Lezione XLVII - Francesco Ridolfi
Lezione XLVII - Francesco Ridolfi
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La scuola italiana nei secoli e il suo influsso in Europa<br />
attraverso l’opera dei letterati, dei pensatori, dei giuristi, dei<br />
matematici, degli scienziati, dei medici; maestri italiani<br />
all’estero.<br />
Sotto l’imperatore Vespasiano si ebbe in Roma il primo insegnante stipendiato<br />
dallo Stato; l’onore toccò a Quintiliano che aprì una scuola di oratoria. Merito<br />
capitale della sua opera è la formazione dell’oratore, cioè dell’uomo che sappia<br />
adoperare la sovrana arte della parola; propone come scuola educativa quella<br />
pubblica che offre al bambino un’immagine della vita, così che egli è trascinato<br />
dall’emulazione, e il suo cuore e il suo carattere si formano per opera del<br />
maestro, a contatto dei condiscepoli. Troviamo i principi didattici e pedagogici<br />
che precorrono i tempi moderni.<br />
Adriano (sec. II d. C.) istituì l’Ateneo, un’accademia per lo studio della filosofia,<br />
della retorica, della grammatica e della giurisprudenza; si seguivano i metodi<br />
greci. I Romani ebbero il merito di creare con le loro scuole di diritto un tipo di<br />
insegnamento superiore originale; Caio Ateio Capitone, celebre giurista del tempo<br />
di Augusto, fondò una scuola di giurisprudenza, detta poi dei sabiniani, dal nome<br />
del suo maggiore rappresentante, Masurio Sabino. Celebri scuole di diritto furono<br />
quelle di Costantinopoli, Berito, Mitilene e Rodi.<br />
Per quanto riguarda le scuole primarie, risulta certamente provato che gli<br />
imperatori, in particolare Adriano, ne favorirono la diffusione nelle più lontane<br />
province e che incoraggiarono con immunità fiscali i pedagoghi a stabilirsi in<br />
villaggi sperduti, come per esempio quello in fondo al distretto minerario di<br />
Vipasca in Lusitania.<br />
Da un trattato di Galeno(II sec.d.C.),scoperto recentemente, si può capire contro<br />
l’opinione diffusa soprattutto tra studiosi anglosassoni la grande importanza della<br />
cultura scritta nella società romana. L’impero romano fu probabilmente l’entità<br />
statale presso la quale la scrittura raggiunse la sua massima diffusione in ogni<br />
classe sociale prima dell’età moderna.VI fu grande diffusione del libro non solo al<br />
livello di élite dominante; nelle biblioteche la lettura avveniva in spazi distinti da<br />
quelli in cui i volumi erano conservati. Comporre uno studio su qualsiasi<br />
argomento richiedeva la necessità di accede a risorse librarie adeguate.Cruciale fu<br />
il nesso tra conservazione della memoria culturale(nella forma dei libri) e<br />
l’acquisizione di conoscenze nuove.Agli intellettuali spettava il compito di<br />
salvaguardare il lavoro testuale del passato (dal Messaggero del 27-7-2011).<br />
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Passiamo ora alle discipline artistiche cominciando dall’architettura: in epoca<br />
repubblicana si formarono i “collegia” o “scholae”, associazioni chiuse di mestiere,<br />
con i “magistri” eletti e poi di nomina imperiale, assegnati ai servizi pubblici;<br />
importanti erano i “collegia” di fabbri (muratori e falegnami). Con l’istituzione<br />
adrianea delle coorti, a quelli furono aggregati architetti e costruttori; sappiamo<br />
da Simmaco di disposizioni date ad architetti e geometri che nelle ore libere<br />
studiassero per perfezionarsi.<br />
L’istituzione della prima cattedra di architettura risale al tempo di Alessandro<br />
Severo (III sec. d.C.), e tale materia, insegnata dagli “architecti magistri” rimase<br />
anche in seguito oggetto di insegnamento, come testimonia l’editto di<br />
Diocleziano che raccomandò l’istituzione di nuove scuole di architettura in<br />
prosecuzione dei corsi delle “litterae liberales” dopo il diciottesimo anno di età, e<br />
concesse particolari immunità a tutta una serie di artisti come stuccatori,<br />
tagliapietre, argentieri, doratori, muratori, pittori, scultori, mosaicisti, intagliatori,<br />
ecc. Leggi del tempo di Giustiniano riguardano frequentemente i”collegia”.<br />
Di eccezionale importanza per tutto il Medioevo è la continuità dell’officina<br />
gentilizia nei grandi monasteri, nelle città, specialmente per produrre manufatti<br />
di particolare qualità e pregio, destinati a un numero ridotto di committenti o per<br />
realizzare enormi imprese collettive svolte in più anni o decenni; tutti gli stili<br />
medioevali sono il risultato di questa organizzazione di lavoro. Le Arti<br />
(corporazioni) che riuniscono artigiani di uguale professione, la bottega dove il<br />
maestro si serve di aiuti e svolge un’attività eclettica, l’”opera”, ossia l’officina di<br />
una grande impresa pubblica o privata, che impegna maestranze composite, cioè<br />
artigiani appartenenti a varie arti e a più botteghe: questi tre istituti hanno alla<br />
base il carattere della libera associazione tra uomini liberi, che prestano i loro<br />
servizi in base ad un contratto regolarmente stabilito.<br />
Nel Medioevo la pittura e la scultura (artes mechanicae) non godono di<br />
considerazione autonoma ma sono strettamente legate all’architettura; pittori,<br />
scultori, stuccatori, vetrai, mosaicisti, ecc. sono lavoranti che prestano la loro<br />
opera nei cantieri alle dipendenze del progettista; l’insegnamento artistico ha<br />
carattere di apprendistato del mestiere. L’architettura come progettazione può<br />
anche rientrare tra i compiti del committente che è di solito un ecclesiastico o un<br />
politico che ha ricevuto l’istruzione del trivio e del quadrivio(vedi oltre) e per la<br />
parte più strettamente tecnico-pratica si fa aiutare dal capo delle maestranze.<br />
Per quanto riguarda le lettere e la filosofia, si può dire che già nel II secolo a.C.<br />
con il circolo degli Scipioni, fautori di un rinnovamento della cultura romana sotto<br />
l’influsso della Grecia, Roma cominciò ad affermarsi, rimanendovi fino al secolo<br />
VIII, come il centro più importante degli studi, richiamo per i dotti di tutto il<br />
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mondo occidentale. Lo storico Polibio e il filosofo Panezio, della media Stoà, che<br />
esercitò decisiva influenza sull’orientamento della corrente di pensiero a Roma,<br />
fecero parte di quel circolo.<br />
Nel I secolo a. C. troviamo a Roma anche Diodoro Siculo, Dionigi d’Alicarnasso,<br />
Trimagene che aprì una scuola di retorica e Asinio Pollione, fondatore della prima<br />
biblioteca.<br />
Nigidio Figulo è considerato da Cicerone come iniziatore del movimento<br />
neopitagorico romano, rinnovatore del pensiero pitagorico con la concezione di<br />
forze spirituali mediatrici e la fede in una rivelazione trascendente la ragione<br />
umana.<br />
Da Cicerone e poi da Quintiliano viene teorizzata la retorica come arte necessaria<br />
all’oratore. Per secoli e secoli si sono tramandati nelle scuole i precetti dell’arte<br />
del dire fissati dalla retorica romana. La preparazione di uno scritto<br />
letterariamente compiuto richiedeva “inventio”, l’invenzione degli argomenti,<br />
“dispositivo”, l’ordinamento dei concetti, ”elocutio”, il rivestimento di una forma<br />
bella ed appropriata; per l’oratore si aggiungevano “memoria”, la facoltà di<br />
ricordare i concetti trovati, e “actio”, l’arte del porgere. Per ciò che riguardava<br />
l’elocuzione, la retorica prescriveva che si dovessero curare la purezza del<br />
linguaggio (evitando barbarismi, solecismi, ecc.), la proprietà (che il discorso sia<br />
adatto alla persona cui si rivolge), la concisione(dire tutto quello che è da dire e<br />
niente di più di quello che si deve dire), l’eleganza, ecc. Tutta questa precettistica<br />
ha avuto storicamente una grandissima importanza sulla tecnica dello scrivere e<br />
del comporre, e talora anche sulla scienza della logica, sia nel Medioevo, con il<br />
trivio, sia nel Rinascimento.<br />
In filosofia Lucrezio e Pomponio Attico furono seguaci dell’epicureismo,<br />
caratterizzato dalla ricerca etica di un sereno distacco dell’individuo dal mondo<br />
circostante e dai suoi turbamenti. L’eclettismo fiorì in Roma con Terenzio Varrone<br />
e Cicerone, con un’elaborazione filosofica di dottrine diverse allo scopo di<br />
conciliarle e fonderle in un sistema di pensiero più o meno organico.<br />
Lo stoicismo romano (I-III sec. D.C.) merita un cenno a parte per il carattere<br />
singolare con cui si presenta; esso, infatti, su una base eclettica viene<br />
determinando la speculazione pratica con un carattere tendenzialmente religioso<br />
che verrà ulteriormente accentuato. Gaio Musonio Rufo, cittadino di vecchio<br />
stampo, nella filosofia cinico-stoica cercò i motivi più atti a confermare la propria<br />
condotta morale; Epitteto fu suo discepolo e insegnò a Roma (I-II sec. d.C.).<br />
Aristide il retore (II sec.)fu il più grande sofista del tempo; Giulia Domna, moglie<br />
di Settimio Severo, donna colta e influente, riunì intorno a sé un circolo di<br />
studiosi, letterati e filosofi.<br />
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Nella polemica contro i cristiani Marcione, filosofo gnostico, predicò nel 140,<br />
acquistando vari aderenti alla sua eresia; Valentino, anch’egli gnostico, insegnò<br />
dal 136 al 161; Sabellio, vissuto a Roma nel III secolo, fondò il sabellianesimo o<br />
modalismo. Già nel II secolo era stata introdotta a Roma la dottrina ereticale del<br />
monarchianesimo di Noeto dal suo discepolo Epigono, e un gruppo di eretici<br />
cristiani, formatosi attorno a Teodoto di Bisanzio, detto il Conciapelli, aveva<br />
parlato di adozionismo (per tutte queste eresie vedi lez. n. 5). Alle critiche mosse<br />
contro il Cristianesimo risposero i Padri apologisti, la cui prima grande figura fu<br />
Giustino che tenne una scuola a Roma; vero fondatore della patristica, non<br />
contrappone violentemente cristianesimo e paganesimo, ma anzi considera il<br />
primo come la compiuta e definitiva conclusione della filosofia greca.<br />
La tendenza al prevalere dell’interesse religioso nella speculazione degli stoici del<br />
periodo imperiale è indice di un orientamento che si viene sempre più<br />
determinando: l’ultima espressione di esso è il neoplatonismo.<br />
Massimo rappresentante fu Plotino che aprì una scuola filosofica a Roma dove<br />
insegnò dal 244 per più di venti anni con grande successo; Porfirio fu il suo<br />
successore. Importanza ebbe anche Salustio, consigliere dell’imperatore Giuliano.<br />
Un altro neoplatonico, Caio Mario Vittorino, fu maestro di retorica; Girolamo di<br />
Stradone, suo alunno, ebbe come precettore di grammatica Elio Donato, autore<br />
della più completa grammatica latina, ”Ars Donati grammatici”, d’uso generale nel<br />
Medioevo e oltre. Calcidio (IV sec.) fece un commento al Timeo platonico, celebre<br />
nel Medioevo ed unica fonte fino al secolo XII per la conoscenza di quasi tutte le<br />
dottrine platoniche.<br />
Concludiamo dicendo che da Ambrogio a Gregorio Magno innumerevoli sono gli<br />
esempi di grandi figure di scrittori e pensatori, educatori o allievi presso le scuole<br />
romane. Roma cristiana diffuse il proprio insegnamento all’Africa e all’Occidente;<br />
sul suo modello le scuole di Ippona e di Lione furono celebri fin dal IV secolo.<br />
Nello stesso tempo molte città italiane, dal nord al sud, furono centri di cultura:<br />
Firmico Materno, siciliano, scrisse un trattato di astrologia e, convertitosi al<br />
Cristianesimo, ”De errore profanarum religionum”; Filastro da Brescia (IV sec.) un<br />
libro sulle eresie; Tirannio d’Aquileia(Rufino) (IV-V sec.) tradusse in latino le opere<br />
dei Padri greci Origene, Panfilio, Basilio, Eusebio, Gregorio Nazanzieno. Giuliano<br />
d’Eclano (IV-V sec.) commentò i Profeti, tradusse il commento di Teodoro di<br />
Mopsuestia ai “Salmi”, fu abile scrittore con i suoi libri “Ad turbantium”, “Ad<br />
forum” e “De bono constantiae”, citato dal venerabile Beda.<br />
Per quanto riguarda le discipline scientifiche, poiché la concezione romana della<br />
scienza era essenzialmente pratica, si sviluppò la trattatistica. Importante è<br />
l’opera enciclopedica “Naturalis historia” di Plinio il vecchio, in 37 libri, uno dei<br />
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capisaldi della cultura antica; l’opera, studiata nel Medioevo, consultata con<br />
venerazione nel Rinascimento, tratta dell’astronomia, della geografia, dell’uomo e<br />
degli animali, della botanica, della medicina, dei metalli, delle erbe e del loro uso<br />
in medicina; l’autore ci dà un esempio del profondo umanesimo e della vastità di<br />
interessi della cultura latina del I secolo d. C. oltre ad innumerevoli, preziose<br />
notizie sulle conoscenze scientifiche dell’antichità di cui la sua opera rimane<br />
ancora oggi documento fondamentale.<br />
Molto letta nel Medioevo fu l’opera “Noctes atticae” di Aulo Gallio (II sec. d. C.) che<br />
tratta di medicina, matematica, oltre che di filosofia, diritto,ecc. Macrobio scrisse<br />
una gran quantità di notizie in ogni campo dello scibile; Marziano Capella (V<br />
sec.)raccolse materiale dottrinale, importante per l’influenza esercitata sulla<br />
tradizione scolastica medioevale;egli riunì in un solo volume le sette scienze di cui<br />
si componeva allora tutto lo scibile umano:grammatica,dialettica,<br />
retorica,geometria, astrologia,aritmetica e musica. Pomponio Mela (I sec. d.C.)<br />
scrisse ”De chorographia”, descrizione del mondo allora conosciuto.<br />
La vocazione all’agricoltura dei Romani spinse molti autori, Catone, Varrone,<br />
Virgilio, Columella, Plinio, a scrivere con principi ancora oggi validi; ha lasciato<br />
modelli anche l’agrimensura. L’allevamento del bestiame (bovini, suini, pecore,<br />
capre, cavalli, asini, muli, conigli, polli, oche, anatre, ecc.)fu molto sviluppato; i<br />
Romani possedevano un vasto complesso di cognizioni, molte delle quali<br />
dovevano, a distanza di secoli, trovare conferma nella scienza zootecnica; così,<br />
per esempio, per quanto riguarda la scelta e la valutazione dei riproduttori, essi<br />
già riconoscevano l’importanza, oltre che dell’esame dell’esteriore<br />
conformazione, della capacità funzionale dei riproduttori stessi e della loro<br />
ascendenza(genealogia). I Romani eccelsero anche nella piscicoltura e a tale<br />
scopo crearono perfette piscine e stagni per l’allevamento (molti esempi se ne<br />
trovano in varie parti dell’impero).<br />
Per le scienze mediche ricordiamo tra i grandi enciclopedisti Aulo Cornelio Celso (I<br />
sec. d. C.), autore del vasto trattato “De artibus” di cui resta per intero “De<br />
medicina”, completo riassunto della medicina e della chirurgia secondo le norme<br />
ippocratiche; riscoperto nel secolo XV, fu testo fondamentale di medicina per<br />
secoli in molte scuole. A Roma Rufo di Efeso scrisse il primo lavoro sistematico<br />
sull’anatomia umana, Sorano di Efeso il primo libro sulla gravidanza e sulla<br />
ginecologia (II sec. d.C.). Sotto Traiano e Adriano sorsero scuole mediche dove<br />
molta parte dell’insegnamento era dedicato alla chirurgia, molto praticata dai<br />
medici militari(la più antica rappresentazione di una dissezione anatomica,<br />
eseguita pubblicamente, si trova in una catacomba romana del IV secolo); si<br />
arricchisce l’istrumentario di leve, forcipi e raschiatoi. In epoca imperiale assurge<br />
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al più alto grado di sviluppo l’odontoiatria; si affina la tecnica demolitrice, fiorisce<br />
la classe dei “medici artifices dentium”, si pratica la protesi, sia pure in modo<br />
primitivo. A Roma operò Claudio Galeno, medico imperiale, considerato il più<br />
grande dell’antichità dopo Ippocrate, che scrisse di anatomia, fisiologia e<br />
patologia; la sua dottrina imperò, inattaccata e immutata, fino al Rinascimento. Fu<br />
celebre nel IV secolo Teodoro Prisciano.<br />
Nell’igiene sociale Roma fu maestra a tutti i popoli; la cura della salute pubblica<br />
era considerata obbligo precipuo dello Stato; si creò un’organizzazione sanitaria.<br />
Per la prima volta nella storia lo Stato affida al medico la cura e la responsabilità<br />
della salute dei cittadini; le regole igieniche sono codificate in una legislazione<br />
perfetta (la potabilità dell’acqua degli acquedotti, i provvedimenti per le terme<br />
pubbliche, per la canalizzazione, la sorveglianza degli alimenti da parte dei<br />
magistrati, la legislazione circa la sepoltura dei cadaveri, ecc).<br />
Voci altissime del sapere e dell’insegnamento furono Severino Boezio, romano, e<br />
Aurelio Cassiodoro, di Squillace (sec. V-VI), definiti “fondatori del Medioevo”,<br />
importanti anche perché trasmisero ai posteri il residuo patrimonio della cultura<br />
antica. Boezio fu il difensore della romanità; accusato di avere lavorato per la<br />
“libertas romana” fu imprigionato da Teodorico e giustiziato. Egli aspirava a<br />
rendere accessibili ai latini tutto Platone e tutto Aristotele con traduzioni e<br />
commenti; valendosi della traduzione, fatta da Mario Vittorino, della “Isagoge” di<br />
Porfirio( opera di logica, introduzione all’ “Organon”), la commentò ampiamente (<br />
un suo passo fu il punto di partenza alla questione degli “universali”-vedi oltre);<br />
tradusse le “Categorie” di Aristotele e le commentò, scrisse “Introductio ad<br />
categoricos syllogismos”, i trattati”De syllogismo hypothetico”,” De divisione” e<br />
“De differentiis topicis” in quattro libri, dai quali il Medioevo fino al XII secolo<br />
attinse la notizia di quella parte dell’”Organon” aristotelico che, quando fu<br />
conosciuta, fu chiamata “Logica nova”. Boezio è considerato come un mediatore di<br />
due civiltà , per cui la tradizione del pensiero antico trapassa in quella del<br />
Medioevo cristiano occidentale. La sua importanza è sottolineata dal fatto che egli<br />
in un’ epoca povera di scrittori significativi rese immensi servigi alla cultura; le<br />
sue opere ebbero tale rinomanza nel millennio successivo da farlo ascrivere tra i<br />
più grandi rappresentanti della letteratura universale, e furono la base della<br />
filosofia fino al XII secolo.<br />
Boezio scrisse inoltre “De institutione arithmetica”, riduzione dell’ “Aritmetica” di<br />
Nicomaco di Cerasa, e il “De geometria”, traduzione degli “Elementi” di Euclide;<br />
questi testi, studiati da tutte le generazioni del Medioevo, trasmisero la scienza<br />
antica al mondo moderno. Per le arti del trivio vedi oltre.<br />
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Di argomento cristiano sono gli “Opuscula” e due trattatelli dedicati al diacono<br />
Giovanni (uno dei quali detto “Liber de hebdomadibus”).<br />
Il benedettino Ubaldo di Saint-Amand (sec. IX-X) chiamò Boezio “il dottore<br />
ammirabile, il saggio, il sapiente”; Notker Labeone, oltre a molte opere classiche,<br />
tradusse in tedesco opere aristoteliche dal testo latino di Boezio; secondo J.<br />
Berthélemy di St. Hilaire (sec. XIX) senza gli studi boeziani non sarebbe esistita la<br />
Scolastica e Aristotele sarebbe ancora sconosciuto.<br />
La fama di Boezio è legata al “De consolatione philosophiae” di ispirazione<br />
neoplatonica, in forma di dialogo tra la filosofia personificata e l’autore che nel<br />
carcere aspetta la morte, opera che restò un esempio per tutta la poesia<br />
medioevale. Essa fu commentata da Scoto Eriugena, Remigio di Auxerre,<br />
Guglielmo di Conches, Nicola Trivet, Pietro d’Ailly, Dionigi Cartusiano, e imitata<br />
nel secolo XII da Pietro di Compostella, nel secolo XIV da Giovanni di Tambach e<br />
da Matteo di Cracovia, nel secolo XV da Giovanni Gerson; e fu anche tra i<br />
primissimi libri tradotti nei nuovi volgari (re Alfredo d’Inghilterra lo tradusse nel<br />
secolo IX in anglosassone, Notker Labeone di S. Gallo alla fine del X secolo in<br />
tedesco, Jean de Melung alla fine del XIII secolo in francese), in greco fu tradotto<br />
da Massimo Planude e ci fu persino una traduzione ebraica.<br />
Per Boezio teorico della musica vedi lez. n. 45.<br />
Flavio Aurelio Cassiodoro fondò nella sua Squillace due conventi, tra cui il<br />
Vivarium che sotto la sua direzione divenne importante centro di cultura, il<br />
prototipo dei centri monastici. Grazie ad una ricca raccolta di testi sacri e profani<br />
da lui adunativi si preoccupò di fornire ai monaci gli strumenti indispensabili per<br />
la loro formazione; sunteggiò anche traduzioni latine di Euclide e Nicomaco.<br />
Importanti per la conoscenza dell’epoca sono “Historia gotica” (egli fu ministro e<br />
consigliere di Teodorico e dei suoi successori fino a Vitige,appassionato<br />
animatore dell’ideale di fusione tra Romani e Goti), “Chronica” (dalle origini al<br />
519); dei suoi ideali religiosi scrisse nel “De anima”. Il suo lavoro più significativo<br />
”Institutiones divinarum lectionum”(sulla sacra scrittura, considerata anche come<br />
modello di stile) costituisce una delle prime “summae” della scienza profana<br />
dedicate ai monaci, la più straordinaria e attenta guida che l’evo antico potesse<br />
consegnare al nuovo, perché ritrovasse ciò di cui i Padri ritenevano non si dovesse<br />
perdere; le sue “Institutiones humanarum lectionum” che concernono le arti<br />
liberali ebbero un’importanza enorme. Nel suo ritiro cenobitico Cassiodoro<br />
salvò,tra i molti tesori della cultura classica, anche le opere dei medici greci, da<br />
Ippocrate a Galeno. A lui si ispirò nei “Compendi” il venerabile Beda; da Alcuino a<br />
Rabano Mauro, da Sedulio Scoto ad Aureliano di Moutier-Saint Jean la cultura<br />
medioevale risentì del suo influsso (vedi anche lez. n. 45 e 48).<br />
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Anche Benedetto da Norcia (V-VI sec.) diede grande sviluppo all’istruzione<br />
conventuale , estesa dai monaci al popolo.<br />
Gregorio Magno (540-604) fu scrittore di tempra; con le “Omelie latine”, con i 35<br />
libri di “Moralia” (commento al testo di Giobbe) e con i “Dialogi” (sulla vita e sui<br />
miracoli dei padri italici) esercitò una larghissima influenza sulla teologia e<br />
sull’agiografia medioevale; ricordiamo che il grammatico, teologo e scrittore<br />
inglese Alfrico compilò le sue “Homeliae catholicae” in lingua anglosassone con<br />
prefazioni latine sulle “Homeliae” del pontefice romano.<br />
Venanzio Fortunato (VII sec.), nato a Treviso, studiò a Ravenna e fu vescovo di<br />
Poitiers; compose un poema in onore di s.Martino, biografie di santi, poesie<br />
d’occasione, ebbe larga fama in Gallia e in Germania; i suoi inni sacri “Vexilla<br />
regis” e “ Pange lingua”sono entrati nella liturgia. Venanzio è considerato il primo<br />
poeta medioevale della Gallia; ha perfezionato la tecnica dello stile rimato della<br />
retorica; la sua lingua manifesta già l’inizio del passaggio dal latino alle lingue<br />
romanze.<br />
Nell’alto Medioevo le istituzioni educative si riducono a finalità morali e religiose e<br />
in particolari ecclesiastiche, pur operandosi la riassimilazione di una parte del<br />
retaggio culturale dell’antichità. Al principio del VI secolo troviamo scuole<br />
parrocchiali, scuole cattedrali(per la preparazione alla vita ecclesiastica) e scuole<br />
claustrali(distinte in interne per gli oblati ed esterne per i laici).<br />
In Italia, anche quando parve smarrita la continuità del pensiero scientifico, la<br />
civile sapienza non si era spenta; molte idee nuove si diffondono nel campo<br />
dell’insegnamento e sull’esempio italiano sorgono in Occidente le scuole<br />
parrocchiali.”Tutti i preti che dirigono le parrocchie accolgano nelle loro case i<br />
giovani studiosi, seguendo le buone consuetudini che si tengono in Italia tutta”, si<br />
afferma nel Concilio di Vaison nel 529. Quando Carlomagno entrò in Roma, vide<br />
che dietro i magistrati s’erano mossi a riceverlo gli scolari, studiosi delle lettere,<br />
in grande turba esultanti; quando Ludovico II (IX sec.)visitò Benevento, questa città<br />
ospitava non meno di trentadue professori di lettere profane.<br />
Nello stesso periodo i soli che studiarono e consegnarono gli insegnamenti<br />
greco-romani furono i chierici all’ombra dei chiostri; dal VI all’XI secolo i<br />
monasteri benedettini rimasero i più importanti focolai di cultura; i fondatori delle<br />
abbazie nelle loro “Regole” prescrivevano ai monaci di imparare a leggere e a<br />
scrivere, per dedicarsi alla lettura sacra. A loro va il merito di avere salvato il<br />
patrimonio culturale antico e nello stesso tempo di avere educato i fedeli alla<br />
comprensione dei problemi attuali (vedi lez. n. 48).<br />
Verso la fine del VI secolo i benedettini Agostino di Roma e Teodoro di Tarso,<br />
inviati dal papa in Inghilterra, istituirono parecchie scuole(la penetrazione del<br />
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Cristianesimo fu rapida e si accompagnò ad un intenso sviluppo culturale);<br />
speciale impulso fu dato alla scuola di Canterbury, principale focolaio di cultura<br />
greco-latina. Gregorio, vescovo di Ostia, e Teofilatto di Todi nel 748 furono<br />
mandati dal papa per assistere il sinodo di Calcuck, e qui proposero oltre i canoni<br />
per gli ecclesiastici( come le decisioni in materia di fede e di disciplina) molti<br />
elementi per la legge costitutiva riguardante il regno.<br />
Se gli stranieri che si stabilivano a Roma gradualmente si romanizzavano, quelli<br />
che tornavano nel loro paese erano il principale tramite di diffusione dell’influsso<br />
romano in Occidente; dal tardo VI secolo in poi vescovi franchi vennero a Roma<br />
per apprendervi la liturgia da introdurre nelle loro diocesi al posto dell’antico rito<br />
gallicano, e così fecero i missionari, guidati da Bonifacio nei paesi di recente<br />
conversione (Wurzburg, Eichstätt, Utrecht, ecc.). Nel 680 Benedetto Biscop,<br />
benedettino, da vari viaggi compiuti come pellegrino a Roma riportò in Inghilterra<br />
la liturgia romana, oltre il canto gregoriano, e moltissimi libri per la ricca<br />
biblioteca in cui si formò Beda, suo discepolo. A Roma fu il vescovo di York,<br />
Vilfredo (sec.VII-VIII), per affinare la propria cultura; poco più tardi dallo stesso<br />
centro venne Alcuino in cerca di libri per la biblioteca della propria scuola e vi<br />
tornò come direttore.<br />
Nel rinascimento della cultura promosso da Carlomagno (VIII sec.) la “schola<br />
palatina”, fondata ad Aquisgrana e affidata al clero, ebbe tra i suoi maestri molti<br />
dotti italiani: Paolo Diacono, benedettino di origine longobarda, storiografo e<br />
filologo, istitutore della figlia dell’imperatore, Paolino d’Aquileia, teologo e poeta,<br />
Pietro da Pisa, insegnante di grammatica. La scuola fu diretta da Alcuino che,<br />
secondo il costume da lui introdotto (segno di un rinato amore per le lettere<br />
classiche)volle chiamarsi, alla romana, Flaccus Albinus. La rinascita carolingia è<br />
nutrita soprattutto da Agostino d’Ippona, il maestro di tutta la speculazione<br />
medioevale e di tutta la spiritualità cristiana con il suo pensiero connesso alla<br />
posizione platonica, e da Boezio.<br />
Diffusasi la classificazione, data da Boezio, delle arti liberali del trivio<br />
(grammatica, retorica e dialettica), considerato propedeutico alla teologia e alla<br />
filosofia propriamente detta (metafisica, fisica, psicologica ed etica), Alcuino<br />
compì l’organizzazione degli studi in tutto l’impero, accogliendo il quadrivio<br />
(aritmetica, geometria, musica e astronomia). In grammatica si studiavano le<br />
regole grammaticali soprattutto sui testi di Elio Donato e di Prisciano di Cesarea<br />
(VI sec.), la cui “Institutio de arte grammatica” in 18 libri ebbe larga diffusione; si<br />
leggevano le opere dei testi classici e medioevali, in retorica ci si serviva dei testi<br />
di Cicerone, Quintiliano e Vittorino; la dialettica comprendeva lo studio delle<br />
opere logiche di Aristotele, Porfirio e Boezio.<br />
892
A imitazione di Carlomagno, il re d’Inghilterra Alfredo il grande (IX sec.) fondò<br />
una scuola palatina, favorì lo sviluppo della cultura, chiamando presso di sé<br />
uomini dotti, riorganizzò l’amministrazione e la giustizia, tradusse opere di<br />
Boezio, Gregorio Magno, ecc.<br />
All’ordine benedettino dobbiamo il salvataggio di molte opere classiche con gli<br />
amanuensi e i letterati. Creazione dei loro monasteri nell’Italia meridionale furono<br />
le “artes dictandi” che si diffusero in tutta Europa; dal secolo XI al XV con questo<br />
nome si chiamarono i libri di testo che insegnavano per regole ( artes o summae)<br />
ed esempi a scrivere lettere in latino, sullo stile ciceroniano.<br />
Le regole andavano dalla “salutatio” all’”elocutio”, al “cursus”; la denominazione di<br />
“dictandi” ebbe origine dalla consuetudine che gli antichi avevano di dettare le<br />
opere a segretari e a notai; tale insegnamento passò dalle abbazie e dalle scuole<br />
monacali a quelle dei Comuni e alle Università, uso durato fino all’Umanesimo,<br />
quando con il risorgere dei metodi classici si tornò all’eloquenza.<br />
“Dictatores” furono chiamati i maestri nell’arte epistolare e quindi in genere i<br />
letterati, giacchè l’epistolografia fu nel Medioevo la base dell’insegnamento<br />
letterario.<br />
Il primo trattatista fu il monaco di Montecassino Alberico (sec. XI). Le “artes<br />
dictandi” contribuirono a formare il latino medioevale, lingua viva, con<br />
caratteristiche che lo distinguevano dal classico e dall’umanistico, e un nuovo tipo<br />
di prosa, dominato dal “cursus” che col nome di “stilus curiae romanae”,<br />
particolarmente curato nello stile cancelleresco della curia papale (esso consiste<br />
nell’andamento ritmico del periodo), s’impose a tutta l’Europa colta, dalle corti di<br />
Francia all’aula imperiale, spazzando via altri tentativi simili(stile isidoriano, stile<br />
ilariano, ecc.), sorti al di là delle Alpi.<br />
Questa nuova maniera di scrivere fece sentire la sua efficacia anche nella prosa<br />
letteraria delle lingue romanze.<br />
La più celebre scuola francese di retorica, quella di Orléans, accettò assai presto il<br />
nuovo programma d’insegnamento, la nuova “ars” venuta dall’Italia; Bernardo di<br />
Meung, Pietro di Blois e Rodolfo d’Orléans ne furono i maggiori rappresentanti<br />
stranieri. Lo studio di tale disciplina si sviluppa e si diffonde parallelamente a<br />
quello del diritto (ars notaria), pur esso di origine italiana; la classe colta<br />
medioevale è formata specialmente da giudici, notai e dictatores.<br />
Nel tardo ‘200 la tradizione delle artes dictandi tende ad affrancarsi dalla<br />
prevalente applicazione nel dettato giuridico notarile e ad allargarsi nel quadro<br />
della nuova precettistica retorica e poetica che trasmette i suoi insegnamenti al<br />
primo Umanesimo.<br />
893
Desiderio, abate di Montecassino, e Federico di Lorena contribuirono<br />
efficacemente alla gloria che l’abbazia si acquistò nel secolo XI come centro di<br />
studi e di cultura; Alfano I, arcivescovo di Salerno, poeta elegante, unì la<br />
spiritualità cristiana al culto delle lettere antiche (in un latino tolto di peso dalle<br />
opere di Virgilio, Orazio, Ovidio, Giovenale), e Pietro Diacono, bibliotecario,<br />
completò “La storia dell’abbazia” di Leone Marsicano, e fu poi alla corte<br />
dell’imperatore Lotario II.<br />
Numerosi furono i benedettini celebri nella storia della cultura e<br />
dell’insegnamento; tra gli italiani ricordiamo Guglielmo da Volpiano (sec. X-XI)<br />
che istituì in Francia le scuole popolari con vitto gratuito agli studenti poveri,<br />
diede impulso all’arte romanica, fu abate di S. Benigno a Digione; Lanfranco di<br />
Pavia (XI sec.), giurista, teologo, che insegnò le arti del trivio ad Avranches e a<br />
Rouen e fece di Bec un fiorente centro di studi; Gerardo (XI sec.) che fu precettore<br />
dei figli di re Stefano d’Ungheria, svolse notevole attività culturale nella diocesi di<br />
Csànad, e fu tra i primi a coltivare la letteratura ungherese.<br />
Tra gli stranieri citiamo Walafrido, Notkero Balbo, Gerberto di Aurillac, Costantino<br />
africano, Rabano Mauro che introdusse in Germania lo studio delle arti liberali e<br />
degli antichi scrittori, tanto da essere chiamato “praeceptor Germaniae”; l’inglese<br />
Dunstan (sec.X) che attraverso la diffusione della regola benedettina mantenne<br />
alto l’interesse per gli studi.<br />
Aggiungiamo che Deodato, conte di Sanseverino, vissuto in Ungheria nel secolo X,<br />
ottenne dal re Géza molte donazioni; fondò sotto Stefano I il monastero<br />
benedettino di Tata, ricchissimo di beni e centro culturale, e fu uno dei maggiori<br />
collaboratori del re nella riforma dello stato.<br />
Nell’elaborazione di nuovi concetti e schemi culturali l’Italia apportò il suo grande<br />
contributo fin dal secolo X.<br />
Il movimento intellettuale assume un carattere diverso che in Francia , a motivo<br />
dell’ambiente storico che vedeva impegnati gli uomini delle lettere tra Impero e<br />
Chiesa, tra Comuni e principi feudali; le grandi scuole che fiorirono allora anche in<br />
Italia seguirono prevalentemente indirizzi pratici; agli studi filosofici e letterari si<br />
preferirono quelli medici , giuridici, retorici e scientifici e l’applicazione alle arti<br />
figurative e all’architettura.<br />
Tuttavia, nonostante il maggiore interesse per le discipline pratiche, troviamo in<br />
Italia notevoli figure della letteratura.<br />
Tra il IX e il XIV secolo la storiografia fu il genere più seguito; Erchemperto,<br />
monaco di Montecassino (IX-X sec.) scrisse “Historia langobardorum<br />
beneventanum”, preziosissima per la conoscenza della storia locale e, in<br />
particolare, dello spirito e della cultura dell’epoca.<br />
894
Liutprando, vescovo di Cremona, diplomatico e storico, fu in Germania alla corte<br />
di Ottone I di Sassonia, lasciò opere fondamentali per la storia di quel periodo, il<br />
“Liber de rebus gestis Othonis”( un’esaltazione della politica dell’imperatore), uno<br />
scritto polemico, “Autopodosis”, una relazione sulla corte di Costantinopoli; egli è<br />
uno dei maggiori esponenti della rinascita ottoniana, dell’età in cui le lettere<br />
classiche trovarono nella corte sassone un nuovo, attivissimo centro di espansione<br />
universalistica.<br />
Notevole anticipazione dei futuri romanzi in volgare stanno nell’”Historia Apollonii<br />
regis Tyri “ e nell’”Historia de proeliis” di Leone da Napoli.<br />
Enrico di Pisa nel “Liber maiolichinus” narra la conquista delle Baleari da parte dei<br />
Pisani nel 1115.<br />
Ugo Falcando scrisse “Historia de regno Siciliae” (avvenimenti dal 1154 al ’69),<br />
pubblicata a Parigi nel 1550; fu detto il “Tacito del Medioevo” per le pagine calde<br />
di eloquenza, trasparenti per latinità classica, insolita nel secolo XII.<br />
Goffredo da Viterbo fu notaio di Corrado III e dei suoi successori, precettore di<br />
Enrico VI; scrisse “Pantheon”, una storia universale (sec. XII).<br />
Sicardo di Cremona scrisse “Chronica universalis”, ottima fonte per l’età<br />
contemporanea all’autore, con gli avvenimenti dalle origini al 1213. Ruggero da<br />
Benevento scrisse in Ungheria una storia dell’invasione dei Mongoli.<br />
Al servizio della famiglia francese degli Ibelin in Terrasanta e a Cipro (sec. XII-<br />
XIII) fu Filippo da Novara, valente cavaliere, giurista, scrittore, autore di<br />
“Memoires” e di un trattato morale sulle quattro età dell’uomo, in lingua francese,<br />
senza dubbio il contributo più importante offerto dalla prosa francese redatta nel<br />
Mediterraneo orientale.<br />
Guido delle Colonne compose”Historia destructionis Troiae” tra il 1272 e il ’87,<br />
uno dei libri più fortunati del Medioevo,che ebbe tre versioni francesi, tre<br />
tedesche,due spagnole, due inglesi e due fiamminghe.<br />
Albertino Mussato, il più grande storico del Medioevo (sec. XIII-XIV), autore di “ De<br />
gestis Henrici VII” in 16 libri, scrisse in latino “Ecerinis”, la prima tragedia che sia<br />
stata concepita come tale dopo i Latini, ispirata a Seneca.<br />
Tra gli autori italiani di altri generi letterari che ebbero fama anche fuori d’Italia o<br />
furono attivi all’estero tra il X e il XIV secolo, ricordiamo i più noti: il grammatico<br />
Gonzone (X sec.) fu chiamato in Germania da Ottone II come insegnante, scrisse<br />
“Ad augientes fratres”, un’epistola, documento molto importante della cultura<br />
classica per la ricchezza di opere e di autori citati.<br />
Tra i trattatisti eccelse Guido d’Arezzo, riformatore della notazione musicale (X-XI<br />
sec.).<br />
895
Arrigo da Settimello (XII sec.)scrisse “Elegia de diversitate fortunae et<br />
philosophiae consolatione” in quattro libri che ebbe grande diffusione in tutta<br />
Europa per oltre due secoli e fu studiata nelle scuole.<br />
Il lessico latino di Papia, vasta enciclopedia in ordine alfabetico, tratta da un gran<br />
numero di fonti pagane e cristiane, molto adottato nelle scuole del tempo, fu da<br />
Uguccione da Pisa (sec. XII- XIII), canonista e lessicografo, rielaborato ed<br />
accresciuto nelle “Derivationes” (una compilazione di grande autorità e diffusione<br />
per più secoli-dizionario dello stesso Dante- prezioso strumento di<br />
consultazione, ricco di cognizioni, che ebbe un continuatore in Vuillaume de<br />
Noyon, scrittore francese del XIII secolo.<br />
Pietro da Eboli (XII-XIII sec.) scrisse poemetti latini, in onore di Enrico VI, in cui<br />
esalta l’autorità dell’impero quale garanzia di ogni progresso civile.<br />
A Toledo presso Alfonso X di Castiglia trovò rifugio, tra i numerosi esuli ghibellini<br />
senesi e pisani, Bonaventura da Siena, traduttore dall’arabo in latino del “Libro<br />
della scala d’oro” che forse anche Dante conobbe.<br />
Tra gli esuli fiorentini fu celebre Brunetto Latini (sec. XIII) che sulla via del ritorno<br />
dalla Castiglia (ove si era recato come ambasciatore guelfo) si fermò per sei anni<br />
in Francia dove insegnò lettere e filosofia alla corte di Luigi IX, esercitò la<br />
professione di notaio e scrisse in francese “Li livre dou Tresor”, la prima<br />
enciclopedia delle scienze del tempo in volgare che ebbe grande fortuna e fu<br />
stampata nel 1474 (una delle prime opere tipografiche) dal fiammingo De Lisa a<br />
Venezia. Di Brunetto Latini fu decisivo l’intervento sulla prosa volgare, compiuto<br />
attraverso l’abile volgarizzamento, il primo in Europa, di tre orazioni di Cicerone,<br />
e più ancora con la traduzione e il commento nella sua “retorica” dei primi<br />
diciassette libri del “De inventione” ciceroniano che diffusero e attualizzarono le<br />
regole dell’oratoria classica.<br />
Ebbero fama in Europa fino al XV secolo le opere di Guido Fava (o Faba), dettatore<br />
e maestro di grammatica, il vero iniziatore di un nuovo metodo, di un nuovo stile<br />
della retorica, nell’ideale di una prosa sobria e misurata, che temperasse le<br />
esagerazioni musicali della forma isidoriano con la trionfante prosa ritmata. Con<br />
“Gemma purpurea” (Doctrina ad inveniendas, incipiendas et formandas materias,<br />
contenente esempi di lettere in volgare) e con” Parlamenta et epistole”(esempi di<br />
discorsi in volgare e lettere in latino) egli sottopose la lingua parlata alle norme<br />
del solenne scrivere latino; di qui lo svolgersi di un tipo di prosa artistica volgare<br />
modellata sul latino, retoricamente ornatissima, che trovò in Guittone d’Arezzo il<br />
suo primo dotto artefice; celebri furono anche “Summa dictaminis” e “ Dictamina<br />
retorica”, contenenti esordi e formulari di lettere e discorsi.<br />
896
Albertano da Brescia (sec. XIII) scrisse il trattatello “De arte loquendi et tacendi”,<br />
imitato in varie lingue, tradotto in inglese dal Chaucer, e il dialogo “Liber<br />
consolationis et consilii”, pur esso tradotto e imitato.<br />
