foto Mauro Topini - Campo de'fiori
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<strong>foto</strong> <strong>Mauro</strong> <strong>Topini</strong>
2<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori
di Sandro Anselmi<br />
I giovani sono tutto il futuro. In essi vi<br />
sono tutte le attese, le aspettative e le speranze<br />
del mondo. Essi sono belli, sono allegri<br />
e la loro vivacità, l’irrequietezza nascono<br />
dalla voglia di conoscere, di abbracciare<br />
totalmente la vita. Fondamentali per lo<br />
sviluppo formativo dei giovani, sono le<br />
famiglie e la scuola che, insieme, tracciano<br />
la strada maestra da percorrere. Quando<br />
penso agli anni della scuola, specialmente<br />
quelli delle elementari e delle medie inferiori,<br />
sento ancora un debito di riconoscenza<br />
nei confronti dei miei insegnanti che, al<br />
di là dello stipendio, spesso inadeguato al<br />
loro impegno, hanno formato, con lodevole<br />
passione, una buona parte del mio<br />
carattere. I riscontri di quanto imparato si<br />
avevano nel rispetto verso gli altri, nella<br />
gratitudine per un gesto, anche inatteso,<br />
nella schiettezza e nella correttezza nei<br />
rapporti. La Chiesa, poi, con la sua dottrina<br />
dogmatica, sopravvaleva su tutto e, con<br />
le temute penitenze, anche su peccati preventivamente<br />
confessati, aiutava a non<br />
fuoriuscire da quella strada maestra.<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 3<br />
Giovani bulli,<br />
piccole canaglie<br />
Oggi queste fondamentali istituzioni hanno<br />
perso la loro importanza e male assolvono<br />
il loro impegno. Troppi altri interessi, troppa<br />
bagarre le hanno distratte dalla loro<br />
funzione.<br />
Ecco allora aumentare in misura esponenziale<br />
atti di violenza che hanno come protagonisti<br />
giovani e giovanissimi. Violenza<br />
espressa in famiglia, nelle strade e nelle<br />
scuole. Le scuole, che dovrebbero essere il<br />
luogo dove si impara la cultura ed ancor<br />
più l’educazione, sono teatro di innumerevoli,<br />
gravi, episodi di bullismo.<br />
Questo è comunque sempre esistito (basti<br />
pensare ai ragazzi difficili del libro Cuore di<br />
E.De Amicis), ma era a danno dei “secchioni”,<br />
dei preferiti dagli insegnanti. Oggi,<br />
purtroppo, sono presi di mira i più deboli:<br />
le ragazze, gli immigrati e i disabili.<br />
Che squallida scelta!<br />
L’uso poi dei mezzi di comunicazione<br />
(videotelefonino, internet) con i quali pubblicizzare<br />
la bravata e soddisfare il loro<br />
narcisismo, dimostrano il bisogno che<br />
hanno di essere considerati, di richiamare<br />
attenzione. Le loro carenze derivano pertanto<br />
dall’assenza della famiglia che si<br />
preoccupa solo di creare, far crescere e<br />
mantenere dei “principini”, senza però dare<br />
loro attenzione, amore, punti di riferimento.<br />
Il bullo è perciò fondamentalmente un insicuro,<br />
un debole, che proprio per la sua<br />
vigliaccheria non agisce mai da solo, ma si<br />
aggrega ad altri suoi “simili”.<br />
All’interno del gruppetto, che ha, a questo<br />
punto, le caratteristiche di una baby-gang,<br />
emerge la figura di un capo al quale viene<br />
prestata obbedienza assoluta.<br />
La vittima, che è sempre una sola, viene<br />
derisa, beffeggiata, picchiata e minacciata<br />
di cose ancor più gravi, se solo prova a<br />
confidarsi con i genitori o con gli insegnanti.<br />
Nella classe, allora, si crea un clima di<br />
omertà che, conseguentemente, isola il<br />
ragazzo.<br />
A questo punto proprio l’occhio vigile di un<br />
genitore, o di un insegnante più solerte,<br />
dovrà captare segnali di disagio e di soffe-<br />
renza, ed incominciare ad aprire un dialogo<br />
offrendogli la massima comprensione:<br />
non ha nessuna colpa nei fatti, se non<br />
quella di essere troppo educato e, magari,<br />
anche un po’ timido e remissivo.<br />
Bisogna allora esortarlo a non sfuggire il<br />
problema, ma ad affrontarlo in maniera<br />
ferma e decisa, usando, quando è possibile,<br />
l’indifferenza, che è pur sempre l’arma<br />
migliore.
Chi
<strong>Campo</strong> de’ fiori 5<br />
è Tatiana? atiana?<br />
di Sandro Alessi<br />
Incontro per la prima volta Gabriele Cirilli<br />
nell’estate del 2001 in uno scenario fantastico<br />
come quello del castello di Santa<br />
Severa (Rm) reduce dal grande successo<br />
ottenuto dal suo personaggio su Zelig<br />
(Italia 1) ed interprete di uno show in tour<br />
estivo in tutta Italia. Oggi, inverno 2007, ci<br />
incontriamo in un nuovo teatro romano, il<br />
Teatro Italia, in occasione della tappa<br />
romana di “Donna Gabriella e i suoi figli”,<br />
uno spettacolo nuovo e divertentissimo,<br />
ma la nostra prima domanda ci riporta<br />
subito indietro nel tempo ad un grido di<br />
battaglia che imperversava tutta l’Italia:<br />
“Chi è Tatiana?”<br />
“Quello fu un tormentone creato ad hoc<br />
per la televisione che però poi ha superato<br />
ogni nostra aspettativa e non verrà mai<br />
rinnegato perché è uno dei personaggi che<br />
mi ha dato più soddisfazione a livello di<br />
televisione, teatro ed addirittura di libri”….<br />
Ma parliamo di questo spettacolo che<br />
ti vede nuovamente one man show…<br />
“In questo spettacolo c’è una sorpresa<br />
finale che non posso rivelare e ci tengo a<br />
dire che è un recital a cui tengo molto,<br />
anche perché capita spesso che gli spettatori<br />
mi cerchino alla fine della serata per<br />
farmi capire che non ero più solo “quello<br />
dei tre minuti…” ma un artista completo. E<br />
questa è proprio una bella cosa soprattutto<br />
quando a dirtelo è uno spettatore vero<br />
con il cuore in mano…Insomma troverete<br />
una contaminazione di stili, c’è da ridere,<br />
da pensare, da piangere e, soprattutto, da<br />
cantare, perché sul palco insieme a me c’è<br />
una orchestra vera – i Flexus – e pertanto<br />
è uno spettacolo godibilissimo. Donna<br />
Gabriella, la protagonista, l’ho immaginata<br />
come la creatività di un artista ed i figli<br />
sono tutto quello che un artista ha prodotto<br />
nel tempo: i personaggi, le gag e le<br />
situazioni… Potremmo dire che esiste<br />
quindi una specie di metafora: la tipica<br />
madre italiana che si stanca di dare ai propri<br />
figli e che, ad un certo punto, pensa:<br />
più di questo cosa posso dare alla mia<br />
famiglia? Lo stesso estro, la stessa fantasia<br />
di un artista che dice: e mo’ che mi<br />
invento?”<br />
Un anno passato ricco di successi ed<br />
uno nuovo iniziato ancora meglio<br />
“Si, sto preparando una trasmissione di<br />
comici che dovrei presentare con la<br />
Stefanenko, per Rai due, che andrà in<br />
onda a Febbraio in tre puntate e si chiamerà<br />
“ bravo,grazie !” e poi ci sarà una fiction<br />
di cui non posso parlare perchè è un<br />
progetto molto grande a cui tengo molto,<br />
e quindi sono molto soddisfatto: magari<br />
sempre cosi!”<br />
Gabriele, un cuore abruzzese ormai<br />
trapiantato nella Capitale<br />
“Sono nato ufficialmente a Sulmona,<br />
geneticamente insomma, mentre Roma<br />
mi ha dato i natali artistici: ho iniziato con<br />
il laboratorio teatrale di Gigi Proietti, l’ho<br />
seguito al Sistina con “A me gli occhi please”<br />
e quindi non posso considerare Roma<br />
solo una città artistica da visitare. Roma è<br />
molto di più e la sento come la mia città,<br />
anche se, negli ultimi tempi, l’ho trovata<br />
molto cambiata, ma è sempre una città<br />
europea e la capitale e da molti spaccati di<br />
questa città ho attinto per creare i miei<br />
personaggi, molti scovati anche dietro gli<br />
angoletti nascosti della città eterna. E poi<br />
finalmente sono tornato qui in questo<br />
nuovo spazio teatrale dove sto riscoprendo<br />
vecchie emozioni.”<br />
Sono passati diversi anni e tanti successi<br />
ma lui è rimasto quello di sempre, quello<br />
che avevamo conosciuto in quella calda<br />
serata del 2001: un artista completo ma<br />
sempre ricco di umanità.<br />
Complimenti Gabriele!
6<br />
Sembra assai<br />
strano dover<br />
constatare piacevolmente<br />
come, pur nel<br />
dinamismo<br />
moderno che<br />
rende la vita<br />
estremamente<br />
convulsa, ci<br />
siano delle per-<br />
di Alfonso Tozzi sone che si dedicano<br />
a collezionare,<br />
e con impegno, le cose più strane e<br />
impensabili riuscendo a realizzare talvolta<br />
raccolte molto interessanti.<br />
Un recente sondaggio sul collezionismo<br />
ha dimostrato infatti che il settanta per<br />
cento di coloro che si recano in visita nei<br />
musei, nelle pinacoteche, alle mostre, conserva<br />
il biglietto, spesso realizzato con<br />
buon gusto grafico, come souvenir e di<br />
questi, buona metà finisce<br />
con l’essere collezionato<br />
e raggiungere, col<br />
tempo, quotazioni di tutto<br />
rispetto, come il biglietto<br />
venduto nel 1881 in occasione<br />
della inaugurazione<br />
del Museo Nazionale di<br />
Atene, che tocca ora i trecento<br />
euro.<br />
Approfondendo “l’indagine”<br />
si è scoperto che tanti<br />
ricercano e conservano<br />
biglietti ferroviari, tranviari,<br />
biglietti di ingresso nei<br />
cinema, teatri, discoteche<br />
e che intorno a questo pulsare di ricerca vi<br />
è tutto un mondo che ruota freneticamente<br />
fra scambi ed acquisti con valutazioni<br />
spesso sorprendenti, come per il biglietto<br />
rilasciato al Louvre nel 1900 per l’esposizione<br />
dei reperti ritrovati durante gli scavi<br />
di Sarzes e quello relativo alla Mostra dei<br />
Bronzi Gotici e Rinascimentali, provenienti<br />
dalla raccolta Timbal, entrambi quotati<br />
intorno ai quattrocento euro, mentre i<br />
biglietti dei Musei Vaticani del 1908 per la<br />
mostra delle Tavole Trecentesche, e quello<br />
per la mostra organizzata dalla Galleria<br />
dell’Accademia di Venezia, raggiungono<br />
ora i duecento euro.<br />
Anche i biglietti di viaggio: treni, tram,<br />
aerei, navi ecc. sono oggetto di raccolta e<br />
molto ricercati. Ma assolutamente introva-<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Cartofilia: un collez<br />
Infiniti biglietti multicolori vivacizzano gli sc<br />
bili, sono i “biglietti” che venivano rilasciati<br />
sulle diligenze che, agli inizi del secolo<br />
scorso, collegavano alcune città italiane,<br />
così come ricercatissimi sono i rari esemplari<br />
che, sembra, sopravvivano nei biglietti<br />
relativi alla più antica linea ferroviaria<br />
italiana: la Napoli-Portici, realizzata per<br />
conto del Regno delle due Sicilie, ed inaugurata<br />
il 4 Ottobre del 1939.<br />
In questo ambito si collocano anche i<br />
biglietti relativi ad altri mezzi di trasporto<br />
pubblico: funicolari, metropolitane, autobus,<br />
navi da crociera e di linea, traghetti e<br />
via dicendo.<br />
Un settore a sé, lo occupa il biglietto di<br />
visita (BI.DI.VI.) salito alla ribalta della<br />
società italiana solo verso il 1730: si tratta,<br />
come è noto, di un piccolo cartoncino<br />
che reca stampato, in caratteri eleganti, il<br />
nome di una persona, i suoi titoli accademici<br />
o nobiliari, nonché la professione e<br />
l’indirizzo.<br />
La moda, importata dalla Francia, si diffuse<br />
nel nostro paese molto rapidamente,<br />
così come l’uso di raccogliere e conservare<br />
i BI.DI.VI. è quasi immediato, istintivo:<br />
il cartoncino si presenta come una piccola<br />
opera d’arte, abbastanza attraente e quindi<br />
“degno” di essere conservato.<br />
In Italia non sono moltissimi i collezionisti<br />
di BI.DI.VI. ma il loro numero è in costante<br />
aumento, mentre il valore commerciale<br />
è affidato esclusivamente alle contrattazioni<br />
fra collezionisti, alle offerte degli antiquari<br />
e all’esito delle aste, dove non è raro<br />
il caso di sentire richiedere o offrire in vendita,<br />
per un particolare BI.DI.VI.<br />
dell’Ottocento, cifre vicine ai mille euro.<br />
Montare una collezione è abbastanza facile,<br />
come è facile procurarsi i primi esem-<br />
plari richiedendoli ad amici, conoscenti,<br />
parenti, frugando fra le scartoffie dei genitori,<br />
dei nonni: in quest’ultimo caso non è<br />
infrequente imbattersi in cartoncini di inizio<br />
secolo di un certo pregio collezionistico.<br />
Fra i collezionisti cartofili si segnalano:<br />
Stefano Benelli di Firenze il quale limita la<br />
sua raccolta al 1945 e solo ai biglietti ferroviari<br />
in Italia e Svizzera; Nino Valentini di<br />
Gambettola (FO), interessato solo ai<br />
biglietti di tram ed autobus; Giuseppe<br />
Montanino di Napoli, che ricerca e conserva<br />
solo i biglietti di ingresso allo stadio<br />
partenopeo per le partite del Napoli e della<br />
Nazionale Italiana; Giacobini Enzo di<br />
Ciliverghe (BS), solo BI.DI.VI; Giorgio<br />
Quinci di Cantavenna (AL), solo discoteche;<br />
Adriano Giglioni di Milano, che si<br />
dedica, in maniera particolare, allo studio<br />
e alla raccolta di biglietti tranviari della<br />
Lombardia, con riferimento specifico alla<br />
città di Milano; e, il più<br />
grande di tutti, Francesco<br />
Ogliari di Malnate (VA),<br />
autore della monumentale<br />
“Storia dei trasporti italiani”<br />
in 35 volumi.<br />
Mi piace chiudere queste<br />
note con un episodio<br />
accadutomi anni or sono:<br />
un collega d’ufficio mi<br />
pregò di ricevere un suo<br />
amico per delle delucidazioni<br />
su alcune pratiche; a<br />
cose fatte, nel salutarmi,<br />
questo signore mi lasciò<br />
sulla scrivania il suo<br />
BI.DI.VI. e andò via.<br />
Lessi.<br />
Il nome era preceduto da “V.D. Dott. Ing.<br />
……”.<br />
Incuriosito da quelle due lettere “V.D.”,<br />
chiesi al collega delucidazioni.<br />
Questi, candidamente, mi spiegò che quelle<br />
due lettere rappresentavano il desiderio,<br />
non realizzato, del suo amico, cioè “VOLE-<br />
VA DIVENTARE Dott. Ing. ……”!!
