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foto Mauro Topini - Campo de'fiori

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di Enea Cisbani<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Duilio Cambellotti e Civita Castellana<br />

Silvio Canevari, Sante Ciani, Rosato Rosati,<br />

Guido Calori, Luigi Montanarini, Renato<br />

Guttuso, Assen Pejkov, Giulio Francesconi:<br />

dal 1906 al 1954 questi celebrati Artisti<br />

Italiani arrivano a Civita Castellana con il<br />

loro inestimabile bagaglio artistico e culturale,<br />

chiamati dai proprietari delle manifatture<br />

ceramiche del tempo, come Casimiro<br />

Marcantoni o Alessandro Sbordoni, per<br />

assurgere al ruolo di designer o di direttori<br />

artistici, lasciando la loro impronta e<br />

firma in varie opere in ceramica, tuttora<br />

esposte nel Museo della Ceramica in Via<br />

Roma a Civita Castellana.<br />

Civita Castellana, agli inizi del ‘900 è, dunque,<br />

un centro culturale di notevole eccellenza<br />

con un vasto e multiforme repertorio<br />

di forme e soluzioni artistiche e centro prediletto<br />

dagli artisti del tempo, perché attraverso<br />

la ceramica d’arte possono sperimentare<br />

le forme e le soluzioni formali più<br />

ardite.<br />

Le ragioni di questo grande sviluppo produttivo<br />

ed artistico sono molteplici: presenza<br />

di una committenza e proprietà<br />

“Illuminata”, Vincenti – Sbordoni –<br />

Marcantoni, professionisti e dirigenti politici<br />

di grande valore come il notaio Ulderico<br />

Midossi e l’avvocato Bruno Flamini o come<br />

l’ingegnere Ugo Favalli, una scuola d’arte<br />

che formava e preparava i decoratori e i<br />

modellisti e, non ultimo, la presenza di un<br />

tessuto lavorativo formato da operai, semplici<br />

e specializzati, che garantiscono il<br />

funzionamento dell’apparato produttivo, in<br />

contesti come le fabbriche del tempo dove<br />

il lavoro si svolgeva in condizioni ambientali<br />

e tecniche, certamente non agevoli e<br />

dove non esistevano le più elementari<br />

norme di sicurezza.<br />

Il 26 Settembre 1926, ANGELO FLAMINI<br />

e ROSA MAGGIORI, illustri concittadini e<br />

stimati maestri presso la Regia Scuola<br />

Elementare “Tommaso Tittoni” posta nell’attuale<br />

Via Gramsci, chiamano a Civita<br />

Castellana il più importante autore ed artista<br />

del “Liberty” Italiano: DUILIO CAM-<br />

BELLOTTI, in quegli anni al culmine della<br />

sua fama ed importanza artistica.<br />

Duilio Cambellotti, eccelso grafico e disegnatore,<br />

realizza, per volere della famiglia<br />

Flamini, il Frontespizio di una rara pubblicazione,<br />

prodotta in pochi esemplari,<br />

per ricordare la prematura morte, nella<br />

Prima Guerra Mondiale, del loro figlio l’avvocato<br />

Bruno Flamini.<br />

Nella prefazione si legge: “….Altro speciale<br />

ringraziamento dobbiamo al valente<br />

artista Prof. DUILIO CAMBELLOTTI, per il<br />

suggestivo frontespizio; al Prof. ENEA<br />

ANTONELLI e al Prof. ROBERTO ROSATI, il<br />

primo per i fregi e il secondo per il disegno<br />

dei luoghi ove il nostro Bruno combattè e<br />

Il Frontespizio<br />

della<br />

pubblicazione<br />

realizzata per<br />

volere della<br />

Famiglia<br />

Flamini<br />

cadde…..”.<br />

La presenza di Cambellotti è un fatto epocale<br />

per Civita Castellana e di grande<br />

importanza culturale per un artista allora<br />

impegnato in grandi esposizioni di pittura<br />

e in altri progetti decorativi.<br />

Il Frontespizio riprodotto in queste pagine,<br />

rappresenta un guerriero che, cessata la<br />

battaglia, si sveste delle sue armi, lo scudo<br />

circolare – la lorica – l’elmo e, in una posa<br />

plastica dall’intenso modellato, sembra<br />

quasi appoggiarsi ad un cippo marmoreo<br />

recante una iscrizione composta da numeri<br />

romani.<br />

Non vi è pathos o tragedia nell’intera<br />

scena: quasi un senso di voluta calma e<br />

pace domina l’intera raffigurazione.<br />

Notevoli e profonde le analogie formali e<br />

figurative con il guerriero che Silvio<br />

Canevari riproduce mirabilmente nel suo<br />

Monumento ai Caduti in Via Gramsci.<br />

DUILIO CAMBELLOTTI, nasce a Roma nel<br />

1876.<br />

Allievo di ALESSANDRO MORANI, importante<br />

artista del Liberty Italiano, si forma<br />

presso la scuola d’Arte del Museo Artistico<br />

Industriale di Roma.<br />

Nel 1896, opera come grafico e disegnatore<br />

presso le più importanti tipografie della<br />

Capitale, dove emerge per le sue innegabili<br />

doto rappresentative come la chiarezza<br />

39<br />

del segno e dei colori.<br />

Nel 1900 collabora con importanti riviste,<br />

nelle quali operano artisti come Dudovich<br />

e Balla, importanti esponenti della corrente<br />

futurista.<br />

Nel 1905, collabora come scenografo e<br />

costumista con il Teatro Stabile di Roma,<br />

con il Teatro di Siracusa e con l’Opera di<br />

Roma.<br />

Nel 1912 riscuote l’ampio consenso della<br />

critica specializzata in occasione della<br />

prima Mostra della Vetrata.<br />

Nel 1921 progetta e realizza il Monumento<br />

ai Caduti, a Terracina.<br />

Dal 1923 al 1927, partecipa alle più importanti<br />

mostre internazionali di Arte<br />

Decorativa di Milano, Roma e Parigi.<br />

Nel 1960 muore a Roma.<br />

Architetto, grafico, designer: Duilio<br />

Cambellotti fu un genio multiforme, grafico<br />

di notevole importanza e, in estrema<br />

sintesi, un audace sperimentatore artistico.<br />

La realizzazione del Frontespizio per il libro<br />

edito a Civita Castellana nel 1926 è, forse,<br />

un episodio marginale se rapportato al<br />

vasto repertorio e curriculum dell’autore,<br />

ma per la storia artistica di Civita<br />

Castellana segna l’indelebile passaggio di<br />

un grande autore celebrato nelle pubblicazioni<br />

d’arte specializzate.

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