La minaccia NBCR - Istituto Affari Internazionali
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per pazienti che sono stati soggetti a cure sia per soggetti non trattati. Per definizione gli agenti “letali” sono quelli che causano con elevata probabilità la morte in non meno del 10% dei casi non curati. L’impiego d’agenti inabilitanti ha lo scopo di provocare solamente una transitoria incapacità fisica dell’individuo. In tal caso si parla d’indice d’inabilità che indica il rapporto percentuale tra il numero dei malati inabilitati ed il numero dei colpiti. L’indice di letalità è, a volte, espresso dal concetto di virulenza che vuole indicare la gravità del decorso clinico della malattia. Carica microbica minima - Rappresenta il numero di microrganismi necessari ai fini dell’insorgenza della malattia nell’organismo infettato. In alcuni casi la carica microbica minima può corrispondere anche a poche unità cellulari (es. Francisella tularensis: sono sufficienti un numero di l0 batteri penetrati per via inalatoria per indurre malattia nell’uomo) e ciò comporta un’elevata difficoltà d’individuazione ed identificazione nell’ambiente (inteso come terreno, aria, acqua, alimenti, bevande, edifici, vestiario, etc.). La carica microbica minima dei differenti microrganismi non è un valore facilmente determinabile in quanto condizionato alla suscettibilità e alla via di penetrazione. Dose letale media - La dose letale media (DL50) rappresenta la quantità di tossina che produce la morte del 50% degli individui esposti e non protetti. A causa della ridottissima quantità di tossina necessaria per indurre gli specifici effetti, la DL50 è generalmente espressa in microgrammi per chilogrammo peso corporeo (µg/Kg) specificandone possibilmente la via di penetrazione. Persistenza - È la capacità dell’aggressivo biologico di mantenere la propria capacità patogena nell’ambiente in condizioni normali o sotto l’azione di decontaminanti. Gli agenti biologici che hanno la capacità di formare spore possono permanere nell’ambiente in uno stato quiescente per periodi che variano generalmente da qualche mese a qualche anno. Stabilire la persistenza degli aggressivi biologici nell’ambiente è molto difficile in quanto varia notevolmente in base ai fattori ambientali. Durata della malattia - Indica il periodo che intercorre tra la comparsa dei primi sintomi e la guarigione o la morte dell’individuo colpito. - 103 -
Quadro clinico/Sintomatologia - Il quadro clinico e la sintomatologia relativi ad una malattia trasmessa si riferiscono, generalmente, alle consuete modalità di penetrazione del contaminante dell'organismo. Dispersioni che comportino l’ingresso dell’aggressivo nell’organismo attraverso vie inconsuete, potrebbero causare quadri clinici e sintomatologie differenti da quelli tipici. Profilassi - Indica l’esistenza di un vaccino sperimentato a livello internazionale. Si consideri che gli Enti scientifici a livello mondiale svolgono ricerche, sperimentano e mettono in commercio nuovi prodotti in continuazione rendendo difficoltoso il continuo aggiornamento delle disponibilità. Gli Enti di ricerca, gli Ospedali specializzati in malattie infettive possono fornire informazioni aggiornate circa le disponibilità di vaccini e sieri. Terapia - Indica la terapia farmacologica o sierica, qualora disponibile, di comprovata efficacia. Modalità di diffusione L'impiego intenzionale di aggressivi biologici può avvenire per dispersione degli stessi sotto forma di sospensioni liquide o polveri secche finemente suddivise o con la penetrazione dei patogeni, attraverso la pelle, resa possibile dalla puntura di alcune specie di artropodi che possono svolgere il ruolo di “vettori” per determinate malattie. I metodi di dispersione si basano, come già visto, sull’esistenza di tre vie primarie di penetrazione attraverso cui i patogeni possono introdursi nell'organismo per stabilire l'infezione o l'intossicazione. 1.3 Chimico Generalità Gli aggressivi chimici sono l’insieme delle sostanze (solide, liquide o aeriformi) che diffuse nell’aria o sparse sul terreno, per le caratteristiche fisiche, chimiche e tossicologiche, sono in grado di produrre effetti dannosi, inclusa la morte, sugli organismi animali, vegetali e sui materiali arrivando ad impedire o limitare la percorribilità del terreno. Classificazione Gli aggressivi chimici possono essere variamente classificati. In base allo stato fisico, si distinguono in: solidi, liquidi e gassosi. - 104 -
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transitoria incapacità fisica dell’individuo. In tal caso si parla d’indice d’inabilità che indica il<br />
rapporto percentuale tra il numero dei malati inabilitati ed il numero dei colpiti. L’indice di<br />
letalità è, a volte, espresso dal concetto di virulenza che vuole indicare la gravità del decorso<br />
clinico della malattia.<br />
Carica microbica minima - Rappresenta il numero di microrganismi necessari ai fini<br />
dell’insorgenza della malattia nell’organismo infettato. In alcuni casi la carica microbica<br />
minima può corrispondere anche a poche unità cellulari (es. Francisella tularensis: sono<br />
sufficienti un numero di l0 batteri penetrati per via inalatoria per indurre malattia nell’uomo)<br />
e ciò comporta un’elevata difficoltà d’individuazione ed identificazione nell’ambiente (inteso<br />
come terreno, aria, acqua, alimenti, bevande, edifici, vestiario, etc.). <strong>La</strong> carica microbica<br />
minima dei differenti microrganismi non è un valore facilmente determinabile in quanto<br />
condizionato alla suscettibilità e alla via di penetrazione.<br />
Dose letale media - <strong>La</strong> dose letale media (DL50) rappresenta la quantità di tossina che<br />
produce la morte del 50% degli individui esposti e non protetti. A causa della ridottissima<br />
quantità di tossina necessaria per indurre gli specifici effetti, la DL50 è generalmente espressa<br />
in microgrammi per chilogrammo peso corporeo (µg/Kg) specificandone possibilmente la via<br />
di penetrazione.<br />
Persistenza - È la capacità dell’aggressivo biologico di mantenere la propria capacità<br />
patogena nell’ambiente in condizioni normali o sotto l’azione di decontaminanti. Gli agenti<br />
biologici che hanno la capacità di formare spore possono permanere nell’ambiente in uno<br />
stato quiescente per periodi che variano generalmente da qualche mese a qualche anno.<br />
Stabilire la persistenza degli aggressivi biologici nell’ambiente è molto difficile in quanto<br />
varia notevolmente in base ai fattori ambientali.<br />
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