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
ionismo stimolante<br />
ambi e gli acquisti fra gli addetti al settore<br />
7
8<br />
Un giorno in Tribunale Gabriele D’Annunzio<br />
fu invitato a declinare le proprie generalità,<br />
ma quando gli fu richiesta la data di<br />
nascita, rispose:<br />
“…alle signore ed ai poeti non si chiedono<br />
mai gli anni…”.<br />
Trilussa, che per i suoi comportamenti non<br />
si poteva di certo paragonare a<br />
D’Annunzio, per taluni aspetti era infatti la<br />
semplicità personificata, aveva però alcune<br />
sue debolezze come quella di non<br />
riuscire a soffrire chi ostentava una cravatta<br />
o un fazzoletto più belli dei suoi e, per<br />
quanto attiene l’età, ebbene, anch’egli<br />
rifuggiva dal confessare la sua.<br />
Carlo Alberto Salustri nasce a Roma il 26<br />
ottobre 1871, anche se dichiarava di esser<br />
nato nel 1873; il padre Vincenzo, di professione<br />
cameriere, è nativo di Albano; la<br />
madre Carlotta Poldi, di Bologna, esercita<br />
il mestiere di sarta. Il Poeta è quindi di origini<br />
modestissime, ma suo padrino di battesimo,<br />
assieme a tale Pietro Ambrosoni,<br />
cameriere, ed allo zio paterno, Pasquale<br />
Salustri, cuoco, c’è anche un patrizio<br />
romano, tale Marchese Ermenegildo De’<br />
Cinque Quintili, che nel 1874, morto il<br />
padre Vincenzo, accoglie Carlotta Poldi e<br />
il bambino di pochi anni nel proprio palazzo.<br />
Carlo Alberto cresce nel Palazzo De’<br />
Cinque in Via della Colonna Antonina, strada<br />
che sbocca in Piazza Montecitorio, con<br />
ingresso secondario da Piazza di Pietra ed<br />
è dal quinto piano di quel palazzo che fin<br />
da piccolo ha la possibilità di rimirare alcuni<br />
degli splendidi avanzi di Roma antica ed<br />
è proprio in quel luogo che, con ogni probabilità,<br />
il giovanissimo Trilussa compone<br />
uno dei suoi primi sonetti:<br />
“…a immaginasse Roma anticamente / pè<br />
quanto faccia un omo se confonde / ched’era<br />
Roma? Un bosco de colonne / una<br />
città de marmo arrilucente…”<br />
In quello stesso palazzo Carlotta continua<br />
ad esercitare il mestiere di sarta, anche<br />
perché tutto il peso della famiglia grava<br />
sulle sue spalle; Carlo Alberto studia presso<br />
i Fratelli delle Scuole Cristiane, ma di<br />
certo non brilla negli studi e, lungi dall’essere<br />
un intellettuale, fonte della sua ispirazione<br />
sono le strade di Roma piuttosto che<br />
i libri.<br />
Scrivendo di Giuseppe Gioachino Belli,<br />
accennavo che, per parlare di Roma, non<br />
si può di certo prescindere dalla sua poesia,<br />
egli è un porto al quale bisogna necessariamente<br />
attraccare.<br />
Ebbene, non si può prescindere neanche<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Roma che se n’è andata: luoghi<br />
Trilussa, un poeta chansonnier<br />
dalla poesia di Trilussa con la differenza<br />
che circa ottanta anni prima il Belli era<br />
stato ispirato dal netto contrasto fra le<br />
classi sociali più agiate e quelle più basse,<br />
nonchè dalla lotta per l’essenziale che<br />
queste ultime dovevano sostenere quotidianamente.<br />
La Roma di fine secolo, viceversa, aveva<br />
una ben diversa struttura sociale; la piccola<br />
borghesia era cresciuta fino a diventare<br />
la classe più rappresentata, conseguentemente,<br />
le poesie di Trilussa sono popolate<br />
dai tipici personaggi di un mondo piccolo<br />
borghese, egli trae ispirazione dalla casalinga,<br />
dalla servetta, dal commesso di<br />
negozio o, anche da: “la folla”<br />
Non soffià più, risparmia la fatica, / disse<br />
una canna al vento, / tanto lo sai che nun<br />
me spezzi mica… / io, disse il vento, sfido<br />
/ l’alberi secolari e li sconquasso: / ma de<br />
te me ne rido! Me contento / che te pieghi<br />
e t’inchini quanno passo.<br />
Altra caratteristica di Trilussa è quella di<br />
aver inserito nelle sue poesie gli animali<br />
rendendoli protagonisti, così leoni, scimmie,<br />
gatti, somari, maiali e altri ancora,<br />
danno continuamente vita a divertenti<br />
situazioni mettendo in ridicolo i molti vizi e<br />
i moltissimi difetti dell’uomo.<br />
Dopo la pubblicazione dei sonetti del Belli,<br />
verso la fine del XIX secolo, diversi poeti<br />
romani cominciarono a scrivere in dialetto<br />
ed a questa moda non poteva di certo<br />
sfuggire Carlo Alberto Salustri che, assunto<br />
lo pseudonimo di Trilussa, il 30 ottobre<br />
1887, su uno dei primi numeri di<br />
Rugantino, un giornaletto in vernacolo<br />
fondato e diretto dal poeta folkrorista<br />
Giggi Zanazzo, gli viene pubblicato il primo<br />
sonetto che ottenne subito il consenso dei<br />
lettori.<br />
Ha inizio così la sua collaborazione con<br />
diversi giornali romani come il<br />
Messaggero, il Don Chisciotte, il Capitan<br />
Fracassa, il Travaso delle idee; chi scrive<br />
ricorda perfettamente alcuni numeri di<br />
quest’ultimo il cui titolo completo era:<br />
“Travaso delle idee - organo ufficiale delle<br />
persone intelligenti.”<br />
La sua fama cresce e, tra gli anni 1920 -<br />
1930, raggiunge il culmine, tuttavia non<br />
frequentò mai i Circoli letterari ai quali continuava<br />
a preferire le Osterie; ciò malgrado,<br />
con decreto dell’1 dicembre 1950,<br />
comunicatogli con una calda lettera del<br />
Presidente Luigi Einaudi, viene nominato<br />
Senatore a vita per alti meriti in campo letterario<br />
ed artistico; nell’apprendere la notizia<br />
il Poeta ironicamente disse alla vecchia<br />
governante:“…siamo ricchi…”, ben sapendo<br />
che quel titolo altro non era che una<br />
carica onorifica.<br />
Tre settimane dopo, il 21 dicembre, muore<br />
in quella casa ubicata nella Roma della sua<br />
infanzia, in Via Maria Adelaide, dove si è<br />
stabilito subito dopo la perdita della<br />
madre, avendo qui costituito il suo “buen<br />
retiro” e dove, con quello che ricava dai<br />
proventi dei contratti editoriali, conduce la<br />
propria modesta vita da scapolo che tiene<br />
soprattutto alla propria libertà.<br />
Come detto, la struttura sociale cambia<br />
profondamente ai tempi di Trilussa per cui<br />
egli trae continua ispirazione dalle vecchie<br />
atmosfere romane nella consapevolezza<br />
che, un po’ per volta, anche queste lo<br />
avrebbero abbandonato; più direttamente<br />
approda alla poesia dalla cronaca cittadina,<br />
dagli spettacoli, dai teatri, dai caffè<br />
concerto e dalle altre novità e curiosità<br />
quotidiane.<br />
Ancora, l’incontro con la pungente attualità<br />
del giornale è per lui un espediente per<br />
scoprire se stesso che gli rivela la sua<br />
vocazione di Poeta chansonnier e, come<br />
succede ad altri chansonniers, diviene ben<br />
presto il più inventivo e felice favolista del<br />
suo tempo.<br />
La lingua usata è di certo differente da<br />
quella del Belli, molto più limitata nei tratti<br />
dialettali e assai più vicina all’italiano,<br />
cosa del tutto naturale essendo questa la<br />
più parlata in quegli anni per l’innalzamento<br />
culturale medio della popolazione alla<br />
fine del XIX secolo, con il risultato che le
<strong>Campo</strong> de’ fiori 9<br />
, figure, personaggi<br />
sue poesie sono meno caustiche e meno<br />
pungenti rispetto i sonetti dell’illustre predecessore,<br />
anche se lo spirito umoristico<br />
che le sostiene è sempre lo stesso; tra i<br />
suoi meriti artistici va ricordata una molto<br />
proficua collaborazione con Ettore Petrolini<br />
per il quale scrisse alcuni testi brillanti.<br />
Secondo il punto di vista dei custodi della<br />
tradizione del dialetto romano, i c.d. puristi,<br />
Trilussa non è davvero un Poeta trasteverino<br />
per quanto abbia abitato in<br />
Trastevere tra il 1895 e ilo 1912; la sua<br />
ispirazione e la sua lingua bisogna cercarle<br />
nei Rioni più centrali come Trevi,<br />
Colonna, <strong>Campo</strong> Marzio cioè nel clima<br />
della nuova Capitale d’Italia.<br />
In Trastevere è, casomai, da ricercare l’amore,<br />
trasteverina è, infatti, la bella fanciulla<br />
dai capelli e occhi neri che fu il grande<br />
amore della sua vita e che, negli anni<br />
precedenti la prima guerra mondiale, egli<br />
aiuta a diventare una stella del cinema.<br />
A ben vedere la sua poesia si adatta perfettamente<br />
ai giorni nostri, tant’è che<br />
prendendo spunto da un sonetto dal titolo:<br />
“In Pretura”<br />
Alzatevi, accusata, vi chiamate? / Pia<br />
Tonzi. Maritata? Sissignora. / Con prole?<br />
No…con uno che lavora…/ D’anni?<br />
Ventotto, Che mestiere fate?<br />
Esco la sera verso una cert’ora…/ Già,<br />
comprendo benissimo, abbordate…/ Oh,<br />
dico, sor pretore, rispettate / l’onorabbilità<br />
d’una signora!<br />
“Ma le guardie vi presero al momento /<br />
che facevate i segni ad un signore, / scandalizzando<br />
tutto il casamento…<br />
Loro potranno divve quer che vonno / ma<br />
io, su le questioni de l’onore, / fo come li<br />
Ministri: nun rispondo!<br />
Marcello Gardani, nell’agosto 1996, a tutti<br />
coloro che amano il sonetto satirico romanesco,<br />
regala questa gemma:<br />
“…se poi a qualcuno venisse in mente una<br />
possibile intenzione critica nei confronti<br />
del nostro amato Presidente Oscar Luigi<br />
Scalfaro che, accusato di aver rubato 100<br />
milioni di lire al mese per quattro anni,<br />
invece di negare, pronunciò uno stentoreo<br />
“Io non ci sto”, al che gli accusatori vennero<br />
per sempre confusi e umiliati da una<br />
tale sfolgorante verità ed i magistrati ritennero<br />
di non poter procedere; se a qualcuno,<br />
dicevo, venisse in mente questa intenzione,<br />
pensi che Trilussa lo scrisse quasi<br />
un secolo fa. E’ evidente che non aveva<br />
quindi nessuna<br />
intenzione critica<br />
nei confronti<br />
della giusta reticenza<br />
del nostro<br />
Presidente.<br />
Pertanto nessuna<br />
Procura<br />
Italiana dovrebbe<br />
sentirsi impegnata<br />
a dissotterrare<br />
i resti del<br />
Poeta per far<br />
loro subire la<br />
punizione dovuta<br />
a chi si macchi<br />
del crimine di<br />
vilipendio del<br />
Capo dello<br />
Stato, a cui invece<br />
auguriamo<br />
cordialmente di<br />
poter orgogliosamente<br />
non<br />
starci ancora per<br />
molti anni a<br />
venire…”<br />
Trilussa, sempre<br />
dotato di polsini<br />
e colletti enormi,<br />
(ricordi i colletti<br />
di quel grande<br />
giornalista sportivo<br />
che rispondeva<br />
al nome di<br />
Sandro Ciotti?),<br />
ha nei modi una<br />
sicurezza di sè<br />
ed una prestanza<br />
da veri signore<br />
e bisognerebbe aver conosciuto il<br />
Marchese Ermenegildo De’ Cinque Quintili<br />
per poter dire se quei modi gli vennero<br />
dalla consuetudine col padrino.<br />
Al suo Poeta chansonnier, Roma ha dedicato<br />
una piazza che si apre sulla sponda<br />
destra del Tevere proprio di fronte Ponte<br />
Sisto, dove è posizionata una bellissima<br />
fontana commissionata da Papa Paolo V,<br />
Camillo Borghese, 1605 – 1621 fontana<br />
che, originariamente, si trovava dalla parte<br />
opposta del fiume, sullo sfondo di Via<br />
Giulia, addossata all’edificio c.d. dei<br />
Centopreti, ossia l’Ospizio dei Mendicanti,<br />
come rilevabile da un acquerello di Roesler<br />
Franz e che venne trasferita nell’attuale<br />
sito nel 1898.<br />
A lato della fontana è situato il monumen-<br />
di Riccardo Consoli<br />
to commemorativo del Poeta che dà il<br />
nome alla piazza la cui caratteristica, come<br />
già detto, è la favoletta lineare, una poesia<br />
ironica, semplice e moderata; accanto alla<br />
sua immagine una poesia probabilmente<br />
scelta perché, più delle altre, rispecchia il<br />
moralismo, l’arguzia aperta e cordiale che,<br />
però, nasconde un’ombra di disprezzo<br />
verso le vicende umane di questo grande<br />
personaggio:<br />
“All’ombra”<br />
Mentre me leggo er solito giornale / spaparacchiato<br />
all’ombra d’un pajaro, / vedo<br />
un porco e je dico: addio majale! / vedo<br />
un ciuccio e je dico: addio somaro! /<br />
forse ste bestie nun me capiranno, / ma<br />
provo armeno la soddisfazione / de potè<br />
di le cose come stanno / senza paura de<br />
finì in prigione.
10<br />
“CHUM, un musicista di Valle …… con<br />
tanti problemi a monte”, così avevo,<br />
sinteticamente, annotato tra i miei appunti,<br />
riassumendo le “storie ” raccolte qua<br />
e là in paese sul conto del personaggio/musicista<br />
che andavo ad incontrare in<br />
una fredda e piovosa serata dello scorso<br />
10 agosto, la Notte di San Lorenzo, in quel<br />
di Moena, nota cittadina ad alta propensione<br />
turistica della Val di Fassa in<br />
Trentino. Il potente scroscio di un impetuoso<br />
torrente di montagna obeso nel suo<br />
alveo, si univa al ritmo di una pioggia battente,<br />
non di meno “sovrappeso” nelle sue<br />
gocce: insieme quella sera avrebbero<br />
“accompagnato” l’imponente CHUM<br />
durante la chiacchierata, dai toni ora<br />
divertenti, ora malinconici, con il sottoscritto.<br />
CIAK ….si si (!) CHUM !<br />
Carlo: Ciao CHUM, chiariamo innanzitutto<br />
ai lettori la nascita dello pseudonimo che<br />
ti contraddistingue nella vita ed artisticamente.<br />
Chum: all’anagrafe risulto come Lucio<br />
Ciocchetti (un cognome popolare nella<br />
Valle), classe 1955, nativo di Cavalese ma<br />
di famiglia originaria di Moena/Someda,<br />
residente a Moena. L’origine del sopranno-<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
me “CHUM” deriva da mio padre …. provengo<br />
da un famiglia di suonatori diciamo<br />
così “dopolavoristi”, che si divertivano e<br />
facevano divertire la gente, esibendosi nel<br />
loro tempo libero nello spazio di un bar,<br />
nelle trattorie, nelle fiere …<br />
Mio padre, netturbino, suonava la chitarra,<br />
il violino, componeva da autodidatta …<br />
era, a detta di tutti, davvero un “Segovia”<br />
per abilità tecnica e dalla spiccata sensibilità<br />
d’animo … nel segno di questa tradizione<br />
familiare, mi hanno ribattezzato<br />
“CHUM” che vuol intendere, nel nostro<br />
vocabolario di Valle, “compagno di battaglia,<br />
di avventure e disavventure” … un<br />
compagnone con cui far baldoria o consolarsi,<br />
insomma!<br />
Carlo:quindi seguivi tuo padre e hai precocemente<br />
iniziato a suonare…<br />
Chum: Si, ho preso da papà, scomparso<br />
da diversi anni, agli albori della sua 3^età,<br />
l’amore per la musica e la caratteristica di<br />
girovagare per bar e taverne della Valle;<br />
ho iniziato a suonare a 8 anni “stuzzicando”<br />
una vecchia chitarra classica e piano<br />
piano, come quando inizi ad andare sugli<br />
sci ( …tanto per rimanere nei costumi della<br />
Valle ! ) sono cresciuto: insomma, una formazione<br />
anche per me da autodidatta e<br />
stradaiola.<br />
Carlo: arrivano gli anni ’70 e …..<br />
Chum: Beh, tra la fine dei ’60 e il primo<br />
lustro del ’70 suonavo e cantavo dapprima<br />
con un gruppo, i “Black Men”; a seguito<br />
dello scioglimento di questa band si formano<br />
gli “ESTRO” che suonano ancora<br />
oggi e dai quali ho avuto collaborazione<br />
per il mio 2^ cd “Noi ci siamo” … riprendevamo<br />
la musica in voga nel periodo:<br />
Beatles, Rolling Stones, Led Zeppelin,<br />
Santana, Creedence ClearWater Revival<br />
ma anche, in considerazione della nostra<br />
provenienza, melodie della musica folk tradizionale<br />
del Trentino Alto Adige.<br />
Carlo: … ad un certo punto sò che la tua<br />
vita si complica …… (qui il mio interlocutore<br />
tira un sospirone e si vela di tristezza)<br />
Chum: si , nei primissimi anni ’70 mi<br />
arruolo per il servizio di leva nella Polizia e<br />
per doti atletiche entro nel gruppo sportivo<br />
come atleta nella disciplina del “salto<br />
con gli sci dal trampolino”, fornivo anche<br />
di Carlo Cattani<br />
CHUM fermate il mondo, voglio salire !!<br />
(2° parte)<br />
buone prestazioni. Erano i primi “anni di<br />
piombo” e ben presto fui spostato dalla<br />
Valle al servizio di pubblica sicurezza in<br />
strada, in Città come Milano, Mantova,<br />
Brescia … davvero uno shock solo questo<br />
trasferimento. Le<br />
cose si complicano<br />
quando vengo<br />
coinvolto, nel corso<br />
di una rapina, in un<br />
conflitto a fuoco…<br />
per fartela breve<br />
subisco un processo<br />
e sono avviato<br />
ad un periodo di<br />
reclusione di circa<br />
due anni presso<br />
una nota struttura<br />
m i l i t a r e .<br />
Sicuramente una<br />
esperienza che<br />
lascerà il segno… la<br />
vita scorre e a<br />
metà degli anni ‘80<br />
chiudo l’esperienza<br />
con il gruppo<br />
ESTRO a causa di<br />
motivi di salute:<br />
problemi psichici<br />
mi portano a girare<br />
diversi ospedali psichiatrici<br />
…o meglio<br />
ospedali giudiziari<br />
(ndr: eufemismo<br />
per ingentilire il<br />
termine di manico- Come è bello scivolare, sci<br />
mio criminale…): è<br />
il periodo dal 1986<br />
al 1990 … esco ma di lì a poco … rientro<br />
per aver danneggiato un bar del mio<br />
Paese a colpi di catena … mi hanno rinchiuso<br />
un’altra volta e ho fatto altri due<br />
anni “controllati”; in “ospedale” ho conosciuto<br />
un tipo che, fuori, cantava e suonava<br />
la chitarra insieme a Maurizio quello di<br />
“Cinque minuti e poi” del ’68 ( ndr:<br />
Maurizio Arcieri già attivo dai primi anni<br />
’60, successivamente assurto alla notorietà<br />
con il gruppo beat dei New Dada, dal<br />
1976 co-leader con la moglie Cristina<br />
Moser del pregevole gruppo elettropop dei<br />
KRISMA …ricordate l’ hit single del 1980<br />
“Many Kisses”?) … il tipo era, dunque,
all’ospedale con me, “lui” internato per<br />
gravi fatti di sangue …con dieci anni da<br />
scontare … poi c’era un altro anche per lui<br />
tra ospedale e galera aveva “speso male”<br />
un altro decennio; insieme ad un altro<br />
internato che suonava il basso, abbiamo<br />
messo su un gruppo “del sabato e domenica”<br />
per la gioia dei…….. matti e degli<br />
infermieri! Io scrissi sulla pelle della cassa<br />
della batteria: “I FUORI DI TESTA” … i<br />
fatti si svolgevano all’ospedale giudiziario<br />
di Castiglion Delle Stiviere in provincia di<br />
Mantova (ndr.:in questo luogo ci sono<br />
passati il Caretta, sterminatore della propria<br />
famiglia ,il serial killer Bilancia, che<br />
imperversava in Liguria e dintorni<br />
etc…tanto per intenderci…insomma un<br />
ambientino poco raccomandabile); per<br />
quel “pubblico” eseguivo musica anni ’60<br />
come suonavo in “libertà” ma non rappresentavo<br />
mie canzoni… quelle le ho<br />
cominciate a scrivere seriamente dopo che<br />
sono venuto definitivamente fuori dall’ospedale<br />
intorno al ’94; sono finito sulla<br />
strada dopo un<br />
periodo “protetto”<br />
e l’impatto è stato<br />
duro: ritrovare<br />
amici, conoscenti,<br />
tutti diffidenti …la<br />
gente aveva timore<br />
di rivolgermi la<br />
parola per via del<br />
mio trascorso e<br />
saliva in me la sensazione<br />
di emarginazione<br />
…… l’umore<br />
scendeva …… ti<br />
voglio dire che<br />
sono stato anche<br />
titolare di un’impresa<br />
di “taglialegna”<br />
con alcuni<br />
cari amici, tutti<br />
morti in circostanze<br />
diverse … l’azienda<br />
fallì per la<br />
cattiveria e le invidie<br />
… eravamo una<br />
bella squadra di<br />
“taglialegna”; ma<br />
la chitarra, quel<br />
pezzo di legno che<br />
da bambino mi<br />
sciare, sulla neve naturale<br />
aveva invaghito,<br />
dapprima con i<br />
suoi suoni di “presentazione”<br />
disarticolati e poi di “esperienza”<br />
via via più armoniosi, mi ha “teso le<br />
corde”: ho cominciato a “mettermi in<br />
piazza”…. dicevo a me stesso < già che ho<br />
suonato “dentro”, gliele suono anche<br />
fuori>…. pian piano mi han cominciato a<br />
richiamare qua e là per la Valle, insieme ad<br />
altri musicisti locali, ed è iniziato il mio percorso<br />
musicale pubblico ……ho vinto la<br />
depressione! Prima era lo sport, poi<br />
veniva la musica …. mio padre mi aveva<br />
indirizzato verso questi ambiti in giovinezza<br />
…..saltavo dal trampolino, facevo le<br />
Marcialonghe di fondo …ho ribaltato questo<br />
ordine: prima la musica !<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Carlo: Veniamo alle canzoni……ma prima<br />
4 birre e tre caffè (intorno a noi c’è un po’<br />
di gente e il corrispondente del Gazzettino<br />
di Venezia mi aiuta a tradurre e ad interpretare<br />
alcuni intercalari di CHUM)<br />
Chum: Beh, queste considerano personaggi<br />
locali e trattano di problemi che ci<br />
sono nelle nostre zone, raccontando le<br />
cose …. con la mia ironia; colgo il piacere<br />
di ascoltarmi da parte del pubblico, i “miei<br />
fans” (una risata “cartavetrosa” si eleva),<br />
che mi segue in occasione delle esibizioni<br />
qua e là per la Valle (di Fassa) e Valli limitrofe;<br />
sai, svolgo circa una quarantina di<br />
concerti nel corso dell’anno … anche all’aperto<br />
per particolari manifestazioni nel<br />
periodo turistico invernale …(a tal proposito<br />
vi riporto la divertente testimonianza di<br />
Michele Lauton, bassista degli Atrio, che<br />
gentilmente, mi ha fornito un po’ di<br />
“polpa” per questo articolo : Michele<br />
)<br />
Chum : i testi li butto giù quando mi viene<br />
l’ispirazione, ….se io mi metto a pensare<br />
ci<br />
posso stare giornate intere ma se mi viene<br />
l’ispirazione … in cinque minuti escono le<br />
parole e da qualsiasi parte mi trovo, scrivo…<br />
pure sul tovagliolo di un bar o “su di<br />
un fazzoletto del naso …anche sporco …chi<br />
se ne frega....tanto è roba mia ! ” Quindi,<br />
prima compongo il testo e, mentalmente,<br />
mi faccio l’idea dell’atmosfera del pezzo<br />
che mi viene già musicale … trovo i primi<br />
accordi e poi ci faccio il ritornello.<br />
Carlo: la tua formazione musicale: che<br />
cosa ascoltavi, come ascoltavi, quali occasioni<br />
per sentire la musica qui nella Valle<br />
….<br />
Chum : ai tempi della mia giovinezza c’era<br />
ancora la rivalità “Beatles-Rolling Stones”;<br />
ma scambiavamo anche dischi e cassette<br />
fatte in casa, incrociando ascolti di Doors a<br />
11<br />
Led Zeppelin, Pink Floyd a Santana e<br />
Creedence Clearwater Revival, De Andrè<br />
…… tutta “na roba così”.<br />
Carlo: Hai ricordi di qualche concerto a<br />
cui hai assistito negli anni ’70 o di seguito?<br />
Chum: No, non sono mai andato ad un<br />
concerto, purtroppo! Sarei voluto andare<br />
a vedere Roger Waters (ndr.:ex PinK<br />
Floyd) l’anno scorso…… ma non avevo<br />
soldi.<br />
Carlo: Dimmi della tua famiglia<br />
Chum: Vivo con mia madre di oltre 70<br />
anni, papà è mancato a 60 anni; la famiglia<br />
è più numerosa ma non ho un buon<br />
rapporto con i miei fratelli; mia madre, alla<br />
sua età, mi accorgo che ancora trepida<br />
quando vado a fare un concerto ma non<br />
mi chiede come è andata ….glielo dicono<br />
gli altri e i suoi occhi li vedo soddisfatti ! Mi<br />
ha sempre sostenuto e confortato nei miei<br />
trascorsi burrascosi ... è sempre nel mio<br />
cuore! Sai, la mia famiglia ha origini nobili<br />
(risata più che mai “rasposa”): discende<br />
dai marchesi di Someda (ndr:un villaggio<br />
che sovrasta la più famosa cittadina di<br />
Moena) ma non è rimasto più nulla di<br />
quella “ricchezza da nobili” da molto<br />
tempo ormai …la mia unica rendita proviene<br />
da una pensione d’invalidità!<br />
Carlo: Torniamo alla musica: raccontami<br />
qualche episodio legato alla realizzazione<br />
dei tuoi cd.<br />
Chum: Vediamo un po’ … (bella grattata<br />
al capoccione arruffato e risistemazione<br />
del cappellino blu delle “Fiamme Oro”),<br />
dunque, nei primi anni ’90 …dopo l’ospedale,<br />
mi sono ritrovato con il gruppo<br />
“LUPEZ” composto da ragazzi di Moena<br />
….ci incontravamo in una casetta adibita a<br />
sala prove in località “Forno”, sotto Moena<br />
…. un tipo, che faceva il geometra per una<br />
ditta di di Varese,<br />
portò un cd che avrebbe fatto da “master”<br />
e un computer ... noi avevamo già un<br />
mixer…. “tutte robe de battaja, non ti creder”<br />
e registrammo in presa diretta, così<br />
come veniva, nel tempo di un ora e mezza<br />
… le registrazioni, così fatte, erano di qualità<br />
sufficiente …<br />
continua a pagina 12.........
