La minaccia NBCR - Istituto Affari Internazionali

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Tutti i paesi più colpiti dalla SARS (Canada, Vietnam, Singapore, Cina e Taiwan) hanno, in diversa misura, sofferto della mancata preparazione all’emergenza. Spesso, si sono dovuti creare in tutta fretta centri decisionali ed espedienti organizzativi ad hoc, dettati dalla situazione contingente: un chiaro indicatore d’impreparazione. Talvolta, però, sono state messe in atto innovazioni organizzative di successo, come in Vietnam dove furono creati sei SARS Mobile Teams in grado d’intervenire rapidamente per il contenimento e trattamento dell’infezione 74 . Nelle Filippine, paese con problemi forti di terrorismo interno (Mindanao) la preparazione antiterrorismo biologico ed il coordinamento Forze di sicurezza/Forze Armate e sistemi di emergenze è stata molto importante nel prevenire la diffusione sul territorio nonostante l'altissimo flusso di viaggiatori da/per il resto della regione 75 . Per quanto riguarda i controlli alle frontiere marittime, terrestri e aeree per i viaggiatori provenienti dalle zone dichiarate a rischio SARS, questi si sono concretizzati, in pratica, nella verifica della presenza di stati febbrili e/o alterazioni respiratorie. Molti Paesi dovettero così ricorrere all’acquisto (o all’invenzione) urgente di kit appositi per la misurazione della temperatura o addirittura di scanner termici, dal costo di diverse decine di migliaia di dollari ognuno, da usare nei posti di frontiera. Lo scanner termico è un caso di spin-off, il risultato di un adattamento della tecnologia militare – vedere i nemici nell’oscurità con sistemi infrarosso – ai bisogni civili 76 . Comunque, gli scanner risultarono alla prova dei fatti di scarsa precisione (bastava aver fumato una sigaretta o mangiato carne di montone per risultare positivo), però furono utili per sostenere il morale dell’opinione pubblica: in molti infatti credevano che con quel sistema nessuno avrebbe potuto eludere i controlli. In realtà, gli accertamenti della temperatura effettuati alle frontiere su oltre 45 milioni di viaggiatori internazionali in Canada, Cina (compreso Hong Kong), Singapore e Taiwan non hanno portato alla scoperta di alcun caso di SARS. Prima però di valutare come inutile lo sforzo di controllo alle frontiere, occorre tener ben presente i danni potenziali derivanti dal mancato filtraggio anche di un solo passeggero infetto. 74 Mark A. Rothstein, M. Gabriela Alcalde, Nanette R. Elster, Mary Anderlik Majumder, Larry I. Palmer, T. Howard Stone, Richard E. Hoffman, “Quarantine and Isolation: Lessons Learned from SARS”, A Report to the Centers for Disease Control and Prevention, Institute for Bioethics, Health Policy and Law University of Louisville School of Medicine, Lousiville (KY), 2003. 75 Dialogo con la Dr.ssa Castro, National Security Council. 76 Wayne Arnold, “Military Hardware Is adapted to Fight SARS”, The New York Times, May 12, 2003. - 33 -

Altri problemi si sono avuti nel ricostruire la mappa dei contatti sociali delle persone ritenute a rischio: vale la pena ricordare, a questo proposito, che a Toronto in Canada tale attività occupava in media 9 ore per caso e che i casi da investigare erano 2.282. Da notare che, nel caso di Toronto, per ogni persona affetta da SARS occorreva risalire in media a un centinaio di persone che avevano avuto contatti con quest’ultima 77 . L’impreparazione canadese è sottolineata dal fatto che il software utilizzato dalla sanità locale per il controllo della diffusione dell’epidemia usava ancora una piattaforma DOS, completamente inadatta alle necessità del caso 78 . Ad Hong Kong oltre 26.000 persone che avevano avuto contatti con ammalati di SARS furono rintracciate dal personale del Dipartimento della Sanità e circa 280 di queste risultarono successivamente infettate (il 16% di tutti i casi di SARS di Hong Kong) 79 . La ricerca dei contatti è d’importanza fondamentale nella strategia di contrasto al virus perché, se ben condotta, può portare all’identificazione dell’“infetto numero 1”, colui che ha dato il via all’epidemia. Infine, da non sottovalutare i danni psicologici inferti dall’epidemia di SARS del tutto simili, tra l’altro, a quelli registrati durante atti di terrorismo biologico e chimico 80 . Ad esempio, ad Hong Kong si stima che almeno il 20% dei pazienti guariti dalla SARS abbia maturato sindromi depressive e difficoltà di sonno dovuti anche a una percepita diffusa “ostilità” sociale 81 . In Canada si sono verificate diverse dimissioni volontarie tra il personale medico e paramedico e contemporanee difficoltà nel reclutarne di nuovo, ansia manifesta tra il personale sanitario in servizio verso le malattie infettive, rifiuti nel sottoporre a trattamento pazienti infetti, nonché un declino nella partecipazione a corsi d’addestramento specifici secondo la filosofia del “non mi addestro, non intervengo” 82 . 77 Erin Flynn, “Lessons Learned from SARS”, Homeland Defense Journal, No. 1, 2006, pp. 28-29. 78 National Advisory Committee on SARS and Public Health, “Learning from SARS. Renewal of Public Health in Canada”, report, Ottawa, Health Canada, 2003. 79 SARS Expert Committee, “Contact tracing for SARS – then and now”, Department of Health, 2003, www.sars-expertcom.gov.hk/english/reports/submissions/files/contact_tracing_for_sars.pdf 80 Cleto Di Giovanni, “Domestic Terrorism With Chemical or Biological Agents: Psychiatric Aspects”, American Journal of Psychiatry, Vol. 156, No. 10, 1999, pp. 1500-1505. 81 Hector W. H. Tsang, Rhonda J. Scudds, and Ellen Y. L. Chan, “Psychosocial Impact of SARS”, Emerging Infectious Diseases, Vol. 10, No. 7, 2004, pp. 1326-1327. 82 Rothstein et al., op. cit. - 34 -

