particolarmente<br />

sensibili ad ogni variazione di veloc<strong>it</strong>à; soffriva quindi il mal di treno e il<br />

mal d’auto ma <strong>non</strong> conosceva il mal di mare e il mal d’aereo <strong>non</strong> essendo<br />

mai sal<strong>it</strong>o su una imbarcazione e su un aereo. Dotato di autoironia,<br />

sosteneva: «Non posso nemmeno divertirmi sulle automobiline<br />

dell’autoscontro e tanto meno su una giostra; persino quando leggo<br />

qualcosa sulla rotazione terrestre sono assal<strong>it</strong>o dalla nausea».<br />

Il sonno del ragazzo era spesso popolato da incubi. Il due novembre<br />

di ogni anno la madre lo costringeva ad accompagnarla a «vis<strong>it</strong>are» i<br />

«poveri» antenati defunti, mai conosciuti. Alcuni erano sepolti nei<br />

colombari, in un interminabile corridoio sotterraneo, fiocamente illuminato,<br />

cost<strong>it</strong>uente il perimetro rettangolare del cim<strong>it</strong>ero. Alla notte il ragazzo<br />

sognava di percorrere la funerea galleria, solo, in un silenzio - appunto -<br />

sepolcrale, rotto soltanto dallo sfrigolio degli stoppini dei ceri. Il terrore<br />

saliva a ondate mentre si avvicinava ad uno degli angoli retti. « Sentiva »<br />

che lo attendevano, dietro l’angolo, teschi e tibie danzanti. Urla disumane<br />

uscivano dai teschi, come quello emesso dal ragazzo svegliandosi con il<br />

cuore in gola. Nel sonno era spesso uno scr<strong>it</strong>tore giallista; il suo capolavoro<br />

era «L’aquilotto delle due tenebre». Possedeva la cattiva ab<strong>it</strong>udine di<br />

riferire ai familiari le sue allucinazioni, pur sapendo quanto sia deprimente<br />

5


ascoltare il racconto dei sogni altrui mentre i nostri sembrano tanto<br />

interessanti.<br />

Suo zio Pierino, conoscendo l’interesse del ragazzo per la musica<br />

classica, in occasione di un discreto risultato scolastico gli regalò una<br />

biografia di Mozart con l’incoraggiante dedica: «Ammira il talento di un<br />

Grande, anche se <strong>non</strong> lo diventerai mai».<br />

A scuola, Gian Giovanni era un disastro. <strong>In</strong> un giorno di pioggia il<br />

professore di disegno, schifato, aveva gettato dalla finestra il suo album, tra<br />

le risate dei compagni.<br />

Scrisse Galileo: «Prima furon le cose, poi le parole». Gian Giovanni<br />

attribuiva invece grande importanza al suono e al carattere tipografico di<br />

una parola. «Ursula, in <strong>it</strong>aliano, è Orsola» - diceva ai compagni - «eppure<br />

quale abisso si schiude cambiando la prima vocale! Il nome con la u evoca<br />

bionde, fascinose hostess nordiche, sesso e avventure; con la o mi ricorda le<br />

suore orsoline...» . Un’ altra fisima del ragazzo era l’antipatia per le targhe<br />

delle automobili francesi, per lo sgradevole rapporto tra l’altezza e la<br />

larghezza dei caratteri.<br />

4.<br />

Un giorno, la madre di Gian Giovanni lesse, sulla «Domenica del<br />

Corriere», un servizio sulla psicanalisi. L’autore, illustrando il complesso di<br />

inferior<strong>it</strong>à, sembrava si fosse ispirato a suo figlio, a cui mancavano tante<br />

cose ma <strong>non</strong> certo complessi e fobie. Decise di farlo analizzare da un<br />

esperto di Torino, un geometra del catasto psicologo dilettante, mar<strong>it</strong>o della<br />

pentacugina Traviata, un’ altra disgraziata nel nome per colpa del padre<br />

fanatico verdiano (i fratelli si chiamavano Rigoletto e Trovatore; la sorella,<br />

Luisamiller).<br />

Gian Giovanni fu trascinato con la forza nella c<strong>it</strong>tà piemontese. La<br />

trovò fredda e triste come Roraro. I deprimenti palazzoni ottocenteschi, con<br />

il loro eserc<strong>it</strong>o di camini e abbaini, sovrastati dalla cupa Mole Antonelliana,<br />

gli sembrarono l’ambiente ideale per un candidato al suicidio. Soltanto<br />

negli anni del tramonto, circondato dai toni caldi del mattone, degli<br />

intonaci rossi e del legno di antichi palazzi e semplici case bolognesi,<br />

avrebbe compreso il motivo di tanta avversione per il Piemonte e Torino in<br />

particolare.<br />

Il colloquio sul divano fu penoso tanto per il paziente quanto per<br />

l’analista.<br />

6


«Ti piacciono le ragazze?».<br />

«Urca! Ma la mia vista le fa star male».<br />

«Sai ballare?».<br />

«No».<br />

«Ma ti piace la musica, mi è stato rifer<strong>it</strong>o».<br />

«Sì, adoro i classici ma detesto la musica leggera, l’operetta e la<br />

musica folk».<br />

«Sai disegnare, nuotare, sciare, suonare uno strumento, giocare a<br />

scacchi, al biliardo, al pallone?».<br />

«No, no, no, no, no, no, no».<br />

«Assisterai almeno a qualche part<strong>it</strong>a di calcio; per quale squadra<br />

tifi?».<br />

«L’unica volta che mi hanno trascinato al campo sportivo mi sono<br />

annoiato a morte. Dopo aver letto più volte la pubblic<strong>it</strong>à della Roraro<br />

Pompe, del Cred<strong>it</strong>o Rorarotto e della mortadella Sogni d’oro me ne sono<br />

andato. Non tifo per nessuna squadra, o meglio, faccio il tifo “contro” la<br />

Juventus perchè torinese. Mi piace l’Atalanta perchè Bergamo è una<br />

bellissima c<strong>it</strong>tà».<br />

«Caro ragazzo, cosa posso chiederti ancora? Proprio <strong>non</strong> ti interessa<br />

nulla? Ti piace almeno andare nei boschi in cerca di funghi?».<br />

«Sì, ma <strong>non</strong> ne trovo mai. Soltanto una volta ...».<br />

«Basta così».<br />

Dopo altre <strong>domande</strong> futili e risposte scoraggianti il professore<br />

congedò il ragazzo, chiamò la madre e le comunicò brutalmente la sua<br />

diagnosi.<br />

5.<br />

<strong>In</strong> casa Giovannini si parlava soltanto in dialetto per cui Gian<br />

Giovanni, con i professori e i compagni «bene» si trovava in imbarazzo,<br />

dovendo tradurre in <strong>it</strong>aliano ciò che pensava in dialetto. I risultati erano<br />

evidentemente cattivi. Se la cavava un po’ meglio nello scrivere, potendo<br />

fare prima una brutta copia; la compilava persino quando scriveva un<br />

semplice biglietto di auguri.<br />

Nel dialetto rorarotto <strong>non</strong> esiste il termine corrispondente a<br />

ricco: sciùr (pl. sciùri) significa tanto «signore» quanto «ricco». Per Gian<br />

Giovanni erano perciò signori il macellaio, la panettiera, il tabaccaio e altri<br />

villani maleducati ma facoltosi, Suspiria Crudeltà compresa. Era così<br />

7


soprannominata la proprietaria del Bar Centrale poichè reagiva a qualsiasi<br />

notizia, anche insignificante, con un profondo sospiro segu<strong>it</strong>o<br />

dall’esclamazione «Ah crudeltà dei Giudei!». Per avid<strong>it</strong>à di denaro,<br />

Suspiria faceva raschiare ogni sera i tavolacci del laboratorio di pasticceria<br />

e confezionava le briciole in sacchetti di peso e prezzo scalare, molto<br />

richiesti dai ragazzi di allora, privi anche dei pochi soldi necessari per<br />

comperare un pasticcino. Anche Gian Giovanni acquistava talvolta un<br />

sacchetto di frégài del formato più piccolo, intimid<strong>it</strong>o dal k<strong>it</strong>sch del locale,<br />

in cui troneggiavano tavoloni di marmo da ob<strong>it</strong>orio con le gambe di ghisa<br />

terminanti in repellenti piedini, o manine, <strong>non</strong> si capiva bene se umane o<br />

scimmiesche. Veniva serv<strong>it</strong>o in silenzio, con malagrazia; ciò si verificava<br />

anche negli altri negozi in cui si recava ad acquistare qualcosa. E lui,<br />

sempre gentile e sottomesso, come gli era stato inculcato, a sprecare «scusi,<br />

permette, per favore, grazie, buon giorno, buona sera» con persone che <strong>non</strong><br />

mer<strong>it</strong>avano (l’avrebbe cap<strong>it</strong>o molti anni più tardi) tanta cortesia. Era<br />

convinto di trattare con signori i quali, noblesse oblige, <strong>non</strong> potevano<br />

abbassarsi al suo livello.<br />

Un’altra signora di Roraro era la Salumiera, piccola, grassa e<br />

sputasentenze. Raccomandava, per esempio, l’olio Sasso perchè «come<br />

dice il nome, è un olio minerale, quindi <strong>non</strong> ingrassa».<br />

Nella memoria di Gian Giovanni la Salumiera è associata ad un<br />

evento memorabile: l’arrivo in paese del Carro di Tespi Lirico. Per tutto il<br />

pomeriggio, mentre nel campo sportivo stavano montando i fondali per<br />

l’Aida, la Salumiera percorse le vie di Roraro a piccoli passi, inciampando<br />

nell’ab<strong>it</strong>o lungo che la fasciava, soffocandola, segu<strong>it</strong>a da un codazzo di<br />

monelli sghignazzanti. Aveva centrato l’obiettivo: mostrare a tutte di<br />

possedere un ab<strong>it</strong>o da sera e far schiattare d’invidia le clienti che <strong>non</strong><br />

potevano permetterselo.<br />

L’unica persona gentile conosciuta da Gian Giovanni era il<br />

farmacista dottor Piero Cassia, un uomo anziano, magro, dal portamento<br />

signorile, sempre elegantissimo. Gli sorrideva quando entrava nell’antica<br />

farmacia, una delle poche cose belle di Roraro: i muri erano rivest<strong>it</strong>i di<br />

scaffali di legno su cui appoggiavano vasi di varie forme e dimensioni,<br />

decorati e con le scr<strong>it</strong>te in latino.<br />

Conscio della sua pochezza, Gian Giovanni era privo di ambizioni,<br />

desiderando soltanto poter vivere in pace lontano dalle radio e dalle<br />

fisarmoniche - strumento allora molto diffuso - della via Marchetti. Aveva<br />

8


infatti contratto una brutta nevrosi da inquinamento acustico, di cui si<br />

sarebbe liberato soltanto in tarda età.<br />

L’elettronica, a sua insaputa, compiva intanto passi da gigante e<br />

avrebbe regalato all’uman<strong>it</strong>à televisori, dischi, nastri, telefoni cellulari,<br />

come previsto dai burocrati del Ministero delle Poste quando dissero a<br />

Guglielmo Marconi: «La vostra invenzione <strong>non</strong> riveste alcun interesse<br />

perchè <strong>non</strong> avrà futuro».<br />

La marea sonora - riflette ora Gian Giovanni - <strong>non</strong> risparmia<br />

nessuno. I diabolici apparecchi funzionano dovunque, sulle strade, sui treni,<br />

su un canotto in mezzo all’oceano, nelle banche, nei supermercati, negli<br />

ospedali, sulla cresta di un Quattromila. Alcuni ricercatori hanno constatato<br />

che, sul piazzale di una funivia a Madonna di Campiglio, il rumore<br />

oltrepassa i novanta decibel, valore superiore a quello misurato nelle ore di<br />

punta nel centro di una grande c<strong>it</strong>tà.<br />

Dappertutto l’uman<strong>it</strong>à è costretta ad ascoltare le sirene degli antifurto<br />

difettosi, i trilli dei telefonini, lo sbra<strong>it</strong>are dei loro utenti e, anche se<br />

nessuno ascolta la cosiddetta musica di fondo, c’ è sempre qualcuno che<br />

provvede a girare una manopola o a premere un pulsante, così,<br />

meccanicamente.<br />

Un giorno Gian Giovanni chiese ad una cassiera del supermercato<br />

come facesse a <strong>non</strong> sbagliare le registrazioni mentre veniva invest<strong>it</strong>a dalle<br />

scemenze, vom<strong>it</strong>ate dall’altoparlante posto sopra la sua testa, del DJ della<br />

radio locale. Risposta: «Ma io <strong>non</strong> sento nulla!». Immunizzata.<br />

Ha scr<strong>it</strong>to Ermanno Cavazzoni: «Se ci fosse un po’ di silenzio, se<br />

tutti facessimo silenzio, forse qualcosa potremmo capire».<br />

<strong>In</strong> una frazione di Roraro esiste una chiesetta dedicata al Cuore di<br />

Maria, chiamata dai rorarotti Santa Maria della Corda perchè sulla cornice<br />

del frontone si legge a malapena CORD ARIÆ. Il tetto minaccia di<br />

crollare, i muri ricoperti di saln<strong>it</strong>ro sono sorretti da precarie impalcature.<br />

Ma il modernissimo impianto di amplificazione, superfluo in quei pochi<br />

metri cubi, funziona alla perfezione. Una volta all’anno, la chiesa viene<br />

aperta e le poche beghine sono costrette ad ascoltare la voce assurdamente<br />

amplificata del giovane vice-arciprevosto. Egli si destreggia felice tra più<br />

microfoni, convinto di applicare le direttive del Concilio Vaticano II in<br />

materia di aggiornamento del clero.<br />

Per un modesto ca<strong>non</strong>e mensile, la Roraro Pompe sas provvede ad<br />

inserire nelle tombe, invece di armi e suppellettili come usavano gli antichi,<br />

9


stereo sintonizzati su Radiororaro 2001, in onda ventiquattrore su<br />

ventiquattro.<br />

6.<br />

Don Pietro Ammonio, soprannominato don Furbetto, arciprevosto di<br />

Roraro, era un uomo di mezza età, alto e magro, con le guance infossate e<br />

gli occhi sporgenti, sempre in elegante clergyman stile Banco Ambrosiano.<br />

La maggioranza dei fedeli, per la sua triste figura, lo r<strong>it</strong>eneva ded<strong>it</strong>o ai<br />

digiuni e alle mortificazioni della carne. <strong>In</strong> realtà, il sacerdote era affetto da<br />

una forma di ipertiroidismo che lo costringeva, per sopravvivere, ad<br />

abbuffarsi come una capra.<br />

Don Furbetto insegnava nel locale Ist<strong>it</strong>uto Tecnico ed aveva<br />

compilato un manuale di religione dal t<strong>it</strong>olo blasfemo: Tecnica di Dio.<br />

Il suo soprannome era dovuto alla eccezionale capac<strong>it</strong>à di precorrere<br />

i tempi, trovandosi sempre dalla parte dei potenti di turno. Il 29 ottobre<br />

1922 diventò improvvisamente fascista, e lo rimase per tutto il Ventennio.<br />

Gian Giovanni ricorda le messe solenni celebrate in presenza del picchetto<br />

d’onore della Milizia, armato fino ai denti, sull’attenti di fianco all’ altare.<br />

Il gagliardetto nero con il teschio gli ricordava i romanzi di Salgari e<br />

quando, al Sanctus, venivano sguainati i pugnali, si aspettava l’urlo del<br />

corsaro Nero spronante i suoi fidi all’arrembaggio. Nella chiesa risuonava<br />

invece il casalingo «Eia eia alalà!» mentre i fedeli, immobili, pensavano ai<br />

fatti loro.<br />

L’ingenuo ragazzo <strong>non</strong> riusciva a comprendere come potessero<br />

conciliarsi le omelie sul tema della pace e dell’amore fraterno con le<br />

successive benedizioni di uomini e armi.<br />

Tante cose <strong>non</strong> capiva, in quei tempi remoti.<br />

Il sabato lo mettevano in divisa, gli ponevano in mano un moschetto<br />

e lo addestravano ad odiare il nemico demo-pluto-giudaico-bolscevico.<br />

Alla domenica lo obbligavano ad assistere alla messa, letta o cantata<br />

in una lingua incomprensibile e, al catechismo, ad amare i nemici. Un<br />

giorno, candidamente, aveva chiesto i motivi della contraddizione sia al<br />

capocenturia che all’arciprevosto, ricevendo dal primo un «Tu <strong>non</strong> devi far<br />

<strong>domande</strong> ma soltanto credere obbedire e combattere» e dall’altro risposte<br />

evasive.<br />

Il 26 aprile 1945, don Ammonio - come moltissimi <strong>it</strong>aliani - si scoprì<br />

improvvisamente antifascista.<br />

10


Il 19 aprile 1948 - quando la DC conquistò la maggioranza assoluta -<br />

don Ammonio divenne persino bacchettone. I vecchi rorarotti ricordano<br />

divert<strong>it</strong>i una sua predica contro la pornografia dilagante perchè una stupida<br />

canzonetta rec<strong>it</strong>ava «Avantindré avantindré che bel divertimento /<br />

Avantindré avantindré la v<strong>it</strong>a è tutta qua».<br />

Allo scoppio della rivoluzione blablale, di cui si parlerà più avanti,<br />

don Furbetto divenne contestatore, licenziò l’organista e assoldò un<br />

complessino per accompagnare i servizi religiosi, sost<strong>it</strong>uendo Bach e il<br />

gregoriano con le note delle più sceme canzonette allora in voga, cantate al<br />

rallentatore. Ha scr<strong>it</strong>to Gian Carlo Menotti: «Oggi si ascolta in chiesa una<br />

musica così brutta [...] Non hanno saputo trovare niente di meglio delle<br />

ch<strong>it</strong>arre: un insulto al buon Dio. Se devo pregare, preferisco farlo a casa<br />

mia». Anni dopo, il direttore di orchestra Myung Wun Chung, cristiano,<br />

dichiarerà: «Non ho nulla contro le ch<strong>it</strong>arre o la musica popolare, ma è un<br />

grande peccato che la Chiesa, per adattarsi ai tempi, le promuova. Ha<br />

invece bisogno di parlare al mondo con nuova musica sacra: soltanto questa<br />

può portare più incisivamente il suo messaggio cristiano».<br />

7.<br />

Un tempo, le mamme romagnole, per tener buoni i bambini, fall<strong>it</strong>i i<br />

mezzi tradizionali minacciavano di mandarli in una delle colonie marine<br />

dell’Adriatico gest<strong>it</strong>e dalle suore.<br />

Nei mesi estivi Gian Giovanni, insieme ad altri sventurati, il cranio<br />

rasato a zero, veniva parcheggiato nella Colonia elioterapica rorarotta, al<br />

cui confronto i casermoni di Milano Mar<strong>it</strong>tima sono alberghi a cinque<br />

stelle. <strong>In</strong> paese era chiamata Colonia penale, essendo ubicata della Casa<br />

del Balilla, un edificio in purissimo stile l<strong>it</strong>torio, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o quasi<br />

esclusivamente da una enorme palestra circondata da piccoli locali, tra cui<br />

un bugigattolo adib<strong>it</strong>o a prigione come esigeva la retorica mil<strong>it</strong>aresca del<br />

tempo.<br />

Il sole <strong>non</strong> mancava, poichè i ragazzini trascorrevano la giornata nel<br />

cortile polveroso privo di alberi, senza un filo d’erba, tra una eserc<strong>it</strong>azione<br />

paramil<strong>it</strong>are e canti patriottici di ineffabile stupid<strong>it</strong>à.<br />

Gian Giovanni ricorda ancor oggi «Dio ti manda all’Italia / Come<br />

manda la luce / Duce! Duce! Duce!» e «Salve o re imperator / V<strong>it</strong>torioso<br />

il duce diè / Alla corona un nuovo imper». I capi insistevano su questa:<br />

«Vincere vincere vincere / E vinceremo in cielo in terra e in mare / E’ la<br />

11


parola d’ordine / Di una suprema volontà» ( I ragazzi sost<strong>it</strong>uivano vincere<br />

con mingere ma il capocenturia <strong>non</strong> sentiva o fingeva di <strong>non</strong> sentire ).<br />

I giovani del tempo cantavano anche canzonette «profane », come «Il<br />

tamburo principal della banda d’Affori / Che comanda cinquecentocinqanta<br />

pifferi». Si seppe più tardi che l’autore alludeva a Mussolini e ai 550<br />

membri della Camera dei fasci e delle corporazioni, una parodia del<br />

Parlamento. Le canzoncina era sfugg<strong>it</strong>a agli ottusi censori.<br />

Della d<strong>it</strong>tatura fascista, Gian Giovanni <strong>non</strong> aveva conosciuto la<br />

ferocia, come tanti di qualche anno più anziani di lui, ma soltanto l’aspetto<br />

ridicolo: i canti patriottici, il culto della roman<strong>it</strong>à, le parole d’ordine, le<br />

uniformi centroamericane, il lei sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o con il voi per ordine del<br />

segretario del PNF, il tedesco passo dell’oca diventato passo romano, il<br />

linguaggio da caserma, l’abolizione della stretta di mano («Si saluta<br />

romanamente»). Però gli stessi Mussolini e H<strong>it</strong>ler, come si poteva vedere<br />

nei cinegiornali, prima si stringevano la mano e poi si salutavano alzando il<br />

braccio destro. Si nasceva in divisa di figlio della lupa; giunti all’età<br />

scolare i maschietti subivano una prima metamorfosi diventando balilla<br />

(camicia nera, pantaloni corti grigioverde e fez nero) e le bambine piccole<br />

<strong>it</strong>aliane (camicetta bianca, gonna e mantello neri). Al termine della scuola<br />

elementare, si verificava una seconda mutazione: i balilla si trasformavano<br />

in avanguardisti e le piccole <strong>it</strong>aliane in giovani <strong>it</strong>aliane. Come negli<br />

eserc<strong>it</strong>i sudamericani dei film comici, il numero dei graduati era superiore a<br />

quello dei soldati semplici; l’Italia traboccava di capimanipolo,<br />

capicenturia, capifalange, capifabbricato e così via.<br />

La corrispondenza doveva essere datata indicando anche l’anno - in<br />

numeri romani, ovviamente - dell’ «Era fascista» e terminare con «Saluti<br />

fascisti». I più conformisti adottavano la convenzione anche nelle lettere<br />

d’amore.<br />

Sul muro di una casa di Roraro si può ancora leggere la frase di<br />

Starace «Mussolini ha sempre ragione», segu<strong>it</strong>a dalla firma «Mussolini».<br />

L’imbianchino è un ignorante o un antifascista dotato di senso<br />

dell’umorismo? - si chiedeva Gian Giovanni.<br />

Il Regime, trovando poco marziali i nomi di alcune c<strong>it</strong>tà, aveva<br />

variato San Donnino in Fidenza, Girgenti in Agrigento, Castrogiovanni in<br />

Enna, ecc. Roma era diventata l’Urbe e il suo Municipio Governatorato.<br />

La targa automobilistica della provincia di Roma riportava il nome<br />

intero della cap<strong>it</strong>ale anzichè l’acronimo; la dign<strong>it</strong>à della c<strong>it</strong>tà eterna era<br />

salva ma la scr<strong>it</strong>ta diventava quasi illeggibile a pochi metri di distanza.<br />

12


<strong>In</strong> tutti i locali pubblici erano affissi cartelli con la scr<strong>it</strong>ta: La persona<br />

civile <strong>non</strong> sputa in terra e <strong>non</strong> bestemmia. Molti gerarchi, e si dice lo stesso<br />

Mussolini, usavano bestemmiare.<br />

Gian Giovanni era cresciuto credendo di vivere in un Paese molto<br />

civile perchè il duce promuoveva la costruzione di ponti, strade, ferrovie e<br />

biciclette mentre oltre i «sacri confini della patria» gli stranieri - secondo<br />

quanto gli inculcavano - erano ancora ded<strong>it</strong>i alla pastorizia e attraversavano<br />

i fiumi su chiatte trainate da schiavi.<br />

Tutto doveva essere fascista. Il sanbernardo che aveva soccorso un<br />

alpinista travolto da una valanga diventava, in cronaca, l’ eroico cane<br />

fascista, come lesse Gian Giovanni sul foglio locale, espressione che<br />

associò al cane infedele pronunciato dai musulmani dei fumetti.<br />

Il ragazzo, sempre attento più alle parole che ai fatti, si divertì<br />

moltissimo quando i capetti di Roraro applicarono, eccessivi come sempre,<br />

le direttive di Achille Starace in materia di nomi stranieri. Per esempio, si<br />

doveva scrivere teoria della relativ<strong>it</strong>à e <strong>non</strong> teoria di Einstein, onde radio e<br />

<strong>non</strong> onde hertziane. Vennero imposte modifiche di nomi stranieri o di<br />

pseudonimi terminanti con una consonante (i famosi tenniso, vatercloso,<br />

filmo, sporto, Wanda Osiri, Renato Rascele). Gian Giovanni ricorda una<br />

vignetta di Walter Molino sfugg<strong>it</strong>a alla censura: «Io ti lovio, o mio<br />

darlingo, ma <strong>non</strong> posso rimanere fuori dalla mia homa fino a tardi» - diceva<br />

all’ amato una delle famose ragazze tutte curve. Risposta: «Al rigto, mia<br />

l<strong>it</strong>tla, ci rivedremo domani sera alla primiera del filmo “Il mistero del<br />

vatercloso”».<br />

I gerarchi rorarotti, più realisti del re, <strong>it</strong>alianizzarono persino i<br />

cognomi e proibirono l’uso di marchi quali «brandy Stock» e «wafers<br />

Saiwa». Johann Sebastian Bach divenne Giovanni Sebastiano Ruscello;<br />

René Clair, Renato Chiaro; Albert Einstein, Alberto Unsasso; Benny<br />

Goodman, Beniamino Bonomo; Jean-Philippe Rameau, Gianfilippo<br />

Tralcio.<br />

A Roraro esisteva un vecchio albergo di seconda categoria, l’Hotel<br />

Eden. Ebbene, divenne Albergo Panorama perchè il ministro degli esteri<br />

della «perfida Albione» era in quel tempo Anthony Eden.<br />

Gian Giovanni ricorda anche t<strong>it</strong>olo e sottot<strong>it</strong>oli del terzo volume<br />

dell’antologia adottata nella sua scuola: «Il Novecento: Carducci, Pascoli,<br />

D’Annunzio, Mussolini». Di quest’ultimo letterato era riportata una retorica<br />

13


poesia che iniziava con: Amate il pane! / Profumo della mensa / Gioia del<br />

focolare / Rispettate il pane / Orgoglio del lavoro ... .<br />

Era un tempo in cui gli adulatori spargevano a piene mani il loro<br />

incenso, soprattutto nei testi scolastici, anche scientifici e tecnici. <strong>In</strong> uno di<br />

essi, per illustrare i concetti di variabile defin<strong>it</strong>a e indefin<strong>it</strong>a, l’autore<br />

(francese) ricorreva al classico esempio dell’albero in cresc<strong>it</strong>a. Nella<br />

traduzione <strong>it</strong>aliana l’albero spariva e veniva così sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o:<br />

Si può dire ad esempio che S.E. Ben<strong>it</strong>o Mussolini aveva:<br />

y = 0 anni alla nasc<strong>it</strong>a a Predappio.<br />

y = 31 anni quando fondò il Popolo d’Italia.<br />

y = 36 anni quando entrò in Parlamento.<br />

y = 42 anni quando divenne primo ministro.<br />

Da quando frequentava le scuole elementari, indifferente verso ogni<br />

sport o gioco, privo di amici, Gian Giovanni si era rifugiato nella lettura, un<br />

caldo nido inaccessibile al mondo ostile. I suoi coetanei, bene o male,<br />

vivevano, lui leggeva. Tutto quello che gli cap<strong>it</strong>ava sotto gli occhi. Non<br />

soltanto libri, giornali umoristici (come il Bertoldo, il MarcAurelio, il 420<br />

e il Travaso delle idee), riviste, fumetti ma anche segnali stradali, lapidi<br />

commemorative, carte topografiche, scr<strong>it</strong>te oscene sulle porte dei gabinetti,<br />

ordinanze comunali che nessuno degnava di uno sguardo. Esclusi i numeri.<br />

Quando comparivano in un testo, semplicemente li saltava, <strong>non</strong> vedendoli<br />

nemmeno. Possedeva infatti una memoria a due scomparti, uno per i<br />

vocaboli e l’altro per i numeri; nel secondo, per usare il linguaggio degli<br />

informatici, era per lui faticosissimo «salvare il file»; quando riusciva, gli<br />

risultava quasi impossibile, anche dopo pochi minuti, «caricarlo». Di sè<br />

<strong>non</strong> conosceva taglia, peso, numero delle scarpe, grandezze fisiche secondo<br />

lui inutili da ricordare e perciò rimosse dopo averle misurate. Essendone<br />

privo, <strong>non</strong> aveva mai dato importanza al denaro.<br />

<strong>In</strong> particolare, Gian Giovanni adorava i fumetti, ma soltanto quelli<br />

comici, in cui i protagonisti cadono da un grattacielo senza subire danni e i<br />

can<strong>non</strong>i sparano proiettili enormi ma inoffensivi. Leggeva e rileggeva<br />

soprattutto i fumetti di Carl Barks, uscendo dal mondo reale pieno di<br />

insidie, di dolori e di nemici, dimenticando le piccole e grandi umiliazioni,<br />

