La minaccia NBCR - Istituto Affari Internazionali

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L’HPA, secondo dati aggiornati al 23 marzo 2007, aveva offerto di condurre un’analisi delle urine a 779 persone a rischio contaminazione, 38 delle quali hanno rifiutato. I risultati delle analisi sui restanti 738 (le 3 analisi mancanti erano al tempo ancora in corso) hanno rivelato che: 601 non sono state esposte al Po-210; 120 hanno avuto probabilmente un contatto con il Po-210, ma non corrono rischi particolari alla salute e, infine, 17 sono state esposte al Po- 210, ma non evidenziano conseguenze dannose a breve termine sulla salute e il rischio di lungo termine è considerato bassissimo 143 . L’episodio Litvinenko ha avuto anche una dimensione internazionale dato che tracce di polonio sono state trovate su tre aerei di linea della British Airways e, perciò, si è dovuto lanciare un allarme sanitario a livello globale e organizzare briefings per i diplomatici di 52 Paesi 144 . Inoltre, sono stati identificati 673 ospiti degli hotel frequentati dal dissidente russo, dei quali: 444 sono risultati non esposti al Po-210; 3 hanno avuto probabilmente un contatto con il Po-210, ma non corrono rischi alla salute; 111 non hanno voluto fare le analisi o sono irreperibili; 115 dovevano ancora essere sottoposti a controllo al tempo dello studio di riferimento 145 . 2.4 Principali lezioni apprese Le lezioni apprese durante le numerose emergenze NBCR sono molteplici, ma quella più importante è la necessità di pianificazione preventiva a tutti i livelli, secondo il motto del gestore del rischio: “Aspetta il peggio, pianifica per il peggio, spera per il meglio”. In particolare, occorre organizzare: 1. il coordinamento tra le diverse organizzazioni preposte alla gestione dell’emergenza; 2. l’approntamento di strutture di comando, controllo e comunicazioni congiunte; 3. l’elaborazione di scenari emergenziali e relativi piani di contrasto; 4. la predisposizione di strumenti legislativi innovativi e flessibili; 5. l’individuazione precisa dei responsabili della comunicazione e l’allestimento di appositi piani comunicativi (“comunicare, comunicare, comunicare”); 143 Roger Gross, “Overview of people aspects”, presentazione alla conferenza “Polonium-210: The public health response”, London, Royal College of Surgeons of England, 27 March 2007. Delle 17 persone venuta a sicuramente a contatto con il Po-210, una appartiene alla famiglia di Litvinenko, una al personale dell’Hotel Best Western, due a quello dell’Hotel Sheraton e, infine, 13 lavoravano all’Hotel Millenium. 144 Nigel Lightfoot, “Lessons Identified”, presentazione alla conferenza “Polonium-210: The public health response”, London, Royal College of Surgeons of England, 27 March 2007. 145 Barry Evans, “International follow-up”, presentazione alla conferenza “Polonium-210: The public health response”, London, Royal College of Surgeons of England, 27 March 2007. - 67 -

6. l’addestramento del personale; 7. la logistica (scorte di vaccini e medicinali, equipaggiamenti protettivi, sistemi di allarme precoce, rilevatori portatili NBCR, etc.). Una pianificazione accurata permette di far fronte all’emergenza senza perdere tempo prezioso nell’identificazione dei decisori e nello stabilire procedure di azione comuni. Esercitazioni periodiche permettono di verificare lo stato di prontezza operativa, evidenziando i settori d’intervento da migliorare. Inoltre, si creano in tal modo legami tra operatori appartenenti a strutture organizzative diverse e s’innalza la loro soglia di resistenza psicologica. Quest’ultimo fattore non è certo da sottovalutare, dato che rendere cosciente il personale preposto all’emergenza del fatto che, con le dovute cautele, la minaccia NBCR è gestibile, evita pericolosi fenomeni di panico. A questo proposito, occorrerebbe dotare gli addetti all’emergenza (agenti di polizia, personale sanitario, Vigili del Fuoco, etc.) di protezioni individuali standardizzate e prescriverne un uso uniforme fin dall’inizio dell’evento NBCR, per evitare che operatori destinati a operare fianco a fianco abbiano un diverso grado di esposizione al rischio. Invece, di più dubbia utilità, è l’investimento di risorse finanziarie ingenti nella dotazione di sistemi campali di decontaminazione, dato che – come ampiamente testimoniato dall’esperienza giapponese 146 – la stragrande maggioranza dei feriti arriva con mezzi propri presso le strutture sanitarie. Altro problema che necessita di un’accurata opera di pianificazione è quello relativo alla prevedibile riduzione delle risorse umane normalmente disponibili: come detto, il 21% di tutti gli ammalati di SARS si trovava tra il personale medico e paramedico. Alle inevitabili riduzioni nell’organico proprio nel momento dell’emergenza, si può porre rimedio prevedendo, ad esempio, “riservisti” medici (dottori in pensione, medici e paramedici che 146 “La segregazione e la decontaminazione delle vittime in prossimità del luogo dell’incidente ha lo scopo di impedire che persone contaminate accedano liberamente agli ospedali. Tale processo, per quanto ottimizzato, presenta una serie di problemi: - la latenza tra l’esposizione e l’arrivo delle squadre di emergenza; - le difficoltà nell’identificazione dell’aggressivo chimico utilizzato; - le difficoltà nell’identificare le vittime contaminate; - le priorità imposte dal triage; - l’impatto di panico sulle persone colpite; - il grande numero di persone esposte e potenzialmente contaminate. Dopo il deliberato rilascio di Sarin nella metropolitana di Tokio nel 1995, queste difficoltà determinarono il significativo fatto che ben l’85% delle vittime raggiunsero gli ospedali con mezzi privati e fuori dal controllo dei sistemi d’emergenza. Fortunatamente, il Sarin, a causa della sua elevata volatilità, crea pochi problemi di contaminazione secondaria. Inoltre, le vittime di Tokio furono esposte prevalentemente se non esclusivamente a vapori tossici, il che riduce al minimo i rischi di contaminazione secondaria e limita molto le indicazioni alla decontaminazione” (v. Alessandro Barelli, Flavio Gargano e Rodolfo Proietti, “La gestione intraospedaliera dei pazienti esposti ad armi chimiche di distruzione di massa”, Annuario Istituto Superiore di Sanità, vol. 41, no. 1, 2005, pp. 93-101, a p. 94). - 68 -