La nuova scuola di retorica ebbe un’adeguata espressione in Anselmo di Besate,<br />
cappellano di Enrico III.<br />
Baldo da Passignano, detto il veneziano, fu al servizio di Andrea III d’Ungheria<br />
come letterato e nominato conte.<br />
Jacopo da Varazze, agiografo, scrisse “Legenda aurea”, raccolta di vite di santi,<br />
tradotta in moltissime lingue, uno dei libri più letti del Medioevo, perché meglio<br />
interpretava il gusto dell’epoca; ebbe notevole influsso sulla poesia religiosa<br />
d’altri paesi( la storia di Genoveffa di Brabante fu ripresa da molti autori, P.Nivelle,<br />
de la Chaussée, F. Müller, L. Tieck, F. Hebbel, ecc.).<br />
Quilichino da Spoleto, poeta alla corte di Federico II, scrisse un poema in versi<br />
elegiaci su Alessandro Magno che incontrò il favore dei contemporanei e fu<br />
tradotto in tedesco dal latino verso la fine del Trecento.<br />
Grandi teologi e scrittori furono s. Pier Damiani, Lanfranco di Pavia, s. Anselmo<br />
d’Aosta e Bruno di Segni (o d’Asti), celebre per i lavori di esegesi biblica.<br />
Tommaso da Celano, autore del “Dies irae”, scrisse tre opere in latino che sono<br />
una base sicura per la biografia di s. <strong>Francesco</strong>.<br />
Lo “Stabat mater” di Jacopone da Todi (sec. XIII) è una delle sequenze più belle per<br />
l’intensità del sentimento religioso e della poesia.<br />
Di s. Tommaso d’Aquino sono gli inni ”O salutaris Hostia”, “Tantum ergo”, “Adoro<br />
te, devote”, molto diffusi anche perché musicati.<br />
Tra gli insegnanti all’estero ricordiamo infine Bartolomeo di San Concordio (sec.<br />
XIII-XIV), la cui “Summa de casibus conscientiae”, sorta di manuale per la<br />
confessione, ebbe grande fortuna con numerose edizioni e traduzioni, che<br />
insegnò in Francia latino ed eloquenza; Dionisio di Borgo Sanseplcro,<br />
preumanista, che insegnò lettere a Parigi nel 1317, e il grammatico Convenevole<br />
da Prato, maestro a Carpentras, dove ebbe tra i suoi allievi il Petrarca.<br />
Scrissero in provenzale Sordello da Goito che fu presso Raimondo Berengario IV e<br />
successivamente, dopo alcuni viaggi in Spagna e in Francia, per una seconda volta<br />
in Provenza, prima alla corte dello stesso Berengario e poi al servizio di Carlo<br />
d’Angiò (sec. XIII); Bartolomeo Zorzi, autore di tre sirventesi politici, dei quali uno<br />
indirizzato a Luigi IX di Francia, un altro per la morte di Corradino di Svevia e il<br />
terzo per il duca Federico d’Austria.<br />
Il secolo XII segna una svolta importante: col rifiorire della vita sociale ed<br />
economica non tardò a farsi sentire presso la nascente borghesia il bisogno di una<br />
scuola propria che obbedisse a finalità dichiaratamente mondane e non più<br />
897
ecclesiastiche; sul piano della cultura la pagina monastica si chiude e si apre la<br />
pagina della scolastica. Si assiste ad una fioritura di scuole private delle quali la<br />
Chiesa tuttavia conserva un controllo in quanto esse debbono essere autorizzate<br />
mediante una “licentia docendi” concessa dall’autorità ecclesiastica, ma con<br />
l’affermarsi, specie nei Comuni italiani, dello spirito laico debbono rispondere<br />
sempre più all’esigenza di dare ai figli della borghesia la preparazione necessaria<br />
alla vita pratica e agli affari. Di conseguenza si moltiplicano da principio le scuole<br />
private laiche, per cui non si richiede più la “licentia docendi”; esse si riempiono di<br />
scolari, dispensano un “sapere di città” e da esse nascono le prime università; nel<br />
secolo XIV le vere e proprie scuole comunali (con o senza latino)si diffondono in<br />
tutti i centri di intensa vita economica e politica, particolarmente in Italia.<br />
Questa nuova cultura è fatta di diritto, scienza, filosofia e teologia; dopo la<br />
riscoperta del “Digesto” si consolida il rinnovamento del diritto romano attraverso<br />
il lavoro dei glossatori (vedi oltre). Sorgono nuove città e se ne mettono per<br />
iscritto i primi statuti; si forma un ceto di giuristi, giudici e notai votati alla prassi<br />
documentale che regola i rapporti collettivi, e inoltre, si affermano i mercati,<br />
comincia a svilupparsi l’economia monetaria. Nella città medioevale nuovo è il<br />
ruolo assunto dai laici i quali, non solo se professionisti ma anche mercanti e<br />
artigiani, si alfabetizzano, perché la vita cittadina impone di continuo negozi<br />
giuridici, conti, scritture varie, e le città sono ormai piene di scritte, da leggere, su<br />
edifici, affreschi, monumenti; si ha l’affermazione della nuova antropologia , ossia<br />
lo spostamento delle centralità dalla campagna e dai monasteri al centro urbano.<br />
Il declino della scienza che si era avuto negli ultimi secoli dell’antichità non è che<br />
un aspetto del generale decadimento dei principi su cui si era costituita la cultura<br />
greco-romana, a determinare il quale ebbe parte decisiva l’avvento del<br />
Cristianesimo; esso inizialmente contribuì a raffrenare lo sviluppo del pensiero<br />
scientifico, affermando la priorità di una realtà superiore a quella sensibile. Le<br />
invasioni barbariche, distruggendo i principali centri di cultura, o comunque<br />
limitandone l’attività , aggravarono ulteriormente questo processo nei territori<br />
dell’impero romano d’Occidente, mentre in Oriente la tradizione speculativa greca<br />
venne a continuare in quella bizantina, su cui si potè innestare quella degli Arabi<br />
(di Damasco, di Baghdad, della Persia). Il genio arabo recò il contributo di<br />
tradizioni eterogenee quali l’aritmetica e l’algebra indiane, l’alchimia cinese, nuovi<br />
cognizioni astronomiche e filosofiche.<br />
Trattati furono pubblicati durante l’alto Medioevo come “Compositiones ad<br />
tingenda musiva” (sec. VII), scoperto dal Muratori, cioè regole per tingere e<br />
fabbricare le tessere, per la chirografia, per scrivere con oro liquido, per dorare e<br />
inargentare pelli e ferro, per ornare oreficerie con pietre preziose, testo che deriva<br />
898
da fonti antiche e illustra la complessità di conoscenze e di strumentazione degli<br />
artefici del tempo.<br />
Nel secolo XII si assiste nell’Europa occidentale ad un progressivo risveglio della<br />
cultura scientifica, in rapporto allo sviluppo dato alla navigazione e ai commerci<br />
delle nostre repubbliche marinare , all’attività dei nostri mercanti e al generale<br />
rinnovamento politico, economico e sociale. Nella tecnica (metallurgica, tessile,<br />
vetraria, edilizia e navale)dal semplice artigianato tradizionale si sviluppa una<br />
prima forma di industria che richiede l’aiuto di tecnici specializzati; il pensiero<br />
scientifico si organizza in scuole.<br />
L’alchimia era in Italia largamente coltivata nella sua parte più pratica già nel<br />
secolo XI, la separazione dei vari metalli, la preparazione delle leghe, l’indoratura<br />
con foglioline d’oro di diversi oggetti (libri e miniature), la fabbricazione di varie<br />
sostanze coloranti, la tintura di stoffe e vetri, ecc. I cinque libri sull’alchimia<br />
attribuiti all’arabo Geber furono in verità scritti verso il 1300 direttamente in<br />
latino e non tradotti dall’arabo; da un’analisi filologica si deduce che la polvere<br />
nera è detta polvere”romana”, il nitrato potassico è chiamato “salnitro”( proprio<br />
della lingua italiana), si definisce l’”elmo” dell’apparecchio distillatore col nome<br />
italiano di “cappuccio”, si aggiunge l’appellativo di “romano” al vetriolo, si usano<br />
molte altre espressioni italiane per descrivere prodotti chimici dall’autore<br />
preparati; si può dedurre pertanto che egli abbia assunto tali conoscenze da<br />
alchimisti italiani.<br />
Dopo il Mille anche in altri campi del sapere scientifico si cominciò ad indagare:<br />
nel 1066 la “Regula canonicorum”, custodita nella cattedrale di Viterbo, riporta a<br />
margine l’apparizione di una fiammeggiante cometa (oggi identificata con quella<br />
di Halley), registrata anche da due cronisti di Montecassino, Leone Marsicano e<br />
Amato.<br />
Nel secolo XII avviene l’immissione in Europa occidentale delle conquiste<br />
matematiche arabe e il ritorno attraverso gli Arabi della scienza greca; si<br />
cominciano a tradurre opere arabe e si diffonde la conoscenza dell’ebraico.<br />
Platone Tiburtino, matematico e astrologo, vissuto a Barcellona verso il 1134-’35,<br />
tradusse con l’aiuto del Savasorda(Abraham Ben Hyya) vari testi arabi ed ebraici,<br />
tra cui “De electionibus horarum” di Al-Imrani, il “Quadripartitum” di Tolomeo, il<br />
“Liber Embadorum” di Hyya (fonte per il Fibonacci, vedi oltre), il “De motu<br />
stellarum” di Albatenio (Al Battani), ecc.<br />
Il rifiorire della Scolastica (vedi oltre) e il nuovo impulso aristotelico allo sviluppo<br />
del pensiero nell’ Occidente cristiano, verso la metà del XII secolo, è dovuto agli<br />
scambi culturali con gli Arabi, con gli Ebrei e con i Bizantini.<br />
899
Nel 1128 Giacomo da Venezia tradusse dal greco e commentò parti dell’”Organo”<br />
aristotelico, “Gli analitici primi e secondi”, “I Topici”, “Gli Elenchi sofistici” che,<br />
introdotti a Chartres e da Ottone di Frisinga in Germania, formarono la “logica<br />
nuova”; tradusse anche “De anima” e “ Metaphysica” ( la cosiddetta metaphysica<br />
vetustissima).<br />
Verso il 1150 l’arcidiacono catanese Enrico Aristippo tradusse dal greco in latino il<br />
IV libro delle “Meteore” di Aristotele (meno gli ultimi capitoli), opera fondamentale<br />
per la storia dell’alchimia, e l’”Almagesto “ di Tolomeo con l’aiuto di Eugenio da<br />
Palermo, a sua volta traduttore dall’arabo dell’”Ottica” dello stesso scienziato.<br />
Gherardo da Cremona, trasferitosi a Toledo nel 1134, potè tradurre in latino ben<br />
74 opere di astronomia, algebra, aritmetica, geometria, geomanzia, filosofia,<br />
medicina, alcune delle quali erano scritte in arabo e le altre traduzioni arabe dal<br />
greco; furono da lui tradotte le opere aristoteliche “La fisica”, “De coelo”, “De<br />
generatione et corruptione”, i primi tre libri delle “Meteore”, i secondi “Analitici”<br />
con il commento di Temistio, le opere mediche di Galeno, il “Breviarium” di<br />
Serapione, gli “Elementa” di Euclide, il commento ad Euclide del matematico<br />
arabo del X secolo Anarizio, il “De causis” di Proco, il decimo libro del “De<br />
septuaginta” di Geber, il “Canone” di medicina di Avicenna (uno dei punti di<br />
riferimento della medicina medioevale), vari trattati di al-Kindi e al- Farabi, la<br />
“Chirurgia” di al –Bucasis.<br />
Nel 1188 per ordine del re Guglielmo fu tradotto in latino a Palermo il catalogo<br />
stellare, ricco di figurazioni, che dal X secolo si era diffuso dall’Italia meridionale,<br />
opera del persiano Abd al-Rahman al-Safi, con cui fu migliorato il catalogo di<br />
Tolomeo mediante osservazioni dirette.<br />
Michele Scoto o Scotto, astrologo e alchimista, vissuto a Toledo e a Bologna in<br />
gioventù, nel suo “Liber introductiorius” sulle costellazioni, offerto a Federico II<br />
nel 1230, dimostra di conoscere manoscritti dell’Italia meridionale e della Sicilia, e<br />
diffonde questi argomenti influenzati da concetti orientali; tradusse opere di<br />
Aristotele e il compendio “De animalibus” fatto da Avicenna. Bartolomeo da<br />
Messina per incarico di re Manfredi tradusse i “Magna Moralia”, tardo compendio<br />
dell’etica aristotelica, vari scritti di medicina e veterinaria, gli opuscoli<br />
pseudoaristotelici ”Problemata”, “De principiis”, “Physionomia”, “De signis”, “De<br />
mirabilibus auscultationibus”, ecc. Nel 1232 dall’ebreo Abba Mari a Napoli fu<br />
compiuta la traduzione dei commenti averroistici all’”Organo”.Gerardo da<br />
Sabbioneta tradusse opere di Galeno e di scienziati arabi.<br />
Così per il tramite di studiosi italiani, sull’esempio di matematici e filosofi arabi, la<br />
scienza greca e orientale comincia a diffondersi in Occidente. Con la lettura di<br />
testi appena scoperti l’Europa sente che il mondo fisico può essere oggetto di una<br />
900
conoscenza razionale avulsa da trasposizioni simboliche e allegoriche. Tra il 1260<br />
e il ’70 a Viterbo, dove è la corte papale, convergono numerosi scienziati; tra<br />
questi è Witelo che compie importanti esperimenti sui fenomeni luminosi, esposti<br />
nel trattato “Perspectiva communis”, Giovanni Peckam, autore di importanti studi<br />
sull’ottica e sulla teoria della luce, e il domenicano Guglielmo di Moerbeke che<br />
traduce dal greco numerose opere di Archimede.<br />
Leonardo Fibonacci (sec. XII-XIII), il più grande matematico del Medioevo, nel suo<br />
“Liber abbaci” espose la numerazione indiana, adottata dagli Arabi, fino a quel<br />
momento ignorata in Europa; il libro (1202) è opera originale che raccoglie in<br />
esposizione organica e compiuta tutto quel che si conosceva sia degli Orientali<br />
che dei Bizantini. Agli abacisti del secolo XI, discepoli del francese Gerberto di<br />
Aurillac, si contrapposero, cominciando dal Fibonacci, gli algoritmisti, mercanti<br />
soprattutto italiani, che nei loro rapporti con il mondo orientale avevano appreso<br />
il vero senso pratico del nuovo sistema di numerazione, non solo come modo di<br />
scrivere i numeri più alti, tenendo conto del valore di posizione delle nove cifre<br />
significative e introducendo lo zero, corruzione del termine corrispondente arabo,<br />
ma anche come sistema per eseguire i calcoli, appunto sui numeri scritti anziché<br />
sul modello materiale dell’abaco. Nel libro si trovano anche acute spiegazioni<br />
monetarie e la prima intuizione della teoria di Oresme sul valore intrinseco della<br />
moneta, in contrapposizione alle teorie dominanti della moneta-segno.<br />
Il Fibonacci fu istruito alla matematica fin dall’infanzia a Bugia, presso Algeri,<br />
dove il padre era impiegato di dogana, ed ebbe più tardi modo di conoscere sia la<br />
geometria euclidea sia le opere matematiche degli Arabi, viaggiando nel bacino<br />
del Mediterraneo per commercio. Il “Liber abbaci” procurò all’autore grande fama,<br />
tanto che Federico II ne studiò le opere, ricercò di lui e volle che disputasse in sua<br />
presenza con i filosofi di corte.<br />
Il Fibonacci scrisse anche “Practica geometriae” (1220), in cui introdusse nelle<br />
dimostrazioni lo stile e il rigore euclideo e in cui dimostrò che l’algebra e<br />
l’aritmetica possono venire in aiuto della geometria; fu tra i primi a scrivere su<br />
argomenti di agrimensura dopo i Romani, trattò il calcolo approssimato delle<br />
radici di equazioni d’ordine superiore al secondo, precorrendo i metodi di<br />
risoluzione di F. Viète e I. Newton; riconobbe non potersi in generale esprimere<br />
una radice cubica mediante gli irrazionali, formati di radici quadratiche<br />
sovrapposte. Scrisse inoltre “ Liber quadratorum” e “Opuscoli”, un corpo di scienza<br />
che per più secoli ha fatto testo, caposaldo del rinascimento scientifico.<br />
Se nelle università medioevali l’insegnamento della matematica, compresa tra le<br />
arti liberali, non si spinge in generale oltre i primi rudimenti della geometria<br />
euclidea, nelle botteghe dei maestri d’abaco che si affacciano sulle piazze delle<br />
901
città italiane si insegnano le nuove tecniche di calcolo; gli abacisti medioevali<br />
sono capaci di calcolare con le “figure degli Indi”, come allora si chiamavano le<br />
cifre arabe; sono loro che introducono nel secolo XIII la parola milione. Abili<br />
consulenti dei mercanti, esperti di cambi e percentuali, sanno affrontare difficili<br />
problemi di calcolo di interessi con equazioni di III e IV grado che riescono a<br />
risolvere in qualche caso particolare.<br />
Campano da Novara, matematico e astronomo, per primo commentò la<br />
“Geometria” di Euclide (1280) e per primo formulò quattro postulati posti a base<br />
dell’aritmetica che rende indipendente dalla geometria; il quarto di essi, “ nullum<br />
numerum in infinitum posse diminui”, sarà adoperato dal Fermat e da Eulero per<br />
dimostrare i più difficili teoremi di aritmetica; nel suo trattato “De sphaera”<br />
Campano intravide l’azione del sole sui pianeti, precorrendo il Brahe.<br />
Raffaele Canacci (XIV sec.) compose il primo trattato di algebra scritto in una<br />
lingua volgare.<br />
Paolo Dagomari (sec. XIV), detto Paolo dell’abaco o dei Ficozzi, matematico e<br />
astronomo, scrisse un’opera in cui compare per la prima volta l’uso della<br />
divisione dei numeri in gruppi di tre cifre, per agevolarne la lettura.<br />
Famoso fu anche “Algoritmi tractatus” di Prosdocimo dei Beldemondi (sec. XIV-<br />
XV), matematico e teorico di musica; nel trattato, adoperato da Luca Pacioli (vedi<br />
oltre) e dagli algebristi posteriori, viene insegnata l’estrazione delle radici<br />
cubiche.<br />
In astronomia eccelse Guido Bonatti (sec. XIII) che scrisse “Tractatus astronomiae”<br />
(prima edizione ad Augusta nel 1491) ed elevò all’insegnamento universitario a<br />
Parigi la materia.<br />
Gherardo di Sabbioneta scrisse il famoso trattato “Theorica planetarum”,<br />
conosciuto anche dall’inglese Sacrobosco (J. of Holywood), e uno di geomanzia<br />
(1294), tradotto in francese.<br />
Nelle scienze naturali si distinse Ristoro d’Arezzo (sec. XIII) che per primo emise<br />
l’ipotesi dell’esistenza di una massa fusa nel centro della terra, sede di forze<br />
capaci di determinare il sollevamento e l’abbassamento dei monti.<br />
Si moltiplicano le illustrazioni di botanica e zoologia; nell’”ouvrage de Lombardie”<br />
compaiono figure di piante e animali; la regione è considerata in Europa la terra<br />
d’origine della moda degli erbari e dei bestiari.<br />
Con i Comuni rinasce l’agricoltura, non più solo in ambito abbaziale ma nel<br />
contado intorno alle mura cittadine; è di questo periodo il “Liber ruralium<br />
commodorium” di Piero de’Crescenzi (1230-1320), celebre trattato di agronomia<br />
che ebbe grande fortuna e fu tradotto in francese, tedesco e inglese, una scienza<br />
di cui l’autore fu detto il fondatore; l’applicazione della sua coltivazione dei<br />
902
giardini contribuirà a introdurre elementi caratteristici del paesaggio agrario<br />
moderno in Italia.<br />
Le discipline mediche nel Medioevo si svilupparono su metodi romani; primo<br />
centro fu il monastero di Montecassino. Quando s. Benedetto elaborò la Regola<br />
assegnò ai suoi discepoli, oltre alla missione della preghiera e del lavoro, anche<br />
quello dell’assistenza agli infermi, anzi, prescrisse che ogni cenobio avesse un<br />
monaco-medico. Tale disposizione fu di grandissima conseguenza.<br />
Infatti, la scienza medica fece qualcosa di più che rifugiarsi nelle abbazie ;<br />
all’ombra dei chiostri trovò terreno su cui prosperare e fruttificare. I monaci-<br />
medici avevano l’obbligo di istruire e preparare i loro successori, quindi le loro<br />
infermerie furono ospedali e ad un tempo scuole di medicina.<br />
Dapprima in Italia, e poi in tutta Europa si venne formando una letteratura medica<br />
conventuale della quale i libri più diffusi furono i cosiddetti ”hortuli”, contenenti le<br />
descrizioni dei “semplici”, coltivati negli orti dei conventi, e con i quali si<br />
preparavano i farmaci.<br />
Nel secolo VIII il vescovo Benedetto da Milano scrisse un trattato in versi sulla<br />
medicina.<br />
Fin dal primo Medioevo fu celebre in tutta Europa Preci, un centro in provincia di<br />
Perugia, per la sua scuola chirurgica; intorno al X secolo nell’abbazia di S. Eutizio i<br />
monaci benedettini si prodigavano nell’arte della medicina e della chirurgia. Gli<br />
abitanti di Preci cominciarono ad esercitare la chirurgia dopo la decisione del<br />
concilio lateranense del 1215 secondo la quale i religiosi non avrebbero più<br />
dovuto adoperarsi in pratiche chirurgiche. Consapevoli dell’importanza di ciò, i<br />
monaci istruirono gli abitanti del luogo affinché le popolazioni continuassero a<br />
trarne sollievo di queste pratiche. I preciani nel secolo XVI erano conosciuti<br />
soprattutto per tre tipi d’intervento, la rimozione della cataratta, l’ernia inguinale<br />
e la litotomia; la presenza dei chirurghi di Preci era ambita da diverse corti<br />
europee (vedi oltre).<br />
Notevole importanza acquistò la schola medica salernitana che accentrava in sé<br />
tutte le conoscenze in fatto di medicina dell’alto e basso Medioevo; nell’anno 846<br />
i codici la dicono già “antica”. Salerno era centro di una grande e fiorente regione<br />
benedettina e poiché i monaci erano gli unici depositari della scienza medica e gli<br />
abati concedevano, per grazia, che anche i laici si servissero dei monaci-medici, è<br />
chiaro che la Salerno benedettina fosse, già prima del secolo IX, una”città<br />
ippocratica”. Poi, il fatto che i monaci-medici uscivano dalle badie e andavano in<br />
case private a curare malati, determinò non pochi scandali, tanto che la stessa<br />
Chiesa ne impose il divieto. Si può dire che da questo sia rinato, nel tempo delle<br />
Crociate, l’esercizio della medicina da parte dei laici. La fama acquistata dalla<br />
903
scuola richiamò gran quantità di guerrieri e pellegrini bisognosi di cure, persone<br />
che in Oriente erano state a contatto con arabi ed ebrei ed infine medici arabi ed<br />
ebrei.<br />
Il re d’Inghilterra, Riccardo Cuor di Leone, di ritorno dalla Terra Santa si fermò a<br />
Salerno per curarsi di una brutta ferita; i medici della scuola lo guarirono in breve<br />
tempo e il re chiese allo “Studio” una regola sanitaria che potesse servirgli nel suo<br />
paese dove la medicina non era così sviluppata. La tradizione vuole che i medici<br />
salernitani mandassero al re “ Flos medicinae Salerni”, una raccolta di precetti<br />
igienici, dietetici e farmacologici sotto forma di poema popolare che forma il<br />
primo capitolo della “Regola” e che comincia “ Scrive la scuola salernitana al re<br />
d’Inghilterra…” per terminare col famoso distico ”Si tibi deficiant medici…” (se ti<br />
mancano i medici, medici ti siano queste tre cose: animo lieto, tranquillità e<br />
moderata dieta). Il nucleo originario di 363 versi andò man mano aumentando per<br />
aggiunte di versi mnemonici fatte dagli studenti; l’opera ebbe circa 300 edizioni e<br />
fu tradotta più volte in molte lingue, formò il codice di medicina pratica e guidò la<br />
chirurgia europea fino al Rinascimento.<br />
Ancora oggi molti aforismi della Regola sono validi; domina in essi un grande<br />
buonsenso, uno spirito di osservazione ed un rispetto per la natura che<br />
colpiscono il lettore, senza tenere conto che i medici salernitani erano anche dei<br />
gastronomi e dei dietisti (inventarono l’aperitivo, scoprirono le virtù digestive del<br />
formaggio, crearono la salsa verde e definirono, una volta per tutte, le virtù del<br />
vino). Citiamo inoltre: ” Dopo il pranzo stai o passeggia”, ” Sia breve o addirittura<br />
nullo il tuo sonno meridiano”, “Se vuoi star sano, lavati spesso le mani”, “Durante<br />
il pranzo bevi poco e spesso”, “ Perché la tua notte sia lieve, sia la tua cena breve”<br />
e infine” Uova fresche, vini generosi, brodi grassi e buona focaccia casalinga sono<br />
di grande giovamento alla salute”.<br />
La scuola salernitana conobbe tre periodi: il primo va dalle origini al secolo XI, in<br />
cui i medici più illustri furono Garioponto, Alfano (monaco benedettino,<br />
arcivescovo di Salerno nel 1058, traduttore del “De natura hominis” di Nemesio di<br />
Emesa, fondamentale testo della fisiologia e della medicina galenica, e del trattato<br />
“De quattuor humoribus”) e Costantino africano (monaco cassinese, nativo di<br />
Cartagine, già alla corte di Roberto il Guiscardo, traduttore in latino di opere<br />
fondamentali come “Ars medica” di Galeno, dei commenti dello stesso agli<br />
“Aforismi” e ai “Pronostici” di Ippocrate, e del trattato” Pantegni” di Hali Abbas al-<br />
Magusi, il testo medico arabo più importante prima del canone di Avicenna).<br />
Il secondo periodo, che può dirsi aureo, comprende i secoli XII e XIII.<br />
Fu celebre Ruggero Frugardo o da Salerno( seconda metà del secolo XII), autore<br />
del trattato “Chirurgia”, la prima opera chirurgica di grande valore, e di quello<br />
904
chiamato dei “Quattro maestri”, considerati fino al secolo XVI come i trattati<br />
classici; Ruggero studiò le lesioni dell’intestino, consigliando di suturare con seta<br />
ed ago sottile, la sua scuola dominò la chirurgia europea fino al Rinascimento.<br />
Bruno da Longobucco o di Calabria (sec. XIII) scrisse “Chirurgia magna” e<br />
“Chirurgia parva” e fu tra i primi ad affermare la necessità dello studio<br />
universitario per i chirurghi. Ricordiamo che il canone della scuola, chiamato Ars<br />
medicina, costituirà il nucleo testuale sul quale si baseranno i corsi universitari<br />
delle nascenti facoltà di medicina.<br />
Ebbe grandissima fama anche una donna di nome Trotula o Trocta, “mulier<br />
sapientissima”, il cui libro ”De mulieribus passionibus ante, in et post partum”,<br />
(pubblicato a Strasburgo nel 1544), fece testo per più secoli sulle malattie delle<br />
donne, con nozioni importanti nel campo dell’ostetricia, in cui tra l’altro l’autrice<br />
prescrive la sutura delle lacerazioni perineali; di questa medichessa salernitana è<br />
conservato il ricordo nell’antica letteratura inglese sotto il nome di dame Trot.<br />
Altre opere rilevanti dei secoli XII e XIII furono l’antidotario di Nicola salernitano, i<br />
trattati di oculistica di Benvenuto Grasso, il più grande specialista del Medioevo, e<br />
dei maestri Zaccaria e Davide Armenio; magister Ursus (sec.XII-XIII), autore di<br />
“Compendium de urinis”, “Aforismi”, “Commentari”, “De commixtionibus<br />
elementorium”, fu uno dei più grandi maestri dell’epoca aurea, citato più volte da<br />
Egidio di Corbeil, Arnaldo da Villanova, e da altri come maestro reputatissimo.<br />
Appartennero alla scuola salernitana grandi dinastie di medici, i Guarna, i Ferrari, i<br />
Plateari; Giovanni Castellomata, medico di Innocenzo III, è autore del più antico<br />
trattato occidentale su come ritardare la vecchiaia. Giovanni Matteo Ferrari (sec.<br />
XIV-XV), insigne diagnostico, scrisse “Practica” con un commento al celebre libro<br />
del persiano Rhazes, con l’aggiunta di molte osservazioni personali; ne uscirono<br />
molte traduzioni ed edizioni.<br />
Fu pubblicato anche il grande trattato “De aegritudine curatione”, silloge di scritti<br />
di diversi medici, divisa in due parti, di cui una tratta della dottrina delle febbri,<br />
l’altra della cura delle malattie ( sono proposti la dieta e il salasso).<br />
A Salerno accorrevano studenti d’ogni parte, vi si recavano per la specializzazione<br />
quelli di Montpellier, altro famoso centro di studi medici, arrivavano i medici della<br />
corte di Francia come Gautier d’Agilon, Gerard de Bourges, Pierre Gilles de Corbeil<br />
(1180) che insegnò poi a Parigi e a Montpellier e cantò in un poema didascalico in<br />
esametri latini la gloria della scuola salernitana.<br />
Sotto gli Svevi la “schola” mantenne il suo ruolo guida; Federico II la definì<br />
“antiqua mater et domus studii” e la riordinò (1231).<br />
Ricordiamo che a Salerno nel 1317 Matteo Selvatico realizzò il primo orto<br />
botanico non legato ad un’abbazia o istituzione religiosa.<br />
905
Il terzo periodo fu di decadenza; l’ antico Studio si chiuse solo nel 1811, perché<br />
fino a quella data aveva avuto facoltà di rilasciare lauree in medicina; seppe dare,<br />
prima di spegnersi, un medico illustre, Domenico Cotugno (vedi oltre).<br />
Altre celebri scuole di medicina furono quelle di Padova e Bologna; nella prima<br />
insegnò Pietro d’Abano, divulgatore del pensiero ippocrateo e galenico, cultore di<br />
astronomia e astrologia, consultato da papi e sovrani, seguito come maestro da<br />
numerosi studenti; fu a Parigi nel 1300, s’interessò soprattutto di scienza e di<br />
morale, difese il determinismo astrologico degli Arabi, facendo dipendere tutti gli<br />
avvenimenti del mondo e anche la volontà umana dai movimenti celesti, fu<br />
condannato nel 1315 dalla Chiesa. Tradusse in latino la versione ebraica della<br />
“Sphaera” di Albumasar, esercitò grande influenza su Giovanni di Jandun.<br />
Alla scuola bolognese accorsero studenti di tutta Europa per seguire le lezioni di<br />
Ugo e Teodoro Borgognoni da Lucca (XII-XIII sec.); Ugo lasciò utili indicazioni<br />
sugli apparecchi di contenzione delle fratture; suo figlio,frate domenicano,<br />
anch’egli chirurgo, illustrò l’uso della narcosi per inalazione da spugne imbevute<br />
d’oppio e giusquiamo, fu maestro di Enrico di Mondeville, lasciò il trattato sulla<br />
chirurgia, molto diffuso (1270).<br />
A Bologna insegnò Rolando da Parma, detto dei Capezzuti, che scrisse il celebre<br />
trattato “La chirurgia”, chiamato nel Medioevo la “Rolandina”, e ideò interessanti<br />
metodi per le operazioni ( tra cui le posizioni da darsi agli operandi), consigliò di<br />
suturare i vasi senza perforarli, descrisse la resezione di un tratto di polmone<br />
prolassato, l’enucleazione di cisti della tiroide. Dalla scuola bolognese proviene il<br />
più illustre dei chirurghi francesi del tempo, Guy de Chauliac.<br />
A Milano si sviluppò la chirurgia ospedaliera; alla fine del XIII secolo la città aveva<br />
10 ospedali entro le mura e 15 nel contado, dove lavoravano 150 chirurghi, gratis<br />
per i poveri.<br />
Guglielmo Saliceto (XIII sec.), chirurgo e geniale innovatore, propugnò<br />
l’operazione precoce nei calcoli vescicali con taglio perineale paramediano,<br />
instaurò l’uso del coltello quasi abolito dagli arabi che si limitavano all’uso del<br />
cauterio, fu il primo a suturare i nervi recisi in una ferita.<br />
Lanfranco da Milano, discepolo di Saliceto, ebbe allievi famosissimi come<br />
l’olandese G. Yperman; insegnò a Lione e a Parigi dove fondò con Giovanni<br />
Passavanti una scuola di chirurgia divenuta frequentatissima, e scrisse due libri,<br />
“Chirurgia Magna” e “Chirurgia parva”, pubblicati per la prima volta nelle due città<br />
nel 1270 e nel 1295; a lui la chirurgia francese deve il suo sviluppo, il Paré si<br />
ispirò a queste sue opere anche per la quantità delle conoscenze chirurgiche<br />
greco-romane che per la prima volta venivano diffuse in Francia. Le sue ricerche<br />
906
iguardano le ferite del cuoio capelluto, la paracentesi, l’estrazione dei calcoli<br />
vescicali.<br />
Gloria della scuola bolognese è anche quella di avere dato inizio ai nuovi studi nel<br />
campo anatomico; Mondino de’Leuzzi comincia a praticare le dissezioni<br />
necessarie all’insegnamento (1315), metodo che apre la via alla rinnovata<br />
anatomia umana, fino allora studiata sui testi di Galeno; il suo ”Anatomia” è il<br />
primo vero trattato “moderno” della materia, dalla larghissima diffusione,<br />
fondamentale fino al secolo XVII.<br />
A Firenze nell’ospedale di S. Maria Nuova nel secolo XIV ebbe inizio una scuola<br />
medica che,al di fuori della tradizione classica, preconizzava lo studio diretto<br />
degli infermi.<br />
Niccolò Falcucci (sec. XIV) scrisse “Sermones medicinales” che furono per molto<br />
tempo un punto di riferimento obbligato per gli studenti di medicina, una summa<br />
della scienza medica dell’epoca; edizioni se ne fecero fino a tutto il secolo XVI.<br />
Michele Savonarola (sec. XIV-XV) ha il merito di avere per primo preso in esame la<br />
patologia del bacino ristretto e di avere descritto le pratiche balneoterapeutiche.<br />
Pietro d’Argellata lasciò interessanti studi sulla chirurgia ossea e sull’odontologia.<br />
Anche nel campo dell’igiene pubblica l’Italia fu all’avanguardia; alla fine del XIII<br />
secolo Venezia creò una completa legislazione sanitaria; le misure per la prima<br />
volta adottate furono il principio di tutte le legislazioni moderne; si istituì il<br />
periodo della quarantena.<br />
Fu celebre Taddeo Alderotti il cui trattato “Della conservazione della salute”, molto<br />
diffuso all’estero, è uno dei più antichi testi d’igiene individuale; l’autore<br />
raccomanda la ginnastica dei muscoli con frequenti esercizi quotidiani e afferma<br />
la necessità della cura della bocca e dei denti, dei lavaggi del corpo e del controllo<br />
igienico costante degli alunni nelle scuole.<br />
Tommaso del Garbo scrisse “Summa medicinalis” e consigliò norme profilattiche<br />
per chi assiste i malati, colpiti da morbi contagiosi come la peste.<br />
Barnaba da Reggio lasciò un celebre trattato di igiene oculare.<br />
Nella specializzazione della veterinaria la tradizione, basata principalmente<br />
sull’opera di P. Vegezio (V sec. d.C.), si trasmette dopo il Mille, attraverso gli<br />
Arabi, ai maniscalchi italiani che vengono poi ricercati in tutta Europa. Ricordiamo<br />
tra veterinari Giordano Ruffo di Calabria (sec. XIII), cavaliere di Federico II, autore<br />
di un libro, letto per molti secoli. Pietro de’Crescenzi (XIII-XIV sec.) nella sua<br />
famosa opera “Dell’agricoltura” dedica una parte alle malattie degli animali.<br />
Lorenzo Rusio (sec. XIV), veterinario a Roma, scrisse un libro di mascalcia che<br />
ebbe molte edizioni in varie lingue. Dino di Pietro Dini (sec. XIV) fu il primo a fare<br />
una distinzione tra le malattie degli animali, chirurgiche e mediche.<br />
907
Per quanto riguarda la farmacologia diciamo che farmacia e medicina sono in<br />
origine esercitate dalla stessa persona; nel Medioevo la farmacia è gestita nei<br />
conventi, finchè con la scuola salernitana l’arte del farmacista diventa<br />
completamente indipendente dalla professione medica; nel 1241 Federico II limita<br />
il numero delle farmacie, proibisce ogni rapporto di interessi tra medico e<br />
speziale, vieta l’esercizio a chi non sia autorizzato da un collegio medico e dà<br />
disposizioni per la conservazione dei farmaci.<br />
Per la farmacopea gli esempi più antichi di raccolte ufficiali sono proprio gli<br />
elenchi di medicinali pubblicati da Federico II, seguiti dal “Receptario” redatto nel<br />
1480 dal collegio dei dottori fiorentini. Matteo Plateario, medico salernitano del<br />
secolo XIII, scrisse “Circa instans”, un capolavoro di farmacologia.<br />
Ricordiamo tra i medici italiani all’estero durante il Medioevo anche Aldobrandino<br />
da Siena (sec. XIII) che fu in Francia e alla corte di Beatrice di Savoia, scrisse una<br />
raccolta di consigli di igiene , “Le régime du corps”, servendosi di fonti arabe, la<br />
prima opera medica redatta in lingua francese; Tommaso Pizzano, chiamato a<br />
Parigi nel 1386 da Carlo V il saggio, re di Francia; Guido da Vigevano, medico di<br />
Giovanna di Borgogna e Filippo VII; il padre di Giovanni da Conversino, nato a<br />
Buda da genitori modenesi, medico di Luigi d’Angiò , re d’Ungheria (sec. XIV).<br />
Concludiamo l’argomento sulla scienza in Italia in periodo medioevale ricordando<br />
che la Chiesa stessa mostrò particolare interesse; nel 1294 Bonifacio VIII fa<br />
inventariare la biblioteca papale che contiene 343 codici, catalogo destinato a<br />
crescere rapidamente,che documenta una rilevante presenza di opere<br />
scientifiche(astronomia, medicina, agricoltura, ecc.).<br />
In epoca comunale si forma e si sviluppa lentamente una tecnica di studio e di<br />
insegnamento che, dapprima attraverso le scuole monastiche e cattedrali, giunge<br />
poi a piena maturità nelle università (struttura piramidale del sapere che dalle arti<br />
del trivio e del quadrivio giunge al suo coronamento nella teologia e nella filosofia<br />
da una parte e nel diritto dall’altra, con organizzazione dei trattati come<br />
commento agli “autori” e come “summae”, e con didattica mediante la “lectio” e la<br />
“quaestio”).<br />
Così teologia con filosofia e diritto segnano i parametri entro cui si svolge la<br />
civiltà del Medioevo, tra speculazione del trascendente ed avvio ad una nuova<br />
sistemazione pratica della vita sociale e politica.<br />
I più grandi centri laici di studio, le università, furono proprio quelli in cui si<br />
insegnavano diritto e filosofia; Bologna e Parigi, rispettivamente, furono i primi e i<br />
più importanti.<br />
Le università sorsero dalle scuole ecclesiastiche e presero la massima importanza<br />
dal riconoscimento giuridico con autorizzazione papale o imperiale; l’istituzione<br />
908
antica non concedeva titoli o gradi accademici. L’università aveva la duplice<br />
caratteristica e quindi anche la denominazione di “studium generale”, cioè luogo<br />
di studi aperto a tutti, e “universitas studiorum” e cioè corporazione che gestiva<br />
gli istituti di insegnamento e al tempo stesso corporazione dei maestri e degli<br />
scolari, da cui la denominazione più comune di “universitas magistrorum et<br />
scholarium”; questa università concedeva dopo congruo esame la “licentia ubique<br />
docendi” per potere insegnare altrove e svolgere la propria professione di medico,<br />
di giurista, ecc. I dottori che continuavano ad insegnare si chiamavano “doctores<br />
legentes”, quelli che si dedicavano all’esercizio della professione “doctores non<br />
legentes”.<br />
Allo Studio bolognese, fondato probabilmente nel 1088, Federico Barbarossa<br />
riconosceva una serie di immunità e di privilegi a favore degli studenti, creando<br />
come un comune dentro un altro, con magistrati indipendenti. L’università ebbe<br />
subito ampio sviluppo sicchè intorno al 1200 all’originaria facoltà di diritto civile e<br />
canonico si aggiunsero quelle di medicina, astrologia, logica, retorica, filosofia,<br />
teologia.<br />
A Parigi invece fu la corporazione dei maestri ad avere il suo statuto definitivo nel<br />
1231; altre università sorsero ad Oxford, Cambridge, Padova, Montpellier(fondata<br />
nel 1228 da papa Nicolò IV, il francescano Girolamo Masci), Tolosa, Salamanca,<br />
Coimbra, ecc. La prima statale fu quella di Napoli, fondata da Federico II nel 1250.<br />
Nel 1303 papa Bonifacio VIII (Benedetto Caetani) fondò l’università di Avignone;<br />
nel 1425 Martino V (Colonna) quella di Lovanio.<br />
A Bologna la scuola di diritto diede vita ad un movimento di cultura, accolto da<br />
tutti i popoli d’Europa; vi accorsero ad apprendere schiere di giovani da ogni<br />
parte, il fiore della nobiltà , studiosi attratti dalla fama dei docenti. Il glossatore<br />
Odofredo riferisce che nella prima metà del XIII secolo erano ospitati nella città<br />
emiliana ben diecimila studenti, divisi in nazioni; si contavano trentacinque gruppi<br />
tra italiani e stranieri; vi sorse anche la cattedra di ars notaria, trasportata dopo il<br />
1357 nella facoltà dei giuristi.<br />
Bologna allora poteva dirsi con Parigi la capitale culturale d’Europa; scuole di<br />
diritto romano sorsero sul suo esempio a Montpellier, Orléans, Tolosa e Parigi.<br />
L’importanza dell’ateneo bolognese è data dal fatto che da esso nel secolo XI fu<br />
proclamata la rinascita del diritto romano; si studiò il “Corpus iuris” giustinianeo,<br />
grande opera legislativa, frutto di grande saggezza pratica, di esperienze secolari;<br />
nei periodi della decadenza la sua voce non fu mai completamente spenta,<br />
neppure dal diritto barbarico, risorse nell’età dei Comuni, fu chiarita dai glossatori<br />
a Bologna, al centro di un rinascimento giuridico.<br />
909
Così i grandi giuristi dei secoli XI, XII e XIII offrirono da un lato sostegno giuridico<br />
alla politica dell’impero, dall’altro posero le basi di una concezione laica della vita;<br />
l’insegnamento delle discipline pratiche , allora in auge in Italia, toccò il culmine.<br />
Dal secolo XI il diritto romano privato viene esaltato come il diritto comune<br />
dell’orbe romano-cristiano, accolto dappertutto come la ragione giuridica scritta,<br />
rimasto fino all’entrata in vigore delle codificazioni moderne.<br />
I secoli dell’alto Medioevo vanno considerati come un periodo preparatorio nel<br />
quale la tradizione latina, dopo la crisi dell’incontro con il germanesimo, si avviò<br />
alla ripresa che nel secolo XI trovò in Irnerio e nei glossatori della scuola di<br />
