La minaccia NBCR - Istituto Affari Internazionali

La minaccia NBCR - Istituto Affari Internazionali La minaccia NBCR - Istituto Affari Internazionali

10.06.2013 Views

svantaggioso per l'enorme costo di produzione e soprattutto perché, essendo radioattivo, cambia di natura chimica nel tempo diventando elio. Le ragioni esposte sopra hanno suggerito, per le costruzioni d’ordigni termonucleari, la combinazione d’alcuni particolari elementi da associare all'ordigno a fissione; questo sarà circondato da un involucro contenente idruro di litio in cui, però, l'elemento idrogeno (idruro) è l'isotopo deuterio 1H 2 e il litio sarà presente con l'isotopo 3Li 6 . In tal caso il meccanismo di fusione avviene secondo le seguenti fasi: 1) scoppia l'ordigno a fissione creando le alte temperature e producendo neutroni; 2) i neutroni prodotti reagiscono con il 3Li 6 dando elio e tritio; 3) il tritio prodotto si fonde con il deuterio dell'idruro di litio secondo la reazione. E' in virtù di quest’ultima reazione che l'ordigno termonucleare viene anche detto bomba all'idrogeno: l’energia sviluppata nella reazione è cospicua e, non esistendo ivi la limitazione dovuta alla massa critica, teoricamente non esiste limite all’energia che si può liberare dallo scoppio d’ordigni termonucleari. Effetti diretti ed indiretti causati da un evento non convenzionale di matrice nucleare Energia liberata dall’ordigno Per caratterizzare quantitativamente un ordigno nucleare si ricorre all'energia che esso può produrre. L'unità di misura d’uso più comune è un multiplo della caloria, che prende il nome di “chiloton” (KT), caratterizzato dalla seguente equivalenza: 1 KT = 10 9 calorie. L'esplosione di un ordigno nucleare è il risultato della reazione di fissione di nuclei atomici pesanti, come l'uranio o il plutonio, o della reazione di fusione tra nuclei leggeri, quali gli isotopi pesanti dell'idrogeno. Entrambe le reazioni liberano una notevole quantità di energia in un tempo relativamente breve, 1/100.000.000 di secondo, in una massa limitata di materiale confinata nella struttura dell'ordigno. A seguito di tale rilascio energetico, si manifestano degli effetti che possono rivelarsi pericolosi per l’uomo e l'ambiente. Gli effetti prodotti dallo scoppio nucleare, entro il primo minuto dopo la detonazione, sono classificati “effetti iniziali”; quelli invece che si verificano dopo tale periodo di tempo sono denominati “effetti residui”. Possono trascorrere ore o giorni prima che si venga a conoscenza delle conseguenze degli effetti residui ed essi possono durare per lunghi periodi di tempo. - 87 -

Tipi di scoppio Rispetto alla superficie del terreno, gli scoppi sono classificati in base al punto in cui avvengono: - in aria; - in superficie; - sotterraneo. Scoppio in aria Si definisce scoppio in aria la detonazione che avviene nell'atmosfera ad un’altezza tale, che la sfera di fuoco, al massimo della sua brillantezza, non riesce a toccare la superficie della terra o dell'acqua. In tal modo la fenomenologia dell'esplosione stessa non subisce alcun’influenza dalla presenza del terreno o di qualsiasi altro tipo d’ostacolo. Per altezze di scoppio superiori ad 1 Km non si forma il fungo, ma, molto spesso, si crea oltre alla “nube d'esplosione”, una “nube di polvere” attaccata al terreno. Separate fra loro, dopo un certo tempo le nubi si allontanano normalmente in direzioni diverse, seguendo i venti predominanti alle varie quote. Scoppio in superficie Un’esplosione nucleare è definita “in superficie”, allorché la sfera di fuoco prodotta, quando è al massimo della sua brillantezza, viene ad interagire con la superficie solida o liquida sottostante. La sfera di fuoco dura da 2-3 secondi a 10-15 secondi, poi si trasforma in una nube costituita da una grande quantità di materiale sollevata, per effetto del risucchio esercitato sul terreno intorno al punto zero, dal sollevarsi della sfera stessa. Tale materiale, in parte finemente polverizzato, è trasportato in alto dalla nube nucleare che assume la caratteristica forma di fungo e nella quale avvengono il contatto e la fusione fra le particelle di terreno e il materiale radioattivo generato dall'esplosione. Nel caso in cui la spinta verso l’alto viene a cessare, un’aliquota più o meno cospicua di tali particelle (le più pesanti), trascinandosi dietro il materiale radioattivo, inizia a ricadere come un pulviscolo sulla superficie terrestre, dando luogo a quella che viene chiamata “ricaduta radioattiva” (Fall- Out). L’altra aliquota, invece (le particelle più leggere), presa nelle correnti d’aria d’alta quota e d’alta velocità, ricade entro tempi ed in luoghi imprevedibili. Altra caratteristica di questo scoppio è la formazione di un cratere dovuto alla compressione dei gas ed alla vaporizzazione del materiale a causa dell'altissima temperatura dei gas stessi. - 88 -

