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foto Mauro Topini - Campo de'fiori

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<strong>foto</strong> <strong>Mauro</strong> <strong>Topini</strong>


2<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori


di Sandro Anselmi<br />

I giovani sono tutto il futuro. In essi vi<br />

sono tutte le attese, le aspettative e le speranze<br />

del mondo. Essi sono belli, sono allegri<br />

e la loro vivacità, l’irrequietezza nascono<br />

dalla voglia di conoscere, di abbracciare<br />

totalmente la vita. Fondamentali per lo<br />

sviluppo formativo dei giovani, sono le<br />

famiglie e la scuola che, insieme, tracciano<br />

la strada maestra da percorrere. Quando<br />

penso agli anni della scuola, specialmente<br />

quelli delle elementari e delle medie inferiori,<br />

sento ancora un debito di riconoscenza<br />

nei confronti dei miei insegnanti che, al<br />

di là dello stipendio, spesso inadeguato al<br />

loro impegno, hanno formato, con lodevole<br />

passione, una buona parte del mio<br />

carattere. I riscontri di quanto imparato si<br />

avevano nel rispetto verso gli altri, nella<br />

gratitudine per un gesto, anche inatteso,<br />

nella schiettezza e nella correttezza nei<br />

rapporti. La Chiesa, poi, con la sua dottrina<br />

dogmatica, sopravvaleva su tutto e, con<br />

le temute penitenze, anche su peccati preventivamente<br />

confessati, aiutava a non<br />

fuoriuscire da quella strada maestra.<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 3<br />

Giovani bulli,<br />

piccole canaglie<br />

Oggi queste fondamentali istituzioni hanno<br />

perso la loro importanza e male assolvono<br />

il loro impegno. Troppi altri interessi, troppa<br />

bagarre le hanno distratte dalla loro<br />

funzione.<br />

Ecco allora aumentare in misura esponenziale<br />

atti di violenza che hanno come protagonisti<br />

giovani e giovanissimi. Violenza<br />

espressa in famiglia, nelle strade e nelle<br />

scuole. Le scuole, che dovrebbero essere il<br />

luogo dove si impara la cultura ed ancor<br />

più l’educazione, sono teatro di innumerevoli,<br />

gravi, episodi di bullismo.<br />

Questo è comunque sempre esistito (basti<br />

pensare ai ragazzi difficili del libro Cuore di<br />

E.De Amicis), ma era a danno dei “secchioni”,<br />

dei preferiti dagli insegnanti. Oggi,<br />

purtroppo, sono presi di mira i più deboli:<br />

le ragazze, gli immigrati e i disabili.<br />

Che squallida scelta!<br />

L’uso poi dei mezzi di comunicazione<br />

(videotelefonino, internet) con i quali pubblicizzare<br />

la bravata e soddisfare il loro<br />

narcisismo, dimostrano il bisogno che<br />

hanno di essere considerati, di richiamare<br />

attenzione. Le loro carenze derivano pertanto<br />

dall’assenza della famiglia che si<br />

preoccupa solo di creare, far crescere e<br />

mantenere dei “principini”, senza però dare<br />

loro attenzione, amore, punti di riferimento.<br />

Il bullo è perciò fondamentalmente un insicuro,<br />

un debole, che proprio per la sua<br />

vigliaccheria non agisce mai da solo, ma si<br />

aggrega ad altri suoi “simili”.<br />

All’interno del gruppetto, che ha, a questo<br />

punto, le caratteristiche di una baby-gang,<br />

emerge la figura di un capo al quale viene<br />

prestata obbedienza assoluta.<br />

La vittima, che è sempre una sola, viene<br />

derisa, beffeggiata, picchiata e minacciata<br />

di cose ancor più gravi, se solo prova a<br />

confidarsi con i genitori o con gli insegnanti.<br />

Nella classe, allora, si crea un clima di<br />

omertà che, conseguentemente, isola il<br />

ragazzo.<br />

A questo punto proprio l’occhio vigile di un<br />

genitore, o di un insegnante più solerte,<br />

dovrà captare segnali di disagio e di soffe-<br />

renza, ed incominciare ad aprire un dialogo<br />

offrendogli la massima comprensione:<br />

non ha nessuna colpa nei fatti, se non<br />

quella di essere troppo educato e, magari,<br />

anche un po’ timido e remissivo.<br />

Bisogna allora esortarlo a non sfuggire il<br />

problema, ma ad affrontarlo in maniera<br />

ferma e decisa, usando, quando è possibile,<br />

l’indifferenza, che è pur sempre l’arma<br />

migliore.


Chi


<strong>Campo</strong> de’ fiori 5<br />

è Tatiana? atiana?<br />

di Sandro Alessi<br />

Incontro per la prima volta Gabriele Cirilli<br />

nell’estate del 2001 in uno scenario fantastico<br />

come quello del castello di Santa<br />

Severa (Rm) reduce dal grande successo<br />

ottenuto dal suo personaggio su Zelig<br />

(Italia 1) ed interprete di uno show in tour<br />

estivo in tutta Italia. Oggi, inverno 2007, ci<br />

incontriamo in un nuovo teatro romano, il<br />

Teatro Italia, in occasione della tappa<br />

romana di “Donna Gabriella e i suoi figli”,<br />

uno spettacolo nuovo e divertentissimo,<br />

ma la nostra prima domanda ci riporta<br />

subito indietro nel tempo ad un grido di<br />

battaglia che imperversava tutta l’Italia:<br />

“Chi è Tatiana?”<br />

“Quello fu un tormentone creato ad hoc<br />

per la televisione che però poi ha superato<br />

ogni nostra aspettativa e non verrà mai<br />

rinnegato perché è uno dei personaggi che<br />

mi ha dato più soddisfazione a livello di<br />

televisione, teatro ed addirittura di libri”….<br />

Ma parliamo di questo spettacolo che<br />

ti vede nuovamente one man show…<br />

“In questo spettacolo c’è una sorpresa<br />

finale che non posso rivelare e ci tengo a<br />

dire che è un recital a cui tengo molto,<br />

anche perché capita spesso che gli spettatori<br />

mi cerchino alla fine della serata per<br />

farmi capire che non ero più solo “quello<br />

dei tre minuti…” ma un artista completo. E<br />

questa è proprio una bella cosa soprattutto<br />

quando a dirtelo è uno spettatore vero<br />

con il cuore in mano…Insomma troverete<br />

una contaminazione di stili, c’è da ridere,<br />

da pensare, da piangere e, soprattutto, da<br />

cantare, perché sul palco insieme a me c’è<br />

una orchestra vera – i Flexus – e pertanto<br />

è uno spettacolo godibilissimo. Donna<br />

Gabriella, la protagonista, l’ho immaginata<br />

come la creatività di un artista ed i figli<br />

sono tutto quello che un artista ha prodotto<br />

nel tempo: i personaggi, le gag e le<br />

situazioni… Potremmo dire che esiste<br />

quindi una specie di metafora: la tipica<br />

madre italiana che si stanca di dare ai propri<br />

figli e che, ad un certo punto, pensa:<br />

più di questo cosa posso dare alla mia<br />

famiglia? Lo stesso estro, la stessa fantasia<br />

di un artista che dice: e mo’ che mi<br />

invento?”<br />

Un anno passato ricco di successi ed<br />

uno nuovo iniziato ancora meglio<br />

“Si, sto preparando una trasmissione di<br />

comici che dovrei presentare con la<br />

Stefanenko, per Rai due, che andrà in<br />

onda a Febbraio in tre puntate e si chiamerà<br />

“ bravo,grazie !” e poi ci sarà una fiction<br />

di cui non posso parlare perchè è un<br />

progetto molto grande a cui tengo molto,<br />

e quindi sono molto soddisfatto: magari<br />

sempre cosi!”<br />

Gabriele, un cuore abruzzese ormai<br />

trapiantato nella Capitale<br />

“Sono nato ufficialmente a Sulmona,<br />

geneticamente insomma, mentre Roma<br />

mi ha dato i natali artistici: ho iniziato con<br />

il laboratorio teatrale di Gigi Proietti, l’ho<br />

seguito al Sistina con “A me gli occhi please”<br />

e quindi non posso considerare Roma<br />

solo una città artistica da visitare. Roma è<br />

molto di più e la sento come la mia città,<br />

anche se, negli ultimi tempi, l’ho trovata<br />

molto cambiata, ma è sempre una città<br />

europea e la capitale e da molti spaccati di<br />

questa città ho attinto per creare i miei<br />

personaggi, molti scovati anche dietro gli<br />

angoletti nascosti della città eterna. E poi<br />

finalmente sono tornato qui in questo<br />

nuovo spazio teatrale dove sto riscoprendo<br />

vecchie emozioni.”<br />

Sono passati diversi anni e tanti successi<br />

ma lui è rimasto quello di sempre, quello<br />

che avevamo conosciuto in quella calda<br />

serata del 2001: un artista completo ma<br />

sempre ricco di umanità.<br />

Complimenti Gabriele!


6<br />

Sembra assai<br />

strano dover<br />

constatare piacevolmente<br />

come, pur nel<br />

dinamismo<br />

moderno che<br />

rende la vita<br />

estremamente<br />

convulsa, ci<br />

siano delle per-<br />

di Alfonso Tozzi sone che si dedicano<br />

a collezionare,<br />

e con impegno, le cose più strane e<br />

impensabili riuscendo a realizzare talvolta<br />

raccolte molto interessanti.<br />

Un recente sondaggio sul collezionismo<br />

ha dimostrato infatti che il settanta per<br />

cento di coloro che si recano in visita nei<br />

musei, nelle pinacoteche, alle mostre, conserva<br />

il biglietto, spesso realizzato con<br />

buon gusto grafico, come souvenir e di<br />

questi, buona metà finisce<br />

con l’essere collezionato<br />

e raggiungere, col<br />

tempo, quotazioni di tutto<br />

rispetto, come il biglietto<br />

venduto nel 1881 in occasione<br />

della inaugurazione<br />

del Museo Nazionale di<br />

Atene, che tocca ora i trecento<br />

euro.<br />

Approfondendo “l’indagine”<br />

si è scoperto che tanti<br />

ricercano e conservano<br />

biglietti ferroviari, tranviari,<br />

biglietti di ingresso nei<br />

cinema, teatri, discoteche<br />

e che intorno a questo pulsare di ricerca vi<br />

è tutto un mondo che ruota freneticamente<br />

fra scambi ed acquisti con valutazioni<br />

spesso sorprendenti, come per il biglietto<br />

rilasciato al Louvre nel 1900 per l’esposizione<br />

dei reperti ritrovati durante gli scavi<br />

di Sarzes e quello relativo alla Mostra dei<br />

Bronzi Gotici e Rinascimentali, provenienti<br />

dalla raccolta Timbal, entrambi quotati<br />

intorno ai quattrocento euro, mentre i<br />

biglietti dei Musei Vaticani del 1908 per la<br />

mostra delle Tavole Trecentesche, e quello<br />

per la mostra organizzata dalla Galleria<br />

dell’Accademia di Venezia, raggiungono<br />

ora i duecento euro.<br />

Anche i biglietti di viaggio: treni, tram,<br />

aerei, navi ecc. sono oggetto di raccolta e<br />

molto ricercati. Ma assolutamente introva-<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Cartofilia: un collez<br />

Infiniti biglietti multicolori vivacizzano gli sc<br />

bili, sono i “biglietti” che venivano rilasciati<br />

sulle diligenze che, agli inizi del secolo<br />

scorso, collegavano alcune città italiane,<br />

così come ricercatissimi sono i rari esemplari<br />

che, sembra, sopravvivano nei biglietti<br />

relativi alla più antica linea ferroviaria<br />

italiana: la Napoli-Portici, realizzata per<br />

conto del Regno delle due Sicilie, ed inaugurata<br />

il 4 Ottobre del 1939.<br />

In questo ambito si collocano anche i<br />

biglietti relativi ad altri mezzi di trasporto<br />

pubblico: funicolari, metropolitane, autobus,<br />

navi da crociera e di linea, traghetti e<br />

via dicendo.<br />

Un settore a sé, lo occupa il biglietto di<br />

visita (BI.DI.VI.) salito alla ribalta della<br />

società italiana solo verso il 1730: si tratta,<br />

come è noto, di un piccolo cartoncino<br />

che reca stampato, in caratteri eleganti, il<br />

nome di una persona, i suoi titoli accademici<br />

o nobiliari, nonché la professione e<br />

l’indirizzo.<br />

La moda, importata dalla Francia, si diffuse<br />

nel nostro paese molto rapidamente,<br />

così come l’uso di raccogliere e conservare<br />

i BI.DI.VI. è quasi immediato, istintivo:<br />

il cartoncino si presenta come una piccola<br />

opera d’arte, abbastanza attraente e quindi<br />

“degno” di essere conservato.<br />

In Italia non sono moltissimi i collezionisti<br />

di BI.DI.VI. ma il loro numero è in costante<br />

aumento, mentre il valore commerciale<br />

è affidato esclusivamente alle contrattazioni<br />

fra collezionisti, alle offerte degli antiquari<br />

e all’esito delle aste, dove non è raro<br />

il caso di sentire richiedere o offrire in vendita,<br />

per un particolare BI.DI.VI.<br />

dell’Ottocento, cifre vicine ai mille euro.<br />

Montare una collezione è abbastanza facile,<br />

come è facile procurarsi i primi esem-<br />

plari richiedendoli ad amici, conoscenti,<br />

parenti, frugando fra le scartoffie dei genitori,<br />

dei nonni: in quest’ultimo caso non è<br />

infrequente imbattersi in cartoncini di inizio<br />

secolo di un certo pregio collezionistico.<br />

Fra i collezionisti cartofili si segnalano:<br />

Stefano Benelli di Firenze il quale limita la<br />

sua raccolta al 1945 e solo ai biglietti ferroviari<br />

in Italia e Svizzera; Nino Valentini di<br />

Gambettola (FO), interessato solo ai<br />

biglietti di tram ed autobus; Giuseppe<br />

Montanino di Napoli, che ricerca e conserva<br />

solo i biglietti di ingresso allo stadio<br />

partenopeo per le partite del Napoli e della<br />

Nazionale Italiana; Giacobini Enzo di<br />

Ciliverghe (BS), solo BI.DI.VI; Giorgio<br />

Quinci di Cantavenna (AL), solo discoteche;<br />

Adriano Giglioni di Milano, che si<br />

dedica, in maniera particolare, allo studio<br />

e alla raccolta di biglietti tranviari della<br />

Lombardia, con riferimento specifico alla<br />

città di Milano; e, il più<br />

grande di tutti, Francesco<br />

Ogliari di Malnate (VA),<br />

autore della monumentale<br />

“Storia dei trasporti italiani”<br />

in 35 volumi.<br />

Mi piace chiudere queste<br />

note con un episodio<br />

accadutomi anni or sono:<br />

un collega d’ufficio mi<br />

pregò di ricevere un suo<br />

amico per delle delucidazioni<br />

su alcune pratiche; a<br />

cose fatte, nel salutarmi,<br />

questo signore mi lasciò<br />

sulla scrivania il suo<br />

BI.DI.VI. e andò via.<br />

Lessi.<br />

Il nome era preceduto da “V.D. Dott. Ing.<br />

……”.<br />

Incuriosito da quelle due lettere “V.D.”,<br />

chiesi al collega delucidazioni.<br />

Questi, candidamente, mi spiegò che quelle<br />

due lettere rappresentavano il desiderio,<br />

non realizzato, del suo amico, cioè “VOLE-<br />

VA DIVENTARE Dott. Ing. ……”!!


<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

ionismo stimolante<br />

ambi e gli acquisti fra gli addetti al settore<br />

7


8<br />

Un giorno in Tribunale Gabriele D’Annunzio<br />

fu invitato a declinare le proprie generalità,<br />

ma quando gli fu richiesta la data di<br />

nascita, rispose:<br />

“…alle signore ed ai poeti non si chiedono<br />

mai gli anni…”.<br />

Trilussa, che per i suoi comportamenti non<br />

si poteva di certo paragonare a<br />

D’Annunzio, per taluni aspetti era infatti la<br />

semplicità personificata, aveva però alcune<br />

sue debolezze come quella di non<br />

riuscire a soffrire chi ostentava una cravatta<br />

o un fazzoletto più belli dei suoi e, per<br />

quanto attiene l’età, ebbene, anch’egli<br />

rifuggiva dal confessare la sua.<br />

Carlo Alberto Salustri nasce a Roma il 26<br />

ottobre 1871, anche se dichiarava di esser<br />

nato nel 1873; il padre Vincenzo, di professione<br />

cameriere, è nativo di Albano; la<br />

madre Carlotta Poldi, di Bologna, esercita<br />

il mestiere di sarta. Il Poeta è quindi di origini<br />

modestissime, ma suo padrino di battesimo,<br />

assieme a tale Pietro Ambrosoni,<br />

cameriere, ed allo zio paterno, Pasquale<br />

Salustri, cuoco, c’è anche un patrizio<br />

romano, tale Marchese Ermenegildo De’<br />

Cinque Quintili, che nel 1874, morto il<br />

padre Vincenzo, accoglie Carlotta Poldi e<br />

il bambino di pochi anni nel proprio palazzo.<br />

Carlo Alberto cresce nel Palazzo De’<br />

Cinque in Via della Colonna Antonina, strada<br />

che sbocca in Piazza Montecitorio, con<br />

ingresso secondario da Piazza di Pietra ed<br />

è dal quinto piano di quel palazzo che fin<br />

da piccolo ha la possibilità di rimirare alcuni<br />

degli splendidi avanzi di Roma antica ed<br />

è proprio in quel luogo che, con ogni probabilità,<br />

il giovanissimo Trilussa compone<br />

uno dei suoi primi sonetti:<br />

“…a immaginasse Roma anticamente / pè<br />

quanto faccia un omo se confonde / ched’era<br />

Roma? Un bosco de colonne / una<br />

città de marmo arrilucente…”<br />

In quello stesso palazzo Carlotta continua<br />

ad esercitare il mestiere di sarta, anche<br />

perché tutto il peso della famiglia grava<br />

sulle sue spalle; Carlo Alberto studia presso<br />

i Fratelli delle Scuole Cristiane, ma di<br />

certo non brilla negli studi e, lungi dall’essere<br />

un intellettuale, fonte della sua ispirazione<br />

sono le strade di Roma piuttosto che<br />

i libri.<br />

Scrivendo di Giuseppe Gioachino Belli,<br />

accennavo che, per parlare di Roma, non<br />

si può di certo prescindere dalla sua poesia,<br />

egli è un porto al quale bisogna necessariamente<br />

attraccare.<br />

Ebbene, non si può prescindere neanche<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Roma che se n’è andata: luoghi<br />