Bologna, la sua maggiore affermazione. Il diritto giustinianeo fu accolto<br />
dappertutto in Europa ma accompagnato dall’”interpretatio” italiana e in particolar<br />
modo dalla glossa bolognese. Ai glossatori è attribuito il merito di avere per la<br />
prima volta sperimentato nello studio del Corpus juris il sistema di isolare<br />
“definitiones” e “regulae”, precorrendo la moderna metodologia degli studi<br />
giuridici; il chiarimento-glossa accompagnava il testo giustinianeo nei punti più<br />
oscuri e andò via via sviluppandosi fino a diventare un vero e proprio svolgimento<br />
teorico.<br />
Tra le forze che operarono in questo travaglio di secoli, oltre le doti intrinseche di<br />
umanità della “lex romana”, sentite dai popoli a dispetto della condizione di legge<br />
personale imposta agli assoggettati, fu in primo piano la Chiesa che dopo il crollo<br />
del mondo antico aveva accettato la lex romana come propria “lex saeculi”<br />
accanto alla “lex spiritualis” e ne aveva inoculato principi e istituti nella stessa<br />
legislazione barbarica; ne era nato il connubio dell’”utraque lex” che doveva nei<br />
secoli seguenti costituire la spina dorsale dell’evoluzione storica del diritto<br />
comune. In seguito, l’unità politica stabilitasi tra la Chiesa e il Sacro Romano<br />
Impero non tardò ad imporre come una necessità anche l’unità del diritto e a<br />
sollevare le sorti del diritto romano facendolo apparire alle coscienze come la “lex<br />
generalis omnium”, come lo proclamerà la scuola longobardistica di Pavia nelle<br />
seconda metà del secolo XI.<br />
Il ritorno al diritto giustinianeo non poteva trascurare però che in vaste zone dei<br />
rapporti umani l’idea barbarica era riuscita a far breccia , radicandosi nella pratica<br />
quotidiana , oppure si erano verificate contaminazioni e deformazioni profonde.<br />
Un’infinità di rapporti nuovi erano sorti che il diritto romano o non prevedeva o<br />
disciplinava in maniera non più sentita dalla coscienza giuridica e quindi<br />
un’infinità di nuove norme erano state poste dagli ordinamenti giuridici<br />
particolari (racchiusi cioè entro l’orbita dell’Impero universale) per regolarli.<br />
Quando poi l’idea dell’Impero universale fu scrollata nelle coscienze nel corso del<br />
secolo XIII, col formarsi dei Comuni e degli stati nazionali, la stessa scienza<br />
910
giuridica continuò a sostenere l’universalità dell’Impero come principio d’ordine<br />
universale, ma riconobbe che gli ordinamenti particolari viventi nella sua orbita,<br />
pur restandovi subordinati de jure, potevano esercitare nella propria giurisdizione<br />
gli stessi poteri che esercitava l’imperatore su tutta la terra. Di qui il corollario<br />
che il diritto di ciascuno ordinamento particolare, jus proprium, valesse, entro i<br />
confini di questo, quanto il diritto comune “in universo”; la scienza civilistica si<br />
adoperò così per inserire gli elementi del diritto nuovo nel grande tronco del<br />
diritto antico.<br />
Dalla tradizione giuridica romana i trattatisti italiani attinsero quell’idea della<br />
sovranità popolare ( il carattere peculiare di ogni forza democratica) che fu arma<br />
efficace nelle lotte politiche, combattute dall’impero contro il papato, opponendo<br />
all’affermazione teocratica (ossia che solo la mediazione sacerdotale può rendere<br />
valida l’autorità del sovrano)la dottrina del potere fondato sopra una originaria e<br />
irrevocabile concessione del popolo romano (lex regia de imperio), concetto che<br />
darà l’avvio alla concezione moderna dello stato.<br />
Passiamo ora ad esaminare cronologicamente fatti e figure di rilievo.<br />
Durante i secoli della decadenza il potere giurisdizionale negli stati romano-<br />
barbarici era esercitato dagli stessi vescovi che potevano ergersi a giudici anche in<br />
cause di diritto privato o dall’estro di giurisperiti improvvisati, secondo una prassi<br />
in cui il diritto e le procedure erano piegati alle esigenze di tutti i giorni, in un<br />
periodo in cui presso le popolazioni germaniche vigeva la legge del taglione, con<br />
la vendetta privata (faida) o il risarcimento in denaro (guidrigildo).<br />
Ataulfo, successore di Alarico, confessa: ” Dapprima era mia intenzione farmi<br />
padrone dell’impero, però ben presto l’esperienza mi persuase che questo non<br />
era possibile, perché i Romani avevano dominato il mondo non solo con le armi<br />
ma anche con le leggi e la disciplina; invece i Goti per la loro barbarie non sanno<br />
ubbidire alle leggi e allora ho pensato di riportare con le armi dei Goti il nome<br />
romano all’antica gloria…”.<br />
Nel VI secolo ha inizio l’opera di romanizzazione dei Visigoti con la loro<br />
conversione al Cristianesimo; da questa fusione nacque la “lex Visigothorum” in<br />
cui lo spirito della codificazione è prettamente romano; così sarà nella “lex<br />
Burgundiorum”. L’idea cristiana ebbe una notevole influenza sulla vita e sui<br />
costumi dei Longobardi dopo la conversione al Cristianesimo della corte nel 598;<br />
infatti la loro legislazione, codificata nell’editto di Rotari scritto in latino nel 643 a<br />
Pavia, sebbene ispirata alle norme generalmente in vigore presso i Germani,<br />
risentì più di ogni altra legislazione barbarica dell’influenza della Chiesa e del<br />
diritto romano sia nella formulazione primitiva, sia nelle aggiunte posteriori, in<br />
particolare in quelle apportate da Liutprando nel 712; è questa la base della<br />
911
scuola giuridica di Pavia (X e XI secolo), di derivazione romana, attiva già al tempo<br />
di Teodorico, alla quale sono attribuite le principali opere di elaborazione del<br />
diritto longobardo-franco per merito dei giuristi Bagelardo, Bonfiglio e Gualcosio.<br />
Infine ricordiamo che nel 604 sotto l’influenza della Chiesa Etelberto pubblicò il<br />
primo codice scritto di leggi inglesi.<br />
Grande giurista ecclesiastico fu Lanfranco di Pavia. Teologo, insegnò le arti del<br />
trivio in Francia, ad Avranches e a Rouen; nel 1042 il suo intervento, come priore<br />
dell’abbazia benedettina di Bec, nella controversia con Berengario di Tours e<br />
l’interessamento per risolvere la questione del matrimonio tra il duca di<br />
Normandia, Guglielmo, e Matilde di Fiandra, lo resero popolare. Nominato dal<br />
duca di Normandia abate di S. Stefano a Caen(1066), divenne, all’indomani della<br />
battaglia di Hastings, arcivescovo di Canterbury (1070); riuscì a risolvere la lotta<br />
con York nel concilio del 1072 di Worcester e Windsor con il riconoscimento del<br />
primato di Canterbury sulla cattolicità inglese; cercò poi di attuare la riforma<br />
soprattutto sul celibato ecclesiastico e sulla soppressione dell’investitura laica.<br />
Guglielmo il conquistatore lo nominò suo consulente , dandogli così modo di<br />
inserire nella legislazione inglese i primi germi della tradizione giuridica latina.<br />
Un suo discepolo, Guitmondo di Aversa, teologo benedettino, scrisse un’opera<br />
pubblicata da Erasmo da Rotterdam nel 1530.<br />
Nel 1063 Pier Damiani fu inviato in Francia per risolvere una controversia<br />
giurisdizionale tra il vescovo di Macon e l’abbazia di Cluny che rivendicava il<br />
privilegio di essere sottomessa direttamente alla giurisdizione della Chiesa<br />
romana, ed egli la concluse positivamente.<br />
Giovanni Paparone (sec. XII), cardinale, dette ordini e costituzioni alla Chiesa<br />
irlandese.<br />
Nel basso Medioevo (XI-XIV sec.) riprendono una posizione di prestigio i<br />
giureconsulti, esperti del diritto, che nell’antica Roma ne avevano fatto oggetto di<br />
insegnamento o di trattazione scientifica, di consulto o decisioni, la cui opinione<br />
era diventata fonte di diritto; i giureconsulti furono chiamati a coprire le maggiori<br />
cariche pubbliche, a compilare gli statuti comunali e le leggi di monarchie e<br />
principati, a partecipare come ambasciatori alle trattative internazionali, a dare<br />
pareri nelle contese con l’impero; erano chiamati dai magistrati che intendevano<br />
essere illuminati o guidati nel loro ufficio. Ricordiamo ad esempio il giureconsulto<br />
Burgundio Leoli da Pisa (sec. XII), giudice, avvocato, conoscitore del greco, più<br />
volte ambasciatore a Costantinopoli, che tradusse varie opere di grande utilità per<br />
gli studi filosofici, teologici, medici e giuridici.<br />
912
La scuola dei glossatori nacque, come abbiamo detto, a Bologna con Irnerio (XI-XII<br />
sec.) e con i suoi allievi Jacopo, Bulgaro, Ugo e Martino, cui seguirono molti altri,<br />
tra i quali Piacentino, Vacario, Azzone e Accursio.<br />
Con Irnerio la concezione di un diritto “comune”, come “unum jus” dell’impero,<br />
concepito a sua volta come l’ordinamento del mondo cristiano (unum imperium),<br />
rispondeva ad un principio d’ordine universale, fortemente sentito dalla coscienza<br />
medioevale.<br />
Jacopo di Porta Ravegnana è autore del “Tractatus criminum”, il più antico trattato<br />
di diritto penale; Bulgaro ebbe fama per molti secoli(il suo “De regulis juris” fu<br />
stampato a Colonia nel 1587); Martino affermò dottrine che prevalsero poi nella<br />
prassi giudiziaria (memorabile la disputa tra lui e Bulgaro sul destino della dote,<br />
per la morte della donna sposata; la sua tesi che decideva contro il padre di lei e a<br />
favore dei figli, benché senza base nelle disposizioni del diritto giustinianeo,<br />
trionfò nella prassi del diritto comune).<br />
Piacentino (XII sec.) fondò a Montpellier la scuola di diritto civile e fu tra i più<br />
grandi del suo tempo. Vacario, civilista, andò nel 1145 in Inghilterra come<br />
consigliere dell’arcivescovo di Canterbury, fondò una scuola di diritto ad Oxford<br />
che ebbe tanto successo da far temere che l’insegnamento del diritto romano<br />
mettesse in pericolo l’integrità della tradizione giuridica locale, ma la tradizione<br />
dell’insegnamento di Vacario si mantenne viva; egli passò quindi al servizio<br />
dell’arcivescovo di York.<br />
Rogerio, discepolo di Bulgaro, scrisse una “Summa codicis”, molto importante.<br />
Azzone ebbe fama indiscussa in Italia e fuori; le sue “Summae” (1208-’10) furono<br />
considerate per secoli il manuale del giurista, tanto che sorse il detto”Chi non ha<br />
Azzo non vada a palazzo”; esse ebbero tra il 1482 e il 1610 numerosissime<br />
edizioni.<br />
Con Accursio lo studio si diffuse dappertutto; egli sintetizzò le opere dei<br />
glossatori precedenti nella “Magna glossa” che costituì il tramite tra il Corpus juris<br />
romano e il diritto comune che si veniva formando in quel periodo in Europa;<br />
immensa fu la sua fama: “Quicquid non agnoscit glossam, nec agnoscit forum”,<br />
questo aforisma fu coniato in Germania nel secolo XVII al tempo della recezione<br />
del diritto romano comune (vedi oltre), alludendo alla grande autorità che il foro<br />
riconosceva alla glossa di Accursio. Suo figlio <strong>Francesco</strong> nel 1273 divenne<br />
consigliere di Edoardo I d’Inghilterra e insegnò ad Oxford.<br />
Nel secolo XII si rivalutarono le forme del processo penale, alterate notevolmente<br />
con l’introduzione nei periodi precedenti di norme procedurali barbariche; dette<br />
un contributo a questo rinnovamento la scienza canonistica (vedi oltre) sulla base<br />
della legislazione della Chiesa. Nasce così un nuovo sistema procedurale che ha le<br />
913
seguenti caratteristiche fondamentali: a) sostituisce all’oralità la forma scritta e<br />
alla pubblicità il procedimento segreto; b) divide il processo in una serie di atti<br />
nettamente distinti l’uno dall’altro; c) vincola con norme inderogabili l’attività del<br />
giudice il quale deve giudicare “secundum allegata et probata partium” e non<br />
secondo l’arbitrio della sua coscienza. Nei secoli XII e XIII molti furono i trattati di<br />
diritto processuale, una forma di letteratura giudiziaria che attingeva dai testi del<br />
diritto romano e dal diritto canonico i principi fondamentali ed ebbe un notevole<br />
influsso sulla pratica giudiziaria in Europa. Tra gli autori più famosi ricordiamo<br />
Bulgaro, Ottone da Pavia (alunno del Piacentino, la cui “Practica Othonis” ebbe<br />
lunga vitalità nella prassi), Tancredo da Bologna, Pillio da Medicina, ecc.<br />
Forza storica di grande importanza fu il diritto canonico, complesso delle norme<br />
emanate dalla suprema autorità ecclesiastica, deliberazioni di sinodi, concili e<br />
decretali dei pontefici; esso ebbe inizio nello spirito della supremazia della Chiesa<br />
sullo Stato.<br />
La codificazione fu avviata da Graziano, monaco camaldolese del XII secolo; con<br />
lui per la prima volta fu seguito un indirizzo giuridico anziché teologico nello<br />
studio delle istituzioni della Chiesa e fu separato nettamente il diritto dalla<br />
teologia.<br />
Poiché da ogni paese cristiano d’Europa si ricorreva alla cattedra di Pietro per<br />
ottenere una parola di giustizia nelle più disparate controversie, pubbliche e<br />
private (ricordiamo per esempio che Onorio III nel 1225 inviò Guglielmo, vescovo<br />
di Modena, presso l’Ordine teutonico per porre fine alle controversie relative alle<br />
terre strappate agli Slavi pagani, riuscendo a conciliare interessi contrastanti tra l’<br />
Ordine stesso e il re dei Danesi Valdemaro II, con la divisione del territorio in<br />
quattro vescovadi), ecco così un’attività normativa intensissima dei pontefici e dei<br />
concili che da quello lateranense del 1123 si tennero tutti in Occidente. Da qui<br />
sorse la necessità di riunire queste norme in raccolte per conciliare l’immenso<br />
materiale eterogeneo; fu Graziano che nel 1140-’42 scrisse “Concordia<br />
discordantium canonum”, il Decreto per antonomasia, destinato a diventare la<br />
pietra angolare del Corpus juris canonici (chiamato così a partire dal 1500). Il<br />
successo dell’opera fu enorme: il Decretum soppiantò tutte le raccolte precedenti<br />
nell’uso della scuola e del forum e segnò l’inizio della scienza del diritto canonico.<br />
Questo si poneva accanto a quello civile con uguale valore di universalità,<br />
dividendo il regolamento degli atti e dei rapporti umani nella propria sfera di<br />
competenza, spirituale e religiosa, spina dorsale del sistema normativo dell’età di<br />
mezzo, che suscitò un grande movimento scientifico. La codificazione di Graziano<br />
fu proseguita sotto Gregorio IX che incaricò lo spagnolo Raimondo di Pennaforte<br />
914
di completare la raccolta delle Decretali, inviate nel 1234 alle università di<br />
Bologna e Parigi, imposte come studio esclusivo.<br />
Il primato italiano si affermò nella legislazione e nella raccolta delle fonti;<br />
Monaldo, minorita, è autore della “Summa monaldina” (1254), uno di quei trattati<br />
che concernono il sacramento della penitenza, importante per la storia della<br />
giurisprudenza, in quanto valuta gli atti giuridici dal punto di vista del peccato.<br />
Civilisti di fama come Baldo degli Ubaldi e Andrea Alciato (vedi oltre)<br />
contribuiranno ad arricchire la letteratura canonistica.<br />
Riprendiamo a trattare della scuola bolognese: nel secolo XIII con i postaccursiani<br />
nacque un nuovo indirizzo della scienza civilistica. Dopo l’apparizione della<br />
Magna glossa di Accursio,che aveva segnato la crisi del metodo prevalentemente<br />
esegetico in auge da Irnerio fino a lui, con il nuovo indirizzo si accentuò una netta<br />
tendenza all’accostamento della scienza alla pratica e perciò un interesse a<br />
problemi del diritto che l’opera dei glossatori non aveva sufficientemente<br />
elaborato, come la materia processuale, l’arte notarile, la questione statutaria, il<br />
diritto penale. Postaccursiani celebri furono Guido da Sarzana, Jacopo d’Arena,<br />
Alberto Gandino, Giovanni Fagioli, autore del trattato “De summariis<br />
cognitionibus”, incorporato dal francese G. Durand nella seconda versione dello<br />
“Speculum iudiciale” (è importante il suo contributo alla teoria delle prove),<br />
Martino da Fano, citato dallo stesso Durand. Con i postaccursiani si torna alla<br />
differenziazione tra diritto civile e diritto penale; dal XIV secolo a sostenere<br />
l’accusa provvede un pubblico accusatore, istituzione italiana che ha i suoi<br />
precedenti nell’istituto elaborato dalla scuola di Pavia; una parte preminente è<br />
data alla confessione, considerata come regina delle prove. Queste strutture<br />
giungono inalterate fino alle soglie del XIX secolo.<br />
Tra i giuristi del secolo XIII ricordiamo anche Giuliano da Sesso, famoso per<br />
“Flores legum”, collezione di principi giuridici, ristampata a Strasburgo, Colonia e<br />
Parigi nel corso dei secoli XV e XVI; Enrico da Susa (Bartolomei), detto l’Ostiense,<br />
cardinale e glossatore, insegnante di diritto canonico a Parigi e in Inghilterra,<br />
dotto anche in diritto civile, vescovo di Sisteron e arcivescovo di Embrun,<br />
chiamato fons juris; Taddeo da Sessa, consigliere di Federico II che difese nel<br />
concilio di Lione; Pier delle Vigne, dotto segretario dello stesso imperatore,<br />
giudice della Magna Curia, che svolse importanti missioni diplomatiche a Roma e<br />
in Inghilterra (a tale proposito ricordiamo che il “Liber augustalis”, le costituzioni<br />
del regno di Sicilia, emanate nel 1231, opera dei giuristi di Federico II, fu definito<br />
il più grande monumento legislativo del Medioevo); Giovanni da Vercelli,<br />
insegnante di diritto canonico a Parigi; Giacomo Pagano, autore del codice che<br />
porta il suo nome, introdotto in Spagna nel 1263; Galvano Becchini, maestro in<br />
915
Ungheria, canonista, chiamato dal vescovo di Cinquechiese a promuovere nel<br />
paese lo studio del diritto ecclesiastico; Goffredo da Viterbo, cappellano e notaio<br />
imperiale alla corte di Corrado III e dei suoi successori; Enrico d’Isernia, che fondò<br />
a Praga una scuola di notai e di retorica, introducendo la cultura italiana in<br />
Boemia; Gozzo d’Orvieto, chiamato da Venceslao II per compilare un nuovo codice<br />
per il regno boemo.<br />
Molto famoso fu Rolandino de’Passeggeri, maestro d’arte notarile, la cui “Summa<br />
artis notariae” diede con rigore scientifico la formulazione tecnica degli atti<br />
giuridici; l’opera divisa in quattro parti concernenti i contratti, i testamenti, gli atti<br />
giudiziali, le copie e le rinnovazioni degli atti, ebbe larga diffusione nella pratica,<br />
diventando indispensabile per i notai di tutta Europa fin nel cuore dell’età<br />
moderna; ebbe numerose edizioni fino al secolo XVII e fu chiamata per<br />
antonomasia la Rolandina.<br />
Tra il XIII e il XIV secolo troviamo Guido di Baiso, canonista, che insegnò ad<br />
Avignone, e Alessandro di S. Elpidio, agostiniano, che insegnò a Parigi nel 1307 e<br />
sostenne il papato contro Ludovico il bavaro.<br />
Giovanni d’Andrea,giureconsulto canonista,scrisse i celebri Commentaria Novella<br />
alle Decretali e molte altre opere; il suo pensiero eccelle su quello dei canonisti<br />
conrtemporanei per il profondo equilibrio col quale utilizza e domina la dottrina<br />
canonistica e la civilistica,nonché per il senso pratico e la limpidità del pensiero.<br />
Ebbe enorme fama dentro e fuori d’Italia Bartolo da Sassoferrato, consigliere<br />
dell’imperatore Carlo IV, una delle figure umanamente più grandi del secolo,<br />
accanto a Dante, Giotto e s. Caterina, con la vera e genuina funzione del<br />
costruttore e del liberatore, di chi ha dato all’umanità una parola nuova, che l’ha<br />
aiutata a comprendere meglio se stessa e ad elevarsi. Tra il 1504 e il 1846<br />
uscirono ben 55 edizioni complete delle sue opere; particolarmente celebri<br />
rimasero le teoriche di Bartolo sugli statuti e sui loro conflitti, sulle enfiteusi<br />
temporanee dei beni ecclesiastici, sulla obbligatorietà dei patti nudi in materia<br />
commerciale, sui marchi di fabbrica, sull’”actio spolii”, ecc. Nel campo del diritto<br />
pubblico alcuni trattati interessarono i pensatori politici del Rinascimento; da lui<br />
prese il nome tutta una corrente del diritto europeo. Bartolisti furono chiamati in<br />
Europa i giuristi al “ mos italicus jura docendi” prevalentemente pratico e<br />
contrapposto al “mos gallicanus”, essenzialmente storico e filologico, diffuso in<br />
Francia dopo l’Alciato e il Cuiacio (sec. XVI) (vedi oltre)<br />
Bartolo fa parte della scuola dei commentatori (o dialettici o scolastici o<br />
postglossisti), un indirizzo che dominò la scienza giuridica italiana dei secoli XIV e<br />
XV ed ebbe come tipica forma letteraria il “commento” e caratteristica<br />
fondamentale il metodo dialettico, predominante in quell’epoca nelle scuole di<br />
916
filosofia e teologia. Fin dalla metà del secolo XIII il metodo dei glossatori, la loro<br />
esegesi, era entrata in crisi; cominciavano a prevalere gli intenti praticistici. Il<br />
metodo dialettico, mutuato dalla Scolastica,che raggiunse le vette più alte in<br />
Francia con Alberto Magno e Tommaso d’Aquino (vedi oltre), influenzò<br />
largamente le scuole di diritto. I giuristi italiani ne furono attirati (Cino da Pistoia,<br />
Bartolo di Sassoferrato e Baldo degli Ubaldi) e nel giro di pochi decenni la nuova<br />
scuola si sollevava a grandi altezze, superando quella francese. Accanto ai grandi<br />
commentari, dove il testo legislativo veniva sottoposto con rigide regole logiche<br />
alla più minuta analisi, diviso nelle sue parti, ricomposto nella sua unità e poi di<br />
nuovo scomposto per essere illustrato con una particolareggiata casistica, i<br />
commentatori composero anche “tractatus” e “quaestiones”, ma soprattutto<br />
eccelsero nei “consilia”, miniera preziosa per la conoscenza del diritto vivo.<br />
Purtroppo quell’analisi profonda dei testi si ridusse ad una frantumazione della<br />
norma di cui si finiva col perdere la “ratio”; si arrivò all’ossequio incondizionato a<br />
Bartolo (donde l’aforisma ”Nemo bonus iurista nisi bartolista”) e all’opinione<br />
dominante (communis opinio) che produssero una profonda e irreparabile crisi del<br />
metodo (già nel secolo XV). Nonostante questo scadere della tecnica, resta<br />
altissimo il merito della scuola, quello di avere rotto il diaframma tra l’antico<br />
diritto (quello romano assurto a diritto comune ) e il diritto nuovo, gettando le<br />
fondamenta solide del diritto moderno.<br />
L’opera di un altro grande giurista, Baldo degli Ubaldi, discepolo di Bartolo,<br />
civilista e canonista, rappresenta con quella del maestro il massimo risultato a cui<br />
giunse la scuola giuridica dei commentatori; acutissimo nella risoluzione dei casi<br />
controversi e nell’inquadramento dei nuovi istituti che sorgevano dalle condizioni<br />
economiche e sociali dei tempi nuovi, rivela l’eccellenza del suo spirito pratico<br />
ancora più e ancora meglio nella sua vasta opera di consulente. Tra i suoi<br />
“consilia” sono famosi i due pareri dati nel 1391 e nel ’95 sulla nuova materia<br />
della cambiale. Temperamento filosofico, toccò le vette più alte della teoria<br />
generale del diritto.<br />
Uberto da Lampugnano (sec. XIV)insegnò diritto canonico a Praga; con Marsilio da<br />
Padova fu il principale rappresentante della scuola che sostenne la tesi che<br />
l’elezione dell’imperatore discendeva direttamente dal popolo; i suoi scritti si<br />
trovano nel “Monarchia Sacri Romani Imperii” di M. Goldast, vissuto tra il XVI e il<br />
XVII secolo. Ricordiamo inoltre Bonifacio Vitalini che tenne cattedra di diritto ad<br />
Avignone, Oldrado da Ponte che insegnò a Montpellier e ad Avignone, Rolando da<br />
Piazzola che scrisse “De regibus”, dedicato a Federico d’Austria, e Paolo di Castro<br />
(sec. XIV-XV), della scuola dei commentatori, che insegnò ad Avignone.<br />
917
Tra il secolo XI e il XIV si affermarono in Italia nuovi ordinamenti giuridici. Il testo<br />
dei “libri feudorum” codificò il diritto comune feudale; l’opera nacque ad opera di<br />
privati nel territorio tra Milano e Pavia, dove più vive erano le contese in materia di<br />
feudi tra la fine del secolo XI e i primi anni del XII e utilizzò consuetudini,<br />
costituzioni imperiali, sentenze di corti feudali, opere di giuristi. I libri ebbero<br />
grande importanza anche in Germania per molti secoli ed applicazione nella<br />
Francia meridionale tra le “coutumiers”( consuetudini); con i testi di diritto romano<br />
formavano oggetto di studio e di insegnamento, come fonti di “legalis sapientia”<br />
nelle scuole civilistiche all’epoca del diritto comune. Scrisse sull’argomento<br />
Andrea da Isernia (XIII-XIV sec.); la sua opera principale, ” Commentaria in usus<br />
feudorum” gli diede fama grandissima e indiscussa fino all’età moderna.<br />
Nel periodo delle repubbliche marinare sorsero in Italia le prime norme<br />
disciplinanti il commercio, costituite dalle consuetudini sorte tra i mercanti<br />
all’epoca in cui l’Italia deteneva il primato nei traffici; risalgono a quegli anni i libri<br />
di commercio. Tra le raccolte più importanti ricordiamo la “Tabula amalfitana”,<br />
corpo delle consuetudini di diritto marittimo, composto di 66 capitoli (il nucleo<br />
più antico, in latino, risale ai secoli XI e XII); essi godettero nei vari porti del<br />
Mediterraneo di grande autorità fino al secolo XVII, quando cedettero al<br />
“Consolato del mare” di Barcellona.<br />
In Europa le nazioni più sensibili all’influsso della scuola bolognese furono Francia<br />
e Spagna; nella regione più romanizzata della prima lo studio delle glosse suscitò<br />
anche la nascita di celebrati centri di cultura, come Montpellier e Avignone. In<br />
Spagna il codice di Alfonso il saggio (sec. XIII) appare profondamente imbevuto<br />
dell’insegnamento bolognese. Anche nel vicino Portogallo nel corso del secolo XIII<br />
la penetrazione del diritto giustinianeo poteva dirsi un fatto compiuto.<br />
In Inghilterra dopo la chiusura della scuola di Vacario ad Oxford non potè andare<br />
distrutto quello che di positivo il diritto romano aveva già dato, come rivelano le<br />
stesse trattazioni di diritto consuetudinario inglese compilate nei secoli XII e XIII<br />
dai giuristi Ranolfo di Glanvill ed Enrico di Bracton. Analoghi influssi troviamo in<br />
terre estranee alla tradizione latina; così in Norvegia dove la conoscenza dei testi<br />
giustinianei venne favorita dalla penetrazione del diritto canonico.<br />
Anche in Polonia il diritto canonico dopo la conversione del paese al Cristianesimo<br />
sulla fine del secolo X fece da battistrada al diritto civile romano e grande fu<br />
l’afflusso di studenti polacchi nelle università italiane. Lo Studio di Cracovia,<br />
fondato nel 1364 da Casimiro il grande, prevedeva cinque cattedre di diritto<br />
romano e tre di canonico.<br />
In Germania le prove della conoscenza del diritto romano, specialmente nelle<br />
regioni meridionali, risalgono al Duecento e già nel secolo seguente , nelle prime<br />
918
università organizzate ad imitazione di quelle italiane, l’insegnamento del diritto<br />
canonico obbligava allo studio di quello romano, mentre l’afflusso di studenti<br />
tedeschi nelle università italiane era sempre crescente.<br />
Passiamo a trattare degli studi filosofici e teologici.<br />
La filosofia, intesa come riflessione sui dati dell’esperienza e quindi anche di<br />
quella religiosa che nutre l’animo del pensatore cristiano, e la teologia, il<br />
momento più alto della riflessione filosofica, presero in periodo rinascimentale il<br />
termine di Scolastica dalla parola “scholasticus” che indicava già nel Medioevo il<br />
maestro che dirigeva una scuola e in genere lo studioso delle arti liberali.<br />
La Scolastica è rappresentata in sommo grado per parte italiana, da grandi<br />
individualità come Pier Damiani, Anselmo d’Aosta, Pietro Lombardo, Bonaventura<br />
da Bagnoregio e Tommaso d’Aquino che si pose come primo problema se ed<br />
entro quali limiti fosse lecito alla ragione tentare un’analisi delle verità<br />
dogmatiche.<br />
Si suole distinguere nella Scolastica un periodo di preparazione del pensiero<br />
medioevale, chiamato di formazione con la rinascita carolingia (IX-X sec.), un<br />
apogeo culminante in s. Tommaso d’Aquino,e un periodo di revisione critica (XIV<br />
sec.).<br />
L’introduzione alla logica aristotelica, come abbiamo detto, fu resa nota<br />
all’Occidente attraverso la traduzione e il commento di Boezio; a lui, ai<br />
commentatori arabi e ai traduttori dei secoli XII e XIII, la speculazione medioevale<br />
deve la propria origine.<br />
Contemporaneamente al nascere della speculazione filosofica si ebbe un grande<br />
sviluppo degli studi teologici; numerose furono le “Summae”(esposizione dei<br />
dogmi) e le “Sententiae” (raccolte di testi teologici).<br />
Figura notevole di pensatore fu Lanfranco di Pavia, abate di Bec, la cui scuola per<br />
opera sua divenne tra il 1042 e il ’70 un rinomato centro intellettuale; Ivo di<br />
Chartres e Anselmo d’Aosta furono suoi allievi, il secondo dei quali divenne nel<br />
’78 abate dello stesso monastero e successore di Lanfranco nell’arcivescovado di<br />
Canterbury dal 1093 al 1109. L’opera dei due italiani ebbe importanza altissima<br />
nella cultura della Francia e dell’Inghilterra ; è indubitato che dalle scuole dei<br />
monasteri provenne la fondazione dell’università parigina , preparata appunto da<br />
quei dotti religiosi, dei quali Lanfranco di Pavia e Anselmo d’Aosta erano stati<br />
istitutori e maestri.<br />
Come Bologna fu il centro degli studi di diritto in Europa, così Parigi fu il centro<br />
più importante per l’insegnamento della filosofia e della teologia ; nel 1231 papa<br />
Gregorio IX, Ugolino dei conti di Segni, con la “Parens scientiarum” conferma gli<br />
statuti dell’università parigina; in particolare viene nominata una commissione<br />
919
incaricata di correggere le opere di filosofia naturale di Aristotele per consentirne<br />
la lettura nella stessa università.<br />
Domenicani, francescani, agostiniani e carmelitani si avvicendarono durante i<br />
secoli XIII e XIV nell’insegnamento della filosofia e della teologia; a Parigi furono<br />
chiamati numerosi “maestri” italiani.<br />
L’ordine dei domenicani rappresentò la corrente razionalistica dotta, della<br />
Scolastica, dominando nell’università di Parigi, e fu antagonista dei francescani,<br />
predominanti ad Oxford. Qui Agnello da Pisa, inviato da san <strong>Francesco</strong> in<br />
Inghilterra, per istituirvi la nuova provincia francescana, fondò una scuola ove<br />
invitò ad insegnare teologia Roberto Grossatesta; Alberto da Pisa nella prima metà<br />
del secolo, fondò scuole a Londra e a Canterbury.<br />
Caratteristico atteggiamento della corrente francescana è la fedeltà al pensiero di<br />
s. Agostino e la polemica contro l’aristotelismo; essa significa opposizione contro<br />
ogni tendenza razionalistica in favore di una concezione volontaristica e fideistica<br />
che si risolve spesso in un vero e proprio misticismo speculativo.<br />
L’idealismo platonizzante, che dominò nella cultura occidentale per tutto l’alto<br />
Medioevo, è alla base della corrente agostiniana, giacchè l’aristotelismo,<br />
specialmente nell’interpretazione di Averroè, nega la Provvidenza e l’immortalità<br />
dell’anima individuale, sostenendo l’unicità dell’intelletto per tutti gli uomini,<br />
mentre afferma l’eternità del mondo e del movimento, e la distinzione, spesso<br />
opposizione, tra religione e filosofia(doppia verità).<br />
L’agostinismo, così chiamato nel secolo XIX, prevalse nel Medioevo fino<br />
all’affermarsi del tomismo e delle altre correnti di pensiero dei secoli XIII e XIV<br />
(scotismo, occamismo, ecc.); più particolarmente sue dottrine caratteristiche<br />
furono la superiorità della teologia sulla filosofia, la teoria dell’illuminazione<br />
divina, il primato della volontà sulla conoscenza, e soprattutto , nella filosofia<br />
politica, la dottrina teocratica.<br />
L’averroismo, fatto conoscere in Occidente con le traduzioni di Michele Scotto,<br />
ebbe molti seguaci, specialmente in Italia ( Marsilio da Padova), all’università<br />
patavina (Pietro d’Abano), a Bologna, a Firenze; essendo le opere di Aristotele<br />
studiate nelle università quasi sempre accompagnate dal commento averroistico,<br />
l’averroismo si mantenne forte dal XIII secolo fino a tutto il’500 (vedi oltre).<br />
Di fronte alle due correnti estreme e opposte, quella mistica dei francescani e<br />
quella razionalistica dei domenicani, Tommaso d’Aquino si fece fautore di una<br />
terza corrente (tomismo), moderata, mirante a liberare l’aristotelismo dalle<br />
sovrastrutture averroistiche (arabo-neoplatoniche) e a conciliare le dottrine<br />
aristoteliche con la verità rivelata.<br />
920
Dalla fine del XIII al XIV secolo l’ordine degli agostiniani eremitani sviluppò<br />
un’importante scuola teologica, quella cosiddetta “antica” o “egidiana”, fondata da<br />
Egidio Romano, che ottenne cattedre nelle principali università (Parigi, Oxford,<br />
Vienna, Praga, Erfurt, Wittemberg e in Italia); aderì poi al tomismo il quale a sua<br />
volta inserì nel proprio sistema, pur mitigandole, le principali tesi dell’agostinismo<br />
teologico.<br />
Per l’agostinismo e il tomismo nei secoli XV e XVI e per il neo-tomismo vedi oltre.<br />
Tra i più importanti filosofi italiani dei secoli XI e XII ricordiamo Pier Damiani e<br />
Anselmo d’Aosta.<br />
Il primo, mistico e teologo, fu uno dei maggiori antidialettici, cioè di coloro che<br />
avversavano la tendenza a rendere intellegibili i dogmi con l’introdurre la logica in<br />
teologia. Nel suo misticismo afferma l’assoluta onnipotenza di Dio che può<br />
modificare in ogni momento le leggi di natura ed è superiore allo stesso principio<br />
di non contraddizione; di conseguenza la filosofia e la cultura profana non hanno<br />
alcun valore intrinseco e devono essere subordinate alla teologia. Il fideismo di<br />
Pier Damiani sarà poi quello di Bernardo di Chiaravalle; seguace e imitatore sarà il<br />
francese Pietro Mangiadore (Petrus Comestor, sec. XIII).<br />
Si fa avanti sotto l’influenza degli scritti logici di Boezio la soluzione del<br />
concettualismo con i due massimi rappresentanti Anselmo d’Aosta e Abelardo,<br />
bretone.<br />
Anselmo (sec. XI-XII), benedettino, autore di “Monologium”, “Proslogium”, “ De<br />
trinitate” e “Liber ad insipientem” trovò una soluzione d’equilibrio tra i due<br />
problemi (dei dialettici e degli antidialettici); egli afferma che le verità di fede sono<br />
assolutamente certe e non possono essere messe in dubbio dalla ragione umana,<br />
ma nello stesso tempo questa, una volta conosciute le asserzioni dateci come vere<br />
dalla fede, è in grado di dimostrarle. Questo è il senso della formula “Credo ut<br />
intelligam”. La fede non è quindi contraria alla ragione. La natura di Dio e del<br />
mondo da lui creato è al di fuori e al di sopra della nostra comprensione. Su<br />
queste basi la sua celebre prova ontologica dell’esistenza di Dio; colui che afferma<br />
che Dio non esiste si contraddice. Non si può ammettere l’idea di Dio senza<br />
ammetterne l’esistenza; l’idea di Dio è quella di un ente di cui non è dato pensare<br />
ente maggiore, ente che non può esistere solo nella mente, perché allora non<br />
sarebbe il massimo; maggiore di esso sarebbe quello che si pensasse esistente<br />
anche nella realtà, dunque Dio deve sussistere anche nella realtà. Questo<br />
argomento ontologico (sull’esistenza di Dio )fu ripreso dagli scolastici agostiniani,<br />
da Duns Scoto e, tra i moderni, da Cartesio e Leibnitz e dall’idealismo di Gentile.<br />
Nella questione degli “universali”il filosofo aostano difese il realismo contro il<br />
nominalismo di Roscellino e contro le conclusioni teologiche cui il nominalismo<br />
921
conduceva. Ricordiamo che nella filosofia medioevale gli “universali”sono le idee<br />
generali ed astratte che, seguendo Aristotele, vengono classificate in numero di<br />
cinque: genere, specie, differenza, proprie, accidenti. La questione sorse<br />
sull’interpretazione di un passo dell’Isagoge di Porfirio in cui veniva posta la<br />
domanda se gli “universali”esistono in natura (sono cioè delle sostanze), oppure<br />
sono semplici costruzioni mentali. Roscellino sostenne una forma di nominalismo<br />
estremo, per cui solo gli individui sono reali, mentre gli “universali”, le idee<br />
generali, sono semplici emissioni di voce; di qui in sede teologica il suo triteismo,<br />
in quanto , se la distinzione tra le tre persone della Trinità è reale, esse sono tre<br />
esseri indipendenti ( da qui la critica di Anselmo d’Aosta ).<br />
Pietro Lombardo (sec. XI-XII), detto magister sententiarum, vescovo di Parigi, fu<br />
tra i magistri del concilio di Reims che giudicarono il francese Gilberto Porretano<br />
(che distinse le tre persone divine dalla deità), insegnò nella scuola cattedrale di<br />
Parigi, ebbe tra i discepoli Oddone di Soissons e Pietro di Poitiers. La sua opera<br />
“Sententiae”, raccolta di”auctoritates” in quattro libri, entrò nelle università come<br />
testo fondamentale per l’insegnamento della teologia e tale resterà fino a tutto il<br />
Rinascimento.<br />
A tale proposito ricordiamo che coloro i quali intendevano divenire maestri di<br />
teologia dovevano prima esercitare il baccellierato, leggendo quattro libri di Pietro<br />
Lombardo (ridotti a due nel XIV secolo); grande è il numero dei commenti alle<br />
“Sententiae” che ci è pervenuto, oltre 1400, spesso di grande mole; tra i commenti<br />
di autori stranieri citiamo quello di E. Rigaud, primo maestro francescano (sec.<br />
XIII) a scrivere un’opera di tal genere, quello di Giovanni di Parigi (sec. XIII-XIV) e<br />
quello di J. Baconthorpe, carmelitano inglese (sec. XIV).<br />
Ecco un elenco di pensatori italiani attivi all’estero nel secolo XIII (in ordine<br />
cronologico).<br />
Alberto da Padova,teologo agostiniano,insegnò a Parigi.<br />
Prepositivo da Cremona, teologo, insegnò a Magonza e dal 1206 fu cancelliere<br />
all’università parigina; importante liturgista, è autore di “Rationale divinorum<br />
officiorum”, opera molto diffusa in tutto il Medioevo.<br />
Nel 1229 vi insegnò Rolando da Cremona, medico, astronomo e teologo, il primo<br />
maestro domenicano ad assumere tale incarico all’università di Parigi; la sua<br />
influenza sarà decisiva per la preminenza di studi di antropologia teologica e di<br />
filosofia naturale applicata all’uomo; nella sua “Summa teologica”si nota già<br />
l’influsso delle opere di Aristotele e dei filosofi arabi che in quel periodo si<br />
diffondevano in Occidente.<br />
Giovanni da Parma(Buratti), teologo francescano, insegnò a Parigi nel 1245 e fu<br />
difensore del gioachinismo.<br />
922
Nel 1248 Ambrogio da Siena (Sansedoni), domenicano, insegnò nella scuola di<br />
Colonia, fu poi in Ungheria ed in Tartaria; dopo la scomunica di Federico II<br />
condusse nell’impero tedesco una lunga missione di pace e ottenne l’assoluzione<br />
per Corradino di Svevia (1268).<br />
Tommaso d’Aquino, il più grande filosofo del Medioevo, detto doctor angelicus,<br />
studiò a Montecassino, poi all’università di Napoli, fu quindi discepolo di Alberto<br />
Magno, insegnò a Parigi come baccelliere dal 1252 al ’56; divenuto poi maestro di<br />
teologia, tenne una delle cattedre della facoltà, riservata ai domenicani dal ’56 al<br />
’59, infine dal ’69 al ’72. Scrisse le opere “De ente et essentia”, “Commenti” a<br />
quasi tutte le opere di Aristotele, “Commentario alle sentenze”, “Summa contra<br />
gentiles”, “De unitate intellectus contraverroistas”, “De regimine principum”,<br />
“Summa theologica”, ecc.<br />
L’opera di Tommaso d’Aquino è la conciliazione tra Aristotele e il Cristianesimo,<br />
compiuta attraverso un ripensamento dell’aristotelismo; essa non tardò a<br />
conquistare molte scuole teologiche sì da essere considerata come la migliore<br />
espressione della filosofia scolastica; esercitando una grande influenza sul<br />