12<br />
...continua da pag. 11<br />
… …. In quella<br />
casetta eravamo in sei a suonare e tirammo<br />
giù 12 pezzi tra originali e covers (p.e.<br />
di Pino Daniele con una versione di<br />
“Quanno chiove”, Giorgio Gaber è evocato<br />
con una semi ripresa de “Il Riccardo” in<br />
“La Balila e ainz zwai drai”, i Pink Floyd con<br />
una versione del celeberrimo “Another<br />
brick in the wall”). Da quel nastro ne<br />
abbiamo fatte altre copie … i miei amici mi<br />
dicono … con questo ragionamento<br />
uno di noi ha fatto 200 copie ma nel<br />
trasportarli da casa sua, Tesaro, a Moena,<br />
ha incontrato la “Finanza” che ha sequestrato<br />
tutto (gustosa risata di Chum<br />
…pausa e rollata di cartina per la nascita<br />
di una nuova sigaretta) … allora sono<br />
andato in caserma dalla Guardia di<br />
Finanza per spiegare che i cd erano miei,<br />
l’autore ero io, che li regalavo e che ne<br />
avrei offerti pure a loro … e loro morale:<br />
i cd li ho venduti a tutti i “Finanzieri e<br />
compagnia bella”… sono stati GRANDI<br />
(Chum ride a tal punto da farsi uscire le<br />
lacrime … se le asciuga con quel che capita<br />
a tiro …) e… con il ricavato mi ci son<br />
comprato una buona parte della mia strumentazione!<br />
Con la Finanza, la Polizia, i<br />
Carabinieri, ho un ottimo rapporto, mi<br />
voglion bene … pensa che l’inno in<br />
“Gardena” dei Carabinieri è la mia canzone<br />
“L’Aquila” … all’adunata l’inno di Mameli<br />
lo alternano con la mia “L’aquila”… Nel frattempo cambiava il<br />
Sindaco qui nel villaggio: il precedente era<br />
un tipo duro …con me; adesso mi conoscono<br />
tutti e vengono a sentirmi in tanti<br />
dalla Valle quando si sparge la voce che<br />
suono …..ti dico che c’è un bell’evento<br />
ogni anno a partire dal 1993: un festival di<br />
tre giorni, una “mini Woodstock” alla fine<br />
di luglio che si tiene a ZIANO di Fiemme<br />
(Val di Fiemme), il “SUAN ROCK ” (ndr:<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
www.suanrock.com):<br />
sono dieci anni<br />
che vado a<br />
questo “raduno<br />
musicale ” che<br />
dà spazio, prioritariamente,<br />
alle bands e<br />
agli artisti delle<br />
Valli di Fassa e<br />
di Fiemme;<br />
pensa che un<br />
anno il 93 o il<br />
94, ero ancora<br />
“ospite” dell’ospedale<br />
di<br />
Castiglion Delle<br />
Stiviere per via<br />
della “recidiva<br />
psichica”: il mio<br />
“amico psichiatra”,<br />
più “fuori<br />
di me” (risata), mi ha dato una licenza di<br />
15 giorni per andare a casa e suonare al<br />
“SUAN ROCK” (ancora un’altra fragorosa<br />
risata ) …ho mancato solo un edizione e<br />
alle ultime due ho aperto la rassegna.<br />
Carlo: Parlami del disco realizzato con gli<br />
Atrio.<br />
Chum : Diversi anni fa ho conosciuto i<br />
ragazzi degli Atrio, che son di Ziano e<br />
Predazzo; tempo dopo, ho chiesto loro se,<br />
per cortesia, mi aiutavano per la realizzazione<br />
di un cd; avevo il materiale per<br />
12/13 canzoni, già con testi e musiche,<br />
iniziato a comporre quando ero internato<br />
a Castiglion Delle Stiviere….lì mi concedevano<br />
l’uso della chitarra ma nelle ore notturne<br />
me la toglievano, per sicurezza, e la<br />
riponevano nell’armadio <br />
… pensa che arrivava e mi<br />
diceva e io una volta gli<br />
dedico “C’era un ragazzo che come me<br />
amava i Beatles e i Rolling Stones”, del<br />
1966 interpretata da Gianni Morandi ……<br />
non l’avessi mai fatto: da quel giorno in<br />
poi, ogni volta era la stessa …. canzone<br />
per il rilascio dello strumento e in più mi<br />
sorbivo il dottor che faceva finta di suonare<br />
come fanno i ragazzini davanti allo<br />
specchio …e io pensavo tra me <br />
Torniamo a<br />
bomba … ho registrato<br />
con gli<br />
ATRIO a Bolzano:<br />
siamo entrati in studio<br />
dopo mesi di<br />
prove e i pezzi li<br />
conoscevamo a perfezione,<br />
un giorno e<br />
mezzo è stato il<br />
tempo necessario<br />
per incidere e completare<br />
13 brani<br />
…era nel 2002 ed è<br />
uscito “TE NOSA<br />
VAL” … un buon risultato!<br />
Carlo: Starei ad ascoltare “il CHUM”<br />
ancora per molto, lì con i suoi ragionamenti<br />
ora sensati ora a ruota libera, i “salti<br />
temporali” e la sua disponibilità …… lui<br />
stesso mi chiede di spostarci in un altro<br />
luogo per raccontarmi ancora un’altra storia<br />
e farmi sentire qualcosa al piano… (mi<br />
inviterà perfino ad un incontro per il giorno<br />
dopo da un suo amico “de Roma” per<br />
gustare un dolce/specialità del luogo<br />
variegato ai frutti di bosco): accetto, anche<br />
se ormai siamo oltre la mezzanotte, ho<br />
sonno, qualche birra in corpo e fuori la<br />
pioggia, i fulmini e i tuoni sono appena<br />
all’inizio della partitura della tumultuosa<br />
“sinfonia metereologica” in programma<br />
per quella notte …… ma ….. vado avanti!<br />
La scena si sposta nell’ovattata e damascata<br />
hall dell’Albergo De Ville, dove la<br />
gentile proprietaria ci accoglie ed accoglie<br />
con particolare affetto CHUM: in un angolo,<br />
nascosto da una serie di piante ornamentali,<br />
si “annida” un pianoforte … ad un<br />
certo punto CHUM si accomoda allo strumento<br />
e mi inizia a raccontare una strana<br />
storia: un presunto plagio operato ai suoi<br />
danni niente popo di meno che dai PinK<br />
Floyd/Roger Waters … le sue dita picchiettano<br />
la tastiera accennando una melodia<br />
lenta che, mi spiega, essere molto molto<br />
simile a ……“The final cut” dal disco omonimo<br />
dei Pink Floyd ….< secondo me><br />
dice,< mi hanno copiato (!?) …qualcuno<br />
passando da ste’ parti negli anni 70 deve<br />
aver registrato il mio pezzo mentre lo suonavo<br />
da qualche parte e che avevo composto<br />
nel ’68: faceva pressappoco come<br />
“The final cut” > ….e altri racconti si inseguono,<br />
come la storia di un presunto<br />
incontro con Syd Barrett (ex Pink Floyd) in<br />
un novembre del 1992 nell’ospedale giudiziario<br />
di Castiglion Delle Stiviere … poche<br />
lapidarie parole e giù<br />
di seguito ad ipotizzare “strani complotti<br />
operati dal music business ” ……vero o<br />
falso, le (come ha spesso ripetuto nel<br />
corso dell’incontro)……CHUM continua a<br />
“scivolare sci - sciare sulla neve naturale”<br />
… le tue Valli ti abbracciano !
Le stori st rie e di<br />
Max Max<br />
Nasce questa rubrica per raccontare gli<br />
inizi delle carriere artistiche dei cantanti di<br />
successo nel panorama della musica leggera<br />
italiana.<br />
La ricerca delle notizie non è stata facile<br />
ma, affascinato dall’argomento e animato<br />
da un’indomita passione, spero di essere<br />
riuscito a mettere insieme quanto basta<br />
per soddisfare la mia e la vostra curiosità.<br />
Le pubblicazioni che via via si susseguiranno<br />
non avranno un ordine cronologico o<br />
alfabetico, ma solo quello obbligato dal<br />
reperimento delle notizie necessarie.<br />
Inizio questo lavoro con la storia di uno dei<br />
cantautori che più ho amato ed amo: il<br />
grandissimo Lucio Battisti.<br />
Nasce a Poggio Bustone (Rieti) e fin da<br />
bambino incomincia ad imparare a suonare<br />
la chitarra, sua grande passione.<br />
Suo padre Alfiero è contrario a questo<br />
“perditempo” e, in un eccesso d’ira, gliela<br />
rompe in testa.<br />
Eppure in casa si era sempre respirata aria<br />
di musica perché fin dai nonni paterni e<br />
materni, l’appartenenza alla banda del<br />
paese era stato un impegno costante.<br />
Per accontentare il padre prende il diploma<br />
di perito industriale e gli promette di<br />
cercare un lavoro, ma ad una condizione:<br />
se non l’avesse trovato, avrebbe tentato la<br />
carriera artistica.<br />
Non ci crederete, ma quel lavoro non lo<br />
troverà mai!<br />
Lucio benché non conosca la musica, incomincia<br />
subito a suonare la chitarra con<br />
diversi gruppi musicali in tutti i locali di<br />
Roma.<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 13<br />
LUCIO BATTISTI<br />
Origini artistiche dei nostri cantautori e cantanti più famosi<br />
Suona con i Campioni, quando il<br />
loro leader era Roby Matano che<br />
aveva sostituito Tony Dallara.<br />
Nasce un buon sodalizio fra Lucio<br />
e Roby e scrivono insieme le loro<br />
prime canzoni: “Se non sai cos’è<br />
un bacio”, “Vogliamo il surf” e<br />
“Torno stasera”.<br />
Ancora minorenne, ha già un<br />
carattere deciso e volitivo e, così,<br />
incomincia a dar corso alla sua<br />
vasta produzione artistica.<br />
E’ già iscritto alla SIAE e deposita,<br />
a suo nome, anche i brani scritti<br />
con Matano, come “Se rimani con<br />
me”.<br />
Questo brano viene inciso dai Dik<br />
Dik che da questo momento<br />
diventeranno suoi grandi amici,<br />
specialmente Pietruccio.<br />
Nella sua casa di Milano infatti,<br />
l’amico Lucio soggiornerà tante<br />
volte.<br />
Nello stesso periodo il Clan di Celentano<br />
sceglie per i Ribelli e Milena Cantù (la<br />
ragazza del Clan) rispettivamente “Per una<br />
lira” e “Che importa a me”.<br />
Battisti incomincia a comporre, allora,<br />
copiosi successi che affida all’interpretazione<br />
dei maggiori gruppi musicali del<br />
momento, come il brano “Le ombre della<br />
sera” per i Profeti e “Dolce di giorno” per<br />
i Dik Dik. Collabora<br />
continuamente con<br />
la Ricordi.<br />
Vorrebbero fargli<br />
interpretare alcune<br />
sue canzoni per gratificarlo<br />
dei successi<br />
ottenuti quale compositore,<br />
ma quella<br />
voce stridula, particolare,<br />
proprio non<br />
convince nessuno e<br />
nessuno ha il coraggio<br />
di rischiare.<br />
Determinante è allora<br />
l’incontro con<br />
Mogol (Giulio<br />
Repetti) che gode lì<br />
di una stima incondizionata.<br />
Quest’ ultimo,<br />
con un intuito<br />
formidabile, dopo<br />
aver sentito Battisti<br />
suonare la chitarra e<br />
cantare per insegnare<br />
agli interpreti le<br />
sue canzoni in sala di incisione, impone<br />
letteralmente alla casa discografica che gli<br />
faccia incidere un 45 giri, pena le sue<br />
dimissioni.<br />
Nasce così il primo disco cantato da Lucio<br />
Battisti.<br />
E’ il 23 Luglio 1966 e viene stampato “Per<br />
una lira” e “Dolce di giorno”.<br />
continua sul prossimo numero ......
14<br />
CIVITONICI ILLUSTRI<br />
di Enea Cisbani<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Giuseppe Bertolini Berg<br />
Luigi Montanarini, maestro indiscusso<br />
della pittura italiana del Novecento, così<br />
descrive l’opera di Giuseppe Bertolini Berg:<br />
“….Conosco da molto tempo Giuseppe<br />
Bertolini ed apprezzo da sempre la sua<br />
scultura perché nasce non da vuota ansia<br />
di successo, bensì da amore genuino per<br />
la ricerca e la qualità.<br />
La scultura di Bertolini è un mondo dove<br />
quotidiano e mistero si inseguono e accavallano<br />
in modo complesso e problematico<br />
affinchè noi tutti possiamo intendere l’arte<br />
come apertura su mondi a venire e non<br />
come realtà scontata o miseramente consolatoria.<br />
Un’opera in particolare mi attrae, quella<br />
che amo chiamare la Culla, il lavoro che<br />
meglio di altri, forse, definisce la personalità<br />
di artista di Giuseppe. L’oggetto non<br />
conosce pesantezza. Forse l’autore vuole<br />
togliere all’uomo che viene al mondo una<br />
fatica eccellente che già la vita gli riserva.<br />
La Culla, dunque, è diafana, sostanziata,<br />
tende alla rarefazione e raggiunge perfettamente<br />
il suo culmine lì dove si esalta in<br />
un filo che svela la natura di un quid che<br />
non intende occupare spazio e chiede solo<br />
di essere accettato per amore di un dialogo<br />
sommesso e sincero….”.<br />
Pericle Fazzini, scultore italiano di assoluta<br />
levatura artistica, così ricorda<br />
Bertolini, suo allievo prediletto: “…..Per<br />
me è uno dei pochi giovani che fa la sua<br />
ricerca con uno sguardo personale, ma<br />
sempre tenendo presente il senso poetico<br />
alle sue forme plastiche.<br />
La sua scultura si muove tra la metamorfosi<br />
e il simbolo che riesce ad esprimere il<br />
senso della tristezza del mondo o la bellezza<br />
che sia, del sesso che coinvolge<br />
uomo e donna nell’universo totale della<br />
nostra esistenza.<br />
Non posso dire che Bertolini abbia concluso<br />
il suo cammino, però posso affermare<br />
con sicurezza che ha tutte le possibilità di<br />
continuare per la propria strada o personalità<br />
che sia, per il lungo cammino del linguaggio<br />
nel mondo della scultura, perché<br />
ha tanta fantasia e sa che cos’è il senso<br />
della forma terrena…..”.<br />
Olle Granath, importante critico d’arte<br />
Pittore e Scultore<br />
svedese, in una sua recensione dell’opera<br />
di Bertolini:<br />
“…. La sua pittura ha qualcosa di pesantemente<br />
scultoreo che riporta alla mente<br />
quelle sculture ed oggetti che egli creò<br />
vent’anni fa, le cui composizioni realizzate<br />
con materiali anticonformistici, avevano<br />
qualche vaga riminiscenza di arte povera.<br />
Ciò che risaltava nelle opere di Bertolini<br />
erano i suoi legami coi comportamenti<br />
umani che trovavano sfogo in dense spiegazioni<br />
psicologiche.<br />
Nel passare alla pittura portò con se le<br />
proprie caratteristiche scultoree, come la<br />
luce emergente dalle cavità degli immensi<br />
spazi blu tramite i quali riesce improvvisamente<br />
ad esprimere il fascino che nutre<br />
per la luce dell’inverno svedese…..”.<br />
GIUSEPPE BERTOLINI nasce a Civita<br />
Castellana nel 1942.<br />
In una recente intervista, apparsa sulle<br />
pagine di una nota rivista d’arte svedese,<br />
così ricorda:<br />
“…Provengo da Civita Castellana, la città<br />
della ceramica e sin da bambino ho lavorato<br />
l’argilla facendo vasi, sculturette, ma<br />
poi quando andavo nei musei la mia sensibilità<br />
era sempre più attratta dalla pittura….”.<br />
Si diploma in maestro d’Arte della<br />
Ceramica, presso l’Istituto Statale d’Arte di<br />
Civita Castellana.<br />
Nel 1960, si trasferisce a Roma, dove si<br />
iscrive ai corsi di scultura presso<br />
l’Accademia di Belle Arti in via Ripetta.<br />
Fondamentale nel percorso artistico dell’autore<br />
la conoscenza e l’amicizia con lo<br />
scultore Pericle Fazzini, autore del celebre<br />
“Cristo Risorto” nella sala Nervi in<br />
Vaticano, che lo prende a lavorare con sé<br />
nel suo studio di via Margutta e ponendolo<br />
al centro di una fitta rete di relazioni<br />
artistiche ed umane con i più grandi autori<br />
dell’arte italiana del Novecento come<br />
Turcato, Cagli, Montanarini e celebre letterati<br />
come Giuseppe Ungaretti.<br />
Nel 1965, si aggiudica il primo premio di<br />
Scultura per Giovani Artisti alla Rassegna<br />
di Roma e del Lazio, presso il Palazzo delle<br />
Esposizioni in via Nazionale.<br />
Nel 1970 vince l’ambito Pensionato<br />
Nazionale di Scultura “Catel” e nel contempo<br />
ottiene la Cattedra di Scultura presso<br />
il Liceo Artistico di Frosinone.<br />
Gli anni ’70 sono fondamentali per la sua<br />
maturazione artistica: quadri, mostre,<br />
sculture scenografiche per balletti e rappresentazioni<br />
teatrali.<br />
Non ultima una intensa collaborazione con<br />
l’Architetto Giuseppe Samonà, che lo<br />
chiama come consulente in alcuni suoi<br />
progetti architettonici o come relatore privilegiato<br />
agli incontri internazionali di<br />
architettura e arte di Roma.<br />
Agli inizi degli anni ’80, Giuseppe Bertolini<br />
conosce il Maestro Luigi Montanarini,<br />
che lo introduce alla pittura, dopo anni di<br />
intenso lavoro come scultore.<br />
Lasciato l’insegnamento, nel 2003<br />
Giuseppe Bertolini si trasferisce per motivi<br />
familiari a Stoccolma, in Svezia, dove tuttora<br />
risiede e lavora, tenendo numerose<br />
esposizioni personali e collettive: nel 2002<br />
e 2005 la mostra “Artisti Italiani in Svezia”<br />
presso l’Istituto Italiano di Cultura.<br />
Nel 2004 e nel 2005, importanti rassegne<br />
delle sue opere vengono allestite presso<br />
famose gallerie d’arte di Stoccolma e di<br />
Helsinkj.<br />
Nella Capitale Svedese, l’autore ha trovato<br />
l’ambiente sociale e culturale adatto per<br />
sviluppare la sua opera artistica e poetica,<br />
senza però dimenticare le sue origini e la<br />
sua provenienza.