Trilussa, un poeta chansonnier<br />

dalla poesia di Trilussa con la differenza<br />

che circa ottanta anni prima il Belli era<br />

stato ispirato dal netto contrasto fra le<br />

classi sociali più agiate e quelle più basse,<br />

nonchè dalla lotta per l’essenziale che<br />

queste ultime dovevano sostenere quotidianamente.<br />

La Roma di fine secolo, viceversa, aveva<br />

una ben diversa struttura sociale; la piccola<br />

borghesia era cresciuta fino a diventare<br />

la classe più rappresentata, conseguentemente,<br />

le poesie di Trilussa sono popolate<br />

dai tipici personaggi di un mondo piccolo<br />

borghese, egli trae ispirazione dalla casalinga,<br />

dalla servetta, dal commesso di<br />

negozio o, anche da: “la folla”<br />

Non soffià più, risparmia la fatica, / disse<br />

una canna al vento, / tanto lo sai che nun<br />

me spezzi mica… / io, disse il vento, sfido<br />

/ l’alberi secolari e li sconquasso: / ma de<br />

te me ne rido! Me contento / che te pieghi<br />

e t’inchini quanno passo.<br />

Altra caratteristica di Trilussa è quella di<br />

aver inserito nelle sue poesie gli animali<br />

rendendoli protagonisti, così leoni, scimmie,<br />

gatti, somari, maiali e altri ancora,<br />

danno continuamente vita a divertenti<br />

situazioni mettendo in ridicolo i molti vizi e<br />

i moltissimi difetti dell’uomo.<br />

Dopo la pubblicazione dei sonetti del Belli,<br />

verso la fine del XIX secolo, diversi poeti<br />

romani cominciarono a scrivere in dialetto<br />

ed a questa moda non poteva di certo<br />

sfuggire Carlo Alberto Salustri che, assunto<br />

lo pseudonimo di Trilussa, il 30 ottobre<br />

1887, su uno dei primi numeri di<br />

Rugantino, un giornaletto in vernacolo<br />

fondato e diretto dal poeta folkrorista<br />

Giggi Zanazzo, gli viene pubblicato il primo<br />

sonetto che ottenne subito il consenso dei<br />

lettori.<br />

Ha inizio così la sua collaborazione con<br />

diversi giornali romani come il<br />

Messaggero, il Don Chisciotte, il Capitan<br />

Fracassa, il Travaso delle idee; chi scrive<br />

ricorda perfettamente alcuni numeri di<br />

quest’ultimo il cui titolo completo era:<br />

“Travaso delle idee - organo ufficiale delle<br />

persone intelligenti.”<br />

La sua fama cresce e, tra gli anni 1920 -<br />

1930, raggiunge il culmine, tuttavia non<br />

frequentò mai i Circoli letterari ai quali continuava<br />

a preferire le Osterie; ciò malgrado,<br />

con decreto dell’1 dicembre 1950,<br />

comunicatogli con una calda lettera del<br />

Presidente Luigi Einaudi, viene nominato<br />

Senatore a vita per alti meriti in campo letterario<br />

ed artistico; nell’apprendere la notizia<br />

il Poeta ironicamente disse alla vecchia<br />

governante:“…siamo ricchi…”, ben sapendo<br />

che quel titolo altro non era che una<br />

carica onorifica.<br />

Tre settimane dopo, il 21 dicembre, muore<br />

in quella casa ubicata nella Roma della sua<br />

infanzia, in Via Maria Adelaide, dove si è<br />

stabilito subito dopo la perdita della<br />

madre, avendo qui costituito il suo “buen<br />

retiro” e dove, con quello che ricava dai<br />

proventi dei contratti editoriali, conduce la<br />

propria modesta vita da scapolo che tiene<br />

soprattutto alla propria libertà.<br />

Come detto, la struttura sociale cambia<br />

profondamente ai tempi di Trilussa per cui<br />

egli trae continua ispirazione dalle vecchie<br />

atmosfere romane nella consapevolezza<br />

che, un po’ per volta, anche queste lo<br />

avrebbero abbandonato; più direttamente<br />

approda alla poesia dalla cronaca cittadina,<br />

dagli spettacoli, dai teatri, dai caffè<br />

concerto e dalle altre novità e curiosità<br />

quotidiane.<br />

Ancora, l’incontro con la pungente attualità<br />

del giornale è per lui un espediente per<br />

scoprire se stesso che gli rivela la sua<br />

vocazione di Poeta chansonnier e, come<br />

succede ad altri chansonniers, diviene ben<br />

presto il più inventivo e felice favolista del<br />

suo tempo.<br />

La lingua usata è di certo differente da<br />

quella del Belli, molto più limitata nei tratti<br />

dialettali e assai più vicina all’italiano,<br />

cosa del tutto naturale essendo questa la<br />

più parlata in quegli anni per l’innalzamento<br />

culturale medio della popolazione alla<br />

fine del XIX secolo, con il risultato che le


<strong>Campo</strong> de’ fiori 9<br />

, figure, personaggi<br />

sue poesie sono meno caustiche e meno<br />

pungenti rispetto i sonetti dell’illustre predecessore,<br />

anche se lo spirito umoristico<br />

che le sostiene è sempre lo stesso; tra i<br />

suoi meriti artistici va ricordata una molto<br />

proficua collaborazione con Ettore Petrolini<br />

per il quale scrisse alcuni testi brillanti.<br />

Secondo il punto di vista dei custodi della<br />

tradizione del dialetto romano, i c.d. puristi,<br />

Trilussa non è davvero un Poeta trasteverino<br />

per quanto abbia abitato in<br />

Trastevere tra il 1895 e ilo 1912; la sua<br />

ispirazione e la sua lingua bisogna cercarle<br />

nei Rioni più centrali come Trevi,<br />

Colonna, <strong>Campo</strong> Marzio cioè nel clima<br />

della nuova Capitale d’Italia.<br />

In Trastevere è, casomai, da ricercare l’amore,<br />

trasteverina è, infatti, la bella fanciulla<br />

dai capelli e occhi neri che fu il grande<br />

amore della sua vita e che, negli anni<br />

precedenti la prima guerra mondiale, egli<br />

aiuta a diventare una stella del cinema.<br />

A ben vedere la sua poesia si adatta perfettamente<br />

ai giorni nostri, tant’è che<br />

prendendo spunto da un sonetto dal titolo:<br />

“In Pretura”<br />

Alzatevi, accusata, vi chiamate? / Pia<br />

Tonzi. Maritata? Sissignora. / Con prole?<br />

No…con uno che lavora…/ D’anni?<br />

Ventotto, Che mestiere fate?<br />

Esco la sera verso una cert’ora…/ Già,<br />

comprendo benissimo, abbordate…/ Oh,<br />

dico, sor pretore, rispettate / l’onorabbilità<br />

d’una signora!<br />

“Ma le guardie vi presero al momento /<br />

che facevate i segni ad un signore, / scandalizzando<br />

tutto il casamento…<br />

Loro potranno divve quer che vonno / ma<br />

io, su le questioni de l’onore, / fo come li<br />

Ministri: nun rispondo!<br />

Marcello Gardani, nell’agosto 1996, a tutti<br />

coloro che amano il sonetto satirico romanesco,<br />

regala questa gemma:<br />

“…se poi a qualcuno venisse in mente una<br />

possibile intenzione critica nei confronti<br />

del nostro amato Presidente Oscar Luigi<br />

Scalfaro che, accusato di aver rubato 100<br />

milioni di lire al mese per quattro anni,<br />

invece di negare, pronunciò uno stentoreo<br />

“Io non ci sto”, al che gli accusatori vennero<br />

per sempre confusi e umiliati da una<br />

tale sfolgorante verità ed i magistrati ritennero<br />

di non poter procedere; se a qualcuno,<br />

dicevo, venisse in mente questa intenzione,<br />

pensi che Trilussa lo scrisse quasi<br />

un secolo fa. E’ evidente che non aveva<br />

quindi nessuna<br />

intenzione critica<br />

nei confronti<br />

della giusta reticenza<br />

del nostro<br />

Presidente.<br />

Pertanto nessuna<br />

Procura<br />

Italiana dovrebbe<br />

sentirsi impegnata<br />

a dissotterrare<br />

i resti del<br />

Poeta per far<br />

loro subire la<br />

punizione dovuta<br />

a chi si macchi<br />

del crimine di<br />

vilipendio del<br />

Capo dello<br />

Stato, a cui invece<br />

auguriamo<br />

cordialmente di<br />

poter orgogliosamente<br />

non<br />

starci ancora per<br />

molti anni a<br />

venire…”<br />

Trilussa, sempre<br />

dotato di polsini<br />

e colletti enormi,<br />

(ricordi i colletti<br />

di quel grande<br />

giornalista sportivo<br />

che rispondeva<br />

al nome di<br />

Sandro Ciotti?),<br />

ha nei modi una<br />

sicurezza di sè<br />

ed una prestanza<br />

da veri signore<br />

e bisognerebbe aver conosciuto il<br />

Marchese Ermenegildo De’ Cinque Quintili<br />

per poter dire se quei modi gli vennero<br />

dalla consuetudine col padrino.<br />

Al suo Poeta chansonnier, Roma ha dedicato<br />

una piazza che si apre sulla sponda<br />

destra del Tevere proprio di fronte Ponte<br />

Sisto, dove è posizionata una bellissima<br />

fontana commissionata da Papa Paolo V,<br />

Camillo Borghese, 1605 – 1621 fontana<br />

che, originariamente, si trovava dalla parte<br />

opposta del fiume, sullo sfondo di Via<br />

Giulia, addossata all’edificio c.d. dei<br />

Centopreti, ossia l’Ospizio dei Mendicanti,<br />

come rilevabile da un acquerello di Roesler<br />

Franz e che venne trasferita nell’attuale<br />

sito nel 1898.<br />

A lato della fontana è situato il monumen-<br />

di Riccardo Consoli<br />

to commemorativo del Poeta che dà il<br />

nome alla piazza la cui caratteristica, come<br />

già detto, è la favoletta lineare, una poesia<br />

ironica, semplice e moderata; accanto alla<br />

sua immagine una poesia probabilmente<br />

scelta perché, più delle altre, rispecchia il<br />

moralismo, l’arguzia aperta e cordiale che,<br />

però, nasconde un’ombra di disprezzo<br />

verso le vicende umane di questo grande<br />

personaggio:<br />

“All’ombra”<br />

Mentre me leggo er solito giornale / spaparacchiato<br />

all’ombra d’un pajaro, / vedo<br />

un porco e je dico: addio majale! / vedo<br />

un ciuccio e je dico: addio somaro! /<br />

forse ste bestie nun me capiranno, / ma<br />

provo armeno la soddisfazione / de potè<br />

di le cose come stanno / senza paura de<br />

finì in prigione.


10<br />

“CHUM, un musicista di Valle …… con<br />

tanti problemi a monte”, così avevo,<br />

sinteticamente, annotato tra i miei appunti,<br />

riassumendo le “storie ” raccolte qua<br />

e là in paese sul conto del personaggio/musicista<br />

che andavo ad incontrare in<br />

una fredda e piovosa serata dello scorso<br />

10 agosto, la Notte di San Lorenzo, in quel<br />

di Moena, nota cittadina ad alta propensione<br />

turistica della Val di Fassa in<br />

Trentino. Il potente scroscio di un impetuoso<br />

torrente di montagna obeso nel suo<br />

alveo, si univa al ritmo di una pioggia battente,<br />

non di meno “sovrappeso” nelle sue<br />

gocce: insieme quella sera avrebbero<br />

“accompagnato” l’imponente CHUM<br />

durante la chiacchierata, dai toni ora<br />

divertenti, ora malinconici, con il sottoscritto.<br />

CIAK ….si si (!) CHUM !<br />

Carlo: Ciao CHUM, chiariamo innanzitutto<br />

ai lettori la nascita dello pseudonimo che<br />

ti contraddistingue nella vita ed artisticamente.<br />

Chum: all’anagrafe risulto come Lucio<br />

Ciocchetti (un cognome popolare nella<br />

Valle), classe 1955, nativo di Cavalese ma<br />

di famiglia originaria di Moena/Someda,<br />

residente a Moena. L’origine del sopranno-<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

me “CHUM” deriva da mio padre …. provengo<br />

da un famiglia di suonatori diciamo<br />

così “dopolavoristi”, che si divertivano e<br />

facevano divertire la gente, esibendosi nel<br />

loro tempo libero nello spazio di un bar,<br />

nelle trattorie, nelle fiere …<br />

Mio padre, netturbino, suonava la chitarra,<br />

il violino, componeva da autodidatta …<br />

era, a detta di tutti, davvero un “Segovia”<br />

per abilità tecnica e dalla spiccata sensibilità<br />

d’animo … nel segno di questa tradizione<br />

familiare, mi hanno ribattezzato<br />

“CHUM” che vuol intendere, nel nostro<br />

vocabolario di Valle, “compagno di battaglia,<br />

di avventure e disavventure” … un<br />

compagnone con cui far baldoria o consolarsi,<br />

insomma!<br />

Carlo:quindi seguivi tuo padre e hai precocemente<br />

iniziato a suonare…<br />

Chum: Si, ho preso da papà, scomparso<br />

da diversi anni, agli albori della sua 3^età,<br />

l’amore per la musica e la caratteristica di<br />

girovagare per bar e taverne della Valle;<br />

ho iniziato a suonare a 8 anni “stuzzicando”<br />

una vecchia chitarra classica e piano<br />

piano, come quando inizi ad andare sugli<br />

sci ( …tanto per rimanere nei costumi della<br />

Valle ! ) sono cresciuto: insomma, una formazione<br />

anche per me da autodidatta e<br />

stradaiola.<br />

Carlo: arrivano gli anni ’70 e …..<br />

Chum: Beh, tra la fine dei ’60 e il primo<br />

lustro del ’70 suonavo e cantavo dapprima<br />

con un gruppo, i “Black Men”; a seguito<br />

dello scioglimento di questa band si formano<br />

gli “ESTRO” che suonano ancora<br />

oggi e dai quali ho avuto collaborazione<br />

per il mio 2^ cd “Noi ci siamo” … riprendevamo<br />

la musica in voga nel periodo:<br />

Beatles, Rolling Stones, Led Zeppelin,<br />

Santana, Creedence ClearWater Revival<br />

ma anche, in considerazione della nostra<br />

provenienza, melodie della musica folk tradizionale<br />

del Trentino Alto Adige.<br />

Carlo: … ad un certo punto sò che la tua<br />

vita si complica …… (qui il mio interlocutore<br />

tira un sospirone e si vela di tristezza)<br />

Chum: si , nei primissimi anni ’70 mi<br />

arruolo per il servizio di leva nella Polizia e<br />

per doti atletiche entro nel gruppo sportivo<br />

come atleta nella disciplina del “salto<br />

con gli sci dal trampolino”, fornivo anche<br />

di Carlo Cattani<br />

CHUM fermate il mondo, voglio salire !!<br />

(2° parte)<br />

buone prestazioni. Erano i primi “anni di<br />

piombo” e ben presto fui spostato dalla<br />

Valle al servizio di pubblica sicurezza in<br />

strada, in Città come Milano, Mantova,<br />

Brescia … davvero uno shock solo questo<br />

trasferimento. Le<br />

cose si complicano<br />

quando vengo<br />

coinvolto, nel corso<br />

di una rapina, in un<br />

conflitto a fuoco…<br />

per fartela breve<br />

subisco un processo<br />

e sono avviato<br />

ad un periodo di<br />

reclusione di circa<br />

due anni presso<br />

una nota struttura<br />

m i l i t a r e .<br />

Sicuramente una<br />

esperienza che<br />

lascerà il segno… la<br />

vita scorre e a<br />

metà degli anni ‘80<br />

chiudo l’esperienza<br />

con il gruppo<br />

ESTRO a causa di<br />

motivi di salute:<br />

problemi psichici<br />

mi portano a girare<br />

diversi ospedali psichiatrici<br />

…o meglio<br />

ospedali giudiziari<br />

(ndr: eufemismo<br />

per ingentilire il<br />

termine di manico- Come è bello scivolare, sci<br />

mio criminale…): è<br />

il periodo dal 1986<br />

al 1990 … esco ma di lì a poco … rientro<br />

per aver danneggiato un bar del mio<br />

Paese a colpi di catena … mi hanno rinchiuso<br />

un’altra volta e ho fatto altri due<br />

anni “controllati”; in “ospedale” ho conosciuto<br />

un tipo che, fuori, cantava e suonava<br />

la chitarra insieme a Maurizio quello di<br />

“Cinque minuti e poi” del ’68 ( ndr:<br />

Maurizio Arcieri già attivo dai primi anni<br />

’60, successivamente assurto alla notorietà<br />

con il gruppo beat dei New Dada, dal<br />

1976 co-leader con la moglie Cristina<br />

Moser del pregevole gruppo elettropop dei<br />

KRISMA …ricordate l’ hit single del 1980<br />

“Many Kisses”?) … il tipo era, dunque,


all’ospedale con me, “lui” internato per<br />

gravi fatti di sangue …con dieci anni da<br />

scontare … poi c’era un altro anche per lui<br />

tra ospedale e galera aveva “speso male”<br />

un altro decennio; insieme ad un altro<br />

internato che suonava il basso, abbiamo<br />

messo su un gruppo “del sabato e domenica”<br />

per la gioia dei…….. matti e degli<br />

infermieri! Io scrissi sulla pelle della cassa<br />

della batteria: “I FUORI DI TESTA” … i<br />

fatti si svolgevano all’ospedale giudiziario<br />

di Castiglion Delle Stiviere in provincia di<br />

Mantova (ndr.:in questo luogo ci sono<br />

passati il Caretta, sterminatore della propria<br />

famiglia ,il serial killer Bilancia, che<br />

imperversava in Liguria e dintorni<br />

etc…tanto per intenderci…insomma un<br />

ambientino poco raccomandabile); per<br />

quel “pubblico” eseguivo musica anni ’60<br />

come suonavo in “libertà” ma non rappresentavo<br />

mie canzoni… quelle le ho<br />

cominciate a scrivere seriamente dopo che<br />

sono venuto definitivamente fuori dall’ospedale<br />

intorno al ’94; sono finito sulla<br />

strada dopo un<br />

periodo “protetto”<br />

e l’impatto è stato<br />

duro: ritrovare<br />

amici, conoscenti,<br />

tutti diffidenti …la<br />

gente aveva timore<br />

di rivolgermi la<br />

parola per via del<br />

mio trascorso e<br />

saliva in me la sensazione<br />

di emarginazione<br />

…… l’umore<br />

scendeva …… ti<br />

voglio dire che<br />

sono stato anche<br />

titolare di un’impresa<br />

di “taglialegna”<br />

con alcuni<br />

cari amici, tutti<br />

morti in circostanze<br />

diverse … l’azienda<br />

fallì per la<br />

cattiveria e le invidie<br />

… eravamo una<br />

bella squadra di<br />

“taglialegna”; ma<br />

la chitarra, quel<br />

pezzo di legno che<br />

da bambino mi<br />

sciare, sulla neve naturale<br />

aveva invaghito,<br />

dapprima con i<br />

suoi suoni di “presentazione”<br />

disarticolati e poi di “esperienza”<br />

via via più armoniosi, mi ha “teso le<br />

corde”: ho cominciato a “mettermi in<br />

piazza”…. dicevo a me stesso < già che ho<br />

suonato “dentro”, gliele suono anche<br />

fuori>…. pian piano mi han cominciato a<br />

richiamare qua e là per la Valle, insieme ad<br />

altri musicisti locali, ed è iniziato il mio percorso<br />

musicale pubblico ……ho vinto la<br />

depressione! Prima era lo sport, poi<br />

veniva la musica …. mio padre mi aveva<br />

indirizzato verso questi ambiti in giovinezza<br />

…..saltavo dal trampolino, facevo le<br />

Marcialonghe di fondo …ho ribaltato questo<br />

ordine: prima la musica !<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Carlo: Veniamo alle canzoni……ma prima<br />

4 birre e tre caffè (intorno a noi c’è un po’<br />

di gente e il corrispondente del Gazzettino<br />

di Venezia mi aiuta a tradurre e ad interpretare<br />

alcuni intercalari di CHUM)<br />

Chum: Beh, queste considerano personaggi<br />

locali e trattano di problemi che ci<br />

sono nelle nostre zone, raccontando le<br />

cose …. con la mia ironia; colgo il piacere<br />

di ascoltarmi da parte del pubblico, i “miei<br />

fans” (una risata “cartavetrosa” si eleva),<br />

che mi segue in occasione delle esibizioni<br />

qua e là per la Valle (di Fassa) e Valli limitrofe;<br />

sai, svolgo circa una quarantina di<br />

concerti nel corso dell’anno … anche all’aperto<br />

per particolari manifestazioni nel<br />

periodo turistico invernale …(a tal proposito<br />

vi riporto la divertente testimonianza di<br />

Michele Lauton, bassista degli Atrio, che<br />

gentilmente, mi ha fornito un po’ di<br />

“polpa” per questo articolo : Michele<br />

)<br />

Chum : i testi li butto giù quando mi viene<br />

l’ispirazione, ….se io mi metto a pensare<br />

ci<br />

posso stare giornate intere ma se mi viene<br />

l’ispirazione … in cinque minuti escono le<br />

parole e da qualsiasi parte mi trovo, scrivo…<br />

pure sul tovagliolo di un bar o “su di<br />

un fazzoletto del naso …anche sporco …chi<br />

se ne frega....tanto è roba mia ! ” Quindi,<br />

prima compongo il testo e, mentalmente,<br />

mi faccio l’idea dell’atmosfera del pezzo<br />

che mi viene già musicale … trovo i primi<br />

accordi e poi ci faccio il ritornello.<br />

Carlo: la tua formazione musicale: che<br />

cosa ascoltavi, come ascoltavi, quali occasioni<br />

per sentire la musica qui nella Valle<br />

….<br />

Chum : ai tempi della mia giovinezza c’era<br />

ancora la rivalità “Beatles-Rolling Stones”;<br />

ma scambiavamo anche dischi e cassette<br />

fatte in casa, incrociando ascolti di Doors a<br />

11<br />

Led Zeppelin, Pink Floyd a Santana e<br />

Creedence Clearwater Revival, De Andrè<br />

…… tutta “na roba così”.<br />

Carlo: Hai ricordi di qualche concerto a<br />

cui hai assistito negli anni ’70 o di seguito?<br />

Chum: No, non sono mai andato ad un<br />

concerto, purtroppo! Sarei voluto andare<br />

a vedere Roger Waters (ndr.:ex PinK<br />

Floyd) l’anno scorso…… ma non avevo<br />

soldi.<br />

Carlo: Dimmi della tua famiglia<br />

Chum: Vivo con mia madre di oltre 70<br />

anni, papà è mancato a 60 anni; la famiglia<br />

è più numerosa ma non ho un buon<br />

rapporto con i miei fratelli; mia madre, alla<br />

sua età, mi accorgo che ancora trepida<br />

quando vado a fare un concerto ma non<br />

mi chiede come è andata ….glielo dicono<br />

gli altri e i suoi occhi li vedo soddisfatti ! Mi<br />

ha sempre sostenuto e confortato nei miei<br />

trascorsi burrascosi ... è sempre nel mio<br />

cuore! Sai, la mia famiglia ha origini nobili<br />

(risata più che mai “rasposa”): discende<br />

dai marchesi di Someda (ndr:un villaggio<br />

che sovrasta la più famosa cittadina di<br />

Moena) ma non è rimasto più nulla di<br />

quella “ricchezza da nobili” da molto<br />

tempo ormai …la mia unica rendita proviene<br />

da una pensione d’invalidità!<br />

Carlo: Torniamo alla musica: raccontami<br />

qualche episodio legato alla realizzazione<br />

dei tuoi cd.<br />

Chum: Vediamo un po’ … (bella grattata<br />

al capoccione arruffato e risistemazione<br />

del cappellino blu delle “Fiamme Oro”),<br />

dunque, nei primi anni ’90 …dopo l’ospedale,<br />

mi sono ritrovato con il gruppo<br />

“LUPEZ” composto da ragazzi di Moena<br />

….ci incontravamo in una casetta adibita a<br />

sala prove in località “Forno”, sotto Moena<br />

…. un tipo, che faceva il geometra per una<br />

ditta di di Varese,<br />

portò un cd che avrebbe fatto da “master”<br />

e un computer ... noi avevamo già un<br />

mixer…. “tutte robe de battaja, non ti creder”<br />

e registrammo in presa diretta, così<br />

come veniva, nel tempo di un ora e mezza<br />

… le registrazioni, così fatte, erano di qualità<br />

sufficiente …<br />

continua a pagina 12.........