<strong>non</strong> sentendo più nemmeno il mal di denti che lo tormentava. Entrava<br />

nell’universo disneyano insieme a Paperino, l’eterno perdente pieno di<br />

14


difetti, in cui si identificava. Anni dopo, lesse con piacere questa<br />

dichiarazione di Dino Buzzati: «Quando per caso vengono a sapere che<br />

leggo volentieri le storie di Paperino, ridono di me, quasi fossi rimbamb<strong>it</strong>o.<br />

Ridano pure. Sono convinto che si tratti di una delle più grandi invenzioni<br />

narrative dei tempi moderni».<br />

Il padre di Gian Giovanni acquistava da sempre il Corriere della Sera<br />

ma il ragazzo si rifiutava di leggerlo sapendo che riportava soltanto notizie<br />

e commenti scelti e imposti dal regime. Come è noto, sotto la d<strong>it</strong>tatura<br />

fascista i quotidiani ricevevano le notizie da pubblicare, dette «veline»,<br />

direttamente dal Minculpop, come veniva chiamato il Ministero della<br />

cultura popolare. La cronaca nera era proib<strong>it</strong>a. Secondo i fascisti, <strong>non</strong> era<br />

possibile si verificassero omicidi e suicidi in una Italia felice e ben<br />

governata; secondo le barzellette (unica valvola di sicurezza per i sudd<strong>it</strong>i<br />

dei regimi d<strong>it</strong>tatoriali), la cronaca nera era superflua perchè i criminali si<br />

trovavano al timone della nazione.<br />

Gian Giovanni frequentava assiduamente la Biblioteca comunale,<br />

prelevando di tutto: letteratura antica e moderna, romanzi gialli, testi di<br />

volgarizzazione scientifica, trattati di filosofia (di cui <strong>non</strong> capiva una<br />

parola), di sessuologia, ecc. Sua madre aveva tentato invano di convincerlo<br />

a leggere libri edificanti strappalacrime come <strong>In</strong>compreso, La capanna<br />

dello zio Tom, Senza famiglia, I ragazzi della via Pal, Quo vadis?, Il<br />

piccolo lord, ora felicemente dimenticati.<br />

<strong>In</strong> pochi anni il ragazzo, pur rimanendo incolto, divenne (direbbe<br />

Fantozzi) mostruosamente erud<strong>it</strong>o, <strong>non</strong> come il suo conc<strong>it</strong>tadino<br />

dissociatore e ricompos<strong>it</strong>ore di tutto lo scibile umano ma almeno quanto il<br />

direttore de La settimana enigmistica. Sapeva che Victor de Sabata, famoso<br />

come direttore d’orchestra, aveva anche composto un poema sinfonico,<br />

Juventus e lo c<strong>it</strong>ava pronunciandolo Giuventus, con gran divertimento degli<br />

ascoltatori. Sapeva che Gastone, il cugino di Paperino, alla sua prima<br />

apparizione in Italia, fu chiamato Bambo. Era anche aggiornato sul fatto<br />

che Novi Ligure si trova in Piemonte e Massa Lombarda in provincia di<br />

Ravenna.<br />

Non ignorava la differenza tra disastro (X grado della scala Mercalli)<br />

e catastrofe (XII grado), tra burrasca, tempesta e uragano; conosceva<br />

persino i significati di scripofilia e oniomania.<br />

Conosceva il significato di acronimi molto noti quali UPIM (Unico<br />

prezzo <strong>it</strong>aliano, Milano) STANDA (Società tutti articoli necessari<br />

15


dell’abbigliamento e arredamento), Ist<strong>it</strong>uto LUCE (L’ unione<br />

cinematografica educativa).<br />

Tuttavia, come tutti gli autodidatti, commetteva errori di<br />

interpretazione. Sales engineer era per lui un ingegnere diplomato dai<br />

salesiani; coup de foudre, il colpo di fodero della sciabola adottato dai<br />

nobili per colpire i plebei, riservando l’arma ai pari grado. Credeva anche<br />

che i presidi san<strong>it</strong>ari fossero dirigenti ospedalieri.<br />

8.<br />

Superati faticosamente gli esami di licenza nella scuola di<br />

avviamento professionale, Gian Giovanni inoltrò domanda di assunzione<br />

come bidello presso l’Ist<strong>it</strong>uto Tecnico di Roraro, presentando i diciotto<br />

documenti previsti dalla legge. Sua madre dovette però corrompere la<br />

segretaria dell’ufficiale san<strong>it</strong>ario, una lontana parente, per ottenere il<br />

certificato di sana e robusta cost<strong>it</strong>uzione.<br />

L’Ist<strong>it</strong>uto Tecnico <strong>In</strong>dustriale «Candido Geranioli» era, ed è r<strong>it</strong>ornato<br />

dopo la rivoluzione blablale, una scuola prestigiosa con insegnanti (pochi)<br />

di valore, conosciuta anche all’estero ma scarsamente dai rorarotti.<br />

Gian Giovanni fu esaminato personalmente dal signor preside cav.<br />

uff. dott. ing. prof. Salvatore Stalagmone (SS per gli studenti), uomo<br />

consapevole della sua superior<strong>it</strong>à sul resto del genere umano, essendo in<br />

ruolo ordinario quale vinc<strong>it</strong>ore di concorso nazionale per t<strong>it</strong>oli ed esami.<br />

Erano tempi in cui, nella scuola, il personale era in maggioranza precario,<br />

vagante dalle Alpi alla Sicilia e viceversa. «Ora tutti, bene o male» - dirà il<br />

professor Palvezzi di cui si parlerà a lungo - «sono entrati in ruolo e i <strong>non</strong><br />

addetti ai lavori <strong>non</strong> capiranno mai le sottili differenze tra il settedecimista<br />

e il ventuntrentesimista, tra un abil<strong>it</strong>ato nei corsi abil<strong>it</strong>anti e un abil<strong>it</strong>ato<br />

nell’ esame di abil<strong>it</strong>azione, tra un supplente incaricato a tempo<br />

indeterminato e un supplente incaricato part-time, tra un precario<br />

stabilizzato e un precario precario, tra un comandato e un raccomandato».<br />

Stalagmone, ex-gerarca, aveva un maniacale rispetto, appunto, per la<br />

gerarchia, come dimostra un grottesco episodio. Al Geranioli si tenne un<br />

corso di aggiornamento e, in una pausa dei lavori, la scuola offrì il caffè ai<br />

partecipanti. I bidelli precettati come camerieri, secondo le disposizioni di<br />

SS, domandarono a ciascuno quale t<strong>it</strong>olo di studio possedesse, porgendo la<br />

tazzina soltanto agli insegnanti laureati.<br />

16


Per essere ricevuti dal preside era necessario presentare domanda in<br />

carta legale con qualche mese di anticipo; il calendario degli appuntamenti<br />

seguiva un rigido ordine: prima gli insegnanti laureati, poi gli insegnanti<br />

diplomati, infine gli esterni. Gli studenti <strong>non</strong> erano ammessi in presidenza,<br />

pur essendo i datori di lavoro del preside e di tutto il personale scolastico.<br />

Per motivi che ancora gli sfuggono, Gian Giovanni superò il terribile<br />

esame di cultura generale: gli furono chiesti, tra l’altro, i nomi della madre<br />

del duce, della moglie di Dante e (qui il preside fece un po’ di confusione)<br />

quello del ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno e ai naviganti<br />

intenerisce il core. «Chi dichiarò Son piccin cornuto e bruno / Me ne sto tra<br />

l’erbe e i fior?» - domandò alla fine il signor preside al ragazzo tremante.<br />

«Ti voglio aiutare, <strong>non</strong> si tratta del nostro docente di agraria professor Lo<br />

Brufolo». «Il grillo!» - rispose trionfalmente il ragazzo.<br />

Fu assunto come bidello supplente (periodo di prova cinque anni) e<br />

venne assegnato al laboratorio di analisi chimica qual<strong>it</strong>ativa, un antro di<br />

streghe in cui era usato l’acido solfidrico, gas tossico di odore<br />

sgradevolissimo. Il reagente veniva allora preparato nei rudimentali<br />

apparecchi di Kipp, quelle tre sfere di vetro sovrapposte immancabilmente<br />

presenti sul bancone dello scienziato pazzo nei film di fantascienza.<br />

Dall’ ingresso del nuovo bidello nei laboratori chimici, le ordinazioni<br />

della vetreria scientifica subirono una brusca impennata; per la fretta di<br />

esaudire le richieste degli studenti - comportamento del tutto anomalo per<br />

un bidello - si lasciava sfuggire di mano matracci di vetro sottile, costose<br />

capsule di porcellana di Berlino, intere scatole di tubi da saggio.<br />

<strong>In</strong> una industria privata sarebbe stato licenziato per giusta causa. Un<br />

insegnante gli consigliò di chiedere il trasferimento al BIPM (Ufficio<br />

internazionale dei pesi e delle misure), ove avrebbe trovato il modo di<br />

ammaccare anche il prototipo del chilogrammo. La proposta divertì gli<br />

studenti; alcuni sostennero che, dopo una simile sciagura, sarebbe stata<br />

convocata una conferenza internazionale per stabilire un nuovo campione<br />

della massa. Per altri, il BIPM avrebbe conservato come standard il celebre<br />

cilindro di platino-iridio, rovinato e di massa leggermente inferiore a quella<br />

prim<strong>it</strong>iva, imponendo la modifica delle scale di tutte le bilance sparse nel<br />

mondo.<br />

Eppure, malgrado gli incidenti sul lavoro, per la prima volta nella sua<br />

v<strong>it</strong>a Gian Giovanni stava assaporando qualcosa di simile alla felic<strong>it</strong>à.<br />

Preside fascista escluso - <strong>non</strong> lo vide più dopo l’esame perchè collocato a<br />

riposo - incontrò per la prima volta persone cortesi. Gli sembrava di vivere<br />

17


un bel sogno. Dottori, ingegneri, per<strong>it</strong>i tecnici - da lui creduti (come<br />

appaiono nei fumetti), costantemente immersi in profonde ricerche<br />

scientifiche - si rivelarono esseri umani gentili e disponibili. Non lo<br />

ignoravano e addir<strong>it</strong>tura, con sua grande sorpresa, quando parlava lo<br />

ascoltavano. Alcuni studenti di Roraro e dintorni trattavano il ragazzo come<br />

fuori Ist<strong>it</strong>uto, cioè male, ma erano pochi, per fortuna sua e di tutto il<br />

personale. <strong>In</strong> maggioranza, provenivano da regioni anche lontane. Alcuni<br />

trovarono quel ragazzo imbranato persino simpatico, sempre disponibile a<br />

rifornirli della vetreria e dei reagenti chimici necessari per le eserc<strong>it</strong>azioni,<br />

in un frenetico andirivieni tra i laboratori, s<strong>it</strong>uati al secondo piano, e il<br />

magazzino, collocato strategicamente nel seminterrato.<br />

Conosciuta la sua passione per la lettura, gli donavano riviste e<br />

fumetti usati; davanti a tanta generos<strong>it</strong>à Gian Giovanni, cresciuto ricevendo<br />

ordini e calci dai capetti della GIL, scherzi pesanti da parte dei compagni di<br />

scuola e minacce di terribili castighi divini dai preti, si commuoveva fino<br />

alle lacrime.<br />

Per la sua erre moscia gli studenti lo soprannominarono (R)auco<br />

suon de la ta(r)ta(r)ea t(r)omba, poi abbreviato in Auco.<br />

9.<br />

Dopo qualche anno in Ist<strong>it</strong>uto, il Gian Giovanni della via Marchetti<br />

acquistò una certa fiducia in sè stesso, consapevole di cost<strong>it</strong>uire un piccolo<br />

ma necessario ingranaggio nella macchina scolastica. Era nato Auco del<br />

Geranioli. Fu anche ammesso in Portineria, per un periodo di noviziato di<br />

tre anni, senza dir<strong>it</strong>to di parola.<br />

Il termine Portineria può far pensare ad un luogo deputato alle<br />

chiacchiere e ai pettegolezzi. Nulla di tutto ciò. Si trattava di un club<br />

esclusivo in cui venivano ammessi pochi eletti, indipendentemente dalla<br />

funzione eserc<strong>it</strong>ata nella scuola. Il nuovo preside, un vero gentiluomo, la<br />

frequentava fin da quando era professore. Membri di dir<strong>it</strong>to erano i bidelli,<br />

allora pochissimi; membri associati pochi insegnanti, alcuni tecnici e<br />

qualche ex-allievo.<br />

La fama del club oltrepassava i confini dell’Ist<strong>it</strong>uto; in paese era<br />

luogo comune distinguere il personale del Geranioli in due categorie:<br />

«quelli dell’Ist<strong>it</strong>uto», aventi accesso alla Portineria, e gli altri.<br />

Nume tutelare della Portineria era il custode Giuseppe C<strong>it</strong>ronellale,<br />

chiamato da tutti rispettosamente e affettuosamente signor Giuseppe;<br />

18


mutilato della prima guerra mondiale, autodidatta, piacevole conversatore,<br />

ricco di equilibrio e tolleranza, doti così rare nell’ambiente scolastico.<br />

Nessuno, a memoria d’uomo, l’aveva mai sent<strong>it</strong>o affermare «secondo me»<br />

e «però io l’avevo detto». Era anche una miniera di aneddoti sulla storia<br />

minore della Scuola.<br />

Alla sua morte scriveranno, sul bollettino dell’Ist<strong>it</strong>uto: «Era un<br />

saggio ma <strong>non</strong> sapeva di esserlo, altrimenti sarebbe diventato superbo<br />

perdendo la saggezza».<br />

L’autor<strong>it</strong>à e l’autorevolezza del signor Giuseppe erano indiscusse<br />

anche se, formalmente, il capo del personale subalterno era Joseph<br />

Dernibelungenring, ex-sergente delle SS, pelle scura, capelli e occhi<br />

nerissimi, forte accento partenopeo. Calzava stivali di cuoio in tutte le<br />

stagioni, incedendo come Eric von Stroheim ispezionando officine,<br />

laboratori, corridoi e latrine.<br />

Battendo il frustino sugli stivali, emetteva un suono inconfondibile<br />

cosicchè nessuno veniva mai colto il fallo a oziare. Joseph era stato assunto<br />

come braccio secolare dal preside Stalagmone nel 1945 ma soltanto dopo<br />

molti anni si scoprì che <strong>non</strong> era di origine tedesca: si chiamava Aniello<br />

Peppino fu Gennaro e <strong>non</strong> aveva nemmeno prestato il servizio mil<strong>it</strong>are.<br />

Quando venne smascherato, presentò le sue scuse al personale sfoderando<br />

l’immancabile «tengo famiglia» e fu perdonato.<br />

Nella nobile corporazione dei bidelli erano rappresentate molte<br />

regioni <strong>it</strong>aliane. Auco conobbe Giacomo Cerasuolo detto Ghes, un timido e<br />

tac<strong>it</strong>urno pugliese; addetto ai laboratori chimici, si imboscava in segreti<br />

ripostigli per tutta la giornata ed appariva dal nulla verso sera, camminando<br />

tra i banconi cantilenando «chiodete il ghes, chiodete il ghes», unico suo<br />

contributo al buon svolgimento delle eserc<strong>it</strong>azioni.<br />

Alvise Ciapacan detto Comandi era un ingenuo padovano<br />

benpensante, credente e credulone; credeva persino nei pol<strong>it</strong>ici della sua<br />

regione (la famosa triade PiRuBi, Piccoli, Rumor, Bisaglia) quando<br />

dichiaravano di poter risolvere in pochi mesi il problema del Mezzogiorno.<br />

Era sopravvissuto alla prigionia in un campo di concentramento nazista e<br />

definiva il comandante, un colonnello delle SS, «una brava persona, un<br />

buon padre di famiglia».<br />

Ciapacan era considerato un piccolo borghese conformista. Anche<br />

Auco lo r<strong>it</strong>enne tale fino al giorno in cui lo vide, in piena rivoluzione<br />

blablale, percorrere i corridoi della scuola con il «Giornale» di Montanelli<br />

nella tasca del camice.<br />

19


Auro rincontrò, in Portineria, due suoi insegnanti della scuola di<br />

avviamento: il professore di Legno e il professore di Ferro. Erano così<br />

chiamati i due istruttori addetti alle officine di falegnameria e di<br />

aggiustaggio, rispettati dagli studenti per le loro capac<strong>it</strong>à tecniche, anche se<br />

possedevano soltanto la licenza elementare. Il primo era un valente ebanista<br />

e il secondo un provetto torn<strong>it</strong>ore; per gli studenti, tutti gli insegnanti erano<br />

professori, da cui i curiosi appellativi.<br />

10.<br />

Il personaggio più famoso della Portineria era Teofilo Ghisetti, un<br />

vecchietto di piccola statura, forte e agile come un torello. Era un bidello<br />

sui generis occupandosi, con risultati disastrosi, della centrale termica a<br />

carbone, degli impianti idraulici e di piccoli lavori di manutenzione.<br />

Falciava l’erba del prato interno e curava l’orto e il pollaio del signor<br />

Giuseppe. Aveva lavorato per breve tempo nei laboratori chimici e<br />

raccontava i suoi interventi decisivi durante lo svolgimento di delicate<br />

ricerche, storpiando i nomi dei prodotti chimici, offuscando il «cloruro<br />

demonio» e la «tintura d’odio» c<strong>it</strong>ate da Primo Levi ne «Il sistema<br />

periodico».<br />

La principale occupazione di Teofilo era però quella di raccontare<br />

storie mirabolanti di cui era stato protagonista assoluto, alla maniera del<br />

barone di Munchhausen con la spudoratezza di Bertoldo. Originario di<br />

Montecchio, nel Reggiano, affermava essere nato a Montecchio Maggiore e<br />

discendente dei Signori del luogo; di scarsa memoria, confondeva spesso<br />

Montecchi con Capuleti per cui un giorno era pronipote di Giulietta, un<br />

altro di Romeo. Una volta, messo alle strette da chi lo contestava, giunse<br />

persino a rivendicare come antenato un figlio segreto degli sventurati<br />

amanti, sconosciuto anche a Luigi da Porto e a Shakespeare.<br />

La fantasia di Teofilo si scatenava quando l’ud<strong>it</strong>orio era numeroso ed<br />

in particolare quando qualcuno cercava di sbugiardarlo rimarcando le<br />

vistose contraddizioni. A suo dire, aveva eserc<strong>it</strong>ato le funzioni più disparate<br />

in ogni parte del mondo. <strong>In</strong> Portineria si parlava della Resistenza? Ebbene,<br />

si intrometteva dichiarando di aver combattuto come partigiano ma nella<br />

prima guerra mondiale. Un elenco incompleto delle sue attiv<strong>it</strong>à: «primo<br />

acrobata» nel circo Orfei, tecnico del laboratorio di Igiene e Profilattici,<br />

barbiere da donna, cavallerizzo (mozzo di stalla, ndr) nelle «smisurate<br />

20


scuderie» dei principi Borromeo, sull’isola Virginia (uno scoglio di pochi<br />

metri quadrati nel lago di Varese, ndr).<br />

Il signor Giuseppe, quando Teofilo partiva lancia i resta con i suoi<br />

racconti, assumeva la parte di avvocato del diavolo pungolandolo,<br />

contraddicendolo, sollec<strong>it</strong>andolo ad escog<strong>it</strong>are nuove menzogne per<br />

giustificare le precedenti. Teofilo, messo alle strette, elencava i testimoni a<br />

difesa, in genere defunti da anni o emigrati in terre lontane. Soltanto una<br />

volta potè cantare v<strong>it</strong>toria poichè molti assistettero ad una sua performance.<br />

<strong>In</strong> portineria si parlava di un prossimo comizio dell’onorevole Greppi,<br />

sindaco di Milano nell’immediato dopoguerra. Ovviamente Teofilo<br />

dichiarò sub<strong>it</strong>o di essere stato per anni uomo di fiducia dei nobili Greppi e<br />

di aver cullato sulle ginocchia l’onorevole quando era ancora tenero<br />

infante, come del resto sosteneva di aver fatto con altre persone importanti.<br />

Al comizio, stup<strong>it</strong>i, lo si vide apparire sul balcone del Municipio, con aria<br />

compiaciuta, alla destra dell’oratore. Aveva incastrato i colleghi e lo<br />

dimostrava con smorfie e strizzatine d’occhio. Prima del comizio - si è<br />

saputo in segu<strong>it</strong>o - lo sfrontato si era presentato a Greppi professandosi<br />

socialista e informandolo di essere stato devoto giardiniere nella sua casa di<br />

campagna. L’onorevole, anche se <strong>non</strong> l’aveva mai visto, si suppone per<br />

gentilezza e con un pizzico di demagogia, l’aveva voluto accanto a sè per<br />

tutta la durata del comizio. Da quel giorno, il repertorio di Teofilo si<br />

arricchì di un nuovo episodio, la cui autentic<strong>it</strong>à <strong>non</strong> poteva essere messa in<br />

dubbio, considerati il numero e l’attendibil<strong>it</strong>à dei testimoni.<br />

Nei suoi racconti tutto era eccessivo: le persone erano sempre<br />

personal<strong>it</strong>à, gli animali iperbolici, come un gallo di oltre venti chilogrammi<br />

che aveva assal<strong>it</strong>o la figlia tentando di spogliarla, successivamente fugg<strong>it</strong>o<br />

per il rimorso lacerando la rete del pollaio con gli speroni.<br />

<strong>In</strong> pace e in guerra Teofilo aveva compiuto imprese memorabili,<br />

sempre in contatto diretto con importanti personaggi, dal ministro della real<br />

casa Falcone Lucifero al brigante Antonio Gasparoni, con cui aveva<br />

attraversato la Foresta Nera insegu<strong>it</strong>o dai gendarmi borbonici. Aveva svolto<br />

mansioni di intendente nella villa di Guglielmo Marconi, a Pontecchio,<br />

sparando il famoso colpo di fucile nell’esperienza risolutiva; raccontava<br />

spesso lo storico avvenimento, infiorandolo di nuovi particolari ad ogni<br />

edizione e imprecando contro i biografi dello scienziato, rei di <strong>non</strong> aver mai<br />

c<strong>it</strong>ato il suo nome.<br />

Soldato semplice ma ovviamente in corpi speciali, aveva combattuto<br />

tanto nella prima quanto nella seconda guerra mondiale, rifiutando per<br />

21


modestia le promozioni sul campo. Altre volte raccontava di aver disertato<br />

per motivi pol<strong>it</strong>ici. A questo punto compariva, nel racconto, un certo<br />

barone Visconti Sforza, ministro della guerra. L’importante personaggio, in<br />

marsina, cilindro e monocolo, incrociando Teofilo l’aveva «bonariamente<br />

ma con fermezza» redargu<strong>it</strong>o con queste parole: «Affè mia, di te<br />

meravigliomi assai, o Teofilo. Orsù, che fai a Roraro quando dovresti<br />

essere giocoforza sul Carso a compier il tuo dover di patriotto? Ordunque,<br />

rispondi! Verbigrazia, comportandoti in codesto modo fai piangere la<br />

regina Margher<strong>it</strong>a! Appropinquati, suvvia, mi punge vaghezza di inviarti<br />

all’impiccagione!». «Colp<strong>it</strong>o al cuore da sì nobili parole», Teofilo era<br />

part<strong>it</strong>o a piedi raggiungendo, dopo tre giorni di marcia forzata, la prima<br />

linea sul Piave.<br />

Tra i racconti di guerra il più noto agli studenti era quello del mulo<br />

(a volte asino, a volte cavallo) trainato da Teofilo carico di rifornimenti per<br />

una postazione isolata sul monte Grappa. <strong>In</strong>curante del pericolo il nostro<br />

eroe, offertosi volontario per la rischiosa missione, sotto il martellare<br />

dell’artiglieria nemica era riusc<strong>it</strong>o, sempre con lo sguardo in avanti, a<br />

raggiungere i commil<strong>it</strong>oni affamati, allib<strong>it</strong>i vedendolo impugnare la<br />

cavezza legata a ciò che rimaneva della testa dell’animale dilaniata da un<br />

missile. Troppo impegnato nella scalata, Teofilo <strong>non</strong> si era accorto di nulla.<br />

E se qualche ingenuo ascoltatore faceva notare che nella prima guerra<br />

mondiale i missili <strong>non</strong> esistevano, rispondeva che gli austriaci <strong>non</strong> soltanto<br />

erano armati di missili ma possedevano anche la bomba a dueterroni<br />

(deuteroni, ndr). Compiuta felicemente la missione, inforcati gli sci,<br />

Amedeo scese a valle ma, avvistato da una pattuglia di alpini austriaci,<br />

dovette seppellirsi nella neve, ove rimase tre giorni e tre notti respirando<br />

attraverso la canna del moschetto 91, cullato dal fruscio degli sci nemici -<br />

frush, frush - che gli passavano sopra la testa, Cessato il pericolo, il corpo<br />

ricoperto di ghiaccio, riprese la discesa ma, arrivato al campo, le sentinelle<br />

inorrid<strong>it</strong>e fuggirono urlando: «Il fantasma di Teofilo!». Un cap<strong>it</strong>ano dai<br />

nervi saldi, fortunatamente, lo riconobbe, lo abbracciò commosso e corse<br />

sub<strong>it</strong>o in tenda a stendere il rapporto, indirizzandolo direttamente al<br />

generale Diaz il quale, dopo qualche giorno, venne personalmente a<br />

congratularsi, accompagnato da un nugolo di alti ufficiali dello stato<br />

maggiore.<br />

Nel secondo confl<strong>it</strong>to mondiale Teofilo era stato internato in un<br />

campo di concentramento nazista; per le sue vaste conoscenze tecniche<br />

aveva potuto lavorare, e quindi mangiare, in una fabbrica dove si<br />

22


produceva una delle famose armi segrete. Himmler lo aveva sottoposto<br />

personalmente a spaventose torture, <strong>non</strong> riuscendo però a strappargli ove<br />

fosse il rifugio segreto del generale Badoglio, di cui manco a dirlo era stato<br />

l’attendente.<br />

Dopo tre anni di noviziato, ad Auco furono concessi la parola nelle<br />

conversazioni della Portineria e il dir<strong>it</strong>to di partecipare all’annuale pranzo<br />

dei bidelli. Le inaspettate prove di fiducia lo rallegrarono, infondendogli un<br />

senso di sicurezza mai provato fino a quei giorni. Fuori scuola, finchè visse<br />

a Roraro, rimase il timido e complessato Gian Giovanni di sempre; entro le<br />

mura del Geranioli era nato Auco, rispettabile e rispettato bidello.<br />

Era questa l’atmosfera idilliaca dell’Ist<strong>it</strong>uto Geranioli prima dello<br />

scoppio della rivoluzione blablale.<br />

23


11.<br />

Trascorse qualche anno ed Auco dovette correggere alcuni suoi<br />

giudizi sul mondo della scuola.<br />

Rimase esterrefatto sentendo alcuni professori, dichiaratamente atei,<br />

dissertare serissimi su ariete e sag<strong>it</strong>tario, pietre miliari di quell’ aberrazione<br />

del pensiero umano che fu l’astrologia. Alle soglie del Duemila -<br />

rimuginava - probabilmente la macchina del tempo di Wells è stata rimessa<br />

in funzione, direzione Medioevo.<br />

Scoprì in segu<strong>it</strong>o che alcuni di loro, nello sciagurato Ventennio,<br />

scrivevano dio con la lettera minuscola ma, prudentemente, Duce con la<br />

maiuscola. Alcune professoresse, poi, dichiaravano apertamente di portare<br />

amuleti e di <strong>non</strong> prendere decisioni senza consultare la chiromante.<br />

Definivano la religios<strong>it</strong>à una forma di superstizione, accusando di<br />

idolatria le loro <strong>non</strong>ne oranti davanti alla statua della Madonna. Ma<br />

credevano negli oroscopi e nelle fatture, toccavano ferro o facevano le<br />

corna al passaggio di un funerale. Erano convinti dell’influenza nefasta<br />

degli ombrelli aperti in casa, delle scale a pioli e dei gatti neri. La fobia per<br />

questi ultimi ricordava ad Auco una vignetta di Jacov<strong>it</strong>ti in cui, in un<br />

imprecisato Stato sudamericano, era in corso una fucilazione. Davanti ai<br />

condannati passa un gatto nero ed uno dei mor<strong>it</strong>uri, in spagnolo<br />

maccheronico, grida: «Un gato nigro! Ce porterà esfortuna!».<br />

Ma come biasimarli, riflettè Auco anni dopo, quando il primo TG2,<br />

che avrebbe dovuto calam<strong>it</strong>are l’attenzione di un pubblico <strong>non</strong><br />

confessionale, stanco del clericalismo del TG1, terminava con l’oroscopo?<br />

Maturando sensibilmente, Auco divenne una specie di fratello<br />

maggiore degli studenti, mer<strong>it</strong>evole di ascoltare i loro giudizi spietati sulla<br />

scuola e gli insegnanti. Molti di questi, <strong>non</strong> meno del 5 %, erano r<strong>it</strong>enuti<br />

aperti e preparati, impegnati a mandare avanti la baracca con tutte le loro<br />

forze, malvisti dal burocrati, per le continue richieste di macchine e<br />

apparecchi scientifici, e dai colleghi inetti. A differenza di questi ultimi,<br />