Altri problemi si sono avuti nel ricostruire la mappa dei contatti sociali delle persone ritenute<br />

a rischio: vale la pena ricordare, a questo proposito, che a Toronto in Canada tale attività<br />

occupava in media 9 ore per caso e che i casi da investigare erano 2.282. Da notare che, nel<br />

caso di Toronto, per ogni persona affetta da SARS occorreva risalire in media a un centinaio<br />

di persone che avevano avuto contatti con quest’ultima 77 . L’impreparazione canadese è<br />

sottolineata dal fatto che il software utilizzato dalla sanità locale per il controllo della<br />

diffusione dell’epidemia usava ancora una piattaforma DOS, completamente inadatta alle<br />

necessità del caso 78 .<br />

Ad Hong Kong oltre 26.000 persone che avevano avuto contatti con ammalati di SARS<br />

furono rintracciate dal personale del Dipartimento della Sanità e circa 280 di queste<br />

risultarono successivamente infettate (il 16% di tutti i casi di SARS di Hong Kong) 79 .<br />

<strong>La</strong> ricerca dei contatti è d’importanza fondamentale nella strategia di contrasto al virus<br />

perché, se ben condotta, può portare all’identificazione dell’“infetto numero 1”, colui che ha<br />

dato il via all’epidemia.<br />

Infine, da non sottovalutare i danni psicologici inferti dall’epidemia di SARS del tutto simili,<br />

tra l’altro, a quelli registrati durante atti di terrorismo biologico e chimico 80 .<br />

Ad esempio, ad Hong Kong si stima che almeno il 20% dei pazienti guariti dalla SARS abbia<br />

maturato sindromi depressive e difficoltà di sonno dovuti anche a una percepita diffusa<br />

“ostilità” sociale 81 .<br />

In Canada si sono verificate diverse dimissioni volontarie tra il personale medico e<br />

paramedico e contemporanee difficoltà nel reclutarne di nuovo, ansia manifesta tra il<br />

personale sanitario in servizio verso le malattie infettive, rifiuti nel sottoporre a trattamento<br />

pazienti infetti, nonché un declino nella partecipazione a corsi d’addestramento specifici<br />

secondo la filosofia del “non mi addestro, non intervengo” 82 .<br />

77 Erin Flynn, “Lessons Learned from SARS”, Homeland Defense Journal, No. 1, 2006, pp. 28-29.<br />

78 National Advisory Committee on SARS and Public Health, “Learning from SARS. Renewal of Public Health<br />

in Canada”, report, Ottawa, Health Canada, 2003.<br />

79 SARS Expert Committee, “Contact tracing for SARS – then and now”, Department of Health, 2003,<br />

www.sars-expertcom.gov.hk/english/reports/submissions/files/contact_tracing_for_sars.pdf<br />

80 Cleto Di Giovanni, “Domestic Terrorism With Chemical or Biological Agents: Psychiatric Aspects”,<br />

American Journal of Psychiatry, Vol. 156, No. 10, 1999, pp. 1500-1505.<br />

81 Hector W. H. Tsang, Rhonda J. Scudds, and Ellen Y. L. Chan, “Psychosocial Impact of SARS”, Emerging<br />

Infectious Diseases, Vol. 10, No. 7, 2004, pp. 1326-1327.<br />

82 Rothstein et al., op. cit.<br />

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