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“T utte le strade portano a Roma”, recita l’antico proverbio latino.. Infatti, quando la civiltà romana era al vertice del suo splendore, tutto il mondo aveva come punto di riferimento la Città Eterna. Da Roma non solo partivano le legioni conquistatrici, ma vi giungevano anche i tributi provenienti dai più svariati e lontani luoghi come la Giudea, la Britannia e la penisola iberica. Creativi e con ottime capacità organizzative, i romani idearono diversi mezzi per mantenere uniti i loro territori, tra cui particolare importanza assunse la costruzione di nu- 50 Salvami Regina · Gennaio 2009 La “Regina Via La Via Appia ha segnato, nel corso dei secoli, la storia di Roma, in quanto, non solo, ha da sempre rappresentato il canale attraverso cui far passare i prodotti commerciali ma, spesso, è stata anche utilizzata dalle forze militari, sia romane che avverse, per le loro operazioni espansionistiche. Essa è entrata a far parte anche della storia della Chiesa in quanto qui avvenne l’incontro drammatico tra Gesù e Pietro sintetizzabile nella famosa domanda di Pietro a Gesù: “Quo Vadis”. merose strade che servivano a collegare la capitale alle province. Essi si rivelarono così eccellenti ingegneri, dato che molte di queste strade si trovano ancor oggi in buono stato e sono sicure e transitabili. Tra queste, la più famosa è la Via Appia, nota anche come Regina Viarum (Regina delle strade), che fu di fondamentale importanza strategica per la supremazia di Roma sin dai primi tempi della Repubblica. La sua costruzione iniziò nell’anno 312 a.C., su iniziativa di Appio Claudio Cieco, censore della Repubblica e, più tardi, console. Appartenente ad una delle più antiche famiglie patrizie, la Gens Claudia, quest’uomo per- spicace e imprenditore finì per legare il suo nome alla storica strada. Il metodo utilizzato nella costruzione di questo capolavoro d’ingegneria è, ancor oggi, di riferimento per la costruzione di opere di tal genere: al di sopra del tracciato di terra, veniva collocato uno strato di pietre legate da calcestruzzo, su cui era poi steso uno strato di ghiaia. Infine, per formare una superficie piana, si sistemavano una serie di lastre così ben aderenti le une alle altre che tra molte di loro non si riusciva ad introdurre la lamina di un coltello. Inoltre, per lo scorrimento delle acque pluviali, la Via Appia era rialzata nel mezzo, posse-

um” Carlo Toniolo deva canali in ambo i lati ed era protetta da battistrada. La “Regina delle strade” ha segnato nel corso dei secoli la storia di Roma, in quanto ha sempre rappresentato il canale attraverso cui far passare i prodotti del commercio oltre ad essere spesso percorsa dai militari. Durante la Seconda Guerra Mondiale, essa fu intensamente utilizzata sia dall’esercito tedesco che dalle forze alleate, nel conflitto per il possesso della Penisola Italiana. Essa, infine, è entrata a far parte anche della storia della Chiesa con l’episodio drammatico: “Quo Vadis”. La persecuzione perpetrata da Nerone nel primo secolo dell’Era Cri- stiana era stata talmente terribile che lo stesso San Pietro decise di fuggire da Roma. Secondo un’antica tradizione, egli stava percorrendo la Via Appia quando, ad un certo punto del tragitto, si imbatté proprio in Gesù Cristo, che veniva in senso contrario. Attonito, il Pescatore di Uomini cadde in ginocchio davanti al suo Maestro e Gli chiese: — Quo vadis Domine? (Dove vai, Signore?) — Vado a Roma, per essere crocifisso un’altra volta… Il Principe degli Apostoli a quel punto comprese: davanti alla debolezza che lo portava a fuggire e ad evitare la morte, il Divino Maestro, al contrario,si dirigeva a Roma per morire al suo posto … Colpito dalla vergogna e dal pentimento, San Pietro ritornò all’Urbe, dove fu martirizzato qualche tempo dopo. Nel luogo del prodigioso incontro, venne eretta nel IX secolo una piccola chiesa, nota oggi col nome di Chiesa del Domine Quo Vadis. Essa è stata visitata dal Servo di Dio Giovanni Paolo II nel 1983. Le consunte e storiche pietre della Via Appia se da un lato sono un perenne ricordo della fragilità dell’essere umano, dall’altro, ci ricordano l’estrema bontà e misericordia di cui è capace il Divino Salvatore ed il Suo incommensurabile amore verso ciascuno di noi. Gennaio 2009 · Salvami Regina 51 François Boulay