<strong>non</strong> pronunciavano mai la fatidica frase: «Per quello che mi passa lo Stato<br />

lavoro fin troppo».<br />

Auco ammirava molto la professoressa di Lettere Donata Eugenoli,<br />

valente scr<strong>it</strong>trice e traduttrice di romanzi. Era modesta e schiva e soltanto<br />

con pochi colleghi parlava di questa sua attiv<strong>it</strong>à che la portava a frequentare<br />

grandi scr<strong>it</strong>tori come Dino Buzzati e Guido Piovene. L’avere per collega<br />

24


una romanziera lasciava però del tutto indifferenti alcune saccenti prof che,<br />

per seguire la moda del tempo, leggevano faticosamente soltanto<br />

noiosissime opere di saggistica, senza capire un granchè.<br />

<strong>In</strong>segnava chimica anal<strong>it</strong>ica una giovane signora siciliana, la prof.<br />

Giovanna Eliotropina, una delle poche amate e stimate dagli studenti. Era<br />

piccola di statura, graziosa e sempre elegante, di poche parole. Chi la<br />

conosceva soltanto superficialmente era portato a scambiare per superbia il<br />

suo atteggiamento riservato; era però obbligato a ricredersi quando aveva<br />

modo di apprezzare le sue doti di vera signora. Non era autor<strong>it</strong>aria ma<br />

autorevole. Il suo viso poco incline al sorriso incuteva negli studenti un<br />

certo timore. Tuttavia, molte studentesse le confidavano i loro problemi<br />

personali, trovandola sempre disponibile ad ascoltare e consigliare. Per la<br />

serietà e il rigore con cui svolgeva il suo comp<strong>it</strong>o, <strong>non</strong> fu mai contestata<br />

anche in piena rivoluzione blablale, a differenza di quanto accadde a certe<br />

sue colleghe soltanto in apparenza aperte ai problemi giovanili.<br />

L’insegnante più ammirato da Auco era il dott. Irnerio Palvezzi Tovi<br />

Manpeggi, ultimo discendente dell’ illustre casato bolognese, ordinario di<br />

chimica industriale e appassionato di letteratura spagnola. Comandante<br />

partigiano sull’Appennino, era scampato alla cattura, durante un<br />

rastrellamento, aiutato da una famiglia contadina: alcuni nomi dei<br />

componenti si possono leggere su una lapide del sacrario di Marzabotto.<br />

<strong>In</strong>segnante per scelta, avendo rifiutato offerte di impiego<br />

remunerative, Palvezzi riusciva a trasmettere agli studenti il suo entusiasmo<br />

per la chimica, cercando di inculcare in loro il rispetto per la natura, senza<br />

per questo rinnegare le conquiste della scienza e della tecnica, come<br />

avrebbero fatto anni dopo gli ecoestremisti blablali. Agli studenti<br />

raccomandava chiarezza e concisione, c<strong>it</strong>ando spesso quanto scrisse il<br />

grande Mendeleev alla Società fisico-chimica russa comunicando la<br />

scoperta della legge periodica: «... disponendo gli elementi in ordine<br />

crescente di peso atomico, e andando a capo nello scriverli, si vengono a<br />

trovare in colonna gli elementi simili».<br />

«Ecco» - commentava - «Non è meraviglioso quel semplice, umile<br />

andando a capo nello scriverli usato per descrivere una scoperta<br />

cost<strong>it</strong>uente una pietra miliare nella storia della scienza? Ora, viceversa,<br />

quanto più una ricerca è futile, tanto più contorto e prolisso è il linguaggio<br />

usato nella relazione ... ».<br />

25


Palvezzi c<strong>it</strong>ava frequentemente - spesso poco compreso dagli allievi<br />

e ancor meno dai colleghi seriosi - alcune «leggi» attribu<strong>it</strong>e ad un<br />

professore dell’univers<strong>it</strong>à di Heidelberg di nome Edsel Murphy. Una di<br />

queste rec<strong>it</strong>a: «Se spiegate qualche cosa tanto chiaramente che nessuno<br />

possa fraintendervi, qualcuno fraintenderà».<br />

Il professore era una persona calma e tranquilla, <strong>non</strong> alzava mai la<br />

voce. Una sola volta Auco lo vide perdere le staffe. Fu quando un ricco<br />

imprend<strong>it</strong>ore edile rorarotto, dopo avergli commissionato l’analisi<br />

dell’acqua del pozzo di un suo podere, rifiutò di pagare l’onorario essendo<br />

risultata <strong>non</strong> potabile.<br />

«Ma come» - sosteneva facendo il finto tonto - «subisco un danno<br />

perchè la mia acqua è imbevibile e mi tocca anche pagare, per giunta?».<br />

Palvezzi lo mandò al diavolo usando le più forti espressioni del<br />

Gamberini-Magli (Dizionario scatologico felsineo), con traduzione<br />

simultanea, come è costume di molti bolognesi. Tutto finì in Pretura ove<br />

Palvezzi - tra gli applausi del personale scolastico accorso in massa al<br />

processo - fu assolto per leg<strong>it</strong>tima difesa ed il querelante condannato a<br />

pagare le prestazioni forn<strong>it</strong>egli e le spese processuali.<br />

Un giorno arrivò al Geranioli una troupe televisiva per riprendere il<br />

laboratorio di un corso di specializzazione e Palvezzi riuscì a mantenere la<br />

calma anche in quella occasione.<br />

Il regista era un cretino e gli studenti si divertirono a sfottere il<br />

numeroso personale della RAI, una massa di incompetenti (sicuramente<br />

occupanti quel «posto» dietro raccomandazione del loro part<strong>it</strong>o) che<br />

confondeva i cavi e sbagliava le luci. Si muovevano tra i delicati strumenti<br />

dei laboratori come elefanti in una cristalleria. Per le riprese sarebbe bastato<br />

un solo cameraman mentre erano otto, in trasferta da Torino ma parlavano<br />

in romanesco, il che faceva pensare a spese di trasferta ben maggiori (a<br />

carico del contribuente, naturalmente).<br />

Auco trovò in Palvezzi un padre spir<strong>it</strong>uale laico e gli aprì il cuore,<br />

confidandogli le sue più che modeste aspirazioni: essere rispettato pur<br />

essendo una null<strong>it</strong>à, lavorare producendo qualcosa di utile, ab<strong>it</strong>are in un<br />

luogo il più lontano possibile dalla via Marchetti con le sue radio a tutto<br />

volume.<br />

«Sì, apprezzo la sua onestà quando dichiara di valere poco o niente,<br />

ma <strong>non</strong> esageriamo!» - esclamò il professore - «Se tutti avessero una<br />

chiara consapevolezza dei propri lim<strong>it</strong>i il mondo si fermerebbe. Gli<br />

26


insegnanti, a cominciare dal sottoscr<strong>it</strong>to, smetterebbero di insegnare, i<br />

medici di curare i malati, gli ingegneri rinuncerebbero a progettare, gli<br />

artisti a creare, i pol<strong>it</strong>ici di Roraro ... no, quelli continuerebbero a discutere<br />

di cose che <strong>non</strong> conoscono, spaziando dall’economia pol<strong>it</strong>ica al sistema<br />

carcerario americano, dalla biologia molecolare alla telematica. Sa cosa<br />

scrisse Rossini? So di <strong>non</strong> essere Bach ma nemmeno Offenbach».<br />

Palvezzi raccontò ad Auco, tra altre cose, come svolse, in un<br />

laboratorio chimico dell’univers<strong>it</strong>à di Roma, la prova pratica dell’esame di<br />

concorso per entrare in ruolo. I posti disponibili, in tutto il terr<strong>it</strong>orio<br />

nazionale, erano due. I sopravvissuti alla prova scr<strong>it</strong>ta dovevano<br />

individuare, in una miscela di sali, i cationi e gli anioni presenti. Nel corso<br />

delle analisi si scoprì che in tutti i campioni, diversi per ogni candidato,<br />

era presente il magnesio. Colto da un sospetto, memore dei film di<br />

ambiente romanesco, Palvezzi fece un rapido controllo dell’acqua distillata<br />

trovandola ricca di calcio e magnesio. Si trattava di comunissima acqua di<br />

rubinetto. I commissari controllarono ed accolsero le proteste degli<br />

esaminandi.<br />

Alla sera, passeggiando in centro, per scaricare la tensione Palvezzi e<br />

un collega si divertirono a simulare, usando un romanesco approssimato, un<br />

colloquio tra due bidelli incaricati di provvedere al rifornimento di acqua<br />

distillata. Giggi (dalla mascella cascante perchè tenere la bocca chiusa<br />

richiede un certo sforzo): «A Na’, chettedevodì?». Nando:<br />

«Chemmedevidì?» Giggi: «Nun me la sento, so’ tuto fracicato, sti botijoni<br />

so’ tropo pesanti!». Nando (con le mani a megafono): «Gige’, ciavemo una<br />

stancheza ... . Sai che famo?». Giggi: «Che famo?». Nando: «Con un tubo<br />

de goma colleghiamo i botijoni col rubineto de l’acqua e così <strong>non</strong> li<br />

dovemo solevare. So’ burini, nun se acorgerano de gnente ... ».<br />

La frequentazione dei laboratori chimici avvicinò Auco all’<br />

affascinante regno della chimica, scoprendo un mondo straordinario in cui<br />

le sue certezze sul valore delle parole vennero sistematicamente frantumate.<br />

«Atomo significa indivisibile» - lesse; qualche pagina dopo si<br />

affermava che gli atomi sono cost<strong>it</strong>uti da particelle ancora più piccole.<br />

<strong>In</strong>contrò gli acidi e le basi, ma nel momento in cui gli sembrò di capire la<br />

differenza tra le due categorie di sostanze, imparò che «un acido può<br />

comportarsi come una base, e viceversa, secondo le circostanze». Trovò<br />

anche una frase sibillina: «Si verifica una autoossidoriduzione quando<br />

alcune particelle di una sostanza agiscono come riducenti e si ossidano ed<br />

27


altre particelle della medesima sostanza agiscono da ossidanti e si<br />

riducono». Quindi, filosofeggiava tra sè, se tali contraddizioni esistono a<br />

livello degli atomi e delle molecole, perchè stupirsi di quelle di un<br />

organismo enormemente più complesso, la macchina umana, capace di<br />

commettere i più turpi del<strong>it</strong>ti e nel contempo disposta a sacrificare la v<strong>it</strong>a<br />

per amore, o in nome di una fede o di una ideologia?<br />

Anima candida, leggendo un cap<strong>it</strong>olo dedicato ai carboidrati, fu<br />

colp<strong>it</strong>o dal linguaggio scurrile usato nell’industria saccarifera, incontrando<br />

termini quali bagassa, scolo bianco, zucchero invert<strong>it</strong>o, defecazione a<br />

secco.<br />

Con l’aiuto di Palvezzi, sia pure con una decina d’anni di r<strong>it</strong>ardo<br />

rispetto ai coetanei, Auco maturò sensibilmente. All’Ist<strong>it</strong>uto Geranioli<br />

trovò nel lavoro l’unica ragione di v<strong>it</strong>a, lontano dal mondo esterno e dai<br />

suoi orribili suoni. Nei giorni feriali viveva praticamente a scuola,<br />

nutrendosi di panini; alla domenica il signor Giuseppe gli apriva il cancello<br />

permettendogli di rifugiarsi in biblioteca. Chi <strong>non</strong> conosceva il motivo di<br />

tanta assidu<strong>it</strong>à elogiava Auco per la sua dedizione alla scuola.<br />

Quando Palvezzi seppe che il ragazzo trascorreva anche le<br />

domeniche in Ist<strong>it</strong>uto, solo, senza amici, cercò di aiutarlo ad uscire dal<br />

bozzolo iscrivendolo al Club Alpino. Una domenica di primavera Auco<br />

fece la prima e ultima usc<strong>it</strong>a. Al r<strong>it</strong>orno, i g<strong>it</strong>anti si adagiarono esausti nel<br />

cassone dell’autocarro, <strong>non</strong> esistendo ancora i pullman superluxe. Un certo<br />

Liduino, tenore del coro parrocchiale, iniziò a cantare, con una<br />

sgradevolissima voce da soprano, gioiose canzoni alpine, ripetendo più<br />

volte quella del soldato che elenca i destinatari dei pezzi del suo cadavere:<br />

la mia mamma, la mia bella mora, il mio cap<strong>it</strong>ano, ecc. Non resistendo allo<br />

strazio, quando Auco apprese che la sceneggiata si ripeteva puntualmente<br />

ad ogni g<strong>it</strong>a e che nessuno, stremato per la fatica, aveva mai trovato la<br />

forza di uccidere Liduino, accantonò ogni velle<strong>it</strong>à sportiva e tornò alle sue<br />

letture.<br />

L’acquisizione delle prime rudimentali nozioni sulle particelle<br />

elementari portò Auco ad elaborare, nientedimeno, una teoria per<br />

dimostrare l’esistenza di Dio. Cercò di esporla a don Ammonio ma <strong>non</strong> fu<br />

ascoltato, trattandosi di un argomento di nessun interesse per il sacerdote.<br />

Troppo fiero delle sue elucubrazioni per rassegnarsi a tenerle per sè,<br />

ne parlò con gli studenti della terza chimici C. Lo ascoltarono<br />

pazientemente.<br />

28


«Osservate» - pontificò - «la disordinata cresc<strong>it</strong>a di un albero.<br />

Sembra dovuta puramente al caso, come tanti altri fenomeni naturali. Ma<br />

passiamo al microcosmo. L’ albero, il terreno in cui sorge, i nostri corpi, i<br />

pianeti, le stelle, sono insiemi di atomi, a loro volta insiemi di protoni,<br />

neutroni ed elettroni. Consideriamo, per esempio, una delle tante particelle<br />

subatomiche, il protone. Ebbene, <strong>non</strong> esiste in tutto l’universo un protone<br />

diverso da un altro, sono assolutamente indistinguibili, hanno tutti, come<br />

sapete, la stessa massa (1,7·10 -24 g) e la stessa carica elettrica (1,6·10 -19 C).<br />

Tutto ciò può essere casuale? Trovo la prova dell’esistenza di Dio <strong>non</strong><br />

nella varietà delle cose, ma nella perfetta eguaglianza delle particelle che le<br />

compongono».<br />

Ridacchiarono.<br />

12.<br />

Il QBP (Quisquilie bazzecole pinzillacchere, omaggio al grande<br />

Totò) era il bimensile degli studenti dell’Ist<strong>it</strong>uto Geranioli, un vero giornale<br />

a stampa tipografica con fotografie, disegni e inserzioni pubblic<strong>it</strong>arie, in cui<br />

si rispecchiava il modo di sentire la scuola da parte degli studenti degli anni<br />

Sessanta. Vi si leggevano pettegolezzi, allusioni alle grazie e alle conquiste<br />

delle studentesse più carine, annunci economici tipo «Cercasi magazziniere<br />

disposto a rimanere per dieci minuti consecutivi in magazzino», satire<br />

degli insegnanti (lusingati di comparire sul giornale anche se beffeggiati). I<br />

redattori, pochi ma entusiasti, si occupavano anche di cose serie, come le<br />

interviste al preside e agli insegnanti (onore riservato a pochi eletti),<br />

rubriche fisse di cr<strong>it</strong>ica teatrale, musicale e cinematografica, a<br />

dimostrazione di quanto sia falsa l’immagine, dipinta in anni successivi,<br />

dello studente dell’epoca.<br />

I redattori si occupavano accuratamente dell’ impaginazione; il<br />

risultato <strong>non</strong> aveva niente in comune con i futuri, sciatti «Ciclostilato in<br />

proprio, via del Carmine», interlinea 1 e 75 battute per riga, illeggibili tanto<br />

per la forma quanto per il contenuto, in cui la monotonia dello scr<strong>it</strong>to era<br />

rotta soltanto dai buchi neri prodotti dalle lettere cave della portatile di don<br />

Furbetto, mai pul<strong>it</strong>e a memoria d’uomo.<br />

Sul QBP, la rubrica più segu<strong>it</strong>a era «La rassegna dei quintini». Ogni<br />

candidato all’esame veniva presentato in poche righe. I commissari<br />

d’esame, si favoleggiava, trovavano questi profili più attendibili di quelli<br />

ufficiali, ricchi di nebulose perifrasi, <strong>non</strong> potendo gli insegnanti dell’ultimo<br />

29


anno concluderli con Ammesso ma <strong>non</strong> capisce un. Qualche esempio:<br />

«G.S. Lo scorso anno ha chiesto alla commissione esaminatrice di<br />

concedergli un altro anno di esperienza e lo hanno accontentato». «G.B.<br />

Dopo l’insuccesso della fiamma d’amore è passato alla fiamma tricolore».<br />

«P.T. E’ r<strong>it</strong>enuto il disonore della classe data la sua appartenenza ai boyscouts».<br />

«P.R.T. Svolge parecchie attiv<strong>it</strong>à che completa con quella<br />

scolastica». «M.F. Ha il sorriso disarmante di colui che <strong>non</strong> sa quello che<br />

vuole».<br />

Spesso, i profili erano ripet<strong>it</strong>ivi ma talvolta qualche caratteristica<br />

della v<strong>it</strong>tima cost<strong>it</strong>uiva lo spunto per fare dell’umorismo alla Campanile.<br />

Bianca C. era una ragazza con un fisico da indossatrice mentre la sua<br />

compagna di classe Franca S. era stata svezzata con lasagne e zampone.<br />

Ebbene, il diabolico redattore del profilo aveva sentenziato:<br />

Sopra la Franca la Bianca campa.<br />

Sotto la Franca la Bianca crepa.<br />

<strong>In</strong>aspettatamente, nel 1970, il lettori del QBP, ab<strong>it</strong>uati alle innocenti<br />

facezie sul tipo di quella c<strong>it</strong>ata, aprendo il giornale lessero esterrefatti:<br />

Cioè al lim<strong>it</strong>e vogliamo aprire un discorso configurandolo quale<br />

schema strutturale di una nuova soggettiv<strong>it</strong>à proletaria per assumere la<br />

tematica dello sfruttamento e quella della circolazione gestendo nel<br />

contesto le contraddizioni interne a livello delle strutture coinvolgendo le<br />

masse popolari in una svolta concreta dialetticando con un lavoro di<br />

gruppo la ristrutturazione fuori e contro il sistema portando avanti<br />

confl<strong>it</strong>tualmente un certo tipo di discorso a monte e a valle e anche tra il<br />

monte e la valle refertato alle attiv<strong>it</strong>à prestazionali metascolastiche,<br />

parascolastiche, subscolastiche, anfiscolastiche, periscolastiche,<br />

extrascolastiche.<br />

«Nessun accenno alle attiv<strong>it</strong>à scolastiche» - commentò Palvezzi.<br />

Seguiva un inv<strong>it</strong>o a partecipare ad una assemblea studentesca aperta<br />

anche a docenti e <strong>non</strong> docenti.<br />

La dichiarazione di intenti era partor<strong>it</strong>a da un gruppo di Blablali,<br />

astutamente infiltrati nella redazione del QBP.<br />

30


I termini rivoluzione blablale e movimento blablale, coniati dal<br />

geom. Caseina, uno degli storici locali, sintetizzano il modo in cui a Roraro<br />

imperversò la contestazione globale.<br />

13.<br />

Il movimento blablale degli studenti rorarotti era sorto per iniziativa<br />

di un gruppetto di insegnanti, essendo i ragazzi del tempo refrattari alla<br />

pol<strong>it</strong>ica. <strong>In</strong> una riunione segreta furono indottrinati alcuni giovani van<strong>it</strong>osi,<br />

con poche idee ma confuse, <strong>non</strong> molto portati allo studio delle materie<br />

scientifiche. Sarebbero diventati i capi del movimento.<br />

Uno di loro, a cui Palvezzi aveva chiesto la definizione di numero<br />

atomico [numero dei protoni presenti nel nucleo di un atomo, ndr], rispose<br />

«Cioè, secondo me, per numero atomico si intende quel numero che,<br />

rappresenta, cioè, nella misura in cui un atomo, per esempio quello del<br />

potassio, appartenendo questo elemento al primo gruppo della tavola<br />

periodica ... ».<br />

Fu interrotto da un gelido «Si accomodi» e r<strong>it</strong>ornò stup<strong>it</strong>o al proprio<br />

posto.<br />

L’insegnante più attivo nell’inculcare nei giovani il verbo<br />

rivoluzionario blablale, rendendoli consapevoli di vivere nella peggiore<br />

scuola e nella peggiore società del mondo, era approdato al Geranioli dopo<br />

aver chiesto invano di essere inviato come missionario nell’Africa<br />

Centrale: un vescovo, conoscendolo personalmente, aveva insabbiato la<br />

pratica. Per inciso, quel vescovo era di origine rorarotta. Privo del senso<br />

della misura come molti suoi conc<strong>it</strong>tadini, quando seppe che a Salisburgo<br />

esiste una Herbert von Karajan Strasse, omaggio della c<strong>it</strong>tà al Maestro<br />

ancora vivente, si fece r<strong>it</strong>rarre in bronzo scala 2:1 e ordinò di collocare la<br />

statua nel cortile del seminario diocesano. Una notte, un ignoto seminarista,<br />

armato di vernice e pennello, scrisse HUMILITAS sul basamento.<br />

Il mancato missionario si chiamava Giorgio <strong>In</strong>dolo. Pur essendo<br />

intelligente e preparato, apparteneva a quella categoria di cattolici con la<br />

frenesia di soccorrere il prossimo, anche se questo <strong>non</strong> manifesta nessuna<br />

intenzione di essere aiutato. Ma lo faceva a modo suo, rabbioso contro tutto<br />

e contro tutti, auspicando ad esempio lo smantellamento dell’intero<br />

apparato industriale e, contemporaneamente, manifestando affinchè<br />

venissero aumentati di stanziamenti per gli aiuti al Terzo Mondo.<br />

31


Sembravano scr<strong>it</strong>ti per lui i versi di Roberto Mussapi: «Non c’è peggior /<br />

nemico dell’uomo / dell’animalista. / Dopo il filantropo, / naturalmente.»<br />

<strong>In</strong> un certo senso era in buona fede, animato dalle migliori intenzioni<br />

ma diventava pericoloso quando si ag<strong>it</strong>ava <strong>non</strong> tanto per i vecchi, i malati,<br />

gli immigrati, gli emarginati (di cui <strong>non</strong> gli importava nulla come persone)<br />

bensì per esaltarsi denunciando, discutendo, stigmatizzando e condannando<br />

la società colpevole di tante nequizie.<br />

Durante un’assemblea, <strong>In</strong>dolo sentenziò: «Questa scuola è da<br />

distruggere essendo il luogo dove i padroni vi indirizzano verso gli studi<br />

tecnici affinchè diventiate i loro servi».<br />

Commentò Palvezzi: «La République n’a pas besoin des savants,<br />

come disse il giudice condannando Lavoisier alla ghigliottina».<br />

<strong>In</strong>dolo aveva trasformato le sue lezioni in comizi contro il<br />

consumismo, l’inquinamento ed altri malanni che affliggono l’uman<strong>it</strong>à, ma<br />

nel modo esasperato tipico dei fanatici. Gli studenti lo avevano<br />

soprannominato professore di <strong>In</strong>quinatica.<br />

Gli scienziati, come è noto, sono divisi sul futuro del Pianeta: c’è chi<br />

sostiene l’avvento di una nuova glaciazione e chi il contrario, un<br />

surriscaldamento dovuto all’effetto serra. Il professor <strong>In</strong>dolo abbracciava<br />

alternativamente entrambe le teorie, pur di terrorizzare gli studenti con<br />

l’annuncio di imminenti catastrofi dovute - <strong>non</strong> aveva importanza -<br />

all’abbassamento o all’innalzamento della temperatura della Terra causati<br />

dal progresso tecnologico.<br />

«C’è del vero in queste prediche» - pensava Auco a propos<strong>it</strong>o del<br />

consumismo - «persino i gatti della via Marchetti ora cacciano i passeri per<br />

puro divertimento, abbandonandoli una volta uccisi». Ma tornava con la<br />

memoria ai giorni di rigoroso digiuno impostogli, nell’infanzia, quando si<br />

ammalava. Cessata la febbre, tornava l’appet<strong>it</strong>o ma la <strong>non</strong>na a cui era<br />

affidato gli diceva «E’ una falsa fame. E’ la febbre mangina, sei ancora<br />

ammalato». E il digiuno proseguiva. Concludeva tra sè: «E’ vero, il<br />

consumismo è deleterio ma <strong>In</strong>dolo e i suoi seguaci <strong>non</strong> per questo devono<br />

descrivere gli anni della miseria come un paradiso perduto».<br />

Docente di chimica, <strong>In</strong>dolo classificava buoni i materiali e le<br />

sostanze naturali e cattivi i prodotti artificiali della grande industria. <strong>In</strong><br />

questa ottica, inseriva nella prima categoria, oltre al <strong>non</strong>adienale (a cui si<br />

deve il profumo delle viole mammole) anche il propantiolo (prodotto dalle<br />

puzzole) e persino i veleni dei funghi, l’acido formico delle formiche,<br />

l’oppio e la marijuana. Cattivi <strong>non</strong> erano soltanto l’acido formico della<br />

32


Montedison e i farmaci di sintesi e soprattutto i plastomeri e le tecnofibre.<br />

<strong>In</strong>dolo accusava persino la madre di Mosè di aver contribu<strong>it</strong>o<br />

all’inquinamento del Nilo, poichè aveva deposto il figlio in un cesto di<br />

vimini spalmato con b<strong>it</strong>ume e pece, materiali <strong>non</strong> biodegradabili.<br />

Palvezzi si permise di ricordargli pacatamente come siano poche le<br />

sostanze usate dall’uomo così come si trovano in natura; anche prodotti<br />

naturali come il latte, l’olio, la lana, la seta, il cotone, il legno sono<br />

utilizzabili soltanto dopo indispensabili trattamenti fisico-chimici. Tutto il<br />

resto è frutto di reazioni chimiche: sono artificiali, nel senso di prodotti<br />

frutto dell’opera umana, il pane, il vino, la birra, i farmaci, i laterizi, il<br />

cemento, le leghe metalliche ... .<br />

«Non accetto lezioni da un collega» - lo interruppe <strong>In</strong>dolo, gelido.<br />

Auco, quando sentiva criminalizzare la plastica, e <strong>non</strong> coloro che la<br />

gettano dappertutto insieme ad altri rifiuti, ricordava la sua infanzia e i<br />

poveri giocattoli di latta arruggin<strong>it</strong>a e tagliente, veicolo ideale per il tetano,<br />

o di legno scheggiato, colorato con vernici contenenti solfuri di arsenico,<br />

impiegati da fabbricanti senza scrupoli per il loro basso costo.<br />

<strong>In</strong>dolo odiava la plastica anche perchè con essa si producono oggetti<br />

k<strong>it</strong>sch; in compenso, aveva «abbell<strong>it</strong>o» il giardinetto con le statuine di<br />

gesso di Biancaneve e i Sette Nani e nel suo studio troneggiava una orribile<br />

riproduzione di una gondola, costru<strong>it</strong>a incollando conchiglie. Ma il gesso e<br />

le conchiglie sono materiali naturali e tanto bastava.<br />

Coerente con le idee di una sinistra reazionaria cui apparteneva,<br />

<strong>In</strong>dolo auspicava un impossibile r<strong>it</strong>orno ad una civiltà contadina. Troppo<br />

occupato con il presente, sembrava <strong>non</strong> avesse mai sent<strong>it</strong>o parlare delle<br />

carestie e delle epidemie così frequenti nell’epoca preindustriale, della<br />

sporcizia e del freddo in cui vivevano i poveri (oggi promossi al rango di<br />

<strong>non</strong> abbienti), un tempo la stragrande maggioranza della popolazione<br />

<strong>it</strong>aliana.<br />

Questa idealizzazione del passato contadino ricordava ad Auco la<br />

retorica profusa nel libro di Stato di quinta elementare. Ai giovani lettori<br />

<strong>non</strong> parlava delle fatiche e degli orari di lavoro inumani cui era sottoposta<br />

la gente dei campi. I contadini comparivano, cantando liete canzoni,<br />

soltanto al momento dei pingui raccolti. Vinta la battaglia del grano,<br />

trebbiavano le messi dorate al punto giusto per volontà del duce. L’<br />

illustrazione lo mostrava a torso nudo mentre gettava un covone nella<br />

trebbiatrice, circondato da un nugolo di questurini travest<strong>it</strong>i da contadini<br />

ma dalle facce inequivocabili. L’ uva cresceva e maturava spontaneamente<br />

33


in grappoli pronti per essere recisi dalle massaie rurali in divisa, al canto di<br />