12<br />

...continua da pag. 11<br />

… …. In quella<br />

casetta eravamo in sei a suonare e tirammo<br />

giù 12 pezzi tra originali e covers (p.e.<br />

di Pino Daniele con una versione di<br />

“Quanno chiove”, Giorgio Gaber è evocato<br />

con una semi ripresa de “Il Riccardo” in<br />

“La Balila e ainz zwai drai”, i Pink Floyd con<br />

una versione del celeberrimo “Another<br />

brick in the wall”). Da quel nastro ne<br />

abbiamo fatte altre copie … i miei amici mi<br />

dicono … con questo ragionamento<br />

uno di noi ha fatto 200 copie ma nel<br />

trasportarli da casa sua, Tesaro, a Moena,<br />

ha incontrato la “Finanza” che ha sequestrato<br />

tutto (gustosa risata di Chum<br />

…pausa e rollata di cartina per la nascita<br />

di una nuova sigaretta) … allora sono<br />

andato in caserma dalla Guardia di<br />

Finanza per spiegare che i cd erano miei,<br />

l’autore ero io, che li regalavo e che ne<br />

avrei offerti pure a loro … e loro morale:<br />

i cd li ho venduti a tutti i “Finanzieri e<br />

compagnia bella”… sono stati GRANDI<br />

(Chum ride a tal punto da farsi uscire le<br />

lacrime … se le asciuga con quel che capita<br />

a tiro …) e… con il ricavato mi ci son<br />

comprato una buona parte della mia strumentazione!<br />

Con la Finanza, la Polizia, i<br />

Carabinieri, ho un ottimo rapporto, mi<br />

voglion bene … pensa che l’inno in<br />

“Gardena” dei Carabinieri è la mia canzone<br />

“L’Aquila” … all’adunata l’inno di Mameli<br />

lo alternano con la mia “L’aquila”… Nel frattempo cambiava il<br />

Sindaco qui nel villaggio: il precedente era<br />

un tipo duro …con me; adesso mi conoscono<br />

tutti e vengono a sentirmi in tanti<br />

dalla Valle quando si sparge la voce che<br />

suono …..ti dico che c’è un bell’evento<br />

ogni anno a partire dal 1993: un festival di<br />

tre giorni, una “mini Woodstock” alla fine<br />

di luglio che si tiene a ZIANO di Fiemme<br />

(Val di Fiemme), il “SUAN ROCK ” (ndr:<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

www.suanrock.com):<br />

sono dieci anni<br />

che vado a<br />

questo “raduno<br />

musicale ” che<br />

dà spazio, prioritariamente,<br />

alle bands e<br />

agli artisti delle<br />

Valli di Fassa e<br />

di Fiemme;<br />

pensa che un<br />

anno il 93 o il<br />

94, ero ancora<br />

“ospite” dell’ospedale<br />

di<br />

Castiglion Delle<br />

Stiviere per via<br />

della “recidiva<br />

psichica”: il mio<br />

“amico psichiatra”,<br />

più “fuori<br />

di me” (risata), mi ha dato una licenza di<br />

15 giorni per andare a casa e suonare al<br />

“SUAN ROCK” (ancora un’altra fragorosa<br />

risata ) …ho mancato solo un edizione e<br />

alle ultime due ho aperto la rassegna.<br />

Carlo: Parlami del disco realizzato con gli<br />

Atrio.<br />

Chum : Diversi anni fa ho conosciuto i<br />

ragazzi degli Atrio, che son di Ziano e<br />

Predazzo; tempo dopo, ho chiesto loro se,<br />

per cortesia, mi aiutavano per la realizzazione<br />

di un cd; avevo il materiale per<br />

12/13 canzoni, già con testi e musiche,<br />

iniziato a comporre quando ero internato<br />

a Castiglion Delle Stiviere….lì mi concedevano<br />

l’uso della chitarra ma nelle ore notturne<br />

me la toglievano, per sicurezza, e la<br />

riponevano nell’armadio <br />

… pensa che arrivava e mi<br />

diceva e io una volta gli<br />

dedico “C’era un ragazzo che come me<br />

amava i Beatles e i Rolling Stones”, del<br />

1966 interpretata da Gianni Morandi ……<br />

non l’avessi mai fatto: da quel giorno in<br />

poi, ogni volta era la stessa …. canzone<br />

per il rilascio dello strumento e in più mi<br />

sorbivo il dottor che faceva finta di suonare<br />

come fanno i ragazzini davanti allo<br />

specchio …e io pensavo tra me <br />

Torniamo a<br />

bomba … ho registrato<br />

con gli<br />

ATRIO a Bolzano:<br />

siamo entrati in studio<br />

dopo mesi di<br />

prove e i pezzi li<br />

conoscevamo a perfezione,<br />

un giorno e<br />

mezzo è stato il<br />

tempo necessario<br />

per incidere e completare<br />

13 brani<br />

…era nel 2002 ed è<br />

uscito “TE NOSA<br />

VAL” … un buon risultato!<br />

Carlo: Starei ad ascoltare “il CHUM”<br />

ancora per molto, lì con i suoi ragionamenti<br />

ora sensati ora a ruota libera, i “salti<br />

temporali” e la sua disponibilità …… lui<br />

stesso mi chiede di spostarci in un altro<br />

luogo per raccontarmi ancora un’altra storia<br />

e farmi sentire qualcosa al piano… (mi<br />

inviterà perfino ad un incontro per il giorno<br />

dopo da un suo amico “de Roma” per<br />

gustare un dolce/specialità del luogo<br />

variegato ai frutti di bosco): accetto, anche<br />

se ormai siamo oltre la mezzanotte, ho<br />

sonno, qualche birra in corpo e fuori la<br />

pioggia, i fulmini e i tuoni sono appena<br />

all’inizio della partitura della tumultuosa<br />

“sinfonia metereologica” in programma<br />

per quella notte …… ma ….. vado avanti!<br />

La scena si sposta nell’ovattata e damascata<br />

hall dell’Albergo De Ville, dove la<br />

gentile proprietaria ci accoglie ed accoglie<br />

con particolare affetto CHUM: in un angolo,<br />

nascosto da una serie di piante ornamentali,<br />

si “annida” un pianoforte … ad un<br />

certo punto CHUM si accomoda allo strumento<br />

e mi inizia a raccontare una strana<br />

storia: un presunto plagio operato ai suoi<br />

danni niente popo di meno che dai PinK<br />

Floyd/Roger Waters … le sue dita picchiettano<br />

la tastiera accennando una melodia<br />

lenta che, mi spiega, essere molto molto<br />

simile a ……“The final cut” dal disco omonimo<br />

dei Pink Floyd ….< secondo me><br />

dice,< mi hanno copiato (!?) …qualcuno<br />

passando da ste’ parti negli anni 70 deve<br />

aver registrato il mio pezzo mentre lo suonavo<br />

da qualche parte e che avevo composto<br />

nel ’68: faceva pressappoco come<br />

“The final cut” > ….e altri racconti si inseguono,<br />

come la storia di un presunto<br />

incontro con Syd Barrett (ex Pink Floyd) in<br />

un novembre del 1992 nell’ospedale giudiziario<br />

di Castiglion Delle Stiviere … poche<br />

lapidarie parole e giù<br />

di seguito ad ipotizzare “strani complotti<br />

operati dal music business ” ……vero o<br />

falso, le (come ha spesso ripetuto nel<br />

corso dell’incontro)……CHUM continua a<br />

“scivolare sci - sciare sulla neve naturale”<br />

… le tue Valli ti abbracciano !


Le stori st rie e di<br />

Max Max<br />

Nasce questa rubrica per raccontare gli<br />

inizi delle carriere artistiche dei cantanti di<br />

successo nel panorama della musica leggera<br />

italiana.<br />

La ricerca delle notizie non è stata facile<br />

ma, affascinato dall’argomento e animato<br />

da un’indomita passione, spero di essere<br />

riuscito a mettere insieme quanto basta<br />

per soddisfare la mia e la vostra curiosità.<br />

Le pubblicazioni che via via si susseguiranno<br />

non avranno un ordine cronologico o<br />

alfabetico, ma solo quello obbligato dal<br />

reperimento delle notizie necessarie.<br />

Inizio questo lavoro con la storia di uno dei<br />

cantautori che più ho amato ed amo: il<br />

grandissimo Lucio Battisti.<br />

Nasce a Poggio Bustone (Rieti) e fin da<br />

bambino incomincia ad imparare a suonare<br />

la chitarra, sua grande passione.<br />

Suo padre Alfiero è contrario a questo<br />

“perditempo” e, in un eccesso d’ira, gliela<br />

rompe in testa.<br />

Eppure in casa si era sempre respirata aria<br />

di musica perché fin dai nonni paterni e<br />

materni, l’appartenenza alla banda del<br />

paese era stato un impegno costante.<br />

Per accontentare il padre prende il diploma<br />

di perito industriale e gli promette di<br />

cercare un lavoro, ma ad una condizione:<br />

se non l’avesse trovato, avrebbe tentato la<br />

carriera artistica.<br />

Non ci crederete, ma quel lavoro non lo<br />

troverà mai!<br />

Lucio benché non conosca la musica, incomincia<br />

subito a suonare la chitarra con<br />

diversi gruppi musicali in tutti i locali di<br />

Roma.<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 13<br />

LUCIO BATTISTI<br />

Origini artistiche dei nostri cantautori e cantanti più famosi<br />

Suona con i Campioni, quando il<br />

loro leader era Roby Matano che<br />

aveva sostituito Tony Dallara.<br />

Nasce un buon sodalizio fra Lucio<br />

e Roby e scrivono insieme le loro<br />

prime canzoni: “Se non sai cos’è<br />

un bacio”, “Vogliamo il surf” e<br />

“Torno stasera”.<br />

Ancora minorenne, ha già un<br />

carattere deciso e volitivo e, così,<br />

incomincia a dar corso alla sua<br />

vasta produzione artistica.<br />

E’ già iscritto alla SIAE e deposita,<br />

a suo nome, anche i brani scritti<br />

con Matano, come “Se rimani con<br />

me”.<br />

Questo brano viene inciso dai Dik<br />

Dik che da questo momento<br />

diventeranno suoi grandi amici,<br />

specialmente Pietruccio.<br />

Nella sua casa di Milano infatti,<br />

l’amico Lucio soggiornerà tante<br />

volte.<br />

Nello stesso periodo il Clan di Celentano<br />

sceglie per i Ribelli e Milena Cantù (la<br />

ragazza del Clan) rispettivamente “Per una<br />

lira” e “Che importa a me”.<br />

Battisti incomincia a comporre, allora,<br />

copiosi successi che affida all’interpretazione<br />

dei maggiori gruppi musicali del<br />

momento, come il brano “Le ombre della<br />

sera” per i Profeti e “Dolce di giorno” per<br />

i Dik Dik. Collabora<br />

continuamente con<br />

la Ricordi.<br />

Vorrebbero fargli<br />

interpretare alcune<br />

sue canzoni per gratificarlo<br />

dei successi<br />

ottenuti quale compositore,<br />

ma quella<br />

voce stridula, particolare,<br />

proprio non<br />

convince nessuno e<br />

nessuno ha il coraggio<br />

di rischiare.<br />

Determinante è allora<br />

l’incontro con<br />

Mogol (Giulio<br />

Repetti) che gode lì<br />

di una stima incondizionata.<br />

Quest’ ultimo,<br />

con un intuito<br />

formidabile, dopo<br />

aver sentito Battisti<br />

suonare la chitarra e<br />

cantare per insegnare<br />

agli interpreti le<br />

sue canzoni in sala di incisione, impone<br />

letteralmente alla casa discografica che gli<br />

faccia incidere un 45 giri, pena le sue<br />

dimissioni.<br />

Nasce così il primo disco cantato da Lucio<br />

Battisti.<br />

E’ il 23 Luglio 1966 e viene stampato “Per<br />

una lira” e “Dolce di giorno”.<br />

continua sul prossimo numero ......


14<br />

CIVITONICI ILLUSTRI<br />

di Enea Cisbani<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Giuseppe Bertolini Berg<br />

Luigi Montanarini, maestro indiscusso<br />

della pittura italiana del Novecento, così<br />

descrive l’opera di Giuseppe Bertolini Berg:<br />

“….Conosco da molto tempo Giuseppe<br />

Bertolini ed apprezzo da sempre la sua<br />

scultura perché nasce non da vuota ansia<br />

di successo, bensì da amore genuino per<br />

la ricerca e la qualità.<br />

La scultura di Bertolini è un mondo dove<br />

quotidiano e mistero si inseguono e accavallano<br />

in modo complesso e problematico<br />

affinchè noi tutti possiamo intendere l’arte<br />

come apertura su mondi a venire e non<br />

come realtà scontata o miseramente consolatoria.<br />

Un’opera in particolare mi attrae, quella<br />

che amo chiamare la Culla, il lavoro che<br />

meglio di altri, forse, definisce la personalità<br />

di artista di Giuseppe. L’oggetto non<br />

conosce pesantezza. Forse l’autore vuole<br />

togliere all’uomo che viene al mondo una<br />

fatica eccellente che già la vita gli riserva.<br />

La Culla, dunque, è diafana, sostanziata,<br />

tende alla rarefazione e raggiunge perfettamente<br />

il suo culmine lì dove si esalta in<br />

un filo che svela la natura di un quid che<br />

non intende occupare spazio e chiede solo<br />

di essere accettato per amore di un dialogo<br />

sommesso e sincero….”.<br />

Pericle Fazzini, scultore italiano di assoluta<br />

levatura artistica, così ricorda<br />

Bertolini, suo allievo prediletto: “…..Per<br />

me è uno dei pochi giovani che fa la sua<br />

ricerca con uno sguardo personale, ma<br />

sempre tenendo presente il senso poetico<br />

alle sue forme plastiche.<br />

La sua scultura si muove tra la metamorfosi<br />

e il simbolo che riesce ad esprimere il<br />

senso della tristezza del mondo o la bellezza<br />

che sia, del sesso che coinvolge<br />

uomo e donna nell’universo totale della<br />

nostra esistenza.<br />

Non posso dire che Bertolini abbia concluso<br />

il suo cammino, però posso affermare<br />

con sicurezza che ha tutte le possibilità di<br />

continuare per la propria strada o personalità<br />

che sia, per il lungo cammino del linguaggio<br />

nel mondo della scultura, perché<br />

ha tanta fantasia e sa che cos’è il senso<br />

della forma terrena…..”.<br />

Olle Granath, importante critico d’arte<br />

Pittore e Scultore<br />

svedese, in una sua recensione dell’opera<br />

di Bertolini:<br />

“…. La sua pittura ha qualcosa di pesantemente<br />

scultoreo che riporta alla mente<br />

quelle sculture ed oggetti che egli creò<br />

vent’anni fa, le cui composizioni realizzate<br />

con materiali anticonformistici, avevano<br />

qualche vaga riminiscenza di arte povera.<br />

Ciò che risaltava nelle opere di Bertolini<br />

erano i suoi legami coi comportamenti<br />

umani che trovavano sfogo in dense spiegazioni<br />

psicologiche.<br />

Nel passare alla pittura portò con se le<br />

proprie caratteristiche scultoree, come la<br />

luce emergente dalle cavità degli immensi<br />

spazi blu tramite i quali riesce improvvisamente<br />

ad esprimere il fascino che nutre<br />

per la luce dell’inverno svedese…..”.<br />

GIUSEPPE BERTOLINI nasce a Civita<br />

Castellana nel 1942.<br />

In una recente intervista, apparsa sulle<br />

pagine di una nota rivista d’arte svedese,<br />

così ricorda:<br />

“…Provengo da Civita Castellana, la città<br />

della ceramica e sin da bambino ho lavorato<br />

l’argilla facendo vasi, sculturette, ma<br />

poi quando andavo nei musei la mia sensibilità<br />

era sempre più attratta dalla pittura….”.<br />

Si diploma in maestro d’Arte della<br />

Ceramica, presso l’Istituto Statale d’Arte di<br />

Civita Castellana.<br />

Nel 1960, si trasferisce a Roma, dove si<br />

iscrive ai corsi di scultura presso<br />

l’Accademia di Belle Arti in via Ripetta.<br />

Fondamentale nel percorso artistico dell’autore<br />

la conoscenza e l’amicizia con lo<br />

scultore Pericle Fazzini, autore del celebre<br />

“Cristo Risorto” nella sala Nervi in<br />

Vaticano, che lo prende a lavorare con sé<br />

nel suo studio di via Margutta e ponendolo<br />

al centro di una fitta rete di relazioni<br />

artistiche ed umane con i più grandi autori<br />

dell’arte italiana del Novecento come<br />

Turcato, Cagli, Montanarini e celebre letterati<br />

come Giuseppe Ungaretti.<br />

Nel 1965, si aggiudica il primo premio di<br />

Scultura per Giovani Artisti alla Rassegna<br />

di Roma e del Lazio, presso il Palazzo delle<br />

Esposizioni in via Nazionale.<br />

Nel 1970 vince l’ambito Pensionato<br />

Nazionale di Scultura “Catel” e nel contempo<br />

ottiene la Cattedra di Scultura presso<br />

il Liceo Artistico di Frosinone.<br />

Gli anni ’70 sono fondamentali per la sua<br />

maturazione artistica: quadri, mostre,<br />

sculture scenografiche per balletti e rappresentazioni<br />

teatrali.<br />

Non ultima una intensa collaborazione con<br />

l’Architetto Giuseppe Samonà, che lo<br />

chiama come consulente in alcuni suoi<br />

progetti architettonici o come relatore privilegiato<br />

agli incontri internazionali di<br />

architettura e arte di Roma.<br />

Agli inizi degli anni ’80, Giuseppe Bertolini<br />

conosce il Maestro Luigi Montanarini,<br />

che lo introduce alla pittura, dopo anni di<br />

intenso lavoro come scultore.<br />

Lasciato l’insegnamento, nel 2003<br />

Giuseppe Bertolini si trasferisce per motivi<br />

familiari a Stoccolma, in Svezia, dove tuttora<br />

risiede e lavora, tenendo numerose<br />

esposizioni personali e collettive: nel 2002<br />

e 2005 la mostra “Artisti Italiani in Svezia”<br />

presso l’Istituto Italiano di Cultura.<br />

Nel 2004 e nel 2005, importanti rassegne<br />

delle sue opere vengono allestite presso<br />

famose gallerie d’arte di Stoccolma e di<br />

Helsinkj.<br />

Nella Capitale Svedese, l’autore ha trovato<br />

l’ambiente sociale e culturale adatto per<br />

sviluppare la sua opera artistica e poetica,<br />

senza però dimenticare le sue origini e la<br />

sua provenienza.