“T<br />

utte le strade portano<br />

a Roma”, recita l’antico<br />

proverbio latino..<br />

Infatti, quando la<br />

civiltà romana era al<br />

vertice <strong>del</strong> suo splendore, tutto il mondo<br />

aveva come punto di riferimento la<br />

Città Eterna. Da Roma non solo partivano<br />

le legioni conquistatrici, ma vi<br />

giungevano anche i tributi provenienti<br />

dai più svariati e lontani luoghi come<br />

la Giudea, la Britannia e la penisola<br />

iberica.<br />

Creativi e con ottime capacità organizzative,<br />

i romani idearono diversi<br />

mezzi per mantenere uniti i loro<br />

territori, tra cui particolare importanza<br />

assunse la costruzione di nu-<br />

50 Salvami Regina · Gennaio 2009<br />

La “Regina Via<br />

La Via Appia ha segnato, nel corso dei secoli, la storia di Roma, in<br />

quanto, non solo, ha da sempre rappresentato il canale attraverso cui<br />

far passare i prodotti commerciali ma, spesso, è stata anche utilizzata<br />

dalle forze militari, sia romane che avverse, per le loro operazioni<br />

espansionistiche. Essa è entrata a far parte anche <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>la<br />

Chiesa in quanto qui avvenne l’incontro drammatico tra Gesù e Pietro<br />

sintetizzabile nella famosa domanda di Pietro a Gesù: “Quo Vadis”.<br />

merose strade che servivano a collegare<br />

la capitale alle province. Essi<br />

si rivelarono così eccellenti ingegneri,<br />

dato che molte di queste strade si<br />

trovano ancor oggi in buono stato e<br />

sono sicure e transitabili.<br />

Tra queste, la più famosa è la<br />

Via Appia, nota anche come Regina<br />

Viarum (Regina <strong>del</strong>le strade), che fu<br />

di fondamentale importanza strategica<br />

per la supremazia di Roma sin<br />

dai primi tempi <strong>del</strong>la Repubblica. La<br />

sua costruzione iniziò nell’anno 312<br />

a.C., su iniziativa di Appio Claudio<br />

Cieco, censore <strong>del</strong>la Repubblica e,<br />

più tardi, console. Appartenente ad<br />

una <strong>del</strong>le più antiche famiglie patrizie,<br />

la Gens Claudia, quest’uomo per-<br />

spicace e imprenditore finì per legare<br />

il suo nome alla storica strada.<br />

Il metodo utilizzato nella costruzione<br />

di questo capolavoro d’ingegneria<br />

è, ancor oggi, di riferimento<br />

per la costruzione di opere di tal<br />

genere: al di sopra <strong>del</strong> tracciato di<br />

terra, veniva collocato uno strato<br />

di pietre legate da calcestruzzo, su<br />

cui era poi steso uno strato di ghiaia.<br />

Infine, per formare una superficie<br />

piana, si sistemavano una serie<br />

di lastre così ben aderenti le une<br />

alle altre che tra molte di loro non<br />

si riusciva ad introdurre la lamina<br />

di un coltello. Inoltre, per lo scorrimento<br />

<strong>del</strong>le acque pluviali, la Via<br />

Appia era rialzata nel mezzo, posse-

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