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foto Mauro Topini - Campo de'fiori

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22<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Castel Sant’ Elia<br />

di Ermelinda Benedetti<br />

<strong>foto</strong> <strong>Mauro</strong> <strong>Topini</strong><br />

STORIA Il<br />

paese di Castel<br />

Sant’Elia ha<br />

delle coordinate<br />

geografiche che<br />

permettono una<br />

sua facile individuazione.<br />

Esso<br />

è collocato,<br />

infatti, a metà<br />

strada tra<br />

Viterbo e Roma,<br />

dove si incrociano<br />

la Cassia e la<br />

Flaminia, in quella che è conosciuta con il<br />

nome di Valle Suppentonia. Esso occupa<br />

gran parte dell’antica regione Falisca, tra il<br />

fosso Rio Vicano e il fosso della Ferriera, o<br />

Mola Vecchia, per una superficie di 23,99<br />

kmq, attualmente occupata da 1.418 abitanti.<br />

Come tutta la zona circostante, anche<br />

Santuario Santa Maria<br />

ad Rupes<br />

questa fu abitata, prima che dai Falisci,<br />

provenienti dalla vicinissima Civita<br />

Castellana, antica Falerii, dagli Etruschi,<br />

che si insediarono con i loro caratteristici<br />

Pagus, cioè villaggi con piccole grotte abitative,<br />

collegati da percorrimenti lungo le<br />

vallate, nitidamente individuabili in tre<br />

Basilica Sant’Elia<br />

diversi siti: Pizzo Jella, Castel d’Ischi o<br />

Castellaccio e Pizzo Sant’Anna. Questi primitivi<br />

centri urbani, abbandonati in età<br />

romana perché tagliati fuori dalle più<br />

importanti vie di comunicazione dell’epoca,<br />

furono invece ripresi nel periodo<br />

medievale ed uno di essi, Pizzo Sant’Anna,<br />

costituisce, tutt’oggi, il nucleo più antico<br />

del paese, che si è notevolmente ampliato,<br />

sia verso Civita Castellana, sia verso Nepi.<br />

Ma, in realtà, Castel Sant’Elia, come noi lo<br />

vediamo oggi, deve il suo nome ad una<br />

basilica romanica situata nelle immediate<br />

vicinanze e intitolata proprio a tale santo e<br />

la sua origine è da collocare tra il 590 e il<br />

604 d.C., con il Pontefice San Gregorio<br />

Magno, che ne fece un avamposto difensivo<br />

per le invasioni barbariche ed é ricordato,<br />

in particolare, perché si incontrò con<br />

Teodolinda, regina dei Longobardi, in una<br />

chiesa rupestre di questo luogo, la Grotta<br />

di San Leonardo. Il paese fu, per lungo<br />

tempo, sotto le dipendenze dei Pontefici,<br />

fino a che non divenne feudo e fu governato<br />

dalle diverse famiglie che si contendevano<br />

il potere della zona, a partire dai<br />

Colonna, per passare agli Orsini, per finire<br />

poi con la più importante, quella dei<br />

Farnese, che promosse lo sviluppo del<br />

feudo, creando un efficiente apparato giuridico<br />

e amministrativo. Apportò miglioramenti<br />

anche per quanto riguarda l’assetto<br />

urbano, costruendo il nuovo castello, con<br />

le mura e i torrioni, nel 1540. La famiglia<br />

Farnese, però, nel 1663, fu costretta a<br />

vendere il feudo al Papa allora in carica,<br />

Innocenzo X, per cancellare i forti debiti<br />

contratti proprio con lo Stato Pontificio.<br />

Nel frattempo la popolazione era notevolmente<br />

aumentata e sopraggiunse la<br />

necessità di costruire anche fuori delle<br />

mura, mentre il marchese Lez-zani aveva<br />

preso in mano il governo del paese.<br />

Le guide di C<br />

A partire dalla<br />

fine dell’800,<br />

l’economia<br />

cambia radicalmente<br />

e<br />

Castel Sant’<br />

Elia da agricolo<br />

diventa industrializzato,<br />

soprattutto grazie<br />

alla lavorazione<br />

del tufo,<br />

materiale naturale<br />

di cui questo territorio<br />

è molto ricco, destinato all’edilizia e allo<br />

stesso periodo è da far risalire la costruzione<br />

della torre d’ingresso con i due stemmi<br />

farnesi, a richiamare quella nobile famiglia<br />

che tanto bene aveva fatto al paese,<br />

eretta ad opera dell’ingegner Gherardi su<br />

ordine del Municipio.<br />

ITINERARIO TURISTICO Castel<br />

Sant’Elia è conosciuto come il luogo delle<br />

quindici chiese, la maggior parte delle<br />

quali dedicate alla Madonna. Tra esse spicca<br />

il Santuario della Madonna ad<br />

Rupes, fortemente voluto da un eremita,<br />

Fra Rodio, che con grande fede e tenacia<br />

scavò centocinquanta scalini nel tufo, che<br />

avrebbero condotto alla futura “Grotta<br />

della Madonna”. Attualmente è costituito<br />

dalla Chiesa di San Giuseppe e dalla<br />

Cappella di Maria SS. ad Rupes, dove è<br />

possibile ammirare la tela che raffigura la<br />

miracolosa immagine della Madonna assisa<br />

in trono con le mani giunte, che tiene sulle<br />

ginocchia il piccolo Figlio dormiente. Il<br />

Santuario fu gestito, inizialmente, dai Padri<br />

Francescani Irlandesi, poi da quelli di<br />

Sassonia e, oggi, da una comunità di Padri<br />

Polacchi. È divenuto il più importante<br />

luogo di Pellegrinaggio di tutta la provincia<br />

di Viterbo e, tra le numerose visite di<br />

importanti personalità, annovera quella del<br />

Santo Padre Giovanni Paolo II, nel 1988.<br />

Accanto alla Grotta della Madonna sono<br />

conservati paramenti e oggetti liturgici<br />

antichi, risalenti al XII-XIII secolo, e unici<br />

nel loro genere, provenienti, probabilmente,<br />

dalla vicina Basilica di Sant’Elia,<br />

dell’VIII secolo, costruita su un preesistente<br />

monastero benedettino. La tradizione<br />

vuole che la basilica sorga nel punto in cui<br />

l’imperatore Nerone fece innalzare un tempio<br />

a Diana Cacciatrice e che già nel perio

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