La minaccia NBCR - Istituto Affari Internazionali
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2.1.2 - Quarantena e isolamento Durante l’emergenza SARS si rese necessario adottare su larga scala misure di quarantena (per le persone esposte, ma non ammalate) e isolamento (per quelle già malate). Dato che, in generale, un individuo colpito da SARS provocava almeno 2-4 casi di contagio (ma non erano rari i casi di 200 o più), era chiara l’importanza di predisporre misure di quarantena rapide ed efficaci 83 . A questo proposito, in tutti i Paesi coinvolti emersero problemi dovuti a una scarsa preparazione: mancanza di strumenti legislativi adeguati, insufficiente coordinamento tra agenzie governative, difficoltà nel sorvegliare e rifornire i ristretti in quarantena, etc. Di solito chi proveniva da zone a rischio, o aveva avuto contatti con persone poi ammalatesi, veniva confinato nella propria abitazione per un periodo di 10-14 giorni. La sorveglianza medica si esplicitava in telefonate periodiche per accertarsi se il soggetto aveva sviluppato o meno i sintomi della malattia. Quando invece l’ambito di diffusione del virus era più incerto, si provvedeva con misure di riduzione della possibilità di contagio quali la chiusura di scuole, mercati, teatri e altri centri pubblici. In Cina, vennero prese misure drastiche di polizia, quali l’isolamento di interi villaggi e il blocco del traffico pubblico in certe aree. Al 21 giugno 2003, le autorità cinesi avevano in quarantena o isolamento 30.173 persone, e in isolamento completo 4 ospedali, 7 comunità residenziali e 7 siti in costruzione. Era prevista una pena fino a 10 anni di prigione per chi evadeva gli obblighi d’isolamento e quarantena. Meno pesanti le sanzioni decise ad Hong Kong per chi violava il regime di quarantena: una multa di 2.500 dollari locali, più 250 per ogni giorno di violazione effettuato e, in caso di recidiva entro un anno, l’espiazione di un periodo detentivo 84 . In Taiwan, dopo un iniziale periodo di sottovalutazione dell’epidemia, si corse rapidamente ai ripari nell’aprile del 2003 prevedendo due livelli – A e B – di quarantena. Il livello B era riservato per chi proveniva da zone considerate a rischio, mentre quello A toccava a chi era stato in stretto contatto con ammalati. 83 Robert I. Miller, “The Impact of Quarantine on Military Operations”, The Counterproliferation Paper, Future Warfare series, No. 31, USAF Counterproliferation Center, Air University, Maxwell AFB (AL), 2005. 84 Rothstein et al., op. cit. - 35 -
Nel dettaglio, erano previsti otto casi di “stretto contatto”: 1) personale sanitario che non indossava protezioni mentre visitava o trattava un paziente affetto da SARS; 2) familiari di un ammalato di SARS; 3) persone che lavoravano nello stesso ufficio o le cui postazioni lavorative erano entro una distanza di 3 metri dall’area di lavoro di un malato di SARS; 4) amici di un contagiato; 5) compagni di classe o insegnanti di un contagiato che avevano trascorso un’ora o più nella stessa aula; 6) viaggiatori che su un aereo sedevano nella stessa fila o nelle tre file adiacenti a un ammalato; 7) passeggeri e conduttori di autobus e treni che avevano condiviso lo stesso ambiente di un contagiato per almeno un’ora; 8) persone che erano state a contatto con una persona posta in quarantena in un ospedale dove erano presenti pazienti colpiti da SARS 85 . I passeggeri dei voli aerei che provenivano da zone a rischio SARS potevano scegliere se essere posti in quarantena in un motel aeroportuale, a casa, o presso un sito governativo (sotto sorveglianza di polizia) a spese del datore di lavoro: in caso di mancata scelta o rifiuto, la quarantena veniva effettuata in basi militari attrezzate. Le Thai Airlines hanno fornito tutti i loro aeromobili di postazioni a sottopressione ove isolare passeggeri che presentassero sintomi compatibili con la SARS durante il volo. I doveri delle persone in quarantena erano: rimanere sul posto; controllare la temperatura corporea almeno due volte al giorno; in caso di febbre, tosse o altri sintomi respiratori avvertire le autorità sanitarie competenti; coprire il