Prometeo - olio su tela<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 15<br />
Paesaggio Svedese - olio su tela
16<br />
di Cristina Evangelisti<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Scopri l’Arte<br />
Speranza Conti<br />
nasce a Civita<br />
Castellana il 9 Aprile<br />
del 1934.<br />
Fin da bambina<br />
nutre una grande<br />
passione per l’arte<br />
della pittura tanto<br />
che, all’età di 13<br />
anni, inizia a lavorare<br />
per il Vaticano che<br />
le affida il compito di dipingere le benedizioni<br />
papali.<br />
All’età di 30 anni, durante un viaggio a Firenze,<br />
nel quale accompagna il marito che vi si reca<br />
per lavoro, visita alcune mostre e proprio lì<br />
decide di mettere in atto la propria passione.<br />
Una volta a casa, inizia a dipingere dei fiori su<br />
un pezzo di compensato e, visto che la cosa le<br />
riesce bene, dopo vari tentativi, passa alla tela.<br />
I fiori sono la sua grande passione e questi,<br />
pian piano, prendono forma sulle sue tele con<br />
una morbidezza di colori, una delicatezza nelle<br />
forme che li rende quasi palpabili.<br />
Quell’insieme di fiori, dei quali sembra di sentirne<br />
l’odore, quelle delicate composizioni, ci<br />
danno l’idea di quanto intimamente delicato<br />
possa essere l’animo di Speranza.<br />
Sempre schiva ai complimenti che le rivolgiamo<br />
quando vediamo i suoi quadri, con invidiabile<br />
pacatezza, ci dice che tutto ciò che ha<br />
dipinto lo ha fatto senza alcun insegnamento.<br />
I suoi dipinti escono dal cuore, e il suo è un<br />
vero e proprio dono di natura. Non conosce le<br />
tecniche della pittura e, soprattutto, non disegna<br />
i suoi quadri prima di dipingerli. Ciò che<br />
vediamo esce come per magia dai suoi pennelli<br />
e, quando sbaglia, ci dice che non fa altro che<br />
prendere una lametta da barba e, graffiando<br />
delicatamente sulla tela, toglie il colore per<br />
correggere la sua pittura.<br />
E’ con grande piacere che ospitiamo sulle pagine<br />
della nostra rivista, alcuni dei quadri di questa<br />
dolce signora.
<strong>Campo</strong> de’ fiori 17<br />
Speranza Conti
<strong>Campo</strong> de’ fiori 19<br />
L’eclettico Antonino Palladino<br />
di Ermelinda Benedetti<br />
Il signor<br />
Antonino<br />
Palladino<br />
ha sempre<br />
sentito di<br />
avere dentro<br />
di sé<br />
uno spirito<br />
artistico.<br />
Antonino Palladino Benché,<br />
infatti, si<br />
fosse dedicato a tutt’altro nella<br />
vita, sapeva di avere le qualità<br />
giuste per poterla intraprendere,<br />
e, soprattutto, sapeva di<br />
poterle sfruttare quando avrebbe<br />
voluto. Ma, del resto, si può<br />
definire “nipote d’arte”, in quanto<br />
suo nonno era appartenuto<br />
alla Scuola di Posillipo, gruppo<br />
di pittori napoletani, attivi tra gli<br />
anni Venti e Trenta<br />
dell’Ottocento, che praticavano<br />
quasi esclusivamente la pittura<br />
di paesaggio, dipingendo all’aria<br />
aperta.<br />
Nasce il 3 giugno 1927, in un<br />
paesino della Calabria e, come<br />
tutte le famiglie dell’epoca,<br />
anche la sua è una famiglia<br />
numerosa, della quale lui è l’ottavo<br />
di dieci figli. Suo padre è<br />
un commerciante di vini e nel<br />
1936, seguito dalla sua prole, si<br />
trasferisce a Roma. Crescendo, poi, ognuno<br />
intraprende la sua strada. Due delle sue<br />
sorelle seguono proprio la pittura, lui, invece,<br />
inizia a lavorare per la Croce Rossa,<br />
curando le pubbliche relazioni, lavoro che<br />
gli permette di viaggiare per gran parte<br />
dell’Italia, insieme a sua moglie.<br />
Successivamente, abbandona la Croce<br />
Rossa e diventa prima venditore di distributori<br />
automatici e poi un rappresentante di<br />
biancheria. Non aveva certo avuto la possibilità<br />
di fare studi approfonditi, ma viaggiare,<br />
parlare e confrontarsi con la gente sono<br />
stati la sua scuola, una scuola di vita.<br />
Durante questi anni di lavoro, quando non<br />
può praticare direttamente, si interessa lo<br />
stesso di arte ed in particolar modo di pittura,<br />
la sua vera passione, benché si è presentato<br />
a noi come poeta, dote che ha scoperto<br />
solo in questi ultimi due anni, così,<br />
quasi per caso.<br />
Diventa una sorta di mecenate: organizza<br />
mostre, compra e vende quadri, mette sotto<br />
la sua protezione due bravi pittori, che poi,<br />
però, continuano da soli in questa direzione.<br />
Quando si ritira definitivamente, nella sua<br />
casa, sulla piazza di Collevecchio, dove<br />
abita già da trent’anni, può finalmente mettere<br />
a frutto il suo estro, tenuto dentro per<br />
tanti anni, riuscendo, così, a dipingere paesaggi<br />
e scorci molto realistici, nonostante<br />
Civita Castellana - Via San Giacomo<br />
di Antonino Palladino<br />
non sia mai andato a scuola di pittura.<br />
In questi quindici anni di attività pittorica ha<br />
realizzato numerosi dipinti, ma, probabilmente,<br />
non tanti quanti avrebbe voluto,<br />
demotivato dal fatto di non essere compreso<br />
e apprezzato da chi gli è vicino e dal<br />
timore che rimangano lì, tra le mura della<br />
sua casa, senza che qualcuno possa goderne.<br />
Lo stesso discorso vale anche per la poesia,<br />
sebbene abbia iniziato da molto meno<br />
tempo. Scrive solitamente su commissione<br />
o quando sente di essere particolarmente<br />
ispirato, ma compone rigorosamente in<br />
modo estemporaneo, rapido, “dalla sera<br />
alla mattina”, come dice lui stesso, poiché la<br />
notte è il momento in cui riesce a trovare la<br />
giusta concentrazione.<br />
Ammiro molto il suo modo di pensare, di<br />
saper accettare gli avvenimenti della vita, di<br />
essere libero di scegliere, quando è possibile,<br />
e di lasciare gli altri liberi di scegliere,<br />
senza permettersi di giudicare: “quando mi<br />
sveglio la mattina, sono il Re di questo<br />
mondo e non ho crucci con nessuno!”.<br />
Soffre per l’indifferenza che le persone<br />
nutrono nei suoi confronti e in un suo breve<br />
componimento, intitolato proprio Al miscredente<br />
e a chi non ti pensa per niente, dice<br />
così: “O stolto nato, quando ti veggo, di te<br />
vorrei fare una stella.<br />
Ma tu, che non ascolti e te ne vai, giammai<br />
brillar potrai.”<br />
Donna<br />
Mimosa<br />
Da quando fu Eva, tu donna ti chiamasti.<br />
Ti è stata imposta, la più grande missione<br />
sulla terra.<br />
Tu nasci per generar figli, onde<br />
popolarla.<br />
Tu, diventi mamma, e gli uomini sono<br />
tutti figli tuoi.<br />
Ti è congenito il più grande sacrificio<br />
d’amore.<br />
Con l’amore e con l’affetto tu ti prodighi<br />
con la tua pazienza innata a lui.<br />
Tu, prima accarezzi i suoi riccioli, lo accudisci,<br />
lo insegni e prepari alla vita.<br />
Mai, per tutta la vita, pensi di tradirlo.<br />
Mai, tu lo maltratti.<br />
Mai, tu lo ingiuri.<br />
Mai, e poi mai, tu lo condanni.<br />
Tu, non dirai mai a nessuno:<br />
mio figlio ha colpa, per lui sei sempre<br />
pronta ad ogni sacrificio.<br />
Tu donna puoi essere di ogni continente,<br />
tu puoi essere bruna,<br />
bionda, rossa, nera o castana.<br />
Tu donna sei l’unica adorabile creatura<br />
che la natura poteva donarci.<br />
La tua sensibilità, la tua ardente passione<br />
attrae l’uomo, che tu,<br />
ancora una volta accarezzi, accudisci ed<br />
ami con sincerità.<br />
Sei tu donna, che con apprensione,<br />
sei sempre pronta ed attenta ad ogni suo<br />
intendimento.<br />
Ma lui, con aria quasi sempre distratta si<br />
accorge poco,<br />
a volte, molto poco, della tua apprensione<br />
e del piacere di starle più vicino.<br />
Ma quando, quando si soffermerà a contemplarti<br />
ed a capirti?<br />
Lui che sono vuole, lui che non riconosce<br />
mai i tuoi sacrifici di sempre.<br />
Quando, finalmente si accorgerà?<br />
Quando, per te donna, il suo cuore sarà<br />
pieno di sentimenti d’amore e umani?<br />
Quando, il suo cuore batte forte solo nel<br />
vederti?<br />
Quando, finalmente si accorge di te, e ti<br />
chiama con passione e con tutto il suo<br />
amore?<br />
Allora donna, solo allora, questo è il più<br />
grande giorno della tua vita.<br />
Ormai gioiosa, tu ti cingi la testa con una<br />
rosa, e dopo, l’emblema che ti fa più<br />
gioire,<br />
è, che lui sul tuo petto, posa un fascio di<br />
flagrante mimosa.
20<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
il diario dei<br />
Giras li<br />
questa pagina è dei ragazzi speciali<br />
Le poesie di Luana<br />
Luana Bongarzone<br />
di Civita Castellana<br />
STELLE<br />
Si vedono le stelle illuminate<br />
dal cielo di notte, di giorno<br />
che illumina il sole.<br />
Fiore Rosso<br />
Fiore rosso<br />
Passione<br />
Amore, Dolcezza<br />
Amore, Cuore<br />
è nato<br />
un bel tramonto.<br />
CINGUETTII<br />
Cinguettii degli uccelli<br />
comunicano l’inni di canti<br />
canzoni gloriose, che rimbombano<br />
in cielo.<br />
UCCELLINO<br />
L’uccellino ... annuncia<br />
i loro inni d’amore<br />
i loro canti infiniti
di<br />
M.Cristina Caponi<br />
Olè, Italia, 2006. Genere: commedia;<br />
regia: Carlo Vanzina; interpreti:<br />
Massimo Boldi, Vincenzo Salemme,<br />
Enzo Salvi, Natalia Estrada,<br />
Francesca Lodo, Daryl Hannah,<br />
Brigitta Boccoli, Armando De Razza,<br />
Niccolò Contrino; sceneggiatura: Carlo<br />
Vanzina, Enrico Vanzina; costumi:<br />
Patrizia Chericoni; <strong>foto</strong>grafia: Claudio<br />
Zamarion; montaggio: Raimondo<br />
Crociani; musiche: Andrea Guerra; scenografia:<br />
Rita Rabassini; produzione:<br />
Medusa Film, International Video 80;<br />
durata: 1h e 44’.<br />
Olè, Natale a New York, Commediasexi…Li<br />
chiamano cinepanettoni, poiché ogni anno<br />
compaiono, ormai immancabilmente, nelle<br />
sale cinematografiche nel periodo delle<br />
feste. Questa cospicua categoria di film<br />
sembra l’unica (purtroppo!) a richiamare<br />
orde di pubblico pagante. E mentre le<br />
poche pellicole dei nostri autori italiani e<br />
dei nostri registi emergenti rasentano il<br />
fiasco economico, tali commedie scollacciate<br />
e puerili divengono, nel giro di un<br />
week end, campioni d’incasso al box office.<br />
Quest’ anno, per molti spettatori deve<br />
essere stata particolarmente dura la scelta,<br />
avendo a disposizione non uno, bensì<br />
tre cinepanettoni. Un Natale veramente<br />
ghiotto. Ma dopo venti anni di longevità<br />
del genere, il pubblico italico ancora non si<br />
oppone ad un’esternazione così esplicita<br />
della volgarità e della cafonaggine? Ormai<br />
si è giunti, si spera, alla fine di tale farse in<br />
cui le gag sono sempre le stesse e si riesce<br />
a strappare una risata, solo facendo allusioni<br />
sessuali. E vorrebbero spacciare questi<br />
film per i degni epigoni di un genere<br />
quale quello della commedia italiana, un<br />
genere che ha raggiunto le sue vette grazie<br />
a Totò, Sordi, Tognazzi, Manfredi e<br />
tanti altri nomi illustri? Ma ci facciano il<br />
piacere!<br />
Dopo questa filippica, circoscriviamo il<br />
nostro discorso ad Olè, l’ultima fatica (si fa<br />
per dire) dei Vanzina Brothers. Rotto il<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Olé<br />
Olé<br />
ventennale sodalizio artistico con De Sica,<br />
Massimo Boldi tenta di intraprendere una<br />
nuova carriera artistica, proprio a partire<br />
da questa pellicola. E per rappresentare<br />
tutte le sfaccettature dell’italiano medio, al<br />
comico milanese vengono affiancati un<br />
partenopeo doc (Vincenzo Salemme) e la<br />
classica macchietta del romano coatto (er<br />
Cipolla, al secolo Enzo Salvi). Ma certo non<br />
poteva mancare un cast femminile all’altezza,<br />
ed ecco che lo schermo si satura di<br />
bellone da capogiro: Natalia Estrada,<br />
Francesca Lodo, Brigitta Boccoli e l’americana<br />
Daryl Hannah, fuor d’acqua come la<br />
sua sirena a Manatthan.<br />
La trama è particolarmente adatta per il<br />
target adolescenziale, a cui il film si rivolge.<br />
Archimede Formigoni, professore di<br />
matematica, e Salvatore Rondinella, insegnante<br />
di lettere napoletano, si ritrovano<br />
in pieno agosto ad accompagnare una<br />
scalmanata folla di studenti liceali, nella<br />
penisola iberica (la gita scolastica ad agosto?mah!).<br />
Fra i due docenti non scorre<br />
buon sangue, a causa di una vecchia fiamma<br />
condivisa, e sono quindi sempre pronti<br />
ad imbeccarsi fra di loro. In seguito ad<br />
una sciarada di rocamboleschi avvenimenti,<br />
equivoci e fughe, i due riusciranno sia a<br />
cementare la loro amicizia sia a portare<br />
sull’altare le donne della loro vita.<br />
Alcune sequenze del film citano alcuni<br />
classici, come ad esempio l’epilogo del<br />
Laureato di Mike Nichols o Il Figaro di<br />
Gioacchino Rossini e un sorriso ci scappa.<br />
Ma quasi due ore di film sono lunghe da<br />
passare…Giunti al più classico dei the end,<br />
il pubblico abbandona la sala abbastanza<br />
scettico, chiedendosi se n’è valsa veramente<br />
la pena di acquistare il biglietto.<br />
21
22<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Castel Sant’ Elia<br />
di Ermelinda Benedetti<br />
<strong>foto</strong> <strong>Mauro</strong> <strong>Topini</strong><br />
STORIA Il<br />
paese di Castel<br />
Sant’Elia ha<br />
delle coordinate<br />
geografiche che<br />
permettono una<br />
sua facile individuazione.<br />
Esso<br />
è collocato,<br />
infatti, a metà<br />
strada tra<br />
Viterbo e Roma,<br />
dove si incrociano<br />
la Cassia e la<br />
Flaminia, in quella che è conosciuta con il<br />
nome di Valle Suppentonia. Esso occupa<br />
gran parte dell’antica regione Falisca, tra il<br />
fosso Rio Vicano e il fosso della Ferriera, o<br />
Mola Vecchia, per una superficie di 23,99<br />
kmq, attualmente occupata da 1.418 abitanti.<br />
Come tutta la zona circostante, anche<br />
Santuario Santa Maria<br />
ad Rupes<br />
questa fu abitata, prima che dai Falisci,<br />
provenienti dalla vicinissima Civita<br />
Castellana, antica Falerii, dagli Etruschi,<br />
che si insediarono con i loro caratteristici<br />
Pagus, cioè villaggi con piccole grotte abitative,<br />
collegati da percorrimenti lungo le<br />
vallate, nitidamente individuabili in tre<br />
Basilica Sant’Elia<br />
diversi siti: Pizzo Jella, Castel d’Ischi o<br />
Castellaccio e Pizzo Sant’Anna. Questi primitivi<br />
centri urbani, abbandonati in età<br />
romana perché tagliati fuori dalle più<br />
importanti vie di comunicazione dell’epoca,<br />
furono invece ripresi nel periodo<br />
medievale ed uno di essi, Pizzo Sant’Anna,<br />
costituisce, tutt’oggi, il nucleo più antico<br />
del paese, che si è notevolmente ampliato,<br />
sia verso Civita Castellana, sia verso Nepi.<br />
Ma, in realtà, Castel Sant’Elia, come noi lo<br />
vediamo oggi, deve il suo nome ad una<br />
basilica romanica situata nelle immediate<br />
vicinanze e intitolata proprio a tale santo e<br />
la sua origine è da collocare tra il 590 e il<br />
604 d.C., con il Pontefice San Gregorio<br />
Magno, che ne fece un avamposto difensivo<br />
per le invasioni barbariche ed é ricordato,<br />
in particolare, perché si incontrò con<br />
Teodolinda, regina dei Longobardi, in una<br />
chiesa rupestre di questo luogo, la Grotta<br />
di San Leonardo. Il paese fu, per lungo<br />
tempo, sotto le dipendenze dei Pontefici,<br />
fino a che non divenne feudo e fu governato<br />
dalle diverse famiglie che si contendevano<br />
il potere della zona, a partire dai<br />
Colonna, per passare agli Orsini, per finire<br />
poi con la più importante, quella dei<br />
Farnese, che promosse lo sviluppo del<br />
feudo, creando un efficiente apparato giuridico<br />
e amministrativo. Apportò miglioramenti<br />
anche per quanto riguarda l’assetto<br />
urbano, costruendo il nuovo castello, con<br />
le mura e i torrioni, nel 1540. La famiglia<br />
Farnese, però, nel 1663, fu costretta a<br />
vendere il feudo al Papa allora in carica,<br />
Innocenzo X, per cancellare i forti debiti<br />
contratti proprio con lo Stato Pontificio.<br />
Nel frattempo la popolazione era notevolmente<br />
aumentata e sopraggiunse la<br />
necessità di costruire anche fuori delle<br />
mura, mentre il marchese Lez-zani aveva<br />
preso in mano il governo del paese.<br />
Le guide di C<br />
A partire dalla<br />
fine dell’800,<br />
l’economia<br />
cambia radicalmente<br />
e<br />
Castel Sant’<br />
Elia da agricolo<br />
diventa industrializzato,<br />
soprattutto grazie<br />
alla lavorazione<br />
del tufo,<br />
materiale naturale<br />
di cui questo territorio<br />
è molto ricco, destinato all’edilizia e allo<br />
stesso periodo è da far risalire la costruzione<br />
della torre d’ingresso con i due stemmi<br />
farnesi, a richiamare quella nobile famiglia<br />
che tanto bene aveva fatto al paese,<br />
eretta ad opera dell’ingegner Gherardi su<br />
ordine del Municipio.<br />
ITINERARIO TURISTICO Castel<br />
Sant’Elia è conosciuto come il luogo delle<br />
quindici chiese, la maggior parte delle<br />
quali dedicate alla Madonna. Tra esse spicca<br />
il Santuario della Madonna ad<br />
Rupes, fortemente voluto da un eremita,<br />
Fra Rodio, che con grande fede e tenacia<br />
scavò centocinquanta scalini nel tufo, che<br />
avrebbero condotto alla futura “Grotta<br />
della Madonna”. Attualmente è costituito<br />
dalla Chiesa di San Giuseppe e dalla<br />
Cappella di Maria SS. ad Rupes, dove è<br />
possibile ammirare la tela che raffigura la<br />
miracolosa immagine della Madonna assisa<br />
in trono con le mani giunte, che tiene sulle<br />
ginocchia il piccolo Figlio dormiente. Il<br />
Santuario fu gestito, inizialmente, dai Padri<br />
Francescani Irlandesi, poi da quelli di<br />
Sassonia e, oggi, da una comunità di Padri<br />