pensiero cattolico,ne divenne la voce ufficiale.<br />
La trasformazione interna dell’aristotelismo si compie in base ad un principio<br />
unico, cioè la negazione dell’univocità dell’essere. Per Tommaso d’Aquino c’è una<br />
netta separazione tra l’essere infinito di Dio e l’essere creato e finito; essa si<br />
fonda sulla distinzione reale tra essenza ed esistenza. L’essenza delle cose<br />
comprende tanto la forma quanto la materia, ma essa è pura potenzialità rispetto<br />
all’esistenza che è attuazione ultima dell’essenza e sopraggiunge a questa per un<br />
atto libero e creativo di Dio, unico essere in cui essenza ed esistenza si<br />
identificano. L’esigenza della creazione viene quindi portata dal filosofo nella<br />
stessa costituzione delle cose finite che senza l’atto creativo di Dio rimarrebbero<br />
pure possibilità . Dallo stesso principio deriva la netta separazione tra la filosofia,<br />
scienza degli esseri finiti che si fonda sulla ragione, e la teologia che concerne<br />
l’essere necessario e si fonda sulla rivelazione.<br />
Tommaso d’Aquino respinge l’opposizione tra ragione e fede; le verità di fede non<br />
sono irrazionali ma soprarazionali. La ragione può dare la dimostrazione dei<br />
fondamenti ragionevoli della fede; così l’esistenza di Dio può essere dimostrata<br />
attraverso cinque vie che sono tutte a posteriori. Riguardo alla dottrina egli si<br />
contrappone sia ai francescani, in quanto considera aristotelicamente l’anima<br />
come forma del corpo (e non composta di forma e materia spirituale), sia contro<br />
gli averroismi che per garantire l’unità del sapere consideravano l’intelletto come<br />
unico per tutti gli uomini, negando l’immortalità dell’anima personale; intende<br />
invece l’intelletto che si trova in ciascun uomo e non è unico per tutti gli uomini<br />
923
come una virtù dell’anima individuale che è immortale, e in tal modo vuole<br />
salvare il valore e il merito della ricerca personale contro la postulazione di una<br />
ragione eterna ed universale della specie umana.<br />
Nella dottrina della conoscenza Tommaso d’Aquino fa derivare ogni conoscenza<br />
dai sensi (nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu); mediante<br />
l’astrazione noi ricaviamo dai dati sensibili l’universale che è sì un concetto, ma<br />
non arbitrario, in quanto si fonda sull’universale che è nelle cose individuali e, in<br />
ultima analisi, sul corrispondente universale che è nella mente stessa di Dio. Il<br />
principio di individuazione è per lui la materia “signata quantitate” ( spazialmente<br />
determinata).<br />
Fu Tommaso d’Aquino che dette una definitiva sistemazione alla concezione del<br />
diritto nel pensiero cristiano (per i pensatori ecclesiastici l’uomo è soggetto di<br />
diritto non in quanto è cittadino di uno stato ma in quanto è persona spirituale e<br />
morale e i suoi diritti ripete non dallo Stato ma da Dio e può quindi opporsi allo<br />
Stato che li violi). Da una “lex aeterna” che è la ragione divina che governa il<br />
mondo deriva la “lex naturalis”, cioè la partecipazione limitata della ragione<br />
umana alla legge eterna, per cui l’uomo riesce a distinguere , anche in mancanza<br />
della legge scritta, il bene e il male. Il diritto positivo umano, cioè il complesso<br />
delle norme emanate dallo Stato, come interpretazione della legge naturale, non<br />
può a questa derogare, pur piegandosi alle diversità dei luoghi, dei tempi, delle<br />
persone, pur ispirandosi all’utilità individuale e collettiva.<br />
Il tomismo è il complesso delle dottrine filosofiche e teologiche di Tommaso<br />
d’Aquino e la corrente di pensiero cui ha dato luogo nel corso della storia.<br />
Violente furono le polemiche intorno ad alcune posizioni (la teoria dell’unità della<br />
forma sostanziale , specialmente nell’uomo; la teoria dei principi d’individuazione<br />
e della differenza reale tra l’essenza e l’esistenza nelle creature, la possibilità di<br />
una creazione eterna del mondo, la soluzione intellettualistica del rapporto tra<br />
intelletto e volontà) che costituiscono una radicale innovazione rispetto alla<br />
tradizione agostiniana: è questo soprattutto che determinò l’opposizione al<br />
tomismo. I principali avversari della filosofia tomistica furono i teologi francescani<br />
d’indirizzo agostiniano; le nuove dottrine furono parzialmente condannate nel<br />
1277 dall’arcivescovo di Parigi e ad Oxford dall’arcivescovo di Canterbury, ma il<br />
provvedimento fu abrogato nel 1325 dopo la santificazione del grande aquinate.<br />
Parecchie risposte polemiche a questa ostilità furono pubblicate da discepoli<br />
domenicani; la più importante è nell’”Apologeticum veritatis” di Ramberto de’<br />
Primadizzi, anch’egli maestro alla Sorbona. Giovanni di Parigi (Joannes dormiens),<br />
fedele seguace, prese le difese in opere polemiche contro i francescani; un altro<br />
924
discepolo, Pietro d’Auvergne, completò alcuni commenti del maestro ad<br />
Aristotele.<br />
Verso la fine del Medioevo l’influenza del tomismo si estese anche alla teologia<br />
bizantina; furono pubblicate varie traduzioni in greco delle opere e in precedenza<br />
missionari domenicani avevano tradotto in armeno vari scritti del maestro;<br />
ulteriore sviluppo ebbe la teologia quando la “Summa theologica” fu introdotta<br />
come libro scolastico in luogo delle Sentenze di Pietro Lombardo.<br />
Ritorniamo ad elencare i pensatori italiani all’estero nel secolo XIII con il nome di<br />
Annibale Annibaldi (o Annibaldeschi) che successe a Tommaso d’Aquino.<br />
Nel 1275 insegnò a Parigi Bonaventura da Bagnoregio, detto doctor seraphicus,<br />
francescano, il principale rappresentante dell’agostinismo medioevale; autore di<br />
un “Commento “ alle Sentenze di Pietro Lombardo, del “Breviloquium”, di<br />
“Itinerarium mentis in Deum”, aprì la via alla critica dell’aristotelismo compiuta<br />
dalla scuola francese che riconobbe in lui il primo e principale maestro. Sua è la<br />
teoria dei grandi mistici attraverso i quali si compie l’ascesa della mente dalle<br />
cose sensibili a Dio; furono suoi discepoli J. Peckam e Gualtiero di Bruges.<br />
Nel 1266 insegnò a Parigi Bombologno da Bologna, sentenziarlo domenicano; nel<br />
1276 Bartolomeo da Bologna, maestro di teologia, Matteo d’Acquasparta, seguace<br />
di Bonaventura da Bagnoregio, e nel 1281 Arlotto da Prato, tutti e tre francescani.<br />
Egidio Romano (Colonna?), dopo essere stato alunno a Parigi di Tommaso<br />
d’Aquino e costretto a lasciare la città nel ’76 per avere difeso il maestro contro<br />
l’arcivescovo Tempier, fu richiamato per l’insegnamento della teologia, primo<br />
maestro agostiniano e caposcuola, rimanendo alla Sorbona dal 1286 al ’92; autore<br />
di opere politiche, nel “De regimine principum”svolse la teoria aristotelico-<br />
tomistica dell’origine”naturale” della società politica e dello stato, nel “De esse et<br />
essentia” scrisse contro Enrico di Gand; nel “De ecclesiastica sive de summi<br />
pontificis protestate” espose la teoria della “directa potestas” e affermò la<br />
superiorità del potere spirituale su quello temporale nella controversia della<br />
Chiesa con Filippo il Bello.<br />
Nel 1289 insegnò teologia il francescano Giovanni di Murro ( o di Morrovalle).<br />
Nel 1290 fu lettore a Montpellier il domenicano Alberto da Genova.<br />
Nel 1293 insegnò a Parigi il teologo Giacomo da Viterbo (Capocci), doctor<br />
graciosus, agostiniano, che affronta acutamente il problema della distinzione tra<br />
essenza ed esistenza.<br />
Nel 1295 fu primo maestro carmelitano Gerardo da Bologna, autore di un’opera<br />
fondamentale, ”Summa theologiae”.<br />
925
Ricordiamo ancora del secolo XIII Reginaldo da Piperno, amico e confessore di<br />
Tommaso d’Aquino, e Girolamo de’Remi, domenicano, che insegnò nel convento<br />
parigino di S. Giacomo.<br />
La serie dei maestri italiani all’estero nel secolo XIV si apre con Agostino da<br />
Bergamo, agostiniano, maestro a Parigi dal 1303 al ’05.<br />
Dionigi Roberti insegnò a Parigi,fu confessore di Roberto d’Angiò.<br />
Lo stesso anno subentrò il confratello Agostino Trionfo, teologo e filosofo, che<br />
sostenne in maniera radicale la dottrina teocratica, fondata sul principio di s.<br />
Paolo “Omnis potestas a deo”, esercitata dalla Chiesa nel Medioevo, ritenendosi<br />
essa sola autorizzata ad investire i principi della terra in nome del potere avutone<br />
da Dio; tale pretesa fu fatta valere soprattutto da Gregorio VII, Innocenzo III e<br />
Bonifacio VIII.<br />
Due suoi discepoli, Alessandro Fassitelli o di Sant’Elpidio, canonista che insegnò a<br />
Parigi nel 1307, e Bartolomeo Carusi da Urbino sostennero le dottrine curialiste<br />
contro i teologi di Ludovico il bavaro (I commentari all’Antico e Nuovo<br />
Testamento, estratti dal Carusi dalle opere di s. Agostino, furono pubblicati come<br />
cosa propria da J. Gast nel 1542).<br />
Altri agostiniani, teologi e filosofi, insegnarono a Parigi; ricordiamo Dionisio di<br />
Borgo San Sepolcro (nel 1317), Bonaventura da Peraga,teologo, che fu poi alla<br />
corte di Luigi d’Ungheria, Guglielmo Amidani, Simone da Cremona, Prospero da<br />
Reggio, sentenziario.<br />
Figura notevole di teologo e predicatore fu Simone Fidati (sec. XIII-XIV) che con il<br />
suo agostinismo avrebbe influito su Martin Lutero, tanto da essere considerato da<br />
A. V. Müller addirittura come fonte (la sua opera maggiore fu stampata a Basilea<br />
nel 1517 e a Colonia nel 1540); non fu mai all’estero.<br />
Dal 1309 al ’18 insegnò ad Avignone Bartolomeo Fiadoni, teologo e storico<br />
domenicano, che condusse a termine il “De regimine principum”.<br />
Nel 1310 insegnò a Parigi Giovanni da Napoli che difese la dottrina del maestro<br />
aquinate contro le novità del francese Durando di S. Porcland; altri domenicani<br />
insegnanti a Parigi furono Annibaldi Caetani, Landolfo di Napoli, Antonio Aribaldi,<br />
Benedetto da Asiago che tenne la cattedra nel 1319 e fu inviato dal re di Francia<br />
Carlo IV e da papa Giovanni XXII presso l’imperatore d’Oriente Andronico III.<br />
Tra i francescani troviamo Egidio Luniaco; Giacomo d’Ascoli, chiamato nel 1310 a<br />
Parigi come insegnante di teologia, scotista, detto doctor profundus; Alessandro<br />
Bovini, successore di Duns Scoto a Parigi ( il suo “Commentaria in libros<br />
metaphysicae Aristotelis”)fu stampato nel 1572 sotto il nome di Alessandro di<br />
Hales.<br />
926
Dal 1312 al ’19 fu maestro e rettore dell’università parigina Marsilio da Padova,<br />
filosofo, letterato, scrittore politico, consigliere di Ludovico il bavaro; egli fu<br />
l’iniziatore con Guglielmo d’Occam del conciliarismo, movimento dottrinale che<br />
affermava la superiorità del concilio ecumenico sull’autorità papale e che ebbe il<br />
suo maggiore sviluppo in occasione dello scisma d’Occidente.<br />
Con l’opera Defensor pacis Marsilio intende svolgere un’analisi razionale della<br />
natura del potere politico, considerando non le varie forme di governo(come<br />
Aristotele nella Politica), ma le strutture stesse dell’organizzazione politica, il<br />
legislatore, la legge, il governo. La totalità dei cittadini(universitas civium)è la<br />
fonte unica della legge(legislator); il governo è l’espressione della totalità dei<br />
cittadini che lo elegge e ne controlla gli atti. Il governo quindi non è fonte di<br />
diritto ma è sottoposto alla collettività. La legge, peraltro, non trae la sua forza da<br />
un principio naturale o divino, ma esclusivamente dalla volontà dei cittadini<br />
Si afferma così il laicismo come motivo fondamentale del pensiero politico, come<br />
indipendenza dello Stato dalla Chiesa; tale atteggiamento si connette con una<br />
concezione generale d’autonomia della ragione e della ricerca scientifica rispetto<br />
alla fede e alla verità rivelata, di antidogmatismo, ma non è considerato come<br />
anticlericalismo, non è un atteggiamento di ostilità alla Chiesa. Marsilio ebbe il<br />
merito di affermare il principio democratico della sovranità popolare; le sue teorie<br />
sulla separazione del potere legislativo ed esecutivo precorrono le dottrine<br />
democratiche dei secoli XVII e XVIII o nella loro totalità, dai sapienti agli artigiani,<br />
o nella parte più valente, lasciando fuori chi per natura è incapace di deliberare. In<br />
questa prospettiva la legge trae valore dal suo essere tale, legge positiva,<br />
espressione di una volontà collettiva, imposta per il bene vivere.Il corpo politico è<br />
autonomo nell’imporre la legge, nettamente distinto dalla Chiesa, collettività dei<br />
fedeli che non può esercitare alcun potere positivo(contro la tesi canonistica della<br />
pienezza dei poteri del pontefice),né può possedere beni terreni, secondo quanto<br />
insegnavano i maestri francescani. La Chiesa è la totalità dei fedeli (universitas<br />
fidelium) e ad essa spettano il controllo sull’autorità ecclesiastica, l’elezione dei<br />
sacedoti e del papa, attraverso il concilio cui anche i laici devono prendere parte.<br />
Così, radicalmente distinti, Chiesa e Stato sono autonomi nelle loro sfere: alla<br />
Chiesa spetta il compito di ammaestrare, ma non di scomunicare; allo Stato<br />
quello di esercitare il potere politico nella persona dell’imperatore; a questi<br />
spetta anche il suèremo controllo sulla conformità degli atti papali alle decisioni<br />
conciliari e alla fede.<br />
Furono seguaci delle teorie di Marsilio da Padova i Fratelli Boemi.<br />
Michele Fuschi da Cesena nel 1312 insegnò teologia a Parigi; fu a capo del<br />
capitolo francescano che venne in contrasto con il papa sul principio del diritto di<br />
927
proprietà per il quale né Cristo né gli Apostoli nulla hanno posseduto né<br />
singolarmente né collettivamente. La lotta assunse vaste proporzioni; Michele<br />
Fuschi fece causa comune contro il papa Giovanni XXII con Ludovico il bavaro<br />
presso il quale riparò con Guglielmo d’Occam; fu deposto e scomunicato , espulso<br />
dall’ordine e condannato , contumace, alla prigionia perpetua.<br />
Si rifugiò presso lo stesso imperatore anche <strong>Francesco</strong> della Marca, teologo<br />
francescano, lettore delle sentenze a Parigi nel 1319, condannato ed espulso<br />
dall’ordine; scotista,non ritiene dimostrabile con la ragione l’unicità di Dio e<br />
l’immortalità dell’anima, che sono verità di fede; egli fu il primo sostenitore della<br />
teoria fisica dell’”impetus”.<br />
Occorre tenere presente che lo scotismo, la dottrina di Duns Scoto, francescano<br />
(sec. XIII-XIV), sostiene il primato della volontà sull’intelletto (volontarismo), non<br />
però nel senso che intenda svalutare l’attività razionale e scientifica, ma nel senso<br />
che ne limita il campo a ciò che è rigorosamente dimostrabile ed evidente; perciò,<br />
in opposizione a Tommaso d’Aquino, le verità teologiche sono verità di fede e<br />
nella volontà è il fondamento della fede.<br />
L’influenza di Duns Scoto si farà sentire in molte università europee, tra le quali<br />
quella di Napoli nel secolo XV (con il teologo francescano <strong>Francesco</strong> Caracciolo);<br />
all’inizio del secolo XVII si avrà un ritorno allo scotismo con L.Wadding, teologo<br />
francescano, fondatore a Roma del collegio Ludoviciano e del convento di S.<br />
Isidoro, centro di studi scoutistici, e con l’opera di Bartolomeo Mastrio.<br />
Per quanto riguarda l’occamismo, i suoi seguaci affrontarono nuovi e più concreti<br />
problemi, dando l’avvio alla nuova scienza della natura, sostenendo la netta<br />
separazione tra ragione e fede; la logica di Occam, detta terminismo, rispetto a<br />
quella aristotelica sviluppa la semantica, cioè lo studio della funzione significativa<br />
delle parole in rapporto alle cose reali, sottolineando il loro valore di simboli o<br />
segni soggettivi (termini) e negando in maniera radicale il realismo delle essenze<br />
universali.<br />
Nel 1345 troviamo a Parigi Gregorio da Rimini, filosofo e teologo occamista, che<br />
approfondì soprattutto la teoria dei giudizi o proposizioni scientifiche del<br />
terminismo; fu chiamato doctor authenticus, cercò di conciliare la corrente<br />
teologica “antica” dell’agostinismo con l’occamismo. Egli sostiene che il vero<br />
oggetto della scienza non è la proposizione per se stessa, ma il suo significato<br />
totale, il quale ha una sua oggettività indipendente dai termini della proposizione<br />
e dal reale esistente; nasce così dal seno dell’occamismo una dottrina del tutto<br />
nuova, l’oggettività del mondo logico- ideale dei significati, che sarà ripresa in<br />
epoca moderna dal Bolzano, dal Meinong e dalla scuola fenomenologica.<br />
928
Ugolino d’Orvieto, teologo e filosofo agostiniano, insegnante a Parigi nel 1348,<br />
patriarca titolare di Costantinopoli, celebrato come doctor acutissimus, avversò<br />
l’aristotelismo, propugnando un ritorno all’agostinismo tradizionale; a lui risale la<br />
concezione dell’atto di fede in cui concorrono intelletto e volontà; esso non solo<br />
implica un assenso dell’intelligenza, determinato da motivi di credibilità<br />
(l’esistenza di Dio, certezza ed evidenza del fatto della rivelazione da parte di<br />
Dio), ma nello stesso tempo impegna tutta la personalità dell’uomo; si crede non<br />
per la evidenza intrinseca delle verità stesse o per una qualche certezza<br />
dimostrativa, ma per la certezza che ci viene dall’autorità di Dio che non può<br />
ingannarsi né ingannarci, rivelandoci il vero. Ugolino espresse questa concezione<br />
in polemica con il volontarismo di Occam e l’intellettualismo estremo di R. Holkot,<br />
domenicano, che affermava che oggetto della scienza non sono gli esseri reali ma<br />
i giudizi formulati a loro riguardo; poiché l’esistenza non è inclusa nel concetto<br />
“Dio”, è impossibile trovare mediante la ragione la sua esistenza.<br />
Nel 1357 commentò le Sentenze a Parigi il francescano Giovanni da Ripatransone,<br />
chiamato doctor supersubtilis, considerato da G. Gerson, P. d’Ailly, Pietro di<br />
Candia e da altri un caposcuola ; egli afferma la netta distinzione di una pluralità<br />
di distinzioni nell’essenza di Dio, come pure la possibilità logica della creazione di<br />
un mondo infinito, contro la posizione aristotelico-tomistica.<br />
Ricordiamo inoltre maestri a Parigi nel secolo XIV Matteo Orsini da<br />
Montegiordano, teologo, Luca da Messina, sentenziarlo, Andrea da Lucca,<br />
Giovanni da Lana, Antonio Rampegoli, Guglielmo da Legnano; Roberto de’ Bardi,<br />
cancelliere per tredici anni; il cardinale Giacomo Stefaneschi, fondatore di una<br />
scuola; il carmelitano Michele Aiguani, lettore di teologia nel suo convento; Pietro<br />
Strozzi che ebbe fama notevole come oratore sacro; e infine Remigio da Firenze,<br />
insegnante a Parigi e a Montpellier; Facino (Bonifacio) d’Asti, teologo agostiniano,<br />
a Parigi e ad Avignone; Domenico da Cremona a Tolosa; Barlaam Calabro a<br />
Costantinopoli nel 1326, Bartolomeo da Pisa a Cambridge,il francescano Pietro da<br />
Castiglione a Coimbra.<br />
L’archeologia,in quanto studio dell’antichità,nasce in Italia in periodo<br />
preumanistico.Il Petrarca e molti altri letterati cominciarono ad appassionarsi alla<br />
raccolta di medaglie antiche e iscrizioni. Con il Rinascimento molti grandi artisti<br />
studiarono antichi monumenti e rovine della classicità; a Roma nacque la prima<br />
raccolta pubblica di statue antiche.I Medici istituirono a Firenze il primo<br />
insegnamento dell’archeologia.<br />
La seconda parte della lezione riguarda i secoli XV e XVI.<br />
929
Con l’affermarsi dell’Umanesimo (vedi lez. n. 13) e il conseguente decadere della<br />
Scolastica cominciano a manifestarsi i segni di una formazione laica della cultura<br />
sia negli uomini che la esercitano sia negli istituti che la promuovono. Con lo<br />
sviluppo sociale e culturale si moltiplicano le università, nasce l’individualismo<br />
proprio della vita moderna; il sapere che fino a questo momento era privilegio di<br />
pochi si estende almeno tra le classi più agiate, si gettano le basi della scuola<br />
moderna. Cade l’universalismo enciclopedico del sapere medioevale di cui erano<br />
tipico esempio le “Summae”; con l’Umanesimo si afferma la pedagogia, la teoria<br />
dell’educazione che concerne principi e metodi per la formazione della<br />
personalità. La paternità spirituale dell’educazione diventa il fondamento del<br />
nuovo pensiero pedagogico.<br />
L’intuizione di s. Agostino, ripresa da s. Tommaso d’Aquino,fu portata a<br />
conseguenze rivoluzionarie nell’età del Rinascimento, particolarmente con la<br />
Riforma, e in seguito con Cartesio; per s. Tommaso, se da un lato è vera<br />
l’affermazione di s. Agostino che ”Dio solo è colui che interiormente e<br />
principalmente insegna”, negando efficacia all’insegnamento umano, dall’altro<br />
però l’acquisire scienza da sé è causa imperfetta ; causa perfetta è il maestro in<br />
quanto possiede l’intera scienza cui deve iniziarsi l’alunno. Insomma la scienza di<br />
chi impara preesiste in potenza attiva completa; l’agente estrinseco, il maestro,<br />
non agisce se non aiutando l’agente intrinseco, somministrandogli i mezzi onde<br />
possa sbocciare nell’atto.<br />
Con l’Umanesimo il nuovo senso della vita umana, cercato nei testi classici, porta<br />
l’educazione verso il culto della bellezza in sé, verso un ideale aristocratico della<br />
formazione dell’uomo completo, ispirandosi alla formazione della libertà di<br />
giudizio , alla volontà di potenza dell’uomo sulla terra (laicismo), alla libertà della<br />
coscienza religiosa (con la Riforma).<br />
In questo periodo nacque la prima scuola moderna; il precursore di questa nuova<br />
concezione dell’insegnamento propria della corrente umanistica fu Giovanni da<br />
Ravenna (sec. XIV-XV), il quale propugnò un nuovo metodo più intimo e spirituale<br />
che non abusasse della memoria e che avesse le basi in una rispondenza di<br />
affetto tra docente e discente (escludendo la disciplina manesca), tale che<br />
continuasse anche dopo gli studi in una collaborazione tra scuola e famiglia.<br />
A lui si ispirarono Pier Paolo Vergerio, il primo teorico dell’educazione umanistica,<br />
Guarino Veronese e Vittorino da Feltre, realizzatori pratici di quel tipo d’<br />
insegnamento con le scuole-convitto o collegi. Con loro si affermò la nuova<br />
pedagogia dell’Umanesimo che sostituiva alla rigidezza normativa delle artes<br />
dictandi un più diretto rapporto con gli auctores, all’apprendimento tecnico il<br />
930
processo formativo che trasforma lo studio, attraverso la lettura e il commento, in<br />
esperienza.<br />
Guarino Veronese aprì una scuola a Ferrara, durata un trentennio, divenuta uno<br />
dei più celebri focolai umanistici, ricercatissima da italiani e stranieri.<br />
Vittorino da Feltre nel 1423 fondò a Mantova la sua “casa giocosa” (ove<br />
convennero poi numerosi allievi tra cui anche ragazzi di umili origini) per i figli di<br />
<strong>Francesco</strong> Gonzaga; gli alunni venivano educati , oltre che agli studi classici<br />
(grammatica e letteratura greca e latina) , alla pratica dell’equitazione e agli<br />
esercizi ginnici per svago.<br />
Con il generale riaffermarsi della vita e dell’attività fisica nasce una trattatistica<br />
illustrata sulla tematica ludica, ripresa dall’antichità classica (scherma,<br />
equitazione, lotta, ginnastica, ecc.). Si può dire così che l’educazione tendeva allo<br />
sviluppo armonico della personalità , al suo equilibrio interiore, alla formazione<br />
dell’individualità dell’alunno.<br />
Fu in Italia in periodo umanistico che si ebbe un notevole sviluppo dei centri di<br />
cultura; con l’ampliarsi delle conoscenze scientifiche e letterarie nacquero le<br />
accademie, scuole o società di dotti che si proponevano di comunicare agli altri<br />
studiosi i risultati degli studi dei singoli; loro precursore può essere ritenuto il<br />
cardinale Bessarione di Trebisonda che accolse nella propria casa un cenacolo di<br />
letterati e artisti nel 1440. In seguito queste libere riunioni cominciarono a<br />
trasformarsi in organizzazioni regolari, associazioni permanenti di studiosi con lo<br />
scopo di promuovere le arti, le lettere e le scienze (vedi lez. n. 13).<br />
Sorsero l’accademia pontaniana di Napoli, fondata dal Beccadelli nel 1442; la<br />
pomponiana o romana, fondata da Pomponio Leto nel 1460, la platonica a Firenze<br />
nel 1463, l’aldina a Venezia nel 1494.<br />
L’umanista tedesco C. Celtis (sec. XV-XVI) sull’esempio dell’accademia romana<br />
fondò varie sodalitates, centri di studi umanistici, a Heidelberg, a Buda e a<br />
Cracovia.<br />
Nel secolo XVI altre accademie sorsero; fu creata a Firenze quella della Crusca per<br />
lo studio e la conservazione della lingua italiana, che nel 1591 si prefisse di dare<br />
all’Italia il vocabolario della sua lingua: la prima edizione uscì nel 1612 e si diffuse<br />
tanto da costituire il modello per altre nazioni europee. La lessicografia ebbe un<br />
notevole rappresentante in Fausto Veranzio (sec. XVI-XVII), autore del primo<br />
vocabolario tecnico in cinque lingue (latino, italiano, dalmatica, tedesco,<br />
ungherese).<br />
In periodo umanistico con le nuove tendenze manifestatesi in seguito al valore<br />
culturale del libro, nacquero le biblioteche pubbliche.<br />
931
I primi edifici monumentali, sedi di biblioteche, sono sorti nel secolo XV (Firenze,<br />
Cesena, Venezia). Hanno singolare sviluppo le biblioteche principesche; la<br />
biblioteca reale di Francia a Blois si accrebbe con enormi spogliazioni di quelle<br />
italiane; Carlo V incamerò parte ingente della biblioteca di Napoli nel 1495,cinque<br />
anni dopo Luigi XII spogliò la Sforzesca di Pavia; trasportata a Fontainebleau, la<br />
biblioteca reale fu poi incrementata con la raccolta di Caterina de’Medici.<br />
Lo “studio” privato o studiolo, luogo raccolto e appartato per il principe è tipico<br />
del Rinascimento; dappertutto il nome è rimasto ad indicare la stanza dove un<br />
professionista o un artista lavora.<br />
Per l’insegnamento generale l’istituzione dei collegi si diffuse dopo la<br />
Controriforma ad opera dei gesuiti, diventando il più comune sistema educativo<br />
fino a tutto il secolo XVIII; oltre alla cultura religiosa si insegnavano lettere greche<br />
e latine, filosofia e scienze naturali.<br />
Si avviò il processo di formazione di una scuola aperta a tutti, sul cui modello si<br />
foggiarono quelle straniere, e con l’arricchimento del materiale culturale si ebbe<br />
la specificazione in gradi che tendeva ad assicurare alla società un tono medio di<br />
gusti e di idealità.<br />
Silvio Antoniano (sec. XVI-XVII), valente rappresentante del tardo Umanesimo,<br />
volle che i giovani si creassero uno stile con l’imitazione di Cicerone, scrisse il<br />
celebre trattato “Dell’educazione cristiana e politica dei figlioli” in tre libri, ad<br />
istanza di Carlo Borromeo che volle così offrire ai precettori e ai padri di famiglia<br />
una guida per l’educazione; pubblicato a Verona nel 1584, libro di pedagogia<br />
cattolica, fu stampato molte volte fino ai nostri giorni. Sono notevoli alcune teorie<br />
che sono state poi svolte nelle dottrine pedagogiche moderne (studio delle<br />
inclinazioni fanciullesche, allattamento materno, indurimento fisico, reazioni<br />
naturali, metodo diretto per l’insegnamento delle lingue, concentrazione dello<br />
studio del latino e dell’italiano, legge di gradazione didattica, ecc.); da lui molto<br />
hanno tratto i porto-realisti e G. B. de la Salle.<br />
Nel secolo XVI sorse a Roma l’Ospizio di S. Michele, in seguito ampliato, destinato<br />
all’educazione artistica professionale dei giovani bisognosi.<br />
Nel 1597 a Roma per opera dello spagnolo Giuseppe Calasanzio nacque la prima<br />
“scuola pia” gratuita per i fanciulli poveri, istituzione degli scolopi che ben presto<br />
si diffuse in tutta Europa.<br />
Nel 1599 uscì per merito di Claudio Acquaviva la redazione definitiva della “ ratio<br />
studiorum “, il codice didattico-pedagogico della Compagnia di Gesù, concepito<br />
da Ignazio di Lodola con gli studi letterari preparatori a quelli ecclesiastici;<br />
secondo questi criteri nacquero i primi collegi dell’ordine fino alla fondazione del<br />
Collegio Romano che ne divenne il prototipo.<br />
932
Altre scuole sorsero per merito dei teatini, dei somaschi, dei barnabiti, ecc.<br />
Rosa Venerini (sec. XVII)aprì molte scuole gratuite per le fanciulle povere e fondò<br />
“Le maestre pie”, opera continuata da Lucia Filippini, diffusa anche all’estero,<br />
specialmente in America del nord.<br />
Fin dal secolo XII e particolarmente in periodo umanistico e rinascimentale le<br />
università italiane furono il centro degli studi giuridici, scientifici e letterari, fonti<br />
del sapere cui attinsero innumerevoli studenti stranieri.<br />
Lo sviluppo fu notevole; dal punto di vista architettonico ricordiamo che a Bologna<br />
l’archiginnasio del Vignola è il primo esempio di sede unica per le diverse<br />
discipline universitarie (sec. XVI).<br />
Lo spirito di tolleranza che vi dominava, l’intelligente protezione che gli Stati e i<br />
Comuni accordavano ai maestri e agli allievi di molte nazioni, la magnifica<br />
fioritura delle arti, fecero sì che nella penisola confluissero correnti intellettuali di<br />
ogni tendenza. Per comodità facciamo un unico elenco, per il periodo tra il XII e il<br />
XVII secolo, dei più importanti studiosi stranieri.<br />
Nel secolo XII studiò diritto a Bologna dopo un periodo di formazione a Roma<br />
l’inglese Gervasio di Tilbury; tra il XII e il XIII secolo lo spagnolo Raimondo di<br />
Penyafort e il francese Gualtiero di Chatillon, ambedue addottorati in diritto<br />
canonico; nel secolo XIII Bernardo Dorna, giurista provenzale, Jacopo di Revigny<br />
(discepolo di Jacopo di Balduino) e Guglielmo Durante , postaccursiano francese; a<br />
Padova e a Bologna studiò scienze naturali il tedesco Alberto Magno; si formò in<br />
università italiane dal 1260 al ’70 il filosofo polacco Witelo, autore di un notevole<br />
trattato sulla struttura dell’occhio e sul fenomeno della vista.<br />
Nel secolo XIV si laurearono a Padova il tedesco Nicolò da Bibra e a Bologna il<br />
canonista portoghese Giovanni di Dio; nel secolo XV l’ungherese G. Pannonio<br />
studiò a Ferrara e a Padova, il tedesco N. Cusano a Padova, il giurista francese G.<br />
Pape a Torino, il fiammingo J. Bade (Badius) a Ferrara presso il Guarino, il polacco<br />
J. Ostroròg si laureò a Bologna in diritto romano e canonico; a Firenze ebbe<br />
formazione umanistica il teologo e giurista M. Bàthory che chiamò poi in Ungheria<br />
F. Bandini e S. Salvini, introducendo così nella sua patria la filosofia platonica del<br />
Ficino che gli dedicò una lettera filosofica.<br />
Tra il XV e il XVI secolo troviamo studente a Firenze lo spagnolo E. A. de Nebrija,<br />
autore del dizionario latino-castigliano; a Padova l’umanista dalmata M. Marulo.<br />
W. Lily, umanista inglese, studiò a Roma e a Venezia, fu il primo insegnante di<br />
greco in Inghilterra e compilò il primo vocabolario latino adottato nella scuola di<br />
Eton; il suo connazionale T. Linacre visse molti anni in Italia, a Firenze fu alunno<br />
di Poliziano e Calcondila, si laureò in medicina a Padova, curò traduzioni di<br />
classici, scrisse una grammatica latina in inglese e contribuì ad introdurre ad<br />
933
Oxford l’insegnamento del greco (furono suoi discepoli molti umanisti inglesi, tra<br />
cui T. Moro).<br />
W. Pirkheimer, umanista tedesco, studiò diritto, musica e greco a Padova e a<br />
Pavia, il suo connazionale V. von Hutten diritto a Pavia e a Bologna e fu poi a<br />
Roma; il letterato boemo B. Zlobkovic e T. Diplovatazio di Corfù studiarono a<br />
Bologna e a Ferrara; si formarono in Italia il giurista francese Aymar du Rivail<br />
(Rivalius) e l’umanista e storico polacco S. Gòrski.<br />
Nel secolo XVI studiarono a Padova il giureconsulto francese A. du Ferrier, il<br />
medico e letterato ungherese G. Sambucus, M. Serveto, medico spagnolo, i poeti<br />
polacchi C. Janicki e J. Kochanowski (i letterati polacchi del’500 furono in<br />
maggioranza allievi di atenei italiani); si laureò in legge <strong>Francesco</strong> di Sales; studiò<br />
filosofia presso Agostino Nifo D. Hurtado de Mendoza; si formò nella stessa<br />
università Stefano Bathory, futuro re di Polonia, con K. Kovacsoczy, suo segretario<br />
a Cracovia, che fu in relazione con scienziati e umanisti italiani.<br />
A Ferrara si laureò in medicina lo svizzero Paracelso, discepolo di Nicolò<br />
Leoniceno; a Torino conseguì la laurea Erasmo da Rotterdam; N. Copernico,<br />
astronomo polacco, discepolo a Bologna di Domenico Novara, andò a laurearsi in<br />
diritto canonico a Ferrara, studiò medicina a Padova e fu poi a Roma (il periodo<br />
italiano è fondamentale per la preparazione del “De revolutionibus orbium<br />
coelestium”, opera pubblicata nel 1543); a Bologna studiò diritto il francese E.<br />
Pasquier, lo spagnolo J. Ginès de Sepulveda fu allievo di Pomponazzi, l’anatomista<br />
tedesco V. Coiter di Falloppia, Aranzi ed Eustachio; studiò medicina a Venezia e si<br />
laureò a Padova l’anatomista fiammingo A. Vesalio; studiarono a Bologna e a<br />
Padova il polacco S. Osio, studioso di teologia e diritto, il giurista spagnolo<br />
Agustìn, il medico e metallurgista tedesco G. Bauer (Agricola); il suo connazionale<br />
M. Gualandino, medico, fu a Roma e a Padova; J. Fischart, letterato, a Siena, dove<br />
troviamo anche il medico gallese J. D. Rhys (Rhoesius). Si formarono in Italia il<br />
mistico cappuccino inglese Benedetto di Canfield e R. Pole (a Roma e a Padova)<br />
che fu poi creato legato pontificio in Inghilterra e arcivescovo di Canterbury.<br />
Tra il secolo XVI e il XVII studiarono a Roma il teologo greco Severo Gabriele, il<br />
matematico fiammingo Gregorio di San Vincenzo e lo storico scozzese T.<br />
Dempster che pubblicò un trattato sull’Etruria, per il quale è considerato<br />
l’iniziatore degli studi di etruscologia; vi conseguì la laurea il medico danese O.<br />
Wormius. Nel secolo XVII studiarono medicina a Padova il danese E. Bartholin,<br />
l’inglese W. Harvey e il tedesco J. Schultes (Schultetus), allievi di Fabrizio<br />
d’Acquapendente; seguirono corsi di studio lo storico francese G. Naudé e il<br />
tedesco J. Scheffer(Angelus Silenius);studiò in Italia anche il giureconsulto<br />
G.Coquille(sec.XVI-XVII),francese.<br />
934
Passiamo ora a considerare gli studi filosofici: con l’Umanesimo, anche se<br />
l’atteggiamento è ancora religioso, appare chiaro l’impulso a dedicare la ricerca a<br />
cose terrene. Con la riscoperta dei testi greci si fa intensa la disputa su<br />
platonismo e aristotelismo (vedi lez. n. 13).<br />
Elia del Medigo, ebreo cretese, studiò e insegnò a Padova; a Firenze fu maestro di<br />
Pico della Mirandola; per il tramite delle sue versioni stampate, ebbe nuovo<br />
sviluppo in Occidente il pensiero averroista.<br />
Alcuni umanisti tra cui Leonardo Bruni, Lorenzo Valla, <strong>Francesco</strong> Filelfo, Gregorio<br />
Tifernate, Giannozzo Manetti e Girolamo Donato, oltre agli studiosi venuti da<br />
Costantinopoli, fanno nuove traduzioni delle opere di Aristotele da opporre a<br />
quelle medioevali, rese irriconoscibili dai commentatori; Lelio Tifernate traduce le<br />
opere di Filone ebreo sulla trascendenza e l’immanenza, le stamperie veneziane<br />
diffondono in tutta Europa i testi greci e i nuovi commenti. Il Donato traduce il<br />
commento di Alessandro da Afrodisia al “De anima” (Brescia, 1495), che dà<br />
un’interpretazione immanentistica del pensiero aristotelico; sorge accanita la<br />
disputa tra alessandristi e averroisti intorno al più difficile problema<br />
dell’aristotelismo, quello del rapporto tra intelletto ed anima sensitiva nell’uomo.<br />
Centro dell’aristotelismo fu nei secoli XV e XVI l’università di Padova che già nei<br />
secoli XIII e XIV era stata centro di studi preumanistici.<br />
Caposcuola dell’alessandrismo padovano fu Pietro Pomponazzi (sec. XV-XVI).<br />
Egli, opponendosi alle interpretazioni che di Aristotele avevano dato Averroè, s.<br />
Tommaso e i pensatori cristiani,nega che l’intelletto faccia parte dell’anima umana<br />
e sembra quindi cedere ad un’interpretazione naturalistica negante la scissione<br />
tra corpo ed intelletto passivo; avendo anch’egli negato l’immortalità dell’anima,si<br />
difende con la teoria della doppia verità, separando nettamente l’esigenza<br />
religiosa dall’esigenza scientifica. Ma certamente lo spirito razionalistico prevale<br />
in lui e gli fa escludere l’intervento diretto di Dio nelle cose del mondo (negando il<br />
miracolo), gli fa affermare l’inseparabile unità di anima e corpo nell’uomo,<br />
l’autonomia della vita morale (la virtù vale per se stessa, non occorrono premi e<br />
castighi nell’oltretomba); in questo egli anticipa Spinosa e Kant con il concetto<br />
dell’autonomia della volontà morale.<br />
L’edizione completa delle opere del Pomponazzi si ebbe a Parigi nel 1567.<br />
Agostino Nifo, della corrente averroista, fu incaricato dal papa Leone X di<br />
confutare il “De immortalitate animae” di Pomponazzi; egli oppone<br />
l’interpretazione che aveva dato s. Tommaso, riavvicinando le concezioni<br />
aristoteliche a quelle platoniche. I suoi “Opuscula moralia et politica” furono<br />
stampati a Parigi nel 1645, i commenti alle opere aristoteliche in 14 volumi, pure<br />
a Parigi, nove anni dopo.<br />
935
Marco Antonio Zimara (sec. XV-XVI), averroista, aggiunse indici e glosse alle opere<br />
di Aristotele e Averroè che ebbero grande diffusione, utili strumenti di studio; la<br />
sua opera maggiore, riguardante anche alchimia e astrologia, fu pubblicata in<br />
Germania nel 1624.<br />
Un altro rappresentante importante della scuola padovana fu Jacopo Zabarella che<br />
precorse Bacone con il metodo di induzione analitica; il suo merito è quello di<br />
avere tentato di risolvere il problema dell’induzione all’interno stesso della logica<br />
aristotelica attraverso uno sviluppo della teoria sillogistica, trasformando il<br />
concetto aristotelico di esperienza in quello moderno di induzione analitica.<br />
Cesare Cremonini successe allo Zabarella nell’insegnamento della filosofia a<br />
Padova; fu chiamato “Aristoteles redivivus”, ebbe fama anche fuori d’Italia, tentò<br />
di conciliare le opposte interpretazioni date dall’averroismo e dall’alessandrismo.<br />
Mario Nizzoli (o Nizolio), la cui opera fu ristampata col titolo ”Antibarbarus<br />
philosophicus” nel 1671 a Francoforte e rivalutata dal Leibnitz, criticò Aristotele ,<br />
affermando l’antitesi tra classicismo della forma e anticlassicismo del contenuto,<br />
rifiutando di considerare l’antichità come suprema fonte di verità, rivendicando il<br />
perpetuo rinnovarsi del pensiero umano contro ogni principio d’autorità.<br />
La speculazione umanistica, avviata dal Cusano e conclusa da Telesio e<br />
Campanella (vedi oltre), sboccava nel naturalismo panteistico, e l’aristotelismo<br />
tramontava come filosofia viva.<br />
Per quanto riguarda il tomismo, dopo le lezioni tenute da domenicani tedeschi già<br />
nel secolo XV, in Spagna il rifiorire della Scolastica presso i domenicani di<br />
Salamanca coincise con l’adozione della “Summa theologica” come testo ufficiale<br />
per l’insegnamento della teologia; con ciò comincia l’epoca dei grandi commentari<br />
all’opera (celebre fu quella del cardinale Tommaso de Vio). Con la Controriforma<br />
la tradizione tomistico-aristotelica ebbe grande sviluppo; anche i gesuiti<br />
seguirono s. Tommaso e il loro metodo degli studi, la Ratio studiorum, stabilì<br />
quale testo fondamentale per la teologia la “Summa”.<br />
L’agostinismo, che con il suo idealismo aveva attratto al neoplatonismo cristiano il<br />
Petrarca, in periodo umanistico si accostò alle nuove idee dell’uomo con Egidio da<br />
