12 Cabrei stema di conduzione, per divisioni ereditarie e delineazione precisa dei confi ni (Fig. 9). La raffi gurazione catastale a cura dello Stato si avrà solo nel 1780 con il catasto Boncompagni, e se si considera la generale carenza di fondi catastali sino al Sett ecento, i cabrei costituiscono una delle più corpose ed omogenee serie archivistiche di cui si disponga per documentare l’evoluzione del paesaggio rurale ed urbano e per lo studio della storia del territorio. Fig. 9 – (S. Donino, 1795). In questo cabreo viene illustrato dettagliatamente l’assetto del grande complesso padronale, con il palazzo e gli altri edifi ci a diversa destinazione, e gli ampi spazi esterni in cui compaiono un giardino all’italiana, un orto-giardino con vasca, un secondo orto, un oratorio di recente edifi cazione. A sottolineare l’importanza formale e sociale del luogo, vengono citati nel cartiglio un “camerone d’agrumi”, una “stalla per cavalli”, una “bugaderia”, e la prima cappellina annessa al palazzo. Gli edifi ci sono resi in pianta, segno dell’evoluzione della notazione grafi ca rispetto al passato; si nota anche, nella cucina del palazzo, un pozzo interno, come si conveniva realizzare nelle dimore signorili. Nella pagina seguente, dall’alto: Fig. 10 – (Malabergo Castellina, 1803). La mappa del 1803, redatta dal Perito Giuseppe Michelini, illustra una parte della tenuta per lo più coltivata a risaie, con evidenziato il condotto principale che attraversa il podere con annessi i canali e gli scoli a scopo irriguo. Vi sono anche terreni a seminativo arborato, anche se il disegno non li evidenzia, ed è presente la vite e la piantata a gelsi. Questa mappa viene redatta allo scopo di aggiornare la situazione dell’edifi cato: si prevede la costruzione di un nuovo edifi cio in prossimità di una stalla per bovini ed equini che viene nominata “Cascina vecchia”. Fig. 11 – (Mulino del Paltrone, 1730) Nel paesaggio illustrato nel cabreo emerge, in particolare, il complesso sistema idraulico di questa parte della pianura bolognese; il Torrente Samoggia crea un’ansa – ora non più esistente – che lambisce con un andamento sinuoso le diverse proprietà fondiarie, organizzate secondo un regolare sistema geometrico, di chiara derivazione centuriale, a cui appartiene anche il Fosso Marzapesce, che scorre sia sul cardo sia sul decumano. Un palazzo e alcuni gruppi di edifi ci colonici si collocano ai bordi delle aree coltivate, come avveniva per gli insediamenti di epoca romana; l’acqua non serviva soltanto a scopo irriguo ma, nel paesaggio antropico, era anche fonte di energia: oltre alle macine del Mulino del Paltrone azionava anche il maglio di una fabbreria e le seghe di una falegnameria, in un complesso edilizio artigianale e produttivo. 28
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