«Quando scendi dai tuoi monti, paesanella / Ti sorridono le fonti [?] perchè<br />

sei bella», mentre le api frugano negli acini sparsi e ne escono sazie<br />

ronzando.<br />

<strong>In</strong> un consiglio dei professori, <strong>In</strong>dolo e altri blablali chiesero<br />

l’eliminazione dei libri di testo, da sost<strong>it</strong>uire con appunti dettati<br />

dall’insegnante. Palvezzi li inv<strong>it</strong>ò pacatamente a leggere Fahrenhe<strong>it</strong> 451 di<br />

Ray Bradbury. Quelli che l’avevano letto capirono che la proposta<br />

cost<strong>it</strong>uiva uno schiaffo morale.<br />

Un giorno, il signor Giuseppe raccontava ad Auco come, negli anni<br />

bui della guerra, in cui mancava tutto, nel laboratori chimici del Geranioli<br />

si preparasse il sale da cucina per reazione tra acido cloridrico e sodio<br />

carbonato, un’ assurd<strong>it</strong>à dal punto di vista tecnico ed economico. Veniva<br />

poi distribu<strong>it</strong>o al personale che lo barattava con pane e altri generi di prima<br />

necess<strong>it</strong>à. La fase finale della storia venne ud<strong>it</strong>a per caso dal prof. <strong>In</strong>dolo;<br />

l’incauto, sentendo parlare di economia curtense, intervenne intonando<br />

laudi al buon tempo antico. Fu raggelato da un «Caro professore, lei è tanto<br />

giovane e inesperto ... . E’ convinto di vivere nel peggiore dei mondi al<br />

punto di osannare gli anni di guerra che <strong>non</strong> ha conosciuto, per sua fortuna!<br />

Vuol sapere cosa si cantava, a bassa voce, naturalmente, sull’aria di una<br />

canzonaccia squadrista? Quando Bandiera rossa cantavamo / Ben cento<br />

lire al giorno prendevamo / Adesso che si canta Giovinezza / Si va a<br />

dormire con la debolezza / Senza patate, senza fagioli / ... .<br />

Ha ascoltato le ultime parole? Non cantavamo «Senza salmone, nè<br />

fiorentine», ha cap<strong>it</strong>o? Al culmine delle nostre aspirazioni vi erano patate e<br />

fagioli! ».<br />

<strong>In</strong>dolo se ne andò offeso, senza controbattere.<br />

14.<br />

Ebbe luogo la prima assemblea studentesca, nov<strong>it</strong>à assoluta al<br />

Geranioli. Non mancava nessuno. La maggioranza dei <strong>non</strong> iniziati credeva<br />

ingenuamente venissero discussi argomenti riguardanti la scuola.<br />

Ovviamente <strong>non</strong> fu così.<br />

Aprì la seduta lo studente Scatolo Sergio della IV Meccanici - altezza<br />

1,85 m, torace in proporzione, nove in educazione fisica ma scarsino nelle<br />

materie tecniche - mandato allo sbaraglio dai congiurati. D’ora in poi, le<br />

34


parole volgari del linguaggio blablale saranno sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e con i termini<br />

anatomici e fisiologici corretti.<br />

«Pene!» - esordì Scatolo - «Sia kiaro ke ci siamo riun<strong>it</strong>i, prost<strong>it</strong>uta<br />

Eva, in questa skuola di feci molli, per dialoghizzare del falli nostri, no?<br />

Siamo impenati ma <strong>non</strong> feci dure, verga, e sappiamo ke tutti hanno il dir<strong>it</strong>to<br />

di dire penate in pubblico! Esclusi i fascisti del fallo, no? E sia kiaro che<br />

per noi sono fascisti missini, liberali, demokristiani, socialdemokratici,<br />

repubblikani, socialisti, komunisti ed altri part<strong>it</strong>i del pene che ci dissociano<br />

le ghiandole seminali!»<br />

Per un fenomeno otticacustico mai chiar<strong>it</strong>o, si leggevano le kappa<br />

nella sua voce.<br />

Scatolo continuò su questo tono per un quarto d’ora e concluse:<br />

«Chi fa da sè fa per tre ma l’unione fa la forza! Quando kala la notte<br />

i nottambuli si aggiornano!»<br />

[Il secondo slogan <strong>non</strong> l’ aveva ben compreso nemmeno il suo<br />

ideatore, ndr].<br />

Non ancora vaccinati, come oggi, contro un simile linguaggio, i<br />

presenti in un primo tempo ammutolirono, mentre tra i fondatori del<br />

movimento si profilava la prima di una lunga serie di scissioni. Poi, alcuni<br />

chiesero e ottennero la parola.<br />

Il primo oratore fu don Ammonio. Coerente con il suo soprannome,<br />

avendo annusato il vento e cap<strong>it</strong>o prima degli altri da che parte stesse<br />

soffiando, elogiò la magistrale introduzione di Scatolo auspicando,<br />

sottolineando, coinvolgendo, ribadendo e stigmatizzando. Parlò<br />

ininterrottamente per mezz’ora, senza dire praticamente nulla, ma in modo<br />

eccellente.<br />

Da quel giorno, per tutta la durata della rivoluzione blablale, la via<br />

del Carmine, da cui si accedeva alla sagrestia della chiesa arciprepos<strong>it</strong>urale,<br />

fu percorsa notte e dì dai galoppini dei più stravaganti movimenti. Si<br />

ridussero le spese sostenute da don Ammonio per riscaldare il locale: il<br />

ciclostile a disposizione dei blablali grafomani, ruotando ininterrottamente,<br />

sost<strong>it</strong>uì egregiamente la stufa a cherosene.<br />

Dopo il sacerdote prese la parola uno studente, il cui cognome <strong>non</strong><br />

risulta dai verbali dell’assemblea. Molti rivoluzionali erano infatti<br />

scognomati, come diceva Totò. Qualificatosi Luca, il ragazzo si autodefinì<br />

democratico periferico, cioè contrario al centralismo democratico,<br />

35


proponendo l’abbattimento delle centrali nucleari, termoelettriche,<br />

idroelettriche, geotermiche e del latte.<br />

Poli Ester, una ragazza della V chimici B, in preda ad una crisi<br />

isterica, si scagliò contro i produttori di fibre sintetiche, auspicando un<br />

r<strong>it</strong>orno all’uso esclusivo di quelle naturali. Proclamò nel contempo la sua<br />

solidarietà con gli operai in sciopero della «Poliammidine SpA», che<br />

sorgeva in un paese vicino a Roraro.<br />

Ascoltandola, Auco rivolse un pensiero di grat<strong>it</strong>udine all’ing.<br />

Wallace H. Carothers, l’inventore del nylon, a cui doveva i suoi calzini<br />

praticamente indistruttibili. Ricordò gli anni di scuola, quando allentava la<br />

cintura dei pantaloni affinchè scendessero fino a nascondere i buchi nelle<br />

calze di cotone. Ricordò anche sua madre quando esclamava con<br />

ammirazione, alludendo ad una sua ricca amica: «Porta le calze di seta!».<br />

<strong>In</strong>fatti, prima dell’avvento delle tecnofibre, soltanto le signore (leggi<br />

«ricche» e spesso poco «signore») indossavano le calze di seta mentre le<br />

«donne» (così venivano chiamate le <strong>non</strong> abbienti) <strong>non</strong> usavano calze<br />

lunghe e al massimo, nella stagione fredda, indossavano calze di lana<br />

infeltr<strong>it</strong>a dai ripetuti lavaggi con sapone, un altro prodotto rimpianto dai<br />

blablali. Ora, - rifletteva - le calze di nailon sono alla portata di tutte le<br />

borse e molto più resistenti di quelle di seta, ormai indossate soltanto da<br />

qualche snob.<br />

Alla Poli Ester, tra urla e fischi, rispose il prof. Palvezzi: «Se<br />

volessimo vestirci di sola lana, tutta la superficie dell’Europa dovrebbe<br />

essere destinata a pascolo; se volessimo indossare soltanto indumenti di<br />

cotone, enormi superfici di terra verrebbero sottratte alla coltura dei<br />

cereali!».<br />

Un insegnante tecnico, sostenendo che rosso è progresso, propose di<br />

invertire il significato dei colori dei semafori: avanti con il rosso e alt al<br />

verde. Fu contestato da <strong>In</strong>dolo, il quale sostenne che il colore del progresso<br />

è il verde. Aggiunse una proposta dirompente: trasformare i funerali in<br />

festeggiamenti poichè «quando muore qualcuno, si verifica una leggera<br />

flessione sulla curva discendente delle risorse alimentari ed energetiche del<br />

Pianeta».<br />

36


Un allievo dei corsi professionali per infermieri urlò: «Dicono che<br />

questa è una scuola di feci e che deve essere distrutta: con una dieta<br />

appropriata cerchiamo intanto di migliorare le feci!».<br />

Fu accolto con una bordata di fischi e bollato come riformista,<br />

termine infamante, in quel tempo felice.<br />

Seguirono caotiche votazioni per alzata di mano sulle mozioni più<br />

strampalate e si cost<strong>it</strong>uì lo «Scuotimento dei Discenti», sembrando ai<br />

promotori troppo chiaro, e perciò banale, denominarlo «Movimento<br />

Studentesco». Ma suonò la campanella e la maggioranza dei convenuti se<br />

se andò. Rimasero soltanto i capi e qualche attivista a votare la seguente<br />

mozione, poi risultata approvata all’unanim<strong>it</strong>à da tutta l’assemblea:<br />

L’assemblea dello Scuotimento dei Discenti<br />

PRESO ATTO<br />

della necess<strong>it</strong>à di portare avanti un discorso a livello<br />

AUSPICA<br />

al lim<strong>it</strong>e il coinvolgimento della comun<strong>it</strong>à per realizzare sè stessa in misura<br />

esperienziale<br />

DENUNCIA<br />

l’ingerenza degli Stati Un<strong>it</strong>i d’America nelle vicende interne dell’ Ist<strong>it</strong>uto<br />

Geranioli di Roraro<br />

SI OPPONE<br />

alla gestione verticistica di base delle strutture<br />

RIBADISCE<br />

la sua opposizione al sistema<br />

Delegato plenipotenziario della CIA, sezione di Roraro:<br />

15.<br />

GO HOME !<br />

La prima assemblea sembrò ai più essere anche l’ultima, considerata<br />

la lat<strong>it</strong>anza di argomenti seri su cui impostare un dibatt<strong>it</strong>o. Ne furono<br />

invece convocate molte altre, in orario scolastico, ad un r<strong>it</strong>mo<br />

impressionante, con gli ordini del giorno più strani e futili.<br />

Sergio Scatolo fu defenestrato e i professori rivoluzionari<br />

nominarono leader degli studenti un certo Arsenio Mercaptani della III<br />

chimici B. Formalmente, risultava eletto dall’assemblea sovrana.<br />

37


Mercaptani era un giovane brutto, miope, occhiali con la montatura<br />

di sinistra, malrasato, capelli lunghi d’ordinanza. Era affetto da sigmacismo<br />

(il cosiddetto pifello), particolare comune a molti estremisti del tempo. (Le<br />

più bizzarre teorie, elaborate da alcuni sociologi per spiegare il fenomeno,<br />

<strong>non</strong> hanno mai trovato cred<strong>it</strong>o presso gli studiosi).<br />

Tra i partecipanti alle caotiche assemblee, Mercaptani era l’unico<br />

capace di mettere insieme quattro parole comprensibili, con un numero di<br />

cioè, di discorso, di a livello e di parolacce abbastanza contenuto. Pur<br />

dichiarandosi proletario - come imponeva le retorica del tempo - era un<br />

proletarista, un borghese nel senso più deteriore del termine, figlio unico<br />

del proprietario della «Roraro Carri». Non era questa una fabbrica di carri e<br />

carretti agricoli; la ragione sociale della d<strong>it</strong>ta derivava dall’inglese car.<br />

Per una certa educazione ricevuta in famiglia e discrete possibil<strong>it</strong>à<br />

economiche, Arsenio era inev<strong>it</strong>abilmente portato a sottomettere i compagni,<br />

in maggioranza autentici proletari.<br />

Non mancava di referenze. Qualche giorno prima dell’invest<strong>it</strong>ura,<br />

insieme a pochi coraggiosi, aveva compiuto tre giri intorno all’autosalone<br />

del padre, scandendo slogan rivoluzionari.<br />

Per distruggere il sistema - altro slogan ricorrente in quei tempi<br />

remoti - Mercaptani entrava a scuola sistematicamente in r<strong>it</strong>ardo, con<br />

supponenza. <strong>In</strong>dugiava per qualche minuto davanti alla portineria e si<br />

poneva in capo - per dimostrare il suo disprezzo per le ist<strong>it</strong>uzioni - il<br />

berretto a cupola alla Lucio Dalla, in voga a quel tempo.<br />

Il signor Giuseppe, nauseato da queste manovre, un giorno lo aspettò<br />

al varco declamando ad alta voce dei versi di Pasolini letti su l’ «Espresso»:<br />

«Avete facce di figli di papà. / Vi odio come odio i vostri papà. /<br />

Buona razza <strong>non</strong> mente. / Avete lo stesso occhio cattivo ...».<br />

Mercaptani finse di <strong>non</strong> sentire, <strong>non</strong> volendo abbassarsi a discutere<br />

con il custode di un edificio di proprietà dello Stato repressore.<br />

Nessuno aveva mai visto Arsenio ridere, o sorridere, ma soltanto<br />

sghignazzare; ciò si verificava tutte le volte in cui era costretto ad ascoltare,<br />

incapace di ribattere, le tesi degli avversari pol<strong>it</strong>ici, cioè tutto l’arco<br />

cost<strong>it</strong>uzionale e gli indifferenti. Camminava con passo strascicato e parlava<br />

lentamente, pronunciando rabbia, furore, violenza ed altre dure parole con<br />

una flemma più adeguata alla descrizione di un tramonto.<br />

Arsenio passava la sua giornata nel Bunker. Era così chiamato un<br />

seminterrato usato come ripostiglio, teoricamente messo a disposizione di<br />

38


tutti gli studenti, ma accessibile soltanto ai pochi attivisti dello<br />

Scuotimento.<br />

Il leader si incontrava talvolta anche in classe, semisdraiato sul banco<br />

ma, stranamente, soltanto quando veniva convocato dal Capo d’Ist<strong>it</strong>uto, per<br />

consultazioni, attraverso gli altoparlanti. (Il buon preside subentrato all’ing.<br />

Stalagmone aveva chiesto e ottenuto il trasferimento in altra sede. Il<br />

successore era un giovane intelligente e scaltro). Senza rivolgere uno<br />

sguardo ai compagni e all’insegnante, Mercaptani si alzava lentamente ed<br />

usciva in silenzio, cosciente dei gravi comp<strong>it</strong>i che lo attendevano. Non<br />

sospettava, poveretto, di essere un burattino manovrato dall’astuto preside.<br />

Arsenio appariva talvolta anche in laboratorio, ove i compagni<br />

eseguivano con entusiasmo le ricerche dei componenti una miscela.<br />

Riposava per qualche tempo appoggiato al suo - diciamo così - posto di<br />

lavoro, sfin<strong>it</strong>o per l’energia spesa nel comporre invettive in versi. (Non è<br />

facile trovare parole, oltre le scontate fogne, che facciano rima con<br />

carogne). Poi, tornava nel Bunker r<strong>it</strong>enendo disdicevole, per un futuro<br />

per<strong>it</strong>o chimico, sporcarsi le mani con i reagenti. Tanto, e comunque, una<br />

volta terminato il lavoro, una delegazione di classe si sarebbe recata nel<br />

Bunker con la relazione sull’opera svolta. Assertore del lavoro di gruppo,<br />

uno dei cavalli di battaglia dei rivoluzionari blablali, Mercaptani apponeva<br />

la sua firma accanto a quelle dei compagni.<br />

Quando Auco seppe della nomina a leader di Mercaptani, anche se in<br />

primo momento aveva dimostrato simpatia per lo Scuotimento, giudicando<br />

oltremodo pos<strong>it</strong>ivi l’anel<strong>it</strong>o di libertà e la volontà di spazzare via gli<br />

ammuff<strong>it</strong>i costumi borghesi ottocenteschi, prese le distanze da quel gruppo<br />

di fanatici, diventando così automaticamente «nemico del popolo».<br />

A colleghi e studenti diceva: «Brutto segno, hanno scelto come<br />

condottiero un lavativo scansafatiche, abile nello sfruttare il lavoro dei<br />

compagni». Non sapeva di parafrasare Leo Longanesi: «Non sono le idee<br />

che mi spaventano ma le facce che rappresentano quelle idee».<br />

<strong>In</strong>fatti, avrebbe poi raccontato il prof. Palvezzi ai suoi figli, «mai<br />

come in quegli anni, a Roraro, tante cose giuste furono proclamate dalle<br />

persone sbagliate e la malafede di alcuni rivoluzionari respinse anzichè<br />

attrarre molti potenziali prosel<strong>it</strong>i. Ancor oggi, per come sono stati allora<br />

presentati, molta gente prova avversione per i problemi ecologici».<br />

Arsenio Mercaptani si diplomerà per<strong>it</strong>o chimico industriale<br />

capotecnico svolgendo il tema di Italiano, preparato dai burocrati del<br />

39


Ministero prontamente adeguatisi al nuovo corso, e presentando una tesi<br />

sperimentale.<br />

Tema. Il metodo partecipativo auspica il riorientamento delle linee<br />

di tendenza in atto secondo un modulo di interdipendenza, ipotizzando e<br />

perseguendo, in amb<strong>it</strong>o omogeneo, ai diversi livelli, una congrua<br />

flessibil<strong>it</strong>à delle strutture.<br />

Svolgimento. Coerente al tema, con ripetute c<strong>it</strong>azioni di certi Kraxi,<br />

Kossiga e Kossutta e di una <strong>non</strong> ben precisata area laika.<br />

Tesi sperimentale. Analisi chimica di un film plastico usato per il<br />

trasporto delle derrate alimentari dalla produzione al consumismo nei<br />

Paesi ad economia mista.<br />

Studenti: Collettivo Rivoluzionario Filoneista della classe V C, sez. chimici<br />

industriali.<br />

Leader: Riv. Fil. Mercaptani Arsenio.<br />

Relatore: Chiar. Prof. Riv. Fil. <strong>In</strong>dolo Giorgio.<br />

Nella sua monumentale opera sul protocap<strong>it</strong>alismo lo Hart (1) accenna<br />

ad una deplorevole ab<strong>it</strong>udine degli uomini dell’età del bronzo: il trasporto<br />

delle banane, dall’albero alla caverna, avvolte in foglie di banano, forse il<br />

primo esempio di conten<strong>it</strong>ore a perdere. <strong>In</strong> tempi meno remoti, i sacerdoti<br />

di Baal lanciano invano anatemi contro le schiave, colpevoli di trasportare<br />

l’olio di sesamo apr<strong>it</strong>i, acquistato al mercatino rionale di Sidone, <strong>non</strong> nella<br />

cav<strong>it</strong>à delle mani bensì in otri di materiale plastico ricavato dalla gobba dei<br />

dromedari.<br />

Anche un lavoro di Jacov<strong>it</strong>ti (2) e un film di Cerchio (3) mostrano<br />

quanto sia antico l’uso di anfore per il vino, canestri per la frutta, ampolle<br />

per balsami ed altri prodotti delle antiche civiltà consumistiche. [Seguono<br />

duecentosessantacinque pagine di cui ben tre dedicate alla parte<br />

sperimentale, ndr].<br />

(1) Hart, Johnny - L’antichissimo mondo di B.C. - Milano, 1960.<br />

(2) Jacov<strong>it</strong>ti, Ben<strong>it</strong>o - Pippo, Palla e Pertica e i gladiatori - Milano, 1961.<br />

(3) Cerchio, Fernando - Totò contro Maciste - Roma, 1962.<br />

16.<br />

40


Negli anni Settanta, la popolazione scolastica dell’Ist<strong>it</strong>uto Genarioli<br />

aumentò notevolmente, con un corrispondente aumento del personale. La<br />

pace regnante da sempre in Ist<strong>it</strong>uto tra studenti, professori e bidelli, sotto la<br />

spinta rivoluzionaria dei Blablali, divenne guerra aperta.<br />

Auco potè osservare da vicino, nel bene e nel male, l’evolversi della<br />

s<strong>it</strong>uazione. Ebbe modo di conoscere alcuni strani tipi sbarcati al Geranioli,<br />

quasi tutti neolaureati e neodiplomati. Tra gli insegnanti, i nuovi venuti<br />

erano in maggioranza demotivati, considerando l’insegnamento come un<br />

impiego di serie C. «Tuttavia» - sosteneva il signor Giuseppe - «come<br />

biasimarli quando il personale scolastico è premiato, a distanza di anni<br />

dalla firma dei contratti di lavoro, dopo una serie di scioperi, con anticipi<br />

sugli arretrati?».<br />

«Alcuni dei nuovi insegnanti» - racconterà Palvezzi - «erano<br />

abilissimi nel redigere i programmi preventivi, poi <strong>non</strong> svolti per incapac<strong>it</strong>à<br />

di organizzare il lavoro, a differenza dei docenti più anziani, i quali<br />

consideravano ipocr<strong>it</strong>a mettere per iscr<strong>it</strong>to ciò che soltanto in parte<br />

avrebbero potuto sviluppare nel corso dell’anno scolastico».<br />

Gli anziani meno furbi furono sconvolti sentendo parlare di<br />

«adeguata sistematizzazione, in blocchi tematici, dei contenuti di carattere<br />

fenomenologico operativo e delle correlazioni e/o interdipendenze<br />

metodologiche». Per qualche tempo si sentirono dei sopravvissuti, incapaci<br />

di adeguarsi al presente. Ma quando si accorsero che il linguaggio dei<br />

nuovi arrivati era soltanto una cortina fumogena, ripresero fiducia. Scriverà<br />

Giulio Nascimbeni: «... ev<strong>it</strong>ano la semplic<strong>it</strong>à come se fosse un vizio<br />

disonorevole e lo fanno con autorevole sprezzo del ridicolo».<br />

Stanco di essere trattato con sufficienza dalle nuove leve, Palvezzi<br />

chiese di leggere, durante una riunione dei docenti, un «blocco tematico»<br />

dedicato ai tre stati di aggregazione dell’acqua. Tra lo stupore dei presenti,<br />

esordì, serissimo:<br />

«Final<strong>it</strong>à generali. Il curricolo interdisciplinare specifico, la<br />

propedeutic<strong>it</strong>à e la complementarietà intercorrenti tra il ghiaccio, l’acqua<br />

liquida e il vapor d’acqua, tenendo conto dei prerequis<strong>it</strong>i dei discenti, della<br />

esigenza di raccordo tra le acquisizioni già in loro possesso e quelle nuove,<br />

che riflettono spesso la logica interdisciplinare specifica, devono conferire<br />

un taglio che consenta una apertura in varie direzioni, con possibil<strong>it</strong>à di<br />

approfondimento in senso ecologico-ambientale, igienico-san<strong>it</strong>ario,<br />

agroalimentare, chimico-biologico, energetico alternativo.<br />

41


Obiettivi generali. La presentazione organica ed armonica delle<br />

correlazioni e delle interdipendenze tra i tre stati fisici dell’acqua sono<br />

volte alla formazione della personal<strong>it</strong>à dei giovani per le potenzial<strong>it</strong>à<br />

formative e culturali da essi intrinsecamente possedute; inoltre, attraverso<br />

lo studio e l’osservazione dei fenomeni di fusione e vaporizzazione, i<br />

discenti potranno acquisire una realistica immagine della natura della<br />

scienza, pur nel mantenimento di una corretta articolazione di ciascuna<br />

delle tra fasi (solida, liquida e gassosa) e in stretto raccordo ... ».<br />

Non potè continuare, subissato dagli applausi.<br />

Da quel giorno, molti giovani colleghi chiesero umilmente il suo<br />

parere prima di depos<strong>it</strong>are in presidenza il programma preventivo, ed egli si<br />

divertì a suggerire piani di studio ancora più balordi e insensati di quello<br />

proposto.<br />

Uno degli ultimi acquisti del Geranioli era il professor Michelangiolo<br />

Proteano (Disegno tecnico). Rorarotto narcisista, godeva visibilmente<br />

quando apponeva la sua firma su registri di classe, verbali, petizioni ed altre<br />

scartoffie. Imperversava ovunque anche con il pennarello ed il suo nome<br />

era tristemente noto ai sovrintendenti alle Belle Arti. Colpiva ovunque. Chi<br />

avesse tempo da perdere può trovare la sua firma, accanto a quelle delle<br />

sol<strong>it</strong>e coppiette, sopra un piedone del Mosè di Michelangelo, su un<br />

sarcofago in S. Apollinare in Classe, sugli affreschi di Masolino a<br />

Castiglione Olona, sulla tomba di Ilaria del Carretto nel duomo di Lucca.<br />

Michelangiolo aveva vinto il terzo premio in un concorso di p<strong>it</strong>tura,<br />

indetto dalla Pro loco di Roraro, «... per l’originale contributo neomoderno,<br />

senza ripiegamenti e ineleganze decadenti di sfocati p<strong>it</strong>toricismi, tracciato<br />

come punto di cronaca in larga misura privo di pesantezze metalliche, in<br />

splendida ambigu<strong>it</strong>à tra la bidimensional<strong>it</strong>à dell’affresco e la<br />

tridimensional<strong>it</strong>à del duroplasto. Pur risentendo di una certa accademic<strong>it</strong>à<br />

formale, le sue esangui figure cost<strong>it</strong>uiscono una somma di concrezioni che<br />

evidenziano una coagulazione del caos cromatico fortemente incisiva; i<br />

segni si affollano intorno ad un sentimento come il baluginìo di una<br />

uman<strong>it</strong>à perduta».<br />

Come scrisse Ennio Flaiano, l’Italia è il paese dei geni compresi.<br />

Non disponendo di altri mezzi per accattivarsi la simpatia dei<br />

giovani, Proteano ricorreva alla demagogia. Quando entrava in classe<br />

faceva togliere la pedana sotto la cattedra, a suo parere simbolo del potere e<br />

<strong>non</strong> semplice accorgimento tecnico. Essendo piuttosto piccolo di statura era<br />