naso e la bocca con fazzoletti di carta in caso di tosse o starnuto; indossare la mascherina chirurgica in presenza di altre persone o quando all’esterno del luogo di quarantena; non usare mezzi di trasporto pubblici; non visitare pazienti in ospedale e non frequentare luoghi pubblici affollati. Le persone sotto livello A non potevano allontanarsi dal luogo di quarantena senza esplicita autorizzazione sanitaria (il cibo veniva consegnato a domicilio), mentre quelle sotto livello B potevano recarsi dal dottore, fare esercizio all’aperto (fare ginnastica rinforza l’apparato immunitario), acquistare cibo, vuotare la spazzatura e compiere altre attività considerate necessarie dalle autorità sanitarie. Tutte le attività condotte all’esterno dovevano essere registrate per facilitare l’eventuale ricostruzione della mappa dei contatti. Chi violava le regole della quarantena era soggetto a una multa di un minimo di 1.765 dollari a un massimo di 8.824, oltre a un periodo di carcerazione fino a due anni. La gestione e la supervisione delle persone in quarantena spettava al personale sanitario o ad altri dipendenti pubblici. Si trattava di registrare i nomi e gli indirizzi di tutti i sottoposti a quarantena, assicurarsi del controllo della temperatura, intervenire in caso d’insorgenza dei 85 M. L. Lee, “Use of Quarantine to Prevent Transmission of Severe Acute Respiratory Syndrome – Taiwan, 2003”, Journal of American Medical Association, Vol. 290, No. 8, 2003 (reprinted), pp. 1021-1022. - 36 -
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2.1.2 - Quarantena e isolamento<br />
Durante l’emergenza SARS si rese necessario adottare su larga scala misure di quarantena<br />
(per le persone esposte, ma non ammalate) e isolamento (per quelle già malate).<br />
Dato che, in generale, un individuo colpito da SARS provocava almeno 2-4 casi di contagio<br />
(ma non erano rari i casi di 200 o più), era chiara l’importanza di predisporre misure di<br />
quarantena rapide ed efficaci 83 .<br />
A questo proposito, in tutti i Paesi coinvolti emersero problemi dovuti a una scarsa<br />
preparazione: mancanza di strumenti legislativi adeguati, insufficiente coordinamento tra<br />
agenzie governative, difficoltà nel sorvegliare e rifornire i ristretti in quarantena, etc.<br />
Di solito chi proveniva da zone a rischio, o aveva avuto contatti con persone poi ammalatesi,<br />
veniva confinato nella propria abitazione per un periodo di 10-14 giorni. <strong>La</strong> sorveglianza<br />
medica si esplicitava in telefonate periodiche per accertarsi se il soggetto aveva sviluppato o<br />
meno i sintomi della malattia.<br />
Quando invece l’ambito di diffusione del virus era più incerto, si provvedeva con misure di<br />
riduzione della possibilità di contagio quali la chiusura di scuole, mercati, teatri e altri centri<br />
pubblici.<br />
In Cina, vennero prese misure drastiche di polizia, quali l’isolamento di interi villaggi e il<br />
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quarantena o isolamento 30.173 persone, e in isolamento completo 4 ospedali, 7 comunità<br />
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evadeva gli obblighi d’isolamento e quarantena.<br />
Meno pesanti le sanzioni decise ad Hong Kong per chi violava il regime di quarantena: una<br />
multa di 2.500 dollari locali, più 250 per ogni giorno di violazione effettuato e, in caso di<br />
recidiva entro un anno, l’espiazione di un periodo detentivo 84 .<br />
In Taiwan, dopo un iniziale periodo di sottovalutazione dell’epidemia, si corse rapidamente<br />
ai ripari nell’aprile del 2003 prevedendo due livelli – A e B – di quarantena. Il livello B era<br />
riservato per chi proveniva da zone considerate a rischio, mentre quello A toccava a chi era<br />
stato in stretto contatto con ammalati.<br />
83 Robert I. Miller, “The Impact of Quarantine on Military Operations”, The Counterproliferation Paper, Future<br />
Warfare series, No. 31, USAF Counterproliferation Center, Air University, Maxwell AFB (AL), 2005.<br />
84 Rothstein et al., op. cit.<br />
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