Viterbo (E. Canisio), generale dell’ordine agostiniano e cardinale, propugnatore di<br />
una riforma in seno alla Chiesa, che mantenne in teologia la tradizione della<br />
scuola.<br />
Tra gli insegnanti di teologia all’estero nei secoli XV e XVI ricordiamo Leonardo<br />
Mansueti, generale dell’ordine domenicano, che si prese cura particolare dello<br />
studio di Parigi, al quale dette adeguate costituzioni; vi insegnò Giovanni Caprioli;<br />
Paolo Nicoletti ( da Venezia), agostiniano, fu docente ad Oxford; Sigismondo<br />
Ferrari, benedettino, a Graz; Angelo Cospi, gesuita, e Giovanni Ricuzzi Velini a<br />
936
Vienna; <strong>Francesco</strong> Amico a Graz e a Vienna; Giovanni Roberti a Treviri, Magonza e<br />
Douai; Girolamo Falletti a Lovanio, in Germania e in Polonia. Tra i riformatori<br />
Giacomo Calco fu docente di teologia a Londra; professore dal 1578, rettore<br />
dell’università di Basilea fu Nicola Giovanni Stupano, biografo del Curioni, autore<br />
di traduzioni delle opere di Patrizi, Alessandro Piccolomini e Machiavelli, molto<br />
discusse negli ambienti colti.<br />
Passiamo alla scienza.<br />
Il naturalismo del Rinascimento, prescindendo da esigenze religiose, pone l’uomo<br />
come essenzialmente inserito nel mondo, del quale tenta di fare il suo dominio<br />
col riconoscere i principi e le forze che regolano le cose, talora con la pretesa di<br />
penetrare di colpo, con mezzi ambigui e violenti, nei più riposti recessi della<br />
natura ( che è il carattere dell’alchimia e della magia di un Paracelso o di un Della<br />
Porta), ma in seguito più consapevolmente col riconoscere alla natura un suo<br />
ordine, una sua struttura oggettiva che l’esperienza rivela, fornendo all’uomo gli<br />
strumenti tecnici veramente efficaci per sottometterla. Con la filosofia naturale di<br />
Telesio, Bruno e Campanella (vedi oltre) si afferma la concezione organicistica<br />
della natura (che sarà ripresa dagli scienziati del XX secolo), vista come un<br />
organismo, come un corpo vivente, contrapposto al meccanicismo che invece<br />
considera la struttura della natura simile a quella di una macchina; con loro si<br />
afferma la concezione che ogni parte della materia è in funzione del tutto.<br />
Il secolo XV vede dapprima l’interesse alla realtà terrena e poi un vasto fiorire<br />
delle scienze particolari, premessa alla vera e propria scienza moderna.<br />
Nel 1406 Jacopo Angeli da Scarperia tradusse in latino la “Geographia” di<br />
Tolomeo, il cui codice era arrivato dall’Oriente a Firenze nel 1399; fu riscoperto e<br />
diffuso il poema latino di Manilio, “Astronomica”, in cinque libri, riguardanti la<br />
cosmogonia, la cosmologia, l’astrologia sulla predestinazione della vita umana,<br />
dipendente dal movimento degli astri.<br />
Verso il 1450 Gregorio Tifernate, di ritorno da un viaggio in Grecia, tradusse a<br />
Milano per <strong>Francesco</strong> Sforza le due parti della “Geografia “ di Strabone, “Africa” ed<br />
“Asia”, dopo che il Guarino aveva tradotto l’”Europa”. Furono tradotte e pubblicate<br />
opere dei matematici greci; Jacopo Cremonese nel 1460 tradusse in latino un<br />
codice di Archimede (questa traduzione fu poi copiata dal tedesco Regiomontano<br />
nell’edizione di Basilea del 1544). Appena due anni dopo la pubblicazione della<br />
Bibbia a Magonza (1456), vide la luce a Treviso il primo libro di matematica a<br />
stampa pubblicato al mondo, “L’arte dell’abbaco”, un manuale anonimo noto<br />
come l’aritmetica di Treviso; nel 1482 fu stampata a Venezia la “Geometria” di<br />
937
Euclide; nel 1483 a Padova “Algorismi tractatus” di Prosdocimo de’Beldemondi; nel<br />
1484 a Venezia il trattato di Pietro Borghi.<br />
Con la nuova visione pittorica dell’Umanesimo e del Rinascimento acquista<br />
importanza la prospettiva, i problemi della geometria vengono affrontati anche<br />
dagli artisti; Filippo Brunelleschi, Lorenzo Ghiberti, Leon Battista Alberti, Piero<br />
della Francesca e molti altri pittori appaiono come il ponte di passaggio dall’arte<br />
alla matematica fino alla metà del secolo XVI, quando i principi prospettici furono<br />
codificati nel trattato di Federico Commandino (vedi oltre).<br />
Leon Battista Alberti, architetto, letterato, filosofo e matematico, impersonò<br />
l’ideale dell’”uomo perfetto” che la nuova era vagheggiava, trattò questioni<br />
matematiche, fisiche, geodetiche, in pratica applicò i principi della meccanica in<br />
trovate ingegnose, inventò il livello a pendolo, la stadera a bilico, l’odometro, la<br />
camera ottica.<br />
Luca Pacioli è autore della “Summa di aritmetica, geometria, proporzioni et<br />
proporzionalità” (Venezia, 1494); la prima parte è dedicata al calcolo aritmetico-<br />
algebrico, nella seconda sono contenute le applicazioni tra le quali il famoso<br />
problema della ripartizione delle poste a partita interrotta che nel secolo XVII darà<br />
origine al calcolo delle probabilità ad opera di Pascal e Fermat; l’opera che ebbe<br />
enorme diffusione in Europa ha interesse sia per la storia delle matematiche, sia<br />
per stabilire certe priorità (i logaritmi neperiani, i quadrati magici). Essa va al di là<br />
dello stretto ambito matematico, presentandosi come un’enciclopedia di tutto il<br />
sapere abachistico con tutti gli arricchimenti e gli aggiustamenti, sia teorici che<br />
pratici, che si erano aggiunti nel volgere dei secoli all’opera di Leonardo<br />
Fibonacci. Tra questi un posto di primo piano va alla prima formulazione della<br />
partita doppia, un’operazione essenziale per la tenuta dei libri contabili di<br />
imprese commerciali che in più occasioni raggiungevano dimensioni<br />
considerevoli; con la codificazione della partita doppia, la “Summa” pone le basi<br />
per la ragioneria moderna.<br />
L’opera di Pacioli chiude l’epoca della matematica medioevale europea, che si era<br />
aperta quasi 300 anni prima con Fibonacci; la “Summa”, diffusa enormemente per<br />
mezzo della stampa, si pone come il nuovo punto di partenza per la matematica<br />
moderna, un terreno aperto a tutti, e sul quale tutti potranno edificare secondo le<br />
proprie capacità. In ambedue le opere è difficile discernere i contributi personali<br />
dalle parti maturate da altri; quel che conta non è il maggiore o minore grado di<br />
originalità del contenuto, ma l’avere organizzato le conoscenze in un tutto<br />
organico e nell’avere messo a disposizione degli studiosi un testo nel quale<br />
potessero trovare facilmente quanto prima era sparso e difficile da rinvenire. La<br />
“Summa” è un’opera totale con cui si misureranno i maggiori matematici del<br />
938
secolo successivo, da cui prenderanno le mosse per superare per la prima volta le<br />
colonne d’Ercole delle scoperte degli antichi(vedi anche lez.n.18).<br />
Una prima intuizione del moderno concetto di scienza è raggiunto da Leonardo da<br />
Vinci (1452-1519), che all’età di trenta anni si trasferì a Milano al servizio di<br />
Ludovico il Moro, sviluppando un vastissimo programma di ricerca in vari campi<br />
del sapere umano. Egli pone come principio base della scienza l’esperienza dei<br />
sensi ma afferma che per l’esatta conoscenza interviene a concludere la ragione;<br />
affronta i problemi con un’indagine nuova che lo conduce ad una vera e propria<br />
scoperta della “macchina”, intuisce la relatività da un punto di vista geocentrico,<br />
compie studi fondamentali in meccanica, specialmente sulle leve, sulla resistenza<br />
dei materiali, sull’attrito, sull’equilibrio dei corpi, sul principio d’inerzia, sulla<br />
forza di gravità; i suoi studi sul volo degli uccelli e sul volo strumentale lo<br />
portarono a investigare le leggi dell’aerodinamica; osservò la compressibilità<br />
dell’aria e il suo peso per il sostentamento in essa del più pesante, stabilì il<br />
principio di reciprocità aerodinamica, espose i calcoli della sua vasta opera di<br />
idraulico, tanto che può essere considerato come il fondatore della teoria del<br />
moto ondoso del mare; enunciò il principio dei vasi comunicanti anche per liquidi<br />
di diversa densità e, prima di Pascal, il principio fondamentale dell’idrostatica;<br />
scoprì la capillarità, diede un’esatta interpretazione del paradosso idrostatico e<br />
stabilì per il moto delle acque correnti il principio della portata costante.<br />
Si interessò di zoologia, botanica(studiò la fillotassi e per primo dedusse l’età e<br />
l’orientamento originario dei fusti dalla osservazione dei cerchi concentrici della<br />
sezione),di geologia e geodinamica (descrisse le nuvole, i vortici che si formano<br />
all’interno di una tromba d’aria,dimostrò essere i fossili avanzi di antichi<br />
organismi per la maggior parte marini, e i terreni che li contengono fondi di mari<br />
sollevati, intuì la causa della salsedine marina), di astronomia, di ottica, di<br />
medicina. I contributi vinciani in anatomia e fisiologia sono imponenti; i suoi<br />
seicento disegni coprono tutto il settore degli apparati dell’organismo umano; in<br />
campo osteologico sono particolarmente rilevanti: la scoperta del seno<br />
mascellare, detto anche l’antro di Higmore, la prima esatta raffigurazione della<br />
colonna vertebrale con le sue curve fisiologiche giustamente valutate, la corretta<br />
interpretazione dell’osso sacro, il riscontro della giusta inclinazione del bacino,<br />
ecc. Leonardo può essere considerato come l’iniziatore dell’anatomia topografica<br />
nello studio dell’apparato muscolare, della funzione dei diversi muscoli;<br />
all’apparato cardiocircolatorio dedicò diligenti studi che lo portarono alla scoperta<br />
di quella formazione intracardiaca chiamata trabecola arcuata , si avvicinò di<br />
molto alla concezione della circolazione, scoperta cento anni dopo. Del fegato<br />
diede la prima raffigurazione sostanzialmente esatta, si interessò di fonazione e<br />
939
espirazione; a lui per primo dobbiamo uno schema esatto della posizione del<br />
feto nell’utero. Inoltre studiò la funzione visiva in tutti i suoi aspetti fondamentali,<br />
la visione monoculare,binoculare, il senso stereoscopico, l’acuità visiva, la<br />
sensibilità cromatica, le modificazioni pupillari con gli stimoli luminosi,la<br />
persistenza delle immagini, le illusioni ottiche, la grandezza delle immagini in<br />
rapporto all’angolo visivo, le leggi della prospettiva geometrica ed aerea, la<br />
diplopia e la presbiopia. L’incorporamento dell’occhio in materia coagulante per<br />
poterlo tagliare senza pregiudizio dei rapporti dei suoi costituenti fanno di<br />
Leonardo in un certo senso un precursore dei metodi di inclusione usato nella<br />
moderna istologia. Nel disegno anatomico la sua tecnica fu altrettanto<br />
rivoluzionaria quanto il suo pensiero scientifico; a lui si devono le prime<br />
dissezioni sistematiche e serie di sezione per illustrare la struttura delle varie parti<br />
del corpo.<br />
Leonardo giunge a “ricalcare” il cosmo sull’immagine dell’uomo, il modello che ci<br />
consente di comprendere e interpretare tutta la natura; egli concepisce una<br />
dottrina di carattere panteista; nell’universo naturale è presente un’immensa<br />
armonia ordinatrice, un’intelligenza che regola i cicli vitali del mondo e li regge<br />
per sempre. Leonardo si ripromette di indagare le leggi, affrontando ogni<br />
fenomeno per dimostrare la coerenza e la sovrapponibilità delle leggi naturali<br />
stesse, qualunque sia la dimensione del fenomeno.<br />
Nel secolo XVI ebbero notevole sviluppo in Italia gli studi matematici.<br />
Il posto d’onore spetta all’algebra in cui furono conseguiti molti risultati di rilievo;<br />
due sono fondamentali, l’introduzione del calcolo simbolico-letterale e la<br />
soluzione delle equazioni algebriche di grado superiore al secondo.<br />
L’algebra che, abbiamo visto, fu introdotta in Europa dal Fibonacci, ha un<br />
successivo progresso essenziale dovuto alla scuola di Bologna, i cui<br />
rappresentanti compiono il primo passo decisivo oltre le conoscenze matematiche<br />
dei Greci, iniziando lo sviluppo della matematica moderna. Ai matematici<br />
bolognesi si deve infatti la risoluzione dell’equazione cubica generale o di 3°<br />
grado, la risoluzione dell’equazione generale di 4° grado, ottenute l’una e l’altra<br />
per mezzo di radicali quadratici e cubici, la numerazione dei numeri complessi e<br />
le regole di calcolo per essi (i risultati della scuola italiana saranno poi considerati<br />
dai matematici francesi). I nomi di Scipione del Ferro e di Nicolò Tartaglia, che<br />
scoprirono indipendentemente la risoluzione dell’equazione di 3° grado<br />
(pubblicata nella fondamentale “Ars Magna” di Girolamo Cardano nel 1545 a<br />
Norimberga, la cui formula è detta appunto “formula del Cardano”),sono legati ad<br />
uno di quegli avvenimenti che segnano l’inizio di una nuova era nella storia della<br />
scienza, cioè la risoluzione algebrica dell’equazione cubica, problema<br />
940
fondamentale che per quasi venti secoli aveva fermato il passo ai progressi<br />
dell’analisi matematica.<br />
Nicolò Fontana, detto Tartaglia, scrisse “Nova scientia”, tradotta anche in francese,<br />
commentò la “Geometria” di Euclide; “triangolo di Tartaglia” è detta una<br />
disposizione di numeri che dà per ciascuna orizzontale i coefficienti del binomio<br />
di Newton (ciascun numero è dato dalla somma dei due contigui superiormente).<br />
La soluzione delle equazioni di 4° grado, pubblicata sempre dal Cardano, è dovuta<br />
a un suo discepolo, Ludovico Ferrari, al quale si devono anche le dimostrazioni<br />
delle formule date dal Del Ferro e dal Tartaglia per la risoluzione delle equazioni<br />
cubiche ridotte, la scoperta delle sostituzioni razionali che trasformano<br />
l’equazione completa in un’altra dello stesso grado priva del secondo termine, la<br />
regola che serve ad abbassare di grado l’equazione di cui si conosca una radice<br />
razionale; rimase celebre la vivace polemica che il Ferrari ebbe con il Tartaglia in<br />
difesa del proprio maestro (una loro sfida con sei cartelle di matematica con<br />
altrettante risposte destò un enorme interesse scientifico).<br />
Girolamo Cardano, medico, filosofo, astrologo, scienziato, tipico rappresentante<br />
della mentalità del Rinascimento, applicò la matematica alla fisica, studiò le<br />
relazioni tra coefficiente e radici, espose un celebre teorema sui moti<br />
ipercicloidali, una dimostrazione dell’impossibilità del moto perpetuo; fu ad<br />
Edimburgo presso l’arcivescovo Hamilton, a Parigi e a Londra (presso Edoardo VI);<br />
nel 1545 e nel ’57 a Basilea furono pubblicate le opere filosofiche “De subtilitate”<br />
e” De rerum varietate” , nel ’75 “ Regula Aliza” e “ Opus novum de proportionibus”<br />
e l’opera omnia a Lione nel 1663.<br />
Ad una coerente trattazione scientifica dei numeri immaginari arrivò per primo<br />
Raffaele Bombelli nella sua “Algebra” (1572), in quattro libri, che ebbe enorme<br />
diffusione in Europa (il Leibnitz studiò su di essa e la tenne in gran conto) e fu per<br />
più di un secolo testo universale di algebra superiore. Il Bombelli introdusse i<br />
numeri immaginari con simbolismo idoneo al loro calcolo; i pregi dell’opera,<br />
ponte di passaggio dall’algebra geometrica alla geometria analitica che studia le<br />
proprietà delle figure geometriche con mezzi analitici, consistono nell’avere posto<br />
in luce le relazioni di dipendenza tra il problema della risoluzione delle equazioni<br />
cubiche e quello classico della duplicazione del cubo e della trisezione<br />
dell’angolo; consistono nella discussione completa delle equazioni biquadratiche ,<br />
nella considerazione e nella formale risoluzione di equazioni algebriche i cui<br />
coefficienti sono funzioni di una quantità indeterminata (il tanto); consistono<br />
infine nella rivelazione e nella divulgazione dei problemi di analisi indeterminata<br />
di Diofanto, prima ignorati o incompresi (egli infatti commentò i primi cinque libri<br />
di “Aritmetica”, allora scoperti). Troviamo nel libro del Bombelli la<br />
941
appresentazione esponenziale dell’incognita e delle sue potenze, l’uso delle<br />
parentesi nelle formule algebriche e degli indici dei radicali, l’enunciazione e l’uso<br />
delle leggi del calcolo delle potenze e i fondamenti del calcolo dei polinomi.<br />
Si svilupparono nelle stesso periodo anche gli studi di geometria.<br />
Luca Gaurico (sec. XV-XVI) tradusse in latino “Quadratura della parabola” e<br />
“Misura del cerchio” di Archimede. Bartolomeo Zamberti nel 1505 tradusse gli<br />
“Elementi” di Euclide e li commentò. <strong>Francesco</strong> Maurolico, nato a Messina nel<br />
1494 da un medico bizantino, emigrato dopo l’invasione turca di Costantinopoli,<br />
tradusse dal greco “I fenomeni” di Euclide, le “Sferiche” di Teodosio, il libro di<br />
Autolico sulla sfera mobile, le ricerche di Archimede sui centri di gravità, scrisse<br />
“Arithmeticorum libri duo” (1575) in cui per primo usò il principio matematico di<br />
induzione; fu anche scienziato, studiò la rifrazione attraverso il cristallino,riuscì a<br />
porre i fondamenti per una teoria delle lenti, riprendendo la via della<br />
puntinizzazione delle sorgenti luminose (l’opera uscì postuma nel 1611),<br />
descrisse per primo la camera oscura con lenti (generalmente il merito si dà a<br />
Giovan Battista della Porta che fu tuttavia il primo a ricalcare l’immagine<br />
dipingendo sopra lo schermo; della camera oscura si servirono i “figuristi”<br />
oltramontani del secolo XVII, e soprattutto i vedutisti del secolo XVIII),osservò<br />
prima di T. Brahe la “Nova” , apparsa nel ’72 in Cassiopea.<br />
<strong>Francesco</strong> Barozzi tradusse l’opera di Erone e il commento di Proclo a Euclide e<br />
studiò le asintoti dell’iperbole (1585).<br />
Federico Commandino tradusse molte opere dal greco in latino e la loro<br />
conoscenza venne appunto divulgata per suo merito, influendo notevolmente<br />
sullo sviluppo delle matematiche nel secolo seguente; commentò Euclide, fece<br />
conoscere opere di Archimede, Aristarco, Erone, Tolomeo, i libri sulle coniche di<br />
Apollonio e le “Collezioni matematiche” di Pappo.<br />
L’allievo di Commandino, Guidubaldo del Monte, continuò l’opera, con la<br />
sistemazione di vaste nozioni sopra il nascere della geometria “descrittiva” e<br />
l’inizio di una speculazione geometrica “proiettiva”, destinata a grandi sviluppi in<br />
seguito. Egli, anche astronomo e fisico, anticipò il principio dei lavori virtuali nel<br />
“Mechanicorum libri”.<br />
Con le opere di Commandino e di del Monte la prospettiva degli artisti e quella dei<br />
matematici imboccarono definitivamente strade diverse; essi distinsero la prima,<br />
intesa come ausilio della tecnica pittorica, dalla seconda, interpretata come<br />
specifico settore della ricerca geometrica.<br />
Giovan Battista Benedetti, matematico e scienziato, considerato il fondatore della<br />
geometria analitica, espose il calcolo delle diagonali di un quadrilatero iscritto in<br />
un cerchio, quando siano dati i quattro lati (quindici anni prima del Viète); studiò<br />
942
la forza centrifuga, espose tra l’altro una teoria dell’equilibrio dei liquidi nei vasi<br />
comunicanti, la teoria del torchio idraulico (sei anni prima di Stevino), dimostrò<br />
che nel vuoto i corpi cadono con la stessa velocità, spiegò le differenze di<br />
temperatura stagionale con la diversa inclinazione dei raggi solari; il suo “De<br />
coelo et elementis” fu stampato a Parigi nel 1585.<br />
Il primo studioso a dedicarsi specificamente alla storia della matematica fu<br />
Bernardino Baldi (sec. XVI-XVII) che scrisse la vita di Federico Commandino e<br />
progettò la “Cronica”, grande opera in cui presenta cronologicamente la vita e<br />
l’opera dei matematici di tutti i tempi.<br />
L’astronomia ebbe nel secolo XV un notevole risveglio in Europa, specialmente per<br />
merito della scuola italiana; Paolo del Pozzo Toscanelli fu il primo autentico<br />
restauratore di questa disciplina ( la priorità delle osservazioni sulle comete da lui<br />
eseguite su quelle di Giovanni Müller, o Regiomontano, è stata dimostrata dagli<br />
storici). Nel 1433 egli rilevò per la prima volta la posizione della chioma di una<br />
cometa sulla sfera celeste raffigurandola su una carta stellare.<br />
Il Gassendi, astronomo francese del secolo XVII, parla della preparazione fatta in<br />
Italia dei due grandi astronomi tedeschi, Purbach, alunno di Giovanni Bianchini a<br />
Bologna, e del Regiomontano, i quali seppero trarre massimo profitto dalla scuola<br />
italiana alla quale avevano attinto direttamente.<br />
Luca Gaurico corresse le Tavole alfonsine o toledane del 1250 nelle nuove Tavole<br />
astronomiche stampate a Venezia nel 1483.<br />
Celio Calcagnini (sec. XV-XVI) fu sostenitore della teoria della rotazione della terra<br />
attorno al proprio asse, precorrendo Copernico; questi, che in Italia era venuto a<br />
conoscenza delle obiezioni mosse dai matematici dell’università bolognese al<br />
sistema tolemaico e delle antiche ipotesi pitagoriche antigeocentriche, dedicò il<br />
proprio libro “De revolutionibus orbium” al papa Paolo III.<br />
Alessandro Piccolomini scrisse “De la sfera del mondo” dalle molte traduzioni ed<br />
edizioni e il libro “Delle stelle fisse”, contenente carte celesti, primo atlante<br />
stellare, e una prima classificazione alfabetica delle stelle con le lettere latine al<br />
posto dei numeri.<br />
Pietro Pitati continuò le effemeridi astronomiche del tedesco Stoeffler fino al<br />
1562, pubblicate poi a Tubinga.<br />
Cosimo Ruggieri fu condotto in Francia da Caterina de’Medici che gli fece<br />
assegnare l’abbazia di S. Mahé in Bretagna e gli fece costruire un osservatorio a<br />
Parigi.<br />
Giovanni <strong>Francesco</strong> Peverone eseguì il primo esempio di triangolazione<br />
topografica, e la sua opera fu stampata a Lione.<br />
943
<strong>Francesco</strong> Giuntini, teologo, insegnante a Lione, fu tra i primi a ripudiare le<br />
antiche tavole astronomiche e ad usare quelle di Copernico.<br />
Fabrizio Mordente fu astronomo e matematico di Rodolfo II d’Asburgo.<br />
Nel 1582 si attuò la riforma del calendario giuliano in vigore dal 45 a.C. per<br />
ordine di papa Gregorio XIII; ideatori furono i fratelli Luigi e Antonio Lilio (o<br />
Giglio), ma la riforma fu poi sottoposta all’approvazione dei maggiori scienziati<br />
del tempo, convenuti a Roma, e oggi il nuovo calendario, chiamato gregoriano, è<br />
in uso in tutto il mondo. Con esso l’uomo ha potuto portare a compimento<br />
l’aspirazione a dare regolarità al tempo all’interno delle stagioni; questa conquista<br />
ha avuto un’importante rilevanza per la storia civile dell’umanità e per la nascita<br />
della scienza moderna.<br />
Nel secolo XVI con le grandi scoperte, con i viaggi e le esplorazioni, si sviluppa lo<br />
studio della natura e della geografia; nel campo medico dallo studio dell’anatomia<br />
si trapassa all’indagine biologica. Pur perpetuandosi nel Rinascimento un concetto<br />
magico della vita e della natura, si delinea nel campo dell’alchimia una ricerca più<br />
positiva, legata alla tecnica industriale; ne è iniziatore Vanoccio Biringuccio (sec.<br />
XV-XVI), autore del trattato “De la pirotechnia”, precursore della moderna scienza<br />
dell’arte mineraria ,della chimica inorganica e della metallurgia, il principale<br />
esponente dell’instaurazione di fatto del nuovo metodo sperimentale ; scrisse una<br />
ricca documentazione sul modo di lavorare i metalli, diede un metodo per la<br />
preparazione dell’acciaio, uno per la raffinazione dell’oro, trattò della fusione in<br />
bronzo, delle leghe, delle polveri, dei fuochi artificiali. La sua opera fu pubblicata<br />
a Parigi nel 1556, a Rouen nel 1627, a Colonia nel 1658; nel primo secolo di vita<br />
ne furono pubblicate 30000 copie..<br />
Paolo Ricci, insegnante di filosofia, medico dell’arciduca Ferdinando, cabalista,<br />
polemizzò con Eck sulla vita degli astri; la sua opera più nota è “De porta lucis R.<br />
J. Cecatilia”(Augusta, 1516), libera traduzione di una parte dell’opera cabalistica di<br />
G. Gikatilla (il Reuchlin ne ebbe una copia della quale si servì per la sua opera “De<br />
arte cabalistica”); tradusse in latino per Massimiliano I il Talmud e nel 1519 ne<br />
pubblicò in Augusta tre trattati; il suo “”De coelesti agricultura”, opera filosofica in<br />
quattro parti, fu dedicata a Carlo V e a Ferdinando I (Augusta, 1544, Basilea,<br />
1597).<br />
Renato Bianco, detto il fiorentino, alchimista, nel 1533 in Francia al seguito di<br />
Caterina de’Medici, fece parte di quel gruppo di specialisti incaricati di preparare<br />
medicinali e profumi per la corte, contribuì alla formazione di molti allievi ed<br />
emuli, ponendo i germi della scuola protochimica francese.<br />
Vincenzo Cascariolo, o Casciarolo, alchimista, scoprì il bario e la proprietà della<br />
baritina di diventare fosforescente.<br />
944
Giovan Battista della Porta, cultore di scienze, si occupò di fisiognomica,<br />
chiromanzia, criptografia, mnemonica, etimologia; fu in Francia e in Spagna,<br />
acquistò fama con “Magiae naturalis”, opera che dai cinque libri della prima<br />
stesura del 1558 diventò di venti nell’edizione definitiva del 1589, ristampata un<br />
centinaio di volte e tradotta anche in arabo; contiene tra l’altro un trattato di<br />
magnetismo, di osservazioni famose sulla camera oscura, di scoperte in tutti i<br />
campi (il Keplero ed altri gli riconobbero la tanto discussa priorità sull’invenzione<br />
del telescopio); fece notevoli studi sulla forza elastica del vapore e lasciò studi di<br />
geometria, tra i quali uno sulla quadratura del cerchio. Nel 1592 fu pubblicata a<br />
Francoforte l’opera “Villae”, enciclopedia di “re rustica”.<br />
Girolamo Fracastoro, che in fisica indicò la legge di composizione delle forze,<br />
nelle scienze geologiche intuì l’alterno sollevarsi e abbassarsi dei continenti per<br />
effetto di regressione e ingressione marina.<br />
Girolamo Cardano distinse i monti come rilievi di sollevamento, di accumulo<br />
eolico e di erosione; nelle opere filosofiche combatté la concezione aristotelica<br />
della natura , specialmente la teoria dei quattro elementi, l’opposizione tra mondo<br />
celeste e mondo sublunare, la concezione della materia come pura<br />
indeterminazione; nell’opera “Problema physica” studiò i rapporti di densità di<br />
alcuni corpi in base alla loro diversa rifrazione , scrisse di meteorologia e<br />
magnetismo. Per Fracastoro e Cardano medici vedi oltre; per Cardano scienziato<br />
vedi lez. n. 51.<br />
Nel 1559 Ferrante Imperato nell’ opera” Dell’historia naturale libri XXVIII”<br />
ordinatamente trattò della diversa condizione di miniere e pietre, e ipotizzò<br />
l’origine organica dei fossili; Il suo museo a Napoli conservava vegetali e animali<br />
per lo più sconosciuti alla gente, uno dei tanti che dalla metà del ‘500 vennero<br />
allestiti dapprima nella penisola italiana, poi in tutta Europa, sia da parte di<br />
principi e nobili, sia da parte di medici e docenti. In seguito alla scoperta del<br />
nuovo mondo e al miglioramento delle vie di comunicazione con l’Asia e l’Africa,<br />
avevano infatti cominciato a riversarsi sul continente europeo animali, piante e<br />
minerali sino a quel momento sconosciuti e spesso dalle sembianze assai<br />
bizzarre. Nel momento in cui si stava manifestando un rinnovato interesse per il<br />
mondo della natura, l’arrivo di questi nuovi esemplari impose l’arrivo di<br />
un’intensa opera di catalogazione della realtà. Tra i sovrani italiani furono<br />
sicuramente i Medici quelli che raccolsero “naturalia”, i prodotti più rari della<br />
natura; piante esotiche erano coltivate nell’orto botanico di Pisa e nei giardini di<br />
Firenze; i serragli granducali abbondavano di leoni, tigri, orsi e leopardi, mentre i<br />
reperti naturali che arrivavano dalle terre più lontane trovavano collocazione nello<br />
studiolo di <strong>Francesco</strong> I in Palazzo Vecchio, nella Galleria degli Uffizi, ecc., acquisti<br />
945
fatti per evidenti fini politico-propagandistici. In senso naturalistico furono invece<br />
le raccolte create dagli studiosi.<br />
Molti furono gli scienziati naturalisti italiani di fama nel periodo rinascimentale.<br />
Saladino da Ascoli, medico, scrisse quello che per secoli fu consideratoli testo<br />
classico dell’arte farmaceutica, “Compendium aromatariorium” (1488).<br />
Ricordiamo che nel 1514 a Roma fu istituita la cattedra di botanica, segno del<br />
crescente interesse per le piante, soprattutto delle nuove specie sconosciute ed<br />
esotiche, negli orti farnesiani sul Palatino, dove furono per la prima volta in<br />
Europa fatte crescere parecchie piante del nuovo continente.<br />
<strong>Francesco</strong> Bonafede, il primo ad insegnare la farmacologia come scienza e<br />
precisamente quale ramo delle scienze naturali, fondò l’orto botanico di Padova<br />
nel 1543, il primo del genere, come istituzione in senso moderno, composto da<br />
giardini sperimentali dove si coltivarono piante indigene ed esotiche, destinate a<br />
ricerche. Gli orti botanici sono legati all’insegnamento universitario della medicina<br />
e concepiti come officine di produzione di rimedi ”semplici”.<br />
Grande fu l’influenza di Luca Ghini, fondatore dell’orto botanico di Pisa,detto il<br />
giardino dei Semplici, meta di folle di studenti interessati allo studio delle piante,<br />
che contende a quello di Padova la priorità di istituzione (1543), e di Firenze (’45);<br />
fu forse il primo a preparare collezioni di piante per erbario. Il suo insegnamento<br />
sviluppò la scienza della botanica per i criteri nuovi adottati come l’osservazione<br />
diretta delle piante nelle condizioni naturali,senza commentare le opere degli<br />
antichi.<br />
Precursore di Linneo si può considerare Ulisse Aldrovandi che raccolse un<br />
immenso materiale (18000 diversità di cose naturali), un erbario con 7000 piante<br />
essiccate; scrisse la “Storia degli animali”, pubblicò opere sull’ornitologia, sui<br />
pesci, sui rettili, sugli insetti,ecc. Fondò l’orto botanico di Bologna, museo<br />
naturalistico o teatro della natura, completa e ordinata raccolta di animali, piante<br />
e minerali, costituita da pezzi reali o loro raffigurazioni. Con lui per la prima volta<br />
dei disegnatori riprodussero su sue indicazioni, anche a colori, erbe, insetti,<br />
uccelli, ecc. nel loro ambiente naturale. Molto lodato dal naturalista francese<br />
Buffon, Aldrovandi scrisse anche di spezierie e un’opera sulle statue antiche di<br />
Roma.<br />
Giacomo Antonio Cortuso visitò diverse regioni italiane, fece un lungo viaggio in<br />
Siria e nell’arcipelago greco per studiare piante; Mattioli gli dedicò una pianta<br />
italiana con il nome di cortusa, mutato da Linneo in cortusa mathioli; la sua opera<br />
fu ristampata a Francoforte nel 1608.<br />
Pierandrea Mattioli nel 1554 pubblicò l’”Enciclopedia botanica o commentari a<br />
Dioscoride”, tradotta con molte edizioni in francese, tedesco, boemo, riccamente<br />
946
illustrata, testimonianza della conoscenza diretta che l’autore aveva delle piante,<br />
di cui descrisse cento nuove specie; fu il testo classico delle università per più di<br />
due secoli. Studiò anche minerali raccolti e osservati nei suoi viaggi.<br />
Ippolito Salviani, medico di Rodolfo II, scrisse “Aquatilium animalium historia”, in<br />
cui sono descritte 92 specie di pesci, illustrata da splendide incisioni, una delle<br />
più importanti opere di zoologia.<br />
Agostino Gallo, agronomo, scrisse “Le dieci giornate della vera agricoltura”, opera<br />
che ebbe numerose edizioni; i suoi insegnamenti ebbero grande importanza per<br />
lo sviluppo della frutticoltura.<br />
Leonardo Fioravanti, botanico e medico, creò il balsamo contro l’avvelenamento<br />
da arsenico, usato fino ai nostri giorni.<br />
Castore Durante, botanico e farmacologo, scrisse un “Erbario” (1585) che ebbe<br />
ristampe fino al secolo XVIII, tradotto in tedesco (1609) e in spagnolo (1667); il<br />
Plumier gli dedicò un genere di arbusti dell’America equatoriale con il nome di<br />
Castoria, mutato poi da Linneo in Duranta.<br />
Prospero Alpino viaggiò in Grecia e in Egitto per studio e fu professore di botanica<br />
a Parigi; fu il primo a descrivere la pianta del caffè nel “De plantis Aegypti” (1592).<br />
Fabio Colonna (sec. XVI-XVII), studiando fossili, vi segnalò forme terrestri, marine<br />
e d’acqua dolce; scrisse un celebre erbario in funzione farmacologica con una<br />
vasta ricerca su quelli dell’antichità (notevoli gli studi su sambuca e valeriana).<br />
Esponenti notevoli della filosofia della natura nel periodo tra il XVI e il XVII secolo<br />
furono Bernardino Telesio, Giordano Bruno e Tommaso Campanella.<br />
Bernardino Telesio che fondò e diresse l’accademia cosentina, una delle prime<br />
accademie scientifiche moderne, fu l’iniziatore di un naturalismo rigoroso che<br />
supera sia le concezioni aristoteliche sia le pretese della magia; la sua indagine<br />
non vede nella natura che forze naturali e intende spiegarla con i suoi stessi<br />
principi (iuxta propria principia).<br />
La sua filosofia, la più alta espressione dell’indirizzo naturalistico, sostituisce alla<br />
distinzione aristotelica di materia e forma quella tra materia (massa corporea) e<br />
forza, concepita come calore immanente alla materia (nelle due manifestazioni<br />
opposte di caldo e di freddo). Questi due “principi agenti” bastano a spiegare i<br />
movimenti dei corpi, la vita e la sensibilità di tutti gli esseri; infatti, ovunque c’è<br />
calore, c’è sensibilità che viene quindi ridotta da Telesio ad un fatto puramente<br />
fisico, ad un contatto dinamico tra percipiente e percepito, ed estesa a tutta la<br />
materia, anche a quella inorganica. Alla sensazione si riducono nell’uomo tutti i<br />
processi conoscitivi e coerentemente al senso della propria conservazione viene<br />
ricondotta la vita etica. Tuttavia Telesio ammette anche l’esistenza di Dio e di<br />
un’anima immortale; però Dio non agisce nella natura come causa diretta dei<br />
947
fenomeni, ma è soltanto il garante dell’ordine naturale, e l’anima immortale,<br />
forma “superaddita”, dell’uomo non ha alcuna influenza sulla vita intellettuale e<br />
morale ma è esclusivamente il soggetto della vita religiosa.<br />
Il naturalismo di Telesio esercitò grande influenza; con esso, con il “Novum<br />
organon” dell’inglese <strong>Francesco</strong> Bacone, il cui metodo d’induzione analitica diede<br />
l’avvio all’empirismo moderno, e con la scienza di Galilei il criterio dell’esperienza<br />
diventa il fondamento logico della nuova speculazione e s’inizia il discredito della<br />
vecchia metafisica.<br />
Giordano Bruno arriva a demolire il mito delle stelle fisse, immagina un universo<br />
infinito, infinitamente popolato di sistemi planetari, dove verosimilmente sono<br />
presenti altri esseri viventi; un allargamento di orizzonte che fa di Bruno il padre<br />
della moderna cosmologia. Egli intuisce i moti dei corpi celesti, introduce idee<br />
razionali anche sull’origine, la morfologia, i mutamenti della superficie terrestre,<br />
sull’interpretazione dei fenomeni eruttivi e sull’impossibilità di un diluvio<br />
universale; prende posizione a favore del sistema copernicano. Proprio le idee<br />
copernicane e la filosofia di Bruno creano quello sfondo culturale che porterà alle<br />
scoperte astronomiche di Galilei.<br />
Per Tommaso Campanella infine, terzo esponente della concezione naturalistica,<br />
anche lo spazio è animato (vedi lez. n. 16).<br />
Ecco ora un elenco dei medici più illustri del periodo rinascimentale.<br />
Elia Sabbato, medico di Martino V, ebbe notevole fama presso la corte inglese.<br />
Paolo Bagellardi (Paulus a Flumine) scrisse “ De infantium aegritudinibus et<br />
remediis”, primo compendio di malattie infantili (1472).<br />
Niccolò Leoniceno, fu professore a Ferrara, dove ebbe per alunno Paracelo;<br />
tradusse gli “Aforismi” di Ippocrate, ebbe fama il suo libello sul morbo gallico.<br />
Alessandro Benedetti, chirurgo, è autore della “Historia corporis humani “(1493),<br />
primo manuale di anatomia pubblicato in Occidente, che gli valse dal Haller il<br />
titolo di primo restauratore dell’anatomia, rompendo con la tradizione derivata da<br />
Galeno.<br />
Galeazzo di Santa Sofia fu a Vienna, medico del duca Alberto IV, celebre per una<br />
dissezione anatomica.<br />
Gabriele de Zerbis, considerato precursore dell’anatomia comparata, fu attivo<br />
anche all’estero dove la sua opera ebbe molta considerazione.<br />
Marzio Galeotti, anche filosofo e astronomo, fu a Buda alla corte di Mattia<br />
Corvino.<br />
Antonio Benivieni, precursore di Giovan Battista Morgagni, fondatore<br />
dell’anatomia patologica, descrisse per la prima volta la perforazione intestinale,<br />
ebbe per primo l’idea di legare i vasi nelle amputazioni , compì osservazioni<br />
948
originali sulle dissenterie croniche, sui calcoli della colecisti, sull’ascesso<br />
mesenterico, preparando la via al medico francese Paré; descrisse malformazioni<br />
congenite e trattò di affezioni morbose dei bambini.<br />
Fu celebre la famiglia catanese dei Branca, dalla quale uscirono validi specialisti<br />
nella tecnica delle operazioni al naso, alle orecchie e alle labbra con lembi<br />
prelevati dalla cute del braccio; dopo di loro l’arte della chirurgia plastica passò ai<br />
Vianeo di Tropea. Si può dire che sino alla fine del secolo XVI gli italiani furono i<br />
soli a conoscere il segreto della plastica (metodo italiano), tecnica forse appresa<br />
dalla scuola medica bizantina.<br />
Ricordiamo che nel 1478 vide la luce a Firenze l’editio princeps del “De medicina”<br />
di Celso sulle pratiche terapeutiche e chirurgiche della cultura medica classica; nel<br />
1491fu pubblicato a Venezia il primo trattato a stampa illustrato di medicina<br />
pratica, il “Fasciculus medicinae” di J. De Ketham, con xilografie tratte da disegni<br />
della scuola di Giovanni Bellini.<br />
Tra il secolo XV e il XVI: Alessandro Achillini, anatomista, scoprì i due ossicini<br />
dell’orecchio, incudine e martello; studiò la vescica, il colon e il coledoco,<br />
contraddicendo le osservazioni di Galeno.<br />
Nicolò Squillaci, autore di un celebre libro di geografia, fu medico in Spagna verso<br />
il 1495; da lì inviò una lettera in cui è descritta per la prima volta un’epidemia di<br />
sifilide.<br />
Berengario da Carpi scrisse un trattato, molto diffuso all’epoca, sull’anatomia del<br />
cuore, per primo descrisse il timo e l’appendice vermiforme, studiò la membrana<br />
timpanica, la faringe, la congiuntiva dell’occhio; l’artista anonimo che illustrò il<br />
testo del suo libro” Commentaria super anatomia Mundini”, stampato a Bologna<br />
nel 1521, ha il merito di essere stato il primo ad avere tratto le sue illustrazioni<br />
dal vero.<br />
Giovanni da Vigo di Rapallo, chirurgo, scrisse due trattati, “Practica copiosa” e<br />
“Practica compendiosa”, tradotti in Europa.<br />
Antonio Gazi fu celebre presso la corte di Polonia, esaltò la pratica<br />
dell’educazione fisica.<br />
Simone Porta, seguace del Pomponazzi, per primo descrisse l’anoressia mentale.<br />
Girolamo Fracastoro, autore del celebre trattato ”De contagione et contagiosis<br />
morbis”, fondatore della patologia delle malattie infettive, sifilide, tisi, ecc. per<br />
primo tracciò il quadro del tifo petecchiale, pose per primo in luce il principio del<br />
contagio ed espresse chiaramente che esso deriva da germi, agenti vivi che<br />
contaminano uomini e animali; il suo poemetto “Syphilis sive de morbo gallico”,<br />
pubblicato nel 1539, fu tradotto in francese e tedesco.<br />
949
Nel secolo XVI, nel movimento di ribellione alle dottrine consolidate (contro<br />