Prometeo - olio su tela<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 15<br />

Paesaggio Svedese - olio su tela


16<br />

di Cristina Evangelisti<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Scopri l’Arte<br />

Speranza Conti<br />

nasce a Civita<br />

Castellana il 9 Aprile<br />

del 1934.<br />

Fin da bambina<br />

nutre una grande<br />

passione per l’arte<br />

della pittura tanto<br />

che, all’età di 13<br />

anni, inizia a lavorare<br />

per il Vaticano che<br />

le affida il compito di dipingere le benedizioni<br />

papali.<br />

All’età di 30 anni, durante un viaggio a Firenze,<br />

nel quale accompagna il marito che vi si reca<br />

per lavoro, visita alcune mostre e proprio lì<br />

decide di mettere in atto la propria passione.<br />

Una volta a casa, inizia a dipingere dei fiori su<br />

un pezzo di compensato e, visto che la cosa le<br />

riesce bene, dopo vari tentativi, passa alla tela.<br />

I fiori sono la sua grande passione e questi,<br />

pian piano, prendono forma sulle sue tele con<br />

una morbidezza di colori, una delicatezza nelle<br />

forme che li rende quasi palpabili.<br />

Quell’insieme di fiori, dei quali sembra di sentirne<br />

l’odore, quelle delicate composizioni, ci<br />

danno l’idea di quanto intimamente delicato<br />

possa essere l’animo di Speranza.<br />

Sempre schiva ai complimenti che le rivolgiamo<br />

quando vediamo i suoi quadri, con invidiabile<br />

pacatezza, ci dice che tutto ciò che ha<br />

dipinto lo ha fatto senza alcun insegnamento.<br />

I suoi dipinti escono dal cuore, e il suo è un<br />

vero e proprio dono di natura. Non conosce le<br />

tecniche della pittura e, soprattutto, non disegna<br />

i suoi quadri prima di dipingerli. Ciò che<br />

vediamo esce come per magia dai suoi pennelli<br />

e, quando sbaglia, ci dice che non fa altro che<br />

prendere una lametta da barba e, graffiando<br />

delicatamente sulla tela, toglie il colore per<br />

correggere la sua pittura.<br />

E’ con grande piacere che ospitiamo sulle pagine<br />

della nostra rivista, alcuni dei quadri di questa<br />

dolce signora.


<strong>Campo</strong> de’ fiori 17<br />

Speranza Conti


<strong>Campo</strong> de’ fiori 19<br />

L’eclettico Antonino Palladino<br />

di Ermelinda Benedetti<br />

Il signor<br />

Antonino<br />

Palladino<br />

ha sempre<br />

sentito di<br />

avere dentro<br />

di sé<br />

uno spirito<br />

artistico.<br />

Antonino Palladino Benché,<br />

infatti, si<br />

fosse dedicato a tutt’altro nella<br />

vita, sapeva di avere le qualità<br />

giuste per poterla intraprendere,<br />

e, soprattutto, sapeva di<br />

poterle sfruttare quando avrebbe<br />

voluto. Ma, del resto, si può<br />

definire “nipote d’arte”, in quanto<br />

suo nonno era appartenuto<br />

alla Scuola di Posillipo, gruppo<br />

di pittori napoletani, attivi tra gli<br />

anni Venti e Trenta<br />

dell’Ottocento, che praticavano<br />

quasi esclusivamente la pittura<br />

di paesaggio, dipingendo all’aria<br />

aperta.<br />

Nasce il 3 giugno 1927, in un<br />

paesino della Calabria e, come<br />

tutte le famiglie dell’epoca,<br />

anche la sua è una famiglia<br />

numerosa, della quale lui è l’ottavo<br />

di dieci figli. Suo padre è<br />

un commerciante di vini e nel<br />

1936, seguito dalla sua prole, si<br />

trasferisce a Roma. Crescendo, poi, ognuno<br />

intraprende la sua strada. Due delle sue<br />

sorelle seguono proprio la pittura, lui, invece,<br />

inizia a lavorare per la Croce Rossa,<br />

curando le pubbliche relazioni, lavoro che<br />

gli permette di viaggiare per gran parte<br />

dell’Italia, insieme a sua moglie.<br />

Successivamente, abbandona la Croce<br />

Rossa e diventa prima venditore di distributori<br />

automatici e poi un rappresentante di<br />

biancheria. Non aveva certo avuto la possibilità<br />

di fare studi approfonditi, ma viaggiare,<br />

parlare e confrontarsi con la gente sono<br />

stati la sua scuola, una scuola di vita.<br />

Durante questi anni di lavoro, quando non<br />

può praticare direttamente, si interessa lo<br />

stesso di arte ed in particolar modo di pittura,<br />

la sua vera passione, benché si è presentato<br />

a noi come poeta, dote che ha scoperto<br />

solo in questi ultimi due anni, così,<br />

quasi per caso.<br />

Diventa una sorta di mecenate: organizza<br />

mostre, compra e vende quadri, mette sotto<br />

la sua protezione due bravi pittori, che poi,<br />

però, continuano da soli in questa direzione.<br />

Quando si ritira definitivamente, nella sua<br />

casa, sulla piazza di Collevecchio, dove<br />

abita già da trent’anni, può finalmente mettere<br />

a frutto il suo estro, tenuto dentro per<br />

tanti anni, riuscendo, così, a dipingere paesaggi<br />

e scorci molto realistici, nonostante<br />

Civita Castellana - Via San Giacomo<br />

di Antonino Palladino<br />

non sia mai andato a scuola di pittura.<br />

In questi quindici anni di attività pittorica ha<br />

realizzato numerosi dipinti, ma, probabilmente,<br />

non tanti quanti avrebbe voluto,<br />

demotivato dal fatto di non essere compreso<br />

e apprezzato da chi gli è vicino e dal<br />

timore che rimangano lì, tra le mura della<br />

sua casa, senza che qualcuno possa goderne.<br />

Lo stesso discorso vale anche per la poesia,<br />

sebbene abbia iniziato da molto meno<br />

tempo. Scrive solitamente su commissione<br />

o quando sente di essere particolarmente<br />

ispirato, ma compone rigorosamente in<br />

modo estemporaneo, rapido, “dalla sera<br />

alla mattina”, come dice lui stesso, poiché la<br />

notte è il momento in cui riesce a trovare la<br />

giusta concentrazione.<br />

Ammiro molto il suo modo di pensare, di<br />

saper accettare gli avvenimenti della vita, di<br />

essere libero di scegliere, quando è possibile,<br />

e di lasciare gli altri liberi di scegliere,<br />

senza permettersi di giudicare: “quando mi<br />

sveglio la mattina, sono il Re di questo<br />

mondo e non ho crucci con nessuno!”.<br />

Soffre per l’indifferenza che le persone<br />

nutrono nei suoi confronti e in un suo breve<br />

componimento, intitolato proprio Al miscredente<br />

e a chi non ti pensa per niente, dice<br />

così: “O stolto nato, quando ti veggo, di te<br />

vorrei fare una stella.<br />

Ma tu, che non ascolti e te ne vai, giammai<br />

brillar potrai.”<br />

Donna<br />

Mimosa<br />

Da quando fu Eva, tu donna ti chiamasti.<br />

Ti è stata imposta, la più grande missione<br />

sulla terra.<br />

Tu nasci per generar figli, onde<br />

popolarla.<br />

Tu, diventi mamma, e gli uomini sono<br />

tutti figli tuoi.<br />

Ti è congenito il più grande sacrificio<br />

d’amore.<br />

Con l’amore e con l’affetto tu ti prodighi<br />

con la tua pazienza innata a lui.<br />

Tu, prima accarezzi i suoi riccioli, lo accudisci,<br />

lo insegni e prepari alla vita.<br />

Mai, per tutta la vita, pensi di tradirlo.<br />

Mai, tu lo maltratti.<br />

Mai, tu lo ingiuri.<br />

Mai, e poi mai, tu lo condanni.<br />

Tu, non dirai mai a nessuno:<br />

mio figlio ha colpa, per lui sei sempre<br />

pronta ad ogni sacrificio.<br />

Tu donna puoi essere di ogni continente,<br />

tu puoi essere bruna,<br />

bionda, rossa, nera o castana.<br />

Tu donna sei l’unica adorabile creatura<br />

che la natura poteva donarci.<br />

La tua sensibilità, la tua ardente passione<br />

attrae l’uomo, che tu,<br />

ancora una volta accarezzi, accudisci ed<br />

ami con sincerità.<br />

Sei tu donna, che con apprensione,<br />

sei sempre pronta ed attenta ad ogni suo<br />

intendimento.<br />

Ma lui, con aria quasi sempre distratta si<br />

accorge poco,<br />

a volte, molto poco, della tua apprensione<br />

e del piacere di starle più vicino.<br />

Ma quando, quando si soffermerà a contemplarti<br />

ed a capirti?<br />

Lui che sono vuole, lui che non riconosce<br />

mai i tuoi sacrifici di sempre.<br />

Quando, finalmente si accorgerà?<br />

Quando, per te donna, il suo cuore sarà<br />

pieno di sentimenti d’amore e umani?<br />

Quando, il suo cuore batte forte solo nel<br />

vederti?<br />

Quando, finalmente si accorge di te, e ti<br />

chiama con passione e con tutto il suo<br />

amore?<br />

Allora donna, solo allora, questo è il più<br />

grande giorno della tua vita.<br />

Ormai gioiosa, tu ti cingi la testa con una<br />

rosa, e dopo, l’emblema che ti fa più<br />

gioire,<br />

è, che lui sul tuo petto, posa un fascio di<br />

flagrante mimosa.


20<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

il diario dei<br />

Giras li<br />

questa pagina è dei ragazzi speciali<br />

Le poesie di Luana<br />

Luana Bongarzone<br />

di Civita Castellana<br />

STELLE<br />

Si vedono le stelle illuminate<br />

dal cielo di notte, di giorno<br />

che illumina il sole.<br />

Fiore Rosso<br />

Fiore rosso<br />

Passione<br />

Amore, Dolcezza<br />

Amore, Cuore<br />

è nato<br />

un bel tramonto.<br />

CINGUETTII<br />

Cinguettii degli uccelli<br />

comunicano l’inni di canti<br />

canzoni gloriose, che rimbombano<br />

in cielo.<br />

UCCELLINO<br />

L’uccellino ... annuncia<br />

i loro inni d’amore<br />

i loro canti infiniti


di<br />

M.Cristina Caponi<br />

Olè, Italia, 2006. Genere: commedia;<br />

regia: Carlo Vanzina; interpreti:<br />

Massimo Boldi, Vincenzo Salemme,<br />

Enzo Salvi, Natalia Estrada,<br />

Francesca Lodo, Daryl Hannah,<br />

Brigitta Boccoli, Armando De Razza,<br />

Niccolò Contrino; sceneggiatura: Carlo<br />

Vanzina, Enrico Vanzina; costumi:<br />

Patrizia Chericoni; <strong>foto</strong>grafia: Claudio<br />

Zamarion; montaggio: Raimondo<br />

Crociani; musiche: Andrea Guerra; scenografia:<br />

Rita Rabassini; produzione:<br />

Medusa Film, International Video 80;<br />

durata: 1h e 44’.<br />

Olè, Natale a New York, Commediasexi…Li<br />

chiamano cinepanettoni, poiché ogni anno<br />

compaiono, ormai immancabilmente, nelle<br />

sale cinematografiche nel periodo delle<br />

feste. Questa cospicua categoria di film<br />

sembra l’unica (purtroppo!) a richiamare<br />

orde di pubblico pagante. E mentre le<br />

poche pellicole dei nostri autori italiani e<br />

dei nostri registi emergenti rasentano il<br />

fiasco economico, tali commedie scollacciate<br />

e puerili divengono, nel giro di un<br />

week end, campioni d’incasso al box office.<br />

Quest’ anno, per molti spettatori deve<br />

essere stata particolarmente dura la scelta,<br />

avendo a disposizione non uno, bensì<br />

tre cinepanettoni. Un Natale veramente<br />

ghiotto. Ma dopo venti anni di longevità<br />

del genere, il pubblico italico ancora non si<br />

oppone ad un’esternazione così esplicita<br />

della volgarità e della cafonaggine? Ormai<br />

si è giunti, si spera, alla fine di tale farse in<br />

cui le gag sono sempre le stesse e si riesce<br />

a strappare una risata, solo facendo allusioni<br />

sessuali. E vorrebbero spacciare questi<br />

film per i degni epigoni di un genere<br />

quale quello della commedia italiana, un<br />

genere che ha raggiunto le sue vette grazie<br />

a Totò, Sordi, Tognazzi, Manfredi e<br />

tanti altri nomi illustri? Ma ci facciano il<br />

piacere!<br />

Dopo questa filippica, circoscriviamo il<br />

nostro discorso ad Olè, l’ultima fatica (si fa<br />

per dire) dei Vanzina Brothers. Rotto il<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Olé<br />