42


quindi costretto, tra le risate degli allievi, a salire su uno sgabello quando<br />

doveva usare la lavagna, inchiodata al muro dietro la cattedra.<br />

Un altro tipo strano era il professor Aldo Pentosi; insegnava<br />

matematica aprendo stancamente le pagine del libro di testo ed indicando ai<br />

ragazzi i numeri degli esercizi da svolgere. La sua vera passione era la<br />

dietrologia. Anche il più stupido avvenimento era, secondo lui, frutto di<br />

intrighi e ricatti «caratteristico atteggiamento degli individui del suo<br />

stampo» - commentò Palvezzi - «incapaci di ammettere il successo di un<br />

collega dovuto alle doti personali anzichè all’intervento di un personaggio<br />

influente». Era autore di un manuale di dietrologia, ined<strong>it</strong>o, povero di<br />

definizioni ma, come richiedeva la materia, ricco di allusioni. Sfogliando il<br />

dattiloscr<strong>it</strong>to, si incontravano velati accenni a rapporti omosessuali tra il<br />

sindaco di Roraro e quello di New York, a cui si doveva un piano di aiuti<br />

economici all’Italia. Più avanti si parlava di cospicui finanziamenti, da<br />

parte delle Cartiere Artigiane Riun<strong>it</strong>e, ad un movimento ecologista,<br />

affinchè impostasse una campagna di stampa contro il polietilene usato per<br />

i sacchetti della spesa.<br />

Grandi e piccoli ed<strong>it</strong>ori avevano rifiutato di pubblicare il lavoro<br />

sospettando si celasse, in quell’ammasso di idiozie, il messaggio di qualche<br />

potente, interessato alla pubblicazione del manuale per oscuri e<br />

inconfessabili motivi.<br />

Il professor Giorgio <strong>In</strong>dolo aveva invece stampato un saggio, a sue<br />

spese, prima in ciclostile e poi con la pedalina della Stamperia Artigiana<br />

Rorarotta. Per l’occasione, la piccola tipografia cambiò ragione sociale<br />

divetando Ed<strong>it</strong>rice Tipografica Rorarotta. T<strong>it</strong>olo del libro: «Discorso sul<br />

lied attribu<strong>it</strong>o al cosiddetto Maestro di Mahler: E la Mariana la va in<br />

campagna / Fin ch’el sol tramonterà tramonterà tramonterà / Chissà<br />

quando chissà quando r<strong>it</strong>ornerà».<br />

L’opera, di cui esiste ancora qualche copia nel bunker del Geranioli,<br />

fu così segnalata sull’Eco di Roraro da un avversario pol<strong>it</strong>ico: «L’A.<br />

ribadisce e sviluppa la sua ideologia di retroguardia, confrontando<br />

spudoratamente la protagonista della popolare filastrocca con la donzelletta<br />

leopardiana. La Marianna, sottolinea l’A., <strong>non</strong> vien dalla campagna in sul<br />

calar del sole, ma va in campagna e si trova così bene che <strong>non</strong> si sa quando<br />

r<strong>it</strong>ornerà. <strong>In</strong> oltre ottocento pagine viene tessuto l’elogio del tempo che fu,<br />

quando la Marianna si alzava ogni giorno prima dell’alba e faceva un po’ di<br />

footing, percorrendo gioiosa con la vanga in spalla i cinque kilometri che<br />

43


separavano il campo dal suo tugurio. Poi iniziava a zappare, continuando<br />

fino al tramonto, in una campagna <strong>non</strong> contaminata dai trattori e altre<br />

macchine inquinanti. <strong>In</strong> realtà, come testimoniò un pronipote, la Marianna è<br />

vissuta maledicendo con parole irriferibili l’essere nata contadina; a<br />

trent’anni ne dimostrava sessanta, sdentata, il viso solcato da profonde<br />

rughe scavate dai benefici raggi UV dei campi, il corpo deformato dai parti,<br />

il rachide ridotto a S dal peso del gerlo».<br />

17.<br />

I pochi bidelli del decennio precedente la rivoluzione blablale erano<br />

maestri nell’arte di defilarsi quando si profilava un lavoro, ma con un certo<br />

stile, consapevoli di sbagliare. <strong>In</strong>oltre, <strong>non</strong> avrebbero mai denunciato un<br />

collega al capo del personale.<br />

Per effetto della rivoluzione, vecchi e nuovi bidelli incattivirono,<br />

mettendo tutto in discussione. Si scannarono a vicenda, imprecando contro<br />

gli studenti imbrattatori, i professori che tolleravano lo scempio o<br />

addir<strong>it</strong>tura collaboravano, il preside che <strong>non</strong> sapeva far rispettare i<br />

regolamenti (agli altri). Perso ogni pudore, oziavano tutto il giorno riun<strong>it</strong>i<br />

in gruppi, discutendo ad alto volume sui dir<strong>it</strong>ti dei lavoratori e sui r<strong>it</strong>ardi<br />

nella corresponsione del «compenso per lavoro straordinario» , una sorta<br />

di fringe benef<strong>it</strong> per i poveri, ma uguale per tutti.<br />

Un’altra occupazione dei bidelli era quella di radunarsi davanti ad<br />

una finestra, commentando e cr<strong>it</strong>icando ad alta voce i metodi di lavoro di<br />

alcuni muratori intenti ad erigere una nuova ala dell’Ist<strong>it</strong>uto. Gli edili,<br />

quattro omaccioni che lavoravano per otto, furibondi rispondevano con<br />

insulti feroci agli otto bidelli che occupavano due posti previsti dalla pianta<br />

organica del Geranioli.<br />

Il portavoce della categoria dei <strong>non</strong> docenti era ovviamente l’ultimo<br />

arrivato, Capranica Nando, romano de Roma, viso rotondo, barba nera,<br />

occhiacci cattivi; ricordava vagamente un noto leader del Movimento<br />

Studentesco del tempo.<br />

Un corridoio dell’Ist<strong>it</strong>uto, dopo alcuni lavori di ampliamento, risultò<br />

lungo esattamente cento metri. Tre bidelli provvedevano alla sua pulizia e<br />

tutto andò liscio fino a che prese servizio Porfi Rina, una fanatica della<br />

pulizia. Ex-secondina in un carcere femminile, per deformazione<br />

professionale <strong>non</strong> sapeva parlare ma soltanto urlare a squarciagola. Auco la<br />

sentì da lontano confidare ad una collega un sospetto r<strong>it</strong>ardo delle<br />

44


mestruazioni della figlia. La Porfi, più portata alla prevenzione che alla<br />

cura, divenne il terrore di studenti e professori, lanciando urla terribili<br />

quando gettavano dappertutto mozziconi di sigarette, cartacce ed altri<br />

rifiuti. Nessun professore filoneista avrebbe mai osato dichiararsi contro la<br />

libertà di imbrattamento.<br />

«Misteri delle ideologie» - notò Palvezzi - «i più assidui nell’ usare<br />

aule, corridoi e scale come pattumiere sono proprio gli studenti più vicini a<br />

<strong>In</strong>dolo, il mio collega ecologista».<br />

La Porfi, incaricata di sost<strong>it</strong>uire uno dei tre bidelli addetti al lungo<br />

corridoio, pretese che il suo terzo venisse esattamente delim<strong>it</strong>ato, <strong>non</strong> un<br />

centimetro di più, <strong>non</strong> un centimetro di meno. Dopo una interminabile<br />

assemblea in cui si parlò anche dei servizi segreti americani, i bidelli<br />

pretesero dalla presidenza l’inserimento, nel pavimento, di due lamine di<br />

ottone a 33,33 m di distanza. Da quel giorno, due terzi del lungo corridoio<br />

apparvero più sudici di quanto <strong>non</strong> fossero, per contrasto con il terzo della<br />

Porfi, tirato a specchio. Dopo qualche giorno dall’installazione dei confini,<br />

tuttavia, le discussioni ripresero: le lamine di ottone erano troppo larghe<br />

(circa mezzo centimetro) cosicchè <strong>non</strong> appariva chiaro chi dovesse pulirle.<br />

<strong>In</strong> una seconda assemblea fu deciso di praticare, dopo misurazioni più<br />

accurate, una sottile incisione sulle lastrine. L’incidente di confine fu poi<br />

dimenticato ma le urla ripresero più forti di prima, per motivi ancora più<br />

futili.<br />

Al Geranioli, per effetto della rivoluzione blablale, gli alti e i bassi, i<br />

grassi e magri, i colti e gli ignoranti, insomma ogni persona, animale e<br />

oggetto vennero classificati in due categorie: filoneisti e foboneisti.<br />

Erano filoneisti, per autodefinizione, i rivoluzionari blablali ma<br />

anche il pastore tedesco, i capelli lunghi, i maglioni e le sciarpone di lana,<br />

la ch<strong>it</strong>arra, lo zucchero di canna, la C<strong>it</strong>roën Dyane, la grappa, il pandoro,<br />

l’eroina, gli zoccoli.<br />

Furono defin<strong>it</strong>i foboneisti tutti i part<strong>it</strong>i pol<strong>it</strong>ici, la cravatta, la riga dei<br />

pantaloni, le lenti a contatto, il panettone, lo zucchero di bietola, la cocaina,<br />

le scarpe con le stringhe.<br />

Venne targato foboneista anche il professor Palvezzi, un uomo che<br />

aveva combattuto in montagna per liberare il Paese da una d<strong>it</strong>tatura<br />

cialtrona e preparare un mondo migliore per chi, allora <strong>non</strong> ancora nato, ora<br />

lo contestava. Le definirono retrogrado perchè detestava le chiacchiere,<br />

amava la sua professione e <strong>non</strong> tollerava comizi nei laboratori chimici.<br />

45


Auco, sfidando le ire di Mercaptani, diceva agli studenti dello Scuotimento<br />

con i quali era possibile dialogare, ma soltanto in privato: «Non potete<br />

dividere il mondo in buoni (voi e la classe operaia che <strong>non</strong> conoscete) e<br />

cattivi. Non esistono due persone sulla Terra aventi le stesse impronte<br />

dig<strong>it</strong>ali, lo sanno tutti». <strong>In</strong>calzava: «Lo avrete studiato. Quando una<br />

persona mangia una bistecca, scinde le proteine della carne negli<br />

amminoacidi che le compongono, ricostruendo nel proprio organismo<br />

nuove proteine per così dire personali, diverse da quelle prodotte da<br />

chiunque altro mangi la stessa bistecca» .<br />

«Pregiudizi borghesi» - rispondevano.<br />

Auco tornava alla carica c<strong>it</strong>ando loro persino il principio di<br />

indeterminazione di Heisenberg: «Se sappiamo dove si trova una<br />

particella <strong>non</strong> sappiamo quello che sta facendo e se sappiamo cosa sta<br />

facendo <strong>non</strong> sappiamo dove si trova».<br />

Malgrado la ripugnanza per le tesi manichee dei rivoluzionari, Auco<br />

tentò una classificazione del personale del «Geranioli » dividendolo in<br />

categorie e sottocategorie:<br />

1. Sinistra storica.<br />

2. Cattolici.<br />

2.1. Credenti e praticanti.<br />

2.2. Credenti <strong>non</strong> praticanti.<br />

2.3. Praticanti <strong>non</strong> credenti.<br />

3. Destre.<br />

3.1. Conservatori.<br />

3.2. Nostalgici del regime fascista.<br />

3.3. Contrari per reazione allo strapotere della categoria 4.<br />

4. Rivoluzionari blablali.<br />

Nota. Molti docenti e <strong>non</strong> docenti appartenenti, negli anni del predominio<br />

DC, alla sottoclasse 2.3, ora appartengono alla classe 4.<br />

Apparteneva alla classe 3.3. la professoressa Rosalba Terpineolo, una<br />

bravissima insegnante di Lettere del corso B chimici, scr<strong>it</strong>trice di romanzi e<br />

commedie, amata dai ragazzi e dalle ragazze anche per i modi soltanto<br />

apparentemente bruschi con cui trattava studenti e colleghi, una corazza per<br />

nascondere un gran desiderio di dare e ricevere affetto. Era tuttavia poco<br />

conosciuta dalla maggioranza degli studenti del Geranioli, cost<strong>it</strong>uendo ogni<br />

46


sezione una repubblica indipendente. Spir<strong>it</strong>o libero, anticonformista, allo<br />

scoppio della rivoluzione blablale si era dichiarata apertamente su posizioni<br />

di destra, quando molti colleghi delle classi 2. e 3., tra cui don Ammonio, si<br />

erano abilmente mimetizzati. Auco l’ammirava moltissimo e avrebbe<br />

raccontato spesso, agli studenti del dopo rivoluzione, il primo e ultimo<br />

intervento in assemblea della professoressa Terpineolo. <strong>In</strong>trepida, aveva<br />

demol<strong>it</strong>o con poche graffianti argomentazioni alcune fumose teorie blablali<br />

enunciate quel giorno. Subissata dai fischi, si era abilmente rimpossessata<br />

del microfono scandendo: «Signori, in America si fischia per applaudire:<br />

commossa, vi ringrazio e vi saluto». E se ne andò. <strong>In</strong> segu<strong>it</strong>o, anche se <strong>non</strong><br />

perdeva occasione per cr<strong>it</strong>icare ferocemente colleghi e allievi, gli studenti<br />

filoneisti riconobbero sempre la sua buona fede e la apprezzarono più di<br />

prima, disprezzando invece quei professori e bidelli schierati sulle loro<br />

posizioni soltanto per bassi interessi personali.<br />

<strong>In</strong> un mondo dove tutto veniva messo in discussione, alla ricerca di<br />

qualcosa di solido a cui appoggiarsi, Auco trovò conforto nelle definizioni<br />

del Sistema internazionale delle un<strong>it</strong>à di misura. Sono dogmatiche ma<br />

democratiche - rimuginava - essendo il frutto di lunghi studi e di accordi<br />

internazionali; purtroppo nomi e simboli sono stravolti e <strong>non</strong> soltanto dalla<br />

stampa <strong>non</strong> specializzata.<br />

<strong>In</strong> un grande quotidiano Auco trovò alcune perle che ricopiò e<br />

commentò in un suo libriccino. Un uomo può sopportare senza rischi fino a<br />

100 milligrammi di alcool al giorno (poca cosa, nemmeno 1 cm 3 di vino,<br />

probabilmente l’autore intendeva millil<strong>it</strong>ri). La dose giornaliera di alcool<br />

deve essere lim<strong>it</strong>ata a 400 millil<strong>it</strong>ri (ora sono veramente troppi,<br />

corrispondenti a circa 3,5 l di vino). E’ una materia plastica che brucia con<br />

la stessa facil<strong>it</strong>à di un comune oggetto di plastica (sic). Nel favoloso<br />

Antartide vi è carbone coke sui monti di Ellswohrt (veramente il coke è un<br />

carbone artificiale...). Il kilowatt è la forma più costosa di energia (l’autore<br />

voleva riferirsi probabilmente all’energia elettrica; per inciso il watt <strong>non</strong> è<br />

una un<strong>it</strong>à di misura dell’energia ma della potenza). Sono state trafugate<br />

preziose filiere di platino-radio (è chiaramente un refuso, radio per rodio,<br />

ma i rivoluzionari blablali potranno sostenere che i lavoratori tessili<br />

operano in un ambiente radioattivo...). Nel fumo delle sigarette si trova il<br />

polonio 210, radioattivo (dopo questo gratu<strong>it</strong>o terrorismo verbale, i<br />

fumatori continueranno imperterr<strong>it</strong>i a fumare, magari durante una marcia<br />

contro le centrali nucleari...).<br />

47


18.<br />

Auco, anima semplice, assistette allib<strong>it</strong>o all’irruzione delle parolacce.<br />

Gli adolescenti, si dice, da sempre praticano il turpiloquio per sentirsi<br />

adulti e vincere l’insicurezza propria della loro età. Al Geranioli nessuno<br />

studente, prima della rivoluzione blablale, avrebbe usato un linguaggio<br />

poco corretto in presenza di un professore.<br />

Ora, viceversa, erano alcuni professori e professoresse filoneisti ad<br />

infiorare i loro discorsi con i più crudi termini anatomici popolareschi.<br />

Appena tollerati dagli studenti per la loro insipienza, credevano in tal modo<br />

di dimostrarsi aperti e disponibili verso i problemi giovanili. Viceversa, il<br />

loro giovanilismo era patetico, insopportabile per i ragazzi.<br />

La docente di Spagnolo, <strong>In</strong>maculada Purisima Dolorida Elocuencia y<br />

Estafilococo in Scaramaglini, fondatrice e leader del collettivo Virulencia,<br />

durante un consiglio di classe aveva defin<strong>it</strong>o estronza la collega di <strong>In</strong>glese<br />

Lina Morfo, anch’essa filoneista ma considerata più a destra perchè, nelle<br />

sue battaglie per la difesa della natura, si arrestava ai batteri, <strong>non</strong> blablando<br />

per la protezione dei virus.<br />

La Scaramaglini tormentava colleghi e studenti pretendendo di<br />

imporre a tutti le sue idee.<br />

Palvezzi era un uomo pacifico, ma alla fine <strong>non</strong> seppe più contenersi.<br />

«Cara collega» - le disse - «vorrei ricordarle un passo de La<br />

Fundación di Antonio Buero Vallejo, da lei sicuramente conosciuto...».<br />

«Sí, sí, cierto» - rispose l’incauta, pur sentendo parlare per la prima<br />

volta della tragedia antifascista e del suo autore.<br />

«Saprà anche che, durante la guerra civile, Vallejo fu condannato a<br />

morte dai franchisti».<br />

«Cierto, cierto».<br />

«Ebbene, ecco cosa scrisse: Te ahorcan porque no sonríes a quien<br />

ordena sonrisas, o porque tu Dios no es el suyo, o porque tu ateísmo no es<br />

el suyo».<br />

<strong>In</strong>furiata, <strong>In</strong>maculada gli voltò le spalle e se andò.<br />

Contemporaneamente alle parolacce, si diffuse l’uso di eufemismi<br />

per indicare malattie, gravi difetti e umili mestieri, considerando offensivi i<br />

termini riportati su tutti i vocabolari. Nella legge 194 del 1978 si incontra:<br />

48


«E’ fatto divieto di usare il termine lebbra, lebbroso, lebbrosario e qualsiasi<br />

altra parola che dalla lebbra derivi».<br />

Oltre ai noti passaggi spazzino → netturbino → operatore ecologico,<br />

a Roraro il ciabattino diventò sutore, lo straccivendolo operatore tessile, il<br />

rottamaio metallurgicista, lo stalliere artiere ippico, il contadino operatore<br />

agricolo, l' apprendistato formazione professionale,<br />

Anche i bottegai di Roraro di adeguarono.<br />

La macelleria divenne sarcoteca, la calzoleria calceamentoteca, il<br />

carrettino del vend<strong>it</strong>ore ambulante di acciughe in salamoia <strong>it</strong>tioteca e così<br />

via.<br />

Le sorelle Tereftalici gestivano un polveroso negozietto di<br />

cianfrusaglie ed erano proprietarie di locali fatiscenti, aff<strong>it</strong>tati a famiglie<br />

poverissime. Vecchie bacucche tutte chiesa e bottega, nella ricorrenza di<br />

san Ribosio commissionavano una messa a don Ammonio per implorare<br />

dal santo, protettore dei locatori, la grazia di un aumento dei ca<strong>non</strong>i di<br />

aff<strong>it</strong>to.<br />

Travolte dall’ondata modernista, rimossero la brutta insegna<br />

sost<strong>it</strong>uendola con tubi fluorescenti ancor più brutti. «Merceria Tereftalici»<br />

divente Boutique Terry. <strong>In</strong> omaggio al franco-inglese della nuova ragione<br />

sociale, accanto alle mutandine esposte in vetrina un cartello informava:<br />

«Anche a puà».<br />

Il figlio del cavalier Tiocumaroni (Roraro Pompe) consigliò al padre<br />

di cambiare l’insegna dell’impresa di pompe funebri in Tanatoteca, oppure<br />

Necroteca. La proposta <strong>non</strong> fu accolta.<br />

Vennero anche stravolti, una volta innescata la reazione a catena,<br />

catalizzata dal conformismo dei rorarotti, antichi modi di dire. Si diffusero<br />

strane espressioni quali <strong>non</strong> audiente come una campana; <strong>non</strong> fonante<br />

come un pesce; <strong>non</strong> videante come una talpa; chi va con il <strong>non</strong><br />

sgambettante impara a <strong>non</strong> sgambettare; <strong>non</strong> ricciuto come una palla da<br />

biliardo e simili.<br />

L’ANMI di Roraro divenne ANNINA (Associazione Nazionale Non<br />

<strong>In</strong>tegri Non Adeguati). I pacifisti divennero forze <strong>non</strong> armate e la caccia<br />

prelievo venatorio. L’atletica leggera attiv<strong>it</strong>à motoria in senso espressivo,<br />

tanto per confondere le idee, mentre un capolavoro di chiarezza fu il<br />

cartello: «Circolazione trasportistico-autobussistica senza emissione del<br />

t<strong>it</strong>olo di viaggio sul mobile, approciabile presso le ticketterie autorizzate,<br />

da obl<strong>it</strong>erare in loco».<br />

49


19.<br />

La cost<strong>it</strong>uzione dello Scuotimento dei Discenti fu soltanto l’innesco<br />

della esplosione rivoluzionaria blablale. Dalle sue periodiche scissioni<br />

nacquero le più strane congreghe i cui membri, divisi su tutto, avevano in<br />

comune l’obiettivo: distruggere il sistema.<br />

«Ma quale sistema?» - chiedeva loro l’ingenuo Auco - «Il sistema<br />

metrico decimale? Il sistema periodico degli elementi? Il sistema del<br />

totocalcio?».<br />

«Il sistema e basta» - rispondevano, <strong>non</strong> sapendo nemmeno loro cosa<br />

fosse. Ma tant’è, lo slogan suonava bene e veniva scand<strong>it</strong>o in ogni<br />

occasione.<br />

Auco chiese lumi a Palvezzi, che tradusse: «Distruggere il sistema<br />

significa scardinare l’ist<strong>it</strong>uto della delega, operazione che prelude l’avvento<br />

delle d<strong>it</strong>tature. Non a caso Mussolini definì “ludi cartacei” le procedure<br />

elettorali e “sorda e grigia, di cui farò un bivacco per le mie camicie nere”<br />

l’aula di Montec<strong>it</strong>orio».<br />

<strong>In</strong> maggioranza, le associazioni si dichiararono collettivi, ma erano<br />

spesso cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e da pochissime persone, o addir<strong>it</strong>tura da una sola, come il<br />

collettivo Virulencia già c<strong>it</strong>ato. A questo, si opponeva la confratern<strong>it</strong>a dei<br />

Democratici Bonari, il cui ciclostilato di presentazione iniziava con «Siamo<br />

contrari ad ogni forma di violenza, sia essa eserc<strong>it</strong>ata dal singolo, dallo<br />

stato, dal clero o dal grande cap<strong>it</strong>ale». Dopo una ventina di pagine<br />

interlinea 1, una graforrea di 75 battute/riga, concludeva con «A morte<br />

polizia e carabinieri, a morte i preti, a morte i cap<strong>it</strong>alisti».<br />

Un altro clclostilato, a cura del Collettivo Agnosticistico, terminava<br />

invece con l’invocazione: «Dio stramaledica gli amerikani».<br />

Alcune ragazzotte fondarono il collettivo femminista Fragil<strong>it</strong>à il tuo<br />

nome è donna Amleto atto primo scena seconda. Erano pure loro contro il<br />

sistema parlamentare, dichiarandolo con un incisivo slogan:<br />

- ELEZIONI + EREZIONI.<br />

Presiedeva la sottocommissione «Sex w<strong>it</strong>hout love» una diciottenne<br />

della V B chimici. Si chiamava Paola Romantrene ed era piuttosto brutta e<br />

scostante, scoraggiando qualsiasi approccio anche da parte dei coetanei con<br />

il chiodo fisso del sesso. Non era mai stata sfiorata da mano maschile e<br />

tuttavia, catturata dal linguaggio blablale, dissertava con saccenteria di<br />

orgasmi multipli, cl<strong>it</strong>oridei, vaginali, e sapeva tutto attorno ai sei gradi della<br />

50


scala Penrig per la misurazione della rigid<strong>it</strong>à del pene. Per lei tutti<br />

argomenti squis<strong>it</strong>amente teorici. Le compagne più smaliziate l’ascoltavano<br />

con gran divertimento mentre sui ragazzi i suoi sproloqui infarc<strong>it</strong>i di<br />

termini anatomici e fisiologici eserc<strong>it</strong>avano un effetto anafrodisiaco.<br />

Assistere ad un intervento chirurgico in una clinica ostetrico-ginecologica<br />

sarebbe stato più ecc<strong>it</strong>ante.<br />

Era però sufficiente vedere la Silvana, la più sexy della sezione,<br />

mentre si sfilava il maglione e indossava il camice di laboratorio, per<br />

rimettere le cose a posto. Gi androsteroidi riprendevano il loro moto<br />

vorticoso e i neuroni a scambiarsi frenetici i consueti messaggi.<br />

Paola, valente centometrista, era famosa in Ist<strong>it</strong>uto per un curioso<br />

episodio. Durante un campionato studentesco provinciale, part<strong>it</strong>a male,<br />

aveva poi ricuperato terreno, tra le urla dei suoi tifosi, superando le<br />

compagne di qualche lunghezza. Quando la v<strong>it</strong>toria era ormai sicura, il<br />

colpo di scena. Paola rallentò deliberatamente, lasciandosi sorpassare.<br />

Aveva interpretato a modo suo, con una certa coerenza, gli<br />

insegnamenti dei compagni filoneisti. Giustificò infatti il suo<br />

comportamento con le parole: «Siamo tutte uguali e <strong>non</strong> è giusto che una di<br />

noi predomini sulle altre».<br />

Un altro collettivo era quello dei Filofoboneisti, così chiamato <strong>non</strong><br />

riuscendo i membri ad accordarsi se blablare per qualcosa o contro<br />

qualcosa. Blablavano inoltre: L’arroganza al potere, i Falsoipocr<strong>it</strong>icisti [I<br />

sinceri, ndr], i Mediomalisti (alla ricerca di una terza via tra il<br />

massimalismo e il minimalismo), La letteratura del rifiuto [rifiuto della<br />

letteratura, ndr] e altri dai nomi e dai programmi altrettanto strani.<br />

Il collettivo Riuniamoci e Discutiamone, aperto a chiunque, era<br />

frequentato da mediocri m<strong>it</strong>omani, esultanti per la possibil<strong>it</strong>à di prendere la<br />

parola su argomenti di cui conoscevano poco o niente, esordendo con quel<br />

secondo me che ancor oggi mette Auco sulla difensiva quando lo sente<br />

pronunciare da qualcuno.<br />

Il gruppuscolo degli Scientisti era nato per combattere gli effetti<br />

negativi degli ioni pos<strong>it</strong>ivi dell’atmosfera sull’equilibrio psicofisico dei<br />

giovani. Propugnava anche il parto in acqua quale preteso r<strong>it</strong>orno alla<br />

natura, anche se nessuna nostra remota antenata e nessuna femmina di<br />

animale terricolo lo ha mai praticato.<br />

51


Era nata in questo ambiente la leggenda metropol<strong>it</strong>ana relativa al<br />

formaggio fabbricato con i bottoni. L’assurda diceria era dovuta al fatto<br />

che la galal<strong>it</strong>e, un plastomero avente oggi soltanto interesse storico, venne<br />

ottenuta partendo dalla caseina del latte e usata tra l’altro per stampare<br />

bottoni. L’odio per l’industria era sfociato nel ridicolo.<br />

Poi, anche a Roraro, comparvero i primi animalisti. <strong>In</strong>izialmente in<br />

pochi, aumentarono rapidamente dopo aver assist<strong>it</strong>o ad una trasmissione<br />

televisiva in cui una distinta signora di mezza età, sentendosi richiedere<br />

quale fosse la sua massima aspirazione, aveva risposto: «Aiutare gli animali<br />

[pausa imbarazzata], i bambini...».<br />

Ebbe breve durata il Fronte vegetalista <strong>non</strong> vegetariano, più a<br />

sinistra degli Animalisti poichè gli accol<strong>it</strong>i decisero di rinunciare, per<br />

solidarietà con ogni essere vivente, anche agli alimenti di origine vegetale.<br />

Si ridussero a cibarsi di salgemma, unica sostanza minerale commestibile.<br />

Dopo qualche giorno il collettivo si sciolse tragicamente.<br />

Proliferarono sette pseudoreligiose, comun<strong>it</strong>à di fanatici che si<br />

autodefinivano immuni da ogni imperfezione mentre il vero saggio,<br />

secondo Palvezzi, è colui che possiede il necessario senso autocr<strong>it</strong>ico e<br />

cerca, senza prevaricare sugli altri, di fare qualcosa per ridurre i danni<br />

provocati dall’ umana fragil<strong>it</strong>à. Tra queste congreghe primeggiava la setta<br />

dei Bimillenaristi, spaventati dalla lettura dell’Apocalisse. Dopo aver<br />

esegu<strong>it</strong>o strani e complessi calcoli - come i loro antenati dell’anno Mille -<br />

avevano dedotto che la fine del mondo sarebbe sopravvenuta allo scoccare<br />

della mezzanotte del 31 dicembre 1999, preceduta da carestie, i<strong>non</strong>dazioni,<br />

epidemie.<br />

«Vorrei sapere» - disse loro Palvezzi «come siete riusc<strong>it</strong>i a calcolare<br />

questa data se <strong>non</strong> si conosce nemmeno l’anno di nasc<strong>it</strong>a di Gesù Cristo?<br />

Calmi, io sarò già morto ma quando voi arriverete al Duemila gli elettroni<br />

dell’universo segu<strong>it</strong>eranno a sciamare intorno al nucleo dei loro atomi, le<br />

molecole a vibrare incessanti, la terra continuerà a ruotare intorno al sole, il<br />

sistema solare a muoversi verso la costellazione di Ercole e le galassie ad<br />

allontanarsi l’una dall’altra, in cammino verso i sovrumani silenzi».<br />

Alcuni dei frequentatori delle varie assemblee erano convinti, con i<br />

loro interventi verbali, di cambiare il corso della storia; altri, più<br />

52


modestamente, di cambiare qualcosa a Roraro o almeno all’interno del<br />

Geranioli. Gli uni e gli altri peccavano di ingenu<strong>it</strong>à perchè, come spiegò<br />

Palvezzi ad Auco, <strong>non</strong> sapevano che ogni decisione veniva presa, dai<br />

sosten<strong>it</strong>ori della democrazia assembleare, in riunioni ristrette a pochi,<br />

tenute in luoghi segreti ma <strong>non</strong> troppo, quasi sempre nella sagrestia di don<br />

Ammonio.<br />

<strong>In</strong> genere, molti frequentavano le assemblee per puro presenzialismo;<br />

a loro si applicava a pennello il proverbio spagnolo divulgato al Geranioli<br />

dal prof. Palvezzi: Que quieren ser el niño al bautismo, la novia en la boda<br />

y el difunto el entierro [Coloro che vogliono essere il bimbo al battesimo, la<br />

sposa al matrimonio e il morto al funerale, ndr].<br />

Scrisse il geom. Caseina nella sua Storia di Roraro: «I presenzialisti<br />

rorarotti cost<strong>it</strong>uiscono una specie umana difficilmente classificabile.<br />