Galeno e la Scolastica) le discipline mediche si avviarono per la via maestra<br />
dell’osservazione diretta e dell’esperienza. Nel 1525 per volere di Clemente VII si<br />
traducono in latino le opere di Ippocrate; la prima edizione a stampa del testo è di<br />
Aldo Manuzio (1526), la seconda è di G. Cornaro a Basilea (1538). Hanno notevole<br />
sviluppo gli studi di anatomia; nel 1543 viene pubblicato “De humani corporis<br />
fabbrica” del fiammingo Andrea Vesalio, un capolavoro scientifico e artistico, base<br />
dell’anatomia moderna ( Ricordiamo che l’autore, laureatosi presso lo Studio di<br />
Padova, vi insegnò per sette anni).<br />
A lui successe nel 1544 Realdo Colombo che descrisse i ventricoli della laringe,<br />
propose per la prima volta l’esistenza della piccola circolazione e dimostrò<br />
l’impervietà del setto interventricolare del cuore, iniziando la demolizione delle<br />
imperanti teorie di Galeno sulla circolazione del sangue; l’opera “De re anatomica”<br />
uscì postuma nel 1599.<br />
Giovan Battista de Monte (Montano), le cui opere furono pubblicate a<br />
Württemberg, Augusta, Francoforte, Basilea e Parigi, introdusse l’insegnamento<br />
clinico nella università patavina, allora all’avanguardia nel campo della medicina,<br />
già centro propulsore di un’altra rivoluzione, quella copernicana (giacchè il<br />
Copernico vi aveva studiato). Ricordiamo che nel 1594 fu costruito a Padova il<br />
teatro anatomico universitario con Girolamo Fabrizi d’Acquapendente, il primo nel<br />
suo genere ( in precedenza erano esistiti solo teatri smontabili e provvisori).<br />
A Padova insegnò anche Gabriele Falloppio o Falloppia che nelle “Observationes<br />
anatomicae” (1561) descrisse le trombe uterine che da lui prendono il nome,<br />
studiò la cornea, le vie lacrimali, scoprì l’elevatore delle palpebre, gli obliqui, la<br />
troclea, il nervo glosso-faringeo, l’etmoide, i muscoli del palato e della faringe,<br />
descrisse il labirinto, vi isolò la chiocciola e l’acquedotto del vestibolo che porta il<br />
suo nome, fu alla corte di <strong>Francesco</strong> II di Francia e poi in Grecia.<br />
Il suo allievo, Girolamo Fabrizi d’Acquapendente, è noto per l’esatta descrizione<br />
delle valvole delle vene(1603) che indubbiamente facilitò al suo allievo, l’inglese<br />
Harvey, la descrizione della circolazione del sangue; pubblicò il primo trattato di<br />
embriologia comparata “De formatu foetu” (sviluppo del pulcino e del feto di<br />
molti mammiferi), le osservazioni sulla fisiologia dei muscoli degli arti , sulla<br />
motilità delle pupille,sulla struttura lamellare della cornea e sulla posizione del<br />
cristallino, sulla fonazione, sull’anatomia dell’utero e sul parto; nel campo della<br />
chirurgia va ricordato per le preziose indicazioni sulla tracheotomia , sulla<br />
toracocentesi, sulla chirurgia uretrale e sulle protesi ortopediche.<br />
Ricordiamo altri celebri anatomisti:<br />
Giambattista Canani scoprì il muscolo corto palmare e la valvola delle vene.<br />
950
Costanzo Varolio studiò l’anatomia del cervello, per primo segnalò l’aracnoide<br />
cerebrale e studiò i nervi cranici; fu il primo a insegnare che la sezione<br />
dell’encefalo doveva essere cominciata dalla base anziché alla convessità come<br />
veniva fatto fino allora; potè così mettere in evidenza il ponte che da lui prese il<br />
nome, una formazione particolare del metencefalo dei mammiferi.<br />
Bartolomeo Eustachio studiò le ossa del cranio, delle estremità; cultore di<br />
otorinolaringoiatria , descrisse la coclea, il timpano, il muscolo interno del<br />
martello, la finestra ovale, dette il proprio nome alla tromba uditiva; fu precursore<br />
dello studio di anatomia microscopica (per gli studi sui reni e sui denti), studiò<br />
calici e bacinetto in urologia.<br />
Andrea Cisalpino, anche filosofo, botanico e insegnante, pervenne a risultati<br />
scientifici di notevole rilievo; fu il primo a conoscere e a dimostrare la circolazione<br />
del sangue, scoperta poi attribuita ad Harvey, che descrisse nella sua opera<br />
capitale”Quaestionum peripateticarum” (1571), e il sesso delle piante nel “De<br />
plantis”; ebbe grande fama di scienziato anche all’estero, specialmente in<br />
Germania, e fu detto dai contemporanei il papa dei filosofi. Nello studio sulla<br />
circolazione del sangue attaccò la concezione galenica dell’inclusione del fegato<br />
nella grande circolazione; dimostrò l’esistenza della circolazione polmonare,<br />
affermando che il sangue giunge nel polmone dal cuore e viene a contatto con<br />
l’aria che arriva all’estremità dei bronchi e che l’aria diminuisce il calore del<br />
sangue. Egli fu il primo nel 1559 a pronunciare la parola circolazione; nel campo<br />
della botanica fu il primo a tentare di classificare scientificamente le piante, tanto<br />
che Linneo considerò la sua opera molto importante e l’autore come il primo che<br />
fissasse le basi solide per la sistemazione botanica, distinguendo le piante a<br />
seconda degli organi della fruttificazione. Fu sostenitore fervente dell’indirizzo<br />
biologico, creatore di un sistema filosofico che, precorrendo i tempi, si avvicina a<br />
quello di Spinosa.<br />
Giovanni Filippo Ingrassia scrisse un’opera fondamentale sulle ossa, specialmente<br />
della testa, e la prima trattazione di medicina legale; fu il primo a differenziare la<br />
scarlattina dal morbillo.<br />
Giulio Cesare Aranzi portò larghi contributi alla conoscenza degli annessi e della<br />
circolazione fetale, dando il nome al dotto e ai noduli; le sue “Observationes<br />
anatomicae” furono stampate a Basilea nel 1579.<br />
Giovan Battista Codronchi per primo trattò sulle lesioni dell’apparato vocale,<br />
scrisse la notevole opera”De vitiis vocis”, primo trattato di laringologia<br />
(Francoforte, 1597).<br />
Si creano in questo secolo nuove specializzazioni come l’ostetricia, l’odontoiatria<br />
e l’oculistica; si insegna la chirurgia con metodi scientifici. I medici più insigni<br />
951
acquistano grandissima fama e sono molto rispettati; nella società il medico,<br />
occupando un grado molto elevato, ha dimestichezza con i principi illuminati e<br />
con i grandi artisti; il Rabelais, che studiò medicina e fu più volte in Italia,<br />
pubblicò a Lione nel 1532 le “Epistolae medicales” di Giovanni Mainardi, medico<br />
personale di Ladislao e Ludovico II d’Ungheria.<br />
Andrea Turini fu medico di Luigi XII e <strong>Francesco</strong> I.<br />
Guido Guidi (Vidus Vidius), medico personale di <strong>Francesco</strong> I e professore di<br />
anatomia nel College de France, tradusse in latino Ippocrate e Galeno (il lavoro fu<br />
pubblicato a Parigi nel 1544 col titolo di “Chirurgia e graeco in latinum conversa”,<br />
le xilografie furono eseguite su disegni del Primaticcio); ha lasciato uno studio<br />
sull’osso palatino e sullo sfenoide (in memoria di ciò sono chiamati vidiani il<br />
canale dello sfenoide e gli organi che lo attraversano, nervo e arteria ).<br />
Antonio Musa (Brassavola), anche botanico, fu chiamato a consulto da <strong>Francesco</strong> I,<br />
Carlo V ed Enrico VIII; ebbe fama europea, per primo separò come scienza la<br />
botanica dalla medicina, introdusse l’uso dell’elleboro nella terapeutica.<br />
Il preciano Cesare Scacchi curò la figlia di Enrico VIII.<br />
Giorgio Biandrata fu medico alla corte di Polonia e fu chiamato in Transilvania a<br />
curare il voivoda J. Zàpolya.<br />
Gianmaria Cattaneo fu medico di Massimiliano I e di Margherita d’Austria.<br />
Luigi Marliani fu medico di Carlo V.<br />
Girolamo Ricci fu attivo a Vienna verso il 1550.<br />
Girolamo Cardano, precursore della psichiatria, fu chiamato in Germania, nei Paesi<br />
Bassi, in Inghilterra e in Scozia dove guarì il primate Hamilton; come chirurgo è<br />
noto per avere eseguito l’uretroctomia esterna e la nefrectomia.<br />
Pierandrea Mattioli nel 1554 fu invitato da Ferdinando I alla corte di Praga, e fu<br />
poi medico di Massimiliano II. Presso gli stessi furono anche Franco Partini e<br />
Giuseppe Salando.<br />
Si trattenne a lungo alla corte di Vienna Giovanni Pianeri.<br />
Girolamo Mercuriale vi andò per curare Massimiliano II e fu compensato con<br />
benefici e onori; autore del primo trattato sulle malattie dell’orecchio e del “De<br />
morbis puerorum”, si dedicò allo studio di varie branche della medicina; nel “De<br />
arte gymnastica”, pubblicata a Parigi nel 1577, descrisse le diverse applicazioni ai<br />
sani, agli infermi,ai giovani e ai vecchi della ginnastica, medica, atletica e bellica,<br />
considerata uno dei mezzi più idonei al miglioramento dell’organismo.<br />
Prospero Borgarucci fu nominato da Carlo IX di Francia medico di corte.<br />
Antonio Recchi fu medico di Filippo II.<br />
Nicola Buccella nel 1576 andò in Polonia e fu medico di Stefano Bàthory.<br />
Apollonio Menabeno fu presso il re Giovanni III di Svezia.<br />
952
Cristoforo Guarinoni, chiamato da Rodolfo II a Praga, ne divenne medico e<br />
consigliere, e fondò in quella città un’accademia di medicina.<br />
Andrea Trevisio fu protomedico di Isabella, moglie dell’arciduca Alberto,<br />
governatore delle Fiandre.<br />
Leonardo Botallo, celebre anatomista e chirurgo, esercitò a Parigi; fu medico di<br />
Caterina de’Medici, Carlo IX, Elisabetta d’Austria, Luisa di Lorena, Enrico III,<br />
scrisse sulla trapanazione del cranio, pubblicò a Lione nel 1560 il trattato in cui<br />
negava che le ferite d’arma da fuoco fossero velenose come allora si sosteneva, e<br />
a Parigi nel ’63 l’opera “De lue venerea”; al suo nome sono dedicati il “condotto” e<br />
il “foro” , legati alla vita fetale.<br />
Ricordiamo altri famosi chirurghi:<br />
Leonardo Fioravanti praticò per primo l’estirpazione della milza nel 1549.<br />
Mariano Santi ideò una tecnica operatoria per i calcoli vescicali (sectio mariana),<br />
metodo applicato dai litotomisti per due secoli, praticò l’allacciatura dei vasi<br />
prima del francese Paré; è autore di una celebre opera edita a Lione.<br />
Pietro Paolo Magno fu chirurgo militare in Spagna. Sulle ferite furono molto diffusi<br />
i trattati di Bartolomeo Maggi e Alfonso Ferri che inventò uno strumento per<br />
estrarre i proiettili.<br />
Gaspare Tagliacozzo a Bologna fu celebre per la sua abilità nella chirurgia<br />
plastica, soprattutto delle orecchie e del naso (il metodo da lui creato, ancora oggi<br />
seguito, fu ripreso da chirurghi inglesi e tedeschi nel secolo XIX).<br />
Nei secoli XV e XVI l’odontoiatria progredisce per merito di ricercatori quasi tutti<br />
italiani, tra i quali ricordiamo Giulio Cesare Aranzi che si occupò di epulidi e<br />
parulidi; Giovanni d’Ascoli che impiegò l’oro per l’ otturazione dei denti;<br />
Alessandro Benedetti che descrisse gli effetti nocivi del mercurio sull’apparato<br />
dentale e osservò le iplopasie dello smalto; Giovanni Andrea della Croce che nella<br />
sua “Chirurgia universale”, testo classico fino a tutto il ‘600, trattò estesamente<br />
della terapia stomatologia; Bartolomeo Eustachio che pubblicò il famoso “Libellus<br />
de dentibus” (1564), mirabile raccolta di cognizioni; Gabriele Falloppio che recò<br />
importanti contributi all’embriologia dentale.<br />
Nel campo della clinica medica: Nicola Massa distinse dal grande gruppo delle<br />
malattie infettive epidermiche, comprese nel termine generico di peste, il tifo<br />
petecchiale; Ognibene Ferrari scrisse il celebre “De arte medica infantium”(1577).<br />
Vittorio Algarotti, propugnatore dell’uso dell’antimonio in medicina, ebbe fama<br />
per la preparazione della polvere che porta il suo nome.<br />
Tra il XVI e il XVII secolo operò in Spagna e ad Anversa Pietro Andrea Canonieri.<br />
953
Insegnarono medicina all’estero Giovanni Argenterio a Lione e ad Anversa,<br />
Guglielmo Grataroli a Bâle e a Marburgo, Paolo Lentulo a Berna, Girolamo Massaria<br />
a Strasburgo.I<br />
In veterinaria fu celebre Carlo Ruini che scrisse il trattato”Della anatomia e delle<br />
infermità del cavallo” (1598), illustrato dal Carracci, il primo trattato moderno<br />
dell’anatomia veterinaria, che ebbe larga diffusione, molte traduzioni ed<br />
imitazioni all’estero<br />
Fu rinomato anche Federico Frisone, attivo in Francia; i grandi scudieri francesi<br />
ebbero in lui il loro capostipite.<br />
In Inghilterra fino al secolo XVII furono molti gli italiani praticanti l’arte<br />
veterinaria, tanto che Heusinger, lo storico della medicina, afferma che la<br />
veterinaria inglese deve essere riguardata come avente la sua origine e il suo<br />
sviluppo in Italia; è noto tra i tanti il maestro maresciallo Annibale alla corte di<br />
Enrico VIII.<br />
Passiamo ora alla storia del diritto nei secoli XV e XVI.<br />
Una fase nuova si apre tra i due secoli con la formazione dei principati e degli<br />
stati assolutistici; il titolo giuridico di validità del diritto romano non è più<br />
nell’idea dell’impero universale (ratio imperii) ma nel placito del principe che<br />
vuole ch’esso viga come fonte sussidiaria entro il suo principato. In Germania un<br />
momento importante fu la creazione nel 1495 del tribunale camerale dell’impero,<br />
i cui giudici dovevano giudicare secondo il diritto comune, romano e canonico,<br />
che fu l’atto col quale si compì ufficialmente la recezione del diritto giustinianeo<br />
accolto “in complexu”, cioè come un tutto, non nelle sole, singole norme, ma<br />
secondo l’interpretazione dei glossatori bolognesi. Territori vicini come l’Olanda,<br />
dove le correnti umanistiche provenienti dalla Francia avevano portato i testi<br />
giustinianei, suscitando una grande rinascita giuridica, acquisirono il diritto<br />
romano comune.<br />
In Polonia nel secolo XVI risorgono le cattedre civilistiche nell’università di<br />
Cracovia, dopo che il successore di Casimiro III la casta feudale era riuscita a<br />
ottenere l’abolizione delle materie romanistiche; spesso vi furono chiamati dei<br />
maestri italiani, seguaci del metodo di Bartolo da Sassoferrato che in Polonia era<br />
dominante.<br />
In altre regioni civili d’Europa, Boemia, Ungheria, Romania, Svizzera, Danimarca,<br />
paesi slavi, il diritto comune giunse, influenzando legislazione e dottrina,<br />
inserendosi come elemento essenziale della civiltà moderna.<br />
Elenchiamo ora i grandi giuristi italiani del XV secolo:<br />
<strong>Francesco</strong> Accolti, detto l’Aretino, ebbe fama di principe dei giureconsulti del suo<br />
tempo.<br />
954
<strong>Francesco</strong> Bruni è autore del trattato” De judiciis et tortura” che fece testo in<br />
materia di delitti e condanne per tre secoli.<br />
Bartolomeo Cipolla scrisse il trattato “De servitutibus praediorum urbanorum et<br />
rusticorum” che ebbe rinomanza e diffusione all’estero (le sue opere furono<br />
pubblicate a Lione nel 1552).<br />
Giasone del Maino scrisse ampi commentari al Corpus iuris che ebbero vasta<br />
risonanza così come i “Consilia” di Gianmaria Riminaldi.<br />
Paride del Pozzo è autore del “Libellus sindicatus omnium officialium” che restò<br />
per vari secoli la trattazione più autorevole della procedura del sindacato a carico<br />
dei pubblici ufficiali.<br />
Tra il XV e il XVI secolo :<br />
Ludovico Bolognini, diplomatico, ebbe grande fama anche all’estero, tanto che i<br />
materiali da lui raccolti sul Digesto furono utilizzati dal tedesco G. Meltzer<br />
(Aloandro), giureconsulto perfezionatosi a Bologna, autore di una nuova edizione<br />
del Corpus iuris civilis, stampato a Venezia nel 1529.<br />
Ippolito Marsili fu un celebre criminalista.<br />
Carlo Ruini scrisse “Consilia”, una raccolta di leggi pubblicata a Parigi a spese del<br />
Parlamento, segno del loro valore.<br />
Bartolomeo Camerario fu segretario di stato sotto <strong>Francesco</strong> I e consigliere di<br />
Enrico II.<br />
Filippo Decio insegnò in Francia, Pietro Tomai nelle università di Wüttemberg e di<br />
Greifswald.<br />
Il più famoso fu Andrea Alciato; chiamato da <strong>Francesco</strong> I per insegnare a Bourges<br />
e ad Avignone, ebbe per discepoli i francesi J. Cuiacio, F. Duareno, V. Donello e il<br />
Viglius, fondatore della scuola giuridica olandese. Alciato fu il vero iniziatore<br />
dell’indirizzo umanistico della giurisprudenza. La scuola dei “culti” ( o culta) fu<br />
l’indirizzo umanistico che si affermò nella scienza giuridica del secolo XVI, in<br />
opposizione all’indirizzo bartolistico fino allora dominante. Le origini si ebbero in<br />
Italia nella seconda metà del’400: la “collazione”, compiuta da Angelo Poliziano,<br />
del testo vulgato del Digesto corrente nelle scuole di diritto secondo la grande<br />
maggioranza dei manoscritti( tutti posteriori al secolo XI e risalenti allo studio<br />
fatto dai glossatori bolognesi, littera bononiensis o vulgata) con la “littera pisana<br />
o florentina” (ovvero con il testo secondo il manoscritto più antico e autorevole<br />
del secolo Vi conservato prima a Pisa e poi a Firenze), fu la prima scintilla. Il<br />
diritto romano apparve non più soltanto come il diritto comune vigente ma anche<br />
e prima di tutto come un monumento dell’antichità classica e doveva pertanto<br />
essere studiato con gli strumenti della filologia e della critica storica, oltre che<br />
con quelli dell’ermeneutica giuridica.<br />
955
L’esempio del Poliziano fu seguito da altri umanisti ma furono tentativi sporadici;<br />
l’idea potè fruttare in pieno solo quando venne attuata da chi alla cultura<br />
umanistica, filologica e storica, univa forte tempra di giurista: questo ideale fu<br />
impersonato da Andrea Alciato.<br />
La nuova scuola non ebbe fortuna in Italia ; radici troppo profonde aveva nella<br />
tradizione giuridica italiana il metodo bartolistico con il quale il nuovo indirizzo<br />
era in antitesi vivace.<br />
Lo stesso Alciato, osteggiato nel suo insegnamento, dovette emigrare nel 1518 in<br />
Francia dove nella seconda metà del secolo la forte personalità del suo<br />
continuatore, Cuiacio, riuscì a imporre il nuovo metodo, designato come il “mos<br />
gallicus iura docendi” in opposizione a quello bartolistico, inteso per eccellenza<br />
come il “mos italicus”.<br />
Eccelse in Francia anche il metodo del Donello; mentre l’indirizzo del Cuiacio è<br />
prevalentemente esegetico-analistico, e secondo l’umanesimo dell’Alciato<br />
predilige l’indagine storica, quello del Donello è sistematico-sintetico e si<br />
riavvicina a quello dei bartolisti.<br />
Dei grandi giuristi italiani del secolo XVI elenchiamo i più famosi.<br />
Pietro Belli scrisse “De re militari et bello”, ritenuto il primo trattato di diritto<br />
internazionale di guerra, e spesso consigliò su tale questione Carlo V e Filippo II.<br />
Giovanni Paolo Lancellotti, detto il Triboniano di Perugia, scrisse “Institutiones<br />
iuris canonici” che costituì la sintesi ufficiale di tutto un diritto; ebbe una grande<br />
autorità testimoniata dalle molte riedizioni, dai commenti, dalle traduzioni in<br />
francese e in tedesco.<br />
Giovanni Nevizzano scrisse “Index scriptorum in utroque iure”, primo tentativo di<br />
una bibliografia del diritto comune, poi accresciuta da L. Gòmez, J. Fichard, ecc.<br />
Carlo Sigonio fu celebre in critica storica, in storia del diritto, negli studi di<br />
diplomatica da lui instaurati.<br />
Benvenuto Stracca fu il primo a considerare il diritto commerciale come un<br />
complesso di norme a sé, distinte da quelle del diritto civile; scrisse “De<br />
mercatura sive de mercatore” (1553), con le parti relative al fallimento e al diritto<br />
marittimo molto importanti.<br />
Giovanni Bartolomeo Arborio di Gattinara, giureconsulto, fu consigliere di Carlo V.<br />
Gerolamo Olives, giureconsulto, fu chiamato a Madrid come avvocato del fisco nel<br />
Supremo Consiglio d’Aragona.<br />
Giulio Claro, criminalista, fu a Madrid presso Filippo II; la sua opera “Receptae<br />
sententiae” ebbe molte edizioni fino al secolo XVIII anche all’estero, specialmente<br />
in Germania.<br />
956
<strong>Francesco</strong> Giovanetti, fu chiamato ad Ingolstadt da Guglielmo V di Baviera,<br />
professore in quella università, e andò poi a Vienna come consigliere di<br />
Ferdinando I.<br />
A Ingolstadt insegnò diritto civile anche Andrea Rachidei, poi consulente del conte<br />
palatino del Reno.<br />
Giulio Pace insegnò a Heidelberg, Sedan, Nîmes, Montpellier, Valence e Ginevra<br />
dove aprì una scuola per fanciulli.<br />
Ricordiamo anche, in ordine alfabetico:<br />
Ippolito de Collibus che insegnò a Basilea e a Heidelberg, Domenico Ferretti<br />
aValence e ad Avignone, Lancellotti Galliavoli a Valence, Scipione Gentili a Leida e<br />
ad Altdorf, Matteo Gribaldi Mofa a Tolosa, Valence, Grenoble, Tubinga e Farges,<br />
Ansuino Medici a Bourges, Girolamo Olzignano a Dôle, Bruxelles e Friburgo,<br />
Giannangelo Papio ad Avignone, Giovanni Valentini a Ginevra, in Francia e in<br />
Polonia.<br />
Alberico Gentili, grande giureconsulto, è considerato il fondatore della scienza di<br />
diritto internazionale; le università di Altdorf e Heidelberg gli offrirono la cattedra,<br />
nel 1587 accettò quella dell’università di Oxford; nel 1604, dopo la pace fra<br />
Inghilterra e Spagna, si adoperò al riavvicinamento tra le due nazioni, regolando le<br />
controversie sorte durante le ostilità. L’opera sua più importante è “De iure belli”<br />
che fornì a Grozio spunti per la sua intorno al diritto di pace e di guerra; Gentili è<br />
stato uno dei primi rappresentanti del contrattualismo, la dottrina<br />
giusnaturalistica secondo la quale l’esistenza dello stato come organismo<br />
giuridico e politico, unificatore degli individui, in vista di importanti fini comuni,<br />
presuppone un contratto, espresso e tacito tra i singoli; esso segnerebbe il<br />
passaggio dallo stato di natura allo stato di civiltà(precorrendo Rousseau); scrisse<br />
anche “De legum interpretibus” e “ De legationibus” ( sulla diplomazia), pubblicato<br />
ad Hannover nel 1612.<br />
Tra il XVI e il XVII secolo furono celebri Prospero Farinacci, giureconsulto e<br />
penalista, la cui influenza fu sentita largamente nelle legislazioni straniere<br />
specialmente per la sistematica del diritto penale, le cui opere furono pubblicate a<br />
Lione nel 1616, ad Anversa nel 1620 e a Francoforte nel 1670-’76, e Sigismondo<br />
Sciacca, giureconsulto, autore di “Tractatus de commercio et cambio”, opera<br />
molto diffusa all’estero che lo colloca con lo Stracca, e poi con Ansaldo Ansaldi,<br />
Giuseppe Maria Casaregi e Giovan Battista de Luca (sec. XVII) tra i fondatori del<br />
diritto commerciale, la cui scienza ancora oggi ha forza di legge in tutta Europa<br />
(scrisse anche un trattato sulle cause civili e criminali, pubblicate a Francoforte nel<br />
1618 e a Lipsia nel 1663).<br />
957
L’economia come scienza dell’acquisizione e dell’amministrazione delle ricchezze<br />
ha avuto in Italia valenti studiosi: Antonio Serra (sec. XV-XVI) compose uno dei<br />
primi trattati; si ritiene che sia stato il primo economista ad avere formulato la<br />
legge della produttività decrescente dell’agricoltura e di quella crescente<br />
dell’industria.<br />
Gaspare Sgaruffi propose una unificazione monetaria internazionale a base<br />
bimetallica garantita dal marchio sui metalli preziosi e dalla libertà di<br />
monetazione.<br />
Bernardo Davanzati (sec. XVI-XVII) nella sua “Teoria delle monete “esprime per la<br />
prima volta con chiarezza il concetto fondamentale della teoria quantitativa delle<br />
monete. Ludovico Flori nel “Trattato del modo di tenere il libro doppio domestico<br />
col suo esemplare” (1636)pose le basi della teoria moderna del bilancio,<br />
accettabile ancora per buona parte .<br />
Trattiamo ora degli insegnanti di lettere e dei letterati italiani al servizio di principi<br />
stranieri in periodo rinascimentale.<br />
Nel ricordare che nella prima metà del XV secolo molti degli umanisti fecero<br />
lunghe peregrinazioni per l’Europa e per l’impero d’Oriente in cerca di codici e di<br />
epigrafi antiche diciamo che a Costantinopoli insegnò retorica per cinque anni<br />
Antonio Cassarino. In Ungheria molti si raccolsero intorno a Mattia Corvino e a<br />
Beatrice d’Aragona, creando un vero centro di cultura umanistica italiana ; a Buda<br />
troviamo Aurelio Brandolini detto Lippo, che professò per molti anni eloquenza;<br />
Galeotto Marzio che aprì scuole ed educò il figlio del re e diresse la biblioteca al<br />
cui arricchimento e ordinamento provvidero Taddeo Ugoletti e Bartolomeo Fonzio.<br />
Celio Calcagnini, poligrafo, si recò a Buda nel 1517 al seguito del cardinale<br />
Ippolito d’Este, come diplomatico; erudito, precorse Copernico nella teoria del<br />
mondo. Pietro Bonomo fu segretario presso la corte imperiale (sec. XV-XVI).<br />
Per quanto riguarda la penisola iberica, in Portogallo nel 1435 fu chiamato, come<br />
precettore del principe, Alfonso Maffeo Pisani; Cataldo Parisio Siculo fu maestro<br />
alla corte di Lisbona. In Spagna Luca Marineo, umanista, insegnò nell’università di<br />
Salamanca dal 1486 al ’98; Alessandro Geraldini de’Catenacci, precettore a corte,<br />
con il fratello Antonio protesse e favorì Cristoforo Colombo.<br />
In Francia: Publio Gregorio Tifernate insegnò greco a Parigi; Girolamo Balbi,<br />
umanista e giurista, dal 1484 professore di lettere e diritto alla Sorbona, andò in<br />
Inghilterra nel ’96, quindi a Vienna e a Praga come docente, e fu poi in Ungheria<br />
come precettore dei figli di re Ladislao. Furono nell’università parigina Filippo<br />
Beroaldo il vecchio, docente di retorica; Publio Fausto Anderlini, docente di storia<br />
e poesia, nominato poeta del re e della regina, che contribuì a diffondere il gusto<br />
della cultura umanistica italiana; Giovan <strong>Francesco</strong> Conti, detto Quinziano Stoa,<br />
958
docente di lettere e rettore, maestro del futuro <strong>Francesco</strong> I. La corte francese in<br />
quel periodo divenne una piccola Italia:Bartolomeo Calchi fu storiografo presso<br />
Luigi XII di Francia. Girolamo Aleandri, ebraicista ed ellenista, chiamato dallo<br />
stesso sovrano, iniziò a Parigi nel 1508 l’insegnamento regolare del greco e fu poi<br />
rettore alla Sorbona; Agostino Giustiniani, chiamato da <strong>Francesco</strong> I, insegnò dal<br />
1515 al ’22 lingue orientali, seguito da due professori di lingua ebraica, Paolo<br />
Paradisi, detto Canossa, maestro anche di Margherita di Navarra, e Acacio<br />
Guidacerio. Il sovrano chiamò anche <strong>Francesco</strong> Vimercate come insegnante di<br />
filosofia greca e latina e, come maestro dei figli, nel 1522 Benedetto Tagliacarne,<br />
poi incaricò <strong>Francesco</strong> Florido di tradurre in latino l’Odissea.<br />
Jacopo Corbinelli ebbe da Caterina de’Medici l’incarico di curare l’educazione del<br />
duca d’Angiò, pubblicò in Francia “De vulgari eloquentia” e “Corbaccio”.<br />
Infine ricordiamo i riformatori Olimpia Morata, che insegnò lettere greche ad<br />
Heidelberg, <strong>Francesco</strong> Stancaro ebraico in Polonia e in Prussia, Alessandro Citolini,<br />
docente in Inghilterra e Giovanni Roberti,teologo, che insegnò a Douai,Treviri e<br />
Magonza.<br />
La terza parte della lezione riguarda i secoli XVII e XVIII.<br />
Il ‘600 si apre con la grande figura di Galileo Galilei (1564-1642), primo completo<br />
scienziato dell’età moderna, la massima espressione del pensiero scientifico<br />
rinascimentale. Insegnando che una scienza della natura si può costituire solo in<br />
quanto si separi rigorosamente dalla metafisica e, tralasciando l’investigazione<br />
delle essenze, si limiti alla cognizione diretta dei fatti, constatabili e misurabili<br />
nelle loro proporzioni quantitative, ha portato la scienza moderna alla sua<br />
maturità; essa, abbandonate le pretese di un sapere sistematico e chiuso, diveniva<br />
consapevolmente un “metodo” aperto, sperimentale-matematico, che consiste in<br />
tre momenti: osservazione dei fenomeni, ipotesi espressa in formula matematica,<br />
verifica e”cimento”(saggio) dell’ipotesi e delle sue conseguenze sulla realtà<br />
empirica(che si fonda esclusivamente sull’esperienza). Così, superando Bacone, il<br />
metodo induttivo è già combinato col deduttivo matematico; e questo indirizzo<br />
sarà poi seguito da tutta la scienza moderna.<br />
Galilei, dimostrando di volere rivolgersi a tutti, non soltanto ai dotti, scrisse le<br />
opere maggiori dopo il “Nuncius sidereus” in italiano, tanto che Keplero lo accusò<br />
di “crimen lesae humanitatis” e molti editori stranieri continuarono a chiedere<br />
traduzioni in latino delle sue opere; con lui si inizia quel processo che porterà ad<br />
una netta separazione tra il linguaggio letterario e quello scientifico.<br />
Vuole la tradizione che Galilei diciannovenne, osservando nel duomo di Pisa una<br />
lampada pensile che dondolava, rivelasse l’isocronismo delle oscillazioni; a<br />
959
ventidue anni inventò la bilancia idrostatica per ottenere il peso specifico dei<br />
corpi. Nel 1623 scrisse “Il saggiatore”in forma di lettera a monsignor Cesarini in<br />
polemica con “La bilancia astronomica e filosofica” di Lotario Sarsi (cioè del<br />
gesuita Orazio Grassi), un’energica difesa del metodo sperimentale e<br />
dell’autonomia della ragione nella ricerca scientifica (il termine deriva dal nome di<br />
una bilancetta di precisione con cui l’orefice saggia l’oro che lo scienziato<br />
contrappone ironicamente alla libra, “stadera un poco grossa”.<br />
Insegnante di matematica a venticinque anni all’ateneo di Padova, ebbe scolari di<br />
ogni parte d’Europa. La comparsa di una stella Nova nel 1604 e le tre lezioni da<br />
lui tenute sull’argomento furono causa di una prima palese rottura con gli<br />
aristotelici, sostenitori dell’inalterabilità dei cieli. Specialmente memorabili sono<br />
negli ultimi anni del soggiorno padovano (1609-’10)la costruzione e il<br />
perfezionamento del telescopio; sfruttò per questo l’invenzione del cannocchiale,<br />
costruito da un fisico olandese nel 1604 su un modello italiano del 1590,<br />
cambiando un obiettivo biconvesso con un oculare biconcavo, cosa che destò<br />
un’enorme impressione .<br />
Passato a Firenze, riuscì con il nuovo strumento a definire la struttura della Via<br />
Lattea e di alcune nebulose già note e ad osservare i mari, i monti e la librazione<br />
della luna ; scoprì i primi quattro satelliti di Giove che chiamò Medicea Siderea, in<br />
onore del granduca di Toscana, a cui dedicò il “Sidereus Nuncius”, opera accolta<br />
con ammirazione da Keplero che curò a Praga una nuova edizione. Nel 1612 fece<br />
le prime osservazioni sulle macchie solari( contro la presunzione aristotelica<br />
dell’incorruttibilità e la perfezione dei corpi celesti e contro l’interpretazione<br />
letterale di alcuni passi della Sacra Scrittura), scoprì le fasi di Venere e l’anello di<br />
Saturno; determinò in seguito i periodi dei pianeti medicei in modo<br />
sufficientemente esatto, dimostrò che la luce dei pianeti è riflessa, diede una<br />
misura accurata del diametro apparente delle stelle, indicò nel sistema di Giove un<br />
modello di quello solare ( eliocentrico); nel 1628 cominciò a scrivere “ Il dialogo<br />
dei massimi sistemi del mondo nel quale si propongono indeterminatamente le<br />
ragioni filosofiche e naturali tanto per l’una quanto per l’altra parte”, a favore del<br />
sistema copernicano; attese nell’ultimo periodo della vita alla pubblicazione di<br />
tutte le sue ricerche sul moto, che ne fanno il fondatore della dinamica. L’opera<br />
“Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze attinenti la<br />
meccanica” fu pubblicata a Leida nel 1638; tra l’altro l’opera comprende<br />
considerazioni sulla resistenza dei solidi, sulla teoria degli indivisibili (in cui sono<br />
sotto forma geometrica i primi elementi della futura analisi differenziale e<br />
integrale), un metodo per la determinazione del peso dell’aria, le prime ricerche<br />
960
sui suoni prodotti da corde, la determinazione e lo studio della traiettoria<br />
parabolica dei proietti nel vuoto con la prima tavola balistica.<br />
I concetti di forza dinamica, di inerzia, di peso, di massa furono introdotti in fisica<br />
d Galilei; egli scoprì che la materia è dotata di energia, che i corpi non hanno<br />
bisogno di essere tenuti in costante movimento dal Supremo Motore immobile di<br />
Aristotele ma che una volta messi in moto si comportano secondo determinate<br />
leggi di forza, aprendo così a via a Newton.<br />
Del principio d’inerzia non enunciò la forma assiomatica ma il contenuto fisico<br />
essenziale della costanza e composizione della velocità; comprese la relazione<br />
esistente nella caduta dei gravi tra forza e variazione della velocità, stabilendo<br />
definitivamente che, essendo costante il peso, le velocità di caduta sono<br />
proporzionali ai tempi. Riconobbe che le velocità acquisite da gravi diversi erano<br />
sempre uguali, deducendone che le forze di gravità dovevano agire<br />
proporzionalmente alla quantità di materia dei corpi, considerata per astrazione<br />
come identica; risalì agli spazi percorsi, dimostrando che questi erano<br />
proporzionali ai quadrati dei tempi ed eseguendo con ciò la prima vera<br />
integrazione analitica; infine riconobbe la relatività del moto meccanico, intuendo<br />
che le leggi della dinamica non variavano con il passaggio da un sistema di<br />
riferimento a un altro, in moto rispetto al primo con velocità rettilinea e uniforme.<br />
Ricordiamo che egli enunciò la regola per calcolare la componente di una forza in<br />
una data direzione; dimostrò nel caso della leva il principio dei lavori virtuali e lo<br />
verificò nei casi della puleggia mobile.<br />
Nel 1624 informò con una lettera Federico Cesi di avere messo a punto un<br />
occhialino col quale vede grandi le cose piccole; è la nascita del microscopio che<br />
apre straordinarie prospettive di ricerca nelle scienze della vita. A lui si deve<br />
anche l’idea di applicare il pendolo agli orologi mediante un sistema a<br />
scappamento.<br />
Con la riscoperta della scienza ebbero grande sviluppo le istituzioni scientifiche.<br />
Nel 1603 fu fondata a Roma da Federico Cesi l’accademia dei Lincei, con<br />
<strong>Francesco</strong> Stelluti, Anastasio de Filiis e J. Von Heeck, che si proponeva di<br />
sottoporre a nuovo attento studio la natura e la realtà, sostituendo alla<br />
presunzione di una dogmatica tradizione aristotelica lo studio positivo della<br />
matematica, della zoologia e della botanica, non senza dare importanza alle<br />
lettere e alla filologia. Al primo gruppo dei fondatori si unirono ben presto<br />
numerosissimi studiosi di ogni parte d’Italia e d’Europa, tra i quali il medico<br />
tedesco J. Faber, e l’accademia si onorò nel 1611 dell’iscrizione di Galilei, del cui<br />
“Saggiatore” curò la pubblicazione. La morte di Cesi nel 1630 pose fine all’attività<br />
961
dell’accademia proprio quando si apprestava a diventare il centro della cultura<br />
scientifica europea.<br />
Sul modello di questa sorse a Parigi l’accademia di Francia, fondata nel 1635 dal<br />
Richelieu, seguita da quelle di Inghilterra, Spagna e Germania.<br />
Le università italiane richiamarono studenti da ogni parte d’Europa anche nei<br />
secoli XVII e XVIII. All’ateneo di Padova studiò l’inglese Harvey che nelle sue<br />
ricerche farà tesoro del metodo apprese della sua formazione presso la scuola di<br />
Fabrizio d’Acquapendente. L’elenco degli studenti inglesi iscritti fu regolarmente<br />
stilato dal 1618 al 1765.<br />
Nel periodo del Grand Tour (sec. XVII-XVIII) la presenza di numerose e qualificate<br />
istituzioni culturali, con programmi educativi e formule pedagogiche nuove, fece<br />
sì che per i rampolli dell’alta società inglese e straniera in generale il viaggio si<br />
trasformasse spesso in un lungo soggiorno presso uno dei tanti collegi di<br />
educazione a Venezia, Milano, Bologna, Padova, Firenze, Roma e in genere in tutte<br />
le città dell’area centro-settentrionale, divenute sedi di scuole e istituzioni (vedi<br />
lez.n.40).<br />
Nel 1657 sorse a Firenze l’accademia del Cimento per le scienze fisiche, alcuni<br />
anni prima di quelle di Londra e di Parigi; ne furono membri Vincenzo Viviani,<br />
<strong>Francesco</strong> Redi, Giovanni Alfonso Borrelli, N. Stensen, ecc. I primi esperimenti<br />
ebbero per oggetto la pressione dell’aria, gli effetti del vuoto, il congelamento dei<br />
liquidi, le proprietà del calore, la propagazione del suono e della luce, i fenomeni<br />
magnetici e le attrazioni elettriche; seguirono molte ricerche di matematica,<br />
acustica, termodinamica, idrostatica, meccanica celeste, terrestre e animale,<br />
fisiologia umana e vegetale, ottica, ecc.<br />
L’importanza di questa accademia è nell’indirizzo che diede al nascente<br />
movimento scientifico-accademico del tempo; furono in corrispondenza con<br />
scienziati italiani il danese Stenone, il francese Thévenet e l’olandese Fabri.<br />
Nel 1691uno degli accademici, Carlo Rinaldini, propose per misurare la<br />
temperatura, come punti fissi, quelli che usiamo ancora, della temperatura del<br />
ghiaccio fondente e di quella di ebollizione dell’acqua, all’ordinaria pressione<br />
atmosferica.<br />
A cura della stessa accademia del Cimento si iniziarono le prime osservazioni<br />
regolari di meteorologia; le prime cronache risalgono al periodo in cui furono<br />
inventati il termometro (con il Santorio) e il barometro (con il Torricelli). L’Antinori<br />
per estendere le osservazioni eseguite a Firenze curò l’installazione di stazioni<br />
meteorologiche a Parma, Pisa, Vallombrosa, Bologna, Milano, Innsbruck e in<br />
Polonia. L’idea fu nel 1750 ripresa dalla Royal Society di Londra.<br />
962
Importante fu anche l’accademia dei Georgofili, sorta a Firenze nel 1735, la prima<br />
in Europa per gli studi agricoli, ad opera di Ubaldo Montelatici.<br />
Da Vincenzo Coronelli fu fondata l’accademia degli Argonauti, la più antica<br />
società geografica del mondo.<br />
Allo stesso studioso si deve la prima enciclopedia moderna in ordine alfabetico,<br />
”La biblioteca universale sacro-profana” che cominciò ad essere pubblicata nel<br />
1701 ( fino al 1706 furono pubblicati sette volumi dei quarantacinque previsti).<br />
Ricordiamo infine che il primo esempio di storia letteraria universale si deve a<br />
<strong>Francesco</strong> Saverio Quadrio, che si stabilì a Parigi e fu amico di Voltaire.<br />
Seguitiamo ora l’elenco dei grandi matematici italiani tra il XVI e il XVII secolo con<br />
i nomi di Luca Valerio, Pietro Antonio Cataldi e Marino Ghetaldi.<br />
Valerio occupa un posto importante nella storia delle origini del calcolo<br />
infinitesimale, dividendo con Stevino il merito di avere introdotto il calcolo dei<br />
limiti; determinò con novità di metodi aree, volumi, centri di gravità di figure<br />
geometriche, conoidi, sferoidi, tronchi di conoide e sferoide; gli si attribuisce<br />
l’introduzione dei termini “ascissa” e “ordinata”.<br />
Cataldi ha lasciato opere che ai suoi tempi ebbero grande diffusione; introdusse<br />
per primo l’algoritmo delle frazioni continue infinite, studiandone le leggi di<br />
formazione, le proprietà, il modo di convergere al limite delle ridotte, dando inizio<br />
alla dottrina degli infinitesimi; con lui le frazioni continue entrarono a far parte del<br />
patrimonio di tecniche, strumenti e concetti della matematica (fondamentale è la<br />
questione della convergenza di una frazione continua).<br />
Ghetaldi nel 1603 pubblicò i risultati di misure di precisione dei pesi specifici di<br />
numerosi metalli e liquidi; l’opera più importante”De resolutione et compositione<br />
mathematica” (1630) tratta dell’applicazione dell’algebra alla risoluzione di<br />
problemi geometrici.<br />
Degli astronomi vissuti tra il XVI e il XVII secolo ricordiamo Antonio Santucci,<br />