Polacchi. È divenuto il più importante<br />
luogo di Pellegrinaggio di tutta la provincia<br />
di Viterbo e, tra le numerose visite di<br />
importanti personalità, annovera quella del<br />
Santo Padre Giovanni Paolo II, nel 1988.<br />
Accanto alla Grotta della Madonna sono<br />
conservati paramenti e oggetti liturgici<br />
antichi, risalenti al XII-XIII secolo, e unici<br />
nel loro genere, provenienti, probabilmente,<br />
dalla vicina Basilica di Sant’Elia,<br />
dell’VIII secolo, costruita su un preesistente<br />
monastero benedettino. La tradizione<br />
vuole che la basilica sorga nel punto in cui<br />
l’imperatore Nerone fece innalzare un tempio<br />
a Diana Cacciatrice e che già nel perio
<strong>Campo</strong> de’ fiori 23<br />
ampo de ’ fiori<br />
do etrusco qui sorgesse<br />
un Delubro<br />
dedicato a Plico<br />
Marzio. Ai<br />
“Dialoghi di<br />
Gregorio<br />
Magno”<br />
sono da far<br />
risalire le<br />
prime notizie<br />
relative<br />
alla chiesa,<br />
la cui storia<br />
si può<br />
ricostruire<br />
tramite<br />
varie bolle<br />
papali, fino<br />
a quella del<br />
1540 con la<br />
Santa Maria<br />
quale Papa Paolo<br />
ad Rupes<br />
III dona la Basilica al<br />
nipote Pier Luigi Farnese, dando in cambio<br />
ai Canonoci di San Pietro in Sassia, proprietari<br />
precedenti per volere del Papa<br />
Alessandro IV, la tenuta di Santa Marinella.<br />
Proprio con i Farnese furono riparati i<br />
numerosi danni provocati dal tempo,<br />
prima dell’abbandono, a causa dell’apertura<br />
della nuova chiesa parrocchiale di<br />
Sant’Antonio Abate e al passaggio della<br />
Basilica alla Camera Apostolica, durato<br />
fino alla seconda metà del XIX secolo. A<br />
seguito della caduta del campanile, nel<br />
1855, infatti, la popolazione stessa, fortemente<br />
dispiaciuta per lo stato in cui versava<br />
un così importante ed antico luogo<br />
sacro, incaricò l’Accademia Cristiana di<br />
Archeologia di provvedere ai lavori di<br />
restauro e ristrutturazione necessari, protrattisi<br />
per quasi tutto il ‘900, fino a farle<br />
raggiungere lo splendido stato attuale.<br />
Tra le altre chiese, la chiesetta di San<br />
Michele Arcangelo, edificata, con tutta<br />
probabilità, tra l’VIII e il IX secolo, dai<br />
monaci Benedettini, inglobata dal<br />
Santuario; la chiesetta della Madonna<br />
dell’Immagine, costruita fra il XIII e il<br />
XIV secolo, interamente affrescata, presenta<br />
oggi solo qualche dipinto meglio<br />
conservato, come una Madonna in trono<br />
che sorregge il Bambino sulle ginocchia, la<br />
figura del Padre eterno, il Salvatore e i SS.<br />
Pietro e Paolo, risalenti ai due secoli successivi<br />
alla sua edificazione; la chiesa<br />
parrocchiale di Sant’Antonio Abate,<br />
eretta nel 1700 sulle fondamenta di una<br />
precedente chiesa del XVI secolo, che conserva,<br />
al suo interno, la reliquia della<br />
Santa Croce, l’urna contenente i resti dei<br />
SS. Anastasio e Nonnoso, oltre che a un<br />
fonte battesimale del XVI secolo, il trittico<br />
del S. Salvatore del XV secolo, tre pulpiti<br />
di legno e affreschi del<br />
Settecento.<br />
TRADIZIONI E FESTE Festa<br />
di Sant’Antonio Abate<br />
Festeggiamenti in onore<br />
del Santo protettore<br />
degli armenti, con<br />
solenne processione e<br />
tradizionale benedizione<br />
degli animali, il 17 gennaio.<br />
Infiorata del Corpus<br />
Domini Un tappeto variopinto<br />
di fiori sarà percorso<br />
dal Corpo di Cristo, portato<br />
processionalmente per le vie del<br />
paese, seguendo il tragitto tracciato dai<br />
fiori.<br />
Festa di Sant’Anastasio e San<br />
Nonnoso Festeggiamenti in onore dei<br />
Santi Patroni del paese.<br />
Festa della Madonna ad Rupes Grandi<br />
festeggiamenti religiosi in onore della<br />
Madonna cui è dedicato il Santuario e che<br />
è la Protettrice della Diocesi di Civita<br />
Castellana, alla quale appartiene Castel<br />
Sant’Elia.<br />
Festa del borgo Stupenda rievocazione<br />
storica dell’incontro tra la Regina<br />
dei Longobardi Teodolinda e il Papa<br />
Gregorio Magno, contornata da un bellissimo<br />
corteo in costumi d’epoca e sfilata<br />
di cavalieri in abiti originali che si scontreranno<br />
nel Palio dei Longobardi.<br />
Scorcio del centro storico<br />
SAPORI TIPICI<br />
Castel Sant’Elia non ha conservato una<br />
particolare tradizione culinaria, ma si rifà<br />
ai piatti poveri della zona, di un tempo,<br />
come l’acquacotta, per citarne uno, o ai<br />
tipici dolcetti con le nocciole, tozzetti e<br />
cazzotti, del viterbese.<br />
CURIOSITA’: Ma lo sapevate che a<br />
Castel Sant’Elia…<br />
Il numero degli abitanti è di 1.418, distribuiti<br />
in 946 nuclei familiari.<br />
Ci sono due convivenze: presso il<br />
Santuario, gestito da Padri Polacchi alle<br />
porte del paese, e presso le suore locali.<br />
Caratteristico percorso<br />
per la grotta del<br />
Santuario<br />
Santa Maria ad Rupes
01100 Viterbo<br />
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Via Don Minzoni, 58 - Tel./Fax 0761.751551<br />
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01033 Civita Castellana (VT)<br />
Via Giovanni XXIII, 28-28A - Tel./Fax 0761.517951<br />
e-mail: colb-civita@lisi-bartolomei.com<br />
00169 Roma<br />
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Tel. 06.23260306, Fax 06.23279988<br />
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e-mail: colb-portogrande@lisi-bartolomei.com
di Giovanni Francola<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 25<br />
Il petrolio<br />
e le sue dinamiche future<br />
Ringrazio di cuore il direttore Sandro<br />
Anselmi, e tutta la redazione di <strong>Campo</strong> de’<br />
fiori, per avermi dato l’opportunità di parlare<br />
di tematiche ambientali.<br />
Prima desidero fare una sintesi di presentazione:<br />
Il mio nome è Giovanni Francola, vivo a<br />
Fabrica di Roma dove, da alcuni anni, ho<br />
formato un gruppo di ricerca con lo scopo<br />
di dare un contributo al problema<br />
“Mobilità” e per mettere a punto dei sistemi<br />
energetici innovativi, al fine di rendere<br />
l’ambiente più sano e, soprattutto, più<br />
accettabile per le generazioni che verranno.<br />
Per fare questo occorre non solo dedizione<br />
alla ricerca e un duro lavoro di squadra,<br />
ma è necessario avere come priorità il<br />
valore dell’ambiente come “bene comune”,<br />
punto fondamentale da cui partire.<br />
Così nel 2006 l’idea prende forma, inizia la<br />
storia del Sunny il primo scooter solare.<br />
Giovanni Francola e “Sunny”<br />
lo scooter a pannelli solari<br />
Fino al 1800 le principali fonti energetiche<br />
erano costituite dalle biomasse e dalla<br />
forza muscolare animale ed umana, mentre,<br />
con l’inizio della rivoluzione industriale,<br />
l’energia di origine fossile prese sempre<br />
più piede, affermandosi in vari settori lavorativi.<br />
Il carbon fossile ha segnato una<br />
vera innovazione nelle macchine a vapore,<br />
mentre, nel secolo appena trascorso, l’estrazione<br />
del petrolio segnava il grande<br />
cambiamento al punto di superare l’importanza<br />
del carbone, grazie alle sue facilità di<br />
estrazione, trasportabilità e per l’elevata<br />
qualità energetica, fornendo così fino ai<br />
giorni nostri il 35% dei consumi mondiali,<br />
contro il 23% del carbone.<br />
Per dare solo un dato significativo: in questa<br />
bella Italia si consumano circa 1,8<br />
milioni di barili al giorno (un solo barile<br />
contiene 159 litri).<br />
Ora però c’è un punto da affrontare: fino<br />
a quando questa energia è in grado di soddisfare<br />
il fabbisogno mondiale? Non più di<br />
40 anni…<br />
Se torniamo indietro nel tempo, circa 40<br />
anni fa, sulle strade si vedevano ancora<br />
circolare carretti trainati da animali, erano<br />
dei veri mezzi di trasporto e in alcune<br />
parti d’Italia, ad esempio in Sicilia, possedere<br />
un carretto era simbolo di orgoglio,<br />
sia per il ricco massaro che per il semplice<br />
carrettiere.<br />
Avveniva spesso che un marito, pur di<br />
avere un carretto, era disposto ad impegnare<br />
tutto l’oro portato in dote dalla<br />
moglie. Anche Guy de Manpassant definì il<br />
carretto “le rebus qui marche” (ossia un<br />
affascinante mistero che cammina).<br />
Ora, a distanza di anni, non è cambiato poi<br />
molto, invece di impegnarsi l’oro, ci si<br />
impegna una parte del proprio salario per<br />
acquistare una autovettura e, una volta<br />
acquistata, sarà lei a chiederci ogni giorno<br />
dell’oro, un oro particolare “l’oro nero”.<br />
Così l’ambiente si riempie di polveri sottili<br />
e di veleni, ma poco importa di fronte alle<br />
nostre necessità quotidiane, si preferisce<br />
sostenere l’enormi spese sanitarie per<br />
cause collegabili al 70% all’inquinamento<br />
veicolare, l’importante è che noi viaggiamo<br />
comodi all’interno di essi…<br />
Secondo me dovremmo ben presto rivedere<br />
le nostre abitudini e dare più ascolto ai<br />
nostri buoni propositi racchiusi in noi,<br />
l’ambiente, in fondo, non ha bisogno di<br />
alterazioni, di moltiplicazioni, di sottrazioni<br />
o di negazioni, ma di semplici gesti d’amore.<br />
Info pubb.<br />
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Dott.ssa<br />
Sandra Falzone<br />
Si chiama “Discalculia<br />
Evolutiva”.<br />
E’ classificata fra i<br />
cosiddetti “Disturbi<br />
Specifici di Apprendimento”:<br />
dislessia,<br />
disgrafia, disortografia.<br />
I disturbi dell’apprendimentocolpiscono<br />
il 4% della<br />
popolazione scola-<br />
stica.<br />
Un bambino con Discalculia è in difficoltà<br />
nel calcolo scritto e orale e, spesso, questo<br />
disturbo può associarsi anche ad una<br />
Dislessia e/o Disortografia.<br />
Il bambino discalculico è un bambino con<br />
intelligenza nella norma e quindi può non<br />
aver problemi di logica.<br />
Le difficoltà di apprendimento non sono<br />
da attribuire a errori di insegnanti o genitori,<br />
o a difficoltà emotivo-relazionali.<br />
E’ un vero e proprio disturbo che ha base<br />
organica ed è più diffuso tra i maschi (rapporto<br />
3 a 1).<br />
Quali possono essere le difficoltà di<br />
un bambino con discalculia?<br />
Il conteggio: numerare in avanti e all’indietro<br />
con riferimento alle quantità; passaggio<br />
dalla decina precedente a<br />
quella successiva e viceversa.<br />
Processi lessicali: imparare<br />
il nome dei numeri, leggerli<br />
e scriverli correttamente<br />
nel 10 ed oltre; denominare<br />
i simboli < > + - : x<br />
Processi semantici e<br />
sintattici: la stima delle<br />
quantità; l’uguaglianza fra<br />
quantità; il concetto di 0; il<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
valore posizionale delle cifre (111 i numeri<br />
nel codice arabico sono uguali ma il loro<br />
valore è diverso); comprendere le diverse<br />
operazioni e applicarle ai<br />
vari contesti “problema”.<br />
Il calcolo a mente: elaborare<br />
strategie che in<br />
modo “economico” aiutino il<br />
calcolo; intuizione dei processi<br />
di calcolo; imparare le<br />
tabelline.<br />
Calcolo scritto: imparare le<br />
regole procedurali nelle varie operazioni<br />
(incolonnare, partire dalle unità l’uso<br />
del riporto e del prestito) e tenerle in<br />
memoria.<br />
QUALE INTERVENTO TERAPEUTICO?<br />
I modelli di intervento su un bambino con<br />
difficoltà nel calcolo, dipendono da vari<br />
fattori. La valutazione neuropsicologica<br />
delle diverse competenze relative a numeri<br />
e calcoli, permette di pianificare le proposte<br />
di lavoro più rispondenti alle abilità<br />
di base del bambino. Due sono i tipi di<br />
intervento: un primo training ha soprattutto<br />
carattere preventivo, l’altro è destinato<br />
a bambini o ragazzi per i quali si interviene<br />
sul sistema del numero e del calcolo.<br />
CENTRO DI CONSULENZA<br />
Neuropsichiatrica, Psicologica, Logopedica,<br />
Psicopedagogica<br />
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Quando i bambini odiano la matematica forse i<br />
“conti non tornano”<br />
GLI OSTACOLI MAGGIORI?<br />
La demotivazione.<br />
Questi bambini hanno percorsi<br />
scolastici difficili e<br />
hanno perso la fiducia<br />
nella possibilità di imparare.<br />
Non diagnosticati,<br />
hanno sviluppato l’idea<br />
di non essere “bravi” o<br />
intelligenti e, spesso, evitano<br />
anche, in contesti<br />
extrascolastici, di confrontarsi<br />
con il mondo<br />
dei numeri, del calcolo e<br />
delle operazioni (leggere<br />
l’orologio, contare i soldi e<br />
sapere operare con il resto,<br />
ecc.).<br />
27
28<br />
Che le stagioni siano<br />
cambiate ormai da<br />
qualche anno, è<br />
cosa evidente. Gli<br />
scienziati cercano di<br />
spiegarci il perché,<br />
tirando in ballo l’effetto<br />
serra, gli uragani,<br />
il buco dell’ozono,<br />
ed altri degradi<br />
ecologici, accu-<br />
di Alessandro Soli sando l’umanità che<br />
mentre cavalca l’inarrestabile<br />
progresso, distrugge le bellezze<br />
del nostro pianeta.<br />
Prendo spunto da questo inverno così<br />
“anomalo”, per ricordare le sensazioni che<br />
insieme alle passate generazioni abbiamo<br />
vissuto, quando d’inverno “faceva freddo,<br />
quello vero”.<br />
Chi non ricorda quei giorni di tramontana:<br />
qui a Civita Castellana, in modo particolare,<br />
tirava quasi come una “piccola bora”, e<br />
riusciva ad ostacolare i tuoi passi, spingendoti<br />
in modo irregolare, mentre ti stringevi<br />
nel tuo “montgomery” che purtroppo<br />
ti riparava fino al ginocchio. Il ghiaccio,<br />
che lastricava il percorso che ti accompagnava<br />
giovane studente, verso la stazione<br />
della Roma Nord, dove salivi sul treno coi<br />
vagoni luccicanti per la brina.<br />
Poi, durante il viaggio sbirciando attraverso<br />
il finestrino “grattato,” vedevi i campi<br />
bianchi, frutto della gelata notturna, allora<br />
ti rannicchiavi sempre più, protestando<br />
con il capotreno, perché il riscaldamento<br />
non funzionava mai.<br />
Poi, pian piano il treno si affollava di studenti<br />
e lavoratori che si recavano verso il<br />
capoluogo, allora si sentiva a “pelle” proprio<br />
il calore umano, quello sprigionato dal<br />
parlare, che riempiva l’aria di nuvole tipo<br />
“fumetti” con le parole dentro.<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Come eravamo<br />
Quando faceva freddo... quello vero<br />
Un’altra immagine del freddo<br />
l’avevamo quando, giunti a<br />
Viterbo ci imbattevamo nelle<br />
sue monumentali fontane,<br />
quali quella di Piazza delle Erbe<br />
o Piazza della Rocca, con gli<br />
spettacolari “ghiaccioli” formatisi<br />
alla base delle cannelle.<br />
Che bello!<br />
Chissà, se riusciremo ancora<br />
ad assistere a scene di questo<br />
tipo, vista la premessa che ho<br />
fatto all’inizio.<br />
Discorso a parte riguarda la<br />
neve; noi a Civita Castellana<br />
siamo penalizzati, rispetto ai<br />
nostri conterranei dei Cimini,<br />
dove l’altitudine fa la differenza,<br />
e i pochi fiocchi che cadono<br />
qui si dissolvono subito.<br />
Ma ci sono state (sottolineo ci<br />
sono state) circostanze eccezionali,<br />
quando la neve è rimasta<br />
per più di un mese: l’indimenticabile<br />
nevicata del 1956! E chi la<br />
dimentica, avevo nove anni, ne sono passati<br />
ben cinquantuno, eppure credetemi,<br />
ne ricordo addirittura il sapore, perché l’avevamo<br />
raccolta in una bacinella e dopo<br />
averla condita con liquori dolci (tipo<br />
Alchermes), la gustavamo felici col cucchiaio<br />
(allora non c’erano le cosiddette<br />
piogge acide, e la neve era candida e<br />
pura).<br />
Ricordo le megascivolate fatte con slitte di<br />
fortuna, per lo più tavole legate, così<br />
diverse dagli slittini in plastica e materiali<br />
moderni, ma le sensazioni erano ieri come<br />
oggi uniche. Con gli amici del quartiere<br />
“Catamello”, qui a Civita Castellana, avevamo<br />
a disposizione tre discese, quella<br />
larga e ripida che partiva dal punto dove<br />
sarebbe sorta la pesa pubblica per arriva-<br />
re a Via della Repubblica, una che degradava<br />
appunto da Via della Repubblica fino<br />
all’inizio del ponte Clementino, dopo aver<br />
superato le rotaie del passaggio a livello<br />
della Ferrovia Roma - Viterbo, e quella più<br />
ripida e stretta di Via Falisca, che si immetteva<br />
direttamente in Via della Repubblica.<br />
Un momento, stavo dimenticando la discesa<br />
dei Villini (l’attuale Via Don Morosini),<br />
che anch’essa scende verso il ponte<br />
Clementino, ma sinceramente non mi ci<br />
sono mai avventurato, non me ne vogliano<br />
i coetanei che abitavano lì e che, sicuramente,<br />
avranno lanciato i loro bolidi tra<br />
quei pini che la rendevano tortuosa e pericolosa.<br />
Una cosa è certa: ogni tempo vuole le sue<br />
stagioni, e ogni stagione vuole il suo<br />
tempo, la vita non può stravolgere la natura,<br />
la natura non può stravolgere la vita.
Programma di approfondimenti di studio<br />
Gennaio 2007<br />
Lezione di Passo a Due Moderno<br />
classi intermedio - avanzato<br />
Lezione di Passo a Due Classico mezze punte<br />
Lezione di Passo a Due Classico punte<br />
Classe principianti<br />
Inizia il corso di FLAMENCO<br />
Il Flamenco è l’affascinante ballo spagnolo in cui si fondono bellezza, eleganza, ritmo, energia,<br />
attrazione, sensualità, grazia, fierezza e soprattutto passione.<br />
E’ come un fuoco in cui arde forza e vitalità.<br />
Ha origini nel folclore Andaluso, unitosi al folclore degli zingari spagnoli e, nel tempo, ha arricchito i<br />
suoi fondamentali elementi con altri stili musicali provenienti da diverse culture:<br />
araba, indiana, ebrea.