Olé<br />

ventennale sodalizio artistico con De Sica,<br />

Massimo Boldi tenta di intraprendere una<br />

nuova carriera artistica, proprio a partire<br />

da questa pellicola. E per rappresentare<br />

tutte le sfaccettature dell’italiano medio, al<br />

comico milanese vengono affiancati un<br />

partenopeo doc (Vincenzo Salemme) e la<br />

classica macchietta del romano coatto (er<br />

Cipolla, al secolo Enzo Salvi). Ma certo non<br />

poteva mancare un cast femminile all’altezza,<br />

ed ecco che lo schermo si satura di<br />

bellone da capogiro: Natalia Estrada,<br />

Francesca Lodo, Brigitta Boccoli e l’americana<br />

Daryl Hannah, fuor d’acqua come la<br />

sua sirena a Manatthan.<br />

La trama è particolarmente adatta per il<br />

target adolescenziale, a cui il film si rivolge.<br />

Archimede Formigoni, professore di<br />

matematica, e Salvatore Rondinella, insegnante<br />

di lettere napoletano, si ritrovano<br />

in pieno agosto ad accompagnare una<br />

scalmanata folla di studenti liceali, nella<br />

penisola iberica (la gita scolastica ad agosto?mah!).<br />

Fra i due docenti non scorre<br />

buon sangue, a causa di una vecchia fiamma<br />

condivisa, e sono quindi sempre pronti<br />

ad imbeccarsi fra di loro. In seguito ad<br />

una sciarada di rocamboleschi avvenimenti,<br />

equivoci e fughe, i due riusciranno sia a<br />

cementare la loro amicizia sia a portare<br />

sull’altare le donne della loro vita.<br />

Alcune sequenze del film citano alcuni<br />

classici, come ad esempio l’epilogo del<br />

Laureato di Mike Nichols o Il Figaro di<br />

Gioacchino Rossini e un sorriso ci scappa.<br />

Ma quasi due ore di film sono lunghe da<br />

passare…Giunti al più classico dei the end,<br />

il pubblico abbandona la sala abbastanza<br />

scettico, chiedendosi se n’è valsa veramente<br />

la pena di acquistare il biglietto.<br />

21


22<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Castel Sant’ Elia<br />

di Ermelinda Benedetti<br />

<strong>foto</strong> <strong>Mauro</strong> <strong>Topini</strong><br />

STORIA Il<br />

paese di Castel<br />

Sant’Elia ha<br />

delle coordinate<br />

geografiche che<br />

permettono una<br />

sua facile individuazione.<br />

Esso<br />

è collocato,<br />

infatti, a metà<br />

strada tra<br />

Viterbo e Roma,<br />

dove si incrociano<br />

la Cassia e la<br />

Flaminia, in quella che è conosciuta con il<br />

nome di Valle Suppentonia. Esso occupa<br />

gran parte dell’antica regione Falisca, tra il<br />

fosso Rio Vicano e il fosso della Ferriera, o<br />

Mola Vecchia, per una superficie di 23,99<br />

kmq, attualmente occupata da 1.418 abitanti.<br />

Come tutta la zona circostante, anche<br />

Santuario Santa Maria<br />

ad Rupes<br />

questa fu abitata, prima che dai Falisci,<br />

provenienti dalla vicinissima Civita<br />

Castellana, antica Falerii, dagli Etruschi,<br />

che si insediarono con i loro caratteristici<br />

Pagus, cioè villaggi con piccole grotte abitative,<br />

collegati da percorrimenti lungo le<br />

vallate, nitidamente individuabili in tre<br />

Basilica Sant’Elia<br />

diversi siti: Pizzo Jella, Castel d’Ischi o<br />

Castellaccio e Pizzo Sant’Anna. Questi primitivi<br />

centri urbani, abbandonati in età<br />

romana perché tagliati fuori dalle più<br />

importanti vie di comunicazione dell’epoca,<br />

furono invece ripresi nel periodo<br />

medievale ed uno di essi, Pizzo Sant’Anna,<br />

costituisce, tutt’oggi, il nucleo più antico<br />

del paese, che si è notevolmente ampliato,<br />

sia verso Civita Castellana, sia verso Nepi.<br />

Ma, in realtà, Castel Sant’Elia, come noi lo<br />

vediamo oggi, deve il suo nome ad una<br />

basilica romanica situata nelle immediate<br />

vicinanze e intitolata proprio a tale santo e<br />

la sua origine è da collocare tra il 590 e il<br />

604 d.C., con il Pontefice San Gregorio<br />

Magno, che ne fece un avamposto difensivo<br />

per le invasioni barbariche ed é ricordato,<br />

in particolare, perché si incontrò con<br />

Teodolinda, regina dei Longobardi, in una<br />

chiesa rupestre di questo luogo, la Grotta<br />

di San Leonardo. Il paese fu, per lungo<br />

tempo, sotto le dipendenze dei Pontefici,<br />

fino a che non divenne feudo e fu governato<br />

dalle diverse famiglie che si contendevano<br />

il potere della zona, a partire dai<br />

Colonna, per passare agli Orsini, per finire<br />

poi con la più importante, quella dei<br />

Farnese, che promosse lo sviluppo del<br />

feudo, creando un efficiente apparato giuridico<br />

e amministrativo. Apportò miglioramenti<br />

anche per quanto riguarda l’assetto<br />

urbano, costruendo il nuovo castello, con<br />

le mura e i torrioni, nel 1540. La famiglia<br />

Farnese, però, nel 1663, fu costretta a<br />

vendere il feudo al Papa allora in carica,<br />

Innocenzo X, per cancellare i forti debiti<br />

contratti proprio con lo Stato Pontificio.<br />

Nel frattempo la popolazione era notevolmente<br />

aumentata e sopraggiunse la<br />

necessità di costruire anche fuori delle<br />

mura, mentre il marchese Lez-zani aveva<br />

preso in mano il governo del paese.<br />

Le guide di C<br />

A partire dalla<br />

fine dell’800,<br />

l’economia<br />

cambia radicalmente<br />

e<br />

Castel Sant’<br />

Elia da agricolo<br />

diventa industrializzato,<br />

soprattutto grazie<br />

alla lavorazione<br />

del tufo,<br />

materiale naturale<br />

di cui questo territorio<br />

è molto ricco, destinato all’edilizia e allo<br />

stesso periodo è da far risalire la costruzione<br />

della torre d’ingresso con i due stemmi<br />

farnesi, a richiamare quella nobile famiglia<br />

che tanto bene aveva fatto al paese,<br />

eretta ad opera dell’ingegner Gherardi su<br />

ordine del Municipio.<br />

ITINERARIO TURISTICO Castel<br />

Sant’Elia è conosciuto come il luogo delle<br />

quindici chiese, la maggior parte delle<br />

quali dedicate alla Madonna. Tra esse spicca<br />

il Santuario della Madonna ad<br />

Rupes, fortemente voluto da un eremita,<br />

Fra Rodio, che con grande fede e tenacia<br />

scavò centocinquanta scalini nel tufo, che<br />

avrebbero condotto alla futura “Grotta<br />

della Madonna”. Attualmente è costituito<br />

dalla Chiesa di San Giuseppe e dalla<br />

Cappella di Maria SS. ad Rupes, dove è<br />

possibile ammirare la tela che raffigura la<br />

miracolosa immagine della Madonna assisa<br />

in trono con le mani giunte, che tiene sulle<br />

ginocchia il piccolo Figlio dormiente. Il<br />

Santuario fu gestito, inizialmente, dai Padri<br />

Francescani Irlandesi, poi da quelli di<br />

Sassonia e, oggi, da una comunità di Padri<br />

Polacchi. È divenuto il più importante<br />

luogo di Pellegrinaggio di tutta la provincia<br />

di Viterbo e, tra le numerose visite di<br />

importanti personalità, annovera quella del<br />

Santo Padre Giovanni Paolo II, nel 1988.<br />

Accanto alla Grotta della Madonna sono<br />

conservati paramenti e oggetti liturgici<br />

antichi, risalenti al XII-XIII secolo, e unici<br />

nel loro genere, provenienti, probabilmente,<br />

dalla vicina Basilica di Sant’Elia,<br />

dell’VIII secolo, costruita su un preesistente<br />

monastero benedettino. La tradizione<br />

vuole che la basilica sorga nel punto in cui<br />

l’imperatore Nerone fece innalzare un tempio<br />

a Diana Cacciatrice e che già nel perio


<strong>Campo</strong> de’ fiori 23<br />

ampo de ’ fiori<br />

do etrusco qui sorgesse<br />

un Delubro<br />

dedicato a Plico<br />

Marzio. Ai<br />

“Dialoghi di<br />

Gregorio<br />

Magno”<br />

sono da far<br />

risalire le<br />

prime notizie<br />

relative<br />

alla chiesa,<br />

la cui storia<br />

si può<br />

ricostruire<br />

tramite<br />

varie bolle<br />

papali, fino<br />

a quella del<br />

1540 con la<br />

Santa Maria<br />

quale Papa Paolo<br />

ad Rupes<br />

III dona la Basilica al<br />

nipote Pier Luigi Farnese, dando in cambio<br />

ai Canonoci di San Pietro in Sassia, proprietari<br />

precedenti per volere del Papa<br />

Alessandro IV, la tenuta di Santa Marinella.<br />

Proprio con i Farnese furono riparati i<br />

numerosi danni provocati dal tempo,<br />

prima dell’abbandono, a causa dell’apertura<br />

della nuova chiesa parrocchiale di<br />

Sant’Antonio Abate e al passaggio della<br />

Basilica alla Camera Apostolica, durato<br />

fino alla seconda metà del XIX secolo. A<br />

seguito della caduta del campanile, nel<br />

1855, infatti, la popolazione stessa, fortemente<br />

dispiaciuta per lo stato in cui versava<br />

un così importante ed antico luogo<br />

sacro, incaricò l’Accademia Cristiana di<br />

Archeologia di provvedere ai lavori di<br />

restauro e ristrutturazione necessari, protrattisi<br />

per quasi tutto il ‘900, fino a farle<br />

raggiungere lo splendido stato attuale.<br />

Tra le altre chiese, la chiesetta di San<br />

Michele Arcangelo, edificata, con tutta<br />

probabilità, tra l’VIII e il IX secolo, dai<br />

monaci Benedettini, inglobata dal<br />

Santuario; la chiesetta della Madonna<br />

dell’Immagine, costruita fra il XIII e il<br />

XIV secolo, interamente affrescata, presenta<br />

oggi solo qualche dipinto meglio<br />

conservato, come una Madonna in trono<br />

che sorregge il Bambino sulle ginocchia, la<br />

figura del Padre eterno, il Salvatore e i SS.<br />

Pietro e Paolo, risalenti ai due secoli successivi<br />

alla sua edificazione; la chiesa<br />

parrocchiale di Sant’Antonio Abate,<br />

eretta nel 1700 sulle fondamenta di una<br />

precedente chiesa del XVI secolo, che conserva,<br />

al suo interno, la reliquia della<br />

Santa Croce, l’urna contenente i resti dei<br />

SS. Anastasio e Nonnoso, oltre che a un<br />

fonte battesimale del XVI secolo, il trittico<br />

del S. Salvatore del XV secolo, tre pulpiti<br />

di legno e affreschi del<br />

Settecento.<br />

TRADIZIONI E FESTE Festa<br />

di Sant’Antonio Abate<br />

Festeggiamenti in onore<br />

del Santo protettore<br />

degli armenti, con<br />

solenne processione e<br />

tradizionale benedizione<br />

degli animali, il 17 gennaio.<br />

Infiorata del Corpus<br />

Domini Un tappeto variopinto<br />

di fiori sarà percorso<br />

dal Corpo di Cristo, portato<br />

processionalmente per le vie del<br />

paese, seguendo il tragitto tracciato dai<br />

fiori.<br />

Festa di Sant’Anastasio e San<br />

Nonnoso Festeggiamenti in onore dei<br />

Santi Patroni del paese.<br />

Festa della Madonna ad Rupes Grandi<br />

festeggiamenti religiosi in onore della<br />

Madonna cui è dedicato il Santuario e che<br />

è la Protettrice della Diocesi di Civita<br />

Castellana, alla quale appartiene Castel<br />

Sant’Elia.<br />

Festa del borgo Stupenda rievocazione<br />

storica dell’incontro tra la Regina<br />

dei Longobardi Teodolinda e il Papa<br />

Gregorio Magno, contornata da un bellissimo<br />

corteo in costumi d’epoca e sfilata<br />

di cavalieri in abiti originali che si scontreranno<br />

nel Palio dei Longobardi.<br />

Scorcio del centro storico<br />

SAPORI TIPICI<br />

Castel Sant’Elia non ha conservato una<br />

particolare tradizione culinaria, ma si rifà<br />

ai piatti poveri della zona, di un tempo,<br />

come l’acquacotta, per citarne uno, o ai<br />

tipici dolcetti con le nocciole, tozzetti e<br />

cazzotti, del viterbese.<br />

CURIOSITA’: Ma lo sapevate che a<br />

Castel Sant’Elia…<br />

Il numero degli abitanti è di 1.418, distribuiti<br />

in 946 nuclei familiari.<br />

Ci sono due convivenze: presso il<br />

Santuario, gestito da Padri Polacchi alle<br />

porte del paese, e presso le suore locali.<br />

Caratteristico percorso<br />

per la grotta del<br />

Santuario<br />

Santa Maria ad Rupes


01100 Viterbo<br />

P.zza Verdi, 2/A - Tel./Fax 0761.347651<br />

e-mail: colb-viterbo@lisi-bartolomei.com<br />

Centro Commerciale Tuscia - Tangenziale Ovest<br />

Tel. 0761.390013<br />

e-mail: colb-tuscia@lisi-bartolomei.com<br />

01030 Vallerano (VT)<br />

Via Don Minzoni, 58 - Tel./Fax 0761.751551<br />

e-mail: colb-valle@lisi-bartolomei.com<br />

01033 Civita Castellana (VT)<br />

Via Giovanni XXIII, 28-28A - Tel./Fax 0761.517951<br />

e-mail: colb-civita@lisi-bartolomei.com<br />

00169 Roma<br />

Centro Commerciale Casilino - Via Casilina, 1011<br />

Tel. 06.23260306, Fax 06.23279988<br />

e-mail: colb-roma@lisi-bartolomei.com<br />

Centro Commerciale Torresina - Via A. Barbato, 31<br />

Tel. 06.61663133<br />

63037 Porto D’Ascoli (AP)<br />

Centro Commerciale Portogrande - Via Pasubio,<br />

144 - Tel./Fax 0735.753665<br />

e-mail: colb-portogrande@lisi-bartolomei.com


di Giovanni Francola<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 25<br />

Il petrolio<br />

e le sue dinamiche future<br />

Ringrazio di cuore il direttore Sandro<br />

Anselmi, e tutta la redazione di <strong>Campo</strong> de’<br />

fiori, per avermi dato l’opportunità di parlare<br />

di tematiche ambientali.<br />

Prima desidero fare una sintesi di presentazione:<br />

Il mio nome è Giovanni Francola, vivo a<br />

Fabrica di Roma dove, da alcuni anni, ho<br />

formato un gruppo di ricerca con lo scopo<br />

di dare un contributo al problema<br />

“Mobilità” e per mettere a punto dei sistemi<br />

energetici innovativi, al fine di rendere<br />

l’ambiente più sano e, soprattutto, più<br />

accettabile per le generazioni che verranno.<br />

Per fare questo occorre non solo dedizione<br />

alla ricerca e un duro lavoro di squadra,<br />

ma è necessario avere come priorità il<br />

valore dell’ambiente come “bene comune”,<br />

punto fondamentale da cui partire.<br />

Così nel 2006 l’idea prende forma, inizia la<br />

storia del Sunny il primo scooter solare.<br />

Giovanni Francola e “Sunny”<br />

lo scooter a pannelli solari<br />

Fino al 1800 le principali fonti energetiche<br />

erano costituite dalle biomasse e dalla<br />

forza muscolare animale ed umana, mentre,<br />

con l’inizio della rivoluzione industriale,<br />

l’energia di origine fossile prese sempre<br />

più piede, affermandosi in vari settori lavorativi.<br />

Il carbon fossile ha segnato una<br />

vera innovazione nelle macchine a vapore,<br />

mentre, nel secolo appena trascorso, l’estrazione<br />

del petrolio segnava il grande<br />

cambiamento al punto di superare l’importanza<br />

del carbone, grazie alle sue facilità di<br />

estrazione, trasportabilità e per l’elevata<br />

qualità energetica, fornendo così fino ai<br />

giorni nostri il 35% dei consumi mondiali,<br />

contro il 23% del carbone.<br />

Per dare solo un dato significativo: in questa<br />

bella Italia si consumano circa 1,8<br />

milioni di barili al giorno (un solo barile<br />

contiene 159 litri).<br />

Ora però c’è un punto da affrontare: fino<br />

a quando questa energia è in grado di soddisfare<br />

il fabbisogno mondiale? Non più di<br />

40 anni…<br />

Se torniamo indietro nel tempo, circa 40<br />

anni fa, sulle strade si vedevano ancora<br />

circolare carretti trainati da animali, erano<br />

dei veri mezzi di trasporto e in alcune<br />

parti d’Italia, ad esempio in Sicilia, possedere<br />

un carretto era simbolo di orgoglio,<br />

sia per il ricco massaro che per il semplice<br />

carrettiere.<br />

Avveniva spesso che un marito, pur di<br />

avere un carretto, era disposto ad impegnare<br />

tutto l’oro portato in dote dalla<br />

moglie. Anche Guy de Manpassant definì il<br />

carretto “le rebus qui marche” (ossia un<br />

affascinante mistero che cammina).<br />

Ora, a distanza di anni, non è cambiato poi<br />

molto, invece di impegnarsi l’oro, ci si<br />

impegna una parte del proprio salario per<br />

acquistare una autovettura e, una volta<br />

acquistata, sarà lei a chiederci ogni giorno<br />

dell’oro, un oro particolare “l’oro nero”.<br />

Così l’ambiente si riempie di polveri sottili<br />

e di veleni, ma poco importa di fronte alle<br />

nostre necessità quotidiane, si preferisce<br />

sostenere l’enormi spese sanitarie per<br />

cause collegabili al 70% all’inquinamento<br />

veicolare, l’importante è che noi viaggiamo<br />

comodi all’interno di essi…<br />

Secondo me dovremmo ben presto rivedere<br />

le nostre abitudini e dare più ascolto ai<br />

nostri buoni propositi racchiusi in noi,<br />

l’ambiente, in fondo, non ha bisogno di<br />

alterazioni, di moltiplicazioni, di sottrazioni<br />

o di negazioni, ma di semplici gesti d’amore.<br />

Info pubb.<br />

0761.513117<br />

info@campodefiori.biz


Dott.ssa<br />

Sandra Falzone<br />

Si chiama “Discalculia<br />

Evolutiva”.<br />

E’ classificata fra i<br />

cosiddetti “Disturbi<br />

Specifici di Apprendimento”:<br />

dislessia,<br />

disgrafia, disortografia.<br />

I disturbi dell’apprendimentocolpiscono<br />

il 4% della<br />

popolazione scola-<br />

stica.<br />

Un bambino con Discalculia è in difficoltà<br />

nel calcolo scritto e orale e, spesso, questo<br />

disturbo può associarsi anche ad una<br />

Dislessia e/o Disortografia.<br />

Il bambino discalculico è un bambino con<br />

intelligenza nella norma e quindi può non<br />

aver problemi di logica.<br />

Le difficoltà di apprendimento non sono<br />

da attribuire a errori di insegnanti o genitori,<br />

o a difficoltà emotivo-relazionali.<br />

E’ un vero e proprio disturbo che ha base<br />

organica ed è più diffuso tra i maschi (rapporto<br />

3 a 1).<br />

Quali possono essere le difficoltà di<br />

un bambino con discalculia?<br />

Il conteggio: numerare in avanti e all’indietro<br />

con riferimento alle quantità; passaggio<br />

dalla decina precedente a<br />

quella successiva e viceversa.<br />

Processi lessicali: imparare<br />

il nome dei numeri, leggerli<br />

e scriverli correttamente<br />

nel 10 ed oltre; denominare<br />

i simboli < > + - : x<br />

Processi semantici e<br />

sintattici: la stima delle<br />

quantità; l’uguaglianza fra<br />

quantità; il concetto di 0; il<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

valore posizionale delle cifre (111 i numeri<br />

nel codice arabico sono uguali ma il loro<br />

valore è diverso); comprendere le diverse<br />

operazioni e applicarle ai<br />

vari contesti “problema”.<br />

Il calcolo a mente: elaborare<br />

strategie che in<br />

modo “economico” aiutino il<br />

calcolo; intuizione dei processi<br />

di calcolo; imparare le<br />

tabelline.<br />

Calcolo scritto: imparare le<br />

regole procedurali nelle varie operazioni<br />

(incolonnare, partire dalle unità l’uso<br />

del riporto e del prestito) e tenerle in<br />

memoria.<br />

QUALE INTERVENTO TERAPEUTICO?<br />

I modelli di intervento su un bambino con<br />

difficoltà nel calcolo, dipendono da vari<br />

fattori. La valutazione neuropsicologica<br />

delle diverse competenze relative a numeri<br />

e calcoli, permette di pianificare le proposte<br />

di lavoro più rispondenti alle abilità<br />

di base del bambino. Due sono i tipi di<br />

intervento: un primo training ha soprattutto<br />

carattere preventivo, l’altro è destinato<br />

a bambini o ragazzi per i quali si interviene<br />

sul sistema del numero e del calcolo.<br />

CENTRO DI CONSULENZA<br />

Neuropsichiatrica, Psicologica, Logopedica,<br />

Psicopedagogica<br />

Via Tasso 6/A - Civita Castellana (VT)<br />

T. 0761.517522<br />

Cell. 335.6984281-284<br />

www.centroceral.com<br />

info@centroceral.com<br />

Quando i bambini odiano la matematica forse i<br />

“conti non tornano”<br />

GLI OSTACOLI MAGGIORI?<br />

La demotivazione.<br />

Questi bambini hanno percorsi<br />

scolastici difficili e<br />

hanno perso la fiducia<br />

nella possibilità di imparare.<br />

Non diagnosticati,<br />

hanno sviluppato l’idea<br />

di non essere “bravi” o<br />

intelligenti e, spesso, evitano<br />

anche, in contesti<br />

extrascolastici, di confrontarsi<br />

con il mondo<br />

dei numeri, del calcolo e<br />

delle operazioni (leggere<br />

l’orologio, contare i soldi e<br />

sapere operare con il resto,<br />

ecc.).<br />

27


28<br />

Che le stagioni siano<br />

cambiate ormai da<br />

qualche anno, è<br />

cosa evidente. Gli<br />

scienziati cercano di<br />

spiegarci il perché,<br />

tirando in ballo l’effetto<br />

serra, gli uragani,<br />

il buco dell’ozono,<br />

ed altri degradi<br />

ecologici, accu-<br />

di Alessandro Soli sando l’umanità che<br />

mentre cavalca l’inarrestabile<br />

progresso, distrugge le bellezze<br />

del nostro pianeta.<br />

Prendo spunto da questo inverno così<br />

“anomalo”, per ricordare le sensazioni che<br />

insieme alle passate generazioni abbiamo<br />

vissuto, quando d’inverno “faceva freddo,<br />

quello vero”.<br />

Chi non ricorda quei giorni di tramontana:<br />

qui a Civita Castellana, in modo particolare,<br />

tirava quasi come una “piccola bora”, e<br />

riusciva ad ostacolare i tuoi passi, spingendoti<br />

in modo irregolare, mentre ti stringevi<br />

nel tuo “montgomery” che purtroppo<br />

ti riparava fino al ginocchio. Il ghiaccio,<br />

che lastricava il percorso che ti accompagnava<br />

giovane studente, verso la stazione<br />

della Roma Nord, dove salivi sul treno coi<br />

vagoni luccicanti per la brina.<br />

Poi, durante il viaggio sbirciando attraverso<br />

il finestrino “grattato,” vedevi i campi<br />

bianchi, frutto della gelata notturna, allora<br />

ti rannicchiavi sempre più, protestando<br />

con il capotreno, perché il riscaldamento<br />

non funzionava mai.<br />

Poi, pian piano il treno si affollava di studenti<br />

e lavoratori che si recavano verso il<br />

capoluogo, allora si sentiva a “pelle” proprio<br />

il calore umano, quello sprigionato dal<br />

parlare, che riempiva l’aria di nuvole tipo<br />

“fumetti” con le parole dentro.<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Come eravamo<br />

Quando faceva freddo... quello vero<br />

Un’altra immagine del freddo<br />

l’avevamo quando, giunti a<br />

Viterbo ci imbattevamo nelle<br />

sue monumentali fontane,<br />

quali quella di Piazza delle Erbe<br />

o Piazza della Rocca, con gli<br />

spettacolari “ghiaccioli” formatisi<br />

alla base delle cannelle.<br />

Che bello!<br />

Chissà, se riusciremo ancora<br />

ad assistere a scene di questo<br />

tipo, vista la premessa che ho<br />

fatto all’inizio.<br />

Discorso a parte riguarda la<br />

neve; noi a Civita Castellana<br />

siamo penalizzati, rispetto ai<br />

nostri conterranei dei Cimini,<br />

dove l’altitudine fa la differenza,<br />

e i pochi fiocchi che cadono<br />

qui si dissolvono subito.<br />

Ma ci sono state (sottolineo ci<br />

sono state) circostanze eccezionali,<br />

quando la neve è rimasta<br />

per più di un mese: l’indimenticabile<br />

nevicata del 1956! E chi la<br />

dimentica, avevo nove anni, ne sono passati<br />

ben cinquantuno, eppure credetemi,<br />

ne ricordo addirittura il sapore, perché l’avevamo<br />

raccolta in una bacinella e dopo<br />

averla condita con liquori dolci (tipo<br />

Alchermes), la gustavamo felici col cucchiaio<br />

(allora non c’erano le cosiddette<br />

piogge acide, e la neve era candida e<br />

pura).<br />

Ricordo le megascivolate fatte con slitte di<br />

fortuna, per lo più tavole legate, così<br />

diverse dagli slittini in plastica e materiali<br />

moderni, ma le sensazioni erano ieri come<br />

oggi uniche. Con gli amici del quartiere<br />

“Catamello”, qui a Civita Castellana, avevamo<br />

a disposizione tre discese, quella<br />

larga e ripida che partiva dal punto dove<br />

sarebbe sorta la pesa pubblica per arriva-<br />

re a Via della Repubblica, una che degradava<br />

appunto da Via della Repubblica fino<br />

all’inizio del ponte Clementino, dopo aver<br />

superato le rotaie del passaggio a livello<br />

della Ferrovia Roma - Viterbo, e quella più<br />

ripida e stretta di Via Falisca, che si immetteva<br />

direttamente in Via della Repubblica.<br />

Un momento, stavo dimenticando la discesa<br />

dei Villini (l’attuale Via Don Morosini),<br />

che anch’essa scende verso il ponte<br />

Clementino, ma sinceramente non mi ci<br />

sono mai avventurato, non me ne vogliano<br />

i coetanei che abitavano lì e che, sicuramente,<br />

avranno lanciato i loro bolidi tra<br />

quei pini che la rendevano tortuosa e pericolosa.<br />

Una cosa è certa: ogni tempo vuole le sue<br />

stagioni, e ogni stagione vuole il suo<br />

tempo, la vita non può stravolgere la natura,<br />

la natura non può stravolgere la vita.


Programma di approfondimenti di studio<br />

Gennaio 2007<br />

Lezione di Passo a Due Moderno<br />

classi intermedio - avanzato<br />

Lezione di Passo a Due Classico mezze punte<br />

Lezione di Passo a Due Classico punte<br />

Classe principianti<br />

Inizia il corso di FLAMENCO<br />

Il Flamenco è l’affascinante ballo spagnolo in cui si fondono bellezza, eleganza, ritmo, energia,<br />

attrazione, sensualità, grazia, fierezza e soprattutto passione.<br />

E’ come un fuoco in cui arde forza e vitalità.<br />

Ha origini nel folclore Andaluso, unitosi al folclore degli zingari spagnoli e, nel tempo, ha arricchito i<br />

suoi fondamentali elementi con altri stili musicali provenienti da diverse culture:<br />

araba, indiana, ebrea.