autore di un “Trattato nuovo delle comete” (1611) dove sostenne che le comete<br />
non sono fenomeni atmosferici come allora si credeva.<br />
Marco Antonio de Dominis scrisse il trattato “De radiis” (1611) sulla<br />
scomposizione della luce.<br />
Giovan Battista Odierna calcolò per primo le effemeridi dei pianeti medicei;<br />
riconobbe prima di Newton la dispersione della luce.<br />
Tra i fisici e i matematici del secolo XVII fu celebre Benedetto Castelli (Antonio),<br />
discepolo del Galilei, autore del trattato” Della misura delle acque correnti” (1628)<br />
che ebbe rinomanza e inaugurò la moderna idrodinamica; l’autore stabilisce il<br />
concetto di portata di un fiume e per la prima volta riconduce i fenomeni<br />
idrodinamici entro la sfera della geometria e della meccanica.<br />
963
Un altro discepolo di Galilei, Raffaello Magiotti, dimostrò l’incompressibilità<br />
dell’acqua.<br />
Nicola Cabeo descrisse un primo caso di repulsione elettrostatica.<br />
Bonaventura Cavalieri, allievo del Castelli, è considerato con E. Torricelli, P.<br />
Mengoli, I. Newton, G.W. Leibnitz uno dei fondatori della moderna analisi<br />
infinitesimale; il suo contributo principale consiste nella teoria degli indivisibili, il<br />
cui principio sta nel rappresentare le grandezze geometriche come totalità di<br />
elementi primordiali (indivisibili): la linea come totalità di punti, la superficie come<br />
totalità di linee, il solido come totalità di superfici. Le misure di lunghezza, aree,<br />
volumi, vengono così ricondotte alla somma di infiniti indivisibili, cioè a<br />
quell’operazione che oggi è detta integrazione definita. Essi si possono<br />
considerare animati da una flussione, cioè da un movimento, parola che ebbe più<br />
tardi fortuna nella scuola di Newton che considerò il calcolo infinitesimale come il<br />
calcolo delle flussioni. Leibnitz riconobbe nell’opera del Cavalieri il primo impulso<br />
alla sua teoria, lo stesso segno di integrazione fu da lui introdotto come simbolo<br />
atto ad esprimere le quadrature cavalieriane. L’opera del Cavalieri “Geometria<br />
indivisibilibus continuorum quadam nova ratione promota”(1635) fu molto diffusa<br />
in Europa; ad essa guardarono molti matematici stranieri come Gregory,<br />
Tschirnhausen, Barrow, Schosten, Wallis, ecc. oltre ai due grandi suddetti. Al<br />
nome di Cavalieri, chiamato dal Galilei “alter Archimedes” sono legati il principio<br />
dei solidi equivalenti, il teorema sul triangolo sferico, le formule che servono alla<br />
determinazione dei fuochi negli specchi e nelle lenti.<br />
Pietro Mengoli, allievo del Cavalieri, occupa una posizione predominante nel<br />
passaggio dal metodo infinitesimale geometrico degli indivisibili del maestro al<br />
metodo infinitesimale, delle flussioni, di Newton e a quello dei differenziali di<br />
Leibnitz; egli introduce il concetto di limite, enuncia per la prima volta il concetto<br />
generale di convergenza e divergenza di una serie, studia la somma degli inversi<br />
dei quadrati, serie da lui per la prima volta considerata ,che potè essere sommata<br />
solo più tardi da Eulero. Nel” Geometricae elementa speciosae (1659) egli precorre<br />
gli analisti del secolo XIX (Cauchy) nell’assetto logico del concetto di limite e di<br />
integrale definito che si chiama oggi a giusta ragione integrale di Mengoli-<br />
Cauchy.<br />
Evangelista Torricelli, discepolo e continuatore di Galilei, estese la teoria degli<br />
indivisibili di Cavalieri mediante l’impiego di “indivisibili curvi”, più in generale<br />
considerò in modo ardito l’infinito matematico (“attuale”), pervenendo a concepire<br />
i punti all’infinito di una curva ed estendendo il concetto di area a determinati<br />
campi illimitati. Scopre con il metodo degli indivisibili la quadratura della cicloide;<br />
è suo il teorema attribuito a Barry, fondamentale nel calcolo integrale, che lega<br />
964
l’operazione di integrazione definita a quella di derivazione. Notevole è nel campo<br />
della geometria delle masse “il teorema universale”che individua il centro di<br />
gravità di una qualsiasi figura geometrica attraverso un rapporto di integrali;<br />
importante è il principio della statica, considerato come una conseguenza<br />
particolare del principio dei lavori virtuali. In idraulica prende da lui il nome il<br />
teorema sulla velocità di efflusso di un liquido contenuto in un recipiente; è sua<br />
nel campo della bonifica l’idea del metodo delle colmate, in balistica la nozione di<br />
“parabola di sicurezza”. Grande fisico, inventò il barometro (nome dato dal<br />
Mariotte) con cui dimostrò la pressione atmosferica e l’esistenza del vuoto; la<br />
notizia della celebre esperienza , comunicata dallo stesso Torricelli a Michelangelo<br />
Ricci, si diffuse in Francia e rapidamente in tutta Europa e fu seguita da numerose<br />
altre (tra cui quelle di Pascal e Boyle), destando l’ammirazione di tutti gli<br />
scienziati, tra cui Cartesio e Huyghens.<br />
Michelangelo Ricci, allievo del Torricelli, fu tanto perito nella matematica che tutti<br />
gli scienziati dell’epoca furono legati in intimità con lui e da ogni parte si ricorreva<br />
al suo giudizio.<br />
Vincenzo Viviani, membro dell’Accademia di Francia e della Royal Society di<br />
Londra, ricostruì e commentò opere degli antichi geometri Apollonio Aristeo<br />
seniore ed Euclide; pose il problema la cui soluzione portò alla curva, detta<br />
”finestra del Viviani” (la linea d’intersezione di una sfera con un cilindro rotondo),<br />
una curva di quart’ordine, prima specie (quartica).<br />
Il gesuita Daniello Batoli nell’opera “Del suono, dei tremori armonici e dell’udito”<br />
(1679) trasforma la musica da disciplina subalterna all’aritmetica o alla geometria<br />
a scienza fisico-matematica autonoma, fondata sul moto vibratorio dei corpi<br />
sonori e sulla fisiologia dell’orecchio.<br />
Giovanni Girolamo Saccheri, gesuita, matematico e filosofo, sviluppò quasi per un<br />
gioco intellettuale la geometria non euclidea; giunse per primo a stabilirne una<br />
che non tenesse valido il quinto postulato di Euclide; scopo del Saccheri era però<br />
di dimostrare per assurdo la validità di quel postulato. Nel 1697 fu pubblicato il<br />
trattato ”Logica demonstrativa”, dove la logica era esposta per la prima volta in<br />
maniera assiomatica; nel 1733 uscì “Euclides ab omni naevo vindicatus”, testo di<br />
notevole importanza nella storia dei fondamenti della geometria.<br />
Giovanni Ceva lasciò importanti risultati relativi a configurazioni di rette sulla sua<br />
opera “De lineis rectis se invicem secantibus” che rappresenta uno dei punti di<br />
partenza di una nuova geometria sintetica, la geometria proiettiva; è autore della<br />
prima opera di economia matematica “De re nummaria…”(1711), è celebre per il<br />
teorema che da lui prende il nome, e che può essere considerato come il duale del<br />
teorema di Menelao.<br />
965
Vitale Giordani dette uno dei primi contributi al lungo lavoro che condusse al<br />
postulato delle rette equidistanti indipendentemente da Euclide.<br />
Guido Grandi studiò le curve rodonee e le loro analoghe sulle sfere e le clelie.<br />
Gabriele Manfredi, fratello di Eustachio, approfondì lo studio delle equazioni<br />
differenziali omogenee del I ordine che gli procurarono fama europea, sviluppò<br />
alcune considerazioni di geometria differenziale.<br />
Tra i docenti di matematica ricordiamo il gesuita Cristoforo Borri a Coimbra.<br />
Astronomi celebri del secolo XVII e dei primi anni del XVIII:<br />
Giovan Battista Riccioli studiò il suolo lunare, intravide per primo l’anello di<br />
Saturno; in un’immensa opera geografica raccolse materiale e osservazioni nel<br />
campo dell’idrografia e sulle dimensioni della terra.<br />
Nicolò Zucchi, anche matematico, pubblicò a Lione nel 1652 un trattato di ottica<br />
con dedica all’arciduca d’Austria; a lui risale la prima idea del telescopio a<br />
specchio.<br />
<strong>Francesco</strong> Maria Gribaldi descrisse il suolo lunare, dando a molte zone i nomi<br />
ancora oggi in uso; fu anche fisico, scoprì in ottica la diffrazione e l’interferenza,<br />
intuendo la natura trasversale delle vibrazioni luminose; nell’opera “De lumine”,<br />
pubblicata nel 1665, espose le due tesi contrastanti della sostanzialità e<br />
dell’accidentalità della luce, formulando tra l’altro l’ipotesi che essa sia<br />
un’ondulazione: su questi due principi contrasteranno i seguaci di Newton e<br />
Huyghens.<br />
Gian Alfonso Borelli studiò i satelliti di Giove, riconobbe per primo la traiettoria<br />
parabolica delle comete, precorse la teoria di Newton sulla gravitazione universale<br />
(1666), ideò l’eliostato.<br />
Geminiano Montanari, abile costruttore di strumenti astronomici, scoprì una<br />
cometa e per primo segnalò nel 1668 la variabilità di Algol, memorabile inizio del<br />
moderno studio sistematico delle variazioni di splendore delle stelle; descrisse per<br />
primo il cannocchiale distanziometrico.<br />
Giuseppe Campani rilevò, forse prima del Cassini, la rotazione di Giove e la<br />
divisione degli anelli di Saturno, scoprì le macchie di Giove; abilissimo costruttore<br />
di telescopi, inventò l’oculare terrestre per il raddrizzamento delle immagini.<br />
Matteo Campani Alimenis fu celebre per la costruzione di lenti per grandi<br />
cannocchiali; furono suoi gli obiettivi che servirono a Gian Domenico Cassini per<br />
la maggior parte delle sue scoperte, acquistati per incarico del Colbert dal<br />
cardinale d’Estrées, ambasciatore francese a Roma.<br />
Eustachio Divini vide prima di Huyghens la vera forma dell’anello di Saturno,<br />
costruì perfetti cannocchiali e telescopi; alcuni obiettivi servirono al Cassini.<br />
966
Gaetano Fontana disegnò una carta lunare e scoprì la rotazione di Marte, costruì<br />
telescopi e microscopi, inviò a Cassini le relazioni delle sue osservazioni.<br />
Eusebio <strong>Francesco</strong> Chini studiò la grande cometa del 1680, insegnò astronomia e<br />
geometria ad Ingolstadt; le sue osservazioni furono utilizzate anche da<br />
Newton.Nel 1664 Alfonso Bonelli,astronomo,riconobbe e descrisse la figura<br />
ellittica dell’orbita delle comete.<br />
Nella seconda metà del secolo e oltre domina a Parigi la celebre famiglia dei<br />
Cassini,originari della Liguria, che si possono ben a ragione considerare i<br />
fondatori dell’astronomia francese.<br />
Gian Domenico, nominato accademico da Luigi XIV, fu chiamato a Parigi dove<br />
fondò e diresse l’osservatorio astronomico; si dedicò allo studio dei<br />
pianeti,misurò la distanza la Terra e Marte e tra la Terra e il Sole, scoprì quattro<br />
satelliti di Saturno e la divisione dell’anello, compilò accurate tavole del sole,<br />
scoprì il fenomeno della luce zodiacale alla cui scoperta collaborò il discepolo<br />
Nicola Fazio.<br />
Il figlio Giacomo, il nipote Cesare <strong>Francesco</strong> e il pronipote Giacomo Domenico,<br />
tutti di nazionalità francese, furono famosi matematici, astronomi e geodeti.<br />
Giacomo Filippo Maraldi, membro dell’Accademia delle scienze di Parigi, compì<br />
numerose e importanti ricerche sul sistema solare, sulla luna, sulle stelle variabili;<br />
accertò l’appartenenza al sole della corona solare durante le eclissi, scoprì le<br />
calotte polari di Marte.<br />
Il nipote Gian Domenico fu direttore dell’osservatorio astronomico di Parigi.<br />
Giacomo Marinoni, nominato matematico di corte da Leopoldo I, costruì a Vienna<br />
uno splendido osservatorio, inventò la bilancia planimetrica.<br />
Eustachio Manfredi, anche matematico, si acquistò grande fama, anche come<br />
idraulico; iniziò nel 1715 la pubblicazione, durata fino al 1744, delle<br />
“Ephemerides motuum coelestium”.<br />
Diamo ora un elenco di celebri naturalisti italiani del secolo XVII.<br />
Federico Cesi, uno dei maggiori precursori di Linneo, nelle sue “Tabulae<br />
philosophicae” (1630)raccolse i fondamenti della scienza botanica, usando una<br />
nomenclatura che in parte venne più tardi adottata. Su suo incarico Giovanni<br />
Garzoni disegnò un famoso erbario, e Vincenzo Leonardi un trattato sugli uccelli,<br />
ambedue molto diffusi in Europa.<br />
Giovan Battista Ferrari scrisse “De florum cultura”, opera pubblicata anche ad<br />
Amsterdam e a Colonia, ed “Hesperides” sugli agrumi, con la collaborazione di<br />
Cassiano del Pozzo; a riconoscimento dei suoi meriti Linneo gli dedicò una pianta<br />
di origine sudafricana con il nome Ferraria.<br />
967
<strong>Francesco</strong> Redi fu filosofo e biologo, oltre che letterato; gran merito gli spetta per<br />
avere sfatato l’antica leggenda della generazione spontanea degli insetti; è autore<br />
della prima estesa ricerca sui vermi parassiti(elmintologia) dell’uomo e di molti<br />
animali, che deve considerarsi come il primo fondamento della parassitologia<br />
(1664); scoprì e descrisse l’acaro della scabbia e insegnò come raccoglierlo e<br />
ucciderlo; fece osservazioni sul veleno delle vipere, sulla liscivia delle ceneri di<br />
vegetali, ecc. Fu anche famoso medico pratico con metodi sempre basati<br />
sull’osservazione; con Malpighi e Spallanzani è considerato il fondatore della<br />
biologia.<br />
Giovanni Giustino Ciampini istituì a Viterbo nel 1688 le prime osservazioni di<br />
osteologia fossile comparata.<br />
Bernardo Ramazzini nel 1692 dimostrò la vera origine delle acque artesiane.<br />
Stefano Lorenzini fece conoscere gli organi di senso della linea laterali delle<br />
torpedini (ampolle che da lui prendono il nome).<br />
Paolo Boccone viaggiò per l’Italia e l’Europa, raccogliendo piante; lasciò opere<br />
notevoli in tutti i rami delle scienze naturali, anche in lingua francese.<br />
Ecco un elenco di medici illustri.<br />
Giulio Casseri, allievo di Girolamo Fabrizi d’Acquapendente, descrisse i nervi<br />
cigliari, studiò gli organi della voce e dell’udito; ha dato il nome al nervo<br />
perforante, ramo terminale del plesso branchiale e al muscolo perforato, coraco-<br />
branchiale. Le sue dieci “Tabulae de formata foetus” furono stampate ad<br />
Amsterdam nel 1645.<br />
Santorio Santorio, che svolse attività anche presso il re di Polonia, in Ungheria e in<br />
Croazia, dimostrò l’esistenza della “perspiratio insensibilis”, misurando l’entità del<br />
fenomeno, e per primo controllò col termometro la temperatura corporea; l’opera<br />
sua fondamentale è il “De statica medicina”(1614), tradotta in più lingue.<br />
L’importanza del contributo che il Santorio portò allo sviluppo della medicina è<br />
nell’avere dimostrato la possibilità e l’utilità del controllo con metodi razionali dei<br />
fenomeni del ricambio organico.<br />
Marco Aurelio Severino, profondo conoscitore dell’anatomia umana e abilissimo<br />
zootomo, fu il maggiore chirurgo del secolo, praticò molto la tracheotomia; la sua<br />
opera “Zootomia democritea” (Norimberga, 1645) è considerata il primo trattato<br />
generale di anatomia comparata; ideò prima di Anel la legatura arteriosa a monte<br />
dell’aneurisma e la peritomia.<br />
Come studioso di anatomia scoprì le ghiandole enteriche (dette del Peyer).<br />
Paolo Zacchia scrisse “Quaestiones medico-legales” (Lione, 1645), opera scritta<br />
per i medici e i giureconsulti; in essa si trovano capitoli sulla pazzia, sulla<br />
tossicologia, sulla simulazione delle malattie, sulla gravidanza, sugli errori<br />
968
professionali, e una lunga serie di decisioni medico-legali; vi è confermata<br />
l’esattezza della prova docimastica. Il suo libro fu considerato per secoli come<br />
testo classico della medicina legale.<br />
Il più celebre dei medici del periodo, Marcello Malpighi, biologo, fu un ricercatore<br />
geniale e naturalista nel significato moderno della parola; è il creatore<br />
dell’anatomia microscopica e dell’istologia, giacchè per primo applicò il<br />
microscopio allo studio comparato dei diversi tessuti animali e vegetali; con<br />
l’osservazione dei capillari, fatta nel 1663, chiuse l’anello della scoperta della<br />
circolazione sanguigna; gettò le fondamenta della fisiologia e della patologia<br />
moderna, descrisse la struttura, le ghiandole, gli alveoli e i capillari dei polmoni,<br />
diede il primo impulso allo studio della fibrina con l’esame della contextura<br />
fibrosa del coagulo cardiaco, vide le emazie, aprì il campo alle moderne ricerche<br />
sulla digestione, sulla nutrizione e sulle secrezioni ghiandolari, sull’anatomia delle<br />
papille della lingua, della cute, della milza, dei reni, delle mucose; scoprì le<br />
ghiandole dell’intestino, descrisse le formazioni linfoadenomatose della milza<br />
(pseudoleucemia), osservò casi di calcificazione dell’aorta, di iperostosi ed<br />
esostosi craniche. E’ considerato con il Fabrizi il padre dell’embriologia per il suo<br />
studio sull’embrione del pollo; il suo nome resta legato al corpo mucoso della<br />
pelle, ai glomeruli dei reni e ai corpuscoli della milza. Infine portò un largo<br />
contributo agli studi sui vermi e intuì la natura verminosa della panicatura dei<br />
maiali.<br />
Nel 1669 la Royal Society di Londra lo accolse tra i suoi membri onorari stranieri e<br />
pubblicò tutte le opere in due volumi nel 1686; le opere postume uscirono a<br />
Londra e ad Amsterdam nel 1698.<br />
In ordine alfabetico: Gaspare Aselli, chirurgo, scoprì i vasi chiliferi del mesenterio.<br />
Girolamo Barbato osservò per primo la presenza dell’albumina nel siero<br />
sanguigno.<br />
Lorenzo Bellini studiò la struttura dei reni, legando il proprio nome ai tubuli.<br />
Cosimo Bonomo scoprì l’agente patogeno della scabbia; la tesi non riuscì a<br />
scardinare l’opinione dominante della natura umorale della scabbia, se non un<br />
secolo e mezzo dopo quando S. F. Renucci dimostrò la presenza costante<br />
dell’acaro nei malati di scabbia.<br />
Gian Alfonso Borelli nel suo grande trattato”De motu animalium” (uscito postumo<br />
nel 1680)cercò di spiegare i movimenti animali mediante leggi meccaniche o<br />
fisiche, ed è perciò considerato il fondatore della scuola iatromeccanica.<br />
Girolamo Brassavola fu medico della regina Cristina di Svezia.<br />
Giovan Battista Carcano, chirurgo militare, per primo descrisse nel cuore del feto<br />
il forame ovale, studiò i muscoli dell’occhio e le ghiandole lacrimali.<br />
969
Cecilio Folli descrisse accuratamente per la prima volta l’anatomia dell’orecchio<br />
interno.<br />
Carlo Fracassati fece importanti studi sull’anatomia del polmone e della lingua.<br />
Cesare Magati, chirurgo, due secoli prima di J. Lister, realizzò un metodo classico<br />
di medicare le ferite; è ricordato per la sutura delle ferite intestinali e per avere<br />
proposto la laparotomia per suturare l’intestino ferito.<br />
Pietro Marchetti, chirurgo, descrisse i sequestri ossei tardivi consecutivi a ferite<br />
d’arma da fuoco; curò con la trapanazione l’epilessia post-traumatica.<br />
Il figlio Domenico, anatomista e fisiologo, con le iniezioni endovasali dimostrò per<br />
primo le comunicazioni tra le più sottili ramificazioni arteriose e venose; eseguì<br />
anche per primo una nefrotomia per calcolosi.<br />
Giuseppe Zambeccari diede impulso alla patologia sperimentale, fece ricerche<br />
importanti sull’ablazione della cistifellea e della milza, sulla resezione del fegato e<br />
sulla nefrectomia.<br />
Si inizia in questo secolo con Giovanni Colle e <strong>Francesco</strong> Folli la storia delle<br />
trasfusioni di sangue; il primo la descrisse accuratamente , dopo averla eseguita,<br />
nel “Methodus facile procurandi tuta et nova medicamenta” (1628); il secondo lo<br />
imitò, in presenza di Ferdinando II di Toscana, vaticinando che la trasfusione del<br />
sangue avrà ad essere facile e sicura come l’innesto della vite.<br />
Giovanni Guglielmo Riva, anatomico,fautore delle trasfusioni, scrisse un trattato<br />
pubblicato a Lipsia, fu chirurgo di Luigi XIV, studiò il sistema chilifero dell’uomo.<br />
Tra il XVII e il XVIII secolo avviene il passaggio della medicina da teorico-pratica a<br />
biologico-clinica, dove il primo termine significa filosofica, non dimostrata e<br />
dominata dalla “auctoritas” dei maestri, e il secondo significa aperta al metodo<br />
delle scienze naturali, all’osservazione microscopica e alla dimensione<br />
quantitativa dei fenomeni biomedici; si ha il passaggio cruciale dalla medicina<br />
degli umori e dei temperamenti al metodo matematico-sperimentale.<br />
Ippolito <strong>Francesco</strong> Albertini, patologo, trattò delle lesioni delle valvole cardiache,<br />
d’importanza fondamentale per la cardiologia.<br />
Giorgio Baglivi fu l’iniziatore dell’ indirizzo pratico secondo la concezione<br />
ippocratica; avviò lo studio clinico che richiede soprattutto la necessità<br />
dell’esame attento e preciso del malato e ripudia tutte le affermazioni<br />
dogmatiche, sterilmente accademiche; il suo libro ”Opera omnia practica<br />
anatomica” fu pubblicato a Lione nel 1704 ed ebbe una serie di edizioni fino a<br />
metà del secolo XIX.<br />
Antonio Benevoli fu il primo a osservare che la cataratta deriva<br />
dall’intorbidamento del cristallino.<br />
970
Domenico Maria Galeazzi studiò la muscolatura dello stomaco, descrisse le<br />
ghiandole dell’intestino prima del Lieberkühn, scrisse sulla calcolosi dell’utero.<br />
A Roma Giovanni Maria Lancisi, anatomico, fisiologo, chirurgo, botanico, contribuì<br />
alla riforma degli studi medici basati sull’osservazione obiettiva; egli donò la sua<br />
ricchissima biblioteca all’ospedale di S. Spirito e ne favorì il funzionamento con un<br />
ingente finanziamento a disposizione di tutti i medici. La biblioteca, chiamata poi<br />
lancisiana, aperta nel 1714 , ospiterà un’accademia di medicina , anatomia e<br />
chirurgia; nel 1728 esce postumo “De motu cordis et aneurysmatibus” che<br />
rappresenta una pietra miliare nella storia della patologia cardiocircolatoria.<br />
Lancisi ha legato il proprio nome alle strie longitudinali mediali del corpo calloso.<br />
Antonio Pacchioni descrisse le granulazioni aracnoidali, che presero il suo nome,<br />
e l’incisura nella tenda del cervelletto e si occupò dell’anatomia della dura madre.<br />
Lucantonio Porzio, igienista, scrisse un’opera sull’epidemiologia di alcune<br />
malattie infettive, contenente norme rivolte a prevenire la loro diffusione.<br />
Bernardo Ramazzini è il fondatore della medicina del lavoro e della patologia delle<br />
malattie professionali, di cui scrisse il primo trattato”De morbis artificum”; l’opera<br />
omnia fu stampata a Ginevra nel 1716.<br />
Gian Domenico Santorini scoprì le piccole incisore del condotto uditivo<br />
cartilagineo, le cartilagini corniculate della laringe (che da lui prendono nome);<br />
descrisse la tonsille faringea, il condotto escretore del pancreas dei mammiferi<br />
(dotto del Santorini); egli dedicò le”Osservazioni anatomiche” a Pietro I di Russia.<br />
<strong>Francesco</strong> Torti, membro della Royal Society di Londra, legò il suo nome alla<br />
classificazione delle febbre perniciose e al loro trattamento con la china; nel 1712<br />
riuscì a isolare la particolare febbre della malaria come distinta dalle altre.<br />
Antonio Maria Valsalva è importante per i suoi studi sull’anatomia dell’orecchio,<br />
dell’aorta, del colon, del vago; descrisse la disfagia successiva ala lussazione<br />
dell’osso ioide, intravvide la splenectomia e la nefrectomia, distinse il tricocefalo<br />
dell’ossiuro, spiegò la facilità dell’epistassi (locus Valsalvae).<br />
Tra i medici italiani all’estero nel secolo XVII:<br />
Angelo Sala dal 1609 al ’25 esercitò l’attività a Winthertur, a Zurigo, all’Aia, ad<br />
Amburgo; nel ’25 fu nominato medico del duca Giovanni Alberto II di<br />
Meclemburgo, morì a Butzow, lasciando notevoli opere medico-chimiche; ottenne<br />
il cloruro ammonico trattando ammoniaca con acido cloridrico, fabbricò e dosò<br />
alcali, preparò l’emetico ferruginoso e l’ossalato di potassio, isolò l’acido<br />
fosforico dalle ossa, fabbricò l’acido solforico, scoprì il sale acetosella, insegnò a<br />
preparare la pietra infernale (nitrato d’argento fuso in cannelli, usato in medicina<br />
come emostatico e caustico).<br />
Michelangelo Andrioli fu primario a Klagenfurt.<br />
971
Il preciano Caterino Carocci, chirurgo, nel 1696 fu chiamato da Ferdinando II<br />
d’Asburgo.<br />
Pasquale de Montella fu alla corte del negus (1696).<br />
Bartolomeo Greco fu protomedico di Filippo V.<br />
Tra il secolo XVII e il XVIII visse Bonaventura Bonafede Vitali; singolare figura<br />
rappresentativa di un’epoca, ancora popolata di “doctores” avventurieri e di<br />
empirici, ultime voci di un mondo che stava per uscire di scena, egli, detto<br />
l’anonimo medico, viaggiò per l’Europa, fu a Londra dove pubblicò “Il breve<br />
trattato della peste e sua origine”, poi a Copenaghen, Pietroburgo, Stoccolma,<br />
Amsterdam, Lisbona; riuscì a riscuotere non solo dalle folle ma anche da potenti e<br />
regnanti stima, onori e doni preziosi.<br />
Tra il XVII e il XVIII secolo ricordiamo i seguenti scienziati:<br />
Vittorio <strong>Francesco</strong> Stancari fornì il primo metodo di misura dell’altezza dei suoni,<br />
fondato sull’uso di ruote dentate.<br />
Martino Poli, chimico, nel 1702 offrì a Luigi XIV il segreto dell’invenzione di un<br />
nuovo esplosivo, producente gas asfissiante; nel ’13 installò in Francia un<br />
laboratorio di chimica.<br />
Luigi Ferdinando Marsigli (o Marsili), allievo di Malpighi, può essere considerato il<br />
fondatore dell’oceanografia; le sue ricerche furono pubblicate ne ”L’histoire<br />
physique de la mer”(1725);Luigi XIV lo ebbe in alta stima e lo fece membro<br />
dell’Accademia. Quando fu chiamato in Austria per le difese contro i Turchi, fece<br />
la prima grande monografia regionale di morfologia e geologia descrittiva, con<br />
l’esplorazione del bacino danubiano (vedi lez. n. 26).<br />
Antonio Vallisneri, allievo di Malpighi, precorse la teoria geologica dell’attualismo;<br />
sua è la prima classificazione delle rocce e dei minerali. Fondatore dell’idrologia<br />
sotterranea e della speleologia scientifica, spiegò con le forze vulcaniche il<br />
sollevarsi e la dislocazione dei sedimenti marini; in biologia studiò l’anatomia di<br />
struzzi e camaleonti, continuò le ricerche del Redi sulla generazione spontanea,<br />
dimostrando che gli insetti delle galle nascono da uova; contro le opinioni correnti<br />
sostenne che i vermi provengono tutti da uova precedentemente deposte,<br />
conobbe lo “Strongylus gigas”, scrisse sugli estri dei bovini. Da lui prende nome<br />
un genere di pianta acquatica; fu membro della Royal Society di Londra.<br />
Michelangelo Tilli, botanico, visitò le Baleari, fu chiamato a Costantinopoli, radunò<br />
raccolte di vegetali, facendosene mandare anche dalla Persia; da Tunisi portò<br />
piante nuove, ne descrisse complessivamente 5000. Nel 1708 fu nominato<br />
membro della Royal Society di Londra; l’orto botanico di Pisa, da lui retto, vide<br />
fiorire per la prima volta in Europa l’aloe e il caffè.<br />
972
Jacopo Bartolomeo Beccari, medico, chimico, naturalista, compì importanti studi<br />
sulla fosforescenza, sull’azione della luce sopra i sali d’argento, sulle funzioni<br />
sessuali, sulla costituzione chimica del frumento e del latte; nel 1712 scoprì i<br />
minuti foraminiferi, nel ’28 comunicò all’Accademia di Bologna la scoperta del<br />
glutine.<br />
Domenico Guglielmini precorse R. J. Haüy nel campo della cristallografia;<br />
nell’opera “De salibus” affermò per primo che i cristalli dei Sali e dei minerali<br />
provengono dalla sovrapposizione di particelle elementari; pose inoltre le basi<br />
della dinamica fluviale nell’opera fondamentale “Della natura dei fiumi”, trattato<br />
fisico-naturalistico, alla base del grande sviluppo dell’idraulica nell’Europa del<br />
‘700.<br />
Giovanni Poleni, idraulico, formulò la legge di deflusso di una bocca a stramazzo.<br />
Diamo ora un elenco di insegnanti italiani all’estero nel corso del secolo XVII.<br />
Tommaso Campanella tenne lezioni alla Sorbona; v’insegnò anche il gesuita<br />
Giuseppe Bressani. Il confratello Rodolfo Acquaviva fu docente di filosofia a Goa;<br />
Nicola Avancini, di filosofia e teologia a Passau, Vienna e Graz; il francescano<br />
Bonaventura Belluti, di filosofia e teologia in Polonia, in Francia e in Germania;<br />
Giovan Battista Podestà, di lingua araba a Vienna (fu anche segretario<br />
dell’imperatore di Germania). Nicolò Riccardi, teologo, fu predicatore di corte a<br />
Valladolid; Gaetano Felice Verani, filosofo e teologo, insegnò a Monaco e fu per<br />
trenta anni alla corte bavarese. Gregorio Leti fu storiografo di Carlo II<br />
d’Inghilterra.<br />
Figure notevoli di studiosi furono il gesuita Giovan Battista Ferrari, grande<br />
orientalista, che collaborò alla traduzione della Bibbia in arabo (le sue<br />
“Orationes”furono stampate a Londra, Lione e Colonia) e il teologo e arabista<br />
Ludovico Marracci, autore della monumentale opera “Alcorani textus universus”,<br />
con testo arabo, versione latina e commento, cui attingerà il famoso G. Sale nella<br />
sua traduzione inglese del Corano.<br />
Il secolo XVIII segna il culmine dello sviluppo della scienza moderna; incomincia a<br />
diventare importante l’aspetto tecnologico, è il secolo della macchina a vapore e<br />
delle prime applicazioni dell’elettricità. La ragione umana vede nel pensiero<br />
scientifico il fondamento di tutte le proprie certezze; tale atteggiamento è quanto<br />
caratterizza più propriamente l’Illuminismo, è naturale che nella scienza ,<br />
manifestazione tipica della libera ricerca della ragione, gli illuministi trovassero il<br />
presupposto per la creazione di una nuova cultura che fosse finalmente piena<br />
espressione dell’uomo, dei suoi mezzi e delle sue necessità.<br />
All’inizio del secolo XVIII emerge la grande figura di Giambattista Vico, filosofo ed<br />
erudito, che ha influito notevolmente sul pensiero e sulla cultura europea.<br />
973
In polemica con l’astratto intellettualismo cartesiano egli afferma l’insufficienza<br />
del criterio dell’evidenza e ad esso sostituisce un nuovo criterio di verità, in base<br />
al quale si conosce solo ciò che si crea (verum et factum convertuntur), il vero è<br />
l’intrinseca consapevolezza di ciò che si fa; di conseguenza egli restringe di molto<br />
i limiti della conoscenza umana, escludendo la possibilità di una scienza della<br />
natura, la quale non è opera nostra e pertanto noi non possiamo averne scienza, e<br />
di una effettiva conoscenza della realtà metafisica dell’uomo (il cogito cartesiano<br />
non può costituire il fondamento di una conoscenza scientifica , ma è soltanto la<br />
presa di coscienza della mia esistenza). Ammette invece che l’uomo può<br />
conoscere la matematica che è una costruzione esclusiva dell’uomo, un<br />
complesso di astrazioni da lui stesso creato, e soprattutto il mondo della storia<br />
come opera propria dell’uomo.<br />
Vico è il padre della moderna teoria della storia; all’uomo è dato conoscere solo la<br />
sua storia. In questa egli riconosce la possibilità di rintracciare un ordine<br />
fondamentale, la storia ideale eterna, dalla ferinità originaria alla ideale repubblica<br />
platonica, che è la norma dello sviluppo storico nel tempo, il suo dover essere.<br />
Per lo studio della storia nel suo sviluppo temporale non basta la filosofia , cioè il<br />
riconoscimento di tale ordine eterno, ma occorre integrare questa con la filologia ,<br />
cioè con la ricerca e l’esame dei documenti storici particolari; la storia è la sintesi<br />
del vero ideale e del certo reale. Mediante tale analisi egli elabora la teoria dei tre<br />
cicli storici fondamentali, età degli dei, età degli eroi, età degli uomini. Che<br />
corrispondono alle tre attività proprie dell’uomo, alle sue forme spirituali: “Gli<br />
uomini prima sentono senza avvertire, poi avvertiscono con animo perturbato e<br />
commosso, finalmente riflettono con mente pura”. Di qui il riconoscimento<br />
dell’autonomia della fantasia, come fonte del linguaggio e dell’arte.<br />
Si può dire che i fondamenti teorici del Romanticismo vanno ricercati nei<br />
pensatori che affermarono, seguendo il Vico, in antitesi agli schemi del<br />
razionalismo, l’estrinsecazione dello spirito nella storia ; la sua tesi, che la poesia<br />
preceda il pensiero, che i sensi precedano la ragione, è idealmente continuata da<br />
Diderot, Rousseau, Herder.<br />
Vico è il vero fondatore dell’estetica moderna: l’arte, la fantasia creativa, è il<br />
momento prelogico della vita; la sua funzione è la più originaria delle funzioni<br />
attive dello spirito, contro il razionalismo che disconosceva il valore di ciò che non<br />
è pensiero chiaro e distinto. La fanciullezza dello spirito umano, reagendo con la<br />
passione all’immediato senso delle cose, crea nella parola e nel segno, cioè nel<br />
linguaggio, l’arte stessa; poesia e linguaggio diventano così le basi della stessa<br />
storia umana nel mondo.<br />
974
La filosofia del linguaggio rimase per secoli bloccata sulle posizioni di Aristotele e<br />
degli aristotelici secondo cui il linguaggio sorge da una convenzione dovuta agli<br />
uomini sapienti o potenti di assegnare a questo o a quel vocabolo un determinato<br />
significato, in servizio dei bisogni di comunicazione tra gli uomini. Per questo<br />
carattere riflesso il linguaggio era considerato soprattutto nel suo aspetto logico-<br />
grammaticale , mentre si attribuiva valore secondario al suo aspetto<br />
immaginativo, ritenuto puramente ornamentale.<br />
A tale concezione intellettualistica si oppone il Vico il quale attribuisce l’origine<br />
del linguaggio al bisogno naturale dell’uomo di esprimersi; esso allora non ha<br />
una natura riflessa, non è sapienza riposta e filosofica e non sorge nemmeno per<br />
ragioni di utilità e convenienza, non è un artificio, bensì è una produzione<br />
spontanea , intuitiva, ossia è creazione della fantasia, è poesia.<br />
Vico fu anche l’iniziatore della famosa questione omerica: Omero non sarebbe<br />
stato un individuo, un poeta realmente esistito, ma un carattere comune dei<br />
popoli greci in quanto essi cantavano le loro storie(teoria della poesia<br />
popolare,che fa anche per questo del Vico un protoromantico).<br />
Quando un popolo nella terza età è giunto all’apice con la creazione della società<br />
civile, cade di nuovo nella barbarie per ricominciare l’ascesa (teoria dei corsi e<br />
ricorsi storici). Tuttavia tale avvicendarsi non ha un carattere di fatalità : come ha<br />
respinto le concezioni casualistiche della storia, che negano un ordine ideale, così<br />
Vico respinge il fatalismo che nega la libertà ; in luogo del caso e del fato, egli<br />
pone la Provvidenza che garantisce l’ordine e la libertà , sorregge e guida l’opera<br />
del singolo, inquadrandola in un disegno più grande e dando una giustificazione<br />
razionale a quelle forme inferiori di vita che comunemente si ritengono irrazionali.<br />
Infine, dopo Locke e prima di Rousseau, l’unica voce nuova nella storia del<br />
pensiero pedagogico è il Vico che rivela d’un colpo tutte le forme del sapere cui<br />
Cartesio aveva negato verità (storia, lingua, ecc.) e che costituiscono il<br />
fondamento di ogni educazione. Per Vico la pedagogia dei cartesiani è<br />
assoggettata ad una critica tagliente; sostituire nell’educazione il criterio delle<br />
idee chiare e distinte al senso comune, all’autorità del genere umano, significa<br />
capovolgere il processo naturale e porre all’inizio il punto d’arrivo. Il comune<br />
degli uomini non è mente ma fantasia e memoria; prima di giudicare i giovani<br />
devono avere appreso; solo chi avrà coltivato la memoria con lo studio delle<br />
lingue, la fantasia con le lezioni dei poeti, storici e oratori, l’ingegno con la<br />
geometria lineare, sarà in grado di giudicare.<br />
Seguace di Cartesio, Antonio Conti, letterato e scienziato,ne propugnò le dottrine<br />
filosofiche, viaggiò ed ebbe fama europea; ebbe parte nella contesa tra Newton e<br />
Leibnitz sulla precedenza della scoperta del calcolo differenziale.<br />
975
Nella filosofia, nel diritto e nell’economia i Lumi italiani furono tra i più originali e<br />
innovativi.<br />
Tra i movimenti filosofici di questo periodo si affermò il neo-tomismo (o neo-<br />
scolastica), sorto a Piacenza per opera del cardinale Vincenzo Buzetti, di Serafino<br />
e Domenico Sordi, che contro le tendenze della filosofia moderna, da Cartesio in<br />
poi, intese restaurare il realismo sulla base dell’indirizzo aristotelico-tomistico, il<br />
movimento ebbe fortuna nel secolo XIX, centri importanti divennero Milano,<br />
Friburgo in Svizzera, Lovanio, ecc. Aderirono in seguito al neo-tomismo il tedesco<br />
G. Kleugten, lo spagnolo Balmes, i francesi Mercier e Maritain, Agostino Gemelli,<br />
ecc.<br />
Con la rinascita di questa corrente di pensiero, ispirata a san Tommaso d’Aquino,<br />
si ha la vera ripresa dell’ordine domenicano, ad opera di papa Leone XIII che<br />
chiama i domenicani tra i collaboratori più importanti. Si intende affermare una<br />
“metafisica dell’essere”, per cui si rivaluta, contro le correnti idealistiche e<br />
immanentistiche, il valore eterno, atemporale, della verità e dei valori etico-<br />
religiosi.<br />
Ricordiamo Nicola Spedalieri, sacerdote, filosofo, teologo, che nell’opera più<br />
famosa “Dei diritti dell’uomo libri sei…” (1791) assume la difesa del fondamento<br />
naturalmente “cristiano” dei diritti dell’uomo proclamati dalla Rivoluzione<br />
francese (della quale denuncia il carattere distico ed ateo) e riconosce la sovranità<br />
popolare come fondamento del potere del governo; oggetto di molte polemiche<br />
da parte cattolica, l’opera, proscritta da molte corti europee, ebbe larga fortuna e<br />
lo Spedalieri fu indicato come un “prete giacobino”.<br />
Per quanto riguarda la storia dell’economia : Gianmaria Ortes (sec. XVIII) fu<br />
anticipatore di teorie moderne e liberali, propugnò il libero scambio e la divisione<br />
del lavoro e vide nella cattiva distribuzione delle ricchezze la radice del problema<br />
economico, considerando il consumo come fattore limitativo della produzione; il<br />
suo principale titolo di fama è il contributo dato alla teoria della popolazione in<br />
cui precorse Malthus nel ritenere necessaria l’adozione di freni preventivi per<br />
limitare l’incremento naturale della stessa.<br />
Ferdinando Galiani nel trattato ”Della moneta” (1751) espone una limpidissima<br />
teoria del valore, basato sull’utilità e rarità dei beni che, precorrendo la moderna<br />
economia, tende a dimostrare come dai rapporti tra domanda e offerta nasca<br />
l’equilibrio del tutto; dal ’59 al ’69 vive a Parigi dove è amico di Diderot; contro<br />
l’assoluto liberismo economico dei fisiocrati francesi sostiene che le misure<br />
economiche vanno subordinate alle condizioni di tempo e di luogo.<br />
Antonio Genovesi tenne la prima cattedra di economia economica istituita in<br />
Europa, nell’Università di Napoli, dal 1754 al ’69; pur attribuendo molta<br />
976
importanza all’iniziativa individuale , assegna allo stato il compito di disciplinare e<br />
incoraggiare la produzione, eliminare i residui feudali, creare scuole per<br />
l’elevazione delle masse, da lui considerata come fattore del benessere nazionale.<br />
Ricordiamo che nel 1760 entrò in vigore in Lombardia il moderno catasto,<br />
l’inventario delle proprietà , culmine di un ampio lavoro di rifacimento compiuto<br />
dal secolo XVII sulla base di quelli comunali e sul quale si modellarono i catasti<br />
successivi di tutta Europa.<br />
Tra gli insegnanti di lettere, storia e filosofia, chiamati all’estero nel secolo XVIII<br />
ricordiamo Annibale Antonini che insegnò per 25 anni letteratura italiana a Parigi,<br />
<strong>Francesco</strong> Angiolini, professore di lettere in Russia, <strong>Francesco</strong> Barletti, professore<br />