<strong>Campo</strong> de’ fiori 31<br />
Le Majorettes di Corchiano<br />
di Ermelinda Benedetti<br />
Dopo un breve ma intenso periodo di<br />
prove, che vengono, originariamente, fatte<br />
in Via Borgo Umberto, dove si trovano oggi<br />
le scuole medie, il presidente decide che é<br />
il momento della prima uscita in pubblico,<br />
per le vie del paese, in occasione della<br />
festa della Madonna delle Grazie, il 15 settembre<br />
1984. “Partimmo dal bivio di Via<br />
Civita Castellana, marciando al tempo dei<br />
tamburi, suonati da cinque delle nostre<br />
ragazzine, perché i “tamburini” maschi<br />
furono introdotti successivamente, – mi<br />
racconta Peppino – e arrivammo in Piazza<br />
del Comune, dove ci attendeva la banda<br />
musicale. Da lì ci avviammo tutti insieme a<br />
percorrere le vie del paese. È stata sicuramente<br />
l’esperienza più emozionante, da<br />
“pelle di gallina”. Avevo realizzato un<br />
sogno al quale nessuno aveva dato fidu-<br />
(seconda parte)<br />
cia”. Una volta superata la prova generale,<br />
iniziano ad arrivare i primi inviti dai paesi<br />
limitrofi. La prima uscita fuori porta é quella<br />
di Capena, durante la Sagra del vino, poi<br />
subito il Carnevale di Nepi e di<br />
Ronciglione.<br />
Ma la prima grande memorabile uscita<br />
ufficiale é a Roma, in occasione di un<br />
grande raduno di gruppi folcloristici del<br />
Lazio, dove ricevono il primo vero riconoscimento,<br />
come gruppo più numeroso,<br />
contando più di centodieci elementi, tra<br />
majorettes e componenti della banda. In<br />
poco tempo si diffonde la fama del gruppo<br />
e nel febbraio dell’ ’86 vengono chiamate<br />
per esibirsi tra i meravigliosi carri allegorici<br />
del Carnevale di Viareggio, uno tra i più<br />
importanti e suggestivi di tutta Italia, del<br />
quale saranno ospiti per qualche altro<br />
anno successivo. Tra le numerosissime<br />
uscite collezionate, più o meno importanti,<br />
sono da ricordare i viaggi di Bari, Nola e<br />
Lecce, dove sono accompagnate da bande<br />
musicali locali, e a Piazza San Pietro, a<br />
Roma, nel giorno dell’Epifania, in omaggio<br />
al Santo Padre Giovanni Paolo II. Siamo<br />
già ai primi anni ’90, il gruppo è ormai<br />
diventato forte e compatto, si è anche<br />
innalzata l’età delle ragazze, che si esibiscono<br />
non più solo con le bacchette ma<br />
anche con i pon pon.<br />
Dopo tanto impegno, Peppino il fondatore,<br />
maestro, presidente, deve lasciare la direzione<br />
della compagnia per problemi famigliari,<br />
nominando come suo successore<br />
Roberta Silveri, l’attuale capo gruppo. Ma<br />
di lei e di come il gruppo è arrivato ad<br />
oggi, vi parlerò sul prossimo numero.
L’appuntamento con la solidarietà è divenuto<br />
una tradizione anche qui a Civita<br />
Castellana. Infatti nell’ambito della<br />
Settimana Telethon, le iniziative e gli avvenimenti<br />
si sono susseguiti con ritmo incalzante<br />
e frenetico.<br />
La B.N.L. gruppo BNP Paris Bas, agenzia di<br />
Civita Castellana, in collaborazione con la<br />
Compagnia Teatrale Parrocchiale “La<br />
Bottega delle Chiacchiere” e la Scuola<br />
Media Statale Dante Alighieri di Civita<br />
Castellana (unitamente alle sedi di Faleria<br />
e Corchiano) hanno realizzato e portato in<br />
scena due spettacoli teatrali e un concerto.<br />
Ma procediamo con stretto ordine cronologico.<br />
Lunedì 11 Dicembre u.s., al<br />
cine teatro Florida, la Bottega delle<br />
Chiacchiere ha riproposto un ottimo<br />
“Rugantino”, la commedia che ha dato<br />
lustro al binomio Garinei-Giovannini, con<br />
le indimenticabili musiche di Armando<br />
Trovajoli e nel corso degli anni è stata rappresentata<br />
in tutto il mondo. Un lavoro<br />
accurato che ha messo in evidenza la regia<br />
di Meri Formichetti e Domenica Massari, le<br />
coreografie di Eleonora Formichetti, i<br />
costumi disegnati da Letizia Zallocco, le<br />
scenografie di <strong>Mauro</strong> Angeletti, Amalia<br />
Cesarini e Marcello Silveri, le acconciature<br />
e trucco di Palma Bassanelli.<br />
Tralasciamo volutamente la trama arcinota<br />
del Rugantino, magistralmente interpretato<br />
da Stefano Crescenzi, e senza nulla<br />
togliere agli altri interpreti, qui non menzionati,<br />
citiamo la fresca Rosetta, alias<br />
Paola Finucci, il corpulento Mastro Titta<br />
Leonardo Bochicchio, il sorprendente<br />
Gnecco, interpretato dall’imprevedibile<br />
Don Luigi Romano. Parte integrante e preziosa<br />
di questo musical il coro, che ha<br />
accompagnato con<br />
maestria gli attori sul<br />
palco. Infine il corpo<br />
di ballo, che si è esibito<br />
in figure e saltarelli<br />
tipici della Roma ottocentesca.<br />
Un “bravò”,<br />
con l’accento sulla “o”,<br />
alla francese, a questi<br />
ragazzi della<br />
Parrocchia San Luigi<br />
ai Sassacci di Civita<br />
Castellana, per l’impegno<br />
profuso e la<br />
disponibilità al proget-<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
a Civita Castellana<br />
Impegno e Solidarietà<br />
to Telethon.<br />
Giovedì 14 Dicembre u.s. entrano in<br />
scena i ragazzi della Dante Alighieri classi<br />
III° A, III° B, III° C, che nel nuovissimo<br />
Teatro Tenda di Fabrica di Roma, portano<br />
in scena un’altra pietra miliare del musical<br />
italiano: quell’ “Aggiungi un posto a tavola”<br />
che negli anni ’70 dimostrò al mondo<br />
che gli italiani sanno fare ben altro che<br />
“pizza e maccaroni”. Le musiche sono<br />
ancora di Armando Trovajoli, la regia, direzione<br />
artistica e sceneggiatura, rivisitata e<br />
corretta, è opera della Prof.ssa Mariella<br />
Baldoffei, le scenografie (originale quella<br />
dell’ingresso sull’arca, quando gli alunni<br />
entrano portando sulla testa le sagome in<br />
polistirolo dei vari animali) sono state<br />
ideate dalle Prof.sse Maria Grazia Salerno,<br />
Alessandra Gostoli, Fausta Natale, gli<br />
effetti sonori del Prof. Totonelli, le coreografie<br />
di Ester Carabelli, il tutto mixato con<br />
il server del Gruppo GIAD di Carbognano.<br />
Certamente la costanza dei docenti e l’impegno<br />
di tutti gli alunni sono alla base<br />
della riuscita di questo musical. Fa effetto<br />
vedere che una Scuola Media, come la<br />
“Dante Alighieri”, da sempre all’avanguardia<br />
nell’applicazione dei programmi didattici<br />
dettati dal Ministero della Pubblica<br />
Istruzione, riesca ogni anno a produrre<br />
delle “perle”. Queste perle sono ormai<br />
divenute “collana”, grazie a pubblicazioni<br />
di gruppo che spaziano dalla poesia dialettale<br />
a piccoli trattati di architettura, o,<br />
come in questa circostanza, a rappresentazioni<br />
teatrali.<br />
Sempre nell’ambito Telethon 2006,<br />
venerdì 16 Dicembre u.s., ancora al<br />
Pala Tenda di Fabrica di Roma, ben 180<br />
alunni della Media Dante Alighieri di Civita<br />
La Compagnia Teatrale “La Bottega delle Chiacchiere”<br />
di Alessandro Soli<br />
33<br />
Castellana Faleria e Corchiano, hanno dato<br />
vita al Concerto di Natale, eseguendo<br />
brani di vari autori alle “diamoniche” (piccole<br />
tastiere). Il Dr. Orlando Pierini, preside<br />
della Dante Alighieri, ha ribadito che la<br />
scuola ha aderito al programma Telethon<br />
con due obiettivi: educare e sensibilizzare<br />
alla solidarietà attraverso azioni concrete e<br />
coinvolgenti, raccogliere più fondi possibili<br />
per la ricerca scientifica. Ebbene, oggi si<br />
può dire che questi obiettivi sono stati raggiunti,<br />
perché abbiamo visto sul palco<br />
tanti ragazzi uniti e impegnati nel dare il<br />
meglio di sé, aiutandosi l’un l’altro e nel<br />
“salvadanaio” Telethon sono affluiti ben<br />
2.227 euro.<br />
Bravissimi tutti … “AD MAIORA”.<br />
Il Preside della scuola media Dante Alighieri<br />
Orlando Pierini
La redazione di <strong>Campo</strong> de’<br />
fiori formula, al collaboratore<br />
Enea Cisbani e alla sua<br />
famiglia, i più fervidi auguri<br />
per la nascita del piccolo<br />
Marco<br />
Buon compleanno a Valentina<br />
Bacchiocchi di Corchiano che il<br />
7 gennaio ha compuito 23<br />
anni. Tanti auguri da Maria<br />
Cristina e Massimo<br />
Tanti Auguri a Simone<br />
Micheli per il suo primo<br />
anno, con tanto affetto e<br />
amore da mamma Cristiana,<br />
papà Giulio, i nonni e gli zii.<br />
La redazione di <strong>Campo</strong> de’<br />
Tantissimi auguri a<br />
Marcello Clementi che<br />
il 27 Gennaio ha compiuto<br />
i suoi 4 anni. Da<br />
mamma Sonia, papà<br />
Giuseppe e i suoi nonni.<br />
Tanti auguri alle dottoresse<br />
Laura Brizi di Tarquinia<br />
e Chiara Cecchini di Roma,<br />
che si sono laureate a<br />
D.A.M.S. rispettivamente<br />
il 4 e 5 dicembre 2006.<br />
Tanti auguri da Cristina,<br />
Massimo e Vera.<br />
Tanti Auguri a Asia e Mario Cima che<br />
il 23 e il 27 Gennaio hanno compiuto<br />
5 e 1 anno.<br />
Auguri da mamma Marina, papà<br />
Roberto e nonna Ombretta.<br />
Ha spento la seconda<br />
candelina il piccolo<br />
Edoardo Vettori di<br />
Ronciglione.<br />
Auguri dal papà Maurizio,<br />
dalla mamma Caterina,<br />
dai nonni paterni Stefano<br />
e Edda, da quelli materni<br />
Mario e Franca, dagli zii<br />
Carmine e Monica, dalla<br />
cuginetta Elettra<br />
e dai parenti tutti.
fiori si associa agli auguri<br />
e degli amici<br />
Emanuele, Cristina e Noemi<br />
Tanti auguri a<br />
Daniela di Fabrica<br />
di Roma che ha<br />
compiuto gli anni<br />
il 26 Gennaio<br />
da tutta la sua<br />
famiglia.<br />
Tanti auguri di<br />
buon compleanno<br />
a Daniela<br />
Proietti che il<br />
26 gennaio ha<br />
festeggiato gli<br />
anni. Gli auguri<br />
più sentiti da<br />
parte della<br />
sorella Gloria<br />
Tantissimi auguri per<br />
il suo compleanno<br />
alla piccola Valeria<br />
Carrisi, dai nonni<br />
Edoardo e Silvia,<br />
Mario e Franca, dagli<br />
zii Valentina, Gianluca<br />
e Alessio, da mamma<br />
Tania,<br />
papà Fabio<br />
e dal cuginetto<br />
Lorenzo.<br />
Tanti auguri a Donato e Annita per il loro 26° anniversario<br />
di nozze, festeggiato il 27 Dicembre.<br />
Con affetto i figli Angelica e Davide.<br />
Tanti auguri<br />
alla piccola<br />
Valentina<br />
Cencelli<br />
che il<br />
2 Febbraio<br />
ha compiuto<br />
due anni;<br />
da mamma<br />
Katia, da papà<br />
Massimo, dai<br />
nonni, gli zii,<br />
parenti e<br />
amici tutti.<br />
Tanti auguri di<br />
buon compleanno<br />
ad Orazio<br />
Monaco che il 1<br />
gennaio ha<br />
festeggiato il<br />
suo compleanno.<br />
un caloroso<br />
abbraccio da<br />
Massimo e<br />
Cristina<br />
Tantissimi<br />
auguri di<br />
Buon<br />
Compleanno a<br />
Stefano<br />
Febo, che il<br />
13 Gennaio ha<br />
compiuto gli<br />
anni, dal suo<br />
amore<br />
Angelica, dai<br />
suoceri<br />
Donato e<br />
Annita e dal<br />
cognato<br />
Davide.
La redazione di <strong>Campo</strong> de’ fiori si associa agli auguri<br />
Tanti Auguri a<br />
Mattia Pilera<br />
che ha compiuto<br />
3 anni il 4<br />
Gennaio. Auguri da<br />
mamma Katia,<br />
papà Maurizio,<br />
dai nonni Arnaldo,<br />
Maria Rita, Carla,<br />
Sergio, dagli zii<br />
Loretta, Tomas e<br />
Romina e dal<br />
bisnonno Elettro.<br />
Sincere<br />
congratulazioni<br />
a Marco Pegoraro<br />
e Martina Rizzo<br />
per l’ottimo<br />
risultato<br />
raggiunto<br />
al campionato<br />
italiano<br />
di danza.<br />
Un ringraziamento<br />
speciale<br />
ai maestri Elena<br />
e Valter Sugoni.<br />
I genitori.<br />
Tanti auguri<br />
a Maria<br />
Francesca Iengo<br />
e Lorenzo<br />
Sansonetti,<br />
che il 23 e 29<br />
Gennaio<br />
hanno compiuto<br />
gli anni. Auguri<br />
dai genitori,<br />
i nonni, Eleonora<br />
e Francesco.<br />
Tantissimi<br />
auguri a Ilaria<br />
Magnanti che<br />
il 13 Gennaio<br />
ha compiuto<br />
18 anni!!!<br />
Dalle tue amiche:<br />
Claudia,<br />
Martina,<br />
Arianna e<br />
Maila<br />
Tanti auguri<br />
a Beatrice per i suoi<br />
18 anni da mamma<br />
Stefania, papà<br />
Alberto, Gabriele,<br />
parenti, amici<br />
e da <strong>Mauro</strong>.<br />
Tanti auguri di Buon<br />
Compleanno a Marco<br />
Oliverio che ha<br />
compiuto 27 anni il 30<br />
Gennaio, da mamma,<br />
papà, il fratello, la<br />
cognata, la nonna e il<br />
nipotino Cristian<br />
Tanti auguri di buon<br />
compleanno<br />
a Enrico Gastaldo<br />
che il 16 gennaio ha<br />
compiuto 23 anni<br />
da Cristina e Massimo.<br />
Tanti auguri di Buon Compleanno a Luigi Oliverio che ha compiuto 55 anni il 15 Gennaio e alla<br />
suocera Vincenza Giorgi che ha compiuto 72 anni il 26 Gennaio, da Maria Antonia, Marco,<br />
Luca, Daniela e Cristian
38<br />
NAATTII<br />
Civita Castellana<br />
05 Dicembre - Matteo Marini<br />
06 Dicembre - Sophia Mignogna<br />
08 Dicembre - Leonardo Santini<br />
09 Dicembre - Giulia Vaccarotti<br />
11 Dicembre - Anna Lisa Belloni<br />
11 Dicembre - Jasmine Jeridi<br />
12 Dicembre - Ludovico Orlando<br />
17 Dicembre - Alo Hawladar<br />
20 Dicembre - Elias Pazielli<br />
22 Dicembre - Andrea Franco<br />
25 Dicembre - Filippo Plaja<br />
23 Dicembre - Siria Capanna<br />
27 Dicembre - Bemnet Di Crescenzio<br />
31 Dicembre - Ludovica Colantoni<br />
31 Dicembre - Beatrice Fantera<br />
02 Gennaio - Lejla Saracevik<br />
09 Gennaio - Diego Marra<br />
20 Gennaio - Marco Cisbani<br />
23 Gennaio - Alessandro Racioppa<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
MATRIMONI<br />
Civita Castellana<br />
08 Dicembre<br />
Di Niccola Serena / Rossini Lorenzo<br />
18 Dicembre<br />
Buleandra Mihala / Buleandra Valentin<br />
OPINIONI<br />
DECEDUTI<br />
Civita Castellana<br />
06 Dicembre - Daniele Biondi<br />
13 Dicembre - Irna Bongarzone<br />
18 Dicembre - Rina De Luca<br />
19 Dicembre - Dismo Cesarini<br />
20 Dicembre - Anna Marinelli<br />
22 Dicembre - Valeria Catinari<br />
22 Dicembre - Adalgisa Rosa Troiani<br />
26 Dicembre - Giovanni Spinilli<br />
29 Dicembre - Annunziata Mazzafoglia<br />
02 Gennaio - Ernesto Raponi<br />
13 Gennaio - Alvaro Zenoni<br />
13 Gennaio - Luisa Angelozzi<br />
18 Gennaio - Alberto Di Clemente<br />
18 Gennaio - Maria Ricci<br />
Il sondaggio di opinioni pubblicato sul precedente numero di <strong>Campo</strong> de’ fiori ha evidenziato<br />
la volontà dei più nel denunciare i mass media, e maggiormente la TV, quale causa<br />
della escalation della violenza, specialmente fra i giovani.<br />
OGGI VI CHIEDIAMO<br />
Siete d’accordo che i sacerdoti contraggano matrimonio?<br />
esprimete la vostra opinione inviando un SMS al numero 329.1971400<br />
o una e-mail all’indirizzo info@campodefiori.biz<br />
le vostre migliori risposte saranno premiate con un simpatico omaggio<br />
Indovina L’Artista<br />
Di lato è riportato il<br />
particolare del famoso<br />
quadro “Ballo al Moulin<br />
de la Gelette”. Sai dire chi<br />
l’ha dipinto? I primi tre<br />
che indovineranno e si<br />
recheranno presso la<br />
redazione, riceveranno un<br />
simpatico omaggio offerto<br />
dal Centro Parati Selli.