svantaggioso per l'enorme costo di produzione e soprattutto perché, essendo radioattivo,<br />

cambia di natura chimica nel tempo diventando elio.<br />

Le ragioni esposte sopra hanno suggerito, per le costruzioni d’ordigni termonucleari, la<br />

combinazione d’alcuni particolari elementi da associare all'ordigno a fissione; questo sarà<br />

circondato da un involucro contenente idruro di litio in cui, però, l'elemento idrogeno (idruro)<br />

è l'isotopo deuterio 1H 2 e il litio sarà presente con l'isotopo 3Li 6 . In tal caso il meccanismo di<br />

fusione avviene secondo le seguenti fasi:<br />

1) scoppia l'ordigno a fissione creando le alte temperature e producendo neutroni;<br />

2) i neutroni prodotti reagiscono con il 3Li 6 dando elio e tritio;<br />

3) il tritio prodotto si fonde con il deuterio dell'idruro di litio secondo la reazione.<br />

E' in virtù di quest’ultima reazione che l'ordigno termonucleare viene anche detto bomba<br />

all'idrogeno: l’energia sviluppata nella reazione è cospicua e, non esistendo ivi la limitazione<br />

dovuta alla massa critica, teoricamente non esiste limite all’energia che si può liberare dallo<br />

scoppio d’ordigni termonucleari.<br />

Effetti diretti ed indiretti causati da un evento non convenzionale di matrice nucleare<br />

Energia liberata dall’ordigno<br />

Per caratterizzare quantitativamente un ordigno nucleare si ricorre all'energia che esso può<br />

produrre. L'unità di misura d’uso più comune è un multiplo della caloria, che prende il nome<br />

di “chiloton” (KT), caratterizzato dalla seguente equivalenza: 1 KT = 10 9 calorie.<br />

L'esplosione di un ordigno nucleare è il risultato della reazione di fissione di nuclei atomici<br />

pesanti, come l'uranio o il plutonio, o della reazione di fusione tra nuclei leggeri, quali gli<br />

isotopi pesanti dell'idrogeno. Entrambe le reazioni liberano una notevole quantità di energia<br />

in un tempo relativamente breve, 1/100.000.000 di secondo, in una massa limitata di<br />

materiale confinata nella struttura dell'ordigno.<br />

A seguito di tale rilascio energetico, si manifestano degli effetti che possono rivelarsi<br />

pericolosi per l’uomo e l'ambiente. Gli effetti prodotti dallo scoppio nucleare, entro il primo<br />

minuto dopo la detonazione, sono classificati “effetti iniziali”; quelli invece che si verificano<br />

dopo tale periodo di tempo sono denominati “effetti residui”. Possono trascorrere ore o giorni<br />

prima che si venga a conoscenza delle conseguenze degli effetti residui ed essi possono<br />

durare per lunghi periodi di tempo.<br />

- 87 -

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!