<strong>Campo</strong> de’ fiori 31<br />

Le Majorettes di Corchiano<br />

di Ermelinda Benedetti<br />

Dopo un breve ma intenso periodo di<br />

prove, che vengono, originariamente, fatte<br />

in Via Borgo Umberto, dove si trovano oggi<br />

le scuole medie, il presidente decide che é<br />

il momento della prima uscita in pubblico,<br />

per le vie del paese, in occasione della<br />

festa della Madonna delle Grazie, il 15 settembre<br />

1984. “Partimmo dal bivio di Via<br />

Civita Castellana, marciando al tempo dei<br />

tamburi, suonati da cinque delle nostre<br />

ragazzine, perché i “tamburini” maschi<br />

furono introdotti successivamente, – mi<br />

racconta Peppino – e arrivammo in Piazza<br />

del Comune, dove ci attendeva la banda<br />

musicale. Da lì ci avviammo tutti insieme a<br />

percorrere le vie del paese. È stata sicuramente<br />

l’esperienza più emozionante, da<br />

“pelle di gallina”. Avevo realizzato un<br />

sogno al quale nessuno aveva dato fidu-<br />

(seconda parte)<br />

cia”. Una volta superata la prova generale,<br />

iniziano ad arrivare i primi inviti dai paesi<br />

limitrofi. La prima uscita fuori porta é quella<br />

di Capena, durante la Sagra del vino, poi<br />

subito il Carnevale di Nepi e di<br />

Ronciglione.<br />

Ma la prima grande memorabile uscita<br />

ufficiale é a Roma, in occasione di un<br />

grande raduno di gruppi folcloristici del<br />

Lazio, dove ricevono il primo vero riconoscimento,<br />

come gruppo più numeroso,<br />

contando più di centodieci elementi, tra<br />

majorettes e componenti della banda. In<br />

poco tempo si diffonde la fama del gruppo<br />

e nel febbraio dell’ ’86 vengono chiamate<br />

per esibirsi tra i meravigliosi carri allegorici<br />

del Carnevale di Viareggio, uno tra i più<br />

importanti e suggestivi di tutta Italia, del<br />

quale saranno ospiti per qualche altro<br />

anno successivo. Tra le numerosissime<br />

uscite collezionate, più o meno importanti,<br />

sono da ricordare i viaggi di Bari, Nola e<br />

Lecce, dove sono accompagnate da bande<br />

musicali locali, e a Piazza San Pietro, a<br />

Roma, nel giorno dell’Epifania, in omaggio<br />

al Santo Padre Giovanni Paolo II. Siamo<br />

già ai primi anni ’90, il gruppo è ormai<br />

diventato forte e compatto, si è anche<br />

innalzata l’età delle ragazze, che si esibiscono<br />

non più solo con le bacchette ma<br />

anche con i pon pon.<br />

Dopo tanto impegno, Peppino il fondatore,<br />

maestro, presidente, deve lasciare la direzione<br />

della compagnia per problemi famigliari,<br />

nominando come suo successore<br />

Roberta Silveri, l’attuale capo gruppo. Ma<br />

di lei e di come il gruppo è arrivato ad<br />

oggi, vi parlerò sul prossimo numero.


L’appuntamento con la solidarietà è divenuto<br />

una tradizione anche qui a Civita<br />

Castellana. Infatti nell’ambito della<br />

Settimana Telethon, le iniziative e gli avvenimenti<br />

si sono susseguiti con ritmo incalzante<br />

e frenetico.<br />

La B.N.L. gruppo BNP Paris Bas, agenzia di<br />

Civita Castellana, in collaborazione con la<br />

Compagnia Teatrale Parrocchiale “La<br />

Bottega delle Chiacchiere” e la Scuola<br />

Media Statale Dante Alighieri di Civita<br />

Castellana (unitamente alle sedi di Faleria<br />

e Corchiano) hanno realizzato e portato in<br />

scena due spettacoli teatrali e un concerto.<br />

Ma procediamo con stretto ordine cronologico.<br />

Lunedì 11 Dicembre u.s., al<br />

cine teatro Florida, la Bottega delle<br />

Chiacchiere ha riproposto un ottimo<br />

“Rugantino”, la commedia che ha dato<br />

lustro al binomio Garinei-Giovannini, con<br />

le indimenticabili musiche di Armando<br />

Trovajoli e nel corso degli anni è stata rappresentata<br />

in tutto il mondo. Un lavoro<br />

accurato che ha messo in evidenza la regia<br />

di Meri Formichetti e Domenica Massari, le<br />

coreografie di Eleonora Formichetti, i<br />

costumi disegnati da Letizia Zallocco, le<br />

scenografie di <strong>Mauro</strong> Angeletti, Amalia<br />

Cesarini e Marcello Silveri, le acconciature<br />

e trucco di Palma Bassanelli.<br />

Tralasciamo volutamente la trama arcinota<br />

del Rugantino, magistralmente interpretato<br />

da Stefano Crescenzi, e senza nulla<br />

togliere agli altri interpreti, qui non menzionati,<br />

citiamo la fresca Rosetta, alias<br />

Paola Finucci, il corpulento Mastro Titta<br />

Leonardo Bochicchio, il sorprendente<br />

Gnecco, interpretato dall’imprevedibile<br />

Don Luigi Romano. Parte integrante e preziosa<br />

di questo musical il coro, che ha<br />

accompagnato con<br />

maestria gli attori sul<br />

palco. Infine il corpo<br />

di ballo, che si è esibito<br />

in figure e saltarelli<br />

tipici della Roma ottocentesca.<br />

Un “bravò”,<br />

con l’accento sulla “o”,<br />

alla francese, a questi<br />

ragazzi della<br />

Parrocchia San Luigi<br />

ai Sassacci di Civita<br />

Castellana, per l’impegno<br />

profuso e la<br />

disponibilità al proget-<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

a Civita Castellana<br />

Impegno e Solidarietà<br />

to Telethon.<br />

Giovedì 14 Dicembre u.s. entrano in<br />

scena i ragazzi della Dante Alighieri classi<br />

III° A, III° B, III° C, che nel nuovissimo<br />

Teatro Tenda di Fabrica di Roma, portano<br />

in scena un’altra pietra miliare del musical<br />

italiano: quell’ “Aggiungi un posto a tavola”<br />

che negli anni ’70 dimostrò al mondo<br />

che gli italiani sanno fare ben altro che<br />

“pizza e maccaroni”. Le musiche sono<br />

ancora di Armando Trovajoli, la regia, direzione<br />

artistica e sceneggiatura, rivisitata e<br />

corretta, è opera della Prof.ssa Mariella<br />

Baldoffei, le scenografie (originale quella<br />

dell’ingresso sull’arca, quando gli alunni<br />

entrano portando sulla testa le sagome in<br />

polistirolo dei vari animali) sono state<br />

ideate dalle Prof.sse Maria Grazia Salerno,<br />

Alessandra Gostoli, Fausta Natale, gli<br />

effetti sonori del Prof. Totonelli, le coreografie<br />

di Ester Carabelli, il tutto mixato con<br />

il server del Gruppo GIAD di Carbognano.<br />

Certamente la costanza dei docenti e l’impegno<br />

di tutti gli alunni sono alla base<br />

della riuscita di questo musical. Fa effetto<br />

vedere che una Scuola Media, come la<br />

“Dante Alighieri”, da sempre all’avanguardia<br />

nell’applicazione dei programmi didattici<br />

dettati dal Ministero della Pubblica<br />

Istruzione, riesca ogni anno a produrre<br />

delle “perle”. Queste perle sono ormai<br />

divenute “collana”, grazie a pubblicazioni<br />

di gruppo che spaziano dalla poesia dialettale<br />

a piccoli trattati di architettura, o,<br />

come in questa circostanza, a rappresentazioni<br />

teatrali.<br />

Sempre nell’ambito Telethon 2006,<br />

venerdì 16 Dicembre u.s., ancora al<br />

Pala Tenda di Fabrica di Roma, ben 180<br />

alunni della Media Dante Alighieri di Civita<br />

La Compagnia Teatrale “La Bottega delle Chiacchiere”<br />

di Alessandro Soli<br />

33<br />

Castellana Faleria e Corchiano, hanno dato<br />

vita al Concerto di Natale, eseguendo<br />

brani di vari autori alle “diamoniche” (piccole<br />

tastiere). Il Dr. Orlando Pierini, preside<br />

della Dante Alighieri, ha ribadito che la<br />

scuola ha aderito al programma Telethon<br />

con due obiettivi: educare e sensibilizzare<br />

alla solidarietà attraverso azioni concrete e<br />

coinvolgenti, raccogliere più fondi possibili<br />

per la ricerca scientifica. Ebbene, oggi si<br />

può dire che questi obiettivi sono stati raggiunti,<br />

perché abbiamo visto sul palco<br />

tanti ragazzi uniti e impegnati nel dare il<br />

meglio di sé, aiutandosi l’un l’altro e nel<br />

“salvadanaio” Telethon sono affluiti ben<br />

2.227 euro.<br />

Bravissimi tutti … “AD MAIORA”.<br />

Il Preside della scuola media Dante Alighieri<br />

Orlando Pierini


La redazione di <strong>Campo</strong> de’<br />

fiori formula, al collaboratore<br />

Enea Cisbani e alla sua<br />

famiglia, i più fervidi auguri<br />

per la nascita del piccolo<br />

Marco<br />

Buon compleanno a Valentina<br />

Bacchiocchi di Corchiano che il<br />

7 gennaio ha compuito 23<br />

anni. Tanti auguri da Maria<br />

Cristina e Massimo<br />

Tanti Auguri a Simone<br />

Micheli per il suo primo<br />

anno, con tanto affetto e<br />

amore da mamma Cristiana,<br />

papà Giulio, i nonni e gli zii.<br />

La redazione di <strong>Campo</strong> de’<br />

Tantissimi auguri a<br />

Marcello Clementi che<br />

il 27 Gennaio ha compiuto<br />

i suoi 4 anni. Da<br />

mamma Sonia, papà<br />

Giuseppe e i suoi nonni.<br />

Tanti auguri alle dottoresse<br />

Laura Brizi di Tarquinia<br />

e Chiara Cecchini di Roma,<br />

che si sono laureate a<br />

D.A.M.S. rispettivamente<br />

il 4 e 5 dicembre 2006.<br />

Tanti auguri da Cristina,<br />

Massimo e Vera.<br />

Tanti Auguri a Asia e Mario Cima che<br />

il 23 e il 27 Gennaio hanno compiuto<br />

5 e 1 anno.<br />

Auguri da mamma Marina, papà<br />

Roberto e nonna Ombretta.<br />

Ha spento la seconda<br />

candelina il piccolo<br />

Edoardo Vettori di<br />

Ronciglione.<br />

Auguri dal papà Maurizio,<br />

dalla mamma Caterina,<br />

dai nonni paterni Stefano<br />

e Edda, da quelli materni<br />

Mario e Franca, dagli zii<br />

Carmine e Monica, dalla<br />

cuginetta Elettra<br />

e dai parenti tutti.


fiori si associa agli auguri<br />

e degli amici<br />

Emanuele, Cristina e Noemi<br />

Tanti auguri a<br />

Daniela di Fabrica<br />

di Roma che ha<br />

compiuto gli anni<br />

il 26 Gennaio<br />

da tutta la sua<br />

famiglia.<br />

Tanti auguri di<br />

buon compleanno<br />

a Daniela<br />

Proietti che il<br />

26 gennaio ha<br />

festeggiato gli<br />

anni. Gli auguri<br />

più sentiti da<br />

parte della<br />

sorella Gloria<br />

Tantissimi auguri per<br />

il suo compleanno<br />

alla piccola Valeria<br />

Carrisi, dai nonni<br />

Edoardo e Silvia,<br />

Mario e Franca, dagli<br />

zii Valentina, Gianluca<br />

e Alessio, da mamma<br />

Tania,<br />

papà Fabio<br />

e dal cuginetto<br />

Lorenzo.<br />

Tanti auguri a Donato e Annita per il loro 26° anniversario<br />

di nozze, festeggiato il 27 Dicembre.<br />

Con affetto i figli Angelica e Davide.<br />

Tanti auguri<br />

alla piccola<br />

Valentina<br />

Cencelli<br />

che il<br />

2 Febbraio<br />

ha compiuto<br />

due anni;<br />

da mamma<br />

Katia, da papà<br />

Massimo, dai<br />

nonni, gli zii,<br />

parenti e<br />

amici tutti.<br />

Tanti auguri di<br />

buon compleanno<br />

ad Orazio<br />

Monaco che il 1<br />

gennaio ha<br />

festeggiato il<br />

suo compleanno.<br />

un caloroso<br />

abbraccio da<br />

Massimo e<br />

Cristina<br />

Tantissimi<br />

auguri di<br />

Buon<br />

Compleanno a<br />

Stefano<br />

Febo, che il<br />

13 Gennaio ha<br />

compiuto gli<br />

anni, dal suo<br />

amore<br />

Angelica, dai<br />

suoceri<br />

Donato e<br />

Annita e dal<br />

cognato<br />

Davide.


La redazione di <strong>Campo</strong> de’ fiori si associa agli auguri<br />

Tanti Auguri a<br />

Mattia Pilera<br />

che ha compiuto<br />

3 anni il 4<br />

Gennaio. Auguri da<br />

mamma Katia,<br />

papà Maurizio,<br />

dai nonni Arnaldo,<br />

Maria Rita, Carla,<br />

Sergio, dagli zii<br />

Loretta, Tomas e<br />

Romina e dal<br />

bisnonno Elettro.<br />

Sincere<br />

congratulazioni<br />

a Marco Pegoraro<br />

e Martina Rizzo<br />

per l’ottimo<br />

risultato<br />

raggiunto<br />

al campionato<br />

italiano<br />

di danza.<br />

Un ringraziamento<br />

speciale<br />

ai maestri Elena<br />

e Valter Sugoni.<br />

I genitori.<br />

Tanti auguri<br />

a Maria<br />

Francesca Iengo<br />

e Lorenzo<br />

Sansonetti,<br />

che il 23 e 29<br />

Gennaio<br />

hanno compiuto<br />

gli anni. Auguri<br />

dai genitori,<br />

i nonni, Eleonora<br />

e Francesco.<br />

Tantissimi<br />

auguri a Ilaria<br />

Magnanti che<br />

il 13 Gennaio<br />

ha compiuto<br />

18 anni!!!<br />

Dalle tue amiche:<br />

Claudia,<br />

Martina,<br />

Arianna e<br />

Maila<br />

Tanti auguri<br />

a Beatrice per i suoi<br />

18 anni da mamma<br />

Stefania, papà<br />

Alberto, Gabriele,<br />

parenti, amici<br />

e da <strong>Mauro</strong>.<br />

Tanti auguri di Buon<br />

Compleanno a Marco<br />

Oliverio che ha<br />

compiuto 27 anni il 30<br />

Gennaio, da mamma,<br />

papà, il fratello, la<br />

cognata, la nonna e il<br />

nipotino Cristian<br />

Tanti auguri di buon<br />

compleanno<br />

a Enrico Gastaldo<br />

che il 16 gennaio ha<br />

compiuto 23 anni<br />

da Cristina e Massimo.<br />

Tanti auguri di Buon Compleanno a Luigi Oliverio che ha compiuto 55 anni il 15 Gennaio e alla<br />

suocera Vincenza Giorgi che ha compiuto 72 anni il 26 Gennaio, da Maria Antonia, Marco,<br />

Luca, Daniela e Cristian


38<br />

NAATTII<br />

Civita Castellana<br />

05 Dicembre - Matteo Marini<br />

06 Dicembre - Sophia Mignogna<br />

08 Dicembre - Leonardo Santini<br />

09 Dicembre - Giulia Vaccarotti<br />

11 Dicembre - Anna Lisa Belloni<br />

11 Dicembre - Jasmine Jeridi<br />

12 Dicembre - Ludovico Orlando<br />

17 Dicembre - Alo Hawladar<br />

20 Dicembre - Elias Pazielli<br />

22 Dicembre - Andrea Franco<br />

25 Dicembre - Filippo Plaja<br />

23 Dicembre - Siria Capanna<br />

27 Dicembre - Bemnet Di Crescenzio<br />

31 Dicembre - Ludovica Colantoni<br />

31 Dicembre - Beatrice Fantera<br />

02 Gennaio - Lejla Saracevik<br />

09 Gennaio - Diego Marra<br />

20 Gennaio - Marco Cisbani<br />

23 Gennaio - Alessandro Racioppa<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

MATRIMONI<br />

Civita Castellana<br />

08 Dicembre<br />

Di Niccola Serena / Rossini Lorenzo<br />

18 Dicembre<br />

Buleandra Mihala / Buleandra Valentin<br />

OPINIONI<br />

DECEDUTI<br />

Civita Castellana<br />

06 Dicembre - Daniele Biondi<br />

13 Dicembre - Irna Bongarzone<br />

18 Dicembre - Rina De Luca<br />

19 Dicembre - Dismo Cesarini<br />

20 Dicembre - Anna Marinelli<br />

22 Dicembre - Valeria Catinari<br />

22 Dicembre - Adalgisa Rosa Troiani<br />

26 Dicembre - Giovanni Spinilli<br />

29 Dicembre - Annunziata Mazzafoglia<br />

02 Gennaio - Ernesto Raponi<br />

13 Gennaio - Alvaro Zenoni<br />

13 Gennaio - Luisa Angelozzi<br />

18 Gennaio - Alberto Di Clemente<br />

18 Gennaio - Maria Ricci<br />

Il sondaggio di opinioni pubblicato sul precedente numero di <strong>Campo</strong> de’ fiori ha evidenziato<br />

la volontà dei più nel denunciare i mass media, e maggiormente la TV, quale causa<br />

della escalation della violenza, specialmente fra i giovani.<br />

OGGI VI CHIEDIAMO<br />

Siete d’accordo che i sacerdoti contraggano matrimonio?<br />

esprimete la vostra opinione inviando un SMS al numero 329.1971400<br />

o una e-mail all’indirizzo info@campodefiori.biz<br />

le vostre migliori risposte saranno premiate con un simpatico omaggio<br />

Indovina L’Artista<br />

Di lato è riportato il<br />

particolare del famoso<br />

quadro “Ballo al Moulin<br />

de la Gelette”. Sai dire chi<br />

l’ha dipinto? I primi tre<br />

che indovineranno e si<br />

recheranno presso la<br />

redazione, riceveranno un<br />

simpatico omaggio offerto<br />

dal Centro Parati Selli.


di Enea Cisbani<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Duilio Cambellotti e Civita Castellana<br />

