CARTOGRAFIA DEL VINO - LAC
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Fig. 2 – (S. Giorgio di Piano, 1685). Il paesaggio illustrato nel cabreo<br />
ricorda la situazione dell’assetto agricolo del periodo, generalmente<br />
costituito da latifondo, in cui spesso, oltre agli edifi ci residenziali e di<br />
servizio, compariva il palazzo, residenza temporanea del proprietario;<br />
a questo si aggiungeva un piccolo edifi cio religioso, qui chiamato<br />
“Capelina”, in alto a sinistra, direttamente accessibile dalla strada.<br />
Gli edifi ci sono rappresentati in prospetto, con discreta ingenuità;<br />
nel fondo sottostante compare una “conserva”, manufatto costituito<br />
da un corpo cilindrico in muratura, quasi completamente interrato,<br />
coperto a cupola, anche questa ricoperta di terra. All’intorno vi era<br />
una fi tta alberatura, con la funzione di tenere all’ombra il manufatto,<br />
entro cui si poneva in inverno la neve raccolta all’esterno;<br />
la neve, ghiacciandosi, durava fi no all’estate:<br />
era l’antenato della cella frigorifera.<br />
Il territorio non era, fi no alla prima metà del XX secolo,<br />
invaso da nuova edilizia residenziale suburbana, esplosa<br />
negli ultimi decenni e ancora in divenire; la campagna era<br />
destinata, allora, all’agricoltura ed alle sistemazioni idrauliche<br />
ad essa indispensabili.<br />
Tutt avia è opportuno rammentare che il paesaggio, entità<br />
fi sica conterminata entro specifi ci assett i morfologici<br />
del territorio, non è immutabile: la vasta pianura padana,<br />
un tempo Silva litana, grande estensione di boschi su terre<br />
ampiamente impaludate dalle alluvioni portate dal sistema<br />
di fi umi e torrenti, è stata quasi totalmente trasformata<br />
dalle bonifi che romane apportate col sistema della centuriazione,<br />
ed in seguito nuovamente riconvertita a terreni<br />
vallivi, dopo la caduta dell’impero romano. Al bosco sono<br />
suffi cienti tre decenni per riformarsi.<br />
I primi cabrei di seguito illustrati risalgono alla fi ne del<br />
XVII secolo, e si concludono al primo trentennio del secolo<br />
successivo. Di alcuni di essi non si ha la data, ma se<br />
ne può ipotizzare il momento della stesura deducendolo<br />
dallo stile grafi co in cui sono redatt i; di essi viene presuntivamente<br />
ipotizzato il secolo di datazione, ma la qualità<br />
grafi ca potrebbe infl uire su tale ipotesi. Il disegno di molti<br />
cabrei è decisamente raffi nato, ricco di decorazioni nei<br />
cartigli (Fig. 2) e nelle notazioni dei simboli che illustrano<br />
Cabrei<br />
l’orientamento e le scale grafi che (Fig. 3), ma ve ne sono alcuni<br />
dall’aspett o decisamente rustico, tracciati dalla mano<br />
di periti esperti nel mestiere del rilevatore, ma poco abili<br />
per quanto riguarda la capacità grafi ca (Fig. 4).<br />
Un altro aspett o, di non poco conto, è dato dalle scritt e<br />
che illustrano i contenuti: il perito poteva essere un buon<br />
conoscitore della lingua italiana, oppure qualcuno abituato<br />
ad esprimersi costantemente nella lingua di allora,<br />
il dialett o locale, e poco abituato a tradurla in italiano; la<br />
conoscenza del dialett o diventa così un buon ausilio nella<br />
comprensione di quanto scritt o.<br />
Fig. 3 – (Anonimo, XVIII secolo). La memoria di un ambiente in gran<br />
parte scomparso riemerge nei particolari di questa mappa, in cui<br />
passa in second’ordine il riassetto fondiario, probabilmente in via di<br />
attuazione per la produzione di canapa, ed emerge invece l’ambiente<br />
del mondo contadino, evidenziato dai consueti fabbricati, la casa, la<br />
stalla–fi enile, il forno, il pozzo a bilanciere; a sinistra, l’edifi cio lungo la<br />
via potrebbe essere una casella, destinata alle attività di produzione<br />
e lavorazione della canapa, confermata dalla presenza di un lungo<br />
macero parimenti collegato a questa coltura.<br />
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