Quando <strong>non</strong> presenziano sono persone del tutto normali e si dichiarano<br />

apol<strong>it</strong>ici. Posseggono però la capac<strong>it</strong>à di adeguarsi alle ideologie, al<br />

comportamento, al linguaggio, all’abbigliamento dei potenti di turno. I più<br />

ambiziosi sono disposti ad ogni bassezza pur di apparire in pubblico,<br />

compiendo acrobazie al fine di essere fotografati, filmati o ripresi in TV<br />

vicini al personaggio importante del momento, sia esso un pol<strong>it</strong>ico, un<br />

canzonettista o un pugile.<br />

Nel ventennio fascista, pur <strong>non</strong> avendo combattuto in nessuna guerra,<br />

molti di loro partecipavano regolarmente ai ranci camerateschi degli excombattenti;<br />

in divisa nera, con l’aquilone sul berretto, si pavoneggiavano<br />

durante le ripetute, interminabili cerimonie. Dopo la Liberazione, si<br />

facevano largo a spintoni per essere fotografati vicino all’oratore, durante i<br />

comizi della Sinistra, esaltando i valori della Resistenza e vantando<br />

inesistenti benemerenze. Altri presenzialisti, in ab<strong>it</strong>o da sera, reggevano il<br />

baldacchino durante la processione nel giorno della festa patronale, tenuta<br />

al pomeriggio.<br />

Il collettivo «Democrazia capillare», ove <strong>non</strong> erano ammessi<br />

individui con i capelli corti, era sorto per contestare l’art. 380 del DPR<br />

27.4.1955 che imponeva l’uso di cuffie di protezione in prossim<strong>it</strong>à di<br />

organi rotanti e fiamme. <strong>In</strong> effetti, i muscolosi capelloni in cuffietta a rete,<br />

nelle officine e nei laboratori dell’Ist<strong>it</strong>uto, ricordavano i bravi dell’edizione<br />

dei Promessi Sposi illustrata dal Gonin.<br />

Ma la sicurezza innanz<strong>it</strong>utto. Auco ricordava il giorno il cui, in un<br />

laboratorio, i lunghi capelli di Arsenio Mercaptani presero fuoco, avendo il<br />

53


leader incautamente abbassata la testa sopra la fiamma di una bunsen. Per<br />

sua fortuna, due compagni lo coprirono prontamente con uno straccio<br />

bagnato; quattro sberle date per un nobile scopo ma con malcelata<br />

soddisfazione, completarono l’opera di spegnimento.<br />

Si perse ogni senso della misura. Auco sentì un ragioniere filoneista<br />

affermare serissimo, rivolto ad una collega: «No, questa sera <strong>non</strong> posso<br />

venire, devo partecipare ad un briefing a livello di capi scout».<br />

Ad una domanda del prof. Palvezzi, un allievo rispose «Secondo me,<br />

l’energia è il prodotto della massa per il quadrato della veloc<strong>it</strong>à». «Vorrà<br />

dire secondo Einstein» - rispose il professore, ma gli allievi <strong>non</strong> capirono<br />

l’ironia.<br />

Anche alla messa domenicale delle dieci, quella della Roraro-bene<br />

(alla quale spesso assistevano i blablali che in assemblea si proclamavano<br />

atei) divenne palestra blablale.<br />

Al momento dell’omelia, infatti, il sacerdote si sedeva compunto in<br />

un angolo. Dopo alcuni minuti di finto imbarazzato silenzio, e un finto<br />

incrociarsi di sguardi interrogativi, una ragazza si alzava ed iniziava a<br />

declamare con aria ispirata, come folgorata dall’accavallarsi di pensieri<br />

profondi: «Secondo me, quello che, cioè, oggi abbiamo sent<strong>it</strong>o dire da Elia<br />

<strong>non</strong> mi trova del tutto d’accordo. Devo però ammettere che il discorso di<br />

Elia, cioè, formula un segno con una prevalenza del nuovo sul fondo<br />

usando un linguaggio cioè direi privo di significato ma appunto per questo<br />

significante...».<br />

(Dal tono confidenziale con cui la ragazza si riferiva al profeta<br />

sembrò, ai profani, l’allusione ad un compagno di assemblea che aveva<br />

appena espresso un parere).<br />

La ragazza si sedeva e - come da copione - si alzava un giovane,<br />

rec<strong>it</strong>ando frasi di questo genere: «Secondo me, siamo presenti in questa<br />

assemblea ecclesiale per portare avanti, cioè, un discorso di ricerca<br />

comportamentale, <strong>non</strong> per trovare delle risposte che <strong>non</strong> esistono. Precipuo<br />

della condizione umana, involucrata nella insostenibile pesantezza<br />

dell’essere, è trovare della forma di un numero considerevole di<br />

informazioni introiettate, viste cioè nella vastissima angolatura<br />

dell’interpretazione, nella misura in cui quanto ha detto Ezechiele [un altro<br />

compagno di scuola, ndr] sulla televisione quale concentrazione<br />

54


dell’esasperazione tecnica a monte e la madornale idiozia degli sprovveduti<br />

utenti a valle...».<br />

A molti gen<strong>it</strong>ori degli studenti del «Geranioli» <strong>non</strong> sembrò vero<br />

poter tornare a scuola per concionare sulla selezione e la mer<strong>it</strong>ocrazia<br />

appoggiando - a loro interessava unicamente la promozione del figlio o<br />

della figlia - le più strampalate teorie blablali, come quella del «sei»<br />

pol<strong>it</strong>ico. Un volantino dello Scuotimento rec<strong>it</strong>ava infatti: «La selezione è<br />

un momento ben preciso della scuola borghese e si è visto che l’unico<br />

modo di risolvere queste cose è il sei generalizzato».<br />

Sotto la d<strong>it</strong>tatura fascista questi gen<strong>it</strong>ori cantarono «Faccetta nera<br />

bell’abissina» sost<strong>it</strong>uendola con «Camerata Richard benvenuto» durante la<br />

successiva campagna per la difesa della razza ariana. Educarono i figli a<br />

<strong>non</strong> pensare ma soltanto a credere, obbedire e combattere. Ora,<br />

spostandosi disinvoltamente da un estremo all’altro, come è costume dei<br />

rorarotti, gioirono invece di piangere sentendo un moccioso affermare<br />

serissimo in televisione: «Ho perso, ma è un gioco; del resto, secondo me,<br />

anche la v<strong>it</strong>a è un gioco».<br />

Proliferarono i più bizzarri periodici ciclostilati; i t<strong>it</strong>oli erano quelli<br />

di noti giornali e riviste, preceduti dai prefissi anti, o contro, oppure segu<strong>it</strong>i<br />

dagli aggettivi democratico o alternativo.<br />

Circolarono a Roraro Motociclismo democratico e Il mobilio<br />

alternativo. «Controinformazione culinaria» arrivò al quinto numero (si<br />

mormorava segretamente sponsorizzata dall’Ente Risi) lanciando una<br />

violenta campagna contro gli spaghetti al pomodoro, dichiarati<br />

cancerogeni. Lo stesso giornale, risorto sotto altro nome dopo la<br />

rivoluzione blablale, apparirà ricco di inserzioni dei più rinomati pastifici e<br />

sosterrà a spada tratta la dieta med<strong>it</strong>erranea.<br />

Alcuni insegnanti del Geranioli appartenevano a più di un collettivo<br />

e ciò comportava spostamenti frenetici da una riunione all’altra, sempre in<br />

r<strong>it</strong>ardo sulla tabella di marcia. La prof. Lina Morfo a cui si è accennato, alta<br />

e magra, di aspetto sgradevole, portava occhialoni da intellettuale<br />

impegnata e indossava soltanto ab<strong>it</strong>i firmati. Il look era completato<br />

dall’immancabile C<strong>it</strong>roën 2 CV - allora status symbol per la sua bruttezza -<br />

sporca e ammaccata. L ’interno era un’accozzaglia di rifiuti e comp<strong>it</strong>i in<br />

classe mai corretti ed il vetro posteriore era tappezzato di patacche<br />

55


inneggianti alle fonti di energia pul<strong>it</strong>a. <strong>In</strong> compenso, motore e marm<strong>it</strong>ta<br />

difettosi emettevano dosi massicce di gas nocivi.<br />

La Morfo avrebbe dovuto insegnare <strong>In</strong>glese ma, appartenendo a ben<br />

otto collettivi filoneisti, passava con disinvoltura dall’uno all’altro portando<br />

con sè il bambino appeso sulle spalle in un finto zainetto peruviano.<br />

Sempre occupata a discutere, in tutte le sedi, di sociozoologia,<br />

sociobotanica e sociomineralogia, <strong>non</strong> parlava che di classe operaia, <strong>non</strong><br />

riuscendo tuttavia a dissimulare il suo disprezzo per la medesima, tipico di<br />

molti pseudointellettuali rorarotti del tempo. La maggior parte di essi <strong>non</strong><br />

aveva mai vis<strong>it</strong>ato uno stabilimento industriale. <strong>In</strong> privato, chiamavano le<br />

operaie fabbrichine, termine dialettale dispregiativo.<br />

La Morfo era malmar<strong>it</strong>ata con un vero operaio, un trevigiano<br />

fresatore alla ComCaRo, sua v<strong>it</strong>tima privilegiata.<br />

Una sera, dopo l’ennesima discussione, giunto al lim<strong>it</strong>e della<br />

sopportazione, l’uomo uscì di casa sbattendo la porta. Se ne andò per<br />

sempre, declamando ad alta voce, come testimoniarono i vicini di casa, una<br />

specie di giaculatoria: Represiòn valamalòra, ristruturasiòn valamalòra,<br />

profesionalisasiòn valamalòra, programasiòn valamalòra.<br />

Il <strong>non</strong> più coniuge della Morfo Lina emigrò in Brasile, dove convive<br />

felicemente con una giovanissima meticcia analfabeta.<br />

Tornando a notte fonda da una riunione del com<strong>it</strong>ato Roraro-<br />

Tanzania, la Morfo nemmeno si accorse della scomparsa del mar<strong>it</strong>o, troppo<br />

occupata ad elucubrare un documento da presentare al presidente degli Stati<br />

Un<strong>it</strong>i e al segretario generale del PCUS. Quella sera, infatti, era stata votata<br />

una mozione dal t<strong>it</strong>olo: «Elezione dei membri delle delegazioni rorarotte da<br />

inviare a Washington e a Mosca onde portare avanti un certo tipo di<br />

discorso sulle nostre proposte per la pace nel mondo a livello di alto<br />

livello».<br />

<strong>In</strong> perenne crisi di ident<strong>it</strong>à, la prof, anzichè insegnare l’inglese,<br />

asfissiava gli studenti con <strong>domande</strong> tipo «Ma cosa devo insegnare? E in che<br />

modo imposto il discorso? E perchè dovrei portare avanti il discorso<br />

dell’inglese se per voi si profila i discorso della disoccupazione?».<br />

Ripeteva la stessa solfa durante gli scrutini, rifiutandosi di assegnare<br />

un voto agli allievi, fanatica ma in fondo in fondo coerente con le ideologie<br />

professate.<br />

Non così si poteva definire la sua collega di Fisica, professoressa<br />

Artemia Guanidinio. Aveva abbracciato la causa dei filoneisti quale<br />

copertura ideologica della sua scarsa voglia di lavorare. Era nota anche<br />

56


fuori Ist<strong>it</strong>uto per la fantasia nell’inventare le giustificazioni per le ripetute<br />

assenze e i sistematici r<strong>it</strong>ardi.<br />

Un giorno il figlio aveva ingoiato un franco svizzero, un altro giorno<br />

era stata coinvolta in un tamponamento a catena causato della nebbia<br />

(sconosciuta a Roraro) e così via inventando.<br />

La Guanidinio era nota anche per aver giudicato un allievo per<br />

telefono, essendo giunta ad uno scrutinio finale senza possedere elementi di<br />

giudizio per assegnargli il voto. Anzichè lim<strong>it</strong>arsi ad inventarlo al<br />

momento, come usavano altre sue colleghe, colta da raptus burocratico, con<br />

una scusa si era allontanata dalla sala del consiglio e, da un apparecchio<br />

installato nel locale pausa-caffè, in presenza di un gruppo di bidelli, aveva<br />

chiamato lo studente, ponendogli qualche domanda sul programma <strong>non</strong><br />

svolto.<br />

Nessuno saprà mai quali furono le risposte. La prof riprese<br />

tranquillamente il suo posto, formulando un giudizio dettagliato sulle<br />

capac<strong>it</strong>à, l’impegno, la buona volontà e la spiccata att<strong>it</strong>udine per lo studio<br />

della materie scientifiche del ragazzo, condensato alla fine con un sei<br />

buono per tutte le stagioni.<br />

20.<br />

Dopo qualche mese dagli avvenimenti narrati, i filoneisti del<br />

Geranioli, stanchi di parlarsi tra loro, r<strong>it</strong>ennero giunto il momento di<br />

esportare le ideologie blablali fuori Ist<strong>it</strong>uto.<br />

Si rivolsero in un primo tempo alle menti fragili, secondo loro più<br />

ricettive, dei ricoverati nella sezione staccata dell’ospedale psichiatrico<br />

provinciale, avente sede in un vecchio edificio alla periferia di Roraro.<br />

Sulla facciata, è ancora possibile leggere: DUCE ! TU SEI TUTTI NOI !<br />

(Sulla incredibile sopravvivenza delle scr<strong>it</strong>te murali fasciste, gli<br />

storici rorarotti sono divisi in due correnti. La prima, detta dei Tecnicisti,<br />

attribuisce il fatto alla eccezionale solid<strong>it</strong>à dei pigmenti usati. La giunta<br />

comunale in carica ai tempi del tentato golpe Borghese - sostiene invece la<br />

categoria dei Dietrologisti - ha fatto dare una ripassata alle scr<strong>it</strong>te per <strong>non</strong><br />

farsi cogliere impreparata in caso di una possibile restaurazione nera).<br />

Nell’ospedale erano ricoverati, insieme agli psicopatici per così dire<br />

normali, alcune persone affl<strong>it</strong>te dalle più strane fobie: la destrofobia e la<br />

levofobia (<strong>non</strong> relative a posizioni pol<strong>it</strong>iche ma paura degli oggetti a destra<br />

o a sinistra del soggetto), la coprofobia e dulcis in fundo, la fobofobia,<br />

57


paura morbosa di diventare fobico. La struttura ospedaliera <strong>non</strong> era in<br />

grado di accogliere i tridecafobici e gli eptadecafobici (credenti<br />

nell’influsso negativo dei numeri 13 e 17), troppo numerosi.<br />

Si mandarono in avanscoperta Sergio Scatolo e alcuni Blablali fidati;<br />

prima di entrare, coprirono il «saluto al duce» con un cartello portante la<br />

scr<strong>it</strong>ta AUTOGESTIONE.<br />

I ricoverati furono adunati nel teatrino - la filodrammatica interna<br />

stava provando la commedia di Gino Rocca Xe no i xe mati no li volemo - e<br />

Scatolo iniziò ad arringarli alla sua maniera becera, convinto di infiammare<br />

i cuori e raccogliere nuovi adepti.<br />

Viceversa, gli appelli a ribellarsi contro una generica società, per<br />

colpa della quale si trovavano in quel triste luogo, espressi con il consueto<br />

linguaggio contorto, caddero nel vuoto.<br />

I ricoverati capirono soltanto le parolacce; il linguaggio scatologico,<br />

buono per studenti e professori, li offese. L’accoglienza fu gelida, <strong>non</strong> si<br />

levò nessun applauso e nessun urlo di protesta. Scatolo e i suoi, ab<strong>it</strong>uati al<br />

caos delle assemblee rorarotte, se ne andarono, mentre gli attori ripresero<br />

pacatamete le prove interrotte.<br />

Fall<strong>it</strong>a questa missione, pur dichiarandosi come in passato contro il<br />

sistema rappresentativo, i rivoluzionari blablali r<strong>it</strong>ennero opportuno<br />

presentare una lista civica alle imminenti elezioni comunali.<br />

21.<br />

Le due industrie sopravvissute a Roraro erano la Roraro Pompe, cui<br />

si è accennato, e una fabbrica di strumenti musicali che produceva<br />

esclusivamente triangoli per orchestra e relative bacchettine, la ComCaRo<br />

(Commendator Cacodile, Roraro), già CavCaRo e CavUffCaRo.<br />

La d<strong>it</strong>ta esportava i suoi manufatti in tutto il mondo e la concorrenza<br />

<strong>non</strong> era mai riusc<strong>it</strong>a a stabilire la composizione della lega usata per i<br />

triangoli, priva di argento ma dall’inconfondibile suono argentino. Si<br />

vociferava di misteriosi metalli scandinavi quali il samario, il terbio e il<br />

disprosio.<br />

Alcuni studenti, durante una vis<strong>it</strong>a alla fabbrica, nel reparto<br />

sgrassatura in cui si percepiva un forte odore di acetone, videro un operaio<br />

intento a saldare un tubo con la fiamma ossidrica. «Ma vi è pericolo di<br />

esplosione!» - fecero notare. Risposta: «Pensate ai fatti vostri, conosco i<br />

miei dir<strong>it</strong>ti: sui cartelli c’è scr<strong>it</strong>to vietato fumare ma io <strong>non</strong> fumo, lavoro!».<br />

58


Nell’ufficio del t<strong>it</strong>olare si potevano ammirare la part<strong>it</strong>ura originale,<br />

dono dell’autore, di Dafni et Cloe di Maurice Ravel, in cui il triangolo è<br />

largamente impiegato, e foto con dedica di celebri compos<strong>it</strong>ori e direttori<br />

d’orchestra. Vanto della collezione era una fotografia di Beethoven con<br />

dedica in <strong>it</strong>aliano: «Dopo aver ud<strong>it</strong>o [sic] il meraviglioso suono dei vostri<br />

triangoli, ho inser<strong>it</strong>o una marcia turca nella mia Nona Sinfonia, anche se<br />

ciò farà impazzire i cr<strong>it</strong>ici musicali del futuro».<br />

L’unico figlio del commendatore, Giuseppe detto Pinuccio, era un<br />

giovane piccolo di statura e di cervello, grasso e repellente. Il suo viso,<br />

costantemente lucido di sudore, esprimeva disprezzo per tutto ciò che<br />

incontrava sul cammino. <strong>In</strong> confronto, il «Bacco adolescente» del<br />

Caravaggio, cui assomigliava, ha una espressione cordiale e intelligente.<br />

Pinuccio trascorreva il suo tempo bighellonando da un bar all’altro<br />

insieme ad un gruppetto di parass<strong>it</strong>i e puttanelle. Si spostava su una<br />

Cadillac decappottabile, dotata di trombe b<strong>it</strong>onali, ora proib<strong>it</strong>e, spingendo<br />

al massimo l’acceleratore con il cambio in seconda affinchè tutti notassero<br />

il suo passaggio. <strong>In</strong> quel tempo, <strong>non</strong> erano ancora giunti in Italia i<br />

mostruosi fuoristrada giapponesi, oggi esib<strong>it</strong>i in c<strong>it</strong>tà quando ci si reca al<br />

bar: sarebbe stato il primo acquirente.<br />

Pinuccio era odiato dalla popolazione ed aveva persino rischiato il<br />

linciaggio, quando aveva travolto un’ anziana signora sulle strisce pedonali.<br />

<strong>In</strong> quella occasione commentò con voce annoiata: «Quante storie per una<br />

vecchietta con il solo redd<strong>it</strong>o di pensione! E poi, <strong>non</strong> sono forse<br />

assicurato?».<br />

Quel giorno si consolò offrendo un pranzo ai suoi accol<strong>it</strong>i a «Il fuoco<br />

di paglia - Limaxiatria & ranulcolusiatria», recente insegna per indicare la<br />

special<strong>it</strong>à in lumache e rane. Terminata l’abbuffata, emise un rutto<br />

spaventoso - gioco di società in cui era maestro - tra le ovazioni dei<br />

conv<strong>it</strong>ati. Volle anche strafare, proponendo un brindisi alle popolazioni del<br />

Bangladesh.<br />

Il soff<strong>it</strong>to del locale minacciò di crollare per gli applausi.<br />

La ComCaRo, allo scoppio della rivoluzione blablale, era in crisi; il<br />

mercato dei triangoli risultava saturo. Il t<strong>it</strong>olare divenne ansiol<strong>it</strong>icodipendente,<br />

med<strong>it</strong>ando giorno e notte su una possibile produzione<br />

alternativa.<br />

Un nipotino del commendatore aveva il cranio b<strong>it</strong>orzoluto per<br />

re<strong>it</strong>erate cadute dal seggiolone. Un giorno, gli operai udirono il padrone<br />

59


urlare «Casco, casco !». Accorsero in direzione, esultando in cuor loro, ma<br />

trovarono l’imprend<strong>it</strong>ore allegro come se avesse comperato ad un prezzo<br />

moderato un’altra onorificenza.<br />

Espose loro il suo progetto: produrre caschi di protezione per infanti,<br />

usando la lega dei triangoli per la calotta; avrebbe assicurato una<br />

eccezionale protezione agendo anche come segnale acustico della<br />

capocciata.<br />

La riconversione fallì.<br />

Una notte, l’intero paese fu svegliato da un forte rintocco di<br />

campana: era il suono di un casco ComCaRo indossato dal commenda<br />

prima di gettarsi nel vuoto dalla somm<strong>it</strong>à della torre L<strong>it</strong>toria, l’edificio più<br />

alto di Roraro.<br />

22.<br />

Vennero indette le elezioni amministrative. Per la prima volta, dopo<br />

la decisione di presentare una lista, i Blablali si trovarono davanti ad un<br />

vero problema da risolvere: il finanziamento. Pur <strong>non</strong> disponendo di fondi,<br />

promossero interminabili assemblee dedicate alla ricerca del nome e del<br />

simbolo di lista, senza trovare un accordo. Quanto ai candidati, nessun<br />

problema: sarebbero stati imposti, come sempre, dal direttorio-ombra.<br />

Quando le fratture tra le varie anime del Movimento sembravano<br />

insanabili, un colpo di scena. Pinuccio Cacodile si offriva come sponsor,<br />

chiedendo in cambio un aiuto nella propaganda dei triangoli e dei caschi.<br />

Questa era la motivazione ufficiale.<br />

La posta in gioco, in realtà, era più grossa. Pinuccio era da tempo in<br />

trattative per la vend<strong>it</strong>a di un terreno acqu<strong>it</strong>rinoso - in local<strong>it</strong>à Squallore -<br />

ad un palazzinaro romano piduista. Era però necessaria la licenza di<br />

edificabil<strong>it</strong>à, negata dall’Amministrazione comunale per ovvi motivi ma<br />

che i Blablali avrebbero potuto concedere una volta al potere.<br />

Un un primo tempo, la proposta fu respinta come una provocazione<br />

ma alla fine prevalse il collettivo dei Pragmaticisti e vennero siglati due<br />

accordi tra Pinuccio e i Blablali, uno pubblico relativo alla propaganda di<br />

caschi e triangoli ed un altro segreto concernente l’area edificabile.<br />

La lista fu chiamata Controalternativa Democratica ed ebbe come<br />

simbolo un casco inscr<strong>it</strong>to in un triangolo.<br />

60


Comparve sui muri di Roraro il primo manifesto elettorale del<br />

Movimento, in cui si parlava di schiav<strong>it</strong>ù del lavoro, tempo libero a tempo<br />

pieno, equilibri sempre più avanzati dei prezzi al minuto, tavole rotonde<br />

imband<strong>it</strong>e per discutere sul consumismo, scioperi antisciopero della fame, e<br />

tante altre cose interessanti ma espresse con il sol<strong>it</strong>o gergo incomprensibile.<br />

Terminava con un formidabile: «Se tutti <strong>non</strong> sono liberi nessuno sarà<br />

libero!».<br />

Pur di catturare voti, i blablali si rivolsero spudoratamente a tutte le<br />

categorie sociali, comprese quelle demonizzate fino al giorno prima, <strong>non</strong><br />

rinunciando all’ab<strong>it</strong>udine di comporre slogan in versi. Per commercianti e<br />

artigiani, furibondi per la crescente avid<strong>it</strong>à del fisco (lo Stato, in quegli<br />

anni, aveva iniziato a pretendere la denuncia dei loro ricavi) coniarono<br />

<strong>In</strong>tendenza di Finanza:<br />

prepotenza e tracotanza.<br />

Non fu compreso. Anche con i pensionati - di cui i part<strong>it</strong>i scoprono<br />

l’esistenza soltanto in campagna elettorale - fu un fiasco, poichè <strong>non</strong><br />

apprezzarono i versi di Sergio Scatolo<br />

Siam ridotti pelle e ossa.<br />

Con un piede nella fossa.<br />

Votiam Controalternativa.<br />

E’ la sola prospettiva.<br />

I Blablali si rivolsero persino ai nostalgici. Un volantino rec<strong>it</strong>ava:<br />

«Si esistezializzava miglioristicamente quando il discorso del<br />

sostentamento era peggioristico e i sistemi trasportistici ferroautobussistici<br />

mobilavano in sintonizzazione con i tazebao degli stazionamenti»<br />

(Traduzione: Si stava meglio quando si stava peggio e i treni arrivavano in<br />

orario).<br />

Ovviamente, la popolazione con capì nulla. Dietro suggerimento di<br />

Pinuccio Cacodile si ricorse ad un suo amico, don Calogero Li Vispi, un<br />

esperto in psicologia delle masse, da tempo a Roraro in soggiorno<br />

obbligato.<br />

Forte di una secolare esperienza, don Calogero suggerì di <strong>non</strong><br />

promettere bensì intimidire. Mercenari avrebbero avvicinato i c<strong>it</strong>tadini con<br />

61


discrezione, comunicando con voce soave ciò che sarebbe accaduto a loro,<br />

e alle loro famiglie, se avessero votato i part<strong>it</strong>i tradizionali.<br />

Ma gli elettori, nel segreto delle cabine, avrebbero tenuto conto delle<br />

minacce? Era necessario ricorrere ad argomenti più efficaci. La gente si era<br />

smaliziata; molto tempo era trascorso da quando i democristiani avevano<br />

coniato lo slogan «Quando voti Dio di vede, Stalin no».<br />

Al Geranioli insegnava elettronica uno strano tipo, il prof. Karl<br />

Fadeohm, noto anche alla popolazione di Roraro per i suoi brevetti, tra cui<br />

uno stetoscopio elettronico capace di captare le grida di dolore degli alberi<br />

che costeggiano le strade, quando in essi vengono infissi i catarifrangenti.<br />

Aveva pure formulato un collirio antigelo per esquimesi e ideato un metodo<br />

per la produzione di lana colorata direttamente dalla pecora, mai applicato<br />

perchè i coloranti, somministrati alle cavie per via endovenosa, si<br />

concentravano nelle corna.<br />

Fadeohm viveva rintanato nel suo laboratorio, <strong>non</strong> parlava con<br />

nessuno e incuteva un timore reverenziale a studenti e colleghi.<br />

Antifascista, <strong>non</strong> si era mai iscr<strong>it</strong>to al PNF; era quindi costretto a vagare da<br />

una Scuola all’altra, <strong>non</strong> potendo partecipare ai concorsi. Il giorno della<br />

Liberazione, trovato un distintivo fascista gettato da una finestra, lo mise<br />

all’occhiello e uscì per le strade di Roraro, così, per puro spir<strong>it</strong>o di<br />

contraddizione. Prognosi: venti giorni salvo complicazioni. Questo era<br />

l’uomo.<br />

I rorarotti ricordano una memorabile conferenza del professore<br />

nell’aula magna del Geranioli. Il tema annunciato sui manifesti era<br />

affascinante: «Esistono forme di v<strong>it</strong>a extraterrestre?».<br />

Nel giorno e nell’ora stabil<strong>it</strong>i l’aula era grem<strong>it</strong>a all’inverosimile e<br />

l’attesa spasmodica. Alla comparsa del professore cadde il silenzio. Non si<br />

sentirono nemmeno i colpi di tosse emessi dal pubblico dei concerti e,<br />

malgrado il caldo soffocante, le signore rinunciarono alla fastidiosa<br />

ab<strong>it</strong>udine di usare il programma come ventaglio.<br />

Fadeohm salì in cattedra, ripetè la domanda «Esistono forme di v<strong>it</strong>a<br />

extraterreste?» indi rispose: «Non lo sappiamo e forse <strong>non</strong> lo sapremo<br />

mai».<br />

La conferenza era terminata e Fadeohm se ne andò senza attendere<br />

gli applausi.<br />

62


A pochi giorni delle elezioni circolarono in paese, all’insaputa di<br />

Fadeohm, strane voci relative alla sua ultima creazione, un tele-lettore di<br />

schede. Si diceva basato sulla oscillazione del numero quantico di spin<br />

dell’atomo di carbonio 13 (presente nella graf<strong>it</strong>e delle mat<strong>it</strong>e in dotazione<br />

ai seggi) legata all’attr<strong>it</strong>o tra mina e carta. Cuore dell’apparecchiatura, un<br />

semiconduttore a cristallacci liquidoni, dotato di eccezionale<br />

superconduttiv<strong>it</strong>à alla temperatura di duecentonovanta gradi sotto zero. Il<br />

diabolico apparecchio sarebbe stato in grado di individuare, nel raggio di<br />

20 km, il simbolo di lista contrassegnato dall’elettore, e <strong>non</strong> soltanto ciò.<br />