Silvio Canevari, Sante Ciani, Rosato Rosati,<br />

Guido Calori, Luigi Montanarini, Renato<br />

Guttuso, Assen Pejkov, Giulio Francesconi:<br />

dal 1906 al 1954 questi celebrati Artisti<br />

Italiani arrivano a Civita Castellana con il<br />

loro inestimabile bagaglio artistico e culturale,<br />

chiamati dai proprietari delle manifatture<br />

ceramiche del tempo, come Casimiro<br />

Marcantoni o Alessandro Sbordoni, per<br />

assurgere al ruolo di designer o di direttori<br />

artistici, lasciando la loro impronta e<br />

firma in varie opere in ceramica, tuttora<br />

esposte nel Museo della Ceramica in Via<br />

Roma a Civita Castellana.<br />

Civita Castellana, agli inizi del ‘900 è, dunque,<br />

un centro culturale di notevole eccellenza<br />

con un vasto e multiforme repertorio<br />

di forme e soluzioni artistiche e centro prediletto<br />

dagli artisti del tempo, perché attraverso<br />

la ceramica d’arte possono sperimentare<br />

le forme e le soluzioni formali più<br />

ardite.<br />

Le ragioni di questo grande sviluppo produttivo<br />

ed artistico sono molteplici: presenza<br />

di una committenza e proprietà<br />

“Illuminata”, Vincenti – Sbordoni –<br />

Marcantoni, professionisti e dirigenti politici<br />

di grande valore come il notaio Ulderico<br />

Midossi e l’avvocato Bruno Flamini o come<br />

l’ingegnere Ugo Favalli, una scuola d’arte<br />

che formava e preparava i decoratori e i<br />

modellisti e, non ultimo, la presenza di un<br />

tessuto lavorativo formato da operai, semplici<br />

e specializzati, che garantiscono il<br />

funzionamento dell’apparato produttivo, in<br />

contesti come le fabbriche del tempo dove<br />

il lavoro si svolgeva in condizioni ambientali<br />

e tecniche, certamente non agevoli e<br />

dove non esistevano le più elementari<br />

norme di sicurezza.<br />

Il 26 Settembre 1926, ANGELO FLAMINI<br />

e ROSA MAGGIORI, illustri concittadini e<br />

stimati maestri presso la Regia Scuola<br />

Elementare “Tommaso Tittoni” posta nell’attuale<br />

Via Gramsci, chiamano a Civita<br />

Castellana il più importante autore ed artista<br />

del “Liberty” Italiano: DUILIO CAM-<br />

BELLOTTI, in quegli anni al culmine della<br />

sua fama ed importanza artistica.<br />

Duilio Cambellotti, eccelso grafico e disegnatore,<br />

realizza, per volere della famiglia<br />

Flamini, il Frontespizio di una rara pubblicazione,<br />

prodotta in pochi esemplari,<br />

per ricordare la prematura morte, nella<br />

Prima Guerra Mondiale, del loro figlio l’avvocato<br />

Bruno Flamini.<br />

Nella prefazione si legge: “….Altro speciale<br />

ringraziamento dobbiamo al valente<br />

artista Prof. DUILIO CAMBELLOTTI, per il<br />

suggestivo frontespizio; al Prof. ENEA<br />

ANTONELLI e al Prof. ROBERTO ROSATI, il<br />

primo per i fregi e il secondo per il disegno<br />

dei luoghi ove il nostro Bruno combattè e<br />

Il Frontespizio<br />

della<br />

pubblicazione<br />

realizzata per<br />

volere della<br />

Famiglia<br />

Flamini<br />

cadde…..”.<br />

La presenza di Cambellotti è un fatto epocale<br />

per Civita Castellana e di grande<br />

importanza culturale per un artista allora<br />

impegnato in grandi esposizioni di pittura<br />

e in altri progetti decorativi.<br />

Il Frontespizio riprodotto in queste pagine,<br />

rappresenta un guerriero che, cessata la<br />

battaglia, si sveste delle sue armi, lo scudo<br />

circolare – la lorica – l’elmo e, in una posa<br />

plastica dall’intenso modellato, sembra<br />

quasi appoggiarsi ad un cippo marmoreo<br />

recante una iscrizione composta da numeri<br />

romani.<br />

Non vi è pathos o tragedia nell’intera<br />

scena: quasi un senso di voluta calma e<br />

pace domina l’intera raffigurazione.<br />

Notevoli e profonde le analogie formali e<br />

figurative con il guerriero che Silvio<br />

Canevari riproduce mirabilmente nel suo<br />

Monumento ai Caduti in Via Gramsci.<br />

DUILIO CAMBELLOTTI, nasce a Roma nel<br />

1876.<br />

Allievo di ALESSANDRO MORANI, importante<br />

artista del Liberty Italiano, si forma<br />

presso la scuola d’Arte del Museo Artistico<br />

Industriale di Roma.<br />

Nel 1896, opera come grafico e disegnatore<br />

presso le più importanti tipografie della<br />

Capitale, dove emerge per le sue innegabili<br />

doto rappresentative come la chiarezza<br />

39<br />

del segno e dei colori.<br />

Nel 1900 collabora con importanti riviste,<br />

nelle quali operano artisti come Dudovich<br />

e Balla, importanti esponenti della corrente<br />

futurista.<br />

Nel 1905, collabora come scenografo e<br />

costumista con il Teatro Stabile di Roma,<br />

con il Teatro di Siracusa e con l’Opera di<br />

Roma.<br />

Nel 1912 riscuote l’ampio consenso della<br />

critica specializzata in occasione della<br />

prima Mostra della Vetrata.<br />

Nel 1921 progetta e realizza il Monumento<br />

ai Caduti, a Terracina.<br />

Dal 1923 al 1927, partecipa alle più importanti<br />

mostre internazionali di Arte<br />

Decorativa di Milano, Roma e Parigi.<br />

Nel 1960 muore a Roma.<br />

Architetto, grafico, designer: Duilio<br />

Cambellotti fu un genio multiforme, grafico<br />

di notevole importanza e, in estrema<br />

sintesi, un audace sperimentatore artistico.<br />

La realizzazione del Frontespizio per il libro<br />

edito a Civita Castellana nel 1926 è, forse,<br />

un episodio marginale se rapportato al<br />

vasto repertorio e curriculum dell’autore,<br />

ma per la storia artistica di Civita<br />

Castellana segna l’indelebile passaggio di<br />

un grande autore celebrato nelle pubblicazioni<br />

d’arte specializzate.


40<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Cari amici<br />

la storia di Noel si arricchisce sempre più di nuove avventure.<br />

Conservate gli inserti e... buona lettura<br />

dai vostri Cecilia e Federico<br />

soggetto e testo Sandro Anselmi<br />

continua sul prossimo numero...


<strong>Campo</strong> de’ fiori 41<br />

Coppa Italia<br />

resta il sogno<br />

Gli ingredienti per realizzare quel sogno inseguito per sette anni (finale persa<br />

1-0 al Tre Fontane contro il Ferentino), c’erano tutti.<br />

Dal magnifico impianto dello stadio Flaminio di Roma, alla meravigliosa cornice<br />

di pubblico, dalla splendida giornata di sole, alla consapevolezza di avere<br />

un organico, sulla carta, superiore a quello dell’altra finalista.<br />

Purtroppo il sogno è restato tale, con un risveglio amaro per la Flaminia Calcio<br />

di Civita Castellana sconfitta per 1-0 dal Formia nella finale regionale della<br />

Coppa Italia di Eccellenza il 3 Gennaio u.s..<br />

Non ci resta che ammirare le <strong>foto</strong> di questo avvenimento, con Cesarini capitano<br />

della squadra civitonica, che mestamente riceve la coppa assegnata alla<br />

seconda classificata.<br />

Certo l’occasione era ghiotta, speriamo che il sogno continui.<br />

Al.So.<br />

(<strong>foto</strong> <strong>Mauro</strong> <strong>Topini</strong>)


42<br />

IL KARATE e i BAMBINI<br />

Il Karate-Do offre al bambino l’opportunità<br />

di raggiungere un armonico equilibrio tra<br />

corpo e mente. In esso infatti ritroviamo<br />

tutte le componenti psicomotorie essenziali.<br />

Il bambino che pratica Karate percepisce<br />

gli aspetti esteriori attraverso il<br />

gioco, per cui il Karate diventa lo strumento<br />

per fargli acquisire una perfetta padronanza<br />

del corpo, sviluppando la percezione<br />

di se stesso, le capacità coordinative,<br />

ma soprattutto favorendo il rapporto con<br />

gli altri e lo sviluppo della capacità di<br />

socializzazione. La lezione per bambini, si<br />

svolgerà in un clima in cui tutte le opportunità<br />

di apprendimento sono inserite in<br />

un contesto di gioco e di divertimento; il<br />

bambino in tal modo non è forzato ad<br />

acquisire comportamenti che non siano<br />

quelli propri della sua età, per cui l’apprendimento<br />

è gioioso e solo in minima<br />

parte indirizzato ad un fine strettamente<br />

specifico. Il Karate è dimostrato da tempo<br />

che allena le doti di autocontrollo, di<br />

volontà e di correttezza. E’ una disciplina<br />

che valorizza i principi morali e fisici, affina<br />

l’educazione, l’irrobustimento del corpo<br />

e sviluppa le capacità di concentrazione e<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

volontà. Ai bambini viene insegnata, la<br />

corretta postura del tronco, che previene e<br />

cura processi di deformazione della colonna<br />

vertebrale; non vengono forzate le articolazioni<br />

e, nonostante l’acquisizione di<br />

un’ottima elasticità, non vi è mai prevalenza<br />

di alcuni gruppi muscolari su altri (premessa<br />

indispensabile per una crescita fisica<br />

corretta). Dal momento che le capacità<br />

di coordinazione e la rapidità si sviluppano<br />

fortemente in questo primo periodo<br />

di vita, risulta di fondamentale importanza<br />

favorirne lo sviluppo con programmi adeguati.<br />

Ciò acquista un significato educativo<br />

primario poiché è stato dimostrato che un<br />

bambino ben coordinato ha un rapporto<br />

con l’ambiente molto più sereno ed equilibrato<br />

ed una sicurezza e fiducia in se stesso<br />

che l’accompagneranno per tutta la<br />

vita.<br />

KARATE ADULTI AMATORI<br />

Il Karate è un percorso di vita che accompagna<br />

il praticante nel corso degli anni fornendo<br />

continui stimoli, fisici e spirituali,<br />

che permettono il progredire della crescita<br />

corpo e mente in un connubio armonico.<br />

Per cui non vi sono vincoli né di età né di<br />

sesso che possano impedirne la pratica e<br />

l’apprendimento dei principi. Il corso amatori<br />

in particolare è studiato per favorire la<br />

pratica e l’apprendimento di persone adulte<br />

che desiderano beneficiare dei miglioramenti<br />

fisici e mentali che una costante<br />

pratica del Karate permette di raggiungere.<br />

Il Maestro Mercuri ed i suoi collaboratori hanno<br />

ideato numerosi corsi di KARATE adatti alle<br />

diverse esigenze, perché il KARATE è un’ arte<br />

che permette una crescita fisica e spirituale che<br />

può durare tutta la vita. I corsi attivati presso<br />

l'Okinawa sporting club sono: bambini dai 5 ai 7<br />

anni; ragazzi; agonisti; adulti amatori. Per tutti<br />

gli over trenta anni che vogliono intraprendere<br />

la pratica del KARATE le prime due lezioni sono<br />

gratuite.<br />

I ragazzi del turno di cardio kick boxig, che<br />

sta riscuotendo molto successo<br />

Info pubb.<br />

0761.513117<br />

info@campodefiori.biz


10<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 43<br />

Borse di studio di danza<br />

Sabato 13 Gennaio si è tenuto il corso di<br />

danza diretto dagli insegnanti della Scuola<br />

Blu Life e sponsorizzato dalla ditta Erica<br />

Ceramiche. Il provino per l’assegnazione<br />

delle borse di studio è iniziato alle 14,30 e,<br />

le partecipanti, hanno dato prova, dopo il<br />

riscaldamento collettivo, delle loro capacità<br />

tecniche, attitudinali ed artistiche, eseguendo<br />

brevi coreografie sia di danza classica,<br />

che moderna, diagonali, esercizi accademici<br />

ed ideazioni coreografiche libere.<br />

Alle 17,30 la prova è terminata e la commissione<br />

ha espresso il suo parere, assegnando<br />

due premi per il livello intermedio a<br />

Giulia De Stefano di Rignano Flaminio e a<br />

Sabrina Campari di Ronciglione, e due per<br />

il livello avanzato a Paola Martellini e a<br />

Francesca Lelli di Gallese. Il premio permetterà<br />

a queste ragazze di perfezionarsi,<br />

del tutto gratuitamente, nelle diverse discipline<br />

della danza accademica per tutto l’anno<br />

2007.<br />

Chi si è riconosciuto?<br />

6<br />

17<br />

15<br />

<strong>foto</strong> Ludovica Cenci<br />

In questa <strong>foto</strong> pubblicata sul n. 32<br />

di <strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

sono stati riconosciuti:<br />

1- Francesco Cassandra<br />

2- Maurizio Bianchini<br />

3- Renato Surano<br />

4- Sergio Tabacchini<br />

5- Sergio Cofferati<br />

6- Renato Di Giovanale<br />

7- Enrico Adelli<br />

8- Giovanni Bartone<br />

9- Pietro Soldini<br />

10- Michele Cammarano<br />

11- Sandro Ceccarelli<br />

12- Gino Guidi<br />

13- Franco Angeletti<br />

14- Sergio Piano<br />

15- Amerigo Capitoni<br />

16- Quinto Passini<br />

17- Elvio Mechelli


44<br />

Poesia e Prosa<br />

tra fantasia e realtà<br />

“Cavalcando l’Ippogrifo”<br />

No! Non è “ La Storia Infinita” anche se<br />

può sembrare; ma questa è un’antologia<br />

nata “poetando”:<br />

Quando Ariosto abbiam studiato<br />

l’ippogrifo ci ha affascinato.<br />

Sulle ali del cavallo fantasioso<br />

abbiam intrapreso un viaggio assai<br />

“curioso”;<br />

addirittura sulla luna siamo andati<br />

e tanti “senni” umani abbiam trovati.<br />

Così “Cavalcando l’Ippogrifo”...<br />

... si è realizzata un’opera che i ragazzi<br />

dell’Istituto d’Arte di Civita Castellana<br />

(classi 2^b-3^c-4^c e 4^b, a.s. 2005/06),<br />

guidati e coordinati dalla loro insegnante<br />

prof.ssa Sabbatini Maria Loretana, hanno<br />

voluto, come già precedentemente fatto<br />

per la raccolta di poesie “Scrittori per<br />

caso”, presentare pubblicamente il 15<br />

dicembre 2006 nella sala “Alberto Trocchi”<br />

presso la Curia vescovile di Civita<br />

Castellana. Ha introdotto l’argomento l’insegnante,<br />

che ha illustrato l’iter del progetto<br />

e l’organizzazione dei lavori.<br />

Un elogio particolare è stato rivolto ad<br />

alcuni ragazzi (Valentina Mozzicarelli,<br />

Vincenzini Giulia, Riganelli<br />

Debora, Patrizi<br />

Federica, Sciarrini<br />

Davide, Fidaleo<br />

Paolo, Fusaro Gioele)<br />

per l’impegno ed<br />

il sacrificio dimostrato,<br />

tornando a scuola<br />

anche di pomeriggio.<br />

Alcune poesie, riflessioni,<br />

storie e rime in<br />

dialetto civitonico<br />

sono state magistralmenteinterpretate<br />

e recitate dal<br />

sig. Alfredo Romano,<br />

responsabile della<br />

biblioteca comunale,<br />

deliziando, commovendo<br />

e divertendo<br />

….tutti i presenti.<br />

Il Dirigente Scolastico<br />

prof. Franco<br />

Chiriconi, nel ringraziare<br />

i presenti ed in<br />

particolare i ragazzi<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

ed i genitori, ha espresso soddisfazione<br />

per l’iniziativa del libro e per tutte le altre<br />

varie attività artistiche che si svolgono<br />

all’I.S.A..<br />

Non sono poi mancati gli elogi da parte di<br />

S.E. Mons. Divo ZADI, nei confronti del<br />

lavoro degli alunni e della loro insegnante.<br />

Durante l’intervento S.E. ha messo in risalto<br />

l’importanza della famiglia come guida<br />

morale e materiale, esempio di coerenza e<br />

d’amore, soprattutto in una società in cui<br />

tanti valori stanno perdendo consistenza.<br />

A conclusione della cerimonia è stata<br />

donata a tutti<br />

gli studenti<br />

che hanno<br />

partecipato<br />

con i loro elaborati,<br />

una<br />

medaglia<br />

ricordo.<br />

I volumi, messi<br />

a disposizione<br />

del pubblico<br />

ad offerta<br />

libera, hanno<br />

consentito<br />

la partecipazione<br />

alla maratonaTelethon,devol-<br />

vendo l’incasso in beneficenza.<br />

Anche i ragazzi dell’I.S.A. hanno voluto<br />

dimostrare sensibilità e fiducia nei confronti<br />

della ricerca scientifica, donando<br />

volontariamente e responsabilmente “il<br />

frutto del loro lavoro”.<br />

I libri, fino ad esaurimento delle scorte,<br />

possono essere ritirati e/o consultati presso<br />

la biblioteca comunale.<br />

Paolo Fidaleo


<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

I primi 5 lettori che avranno dato la risposta esatta,<br />

riceveranno un simpatico omaggio ed i loro nomi verranno<br />

pubblicati sul prossimo numero.<br />

Potete rispondere direttamente in redazione<br />

via e-mail all’indirizzo: info@campodefiori.biz<br />

con un sms al numero: 329.1971400<br />

47


48<br />

RESISTENZA<br />

di<br />

Gianni Bracci<br />

Non che fosse il suo<br />

sport preferito, ma<br />

“correre” era l’unica<br />

attività fisica che potesse<br />

permettersi per<br />

ragioni di tempo e di<br />

età.<br />

Il sig. G si riteneva<br />

troppo “anziano” per<br />

tornare a giocare a pallone,<br />

mentre gli impe-<br />

gni lavorativi non gli consentivano di dedicarsi<br />

ad altro. Mettersi scarpette e tuta per<br />

fare il giro dell’isolato<br />

in “footing” rappresentava<br />

per lui un semplice<br />

ed immediato esercizio<br />

fisico.<br />

Fu così che, conoscendo<br />

questa sua abitudine,<br />

quando a scuola<br />

promossero l’iniziativa<br />

benefica de “La<br />

Grande Maratona di<br />

Capodanno”, i suoi<br />

bambini non se lo<br />

fecero ripetere due<br />

volte iscrivendolo<br />

immediatamente tra i<br />

concorrenti. Tornarono<br />

a casa entusiasti<br />

e orgogliosi di poter<br />

vedere il loro papà tra<br />

gli atleti in gara anche<br />

se G, a dire il vero, ne<br />

avrebbe fatto volentieri<br />

a meno. Quella sera, a cena, attaccò,<br />

serio, la sua arringa difensiva: “Ragazzi,<br />

cercate di capirmi, non sono assolutamente<br />

allenato per un evento simile. Ho pure<br />

una certa età e queste sono imprese che<br />

si intraprendono in gioventù…. Insomma,<br />

facciamo finta che abbiamo scherzato,<br />

suvvia !”.<br />

Il ragionamento lì per lì poteva sembrare<br />

pure condivisibile, ma crollò sotto lo sguardo<br />

torvo della signora D che fulminò il<br />

marito: “Non fare il sempliciotto, lo dici<br />

sempre anche tu: quello che non si sa si<br />

impara! Ti alleni e vai a correre come<br />

fanno tanti altri pappemolle come te !”<br />

Come al solito la signora D aveva ragione:<br />

non poteva deludere i bambini, e poi alla<br />

maratona di beneficenza partecipava<br />

mezza città: l’importante era partecipare,<br />

non vincere.<br />

G cercò di allenarsi come poteva, anche se<br />

il peso degli anni e della pancetta si facevano<br />

sentire inesorabilmente, finché arrivò<br />

il gran giorno. La gara partiva da un grande<br />

piazzale, nel quale era riunita una folla<br />

immensa; giovani e vecchi, maschi e femmine,<br />

atleti di ogni razza e di ogni età<br />

erano pronti a partecipare alla Grande<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Maratona di Capodanno. G si sentiva parte<br />

di una grande avventura… e il fatto di<br />

poterla condividere con tante altre persone<br />

lo emozionava ancora di più anche se<br />

non poteva dimenticare che lo attendeva<br />

uno sforzo sovraumano: quarantadue chilometri<br />

a piedi, fiatone, vesciche ai piedi,<br />

freddo e crampi….. Chi cavolo glielo faceva<br />

fare?<br />

E poi… ce l’avrebbe fatta… chissà?<br />

Quaranta chilometri gli sembravano tanti<br />

anche in macchina, figuriamoci a piedi, ma<br />

doveva provarci, soprattutto per non delu-<br />

dere i suoi bambini, che lo accompagnarono<br />

sul luogo di partenza pieni di aspettative.<br />

Promise a sé stesso che non importava<br />

quanto ci avrebbe messo, ma sarebbe<br />

arrivato alla fine del percorso, ad ogni<br />

costo.<br />

Poco prima dell’inizio un vecchietto dal fisico<br />

scheletrico, incredibilmente arzillo per<br />

la sua età, gli si avvicinò:<br />

“Ehilà, giovanotto! Bella giornata per correre,<br />

eh?” esclamò mentre saltellava per<br />

scaldarsi, agile come un grillo.<br />

Era un veterano delle corse a piedi, gli<br />

strizzò l’occhio con uno sguardo complice:<br />

“Hai fifa, eh? Confessa! E’ la tua prima<br />

maratona? Coraggio, andrà tutto bene! Io<br />

ho partecipato a ventiquattro, dico ven-tiquat-tro,<br />

maratone !”<br />

G non aveva voglia di parlare, inebetito dal<br />

freddo e dal pensiero dell’immane sforzo<br />

che lo attendeva. Mentre si massaggiava<br />

le parti scoperte del corpo con una specie<br />

di olio canforato, quello strano signore gli<br />

sussurrò all’orecchio, a bassissima voce<br />

come quando si confida un informazione di<br />

vitale importanza: “Figliolo, ti rivelo un<br />

segreto per arrivare fino in fondo alla<br />

maratona: non devi arrenderti. Devi anda-<br />

re sempre avanti. Sempre. Un passo dopo<br />

l’altro…. Senza mai perdere la fiducia in te<br />

stesso ! Ricorda le mie parole quando sentirai<br />

il cuore in gola: un passo dopo l’altro!”<br />

“Come nella vita !” affermò G.<br />

“Già… come nella vita!” rispose lui accennando<br />

un sorriso sornione .<br />

L’altoparlante annunciò l’imminente partenza,<br />

il vecchietto si congedò facendo<br />

risuonare quelle parole: “Un passo dopo<br />

l’altro, figliolo ! Ricorda!”<br />

La gara cominciò. G si sentiva smarrito,<br />

perso, confuso in mezzo a quella fiumana<br />

tumultuosa di<br />

gente che si muoveva<br />

nel freddo. Si<br />

limitò a seguirne la<br />

scia come un automa,<br />

cercando di<br />

concentrarsi sullo<br />

sforzo da compiere<br />

mentre, ai lati<br />

della strada, ali di<br />

persone urlanti<br />

acclamavano gli<br />

intrepidi partecipanti<br />

alla Grande<br />

Maratona. Lungo il<br />

percorso, la scia<br />

dei concorrenti<br />

cominciò a snellirsi,<br />

e i più giovani<br />

staccarono il grosso<br />

del gruppo, nel<br />

quale riusciva,<br />

comunque, a mantenersi<br />

G anche se la fatica cominciava a<br />

farsi sentire.<br />

Il freddo umido sembrava ghermire i<br />

muscoli del corpo e le ossa: si muoveva<br />

sempre più stancamente. G conosceva<br />

bene quella sensazione di spossatezza alla<br />

quale sapeva di non dover cedere: nò, non<br />

poteva fermarsi, anche se sentiva il cuore<br />

scoppiare, doveva tener duro! In quei<br />

momenti non bisognava pensare ai chilometri<br />

percorsi o da percorrere, bisognava<br />

solo preoccuparsi di continuare a correre:> pensò.<br />

E così continuò la sfida contro sé stesso e<br />

vincendo la fatica arrivò al traguardo,<br />

accolto dall’abbraccio caloroso di moglie e<br />

figli. Stremato ma felice, indossò la tuta e<br />

si godette la premiazione, perché, incredibile<br />

a dirsi, era addirittura arrivato tra i<br />

primi nella sua categoria, al di là di ogni<br />

più rosea previsione.<br />

Anche il vecchietto andò a congratularsi<br />

con lui: “Sei stato grande! Te lo avevo<br />

detto: un passo dopo l’altro…. senza arrendersi<br />

mai !”<br />

“Come nella vita !” ribattè G.<br />

“Già…. Come nella vita!”


