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La minaccia NBCR - Istituto Affari Internazionali

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Scorie radioattive, insieme ad esplosivo convenzionale, possono diventare un’arma di<br />

distruzione di massa se usati in ambiente urbano. E comunque anche laddove le conseguenze<br />

di un evento R causino una bassa mortalità, seguono importanti effetti economici e<br />

psicologici (ad esempio l’evacuazione di vaste aree urbane per un lungo periodo di tempo).<br />

Sulla realtà che entità non statali fabbrichino tali ordigni continuano a pronunciarsi numerosi<br />

studi che sottolineano la relativa facilità con cui si può entrare in possesso di materiale<br />

radioattivo 31 .<br />

Anche in Italia è forte l’aggravante dei fattori legati al traffico illecito di tali materiali 32 .<br />

Ancora alcune recenti iniziative in ambito NATO testimoniano la realtà della <strong>minaccia</strong> R.<br />

Facciamo riferimento all’esercitazione “<strong>La</strong>zio 2006” che ha visto impegnate squadre di<br />

emergenza dei paesi alleati e della Federazione Russa su uno scenario fittizio basato su un<br />

attacco terroristico perpetrato con una bomba sporca 33 .<br />

C’è poi la questione degli incidenti e degli attacchi che possono interessare centrali nucleari,<br />

industrie e centri di stoccaggio per materiale radiologico.<br />

In Italia almeno una dozzina di siti di deposito temporaneo di materiale radioattivo<br />

presentano un inventario radiologico altamente significativo.<br />

Secondo dati forniti alla Commissione ambiente della Camera: “(…) in Italia ci sono circa<br />

60.000 metri cubi di rifiuti radioattivi di seconda e terza categoria, ai quali vanno aggiunte<br />

298,5 tonnellate di combustibile irraggiato. Le centrali nucleari italiane (chiuse dopo il<br />

referendum del 1987) hanno prodotto 55 mila metri cubi di scorie. Ma la verità è che più che<br />

chiuse le centrali sono in stato di “custodia protetta passiva”, dunque continuano a produrre<br />

ogni anno una certa quantità di rifiuti radioattivi. A questi vanno aggiunti altri 2 mila metri<br />

cubi di rifiuti radioattivi, di origine medica e sanitaria, o creati durante le attività di ricerca o<br />

31 Henry Kelly, “Dirty Bombs: Response to a Threat”, FAS Public Interest Report, The Journal of the<br />

Federation of American Scientists March / April 2002, Volume 55, Number 2,<br />

http://www.fas.org/faspir/2002/v55n2/dirtybomb.htm<br />

32 Per tutti si veda l’audizione dell’allora Direttore del Sismi, Nicolò Pollari, alla Commissione parlamentare<br />

d’inchiesta sui rifiuti (Seduta del 25/6/2003),<br />

http://www.camera.it/_dati/leg14/lavori/stenbic/39/2003/0625/s020.htm; “(…) considerata la relativa facilità<br />

con cui le organizzazioni terroristiche o i rogue states […] potevano reperire sul mercato clandestino alcune<br />

delle sostanze incriminate, non è una questione di se, ma di quando.(…), Giuseppe Cucchi, “<strong>La</strong> <strong>minaccia</strong> si<br />

chiama <strong>NBCR</strong>”, in Risk n.3, giugno - Settembre 2004.<br />

33 “(…) Emergency teams from NATO and Russia tackled the consequences of a simulated “dirty bomb” attack<br />

in Italy in exercise “<strong>La</strong>zio 2006”, which ended on 26 October. From 23 October, emergency response teams<br />

from Italy, Hungary, Romania, the Russian Federation as well as Austria and Croatia, practiced managing the<br />

consequences of a simulated terrorist attack with a “dirty bomb” or radiological dispersal device.(…)”, NATO<br />

and Russia ‘counter’ dirty bomb, 26 Oct. 2006, http://www.nato.int/docu/update/2006/10-october/e1026b.htm;<br />

esercitazioni nello stesso quadro in anni precedenti hanno riguardato scenari di attacchi terroristici con agenti<br />

chimici (2002) e biologici (2004), Consequence Management Exercise "<strong>La</strong>zio 2006", Rome, 23-26 October<br />

2006, http://www.nato.int/eadrcc/2006/10-lazio/index.htm<br />

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