Fasci di neutrazzi, per i quali <strong>non</strong> esistono ostacoli, avrebbero consent<strong>it</strong>o<br />

una precisa identificazione del votante.<br />

La popolazione, conoscendo il professore, credette ciecamente a<br />

queste fandonie.<br />

Poi, il tocco finale.<br />

Il mattino delle elezioni arrivarono a Roraro alcuni brutti ceffi<br />

assoldati dai Blablali nei paesi vicini. Si disposero immobili, in silenzio,<br />

nelle vicinanze dei seggi, fissando con sguardo torvo - senza alcuno sforzo,<br />

era la loro espressione naturale - chi si recava a votare, giocherellando con i<br />

comandi di misteriosi strumenti mun<strong>it</strong>i di antenna. Il metodo, più<br />

sofisticato di quello usato dagli antenati dei Blablali armati di manganello e<br />

olio di ricino, funzionò.<br />

I rorarotti votarono in massa la lista del Casco.<br />

23.<br />

DAL NOSTRO INVIATO<br />

Grazie alla nostra esperienza di corrispondenti di guerra, siamo<br />

riusc<strong>it</strong>i a raggiungere l’unico comune <strong>it</strong>aliano amministrato dai cosiddetti<br />

rivoluzionari blablali la cui lista (Controalternativa democratica) ha<br />

ottenuto la maggioranza assoluta nelle ultime elezioni amministrative.<br />

Il terr<strong>it</strong>orio comunale appare circondato da una f<strong>it</strong>ta cortina di<br />

cespugli spinosi; chiunque provenga dal resto del mondo dovrà<br />

attraversarla nudo, quale r<strong>it</strong>o purificatorio.<br />

All’ incrocio principale troviamo il semaforo costantemente verde<br />

sui quattro lati; <strong>non</strong> si notano conseguenze, ad eccezione di qualche<br />

tamponamento ciclopedonale, risultando assente qualsiasi mezzo di<br />

locomozione azionato da un motore. Per anziani, bambini e inabili<br />

63


funziona un servizio pubblico di risciò. Le carrozzelle sono trainate da<br />

pensionati ancora validi della locale Opera Pia dei Poveri.<br />

I muri sono tappezzati da ordinanze in cui si proibisce quasi tutto.<br />

Ci colpisce, in particolare, quella che ist<strong>it</strong>uisce il coprifuoco dalle 22 alle<br />

6. La traduzione dal dialetto rorarotto di una grida è riportato in una<br />

finestrella a parte.<br />

Nel cinema Impero si proietta Come era verde la mia valle, da un<br />

romanzo di Julien Green, interpretato da Carlo Verdone, ed è annunciato<br />

un film americano doppiato in rorarotto: L’erba del visìn l’è sèmpar püsée<br />

verda.<br />

Al Teatro Chetosi è in cartellone I lumbàrd a la prima crusàda, prima<br />

assoluta in dialetto rorarotto del dramma lirico in quattro atti di un certo<br />

Pepìn Vèrt.<br />

Le osterie del paese offrono soltanto filetto di squalo verdesca con<br />

insalata verde, pere verdacchie, verdicchio di Matelica, verdiso di<br />

Conegliano e un verduzzo di incerta origine; per gli astemi, sciroppo alla<br />

menta.<br />

Nell’aula magna dell’Ist<strong>it</strong>uto <strong>In</strong>dustriale parlerà il prof. Armando<br />

Verdiglione. Si dice abbia incantato i Blablali per la chiarezza del suo<br />

linguaggio (« Come procedono le cose? Come si dicono, come si fanno,<br />

come si scrivono, come si cifrano? Sta qui la cifrematica come esperienza<br />

originaria»).<br />

Ci avviciniamo guardinghi al palazzo municipale; al balcone<br />

sventolano un ex-tricolore ridotto alla sola striscia verde e il nuovo<br />

gonfalone del comune, copiato dal Manuale delle Giovani Marmotte.<br />

Vorremmo intervistare il sindaco. I pretoriani di guardia, dopo<br />

un’assemblea di due giorni e, per riposarsi, un s<strong>it</strong>-in di tre sui gradini<br />

della chiesa arciprepos<strong>it</strong>urale, ci comunicano che potremo «ingressare»<br />

dal sindaco soltanto indossando ab<strong>it</strong>i e biancheria intima privi di fibre<br />

sintetiche. Potremmo inoltre prendere appunti <strong>non</strong> con le sol<strong>it</strong>e biro di<br />

polistirene ma con mat<strong>it</strong>e di legno e pura graf<strong>it</strong>e della val Chisone.<br />

Nell’anticamera del primo c<strong>it</strong>tadino ci fanno sostare tra i poli di un<br />

grosso magnete naturale. Non cercano armi ma soltanto se abbiamo in<br />

tasca chiavi o altri oggetti di acciaio, da depos<strong>it</strong>are nell’appos<strong>it</strong>o<br />

conten<strong>it</strong>ore di legno. Ci spiegano che il sindaco è ideologicamente<br />

allergico <strong>non</strong> soltanto alle fibre chimiche e alle sostanze plastiche<br />

sintetiche ma anche ai metalli ferrosi, essendo l’industria siderurgica<br />

altamente inquinante.<br />

64


Il sindaco si chiama Giorgio <strong>In</strong>dolo e lo intervistiamo mentre redige<br />

un’ordinanza, scrivendola su carta di cellulosa pura <strong>non</strong> add<strong>it</strong>ivata, quindi<br />

assorbente, usando una penna d’oca intinta in succo di mirtillo addensato<br />

con gomma di ciliegio. <strong>In</strong>dossa shorts e camicia di lino ingualcibile<br />

fortemente spiegazzati; al collo, un vistoso foulard verde; sul petto, un<br />

gigantesco medaglione di puro frassino con le iniziali IG incise a fuoco,<br />

sorretto da una collana di stringhe di vero cuoio.<br />

Signor sindaco, vorrebbe brevemente illustrarci il programma della<br />

nuova amministrazione?<br />

Voi giornalisti della stampa scr<strong>it</strong>ta e della stampa parlata siete<br />

insaziabili! A livello di popolazione residentistica e domiciliantistica,<br />

vogliamo aprire un dialogo costruttivo per gestire, nel contesto, le<br />

contraddizioni del sistema, realizzando una svolta nella ristrutturazione<br />

dell’hab<strong>it</strong>at biosferico a monte e a valle del discorso ... .<br />

Perdoni, signor sindaco, temiamo di <strong>non</strong> aver compreso bene ... .<br />

Eppure sono stato chiarissimo. Al lim<strong>it</strong>e, a livello c<strong>it</strong>tadino, ora che<br />

per mer<strong>it</strong>o nostro il lim<strong>it</strong>e della incidentistica stradale tende a zero nella<br />

misura in cui, progettisticando l’abolizione della moneta e il r<strong>it</strong>orno al<br />

baratto, stiamo portando avanti un discorso reazionario ... .<br />

Mi permetto di interromperla nuovamente, nessuno ha cap<strong>it</strong>o se siete<br />

progressisti o reazionari.<br />

Cercherò di usare un linguaggio più semplicistico, anche se <strong>non</strong> è<br />

facile quando si hanno le idee confuse. Siamo reazionari perchè reagiamo<br />

opponendoci confl<strong>it</strong>tualmente alle degenerazioni progressiste; siamo<br />

progressisti portando avanti, cioè facendo progredire, un discorso<br />

reazionario. Ma ora sono stanco. L’intervista è terminata.<br />

24.<br />

Conquistato il Palazzo, i Blablali si scatenarono mettendo in pratica<br />

le più strampalate teorie elaborate nelle assemblee e nei collettivi. Erano<br />

però terrorizzati dai vertiginosi progressi della scienza e della tecnica,<br />

65


incapaci di adeguarsi ad una realtà <strong>non</strong> inquadrabile nei loro schemi<br />

semplicistici.<br />

66


Ordinanza municipale n. 2069/05<br />

Dal Palazzo di C<strong>it</strong>tà<br />

IL SINDACO<br />

presa visione delle mozioni dell’Assemblea dello Scuotimento dei Discenti<br />

tenuta il 14 ottobre c.a.<br />

DELIBERA<br />

Art. 1.<br />

La lingua dei nostri avi sarà liberata dai toscanismi che l’hanno imbastard<strong>it</strong>a<br />

per cui, dal primo dicembre p.v. sarà reso obbligatorio l’uso del dialetto<br />

rorarotto, come nel buon tempo antico.<br />

Art. 2.<br />

Il manto stradale b<strong>it</strong>uminoso, cancerogeno, verrà rimosso, onde possa<br />

ricrescere l’erba verde e gli animali da cortile possano riappropriarsi del<br />

suolo loro sottratto, come nel buon tempo antico.<br />

Art. 3.<br />

Le antenne TV dovranno essere abbattute. I membri di ogni un<strong>it</strong>à familiare,<br />

finora prede della incomunicabil<strong>it</strong>à da televisione, potranno finalmente<br />

dialoghizzare. Diverrà infatti obbligatoria la rec<strong>it</strong>a serale del rosario, come<br />

nel buon tempo antico.<br />

La TV <strong>non</strong> potrà essere sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a con la lettura di libri e giornali, causa<br />

della totale distruzione delle foreste del pianeta. Tra breve verrà proib<strong>it</strong>a la<br />

vend<strong>it</strong>a di carta stampata a base cellulosica o sintetica.<br />

Art. 4.<br />

E’ proib<strong>it</strong>o l’uso dei detergenti sintetici mentre è concesso quello del<br />

sapone, purchè preparato nel paiolo casalingo partendo da ossa, anche<br />

umane, e ceneri di vegetali. E’ consent<strong>it</strong>o, fino all’esaurimento delle scorte,<br />

l’uso del detergente denominato “Last”, al puro succo di limone verde.<br />

Art. 5.<br />

67


I blu-jeans dovranno essere sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i con green-jeans, in attesa delle divise<br />

filoneiste in allestimento.<br />

Art. 6.<br />

I motivi musicali made in USA dovranno essere sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i con le<br />

composizioni dialettali rorarotte del buon tenpo antico, quali Non dr<strong>it</strong>t el<br />

pader (Gobbo il padre, ndr), Vin DOC al bancun del numer sett ( L’osteria<br />

del nunero sette, ndr) e Crapa minga folta la fàà i turtei (Testa pelata ha<br />

cucinato le fr<strong>it</strong>telle, ndr ).<br />

Art. 7.<br />

Ogni un<strong>it</strong>à ab<strong>it</strong>ativa dovrà consegnare, presso gli appos<strong>it</strong>i centri di raccolta<br />

di quartiere, il pentolame in acciaio inox (contenente cromo e nichelio,<br />

sospetti di attiv<strong>it</strong>à cancerogena) sost<strong>it</strong>uendoli con analoghi strumenti in<br />

rame (tossico ma <strong>non</strong> cancerogeno), come nel buon tempo antico.<br />

Art. 8.<br />

Dal primo gennaio p.v., in tutto il terr<strong>it</strong>orio comunale <strong>non</strong> sarà più in vigore<br />

l’ora legale, causa di modificazioni dei bior<strong>it</strong>mo dei giovani in senso<br />

destrogiro.<br />

Art. 9.<br />

E’ abol<strong>it</strong>o il sistema internazionale di un<strong>it</strong>à di misura e sono ripristinate le<br />

un<strong>it</strong>à di misura rorarotte dei nostri avi. L’un<strong>it</strong>à fondamentale della lunghezz<br />

è il piede rorarotto, con i sottomultipli d<strong>it</strong>o rorarotto e unghia rorarotta.<br />

Art.10.<br />

E’ proib<strong>it</strong>o salutarsi con un ciao, poichè significa vostro schiavo. Dovrà<br />

essere sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o con il termine rorarotto dei nostri avi: at’ salüt.<br />

Per ripristinare l’economia curtense, date le relativamente grandi<br />

dimensioni del terr<strong>it</strong>orio comunale, il paese venne suddiviso in diciassette<br />

quartieri autonomi e furono installate barriere daziarie tra l’uno e l’altro. La<br />

milizia ispezionava i sacchetti della spesa, controllando se la merce portava<br />

il contrassegno della contrada.<br />

I Blablali nominarono diciassette fabbri, diciassette falegnami,<br />

diciassette sarti di quartiere. Persino il supermercato Ipercoop fu<br />

smembrato in diciassette Minicoop, mentre l’Athletic Roraro Calcio fu<br />

68


suddivisa in diciassette squadrette di tre elementi ciascuna, data la scars<strong>it</strong>à<br />

di calciatori seri. <strong>In</strong> compenso, cinquantuno presenzialisti diventarono<br />

presidenti, vicepresidenti e tesorieri di società sportiva e lo stadio divenne<br />

sede di appassionanti derby per tutta la durata della stagione sportiva. Sul<br />

giornale locale, a propos<strong>it</strong>o di un goal contestato, scrissero: «La squalifica,<br />

fondata sulla refertazione del quarto ufficiale di gara, deve essere revocata<br />

in quanto <strong>non</strong> rientra nei comp<strong>it</strong>i di quest’ultimo refertare fatti anche gravi<br />

da addeb<strong>it</strong>are agli ammessi nel recinto di gioco».<br />

Furono importati calessi e cavalli dal Terzo Mondo, risultando<br />

inefficiente la rete dei trasporti con risciò. Le autorimesse vennero<br />

riconvert<strong>it</strong>e in stalle ma il Comune dovette organizzare in tutta fretta corsi<br />

di riqualificazione professionale, raccattando gli istruttori nell’Ospizio dei<br />

Poveri. I tassisti vennero riconvert<strong>it</strong>i in cocchieri, gli elettrauto in<br />

maniscalchi, i benzinai in distributori di fieno e avena.<br />

Nella soff<strong>it</strong>ta dell’albergo Eden fu r<strong>it</strong>rovata, indi riappesa, la vecchia<br />

insegna «Alloggio e stallazzo».<br />

Ai ragionieri fu imposta la frequenza ad un corso di ar<strong>it</strong>metica, per<br />

essere in grado di eseguire le quattro operazioni senza calcolatrici; fu<br />

tuttavia concesso l’uso del regolo calcolatore, purchè di legno. Gli<br />

informatici dovettero anche frequentare un corso di calligrafia, dove<br />

impararono il gotico e il corsivo inglese, indispensabili per la compilazione<br />

del tabulati con penna e calamaio.<br />

Il capolavoro dei Blablali fu la rescissione dei contratti con l’ENEL<br />

per la forn<strong>it</strong>ura dell’energia elettrica. Ciò avvenne quando scoprirono per<br />

caso che lo 0,4 % era di origine nucleare.<br />

Sarebbe troppo lungo elencare i disagi e le privazioni cui furono<br />

sottoposti i poveri rorarotti.<br />

Si fermarono le idrovore della local<strong>it</strong>à Squallore e l’acqua tornò a<br />

rallegrare i terreni bonificati. Ristabil<strong>it</strong>o il turbato equilibrio ecologico,<br />

essendo proib<strong>it</strong>o l’uso dei pesticidi (verderame escluso), la zona fu<br />

ripopolata dalla zanzara anofele. Il Comune si affrettò ad importare e<br />

mettere a dimora un centinaio di rubiacee del genere cinchona, onde<br />

poterne ricavare la chinina. Ignorava però che l’albero produce<br />

l’antimalarico soltanto dopo trent’anni di v<strong>it</strong>a.<br />

Per il funzionamento degli ascensori nelle case di oltre cinque piani il<br />

Comune precettò cassintegrati di robusta cost<strong>it</strong>uzione.<br />

Con l’avvento della stagione invernale, si tornò alle stufe a legna. Al<br />

Geranioli ogni aula fu dotata di stufa; esistendo soltanto la canna fumaria<br />

69


della centrale termica, si dovettero aprire fori nelle finestre, come in tempo<br />

di guerra. Qualche blablale nostalgico pianse di commozione osservando la<br />

selva di tubi da stufa arruggin<strong>it</strong>i e i relativi «baffi» sui muri. Uno dopo<br />

l’altro, suprema contraddizione, gli alberi del parco pubblico e dei pochi<br />

boschi dei dintorni furono abbattuti nottetempo per ricavarne legna da<br />

ardere.<br />

E’ noto che un bovino emette intorno a quattrocento l<strong>it</strong>ri di metano al<br />

giorno, corresponsabile, secondo alcuni, della distruzione della fascia di<br />

ozono. Per salvare il Pianeta e nel contempo utilizzare una fonte di energia<br />

alternativa, il prof. <strong>In</strong>dolo ideò una specie di maschera da applicare alle<br />

vacche, convinto di ottenere grandi quant<strong>it</strong>à di combustibile ecologico.<br />

Dopo la morte degli animali dell’ impianto pilota, il progetto fu<br />

accantonato.<br />

Alcuni c<strong>it</strong>tadini tentarono di ribellarsi alle folli delibere municipali.<br />

Furono però messi a tacere dall’onnipresente Milizia, ideata da Pinuccio<br />

Cacodile per garantire l’ordine pubblico e «sistemare» i blablali<br />

disoccupati, in crisi di ident<strong>it</strong>à <strong>non</strong> avendo più nulla da contestare.<br />

Qualche ostinato blablale tentò di organizzare manifestazioni di<br />

autoprotesta ma <strong>non</strong> trovò seguaci; nelle ore notturne, tuttavia, malgrado il<br />

coprifuoco, gruppetti di irriducibili continuarono ad imbrattare i muri con<br />

invettive e scr<strong>it</strong>te incomprensibili.<br />

I pretoriani della Milizia furono inquadrati in dictalegioni, suddivise<br />

in triconacontacoorti, tetracosamanipoli ed esadecurie. Si dovette<br />

richiamare in servizio, come istruttore, un vegliardo, il sergente Embolio<br />

Fosfano della milizia fascista. Sapeva soltanto urlare, come ai suoi tempi,<br />

«Rammoll<strong>it</strong>i, farò di voi dei veri uomini!» e «Spezzeremo le reni alla<br />

Grecia!», il che era più che sufficiente per il comp<strong>it</strong>o affidatogli. Come<br />

sede della Milizia fu scelta l’ex-caserna dei Bersaglieri, abbandonata<br />

quando gli psicologi dello Stato Maggiore compresero che il clima e i<br />

negozianti di Roraro eserc<strong>it</strong>avano un effetto depressivo sulle giovani<br />

reclute.<br />

<strong>In</strong>torno alle dieci antimeridiane di ogni giorno feriale (dal martedì al<br />

giovedì) il trombettiere suonava la sveglia. Verso mezzogiorno, quasi tutti i<br />

miliziani confluivano con passo strascicato nel cortile della caserma. Si<br />

celebrava il r<strong>it</strong>o della Scavalcamentazione Levogira: il blablale D, a destra<br />

di ogni fila ABCD, innescava una reazione a catena spostandosi a sinistra<br />

del blablale A; C si inseriva tra D e A, poi B si incuneava tra C a A<br />

70


cosicchè, alla fine dei complessi movimenti, il miliziano che prima si<br />

trovava all’estrema destra occupava ora il posto all’estrema sinistra.<br />

A completare il caos scesero in campo anche le suore. Alla periferia<br />

di Roraro esiste l’antico convento delle Magline, religiose di stretta<br />

clausura. <strong>In</strong> paese si credeva che le monache alternassero la preghiera con il<br />

lavoro, confezionando maglie di lana per i bimbi dei tropici. Il nome<br />

dell’ordine deriva invece da quello della fondatrice, Amalia di Rochefort.<br />

Durante la rivoluzione blablale una certa suor Gertrude fu pun<strong>it</strong>a con<br />

il trasferimento da un convento di Monza a quello di Roraro. Secondo lo<br />

storico geom. Caseina, «... era ella l’ultima figlia di un industriale tessile<br />

gallaratese, che poteva contarsi tra i più doviziosi ... Aveva destinati al<br />

chiostro i cadetti dell’uno e dell’altro sesso per lasciare gli stabilimenti al<br />

primogen<strong>it</strong>o, destinato a conservar la famiglia, a procrear cioè de’ figlioli,<br />

per tormentarsi e tormentarli nella stessa maniera».<br />

Nella sua monumentale Storia di Roraro il Caseina così prosegue:<br />

«Un lato del monastero delle Magline era contiguo ad una casa ab<strong>it</strong>ata da<br />

un giovane, scellerato di professione, uno de’ tanti che in que’ tempi, e co’<br />

i loro sgherri, potevano, fino ad un certo segno, ridersi della forza pubblica<br />

e delle leggi ...».<br />

Lo scellerato c<strong>it</strong>ato dal Caseina era Pinuccio Cacodile, divenuto<br />

l’amante di suor Gertrude.<br />

Anche nel convento, un autoclave di istinti repressi, si fecero sentire<br />

gli effetti della presa del potere da parte dei Blablali. Dai secolari mugugni<br />

contro le autor<strong>it</strong>à ecclesiastiche maschiliste, le suore passarono alla<br />

contestazione globale. Anz<strong>it</strong>utto, cambiarono nome una seconda volta.<br />

Suor Gertrude divenne suor Diabolika; suor Prudenziana, un don<strong>non</strong>e di<br />

centoventi chilogrammi, facendo un po' di confusione tra l’eroe dei fumetti<br />

e reminiscenze bibliche, volle chiamarsi suor Supermanna. Altre divennero<br />

suor Soraya, suor Greischelli, suor Ledidaiana, suor Dixanna, suor<br />

Alendelonna e persino suor Nikilauda.<br />

Poi, si diedero alle orge più sfrenate insieme ai blablali.<br />

Trascorso qualche tempo, comprendendo di essere considerate<br />

soltanto suore-oggetto, le monache gettarono la tonaca alle ortiche e si<br />

dispersero.<br />

25.<br />

71


I poveri rorarotti, incapaci di insorgere, si rivolsero al governo e alla<br />

curia. Come è costume in provincia, gli uffici postali del capoluogo furono<br />

i<strong>non</strong>dati di lettere a<strong>non</strong>ime indirizzate al prefetto e al vescovo.<br />

Il primo risultato fu il trasferimento di don Ammonio in una sperduta<br />

parrocchia della Val Polimera; poi, il prefetto inviò un ispettore scortato da<br />

un battaglione di teste di cuoio. Parte della popolazione si rintanò in casa e<br />

parte fuggì in montagna, temendo il peggio.<br />

<strong>In</strong>aspettatamente, i Blablali <strong>non</strong> si mossero, <strong>non</strong> eressero barricate<br />

per difendere la rivoluzione. Non accadde nulla perchè i leaders fuggirono<br />

abbandonando la truppa al suo destino.<br />

«Quando i blablali si opponevano al sistema», racconterà Palvezzi ai<br />

suoi figli - «tutto risultava facile e divertente, assemblee e manifestazioni<br />

più o meno spontanee erano un alibi per <strong>non</strong> lavorare, e l’operazione più<br />

faticosa era imparare a memoria slogan in versi. Nessuno era responsabile<br />

delle proprie azioni e, quando qualcosa funzionava male, era sempre per<br />

colpa di una generica società».<br />

Ora, viceversa, i rivoluzionari di un tempo erano stremati dalle<br />

fatiche del potere.<br />

Rapidamente come era nato, il movimento si dissolse e a Roraro tutto<br />

tornò come prima.<br />

Il geom. Caseina così concluse il cap<strong>it</strong>olo della sua Storia di Roraro<br />

dedicato ai Blablali: «Anche se il fine di alcuni utopisti era quello di<br />

cambiare l’uomo, i rorarotti <strong>non</strong> migliorarono nè peggiorarono: divennero<br />

soltanto meno ipocr<strong>it</strong>i poichè gli interessi materiali <strong>non</strong> ebbero più la<br />

necess<strong>it</strong>à di nascondersi dietro la maschera di fumose ideologie».<br />

Vennero indette nuove elezioni e vinse la sinistra storica, considerata<br />

dai Blablali il nemico numero uno.<br />

26.<br />

Nelle vacanze natalizie il prof. Palvezzi si recava a Marzabotto,<br />

carico di doni per i pronipoti dei contadini i quali, dopo averlo nascosto e<br />

sfamato durante un rastrellamento, finirono trucidati dalle SS di Kappler.<br />

Una volta decise di portare con sè Auco che potè così vis<strong>it</strong>are Bologna,<br />

rimanendo affascinato <strong>non</strong> tanto dai celebri monumenti, quanto dalle<br />

antiche vie del centro storico, e dai loro nomi: via delle Dame, via delle<br />

Donzelle, via dell’<strong>In</strong>ferno, via de’ Poeti, via Senzanome (è strettissima; i<br />

72


olognesi, guide ufficiali escluse, raccontano si chiamasse anticamente,<br />

prima di una vis<strong>it</strong>a papale, via Sfregatette).<br />

(Le guide della c<strong>it</strong>tà tacciono anche, magnificando la statua del<br />

Nettuno del Giambologna, un particolare imbarazzante. Per conoscerlo,<br />

partendo dall’angolo tra via Ugo Bassi e la piazza del Nettuno, il vis<strong>it</strong>atore<br />

cammini lentamente costeggiando il Palazzo d’Accursio e fissando la<br />

statua. Ad un certo punto apparirà la risposta del beffardo scultore del<br />

Cinquecento al legato pontificio che gli ordinò di coprire i gen<strong>it</strong>ali di<br />

Poseidone con la foglia di fico).<br />

Un altro particolare della c<strong>it</strong>tà colpì Auco: il caldo colore rosso delle<br />

case e dei palazzi, simbolo della gioia di vivere dei bolognesi; per un<br />

occhio rorarotto circondato dalla pietra grigia, dal calcestruzzo grigio, dagli<br />

intonachi grigi, dai tetti in beola grigia, l’esperienza fu quasi traumatica.<br />

Auco percorse la c<strong>it</strong>tà in lungo e in largo, leggendo avidamente<br />

targhe e lapidi poste in ricordo di celebr<strong>it</strong>à bolognesi quali Guido<br />

Guinizelli, Guglielmo Marconi, Augusto Righi, Luigi Galvani, padre G.B.<br />

Martini, Marcello Malpighi, Ottorino Respighi, Giorgio Morandi, il<br />

cardinal Lambertini, poi Benedetto XIV (l’arguto bolognese famoso per<br />

aver detto, ad una dama molto scollata: «Il crocifisso d’oro che porta è<br />

molto bello ma ancora più bello è il calvario!»), Riccardo Bacchelli,<br />

Scipione dal Ferro «primo solutore delle equazioni cubiche», Gino Cervi,<br />

o vissute a Bologna: Mozart osp<strong>it</strong>e dell’Accademia dei Filarmonici, San<br />

Domenico, Dante, Leopardi, Boccaccio, Erasmo, Casanova, il Bibbiena,<br />

Copernico, Donizetti, Rossini, Corelli, don Olinto Marella («padre dei<br />

poveri»), Carducci, il frate G.C. Croce autore del Bertoldo, Augusto Murri,<br />

Nicola Zanichelli e tanti, tanti altri.<br />

Su una piccola lapide posta sulla torre della Garisenda Auco lesse,<br />

emozionato, un passo dell’<strong>In</strong>ferno: Qual pare a riguardar la Carisenda /<br />

Sotto ‘ l chinato, quand’ un nuvol vada / Sovr’essa sì, ched ella incontro<br />

penda; / Tal parve Antéo a me che stava a bada / Di vederlo chinare... .<br />

<strong>In</strong> piazza del Nettuno trovò una lapide dedicata ad un certo Anteo<br />

Zamboni. Non avendo mai sent<strong>it</strong>o questo nome, Auco chiese lumi a<br />

Palvezzi. Si tratta di un sedicenne che, nel 1926, sparò a Mussolini,<br />

colpendolo al naso di striscio, sub<strong>it</strong>o dopo linciato dai fascisti. Come per<br />

Cleopatra - riflettè Auco - se il povero Anteo Zamboni avesse mirato<br />

meglio, forse l’Italia <strong>non</strong> avrebbe conosciuto gli orrori della seconda guerra<br />

mondiale.<br />

73


E le ragazze. Così belle <strong>non</strong> ne aveva mai viste. Checchè ne pensi il<br />

professor <strong>In</strong>dolo sulla qual<strong>it</strong>à della v<strong>it</strong>a di fine secolo, a Bologna <strong>non</strong><br />

esistono ragazze brutte. Auco incrociò ragazze in fiore che camminavano<br />

consapevoli di attirare gli sguardi maschili e le osservava, forse con troppa<br />

insistenza, bisbigliando spesso: «Splendida! Una meraviglia della natura!».<br />

Attendeva una rispostaccia ma, in genere, l’oggetto di tanta ammirazione<br />

accettava in silenzio il complimento dell’anziano bidello.<br />

Una sera, Palvezzi lo volle con sè ad ascoltare Il Messia di Haendel.<br />

Al momento il cui il coro intonò l’ Alleluja ed il pubblico, secondo la<br />

tradizione, si alzò in piedi come fece Giorgio I di <strong>In</strong>ghilterra alla prima<br />

esecuzione, forti singhiozzi disturbarono il concerto; il colpevole era Auco,<br />

incapace di dominare l’emozione.<br />

Tornato a Roraro, nel rivedere le umide pietre grigie di cui è<br />

permeato, Auco ebbe una crisi di malinconia che lo portò quasi alla<br />

disperazione, anche perchè mancavano ormai pochi mesi al pensionamento,<br />

e quindi all’ abbandono dell’ amato Geranioli, unica sua ragione di v<strong>it</strong>a.<br />