di Enea Cisbani<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Duilio Cambellotti e Civita Castellana<br />
Silvio Canevari, Sante Ciani, Rosato Rosati,<br />
Guido Calori, Luigi Montanarini, Renato<br />
Guttuso, Assen Pejkov, Giulio Francesconi:<br />
dal 1906 al 1954 questi celebrati Artisti<br />
Italiani arrivano a Civita Castellana con il<br />
loro inestimabile bagaglio artistico e culturale,<br />
chiamati dai proprietari delle manifatture<br />
ceramiche del tempo, come Casimiro<br />
Marcantoni o Alessandro Sbordoni, per<br />
assurgere al ruolo di designer o di direttori<br />
artistici, lasciando la loro impronta e<br />
firma in varie opere in ceramica, tuttora<br />
esposte nel Museo della Ceramica in Via<br />
Roma a Civita Castellana.<br />
Civita Castellana, agli inizi del ‘900 è, dunque,<br />
un centro culturale di notevole eccellenza<br />
con un vasto e multiforme repertorio<br />
di forme e soluzioni artistiche e centro prediletto<br />
dagli artisti del tempo, perché attraverso<br />
la ceramica d’arte possono sperimentare<br />
le forme e le soluzioni formali più<br />
ardite.<br />
Le ragioni di questo grande sviluppo produttivo<br />
ed artistico sono molteplici: presenza<br />
di una committenza e proprietà<br />
“Illuminata”, Vincenti – Sbordoni –<br />
Marcantoni, professionisti e dirigenti politici<br />
di grande valore come il notaio Ulderico<br />
Midossi e l’avvocato Bruno Flamini o come<br />
l’ingegnere Ugo Favalli, una scuola d’arte<br />
che formava e preparava i decoratori e i<br />
modellisti e, non ultimo, la presenza di un<br />
tessuto lavorativo formato da operai, semplici<br />
e specializzati, che garantiscono il<br />
funzionamento dell’apparato produttivo, in<br />
contesti come le fabbriche del tempo dove<br />
il lavoro si svolgeva in condizioni ambientali<br />
e tecniche, certamente non agevoli e<br />
dove non esistevano le più elementari<br />
norme di sicurezza.<br />
Il 26 Settembre 1926, ANGELO FLAMINI<br />
e ROSA MAGGIORI, illustri concittadini e<br />
stimati maestri presso la Regia Scuola<br />
Elementare “Tommaso Tittoni” posta nell’attuale<br />
Via Gramsci, chiamano a Civita<br />
Castellana il più importante autore ed artista<br />
del “Liberty” Italiano: DUILIO CAM-<br />
BELLOTTI, in quegli anni al culmine della<br />
sua fama ed importanza artistica.<br />
Duilio Cambellotti, eccelso grafico e disegnatore,<br />
realizza, per volere della famiglia<br />
Flamini, il Frontespizio di una rara pubblicazione,<br />
prodotta in pochi esemplari,<br />
per ricordare la prematura morte, nella<br />
Prima Guerra Mondiale, del loro figlio l’avvocato<br />
Bruno Flamini.<br />
Nella prefazione si legge: “….Altro speciale<br />
ringraziamento dobbiamo al valente<br />
artista Prof. DUILIO CAMBELLOTTI, per il<br />
suggestivo frontespizio; al Prof. ENEA<br />
ANTONELLI e al Prof. ROBERTO ROSATI, il<br />
primo per i fregi e il secondo per il disegno<br />
dei luoghi ove il nostro Bruno combattè e<br />
Il Frontespizio<br />
della<br />
pubblicazione<br />
realizzata per<br />
volere della<br />
Famiglia<br />
Flamini<br />
cadde…..”.<br />
La presenza di Cambellotti è un fatto epocale<br />
per Civita Castellana e di grande<br />
importanza culturale per un artista allora<br />
impegnato in grandi esposizioni di pittura<br />
e in altri progetti decorativi.<br />
Il Frontespizio riprodotto in queste pagine,<br />
rappresenta un guerriero che, cessata la<br />
battaglia, si sveste delle sue armi, lo scudo<br />
circolare – la lorica – l’elmo e, in una posa<br />
plastica dall’intenso modellato, sembra<br />
quasi appoggiarsi ad un cippo marmoreo<br />
recante una iscrizione composta da numeri<br />
romani.<br />
Non vi è pathos o tragedia nell’intera<br />
scena: quasi un senso di voluta calma e<br />
pace domina l’intera raffigurazione.<br />
Notevoli e profonde le analogie formali e<br />
figurative con il guerriero che Silvio<br />
Canevari riproduce mirabilmente nel suo<br />
Monumento ai Caduti in Via Gramsci.<br />
DUILIO CAMBELLOTTI, nasce a Roma nel<br />
1876.<br />
Allievo di ALESSANDRO MORANI, importante<br />
artista del Liberty Italiano, si forma<br />
presso la scuola d’Arte del Museo Artistico<br />
Industriale di Roma.<br />
Nel 1896, opera come grafico e disegnatore<br />
presso le più importanti tipografie della<br />
Capitale, dove emerge per le sue innegabili<br />
doto rappresentative come la chiarezza<br />
39<br />
del segno e dei colori.<br />
Nel 1900 collabora con importanti riviste,<br />
nelle quali operano artisti come Dudovich<br />
e Balla, importanti esponenti della corrente<br />
futurista.<br />
Nel 1905, collabora come scenografo e<br />
costumista con il Teatro Stabile di Roma,<br />
con il Teatro di Siracusa e con l’Opera di<br />
Roma.<br />
Nel 1912 riscuote l’ampio consenso della<br />
critica specializzata in occasione della<br />
prima Mostra della Vetrata.<br />
Nel 1921 progetta e realizza il Monumento<br />
ai Caduti, a Terracina.<br />
Dal 1923 al 1927, partecipa alle più importanti<br />
mostre internazionali di Arte<br />
Decorativa di Milano, Roma e Parigi.<br />
Nel 1960 muore a Roma.<br />
Architetto, grafico, designer: Duilio<br />
Cambellotti fu un genio multiforme, grafico<br />
di notevole importanza e, in estrema<br />
sintesi, un audace sperimentatore artistico.<br />
La realizzazione del Frontespizio per il libro<br />
edito a Civita Castellana nel 1926 è, forse,<br />
un episodio marginale se rapportato al<br />
vasto repertorio e curriculum dell’autore,<br />
ma per la storia artistica di Civita<br />
Castellana segna l’indelebile passaggio di<br />
un grande autore celebrato nelle pubblicazioni<br />
d’arte specializzate.
40<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Cari amici<br />
la storia di Noel si arricchisce sempre più di nuove avventure.<br />
Conservate gli inserti e... buona lettura<br />
dai vostri Cecilia e Federico<br />
soggetto e testo Sandro Anselmi<br />
continua sul prossimo numero...
<strong>Campo</strong> de’ fiori 41<br />
Coppa Italia<br />
resta il sogno<br />
Gli ingredienti per realizzare quel sogno inseguito per sette anni (finale persa<br />
1-0 al Tre Fontane contro il Ferentino), c’erano tutti.<br />
Dal magnifico impianto dello stadio Flaminio di Roma, alla meravigliosa cornice<br />
di pubblico, dalla splendida giornata di sole, alla consapevolezza di avere<br />
un organico, sulla carta, superiore a quello dell’altra finalista.<br />
Purtroppo il sogno è restato tale, con un risveglio amaro per la Flaminia Calcio<br />
di Civita Castellana sconfitta per 1-0 dal Formia nella finale regionale della<br />
Coppa Italia di Eccellenza il 3 Gennaio u.s..<br />
Non ci resta che ammirare le <strong>foto</strong> di questo avvenimento, con Cesarini capitano<br />
della squadra civitonica, che mestamente riceve la coppa assegnata alla<br />
seconda classificata.<br />
Certo l’occasione era ghiotta, speriamo che il sogno continui.<br />
Al.So.<br />
(<strong>foto</strong> <strong>Mauro</strong> <strong>Topini</strong>)
42<br />
IL KARATE e i BAMBINI<br />
Il Karate-Do offre al bambino l’opportunità<br />
di raggiungere un armonico equilibrio tra<br />
corpo e mente. In esso infatti ritroviamo<br />
tutte le componenti psicomotorie essenziali.<br />
Il bambino che pratica Karate percepisce<br />
gli aspetti esteriori attraverso il<br />
gioco, per cui il Karate diventa lo strumento<br />
per fargli acquisire una perfetta padronanza<br />
del corpo, sviluppando la percezione<br />
di se stesso, le capacità coordinative,<br />
ma soprattutto favorendo il rapporto con<br />
gli altri e lo sviluppo della capacità di<br />
socializzazione. La lezione per bambini, si<br />
svolgerà in un clima in cui tutte le opportunità<br />
di apprendimento sono inserite in<br />
un contesto di gioco e di divertimento; il<br />
bambino in tal modo non è forzato ad<br />
acquisire comportamenti che non siano<br />
quelli propri della sua età, per cui l’apprendimento<br />
è gioioso e solo in minima<br />
parte indirizzato ad un fine strettamente<br />
specifico. Il Karate è dimostrato da tempo<br />
che allena le doti di autocontrollo, di<br />
volontà e di correttezza. E’ una disciplina<br />
che valorizza i principi morali e fisici, affina<br />
l’educazione, l’irrobustimento del corpo<br />
e sviluppa le capacità di concentrazione e<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
volontà. Ai bambini viene insegnata, la<br />
corretta postura del tronco, che previene e<br />
cura processi di deformazione della colonna<br />
vertebrale; non vengono forzate le articolazioni<br />
e, nonostante l’acquisizione di<br />
un’ottima elasticità, non vi è mai prevalenza<br />
di alcuni gruppi muscolari su altri (premessa<br />
indispensabile per una crescita fisica<br />
corretta). Dal momento che le capacità<br />
di coordinazione e la rapidità si sviluppano<br />
fortemente in questo primo periodo<br />
di vita, risulta di fondamentale importanza<br />
favorirne lo sviluppo con programmi adeguati.<br />
Ciò acquista un significato educativo<br />
primario poiché è stato dimostrato che un<br />
bambino ben coordinato ha un rapporto<br />
con l’ambiente molto più sereno ed equilibrato<br />
ed una sicurezza e fiducia in se stesso<br />
che l’accompagneranno per tutta la<br />
vita.<br />
KARATE ADULTI AMATORI<br />
Il Karate è un percorso di vita che accompagna<br />
il praticante nel corso degli anni fornendo<br />
continui stimoli, fisici e spirituali,<br />
che permettono il progredire della crescita<br />
corpo e mente in un connubio armonico.<br />
Per cui non vi sono vincoli né di età né di<br />
sesso che possano impedirne la pratica e<br />
l’apprendimento dei principi. Il corso amatori<br />
in particolare è studiato per favorire la<br />
pratica e l’apprendimento di persone adulte<br />
che desiderano beneficiare dei miglioramenti<br />
fisici e mentali che una costante<br />
pratica del Karate permette di raggiungere.<br />
Il Maestro Mercuri ed i suoi collaboratori hanno<br />
ideato numerosi corsi di KARATE adatti alle<br />
diverse esigenze, perché il KARATE è un’ arte<br />
che permette una crescita fisica e spirituale che<br />
può durare tutta la vita. I corsi attivati presso<br />
l'Okinawa sporting club sono: bambini dai 5 ai 7<br />
anni; ragazzi; agonisti; adulti amatori. Per tutti<br />
gli over trenta anni che vogliono intraprendere<br />
la pratica del KARATE le prime due lezioni sono<br />
gratuite.<br />
I ragazzi del turno di cardio kick boxig, che<br />
sta riscuotendo molto successo<br />
Info pubb.<br />
0761.513117<br />
info@campodefiori.biz
10<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 43<br />
Borse di studio di danza<br />
Sabato 13 Gennaio si è tenuto il corso di<br />
danza diretto dagli insegnanti della Scuola<br />
Blu Life e sponsorizzato dalla ditta Erica<br />
Ceramiche. Il provino per l’assegnazione<br />
delle borse di studio è iniziato alle 14,30 e,<br />
le partecipanti, hanno dato prova, dopo il<br />
riscaldamento collettivo, delle loro capacità<br />
tecniche, attitudinali ed artistiche, eseguendo<br />
brevi coreografie sia di danza classica,<br />
che moderna, diagonali, esercizi accademici<br />
ed ideazioni coreografiche libere.<br />
Alle 17,30 la prova è terminata e la commissione<br />
ha espresso il suo parere, assegnando<br />
due premi per il livello intermedio a<br />
Giulia De Stefano di Rignano Flaminio e a<br />
Sabrina Campari di Ronciglione, e due per<br />
il livello avanzato a Paola Martellini e a<br />
Francesca Lelli di Gallese. Il premio permetterà<br />
a queste ragazze di perfezionarsi,<br />
del tutto gratuitamente, nelle diverse discipline<br />
della danza accademica per tutto l’anno<br />
2007.<br />
Chi si è riconosciuto?<br />
6<br />
17<br />
15<br />
<strong>foto</strong> Ludovica Cenci<br />
In questa <strong>foto</strong> pubblicata sul n. 32<br />
di <strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
sono stati riconosciuti:<br />
1- Francesco Cassandra<br />
2- Maurizio Bianchini<br />
3- Renato Surano<br />
4- Sergio Tabacchini<br />
5- Sergio Cofferati<br />
6- Renato Di Giovanale<br />
7- Enrico Adelli<br />
8- Giovanni Bartone<br />
9- Pietro Soldini<br />
10- Michele Cammarano<br />
11- Sandro Ceccarelli<br />
12- Gino Guidi<br />
13- Franco Angeletti<br />
14- Sergio Piano<br />
15- Amerigo Capitoni<br />
16- Quinto Passini<br />
17- Elvio Mechelli
44<br />
Poesia e Prosa<br />
tra fantasia e realtà<br />
“Cavalcando l’Ippogrifo”<br />
No! Non è “ La Storia Infinita” anche se<br />
può sembrare; ma questa è un’antologia<br />
nata “poetando”:<br />
Quando Ariosto abbiam studiato<br />
l’ippogrifo ci ha affascinato.<br />
Sulle ali del cavallo fantasioso<br />
abbiam intrapreso un viaggio assai<br />
“curioso”;<br />
addirittura sulla luna siamo andati<br />
e tanti “senni” umani abbiam trovati.<br />
Così “Cavalcando l’Ippogrifo”...<br />
... si è realizzata un’opera che i ragazzi<br />
dell’Istituto d’Arte di Civita Castellana<br />
(classi 2^b-3^c-4^c e 4^b, a.s. 2005/06),<br />
guidati e coordinati dalla loro insegnante<br />
prof.ssa Sabbatini Maria Loretana, hanno<br />
voluto, come già precedentemente fatto<br />
per la raccolta di poesie “Scrittori per<br />
caso”, presentare pubblicamente il 15<br />
dicembre 2006 nella sala “Alberto Trocchi”<br />
presso la Curia vescovile di Civita<br />
Castellana. Ha introdotto l’argomento l’insegnante,<br />
che ha illustrato l’iter del progetto<br />
e l’organizzazione dei lavori.<br />
Un elogio particolare è stato rivolto ad<br />
alcuni ragazzi (Valentina Mozzicarelli,<br />
Vincenzini Giulia, Riganelli<br />
Debora, Patrizi<br />
Federica, Sciarrini<br />
Davide, Fidaleo<br />
Paolo, Fusaro Gioele)<br />
per l’impegno ed<br />
il sacrificio dimostrato,<br />
tornando a scuola<br />
anche di pomeriggio.<br />
Alcune poesie, riflessioni,<br />
storie e rime in<br />
dialetto civitonico<br />
sono state magistralmenteinterpretate<br />
e recitate dal<br />
sig. Alfredo Romano,<br />
responsabile della<br />
biblioteca comunale,<br />
deliziando, commovendo<br />
e divertendo<br />
….tutti i presenti.<br />
Il Dirigente Scolastico<br />
prof. Franco<br />
Chiriconi, nel ringraziare<br />
i presenti ed in<br />
particolare i ragazzi<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
ed i genitori, ha espresso soddisfazione<br />
per l’iniziativa del libro e per tutte le altre<br />
varie attività artistiche che si svolgono<br />
all’I.S.A..<br />
Non sono poi mancati gli elogi da parte di<br />
S.E. Mons. Divo ZADI, nei confronti del<br />
lavoro degli alunni e della loro insegnante.<br />
Durante l’intervento S.E. ha messo in risalto<br />
l’importanza della famiglia come guida<br />
morale e materiale, esempio di coerenza e<br />
d’amore, soprattutto in una società in cui<br />
tanti valori stanno perdendo consistenza.<br />
A conclusione della cerimonia è stata<br />
donata a tutti<br />
gli studenti<br />
che hanno<br />
partecipato<br />
con i loro elaborati,<br />
una<br />
medaglia<br />
ricordo.<br />
I volumi, messi<br />
a disposizione<br />
del pubblico<br />
ad offerta<br />
libera, hanno<br />
consentito<br />
la partecipazione<br />
alla maratonaTelethon,devol-<br />
vendo l’incasso in beneficenza.<br />
Anche i ragazzi dell’I.S.A. hanno voluto<br />
dimostrare sensibilità e fiducia nei confronti<br />
della ricerca scientifica, donando<br />
volontariamente e responsabilmente “il<br />
frutto del loro lavoro”.<br />
I libri, fino ad esaurimento delle scorte,<br />
possono essere ritirati e/o consultati presso<br />
la biblioteca comunale.<br />
Paolo Fidaleo
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
I primi 5 lettori che avranno dato la risposta esatta,<br />
riceveranno un simpatico omaggio ed i loro nomi verranno<br />
pubblicati sul prossimo numero.<br />
Potete rispondere direttamente in redazione<br />
via e-mail all’indirizzo: info@campodefiori.biz<br />
con un sms al numero: 329.1971400<br />
47
48<br />
RESISTENZA<br />
di<br />
Gianni Bracci<br />
Non che fosse il suo<br />
sport preferito, ma<br />
“correre” era l’unica<br />
attività fisica che potesse<br />
permettersi per<br />
ragioni di tempo e di<br />
età.<br />
Il sig. G si riteneva<br />
troppo “anziano” per<br />
tornare a giocare a pallone,<br />
mentre gli impe-<br />
gni lavorativi non gli consentivano di dedicarsi<br />
ad altro. Mettersi scarpette e tuta per<br />
fare il giro dell’isolato<br />
in “footing” rappresentava<br />
per lui un semplice<br />
ed immediato esercizio<br />
fisico.<br />
Fu così che, conoscendo<br />
questa sua abitudine,<br />
quando a scuola<br />
promossero l’iniziativa<br />
benefica de “La<br />
Grande Maratona di<br />
Capodanno”, i suoi<br />
bambini non se lo<br />
fecero ripetere due<br />
volte iscrivendolo<br />
immediatamente tra i<br />
concorrenti. Tornarono<br />
a casa entusiasti<br />
e orgogliosi di poter<br />
vedere il loro papà tra<br />
gli atleti in gara anche<br />
se G, a dire il vero, ne<br />
avrebbe fatto volentieri<br />
a meno. Quella sera, a cena, attaccò,<br />
serio, la sua arringa difensiva: “Ragazzi,<br />
cercate di capirmi, non sono assolutamente<br />
allenato per un evento simile. Ho pure<br />
una certa età e queste sono imprese che<br />
si intraprendono in gioventù…. Insomma,<br />
facciamo finta che abbiamo scherzato,<br />
suvvia !”.<br />
Il ragionamento lì per lì poteva sembrare<br />
pure condivisibile, ma crollò sotto lo sguardo<br />
torvo della signora D che fulminò il<br />
marito: “Non fare il sempliciotto, lo dici<br />
sempre anche tu: quello che non si sa si<br />
impara! Ti alleni e vai a correre come<br />
fanno tanti altri pappemolle come te !”<br />
Come al solito la signora D aveva ragione:<br />
non poteva deludere i bambini, e poi alla<br />
maratona di beneficenza partecipava<br />
mezza città: l’importante era partecipare,<br />
non vincere.<br />
G cercò di allenarsi come poteva, anche se<br />
il peso degli anni e della pancetta si facevano<br />
sentire inesorabilmente, finché arrivò<br />
il gran giorno. La gara partiva da un grande<br />
piazzale, nel quale era riunita una folla<br />
immensa; giovani e vecchi, maschi e femmine,<br />
atleti di ogni razza e di ogni età<br />
erano pronti a partecipare alla Grande<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Maratona di Capodanno. G si sentiva parte<br />
di una grande avventura… e il fatto di<br />
poterla condividere con tante altre persone<br />
lo emozionava ancora di più anche se<br />
non poteva dimenticare che lo attendeva<br />
uno sforzo sovraumano: quarantadue chilometri<br />
a piedi, fiatone, vesciche ai piedi,<br />
freddo e crampi….. Chi cavolo glielo faceva<br />
fare?<br />
E poi… ce l’avrebbe fatta… chissà?<br />
Quaranta chilometri gli sembravano tanti<br />
anche in macchina, figuriamoci a piedi, ma<br />
doveva provarci, soprattutto per non delu-<br />
dere i suoi bambini, che lo accompagnarono<br />
sul luogo di partenza pieni di aspettative.<br />
Promise a sé stesso che non importava<br />
quanto ci avrebbe messo, ma sarebbe<br />
arrivato alla fine del percorso, ad ogni<br />
costo.<br />
Poco prima dell’inizio un vecchietto dal fisico<br />
scheletrico, incredibilmente arzillo per<br />
la sua età, gli si avvicinò:<br />
“Ehilà, giovanotto! Bella giornata per correre,<br />
eh?” esclamò mentre saltellava per<br />
scaldarsi, agile come un grillo.<br />
Era un veterano delle corse a piedi, gli<br />
strizzò l’occhio con uno sguardo complice:<br />
“Hai fifa, eh? Confessa! E’ la tua prima<br />
maratona? Coraggio, andrà tutto bene! Io<br />
ho partecipato a ventiquattro, dico ven-tiquat-tro,<br />
maratone !”<br />
G non aveva voglia di parlare, inebetito dal<br />
freddo e dal pensiero dell’immane sforzo<br />
che lo attendeva. Mentre si massaggiava<br />
le parti scoperte del corpo con una specie<br />
di olio canforato, quello strano signore gli<br />
sussurrò all’orecchio, a bassissima voce<br />
come quando si confida un informazione di<br />
vitale importanza: “Figliolo, ti rivelo un<br />
segreto per arrivare fino in fondo alla<br />
maratona: non devi arrenderti. Devi anda-<br />
re sempre avanti. Sempre. Un passo dopo<br />
l’altro…. Senza mai perdere la fiducia in te<br />
stesso ! Ricorda le mie parole quando sentirai<br />
il cuore in gola: un passo dopo l’altro!”<br />
“Come nella vita !” affermò G.<br />
“Già… come nella vita!” rispose lui accennando<br />
un sorriso sornione .<br />
L’altoparlante annunciò l’imminente partenza,<br />
il vecchietto si congedò facendo<br />
risuonare quelle parole: “Un passo dopo<br />
l’altro, figliolo ! Ricorda!”<br />
La gara cominciò. G si sentiva smarrito,<br />
perso, confuso in mezzo a quella fiumana<br />
tumultuosa di<br />
gente che si muoveva<br />
nel freddo. Si<br />
limitò a seguirne la<br />
scia come un automa,<br />
cercando di<br />
concentrarsi sullo<br />
sforzo da compiere<br />
mentre, ai lati<br />
della strada, ali di<br />
persone urlanti<br />
acclamavano gli<br />
intrepidi partecipanti<br />
alla Grande<br />
Maratona. Lungo il<br />
percorso, la scia<br />
dei concorrenti<br />
cominciò a snellirsi,<br />
e i più giovani<br />
staccarono il grosso<br />
del gruppo, nel<br />
quale riusciva,<br />
comunque, a mantenersi<br />
G anche se la fatica cominciava a<br />
farsi sentire.<br />
Il freddo umido sembrava ghermire i<br />
muscoli del corpo e le ossa: si muoveva<br />
sempre più stancamente. G conosceva<br />
bene quella sensazione di spossatezza alla<br />
quale sapeva di non dover cedere: nò, non<br />
poteva fermarsi, anche se sentiva il cuore<br />
scoppiare, doveva tener duro! In quei<br />
momenti non bisognava pensare ai chilometri<br />
percorsi o da percorrere, bisognava<br />
solo preoccuparsi di continuare a correre:> pensò.<br />
E così continuò la sfida contro sé stesso e<br />
vincendo la fatica arrivò al traguardo,<br />
accolto dall’abbraccio caloroso di moglie e<br />
figli. Stremato ma felice, indossò la tuta e<br />
si godette la premiazione, perché, incredibile<br />
a dirsi, era addirittura arrivato tra i<br />
primi nella sua categoria, al di là di ogni<br />
più rosea previsione.<br />
Anche il vecchietto andò a congratularsi<br />
con lui: “Sei stato grande! Te lo avevo<br />
detto: un passo dopo l’altro…. senza arrendersi<br />
mai !”<br />
“Come nella vita !” ribattè G.<br />
“Già…. Come nella vita!”