6. l’addestramento del personale;<br />

7. la logistica (scorte di vaccini e medicinali, equipaggiamenti protettivi, sistemi di<br />

allarme precoce, rilevatori portatili <strong>NBCR</strong>, etc.).<br />

Una pianificazione accurata permette di far fronte all’emergenza senza perdere tempo<br />

prezioso nell’identificazione dei decisori e nello stabilire procedure di azione comuni.<br />

Esercitazioni periodiche permettono di verificare lo stato di prontezza operativa,<br />

evidenziando i settori d’intervento da migliorare. Inoltre, si creano in tal modo legami tra<br />

operatori appartenenti a strutture organizzative diverse e s’innalza la loro soglia di resistenza<br />

psicologica. Quest’ultimo fattore non è certo da sottovalutare, dato che rendere cosciente il<br />

personale preposto all’emergenza del fatto che, con le dovute cautele, la <strong>minaccia</strong> <strong>NBCR</strong> è<br />

gestibile, evita pericolosi fenomeni di panico. A questo proposito, occorrerebbe dotare gli<br />

addetti all’emergenza (agenti di polizia, personale sanitario, Vigili del Fuoco, etc.) di<br />

protezioni individuali standardizzate e prescriverne un uso uniforme fin dall’inizio<br />

dell’evento <strong>NBCR</strong>, per evitare che operatori destinati a operare fianco a fianco abbiano un<br />

diverso grado di esposizione al rischio.<br />

Invece, di più dubbia utilità, è l’investimento di risorse finanziarie ingenti nella dotazione di<br />

sistemi campali di decontaminazione, dato che – come ampiamente testimoniato<br />

dall’esperienza giapponese 146 – la stragrande maggioranza dei feriti arriva con mezzi propri<br />

presso le strutture sanitarie.<br />

Altro problema che necessita di un’accurata opera di pianificazione è quello relativo alla<br />

prevedibile riduzione delle risorse umane normalmente disponibili: come detto, il 21% di<br />

tutti gli ammalati di SARS si trovava tra il personale medico e paramedico. Alle inevitabili<br />

riduzioni nell’organico proprio nel momento dell’emergenza, si può porre rimedio<br />

prevedendo, ad esempio, “riservisti” medici (dottori in pensione, medici e paramedici che<br />

146 “<strong>La</strong> segregazione e la decontaminazione delle vittime in prossimità del luogo dell’incidente ha lo scopo di<br />

impedire che persone contaminate accedano liberamente agli ospedali. Tale processo, per quanto ottimizzato,<br />

presenta una serie di problemi:<br />

- la latenza tra l’esposizione e l’arrivo delle squadre di emergenza;<br />

- le difficoltà nell’identificazione dell’aggressivo chimico utilizzato;<br />

- le difficoltà nell’identificare le vittime contaminate;<br />

- le priorità imposte dal triage;<br />

- l’impatto di panico sulle persone colpite;<br />

- il grande numero di persone esposte e potenzialmente contaminate.<br />

Dopo il deliberato rilascio di Sarin nella metropolitana di Tokio nel 1995, queste difficoltà determinarono il<br />

significativo fatto che ben l’85% delle vittime raggiunsero gli ospedali con mezzi privati e fuori dal controllo<br />

dei sistemi d’emergenza. Fortunatamente, il Sarin, a causa della sua elevata volatilità, crea pochi problemi di<br />

contaminazione secondaria. Inoltre, le vittime di Tokio furono esposte prevalentemente se non esclusivamente a<br />

vapori tossici, il che riduce al minimo i rischi di contaminazione secondaria e limita molto le indicazioni alla<br />

decontaminazione” (v. Alessandro Barelli, Flavio Gargano e Rodolfo Proietti, “<strong>La</strong> gestione intraospedaliera dei<br />

pazienti esposti ad armi chimiche di distruzione di massa”, Annuario <strong>Istituto</strong> Superiore di Sanità, vol. 41, no. 1,<br />

2005, pp. 93-101, a p. 94).<br />

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