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La minaccia NBCR - Istituto Affari Internazionali

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Il 29 settembre fu requisito uno stadio per ospitare in maniera provvisoria gli evacuati, dove<br />

alcuni medici e tecnici radiologici specializzati affluiti da San Paolo effettuarono una prima<br />

selezione dei contaminati più gravi, che vennero ricoverati presso un locale ospedale. Delle<br />

20 persone così individuate, 14 furono successivamente trasportate con un aereo militare<br />

all’ospedale navale Marcilio Dias di Rio de Janeiro, mentre le restanti 6 rimasero ricoverate<br />

all’ospedale di Goiânia. Da notare che, inizialmente, gli operatori delle strutture sanitarie<br />

locali si dimostrarono non cooperativi, perché temevano di rimanere contaminati.<br />

In totale, vennero sottoposte a controllo sanitario 112.000 persone, delle quali 249 risultarono<br />

colpite dalle radiazioni sia internamente (per aver toccato materiale radioattivo e aver poi<br />

ingerito cibo con le mani contaminate), che esternamente. Quattro persone morirono per<br />

effetto delle radiazioni entro un mese dal ricovero in ospedale.<br />

Il grosso dell’opera di decontaminazione dell’ambiente, che impegno circa 550 persone, ebbe<br />

termine il 3 ottobre 1987, ma alcune zone furono sottoposte a decontaminazione fino al<br />

Natale 1987. Per quanto riguarda, invece, il ristabilimento delle normali condizioni di vita<br />

occorse aspettare fino al marzo 1988.<br />

Per individuare le zone contaminate furono utilizzati per due giorni elicotteri appositamente<br />

attrezzati, che effettuarono rilevazioni su un’estensione di territorio di oltre 67 chilometri<br />

quadrati. Inoltre, autovetture dotate di rilevatori furono utilizzate sugli oltre 2.000 chilometri<br />

di rete stradale urbana di Goiânia. In questo modo, furono segnalati come contaminati 85<br />

edifici e 200 persone vennero evacuate da 41 di questi. I criteri per definire contaminato un<br />

edificio furono particolarmente restrittivi (data la forte pressione mediatica, sociale e<br />

politica): bastava fosse rilevata una radioattività del 10% rispetto al livello minimo indicato<br />

dall’International Atomic Energy Agency (IAEA). Contromisure furono prese in un’area di 50<br />

m attorno a questi edifici (7 dei quali poi demoliti), quali la decontaminazione del suolo e<br />

della frutta presente. L’opera di pulizia fu resa però difficoltosa dalle intense piogge<br />

abbattutesi nel periodo 21-28 settembre che, invece di lavar via l’elemento radioattivo, lo<br />

dispersero ulteriormente sui tetti delle abitazioni.<br />

In generale, la procedura di decontaminazione prevedeva l’uso di aspiratori per le pareti<br />

interne, l’uso di acidi per i pavimenti e, per gli esterni, l’uso di potenti getti d’acqua ad alta<br />

pressione (che si dimostrarono, però, poco efficaci).<br />

Per raccogliere materiali e terreno rimossi si rese necessario l’allestimento di una discarica<br />

speciale. Dopo alcune, comprensibili, incertezze delle autorità locali, un’area fu individuata a<br />

20 km da Goiânia, che finì per contenere 6.000 tonnellate di rifiuti radioattivi – imballati a<br />

dovere in contenitori metallici – l’equivalente del carico di 275 camion (3.500 m 3 ).<br />

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