<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

L’angolo ... cin cin di Letizia Chilelli<br />

Nel corso del nostro viaggio nel vocabolario<br />

del vino, arriviamo a parlare della<br />

“DESCRIZIONE OLFATTIVA” che si avvale<br />

dei seguenti aggettivi:<br />

-Aromatico<br />

-Vinoso<br />

-Floreale<br />

-Fruttato<br />

-Franco<br />

-Fragrante<br />

-Erbaceo<br />

-Speziato<br />

-Etereo<br />

-Ampio<br />

AROMATICO<br />

È il profumo specifico del vitigno, e lo si<br />

riscontra nelle uve aromatiche: Moscati,<br />

Malvasie e poche altre.<br />

Protegge i tuoi valori<br />

Silvia Malatesta - Via S. Felicissima, 25<br />

01033 Civita Castellana (VT)<br />

Tel.0761.599444 Fax 0761.599369<br />

silviamalatesta@libero.it<br />

“DESCRIZIONE OLFATTIVA”<br />

VINOSO<br />

È il profumo del vino molto giovane, che<br />

ci ricorda la vinificazione. Richiama il tipico<br />

profumo che si avverte nelle cantine al<br />

momento della svinatura, lo si riscontra<br />

particolarmente nei vini rossi.<br />

FLOREALE<br />

Si riscontra nei vini bianchi che emanano<br />

sentori di fiori in questo caso bianchi o<br />

nei vini rossi meno giovani che ci regalano<br />

sentori di fiori rossi appassiti.<br />

FRUTTATO<br />

Questo profumo ci ricorda i più svariati<br />

tipi di frutta e nel vino li ritroviamo in<br />

rapporto alla sua evoluzione e alla sua<br />

tipologia: ad esempio in alcune bottiglie<br />

si riscontrano sentori di frutta a polpa<br />

bianca o rossa, la frutta<br />

molto matura e quella<br />

esotica o sentore di confettura<br />

di frutta o frutta<br />

secca.<br />

FRANCO<br />

È un profumo pulito, netto<br />

che non lascia dubbi sulla<br />

tipologia del vino che<br />

abbiamo in esame.<br />

FRAGRANTE<br />

Questo profumo ci ricorda<br />

la freschezza delle essenze<br />

floreali e fruttate.<br />

ERBACEO<br />

Questo profumo ci ricorda<br />

sensazioni di erba tagliata<br />

e di essenze vegetali<br />

verdi.<br />

È tipico di vini come:<br />

Cabernet Franc,<br />

Sauvignon blanc,<br />

Lagrein…<br />

SPEZIATO<br />

Questo profumo ci evoca<br />

sentori di spezie, come<br />

pepe, cannella, noce<br />

moscata, tipici dell’affinamento in botte.<br />

49<br />

ETEREO<br />

Ci riconduce al bouquet del vino, derivante<br />

da diversi periodi di invecchiamento.<br />

AMPIO<br />

È il profumo che abbraccia varie sensazioni<br />

che appartengono ai profumi primari,<br />

secondari e terziari.<br />

Prendiamo ora in considerazione l’esame<br />

gustativo, iniziamo parlando in modo specifico<br />

della quantità degli zuccheri contenuta<br />

nella bottiglia. Per questa descrizione<br />

useremo i seguenti aggettivi:<br />

-Secco<br />

-Abboccato<br />

-Amabile<br />

-Dolce<br />

-Stucchevole<br />

SECCO<br />

Si usa questo aggettivo quando nella<br />

nostra bottiglia non si percepisce la sensazione<br />

di dolcezza.<br />

ABBOCCATO<br />

Si dice di un vino in cui si percepisce una<br />

leggerissima sensazione di dolcezza.<br />

AMABILE<br />

In questo caso la sensazione dolce non è<br />

predominante anche se chiaramente si<br />

percepisce.<br />

DOLCE<br />

Si usa questo aggettivo quando la sensazione<br />

dolce predomina.<br />

STUCCHEVOLE<br />

In questo caso la predominanza dolce è<br />

forte ma non è ben supportata da altri<br />

elementi, infatti in questo caso ci troviamo<br />

davanti ad una componente negativa<br />

del nostro vino.<br />

(Bibliografia “Tecnica della degustazione”A.I.S<br />

edizione 2001).<br />

Continua sul prossimo numero.


50<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Civita Castellana 1959, I elementare. Foto del Signor <strong>Mauro</strong> Chiodi<br />

Sono stati riconosciuti: 1- <strong>Mauro</strong> Cerri, 2- Arsenio Magnanti, 3- Vasco Menichelli,<br />

4- <strong>Mauro</strong> Pupi, 5- Alberto Gioacchini, 6- <strong>Mauro</strong> Chiodi, 7- Mario Piatesi.<br />

Bersaglieri a Fabrica di Roma nel 1924, <strong>foto</strong> della Signora Verena Baldassi<br />

Album d<br />

Se vi riconoscete in queste <strong>foto</strong>, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere


ei ricordi<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 51<br />

Fabrica di Roma 11 Giugno 1946<br />

incontro delle quinte elementari di Fabrica di Roma e Orte.<br />

Insegnanti Anna Camuri e Mario Pucci.<br />

Foto della Signora Verena Baldassi<br />

pubblicate le vostre <strong>foto</strong>, portatele presso la redazione di <strong>Campo</strong> de’ fiori, esse vi verranno subito restituite.<br />

Civita<br />

Castellana<br />

inizi del<br />

1900<br />

famiglia<br />

Argelli -<br />

Mezzanotte<br />

Giulia


52<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Farmacie Civita Castellana aperte nei giorni festivi di Febbraio 2007<br />

4 Febbraio: Municipale Via Ferretti<br />

11 Febbraio: Municipale Via Santa Felicissima<br />

18 Febbraio: Filizzola Corso Bruno Buozzi<br />

25 Febbraio: Municipale Via Ferretti<br />

Farmacie Corchiano e Fabrica aperte nei giorni festivi<br />

4 Febbraio: Farmacia Minelli di Corchiano<br />

25 Febbraio: Farmacia Liberati di Fabrica di Roma<br />

Benzinai Civita Castellana aperti nei giorni festivi di Febbraio 2007<br />

4 Febbraio: Tamoil Via Flaminia - IP Circonvallazione - Erg Via Nepesina<br />

- Q8 Via Terni<br />

11 Febbraio: Api Via Flaminia (Borghetto) - Enerpetroli S.S. 311 Nepesina<br />

- Total Via Terni<br />

18 Febbraio: Schell Via Flaminia - Agip Via Belvedere Falerii Veteres<br />

25 Febbraio: Esso Via Flaminia - Api Via Corchiano


<strong>Campo</strong> de’ fiori 53<br />

Una “Fabrica” di ricordi<br />

Storie e immagini di Fabrica di Roma<br />

di Sandro Anselmi<br />

Ruggero e la statua etrusca<br />

tessera di appartenenza all’ordine ecclesiastico<br />

Non conoscevo Ruggero se non di fama,<br />

ma quella mattina, all’appuntamento con i<br />

miei amici, arrivò per primo.<br />

Avevamo deciso, da qualche tempo, di<br />

fare una gita alla necropoli di Falerii Novi<br />

e, non vi sarebbe stata guida migliore di<br />

lui.<br />

Quando il gruppo finalmente si costituì,<br />

partimmo utilizzando tutti i mezzi a disposizione,<br />

dalle biciclette, alla vespa, oltre la<br />

mia vecchia Fiat 600 Abarth, che prese a<br />

bordo l’esperto ospite.<br />

Durante il breve viaggio, simpatizzammo<br />

subito e, di lui, mi colpì la pacatezza, l’educazione,<br />

la modestia.<br />

Capii che era un uomo di grande cultura e<br />

con un gusto spiccato per l’arte in genere<br />

e si proponeva con un modo di parlare<br />

chiaro ed intelligente.<br />

Arrivati davanti alla Porta di Giove,<br />

lasciammo i<br />

mezzi e ci avviammo<br />

a piedi<br />

verso un<br />

camminamento<br />

terrazzato,<br />

che correva<br />

davanti alle<br />

aperture di<br />

tombe a camera,<br />

scavate<br />

su una parete<br />

a strapiombo<br />

sul fosso sottostante.<br />

Procedevamo<br />

in fila indiana<br />

e, Ruggero,<br />

avanti, spiegava<br />

la storia<br />

e le leggende<br />

di quei luoghi.<br />

Io chiudevo la<br />

fila camminando<br />

guardingo su un tappeto di cocci e di<br />

minuti blocchi di tufo, risultanze di antiche<br />

devastazioni vandaliche.<br />

Quasi alla fine del lungo tratturo, il mio<br />

occhio si posò su un pezzetto di marmo<br />

che, malcelato, biancheggiava appena nell’informe<br />

ciottolato.<br />

D’istinto mi fermai, ma Ruggero, eccellente<br />

e vigile guida, mentre raccontava della<br />

Valle dei Principi, della Tomba della<br />

Regina, del Salto di Adamo… si girò<br />

improvvisamente e mi chiese cosa avessi<br />

scoperto. Io, pieno di emozione, lo invitai<br />

a controllare e, con l’ansia di chi scopre un<br />

tesoro, ci mettemmo entrambi a scavare<br />

con le mani per dissotterrare l’oggetto.<br />

Quasi subito ci accorgemmo che si trattava<br />

di una enorme statua di marmo, sdraiata<br />

sotto appena cinquanta centimetri di<br />

detriti!<br />

Ruggero scultore<br />

Era mancante della testa ed il panneggio,<br />

ancora ben conservato, faceva presumere<br />

che si trattasse di una scultura rappresentante<br />

un togato: perciò un patrizio o un<br />

soldato. Tra lo stupore di tutti, Ruggero<br />

ricoprì immediatamente il reperto, perché<br />

disse che se lo avessero scoperto i “tombaroli”,<br />

lo avrebbero trafugato in un attimo.<br />

Così, noi vedemmo per l’ultima volta<br />

la “nostra statua”. E sì, perché, ritornati<br />

dopo qualche tempo a controllare il nostro<br />

tesoro dormiente, avemmo l’amara sorpresa<br />

che s’era “svegliato e se n’era andato”…….<br />

Qualcuno disse che era stato portato nel<br />

museo archeologico del Forte Sangallo di<br />

Civita Castellana ed io, ancora oggi, mi<br />

illudo di riconoscerlo fra le tante statue<br />

che lì sono esposte. Ma la loro espressione<br />

enigmatica sfida la chiarezza dei miei<br />

ricordi, forse troppo lontani, e così mi confondo<br />

fra reale ed immaginario, per qualcosa<br />

che resta comunque una bella avventura<br />

di gioventù.<br />

Note biografiche<br />

Ruggero Cencelli nasce a Fabrica di Roma il<br />

29.09.1914 e, dopo una carriera ecclesiastica interrotta<br />

(da cui Ruggeretto ‘o smonacato), dedica tutta<br />

la vita alla filosofia, alla poesia ed alla scultura.


54<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Album d<br />

10 Marzo 1975 IV elementare di Civita Castellana - nati nel 1966 hanno festeggiato 40 anni nel 2006<br />

sono presenti: 1- Marisa Orizio, 2- Emanuela Tronti, 3- Daniela Piunti, 4- Cecilia Carpenti, 5- Anna Rita Albertini<br />

6- Maria Letizia Cima, 7- Vittoria Scopetti, 8- la maestra Caterina Delle Chiaie, 9- Roberta Riganelli,<br />

10- Elisabetta Neri, 11- Valentina Chilini, 12- <strong>Mauro</strong> Zezza, 13- Roberto Costantini, 14- Rita Mariani, 15- Antonio Lucidi,<br />

16- Carla Biccheri, 17- Stefano Corsi, 18- Marco Tontoni, 19- <strong>Mauro</strong> Federici, 20- Nello Profili,<br />

21- Davide Lanzi, 22- Gian Paolo Di Marco, 23- Roberto De Angelis (venuto a mancare all’età di 21 anni e che tutti i suoi compagni<br />

ricordano con tanto affetto), 24- Fabrizio Palamides, 25- Marco Frausilli<br />

INDOVINELLO<br />

Lavo i bimbi e le bambine<br />

corro sempre senza fine<br />

e a finirla vo’ nel mare:<br />

chi sa ben indovinare?<br />

Avete risolto l’indovinello ??<br />

Il primo che indovinerà e ne darà comunicazione<br />

in redazione, riceverà un simpatico omaggio<br />

offerto dalla<br />

GIOIELLERIA SPERANDIO<br />

Se vi riconoscete in queste <strong>foto</strong>, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere pubb


ei ricordi<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Civita Castellana anno scolastico 1982-83 <strong>foto</strong> del Signor Francesco Barboni<br />

licate le vostre <strong>foto</strong>, portatele presso la redazione di <strong>Campo</strong> de’ fiori, esse vi verranno immediatamente restituite.<br />

55


56<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Associazione Accademia Internazionale D’Italia (A.I.D.I.)<br />

www.campodefiori.biz<br />

www.campodefiorionline.it<br />

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ci è stato segnalato, da alcuni operatori commerciali di essere stati contattati per l’inserzione pubblicitaria delle loro attività su <strong>Campo</strong><br />

dè fiori, da persone a noi sconosciute. Comunichiamo pertanto che le persone incaricate a qualsiasi titolo, da <strong>Campo</strong> dè fiori, dovranno<br />

essere munite di autorizzazione su carta intestata, debitamente firmata dal direttore e contenente i dati anagrafici dell’incaricato<br />

stesso. L’incaricato dovra inoltre esibire un documento di riconoscimento.<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

è la più grande vetrina per i tuoi affari.<br />

La pubblicità su <strong>Campo</strong> dè fiori arriva e “porta bene” ed entra nelle case di milioni di lettori.<br />

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o puoi trasmetterla per fax allo 0761 . 513117


L’evoluzione grafica<br />

della bandiera americana<br />

che ha portato<br />

all’attuale versione è<br />

di Arnaldo Ricci<br />

complessa ed è strettamente<br />

legata a fatti<br />

storici ben precisi. Tutti sappiamo che la<br />

maggior parte dei territori che attualmente<br />

costituiscono gli USA erano nient’altro<br />

che colonie dellIimpero Britannico; sappiamo<br />

anche che, per svariati motivi, che non<br />

sono oggetto di questo articolo, 13 di queste<br />

colonie si ribellarono alla madre patria,<br />

dando il via a quella che fu chiamata la<br />

rivoluzione americana, capeggiata da<br />

George Washington, che dichiarò l’indipendenza<br />

dalla madrepatria il 04.07.1776.<br />

Si era appena all’inizio di una guerra lunga<br />

e sanguinosa che si concluse solo nel 1783<br />

con la rinuncia della Gran Bretagna al proprio<br />

dominio. Ebbene, per il primo anno di<br />

guerra, gli americani ribelli adottarono<br />

come bandiera quella con tredici strisce<br />

orizzontali rosse e bianche ( 13 perché le<br />

colonie ribelli erano 13) ed un riquadro in<br />

alto a sinistra raffigurante la bandiera<br />

della Gran Bretagna (fig. 1). A mio avviso,<br />

questa versione di bandiera rifletteva forse<br />

lo stato d’animo di questi coloni che nel<br />

profondo del loro cuore non pensavano di<br />

potersi distaccare definitivamente dalla<br />

madre patria inglese. A circa un anno dalla<br />

proclamazione dell’indipendenza, ed esattamente<br />

il 14.06.1977, il congresso da<br />

poco costituito, adottò come bandiera<br />

della Confederazione degli Stati Americani<br />

( a quel tempo non avevano ancora adottato<br />

la denominazione USA ) quella che<br />

vedete in fig.2, con tredici strisce e tredici<br />

stelle. Prima di prendere questa decisione,<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

La rubrica dei perchè<br />

Perchè la bandiera USA è così ?<br />

vi furono numerose proposte da parte di<br />

vari esponenti politici; una di queste proposte<br />

venne addirittura immortalata in un<br />

quadro raffigurante G. Washington mentre<br />

esamina un campione.<br />

Come detto precedentemente, venne però<br />

scelta quella di fig. 2 , essa venne poi<br />

appellata ovviamente in inglese “stars and<br />

stripes flag”. Negli anni successivi, come<br />

tutti sappiamo, si verificarono grandi<br />

mutamenti politici e territoriali che portarono<br />

passo dopo passo a nuove annessioni<br />

territoriali di quella realtà definita poi<br />

USA. Non posso descrivere tutti questi<br />

eventi ma citerò i più salienti; per esempio<br />

la guerra contro il Messico, vinta dagli USA<br />

e che portò all’annessione della California<br />

e del Texas. Non sempre però gli eventi<br />

furono bellici; la Louisiana infatti venne<br />

acquistata pagando fior di dollari alla<br />

Francia. Ogni volta che un nuovo territorio,<br />

definito successivamente Stato, veniva<br />

annesso agli USA, si aggiungeva una stella<br />

sul lato superiore sinistro della bandiera;<br />

le strisce invece rimasero sempre 13,<br />

anche nella bandiera attuale. Questo per<br />

continuare ad indicare che gli stati fondatori<br />

erano 13.<br />

Secondo questo concetto, si è arrivati alla<br />

bandiera attuale con 50 stelle, adottata<br />

ufficialmente il giorno 11. 04 .1960 con<br />

l’ingresso negli USA dello stato delle<br />

Hawaii (fig.3).<br />

Debbo segnalare una particolarità: a partire<br />

dal 04.07.1818 si decise che ogni volta<br />

che veniva ad aggiungersi un nuovo stato,<br />

per aggiornare ufficialmente il numero<br />

delle stelle sulla bandiera, si doveva<br />

comunque aspettare la data del quattro<br />

luglio successivo.<br />

Soprannomi fabrichesi<br />

Bomma<br />

Stridò<br />

Terremoto<br />

Schioppo<br />

Spanò<br />

Spallona<br />

Catanò<br />

Biferò<br />

Gesù Maria<br />

Totore<br />

Gommele<br />

Micio<br />

Micetto<br />

Miciotto<br />

Bruscaceci<br />

Preciso<br />

Metifame<br />

Favarino<br />

(fig.2)<br />

prima bandiera<br />

ufficiale degli<br />

USA<br />

57<br />

(fig.1)<br />

bandiera utilizzata<br />

durante la prima<br />

fase della<br />

rivoluzione<br />

(fig.3)<br />

bandiera attuale<br />

USA<br />

Proverbio<br />

Corchianese<br />

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sceglitura<br />

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a n. 3 consulenze gratuite.<br />

Per informazioni rivolgersi in redazione<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori è distribuito a Civita Castellana, Corchiano, Fabrica di Roma, Vignanello, Vallerano, Canepina,<br />

Vasanello, Soriano Nel Cimino, Vitorchiano, Bagnaia, Viterbo, Montefiascone, Carbognano, Caprarola,<br />

Ronciglione, Sutri, Capranica, Cura di Vetralla, Blera, Monte Romano, Tarquinia, Civitavecchia, Orte, Gallese,<br />

Magliano Sabina, Collevecchio, Tarano, Torri in Sabina, Calvi nell’Umbria, Stimigliano, Poggio Mirteto,<br />

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inviato ad Istituzioni Culturali e sedi Universitarie italiane e straniere, a personaggi politici, della cultura,<br />

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<strong>Campo</strong> de’ fiori 63<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Periodico Sociale di<br />

Arte, Cultura<br />

ed Attualità edito<br />

dall’Associazione<br />

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Sandro Anselmi<br />

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Redazione<br />

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Grafica:<br />

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Editoriale:<br />

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Reg.Trib. VT n. 351<br />

del 2/6/89<br />

Stampa:<br />

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