Palvezzi gli venne incontro nuovamente, suggerendogli di andare a vivere a<br />

Bologna, <strong>non</strong> avendo legami familiari che lo trattenessero a Roraro. Il<br />

professore l’ avrebbe sistemato in una sua mansarda.<br />

Scaduti quaranta anni di servizio, Auco fu collocato a riposo. Con i<br />

soldi della «buonusc<strong>it</strong>a» acquistò un ciclomotore e si trasferì, con le sue<br />

poche, povere suppellettili e i suoi tanti libri, nel capoluogo dell’Emilia-<br />

Romagna. A Roraro <strong>non</strong> tornò più. Negli amarcord, i luoghi di origine<br />

sono sempre idealizzati e ricordati con nostalgia; una infanzia e una<br />

giovinezza poco gioiose portarono Auco a ricordare soltanto i lati negativi<br />

del suo paese.<br />

27.<br />

Sono trascorsi vent’anni dall’inizio della rivoluzione blablale e molte<br />

cose sono cambiate. Ma Roraro è sempre Roraro. Davanti ai cancelli del<br />

Geranioli, prima dell’inizio delle lezioni, studenti ciellini esibizionisti si<br />

radunano in cerchio, il collo torto, rec<strong>it</strong>ando una preghiera. Per il terzo<br />

principio di Newton, dalle bocche dei bidelli presenti allo show escono<br />

orribili bestemmie.<br />

Palvezzi, un laico che conosce il Vangelo meglio di loro, c<strong>it</strong>a S.<br />

Matteo: «Non <strong>fate</strong> come gli ipocr<strong>it</strong>i, i quali amano pregare agli angoli delle<br />

piazze per essere visti dagli uomini».<br />

74


Gli oranti sono i nuovi presenzialisti, hanno riemp<strong>it</strong>o il vuoto<br />

creatosi con la scomparsa dei Blablali. «Come loro» - rileva Palvezzi -<br />

«sono arroganti, intolleranti e presuntuosi». Lo prova un loro manifesto<br />

blsfemo: Pronto? Sei in linea con Dio. Proprio così, possedendo in<br />

esclusiva numero e prefisso, comunicano con Dio in teleselezione e,<br />

secondo le malelingue, gestiscono in appalto, oltre ad alcune mense<br />

univers<strong>it</strong>arie, anche il centralino per i messaggi degli infedeli.<br />

Don Ammonio, scontata la pena dell’esilio e tornato arciprevosto di<br />

Roraro, è il loro consigliere spir<strong>it</strong>uale avendo conservate intatte, pur<br />

essendo in età avanzata, le sue doti di trasformista.<br />

Sui muri di Roraro, e di altre c<strong>it</strong>tà, <strong>non</strong> compaiono più invettive<br />

spray ma si moltiplicano gli sgorbi incomprensibili tracciati dai cosiddetti<br />

graff<strong>it</strong>ari. A questo propos<strong>it</strong>o, Auco ha inviato la seguente lettera al<br />

direttore di un grande quotidiano e con sua sorpresa è stata pubblicata. La<br />

sua grafomania troverà sfogo in altre lettere, anch’esse regolarmente<br />

pubblicate:<br />

Un pretore di Genova ha condannato un tizio, reo di aver incendiato<br />

un cassonetto dei rifiuti, ad affiancare il lavoro dei netturbini. Benissimo.<br />

Tale pena potrebbe essere estesa anche agli imbrattatori di muri e<br />

monumenti. Sembra prediligano gli antichi palazzi appena ristrutturati e<br />

soltanto uno psichiatra potrebbe spiegare i motivi per cui faticano tanto e<br />

spendono cifre <strong>non</strong> indifferenti in vernici per sgorbiare tutto quanto cap<strong>it</strong>a<br />

sotto i loro occhi. Ci toccherà rimpiangere gli antichi viva e abbasso che<br />

almeno avevano una motivazione, sia pure discutibile?<br />

Tra Bologna e Roraro corrono (si fa per dire, impiegando in media<br />

otto giorni) molte lettere. Palvezzi informa Auco sui cambiamenti avvenuti<br />

al Geranioli e l’anziano bidello lo tempesta di <strong>domande</strong> <strong>non</strong> riuscendo a<br />

capire, candido come sempre, il contradd<strong>it</strong>torio comportamento dei<br />

presenzialisti ex-blablali.<br />

Palvezzi risponde pazientemente. Ecco un brano della<br />

corrispondenza.<br />

«Come spiega, professore, l’improvviso amore per la natura<br />

sbocciato nei cuori degli ex-blablali rorarotti, cultori della violenza contro<br />

uomini e animali?».<br />

75


«Francamente, <strong>non</strong> sono in grado di rispondere. Lottavano, a parole,<br />

per difendere gli emarginati, gli omosessuali, gli handicappati, gli zingari.<br />

Ora si battono per la sopravvivenza del lupo rodigino e della vipera<br />

eporediense. Curiosamente, <strong>non</strong> muovono un d<strong>it</strong>o per salvare dal mattatoio<br />

v<strong>it</strong>elli e polli, animali m<strong>it</strong>i e inoffensivi. Non soltanto. La domenica<br />

percorrono strade di campagna alla ricerca di polli ruspanti che pagano a<br />

peso d’oro, ignorando che il contadino li acquista da una multinazionale di<br />

un vicino allevamento in batteria. Difendono però a spada tratta i piccioni<br />

che prolificano eccessivamente, sporcando e rovinando i monumenti.<br />

Ovviamente, sono contro l’ingegneria genetica in agricoltura: temono<br />

venga contaminato il sapore caratteristico di alcuni alimenti, dimenticando<br />

che il problema della FAO è quello di sfamare i bambini del Terzo Mondo.<br />

Lottavano contro il nucleare, si battevano per le fonti alternative di<br />

energia e per il risparmio energetico. Adesso, laddove sono stati installati<br />

sofisticati impianti per l’utilizzazione dell’energia eolica, protestano perchè<br />

le grandi pale rotanti deturpano il paesaggio. Sono pure nemici dei bacini<br />

artificiali che alimentano le centrali idroelettriche. Tuttavia, elevano vibrate<br />

proteste quando, per un motivo qualsiasi, nelle loro case manca la corrente<br />

per qualche minuto. <strong>In</strong>somma, pretenderebbero energia elettrica in quant<strong>it</strong>à<br />

illim<strong>it</strong>ata senza centrali per produrla.<br />

<strong>In</strong> compenso, nelle c<strong>it</strong>tà, ostentano la loro volgar<strong>it</strong>à recandosi al bar a<br />

bordo di enormi, neri carri funebri senza pennacchi chiamati fuoristrada,<br />

consumando fiumi di benzina.<br />

<strong>In</strong>oltre, alcuni antichi ecoestremisti sono diventati ecofurbi,<br />

riuscendo a produrre e vendere preparati e materiali aggiungendo ai marchi<br />

di fabbrica, pour épater le bourgeois, i prefissi eco- , bio- e persino ecobio-<br />

».<br />

«Cosa pensa della proliferazione dei ciarlatani?»<br />

«Tutto il male possibile. Alle soglie del Duemila riemergono<br />

ideologie irrazionali, la superstizione dilaga, gli oroscopi aprono le<br />

trasmissioni televisive e sono pubblicati anche dai giornali più autorevoli.<br />

Astrologi, chiromanti, cartomanti, medium, guar<strong>it</strong>ori, santone, cultori del<br />

paranormale e imbroglioni assort<strong>it</strong>i imperversano ad ogni ora dal video,<br />

sono molto ascoltati e fanno affari d’oro. Ho letto su un quotidiano che il<br />

professor Massimo Polidoro, fondatore del CICAP (Com<strong>it</strong>ato <strong>it</strong>aliano per il<br />

controllo delle affermazioni sul paranormale) ha inviato un appello al<br />

76


presidente della RAI perchè consideri l’opportun<strong>it</strong>à di <strong>non</strong> trasmettere gli<br />

oroscopi. Era ora! Padri nobili del CICAP sono i professori Rubbia, Levi<br />

Montalcini, Hack, Regge, Dulbecco, Garlaschelli e Umberto Eco, Dario Fo,<br />

Piero Angela e altri.<br />

Purtroppo, sullo stesso quotidiano che riportava la notizia,<br />

commentandola pos<strong>it</strong>ivamente, in un altra pagina si incontrava una scheda<br />

in cui si confrontavano due famose bellezze e cosa comparivano? Dopo le<br />

date e i luoghi di nasc<strong>it</strong>a, i loro segni zodiacali!».<br />

28.<br />

Il prof. Palvezzi è stato « collocato a riposo per raggiunti lim<strong>it</strong>i di<br />

età», orribile espressione del burocratese che rende ancora più triste il<br />

pensionamento, ricordando certi racconti di fantascienza in cui gli anziani<br />

improduttivi vengono eliminati con mezzi drastici. Risiede sempre a Roraro<br />

e, frequentando il Geranioli, si mantiene aggiornato. E’ così in grado di<br />

comunicare ad Auco, imbibendo con qualche goccia di cianuro la cartuccia<br />

della stampante, dove sono e cosa fanno gli ex-blablali più noti.<br />

Caro Giovannini,<br />

nelle sue lettere si scandalizza per l’incoerenza dei presenzialisti.<br />

Ricorderà quanto diceva il signor Giuseppe: «Diffida da chi <strong>non</strong> cambia<br />

mai idea». Sagge parole. Tuttavia, qui si esagera come sempre.<br />

Durante la rivoluzione blablale, come ricorderà, in ossequio alle<br />

teorie del dott. Benjamin Spock, la Morfo <strong>non</strong> aveva mai alzato le mani sul<br />

figlio. Benissimo. Adesso, seguendo le nuove teorie dello stesso pedagogo,<br />

affibbia al ragazzino tremendi schiaffoni se rincasa con un voto inferiore al<br />

sette, essendo tornata in auge la mer<strong>it</strong>ocrazia. <strong>In</strong>fatti, ora gli ex-blablali<br />

acquistano per i loro figli un manuale molto diffuso: Trenta agli esami<br />

univers<strong>it</strong>ari si prende così.<br />

Sergio Scatolo, laureato in psicologia, è diventato un creativo<br />

pubblic<strong>it</strong>ario ed è un esponente locale di Forza Italia. Lavora per una<br />

famosa rete TV commerciale, usando un linguaggio castigato anche quando<br />

reclamizza prodotti collegati alle funzioni fisiologiche così spesso<br />

menzionate nei suoi discorsi in assemblea. Si devono alla sua fantasia,<br />

infatti, i famosi dieci piani di morbidezza.<br />

77


<strong>In</strong> rare occasioni, Scatolo r<strong>it</strong>orna per breve tempo il rivoluzionario<br />

antiamericano di un tempo. Sembra infatti sia stato l’ispiratore di un<br />

manifesto listato a lutto apparso sul muri di Roraro quando, il 28 gennaio<br />

1986, è esploso un traghetto spaziale con cinque astronauti a bordo. Vi si<br />

poteva leggere, tra l’altro «Esultanti ci associamo alla sghignazzata<br />

mondiale per l’esplosione in volo ...».<br />

Come vede, l’odio per la tecnologia avanzata e per gli USA si<br />

mantiene sempre vivo.<br />

L’ ex-sindaco <strong>In</strong>dolo, deluso per la fine ingloriosa del movimento, ha<br />

dichiarato pubblicamente di <strong>non</strong> voler più occuparsi del bene comune ed è<br />

ripiegato sul privato. Si è convert<strong>it</strong>o ad una misteriosa religione indiana e<br />

trasfer<strong>it</strong>o in una c<strong>it</strong>tà del Meridione. Il disastro di Chernobyl gli ha<br />

sugger<strong>it</strong>o di utilizzare la sua specializzazione in «inquinatica» per spillare<br />

denaro ai gonzi, aprendo uno studio denominato Sapienza Orientale.<br />

Definendosi Protoscienziato metafisico bergamasco, assiste persone<br />

facoltose che temono di essere contaminate dalle radiazioni nucleari.<br />

Sconsiglia la costruzione di rifugi e l’uso di complessi indumenti protettivi<br />

ma insegna «un metodo nutrizionale che rende le cellule invulnerabili i<br />

raggi gamma e ai neutroni, modificando il DNA del soggetto con una<br />

particolare dieta a base di sostanze naturali (ti pareva) dotate di energia tale<br />

da respingere quella delle radiazioni atomiche presenti e future».<br />

Convinti i clienti con la dialettica usata un tempo contro il<br />

consumismo, li induce ad acquistare a peso d’oro un disgustoso intruglio<br />

da lui stesso prodotto.<br />

Prosperano anche le grandi industrie statali e private da lui<br />

combattute. Fiutato il business dell’ecologia, dopo aver inquinato il pianeta<br />

con rifiuti di ogni genere, ora producono benzina pul<strong>it</strong>a e costruiscono<br />

impianti di depurazione e smaltimento dei rifiuti per le piccole aziende e<br />

per i Comuni; <strong>non</strong> per il prof<strong>it</strong>to, s’intende, ma per migliorare la qual<strong>it</strong>à<br />

della v<strong>it</strong>a della popolazione, come affermano sui pagi<strong>non</strong>i dei quotidiani.<br />

Gli ex-discepoli di <strong>In</strong>dolo, troppo occupati a fare carriera, lottano tra<br />

loro senza esclusione di colpi, ricordando le prediche del Maestro soltanto<br />

in vacanza, quando cap<strong>it</strong>a loro di sedurre qualche svedese, preferendo al<br />

letto una spiaggia o la frescura di un bosco.<br />

Vale per loro quanto ha scr<strong>it</strong>to Claudio Magris: «Anni fa la retorica<br />

sessantottina - falsa come gli stracci firmati da stilisti di moda - pretendeva<br />

di distruggere la mer<strong>it</strong>ocrazia e rischiava di distruggere semplicemente la<br />

capac<strong>it</strong>à di imparare e di fare un lavoro. La reazione, che ne è segu<strong>it</strong>a, ha<br />

78


fatto proprio il suo stile arrogante e aggressivo capovolgendone il<br />

significato ideologico e propone oggi modelli di successo, facce da yuppie<br />

e l’assillante dovere di vincere».<br />

Arsenio Mercaptani, laureato in scienze sociali, ora esponente della<br />

Lega Nord, ha partecipato ad un concorso provinciale per ufficiali<br />

giudiziari; la posizione di trentaquattresino in classifica gli ha permesso di<br />

trovare un «posto» sicuro proprio a Roraro. Le sue energie, volte un tempo<br />

a diffondere il verbo rivoluzionario, sono ora dedicate all’esecuzione di<br />

pignoramenti e sfratti. Mai Roraro conobbe un funzionario tanto zelante e<br />

senza pietà nell’applicare la legge. E’ capace di mettere sul lastrico,<br />

spalleggiato dai poliziotti (un tempo da lui defin<strong>it</strong>i nazisti ), deb<strong>it</strong>ori morosi<br />

e intere famiglie sfrattate. Le sue v<strong>it</strong>time prefer<strong>it</strong>e sono gli immigrati di<br />

colore. Nessun pianto di bimbo lo commuove; conserva intatto il ghigno<br />

sprezzante che ne faceva l’idolo delle ragazze blablali.<br />

Paola Romantrene, la teorica del sesso, laureatasi in matematica,<br />

insegna al Geranioli ove - come da copione - sfoga le sue frustrazioni sugli<br />

allievi. E’ tuttora sola, piena di invidia per le sue ex-compagne di scuola<br />

che <strong>non</strong> parlano di sesso in pubblico ma ne apprezzano i piaceri in privato.<br />

Paola tratta gli studenti, e ancor più le studentesse, con alterigia,<br />

pretende da loro l’ impossibile, giustificandosi con la frase cretina, ud<strong>it</strong>a<br />

più volte da Auco: «Quando studiavo, i professori mi hanno angariata,<br />

umiliata, persegu<strong>it</strong>ata; perchè dovrei essere comprensiva con voi?».<br />

Le verifiche orali <strong>non</strong> sono semplici interrogazioni ma interrogatori,<br />

da cui gli allievi escono distrutti dal suo sarcasmo; le ragazze più carine, in<br />

particolare, dopo essere cadute in confusione cercando di risolvere i suoi<br />

perfidi esercizi trabocchetto, devono ricorrere alla psicologa scolastica.<br />

Durante gli scrutini, trovandosi gom<strong>it</strong>o a gom<strong>it</strong>o con i suoi exprofessori,<br />

un tempo criminalizzati perchè si rifiutavano di assegnare il sei<br />

pol<strong>it</strong>ico, la neo-prof spara le sue raffiche di due e di tre, accusando<br />

sfacciatamente gli insegnanti di scuola elementare e della media inferiore di<br />

permissiv<strong>it</strong>à e incapac<strong>it</strong>à di giudicare un allievo idoneo o meno a<br />

frequentare le «superiori».<br />

Molti cari saluti, le scriverò presto. Suo<br />

I.P.<br />

29.<br />

79


Auco è diventato un vecchio curvo e affl<strong>it</strong>to da lievi acciacchi che<br />

<strong>non</strong> gli impediscono, nelle domeniche d’estate, di viaggiare praticamente<br />

tutto il giorno in ciclomotore, sotto il sole di quella terra felice dove il box<br />

diventa boss e il boss si trasforma in bosh. Mete prefer<strong>it</strong>e Ravenna e i lidi<br />

romagnoli.<br />

A Ravenna, la prima volta che entrò in San V<strong>it</strong>ale, credette di<br />

trovarsi in paradiso. Stavano celebrando una messa sull’altare di alabastro;<br />

ai lati, i cortei di Giustiniano e di Teodora. Un piccolo coro, ad un certo<br />

punto, intonò il mottetto Ave verum Corpus di Mozart. Un binomio<br />

meraviglioso: la vista degli splendidi mosaici e una melodia sublime nella<br />

sua apparente semplic<strong>it</strong>à. Che desiderare di più dalla v<strong>it</strong>a? - gli venne fatto<br />

di pensare.<br />

A Molinella, paese natale di Giuseppe Massarenti, trovò soltanto un<br />

monumentino dedicato al santo laico, niente di speciale ma lo commossero<br />

le parole incise sul basamento: E se ‘l mondo sapesse ‘l cuor ch’egli ebbe, /<br />

Mendicando sua v<strong>it</strong>a a frusto a frusto, / assai lo loda, e più lo loderebbe.<br />

(Par. Canto VI ). Ricordò di aver letto che Mussolini inviò al confino e poi<br />

fece chiudere in manicomio il famoso sindaco di Molinella, definendolo -<br />

come <strong>non</strong> pensare ai Blablali? - «vecchio rammoll<strong>it</strong>o riformista» .<br />

A Marina di Ravenna aspira la brezza proveniente dal mare (lo<br />

intravede dietro una selva di cabine e ombrelloni), mangia una piadina e<br />

riprende la via del r<strong>it</strong>orno in c<strong>it</strong>tà, attraversando paesi deserti e silenziosi.<br />

Radio, televisori, stereo e motociclette hanno accompagnato i<br />

proprietari nei luoghi di villeggiatura, particolarmente in quelli defin<strong>it</strong>i<br />

Local<strong>it</strong>à di cura & soggiorno, dove ci si reca per r<strong>it</strong>rovare, amplificati, i<br />

rumori c<strong>it</strong>tadini.<br />

Prendendo spunto da un fatto di cronaca, Auco scrisse questa lettera<br />

al direttore di un grande quotidiano, <strong>non</strong> pubblicata.<br />

Vorrei esprimere la mia comprensione al sig. E. A. di Lucca il quale,<br />

svegliato nel cuore della notte, ha perso la pazienza esplodendo quattro<br />

colpi di Sm<strong>it</strong>h & Wesson contro un gruppo di giovani che tenevano lo<br />

stereo dell’automobile a tutto volume. Non siamo nel vecchio West dove<br />

ciascuno si faceva giustizia da solo. Quei giovani, tuttavia, passata la paura,<br />

continueranno impunemente ad aggredire in questa forma altri c<strong>it</strong>tadini,<br />

come accade dovunque. Non risulta che gli ecologisti, troppo occupati a<br />

salvare alberi e animali, promuovano manifestazioni contro questa forma<br />

dilagante di inquinamento acustico, <strong>non</strong> inev<strong>it</strong>abile come quello del traffico<br />

urbano, ma ev<strong>it</strong>abilissimo se con le buone o le cattive si convincessero i<br />

80


fracassoni che uno stereo a tutto volume è assimilabile ad un arma<br />

impropria. Quindi, <strong>non</strong> stupiamoci se alcuni reagiscono violentemente alla<br />

violenza, come ha fatto il sig. A. I suoi avvocati potranno chiedere le<br />

attenuanti per leg<strong>it</strong>tima difesa?<br />

Auco si è iscr<strong>it</strong>to ad un corso di storia della musica presso la «Primo<br />

Levi, univers<strong>it</strong>à per la terza età» ed è entusiasta del professore, un valente<br />

pianista.<br />

L’inaugurazione dell’anno accademico si è tenuta nell’aula magna<br />

dell’Univers<strong>it</strong>à, la magnifica chiesa sconsacrata di S. Lucia in via<br />

Castiglione. Osp<strong>it</strong>e d’onore il premio Nobel R<strong>it</strong>a Levi Montalcini,<br />

accompagnata da una interminabile ovazione al suo lento passaggio nella<br />

navata fino a raggiungere la cattedra. Ha parlato a ruota libera spaziando<br />

dalla descrizione del cervello umano a ricordi del suo amico Primo Levi (le<br />

ha telefonato il giorno prima della morte), alle leggi razziali (è riusc<strong>it</strong>a a<br />

fuggire aiutata dal part<strong>it</strong>o d’Azione), alla dichiarazione: «Sono laica, <strong>non</strong><br />

prego, <strong>non</strong> vado nella sinagoga ma rispetto tutte le religioni». Auco è stato<br />

colp<strong>it</strong>o dalla frase: «I turpi del<strong>it</strong>ti sono di pochi, la viltà è di molti» . Alla<br />

fine, gli allievi della Scuola di canto della Primo Levi hanno esegu<strong>it</strong>o una<br />

bellissima melodia ebraica in cui ricorreva di continuo la parola shalom.<br />

Al r<strong>it</strong>orno da una g<strong>it</strong>a in motorino si manifestarono i primi sintomi<br />

della malattia che permise ad Auco di terminare il pace la sua vacua<br />

esistenza. Avvertì dapprima strani brusii nelle orecchie ma <strong>non</strong> vi fece<br />

caso. Con il tempo, i ronzii si trasformarono in sibili ma, pessimista come<br />

sempre, credette fossero disturbi di poco conto. Con l’intensificarsi dei<br />

segnali cominciò a nutrire una debole speranza, pregustando la bellezza del<br />

creato in cui sarebbe vissuto se fosse accaduto il miracolo.<br />

Si recò, emozionato, dall’otorino della mutua. Il medico comprese<br />

sub<strong>it</strong>o la natura della malattia ma tergiversò. Ad una precisa domanda del<br />

paziente dovette tuttavia emettere il verdetto: «E’ questione di qualche<br />

mese, il fenomeno è purtroppo irreversibile, lei perderà totalmente l’ud<strong>it</strong>o<br />

...».<br />

«Ma che purtroppo e purtroppo», - esclamò Auco salticchiando<br />

nell’ambulatorio per la gioia - «deve dire per fortuna! Si realizza il sogno<br />

di una v<strong>it</strong>a. Sordo! Sordo! Finalmente sordo! Suonate, clacson e stereo di<br />

automobilisti cafoni; squillate, allarmi difettosi dei fuoristrada; strep<strong>it</strong>ate,<br />

81


strombettate, ululate, schiamazzate: a questo punto, chi se ne frega? Scusi<br />

dottore, che mi importa?».<br />

Come previsto dallo specialista, Auco perse la capac<strong>it</strong>à di udire e<br />

l’universo sprofondò in un magico, incantevole silenzio.<br />

30.<br />

Al «San Procolo» vegeta uno strano vecchietto completamente sordo.<br />

Si aggira sorridendo ai compagni di sventura e al personale mentre la<br />

televisione trasmette un programma in cui si alternano cantanti dalle facce<br />

volgari; indossano stravaganti costumi di scena, adottati in segu<strong>it</strong>o nella<br />

v<strong>it</strong>a quotidiana dai più sprovveduti.<br />

Il volume del televisore è altissimo. <strong>In</strong> un locale vicino, altri<br />

assistono ad un film davanti ad un secondo televisore, aumentando la<br />

confusione. Non per nulla il San Procolo, un ricovero per anziani, è<br />

chiamato ufficialmente Casa di riposo.<br />

Ma il vecchio Auco sorride; pochi mesi prima sarebbe fugg<strong>it</strong>o<br />

terrorizzato, alla ricerca affannosa di un luogo silenzioso, ormai inesistente,<br />

ove poter connettere i suoi pensieri.<br />

Vecchi tabaccosi sbuffano, scatarrano, ruttano e petano<br />

rumorosamente, si lamentano, l<strong>it</strong>igano tra loro e con il personale per futili<br />

motivi. <strong>In</strong> mensa, si scatena un concerto di suggimenti e risucchi. Il cibo e<br />

l’assistenza sono buoni ma la privacy inesistente. A poca distanza, ha sede<br />

l’ufficio delle imposte, un poco più lontano la direzione provinciale della<br />

DC, mentre in una strada laterale sorge l’Ist<strong>it</strong>uto di Medicina legale<br />

dell’Univers<strong>it</strong>à. A chiunque verrebbero i brividi trovandosi in un posto<br />

simile ma Auco è ugualmente felice.<br />

Non è più in grado di ascoltare il suo amato Brahms ma può vedere,<br />

sul televisorino della sua cella, Leonard Bernstein saltellare sul podio. I<br />

suoi gesti, buffi per chi osserva un direttore d’orchestra sul video ad audio<br />

spento, gli appaiono invece pertinenti, conoscendo i motivi delle quattro<br />

sinfonie, delle due ouvertures, dei concerti e di «Un requiem tedesco». Ad<br />

intervalli, compare in primo piano il viso del Maestro; è pieno di rughe, in<br />

contrasto con gli occhi limpidi, quasi infantili, gli occhi di una persona<br />

buona e intelligente. Alla fine del concerto, Auco <strong>non</strong> sente lo scrosciare<br />

degli applausi eppure si commuove quando Bernstein <strong>non</strong> si lim<strong>it</strong>a a<br />

stingere la mano ai solisti ma, come era suo costume, li abbraccia, e con<br />

loro i professori che incontra mentre esce di scena.<br />

82


Per sua fortuna, Auco <strong>non</strong> è costretto ad ascoltare, quale sigla di<br />

apertura di una Tribuna elettorale, una cacofonica caricatura del finale della<br />

«Prima» di Brahms. Eppure, la RAI disporrà sicuramente di uno o più<br />

consulenti musicali per ogni part<strong>it</strong>o dell’arco cost<strong>it</strong>uzionale.<br />

Al San Procolo vi è molta libertà e il <strong>non</strong> più giovanissimo Auco<br />

(come dicono adesso per indicare chi ha superato l’ottantina) esce spesso<br />

<strong>non</strong> per sbevazzare come fanno i suoi compagni di sventura, ma per<br />

soddisfare l’antica passione per la lettura.<br />

Le scr<strong>it</strong>te sui muri - <strong>non</strong> ne perde una, sgorbi a parte - gli rivelano<br />

l’esistenza di un mondo giovanile totalmente diverso da quello dei Blablali<br />

rorarotti. Si commuove perciò leggendo, al posto dei loro proclami, teneri<br />

messaggi quali «Stefy, torna a stare con me», «Marco ti amo alla follia» o<br />

sfide come «× Rubbi Odilia - Questa volta Luca sarà mio per sempre -<br />

Cristina».<br />

Come tutti gli anziani, Auco <strong>non</strong> ricorda ciò che è avvenuto o gli<br />

hanno detto il giorno prima mentre affiorano continuamente nella memoria<br />

fatti, persone, letture dell’ infanzia. Come la Chinina Migone, portentoso<br />

r<strong>it</strong>rovato per la cresc<strong>it</strong>a dei capelli: tutti i giornali riportavano i disegni di<br />

uomini che si pettinavano barba e capelli lunghissimi con un rastrello.<br />

Ricorda (frequentava la quinta elementare) quando Mussolini aveva<br />

dichiarato guerra all’Etiopia. <strong>In</strong> classe campeggiava una carta topografica<br />

di questo infelice Paese, piena di segni convenzionali indicanti la presenza<br />

di oro, argento, rame, carbone, petrolio, allevamenti di bestiame, ecc.<br />

Ricorda il giorno della partenza per l’Africa degli Alpini, con le divise di<br />

panno grigioverde, le fasce alle gambe e gli scarponi pesanti. Alla sera,<br />

dopo la sfilata, vagavano nelle strade del paese, ubriachi, insieme alle<br />

fidanzate o alle mogli piangenti.<br />

Auco sente che la fine si avvicina, <strong>non</strong> ha paura di morire ma della<br />

sofferenza fisica. Ammira la saggezza di un riminese che ha fatto incidere<br />

sulla sua tomba: Am so cavè un bel pinsì (Mi sono tolto un bel pensiero).<br />

Il vecchio bidello nevrotico è ora in pace con se stesso e il resto del<br />

mondo, in serena attesa dell’altra, defin<strong>it</strong>iva pace.<br />

83

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