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
L’angolo ... cin cin di Letizia Chilelli<br />
Nel corso del nostro viaggio nel vocabolario<br />
del vino, arriviamo a parlare della<br />
“DESCRIZIONE OLFATTIVA” che si avvale<br />
dei seguenti aggettivi:<br />
-Aromatico<br />
-Vinoso<br />
-Floreale<br />
-Fruttato<br />
-Franco<br />
-Fragrante<br />
-Erbaceo<br />
-Speziato<br />
-Etereo<br />
-Ampio<br />
AROMATICO<br />
È il profumo specifico del vitigno, e lo si<br />
riscontra nelle uve aromatiche: Moscati,<br />
Malvasie e poche altre.<br />
Protegge i tuoi valori<br />
Silvia Malatesta - Via S. Felicissima, 25<br />
01033 Civita Castellana (VT)<br />
Tel.0761.599444 Fax 0761.599369<br />
silviamalatesta@libero.it<br />
“DESCRIZIONE OLFATTIVA”<br />
VINOSO<br />
È il profumo del vino molto giovane, che<br />
ci ricorda la vinificazione. Richiama il tipico<br />
profumo che si avverte nelle cantine al<br />
momento della svinatura, lo si riscontra<br />
particolarmente nei vini rossi.<br />
FLOREALE<br />
Si riscontra nei vini bianchi che emanano<br />
sentori di fiori in questo caso bianchi o<br />
nei vini rossi meno giovani che ci regalano<br />
sentori di fiori rossi appassiti.<br />
FRUTTATO<br />
Questo profumo ci ricorda i più svariati<br />
tipi di frutta e nel vino li ritroviamo in<br />
rapporto alla sua evoluzione e alla sua<br />
tipologia: ad esempio in alcune bottiglie<br />
si riscontrano sentori di frutta a polpa<br />
bianca o rossa, la frutta<br />
molto matura e quella<br />
esotica o sentore di confettura<br />
di frutta o frutta<br />
secca.<br />
FRANCO<br />
È un profumo pulito, netto<br />
che non lascia dubbi sulla<br />
tipologia del vino che<br />
abbiamo in esame.<br />
FRAGRANTE<br />
Questo profumo ci ricorda<br />
la freschezza delle essenze<br />
floreali e fruttate.<br />
ERBACEO<br />
Questo profumo ci ricorda<br />
sensazioni di erba tagliata<br />
e di essenze vegetali<br />
verdi.<br />
È tipico di vini come:<br />
Cabernet Franc,<br />
Sauvignon blanc,<br />
Lagrein…<br />
SPEZIATO<br />
Questo profumo ci evoca<br />
sentori di spezie, come<br />
pepe, cannella, noce<br />
moscata, tipici dell’affinamento in botte.<br />
49<br />
ETEREO<br />
Ci riconduce al bouquet del vino, derivante<br />
da diversi periodi di invecchiamento.<br />
AMPIO<br />
È il profumo che abbraccia varie sensazioni<br />
che appartengono ai profumi primari,<br />
secondari e terziari.<br />
Prendiamo ora in considerazione l’esame<br />
gustativo, iniziamo parlando in modo specifico<br />
della quantità degli zuccheri contenuta<br />
nella bottiglia. Per questa descrizione<br />
useremo i seguenti aggettivi:<br />
-Secco<br />
-Abboccato<br />
-Amabile<br />
-Dolce<br />
-Stucchevole<br />
SECCO<br />
Si usa questo aggettivo quando nella<br />
nostra bottiglia non si percepisce la sensazione<br />
di dolcezza.<br />
ABBOCCATO<br />
Si dice di un vino in cui si percepisce una<br />
leggerissima sensazione di dolcezza.<br />
AMABILE<br />
In questo caso la sensazione dolce non è<br />
predominante anche se chiaramente si<br />
percepisce.<br />
DOLCE<br />
Si usa questo aggettivo quando la sensazione<br />
dolce predomina.<br />
STUCCHEVOLE<br />
In questo caso la predominanza dolce è<br />
forte ma non è ben supportata da altri<br />
elementi, infatti in questo caso ci troviamo<br />
davanti ad una componente negativa<br />
del nostro vino.<br />
(Bibliografia “Tecnica della degustazione”A.I.S<br />
edizione 2001).<br />
Continua sul prossimo numero.
50<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Civita Castellana 1959, I elementare. Foto del Signor <strong>Mauro</strong> Chiodi<br />
Sono stati riconosciuti: 1- <strong>Mauro</strong> Cerri, 2- Arsenio Magnanti, 3- Vasco Menichelli,<br />
4- <strong>Mauro</strong> Pupi, 5- Alberto Gioacchini, 6- <strong>Mauro</strong> Chiodi, 7- Mario Piatesi.<br />
Bersaglieri a Fabrica di Roma nel 1924, <strong>foto</strong> della Signora Verena Baldassi<br />
Album d<br />
Se vi riconoscete in queste <strong>foto</strong>, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere
ei ricordi<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 51<br />
Fabrica di Roma 11 Giugno 1946<br />
incontro delle quinte elementari di Fabrica di Roma e Orte.<br />
Insegnanti Anna Camuri e Mario Pucci.<br />
Foto della Signora Verena Baldassi<br />
pubblicate le vostre <strong>foto</strong>, portatele presso la redazione di <strong>Campo</strong> de’ fiori, esse vi verranno subito restituite.<br />
Civita<br />
Castellana<br />
inizi del<br />
1900<br />
famiglia<br />
Argelli -<br />
Mezzanotte<br />
Giulia
52<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Farmacie Civita Castellana aperte nei giorni festivi di Febbraio 2007<br />
4 Febbraio: Municipale Via Ferretti<br />
11 Febbraio: Municipale Via Santa Felicissima<br />
18 Febbraio: Filizzola Corso Bruno Buozzi<br />
25 Febbraio: Municipale Via Ferretti<br />
Farmacie Corchiano e Fabrica aperte nei giorni festivi<br />
4 Febbraio: Farmacia Minelli di Corchiano<br />
25 Febbraio: Farmacia Liberati di Fabrica di Roma<br />
Benzinai Civita Castellana aperti nei giorni festivi di Febbraio 2007<br />
4 Febbraio: Tamoil Via Flaminia - IP Circonvallazione - Erg Via Nepesina<br />
- Q8 Via Terni<br />
11 Febbraio: Api Via Flaminia (Borghetto) - Enerpetroli S.S. 311 Nepesina<br />
- Total Via Terni<br />
18 Febbraio: Schell Via Flaminia - Agip Via Belvedere Falerii Veteres<br />
25 Febbraio: Esso Via Flaminia - Api Via Corchiano
<strong>Campo</strong> de’ fiori 53<br />
Una “Fabrica” di ricordi<br />
Storie e immagini di Fabrica di Roma<br />
di Sandro Anselmi<br />
Ruggero e la statua etrusca<br />
tessera di appartenenza all’ordine ecclesiastico<br />
Non conoscevo Ruggero se non di fama,<br />
ma quella mattina, all’appuntamento con i<br />
miei amici, arrivò per primo.<br />
Avevamo deciso, da qualche tempo, di<br />
fare una gita alla necropoli di Falerii Novi<br />
e, non vi sarebbe stata guida migliore di<br />
lui.<br />
Quando il gruppo finalmente si costituì,<br />
partimmo utilizzando tutti i mezzi a disposizione,<br />
dalle biciclette, alla vespa, oltre la<br />
mia vecchia Fiat 600 Abarth, che prese a<br />
bordo l’esperto ospite.<br />
Durante il breve viaggio, simpatizzammo<br />
subito e, di lui, mi colpì la pacatezza, l’educazione,<br />
la modestia.<br />
Capii che era un uomo di grande cultura e<br />
con un gusto spiccato per l’arte in genere<br />
e si proponeva con un modo di parlare<br />
chiaro ed intelligente.<br />
Arrivati davanti alla Porta di Giove,<br />
lasciammo i<br />
mezzi e ci avviammo<br />
a piedi<br />
verso un<br />
camminamento<br />
terrazzato,<br />
che correva<br />
davanti alle<br />
aperture di<br />
tombe a camera,<br />
scavate<br />
su una parete<br />
a strapiombo<br />
sul fosso sottostante.<br />
Procedevamo<br />
in fila indiana<br />
e, Ruggero,<br />
avanti, spiegava<br />
la storia<br />
e le leggende<br />
di quei luoghi.<br />
Io chiudevo la<br />
fila camminando<br />
guardingo su un tappeto di cocci e di<br />
minuti blocchi di tufo, risultanze di antiche<br />
devastazioni vandaliche.<br />
Quasi alla fine del lungo tratturo, il mio<br />
occhio si posò su un pezzetto di marmo<br />
che, malcelato, biancheggiava appena nell’informe<br />
ciottolato.<br />
D’istinto mi fermai, ma Ruggero, eccellente<br />
e vigile guida, mentre raccontava della<br />
Valle dei Principi, della Tomba della<br />
Regina, del Salto di Adamo… si girò<br />
improvvisamente e mi chiese cosa avessi<br />
scoperto. Io, pieno di emozione, lo invitai<br />
a controllare e, con l’ansia di chi scopre un<br />
tesoro, ci mettemmo entrambi a scavare<br />
con le mani per dissotterrare l’oggetto.<br />
Quasi subito ci accorgemmo che si trattava<br />
di una enorme statua di marmo, sdraiata<br />
sotto appena cinquanta centimetri di<br />
detriti!<br />
Ruggero scultore<br />
Era mancante della testa ed il panneggio,<br />
ancora ben conservato, faceva presumere<br />
che si trattasse di una scultura rappresentante<br />
un togato: perciò un patrizio o un<br />
soldato. Tra lo stupore di tutti, Ruggero<br />
ricoprì immediatamente il reperto, perché<br />
disse che se lo avessero scoperto i “tombaroli”,<br />
lo avrebbero trafugato in un attimo.<br />
Così, noi vedemmo per l’ultima volta<br />
la “nostra statua”. E sì, perché, ritornati<br />
dopo qualche tempo a controllare il nostro<br />
tesoro dormiente, avemmo l’amara sorpresa<br />
che s’era “svegliato e se n’era andato”…….<br />
Qualcuno disse che era stato portato nel<br />
museo archeologico del Forte Sangallo di<br />
Civita Castellana ed io, ancora oggi, mi<br />
illudo di riconoscerlo fra le tante statue<br />
che lì sono esposte. Ma la loro espressione<br />
enigmatica sfida la chiarezza dei miei<br />
ricordi, forse troppo lontani, e così mi confondo<br />
fra reale ed immaginario, per qualcosa<br />
che resta comunque una bella avventura<br />
di gioventù.<br />
Note biografiche<br />
Ruggero Cencelli nasce a Fabrica di Roma il<br />
29.09.1914 e, dopo una carriera ecclesiastica interrotta<br />
(da cui Ruggeretto ‘o smonacato), dedica tutta<br />
la vita alla filosofia, alla poesia ed alla scultura.
54<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Album d<br />
10 Marzo 1975 IV elementare di Civita Castellana - nati nel 1966 hanno festeggiato 40 anni nel 2006<br />
sono presenti: 1- Marisa Orizio, 2- Emanuela Tronti, 3- Daniela Piunti, 4- Cecilia Carpenti, 5- Anna Rita Albertini<br />
6- Maria Letizia Cima, 7- Vittoria Scopetti, 8- la maestra Caterina Delle Chiaie, 9- Roberta Riganelli,<br />
10- Elisabetta Neri, 11- Valentina Chilini, 12- <strong>Mauro</strong> Zezza, 13- Roberto Costantini, 14- Rita Mariani, 15- Antonio Lucidi,<br />
16- Carla Biccheri, 17- Stefano Corsi, 18- Marco Tontoni, 19- <strong>Mauro</strong> Federici, 20- Nello Profili,<br />
21- Davide Lanzi, 22- Gian Paolo Di Marco, 23- Roberto De Angelis (venuto a mancare all’età di 21 anni e che tutti i suoi compagni<br />
ricordano con tanto affetto), 24- Fabrizio Palamides, 25- Marco Frausilli<br />
INDOVINELLO<br />
Lavo i bimbi e le bambine<br />
corro sempre senza fine<br />
e a finirla vo’ nel mare:<br />
chi sa ben indovinare?<br />
Avete risolto l’indovinello ??<br />
Il primo che indovinerà e ne darà comunicazione<br />
in redazione, riceverà un simpatico omaggio<br />
offerto dalla<br />
GIOIELLERIA SPERANDIO<br />
Se vi riconoscete in queste <strong>foto</strong>, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere pubb
ei ricordi<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Civita Castellana anno scolastico 1982-83 <strong>foto</strong> del Signor Francesco Barboni<br />
licate le vostre <strong>foto</strong>, portatele presso la redazione di <strong>Campo</strong> de’ fiori, esse vi verranno immediatamente restituite.<br />
55
56<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Associazione Accademia Internazionale D’Italia (A.I.D.I.)<br />
www.campodefiori.biz<br />
www.campodefiorionline.it<br />
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ci è stato segnalato, da alcuni operatori commerciali di essere stati contattati per l’inserzione pubblicitaria delle loro attività su <strong>Campo</strong><br />
dè fiori, da persone a noi sconosciute. Comunichiamo pertanto che le persone incaricate a qualsiasi titolo, da <strong>Campo</strong> dè fiori, dovranno<br />
essere munite di autorizzazione su carta intestata, debitamente firmata dal direttore e contenente i dati anagrafici dell’incaricato<br />
stesso. L’incaricato dovra inoltre esibire un documento di riconoscimento.<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
è la più grande vetrina per i tuoi affari.<br />
La pubblicità su <strong>Campo</strong> dè fiori arriva e “porta bene” ed entra nelle case di milioni di lettori.<br />
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Sede, Direzione e Redazione: Piazza della Liberazione n° 2 - 01033 Civita Castellana (VT)<br />
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o puoi trasmetterla per fax allo 0761 . 513117
L’evoluzione grafica<br />
della bandiera americana<br />
che ha portato<br />
all’attuale versione è<br />
di Arnaldo Ricci<br />
complessa ed è strettamente<br />
legata a fatti<br />
storici ben precisi. Tutti sappiamo che la<br />
maggior parte dei territori che attualmente<br />
costituiscono gli USA erano nient’altro<br />
che colonie dellIimpero Britannico; sappiamo<br />
anche che, per svariati motivi, che non<br />
sono oggetto di questo articolo, 13 di queste<br />
colonie si ribellarono alla madre patria,<br />
dando il via a quella che fu chiamata la<br />
rivoluzione americana, capeggiata da<br />
George Washington, che dichiarò l’indipendenza<br />
dalla madrepatria il 04.07.1776.<br />
Si era appena all’inizio di una guerra lunga<br />
e sanguinosa che si concluse solo nel 1783<br />
con la rinuncia della Gran Bretagna al proprio<br />
dominio. Ebbene, per il primo anno di<br />
guerra, gli americani ribelli adottarono<br />
come bandiera quella con tredici strisce<br />
orizzontali rosse e bianche ( 13 perché le<br />
colonie ribelli erano 13) ed un riquadro in<br />
alto a sinistra raffigurante la bandiera<br />
della Gran Bretagna (fig. 1). A mio avviso,<br />
questa versione di bandiera rifletteva forse<br />
lo stato d’animo di questi coloni che nel<br />
profondo del loro cuore non pensavano di<br />
potersi distaccare definitivamente dalla<br />
madre patria inglese. A circa un anno dalla<br />
proclamazione dell’indipendenza, ed esattamente<br />
il 14.06.1977, il congresso da<br />
poco costituito, adottò come bandiera<br />
della Confederazione degli Stati Americani<br />
( a quel tempo non avevano ancora adottato<br />
la denominazione USA ) quella che<br />
vedete in fig.2, con tredici strisce e tredici<br />
stelle. Prima di prendere questa decisione,<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
La rubrica dei perchè<br />
Perchè la bandiera USA è così ?<br />
vi furono numerose proposte da parte di<br />
vari esponenti politici; una di queste proposte<br />
venne addirittura immortalata in un<br />
quadro raffigurante G. Washington mentre<br />
esamina un campione.<br />
Come detto precedentemente, venne però<br />
scelta quella di fig. 2 , essa venne poi<br />
appellata ovviamente in inglese “stars and<br />
stripes flag”. Negli anni successivi, come<br />
tutti sappiamo, si verificarono grandi<br />
mutamenti politici e territoriali che portarono<br />
passo dopo passo a nuove annessioni<br />
territoriali di quella realtà definita poi<br />
USA. Non posso descrivere tutti questi<br />
eventi ma citerò i più salienti; per esempio<br />
la guerra contro il Messico, vinta dagli USA<br />
e che portò all’annessione della California<br />
e del Texas. Non sempre però gli eventi<br />
furono bellici; la Louisiana infatti venne<br />
acquistata pagando fior di dollari alla<br />
Francia. Ogni volta che un nuovo territorio,<br />
definito successivamente Stato, veniva<br />
annesso agli USA, si aggiungeva una stella<br />
sul lato superiore sinistro della bandiera;<br />
le strisce invece rimasero sempre 13,<br />
anche nella bandiera attuale. Questo per<br />
continuare ad indicare che gli stati fondatori<br />
erano 13.<br />
Secondo questo concetto, si è arrivati alla<br />
bandiera attuale con 50 stelle, adottata<br />
ufficialmente il giorno 11. 04 .1960 con<br />
l’ingresso negli USA dello stato delle<br />
Hawaii (fig.3).<br />
Debbo segnalare una particolarità: a partire<br />
dal 04.07.1818 si decise che ogni volta<br />
che veniva ad aggiungersi un nuovo stato,<br />
per aggiornare ufficialmente il numero<br />
delle stelle sulla bandiera, si doveva<br />
comunque aspettare la data del quattro<br />
luglio successivo.<br />
Soprannomi fabrichesi<br />
Bomma<br />
Stridò<br />
Terremoto<br />
Schioppo<br />
Spanò<br />
Spallona<br />
Catanò<br />
Biferò<br />
Gesù Maria<br />
Totore<br />
Gommele<br />
Micio<br />
Micetto<br />
Miciotto<br />
Bruscaceci<br />
Preciso<br />
Metifame<br />
Favarino<br />
(fig.2)<br />
prima bandiera<br />
ufficiale degli<br />
USA<br />
57<br />
(fig.1)<br />
bandiera utilizzata<br />
durante la prima<br />
fase della<br />
rivoluzione<br />
(fig.3)<br />
bandiera attuale<br />
USA<br />
Proverbio<br />
Corchianese<br />
Chi và per<br />
sceglitura<br />
sceglie gioia<br />
e conciatura<br />
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