di grammatica a Fontainebleau e di lettere a Segovia, Clemente Biondi, professore<br />
di storia e letteratura a Vienna, Giambattista Gaspari, professore di storia<br />
all’università di Vienna e riformatore degli studi di lettere in Austria, Pier Maria<br />
Gazzaniga, domenicano, professore di teologia a Vienna dal ’59 al ’82, Antonio<br />
Montucci, in Germania e in Inghilterra. Cosimo Collini fu chiamato dal Voltaire<br />
come suo segretario e fu poi nominato direttore del gabinetto di storia naturale a<br />
Mannheim; Giovanni Oliva curò per 36 anni la biblioteca del cardinale di Rohan e<br />
ne compilò il catalogo; Giuseppe Planta, storico e filologo, fu bibliotecario del<br />
British museum e sottosegretario di stato; Pio Nicolò de Carelli fu presidente della<br />
biblioteca imperiale di Vienna.<br />
Ricordiamo che la papirologia, scienza della lettura e dell’interpretazione dei<br />
papiri, ricevette un primo impulso in Italia nel 1752-’54 quando gli scavi di<br />
Ercolano misero in luce molti papiri carbonizzati ma decifrabili; alla nascita di<br />
questa scienza si lega anche il nome del cardinale Stefano Borgia che acquistò nel<br />
’78 da un mercante europeo in Egitto un papiro, poi denominato “Charta<br />
borgiana”.<br />
Nei secoli XVII e XVIII la sistemazione razionalistica del diritto postulata dalla<br />
scuola del diritto naturale (giusnaturalismo) suscitò il movimento per la<br />
codificazione che, attuandosi nel secolo seguente, fece passare nei domini della<br />
storia il diritto comune.<br />
Giuseppe Averani (sec.XVII-XVIII) ebbe larga fama in Europa per le sue<br />
“Interpretationes iuris”.<br />
In Francia, insieme con i giureconsulti della scuola culta altri avevano intrapreso<br />
lo studio del diritto romano dal punto di vista della sua applicazione pratica,<br />
specialmente nel sud e tra questi va citato il Du Moulin; nel secolo XVII si verifica<br />
il riavvicinamento tra diritto romano e giurisprudenza che ha il suo riflesso<br />
nell’opera di J. Domat sulle leggi civili nel loro ordine naturale o in opere di<br />
raffronto metodico tra diritto romano e diritto francese, come quella del Ferrière e<br />
977
più tardi del Pothier con effetti pratici notevoli per la penetrazione del primo nel<br />
secondo. Essi ebbero il grande merito di avere dato una sistemazione chiara e<br />
organica , preziosa per la codificazione di Napoleone.<br />
In Inghilterra le correnti umanistiche importate dal Continente ravvivarono nel<br />
quadro degli studi classici la conoscenza dei testi romani come provano i<br />
“Commentaries on the laws of England” del Blackstone(1765-’69) che<br />
ricostruiscono le origini e la storia del diritto inglese sulla falsariga della storia del<br />
diritto romano.<br />
Anche oltreoceano si affermarono legislazioni imbevute fortemente di diritto<br />
romano e canonico; dal Portogallo nel 1603 il diritto comune penetrò in Brasile<br />
con le “Ordenaçoes filipinas”.<br />
Grandi pensatori contribuirono all’affermazione delle nuove idee venute dalla<br />
Francia e dall’Inghilterra; la grande opera di Cesare Beccaria ”Dei delitti e delle<br />
pene”, espressione altissima della civiltà illuministica, commentata dal Voltaire,<br />
tradotta in francese da A. Morellet e A. Corais, lodata da D’Alembert, Diderot,<br />
Buffon, Elvetius, ecc. ebbe vasta risonanza per la novità e la nobiltà delle idee<br />
esposte in materia ed esercitò grande influsso su tutte le legislazioni europee. Ad<br />
essa si ispirò la riforma penale, voluta da Caterina II di Russia; vi sono poste le<br />
fondamenta della scienza criminalistica moderna, in polemica contro la pena di<br />
morte giudicata né utile né necessaria, e in contraddizione con il principio<br />
contrattualistico; il delitto è una violazione del primitivo”contratto”, ma lo è anche<br />
la pena di morte, come difesa di questo. L’opera andò contro i metodi giudiziari<br />
del tempo, dominati dall’arbitrio; il commento di Voltaire fu la prima opera del<br />
grande francese ad essere stampata nelle colonie inglesi d’America. Ricordiamo le<br />
parole di Beccaria:”Parmi un assurdo che le leggi che sono l’espressione della<br />
pubblica volontà , che detestano e puniscono l’omicidio, ne commettano uno esse<br />
medesime e, per allontanare i cittadini dall’assassinio, ne ordinino uno pubblico”.<br />
Gaetano Filangieri propugnò riforme in materia di procedura penale; la sua<br />
“Scienza della legislazione” fu tradotta in numerose lingue.<br />
<strong>Francesco</strong> Pagano contribuì al rinnovamento del processo e della legislazione con<br />
opere che lo resero celebre in Italia e fuori.<br />
Scipione Piattoli fu l’ispiratore della costituzione polacca del 1791 (vedi lez.n.26).<br />
Tra le istituzioni di grande valore morale sorte in Italia ricordiamo i riformatori,<br />
case di prevenzione e pena per i delinquenti minorenni; essi coincidono con il<br />
vasto movimento pedagogico che aveva portato alla fondazione degli orfanotrofi,<br />
degli oratori per l’istruzione dei giovani, delle prime scuole di mestiere.<br />
978
Nel 1782 il granduca di Toscana aprì in Firenze il primo riformatorio pubblico per<br />
i discoli, dove all’aspro regime carcerario del passato subentrò un tentativo di<br />
rieducazione raccomandato alla scuola e al lavoro manuale.<br />
Ricordiamo anche che nel 1770 fu promulgata in Toscana la libertà giuridica del<br />
lavoro.<br />
Celebri matematici del secolo XVIII elencati in ordine alfabetico:<br />
Maria Gaetana Agnesi studiò l’analisi algebrica e il calcolo infinitesimale; porta il<br />
suo nome un tipo di curva versiera.<br />
Da Jacopo Belgrado, gesuita, l’analisi algebrica e quella infinitesimale sono<br />
applicate a numerosi problemi di meccanica, idraulica, astronomia e di altre<br />
scienze, opera che valse all’autore l’aggregazione all’Accademia delle scienze di<br />
Parigi.<br />
Vincenzo Brunacci studiò le equazioni alle differenze finite.<br />
Al nome di Antonio Cagnoli, anche astronomo, sono legate alcune formule di<br />
trigonometria sferica.<br />
Fu celebre Giulio Cesare Fagnano dei Toschi e di Sant’Onofrio, che portò notevoli<br />
contributi al calcolo infinitesimale, per cui meritò l’elogio di Eulero; nei suoi studi<br />
si può vedere una prima origine delle teorie che condussero poi alle funzioni<br />
ellittiche; notevole contributo l’autore dette anche all’algebra e al calcolo<br />
combinatorio.<br />
Pietro Ferroni si distinse nella matematica applicata, nelle ricerche di matematica<br />
pura con contributi alla teoria degli integrali ellittici, sull’uso di metodi<br />
infinitesimali nella trigonometria; per primo usò il termine di meccanica razionale.<br />
Gregorio Fontana trattò in particolare dell’infinito logaritmico.<br />
Paolo Frisi dedicò notevoli studi alla meccanica celeste e si occupò di matematica<br />
pura, precisamente di isoperimetri; il suo trattato “Del modo di regolare i fiumi” fu<br />
tradotto in francese nel 1774.<br />
Giuseppe Luigi Lagrange studiò a Torino dove era nato nel 1736, insegnò dal ’55<br />
al ’66 nella scuola di artiglieria e fondò una società scientifica, poi Accademia<br />
delle scienze; nel ’66 fu nominato direttore dell’Accademia di Berlino, in<br />
sostituzione di Eulero, e salutato dal re Federico come il più grande matematico<br />
dell’epoca; nel ’87 passò a Parigi, invitato da Luigi XVI, diventando professore<br />
nell’Ecole polytecnique, morì nel 1813.<br />
La sua creazione maggiore è la meccanica analitica, opera di formidabile sintesi<br />
con la quale si inaugura un nuovo indirizzo della scienza che, inquadrando il<br />
particolare nel generale, cerca di riportare tutto a poche leggi e principi di<br />
amplissima portata. La meccanica celeste deve a lagrange la teoria delle<br />
perturbazioni e ricerche sul problema dei tre corpi. L’analisi matematica, oltre la<br />
979
creazione del calcolo delle variazioni, gli deve il moderno concetto generale della<br />
funzione e procedimento di calcolo delle derivate, il concetto generale della<br />
funzione mediante sviluppi in serie di potenze.<br />
Nel campo dell’algebra sono da ricordare essenziali completamenti ed estensioni<br />
della teoria delle “frazioni continue”, studi sulle equazioni algebriche sui cui<br />
risultati si fondarono poi le ricerche di Abel e Galois, e sulla risoluzione delle<br />
equazioni numeriche; studiò il metodo della variazione delle costanti arbitrarie<br />
per la risoluzione delle equazioni differenziali lineari, la risoluzione delle<br />
equazioni alle differenze. Molti teoremi e formule sono legati al suo nome; egli<br />
pose anche il principio dei lavori virtuali a fondamento della meccanica e dedusse<br />
le formule generali dell’equilibrio.<br />
Lagrange, figlio di un oriundo francese nato in Italia e di un’italiana, amava l’Italia,<br />
dichiarando ripetutamente che la riteneva sua patria; in una lettera al D’Alembert<br />
scrive:”Tra i “nostri” grandi poeti l’ Ariosto è il mio favorito…”; in una lettera al<br />
fratello a Torino egli si scusa per un lungo silenzio, durante gli anni della<br />
rivoluzione:”…non potevo non prendere precauzioni per non essere compromesso<br />
nelle mie qualità di straniero e di nativo di un paese coalizzato contro la Francia “.<br />
Il De Candolle, naturalista ginevrino, nella sua “Histoire des sciences et des<br />
savants” scrisse: Lagrange è nato a Torino da una famiglia di origine francese; suo<br />
padre era nato in Italia, sicchè Lagrange era più italiano di quel che Herschel figlio<br />
non fosse inglese…; per il complesso di questi fatti io non ho considerato<br />
Lagrange come francese, bensì come italiano; infatti se egli fosse stato francese,<br />
l’Accademia di Parigi non avrebbe potuto nominarlo socio straniero…”.<br />
Giovan Battista Magistrini studiò la teoria delle ombre, il calcolo delle differenze<br />
finite, le equazioni fondamentali dell’idrodinamica.<br />
Gianfranco Malfatti nel 1772 studiò la risolvente che da lui prende il nome,<br />
l’equazione particolare di VI grado, uno dei precedenti più importanti della teoria<br />
delle equazioni algebriche di Galois; suo è il problema di inscrivere in un dato<br />
triangolo tre cerchi tangenti tra loro e ciascuno di essi a due lati del triangolo; con<br />
F. M. Franceschini contribuì alla risoluzione dei logaritmi negativi.<br />
Giulio Giuseppe Mozzi del Garbo fece ricerche di meccanica dei corpi rigidi che lo<br />
portarono nel suo “Discorso matematico sopra il rotamento dei corpi”, (1763), a<br />
formulare il celebre teorema che da lui prende nome ; per la prima volta compare<br />
il concetto di “coppia di forze”, precisato poi in modo completo da L. Poinsot;<br />
affrontò anche delicate questioni di dinamica impulsiva , ponendosi tra l’altro il<br />
problema della determinazione dell’asse di moto in un sistema rigido e libero,<br />
sottoposto a forze di percossa e giungendo a moderni risultati e alla esatta<br />
considerazione di alcuni casi particolari, sia pure con mezzi indiretti.<br />
980
Luigi Rangoni fece notevoli studi sui problemi di probabilità, sulle funzioni<br />
generali e sulle funzioni algebriche.<br />
Jacopo <strong>Francesco</strong> Riccati rifiutò un invito di Pietro il grande alla presidenza<br />
dell’Accademia di Pietroburgo, diede un notevole contributo al calcolo<br />
infinitesimale nella prima fase del suo sviluppo , in particolare risolse l’equazione<br />
differenziale che porta il suo nome; l’impostazione riccatiana , per quanto<br />
riguarda le equazioni differenziali, è moderna e importante nella direzione delle<br />
ricerche di Gauss, Bolzano e Gauchy.<br />
Il figlio Vincenzo, gesuita, introdusse per primo le funzioni iperboliche e ne<br />
determinò le proprietà fondamentali.<br />
Ebbe fama europea Paolo Ruffini, algebrista, la cui teoria delle<br />
equazioni(1793)segnò l’inizio di quel rinnovamento che la teoria dei gruppi<br />
doveva portare all’analisi algebrica (teoria di E. Galois); nella sua opera è anche<br />
contenuto il teorema, chiamato di Ruffini-Abel. Ricordiamo anche la regola che da<br />
lui prende nome per la divisione di un polinomio; nel 1793 egli dimostrò per la<br />
prima volta l’impossibilità di risolvere per via algebrica le equazioni algebriche<br />
generali di grado superiore al quarto.<br />
Carlo Sereni precorse il Gauss nello studio della curvatura totale di una superficie<br />
in un suo punto.<br />
In periodo napoleonico ricordiamo: Pietro Franchini , chiamato a Parigi per gli<br />
studi sul sistema metrico decimale, autore di notevoli ricerche sulla risoluzione<br />
delle equazioni algebriche, e Lorenzo Mascheroni. Questi fece parte della<br />
commissione di studio delle nuove misure e monete a Parigi; scrisse<br />
“Adnotationes ad calculum integrale Eulero” e “La geometria del compasso” con<br />
dedica in versi a Napoleone, nella quale risulta dimostrata la possibilità di<br />
risoluzione grafica con solo compasso dei problemi risolubili con riga e<br />
compasso; il suo nome è legato alla costante di Eulero-Mascheroni, di cui calcolò<br />
le prime trentadue cifre decimali.<br />
Tra gli astronomi del secolo XVIII troviamo Antonio Rizzi-Zannoni, direttore di<br />
ottica della marina francese, inviato dal governo in Canada per determinare i<br />
confini di quella colonia; egli concepì varie osservazioni tra cui l’opposizione di<br />
Venere (1761).<br />
Leonardo Ximenes, anche geografo e matematico, fece nove osservazioni del Sole<br />
per determinare la variazione dell’obliquità dell’ellittica.<br />
Antonio Cagnoli a Parigi nel 1776 si rese noto con due memorie sulla durata del<br />
crepuscolo e sulla massima luce di Venere, pubblicate nella parte astronomica<br />
dell’Enciclopedia.<br />
981
Tra gli astronomi vissuti tra il XVIII e il XIX secolo: celebre fu Barnaba Oriani che<br />
assolse molti importanti incarichi all’estero, specie sotto Napoleone che lo colmò<br />
di onori; notevoli furono le sue ricerche sulla rifrazione astronomica, sull’obliquità<br />
dell’eclittica, sulle teorie orbitali, ma la sua massima ricerca è quella relativa al<br />
pianeta Urano.<br />
Giuseppe Piazzi si segnalò a Parigi e a Londra, compì importanti osservazioni<br />
nella Francia settentrionale ed ebbe premiato dall’Institut de France il suo famoso<br />
catalogo stellare; insegnò a Malta, a Palermo scoprì il primo dei pianetini,<br />
asteroide tra Marte e Giove (1801), cui dette il nome di Cerere; le sue lezioni di<br />
astronomia, tradotte in tedesco, ebbero la prefazione di Gauss.<br />
Giovanni Inghirami cooperò con l’Accademia di Berlino alla formazione dell’atlante<br />
celeste.<br />
Giovanni Amedeo Plana, celebre anche come matematico, è noto per l’opera<br />
fondamentale “Teoria del moto della luna”, la più completa e precisa trattazione<br />
del secolo relativa ai moti del satellite della Terra, iniziata con F. Carlini, con il<br />
quale vinse un premio dell’Accademia di Parigi, portata a termine da solo in tre<br />
volumi (1832).<br />
Ricordiamo a riprova del grande prestigio di cui godeva la scuola astronomica<br />
italiana che il tedesco E. W. Tempel (1821-’89) svolse gran parte della sua attività<br />
in Italia, scoprendo comete, pianetini e nebulose.<br />
Tra i fisici e i naturalisti dello stesso periodo (secolo XVIII e primi decenni del XIX)<br />
emergono le figure di Spallanzani, Bassi e Fontana.<br />
Lazzaro Spallanzani con geniali osservazioni e classiche esperienze dischiuse<br />
nuovi orizzonti alla scienza in biologia generale, in fisiologia (circolazione,<br />
digestione, respirazione,ecc.); dimostrò erronea per i microbi delle infusioni la<br />
dottrina della generazione spontanea con un metodo che fu usato un secolo dopo<br />
dal Pasteur per i batteri, l’uccisione dei germi per mezzo della temperatura<br />
elevata; fu il primo ad osservare direttamente al microscopio la circolazione del<br />
sangue negli animali a sangue caldo e il passaggio dalle arterie alle vene<br />
attraverso i capillari, condusse esperienze di fecondazione artificiale, negò la<br />
teoria dell’aura seminalis nella fecondazione dell’uovo degli anfibi; viaggiò per<br />
studio in Svizzera (1779), lungo le coste del Mediterraneo (’81) e visitò nel ’85<br />
Costantinopoli, Corfù e Cipro; studiò la meccanica circolatoria, l’elasticità delle<br />
arterie, l’azione del cuore dal punto di vista fisico, studiò il fenomeno della<br />
digestione, ottenendo la dimostrazione della capacità del succo gastrico a digerire<br />
in vitro, dimostrò la respirazione cutanea degli anfibi, estese il concetto della<br />
combustione lenta alla respirazione di tutti gli animali, vertebrati e invertebrati, e<br />
non solo alla fisiologia dei polmoni ma a quella di tutti i tessuti e di tutte le cellule<br />
982
che pertanto hanno continuo bisogno di ossigeno; studiò la facoltà dei pipistrelli<br />
di orientarsi nell’oscurità e di evitare gli ostacoli, l’elettricità delle torpedini,<br />
l’animalità delle spugne, e inoltre si applicò alla mineralogia.<br />
Rinnovatore degli studi naturalistici, egli passò all’osservazione precisa dei fatti,<br />
facendo segnare notevoli progressi a vari capitoli della geologia generale e<br />
gettando le basi della vulcanologi, della geochimica e della geologia sperimentale<br />
modernamente intese.<br />
Agostino Bassi si dedicò allo studio della chimica, della medicina e soprattutto<br />
della storia naturale, dimostrò la natura parassitaria del calcino dei bachi da seta,<br />
la sua contagiosità (spetta a lui il merito dell’inoculazione), determinando anche il<br />
potere disinfettante di varie sostanze, ebbe il merito della prima dimostrazione<br />
scientifica della natura parassitaria dei processi infettivi, in ciò precorrendo<br />
Pasteur, Koch, Lister, ecc. Affermò che i contagi che offendono l’organismo<br />
animale sono prodotti da esseri parassiti vegetali o animali di specie diverse che<br />
giungono dal di fuori; che la cancrena è cagionata da tali esseri non distinguibili<br />
nemmeno con perfetti microscopi; sostenne che la malaria è una malattia<br />
determinata da parassiti che possono essere introdotti dall’organismo umano<br />
mediante la puntura di insetti.<br />
Felice Fontana, naturalista, studiò i movimenti dell’iride e scoprì lo spazio<br />
dell’angolo dell’iride che porta il suo nome, fece esperienze sull’irritabilità<br />
muscolare e sui riflessi, scoprì il cilindrasse e la guaina mielinica dei nervi e la<br />
rigenerazione delle fibre nervose recise, descrisse la struttura della fibra<br />
muscolare striata e osservò il nucleo delle cellule (scoperta attribuita al botanico<br />
inglese Brown), è considerato un precursore della teoria cellulare, può essere<br />
definito il fondatore della gasometria. Nel 1775 ideò un eudiometro, basato sulla<br />
proprietà assorbente del biossido d’azoto; scoprì il gas d’acqua e il potere<br />
assorbente del carbone, rivelò per primo la composizione costante dell’aria, usò<br />
per primo i fili del ragno nei micrometri applicati ai cannocchiali astronomici,<br />
studiò gli effetti del veleno delle vipere, la ruggine del frumento, l’idatide del<br />
cervello, ecc. Fu in Francia e in Inghilterra ed ebbe notevole fama.<br />
Elenchiamo in ordine alfabetico altri scienziati (naturalisti, chimici, biologi), vissuti<br />
nel secolo XVIII e nei primi decenni del XIX.<br />
Carlo Allioni, detto il Linneo piemontese, fu celebre per i suoi scritti di botanica;<br />
Linneo gli dedicò il genere denominato Allionia.<br />
Giovanni Arduino gettò le basi della cronologia stratigrafica della crosta terrestre<br />
(1759); distinse i quattro ordini di terreni (quaternario, terziario, secondario e<br />
primario), corrispondenti a quattro successivi periodi di tempo, scoprì il<br />
metamorfismo di contatto e i rapporti tra i filoni metalliferi e le rocce ignee.<br />
983
Filippo Arena, botanico e biologo, dimostrò la necessità dell’impollinazione,<br />
questione ai suoi tempi non ancora risolta, scoprendo la fecondazione incrociata<br />
per mezzo degli insetti, e apportò notevoli contributi alla questione degli ibridi e<br />
delle razze delle piante coltivate.<br />
Giuseppe Avanzini si occupò di resistenza dei fluidi; al suo nome è legata una<br />
legge di idrodinamica.<br />
Adriano Balbi, geografo, fu in Portogallo e a Parigi dove pubblicò la maggior parte<br />
delle sue opere, nel 1833 fu chiamato a Vienna come consigliere imperiale , e<br />
conseguì fama notevole come divulgatore della scienza geografica.<br />
Ferdinando Bassi, botanico, descrisse parecchie specie nuove tra cui un genere di<br />
aroidee (Ambrosinia) cui Linneo legò il nome di Bassi.<br />
Antonio Bertoloni si occupò di piante esotiche e a lui ne fu dedicata una del<br />
Brasile.<br />
Pietro Antonio Biondioli, medico e chimico, esercitò in Francia e a Costantinopoli,<br />
studiò le cause dell’aurora boreale, il meccanismo delle percezioni uditive,<br />
l’impiego terapeutico delle correnti elettriche.<br />
Giuseppe Ruggero Boscovich nel 1758 elaborò una teoria matematica della<br />
struttura del mondo, fondata su una concezione delle forze alle quali si<br />
ispireranno numerosi fisici e matematici dell’Ottocento.<br />
Giovan Battista Brocchi nel 1814 pubblicò la “Conchiologia fossile subappenninica,<br />
testo fondamentale per lo studio delle malacofaune plioceniche, viaggiò in Oriente<br />
e in Egitto, dove fece interessanti raccolte di piante; gli furono dedicate piante del<br />
Brasile e della Guaiana.<br />
Marco Carburi, chimico e medico, realizzò la fusione dei minerali di ferro senza<br />
fondenti e carbone, leghe di nichelio e argento, anidride solforica cristallizzata,<br />
ecc.<br />
<strong>Francesco</strong> Cetti fu un celebre zoologo, e a lui è dedicato l’usignolo di fiume,<br />
Cettia.<br />
Antonio Crivelli fece riusciti esperimenti sulla fusione dell’acciaio e sulla<br />
compressibilità dell’aria.<br />
Ambrogio Fusinieri mise in evidenza l’effetto di superficie nei processi catalitici in<br />
cui si usa il platino.<br />
Felice Garelli, chimico, lasciò importanti ricerche di crioscopia, sulla rigenerazione<br />
dell’idrato di bario, sui materiali concianti, ecc.<br />
Luigi Guanzanti, biologo, si dedicò allo studio dei protozoi, riuscendo a chiarire<br />
alcuni problemi della riproduzione degli infusori e scoprendo nuove specie.<br />
984
Marsilio Landriani, maresciallo di corte del duca Alberto di Sassonia,<br />
corrispondente dell’Accademia di Parigi,ideò un dispositivo per la misurazione<br />
della radiazione termica solare.<br />
Giuseppe Mangili, naturalista, pubblicò uno studio sui vermi, sui molluschi e sul<br />
veleno delle vipere.<br />
Pier Antonio Micheli viaggiò in Europa e in Egitto, facendo importanti raccolte di<br />
piante, ne descrisse molte nuove e particolarmente i funghi; dimostrò per mezzo<br />
di colture che le muffe e i funghi si originano dalle spore, e per questi meriti si<br />
deve considerare come fondatore della micologia.<br />
Domenico Morichini scoprì l’acido fluorico.<br />
Jacopo Odoardi dallo studio dei fossili deduceva nel 1761 l’antica esistenza di<br />
climi più caldi dell’attuale nelle medie latitudini.<br />
Giuseppe Olivi precorse gli studi di biologia marina e le ricerche biometriche.<br />
Giovani Paradisi fece notevoli ricerche sulle vibrazioni delle lamine elastiche.<br />
Giuseppe Saverio Poli, naturalista e medico, scoprì le vescicole interradiali del<br />
sistema acquifero degli echinodermi che portano il suo nome.<br />
Stefano Andrea Renier compì importanti studi di zoologia, in particolare sui<br />
molluschi.<br />
Mauro Rusconi, zoologo, insegnò a Parigi, fece eccellenti ricerche sul sistema<br />
circolatorio dei tritoni, sul sistema linfatico degli anfibi e dei rettili, sull’anatomia<br />
del proteus, del siren, e sullo sviluppo della rana, in cui osservò per primo la<br />
segmentazione dell’uovo, la formazione della morula e del solco falciforme<br />
dorsale cui è legato il suo nome.<br />
Giuseppe Angelo Saluzzo di Monesiglio, chimico, ideò e mise in uso la bottiglia a<br />
due colli per sviluppo di gas, chiamata poi impropriamente bottiglia di Wolf.<br />
Paolo Savi studiò gli organi di senso dei selaci cui dette il nome.<br />
Ambrogio Soldani, naturalista e matematico, introdusse il metodo paleontologico<br />
per la cronologia dei terreni e dimostrò la natura extratellurica delle meteoriti.<br />
Riccardo Tapputi, chimico, nel 1808 a Parigi scoprì la composizione dell’ossido e<br />
del solfato di nichelio.<br />
Matteo Tondi, mineralogista, viaggiò per otto anni in Austria, Svizzera, Germania,<br />
Inghilterra, ecc. per studio ; nel 1799 a Parigi fu nominato aggiunto al museo di<br />
storia naturale e collaborò con R. J. Haüy nelle ricerche di cristallografia;<br />
trasferitosi in Spagna, eseguì importanti ricerche minerarie.<br />
Giovan Battista Venturi compì ricerche di idraulica, oltre che di ottica; ideò il tubo,<br />
detto venturimetro, che serve per misurare la portata dei fluidi, portò alla<br />
foronomia contributi fondamentali.<br />
985
<strong>Francesco</strong> Zantedeschi scoprì le proprietà elettriche del magnete ed eseguì le<br />
prime esperienze sull’assorbimento dei raggi solari.<br />
Grande è il contributo dato dai fisici italiani allo sviluppo degli studi di elettricità.<br />
Giovan Battista Beccaria, membro della Royal Society di Londra, fece importanti<br />
ricerche di elettrostatica, in particolare quelle sulla distribuzione delle cariche<br />
elettriche nei conduttori (pozzo di Beccaria-Faraday), fece rilevamenti geodetici<br />
con accorgimenti moderni.<br />
Tiberio Cavallo pubblicò nel 1777 in inglese un trattato di elettricità e sulla natura<br />
e proprietà dell’aria, tradotto in tutte le lingue colte.<br />
Luigi Galvani, anatomista, ritiratosi dall’insegnamento della medicina, divenne<br />
celebre per l’esperimento sulla rana (1791), pensò che essa fosse sede di<br />
fenomeni elettrici; questa spiegazione fu confutata da Alessandro Volta che trasse<br />
dall’esperienza del Galvani le osservazioni che dovevano poi condurlo alla<br />
scoperta della pila elettrica.<br />
Giovanni Aldini fece notevolissime esperienze sul galvanismo a Parigi e a Londra<br />
ed ebbe ampi riconoscimenti.<br />
Il Volta emerge tra gli scienziati vissuti tra il XVIII e il XIX secolo; egli, dedicatosi<br />
soprattutto agli studi di elettricità, nel 1775 scoprì l’elettroforo perpetuo, per<br />
produrre per la prima volta cariche elettriche,in cui sono in germe le future<br />
macchine a induzione; scoprì il gas delle paludi (metano) presso il lago Maggiore,<br />
ottenne la “pistola”, sfruttando la scintilla elettrica per l’esplosione di gas<br />
detonanti (contenente tutti gli elementi dell’accensione del motore a scoppio<br />
mediante candela), trasformata poi nell’eudiometro; suo è anche l’elettrometro<br />
condensatore. La più grande invenzione è la pila; Volta riuscì a mettere in<br />
evidenza col suo elettroscopio la forza elettromotrice che nasce al contatto dei<br />
due metalli dell’arco (elettricità di contatto), cioè il fenomeno che chiamiamo<br />
“effetto Volta” ; estendendo poi le indagini dai metalli ai liquidi, giunse a scoprire<br />
quali combinazioni tra metalli e metalli e tra metalli e liquidi riescono neutrali e<br />
quali elettricamente attive, e infine e infine che le forze elettromotrici si sommano<br />
quando vengono costituite catene di coppie bimetalliche tutte nel medesimo<br />
ordine , separate tra loro da un liquido acido. Così Volta ottenne per primo una<br />
corrente elettrica continua, superando i limiti delle scariche e delle scintille, di<br />
durata troppo breve per potere essere utilizzate. Importanti furono i contributi<br />
dello scienziato alla quantificazione delle principali grandezze elettrostatiche, la<br />
carica, la tensione, la capacità. Spinto dal desiderio di unificare l’interpretazione<br />
del comportamento dei gas, del calore e dell’elettricità, egli arrivò per analogia<br />
alla legge fondamentale dell’elettrostatica: la carica elettrica è proporzionale alla<br />
capacità e alla tensione, cioè Q = CV. Volta scoprì anche prima di Gay Lussac e<br />
986
Dalton la legge sulla dilatazione termica dell’aria e del vapore acqueo a pressione<br />
costante.<br />
Capostipite di una gamma di numerosi analoghi dispositivi, la pila aprì la strada<br />
allo sviluppo dell’intero settore dell’elettromagnetismo. L’importanza<br />
dell’invenzione fu universalmente riconosciuta; furono resi onori dappertutto allo<br />
scienziato, ricevuto alle Tuileries da Napoleone nel 1801, insignito di una<br />
medaglia d’oro dall’Institut de France.<br />
Luigi Vincenzo Brugnatelli, amico di Volta, della cui pila studiò per primo l’azione<br />
chimica, inventò nel 1802 la doratura galvanica e la galvanoplastica, scoprì l’acido<br />
suberico e fece interessanti ricerche nel campo della biologia e della fisiologia.<br />
Stefano Giovanni Marianini compì ricerche sulle pile, sugli effetti fisiologici della<br />
corrente elettrica, sulle correnti indotte.<br />
Giuseppe Zamboni nel 1802 creò la prima pila a secco, sovrapponendo molti<br />
dischi di carta, ognuno dei quali era stagnato da un lato e dall’altro verniciato con<br />
perossido di manganese e gomma.<br />
Gian Domenico Romagnosi scoprì prima di Oersted gli effetti magnetici della<br />
corrente elettrica (1802).<br />
Giovanni Baccelli fece notevoli e anticipatrici ricerche sulla deformabilità dei fluidi<br />
aeriformi, sul magnetismo del rame, sul campo magnetico prodotto da un filo<br />
percorso da corrente elettrica.<br />
Ecco un elenco dei più famosi insegnanti di matematica e scienze all’estero nel<br />
secolo XVIII: Domenico Vandelli fu in corrispondenza con Linneo, nel 1764 su<br />
invito del re Giuseppe I si recò in Portogallo dove organizzò lo studio delle<br />
scienze naturali su basi sperimentali, fu insegnante e fondatore nel ’72 del primo<br />
orto botanico del Portogallo, diresse il giardino reale di Ajuda dove creò il museo<br />
di scienze naturali.<br />
Leandro Anguissola fu in Austria; Giuseppe Ceruti in Spagna; Nicasio Grammatico<br />
a Friburgo, Ingolstadt e Madrid; Giovanni Antonio Lecchi fu chiamato a Vienna da<br />
Maria Teresa e divenne matematico di corte; Leonelli-Zecchini fu a Bordeaux,<br />
Karlsruhe, Vienna e Corfù; Gianfranco Salvemini (Castiglione) viaggiò in Svizzera e<br />
in Olanda, tenne cattedra di astronomia e matematica ad Utrecht, fu chiamato alla<br />
corte di Federico II e nominato professore nel collegio di artiglieria a Berlino;<br />
Giovanni Antonio Scopoli, botanico e mineralogista, insegnò in Slovenia e<br />
all’Accademia di scienze di Chemnitz (al suo nome sono dedicate cinque specie<br />
della famiglia delle solanacee).<br />
Giovan Battista Balbis fu direttore dell’orto botanico di Lione; Giovan Battista<br />
Bodaro , di quello di San Paolo in Brasile; Gaspare Michele Pagani fu professore di<br />
chimica all’università di Lovanio.<br />
987
Ricordiamo che Laura Bassi istituì a Bologna una scuola di fisica sperimentale<br />
nella propria abitazione, che diventerà un centro di ricerca famoso in tutta<br />
Europa.<br />
Tra i medici del secolo XVIII spicca Giovan Battista Morgagni, fondatore<br />
dell’anatomia patologica; preconizzò l’evoluzione della medicina sulle orme del<br />
metodo sperimentale, conquistò in breve grandissima fama per la sua arte<br />
didattica a Padova che richiamò discepoli da ogni parte d’Europa; compì studi su<br />
cartilagini e ventricoli laringei, sulla membrana delle cellule mastoidee, sulla cassa<br />
e cavità nasali, sugli ossicini; descrisse l’acquedotto del vestibolo e la fossetta<br />
sulciforme, il terzo turbinato e lo sbocco del canale lacrimale, studiò l’idatide del<br />
testicolo, i calcoli vescicali, le piramidi della sostanza midollare del rene, le<br />
fossette uretrali, insegnò a studiare i rapporti tra i fenomeni clinici e le<br />
concomitanti alterazioni viscerali, considerate per la prima volta come dati<br />
permettenti la revisione retrospettiva dei sintomi riscontrati in vita. Fu il primo a<br />
mettere in chiaro i rapporti tra ingrossamento della prostata e i disturbi urinari<br />
dei vecchi; il suo nome è legato anche alla cirrosi atrofica, all’endocraniosi, alla<br />
sindrome detta di Morgagni-Adams-Stokes; nel “De sedibus et causis morborum”<br />
dimostrò le profonde alterazioni materiali indotte dalle malattie negli organismi.<br />
Ecco un elenco in ordine alfabetico dei più celebri medici italiani del secolo XVIII.<br />
Giovanni Ludovico Bianconi fu alla corte del principe-vescovo di Augusta, poi a<br />
Dresda presso Augusto III di cui divenne consigliere.<br />
Giovanni Alessandro Brambilla, chirurgo dell’esercito austriaco, fu protetto e<br />
onorato da Giuseppe II, diresse fino al 1795 l’accademia medico-chirurgica<br />
(Josephinum), da lui promossa.<br />
Onofrio Buonfigli esercitò a Cracovia e divenne medico di corte del re di Polonia.<br />
Pio Nicolò de Carelli curò il re del Portogallo, fu medico personale di Carlo VI<br />
d’Asburgo.<br />
Giuseppe Cervi fu medico di Filippo V e della famiglia reale spagnola, fondò<br />
un’accademia di medicina a Siviglia e diede una farmacopea a Madrid.<br />
Domenico Cirillo lasciò notevoli opere scientifiche.<br />
Nicola Fontana fu chirurgo in India e compì notevoli osservazioni sulle malattie<br />
tropicali.<br />
Nicola Forlenze, creatore della patologia oculistica, viaggiò in Grecia e, per la<br />
fama conquistatasi come oculista, fu chiamato a Parigi dove rimase fino alla<br />
morte; nel 1799 fu nominato primario nell’ospizio degli “Invalidi”.<br />
Raimondo Giovanni Forti e Giovan Battista Garelli furono a Vienna per curare<br />
Leopoldo II.<br />
988
Angelo Maria Gatti a Parigi riuscì ad imporre la vaiolizzazione a scopo profilattico,<br />
un metodo famoso fino alla scoperta di E. Jenner.<br />
Carlo Guattani, chirurgo, fu sul teatro della guerra delle Fiandre per occuparsi di<br />
traumatologia, aneurismi, esofagotomia, ecc.<br />
Gabriele Longobardi fu medico di Carlo VI d’Austria.<br />
Natale Giuseppe Pallucci, autore di importanti studi sulla cataratta, fu chiamato a<br />
Vienna dove esercitò con grande successo.<br />
<strong>Francesco</strong> Roncalli Parolino fu medico alla corte di Spagna e condusse una<br />
notevole inchiesta sulle malattie e sul buon governo di un ospedale, oltre che sui<br />
metodi terapeutici di vari paesi europei.<br />
Bernardo Santucci si recò in Portogallo, fu medico di Giovanni V, insegnò<br />
anatomia nell’ospedale di Ognissanti a Lisbona, scrisse un trattato di anatomia in<br />
portoghese.<br />
Salì in gran fama alla corte di Luigi XVI Giuseppe Balsamo, o Alessandro, conte di<br />
Cagliostro, tipico avventuriero del secolo, medico e occultista che viaggiò per l’<br />
Europa operando guarigioni ed esercitando l’alchimia; introdusse a Parigi la<br />
massoneria di tipo egiziano, da lui ideata.<br />
Tra il XVIII e il XIX secolo troviamo i seguenti medici.<br />
Enrico Acerbi, considerato un precursore della moderna batteriologia, sostenne<br />
che la causa delle malattie contagiose è una sostanza specifica, organizzata, con<br />
le caratteristiche della sostanza vivente.<br />
Antonio Amaducci che svolse attività a Parigi è considerato un anticipatore del<br />
pensiero positivista.<br />
<strong>Francesco</strong> Aglietti compì ricerche sulla litiasi delle arterie e sulla formazione degli<br />
aneurismi.<br />
<strong>Francesco</strong> Antonmarchi, corso, fu medico di Napoleone a S. Elena, scrisse”Le<br />
memorie e gli ultimi istanti dell’imperatore”.<br />
<strong>Francesco</strong> Asdrubali, ostetrico, scrisse un trattato famoso in tutta Europa.<br />
Paolo Assalini fu medico dell’esercito napoleonico, compì studi su speciali<br />
malattie in Egitto, a Cadice, a Giaffa; fu poi nominato da Napoleone primo<br />
chirurgo della corte.<br />
Ferdinando Barolo esercitò a Tunisi.<br />
Battisti pubblicò a Vienna nel 1784 un celebre libro sulla ginecologia.<br />
Carlo <strong>Francesco</strong> Bellingeri studiò i nervi della faccia, ha dato il nome alla branchia<br />
motoria del trigemino.<br />
Giovan Battista Borsieri fu medico personale dell’arciduca Ferdinando a Milano,<br />
scrisse “Insitutiones medicinae practicae”, opera assai diffusa all’estero.<br />
989
<strong>Francesco</strong> Guglielmo Botta, nel 1794 a Parigi, fu inviato a Corfù come direttore di<br />
quell’ospedale, fu poi deputato all’assemblea legislativa francese e nel 1815<br />
venne nominato rettore dell’accademia di Nancy.<br />
Giuseppe Caffar seguì Simone Bolivar nell’intera campagna di indipendenza in<br />
qualità di chirurgo maggiore.<br />
Leopoldo Marcantonio Caldani, successore del Morgagni a Padova, ebbe fama<br />
europea (studenti da ogni parte accorrevano alle sue lezioni), scrisse “Insitutiones<br />
pathologiae” e “Institutiones physiologiae” che ebbero varie traduzioni e molte<br />
edizioni.<br />
Giorgio Carabelli, chirurgo e stomatologo, rilevò un segno della sifilide ereditaria<br />
che va sotto il nome di tubercolo di Carabelli.<br />
Vincenzo Chiarugi con il francese F. Pinel ha il merito di avere impostato in modo<br />
razionale il problema dell’assistenza ai malati di mente che fino allora erano<br />
oggetto di un trattamento inumano; famoso fu il suo trattato medico analitico<br />
sulla pazzia, pubblicato a Firenze nel 1793, “Della pazzia in genere e in specie”<br />
che segna la fondazione della psichiatria moderna. Ricordiamo a tale proposito<br />
che la prima legge sui manicomi apparsa in Europa è quella emanata in Toscana<br />
nel 1774.<br />
Domenico Cotugno scoprì il liquido labirintico e la sua funzione, con la teoria<br />
dell’audizione precorse Helmholtz; patologo di grande fama, fu iniziatore di<br />
misure profilattiche contro la diffusione della tubercolosi, descrisse per primo gli<br />
acquedotti del vestibolo e la chiocciola dell’orecchio, per primo constatò<br />
sperimentalmente la presenza dell’albumina nell’urina, descrisse l’ischialgia.<br />
Gaetano Emiliani, chirurgo, ha il merito di avere eseguito per primo in Europa nel<br />
1815 l’ovariotomia.<br />
Giovan Battista Fabbri illustrò le lussazioni traumatiche, lasciando un’orma nella<br />
patologia e nella cura di tali lesioni.<br />
Giuseppe Flaiani, chirurgo, dette una prima descrizione del distiroidismo (morbo<br />
di Flaiani-Basedow).<br />
Gennaro Galbiati è ricordato per un metodo di pubiotomia.<br />
Michele Gherardini studiò la pellagra e le malattie infettive.<br />
Giacomo Andrea Giacobini, tra i fondatori della moderna farmacologia, contribuì a<br />
liberarla dall’empirismo e a porla su rigorose basi scientifiche.<br />
Bernardino Larghi si può considerare precursore della medicazione antisettica per<br />
l’uso che fece del nitrato d’argento nelle ferite; prima di Ollier eseguì la resezione<br />
col metodo sottoperiosteo; l’operazione che va col nome di Obalinski è pure sua.<br />
Giacinto Vincenzo Malacarne fu il primo a studiare l’anatomia dal punto di vista<br />
topografico, descrisse il verme inferiore del cervelletto (piramide di Malacarne).<br />
990
Paolo Ma scagni nel 1784ebbe dall’Accademia delle scienze di Parigi un premio<br />
speciale per i suoi studi sui vasi linfatici.<br />
Giovan Battista Monteggia si occupò di traumatologia e descrisse per primo la<br />
paralisi infantile; propose per primo l’estirpazione del cancro uterino; la frattura<br />
dell’ulna e la lussazione dell’anca portano il suo nome.<br />
Angelo Cannoni, chirurgo, anticipò la dottrina dell’asepsi.<br />
<strong>Francesco</strong> Parola nel 1804 fu chiamato a Vienna ove suscitò la più alta<br />
ammirazione come chirurgo litotomisti, nel ’07 andò a Wilno, quindi a Pietroburgo<br />
e poi ancora a Vienna.<br />
Giovan Battista Palletta pubblicò un libro sulla ginecologia a Leida nel 1788.<br />
Bartolomeo Panizza, anatomista, chirurgo e fisiologo, seguì l’armata di Napoleone<br />
in Russia; dimostrò per primo l’esistenza della zona visiva nella corteccia<br />
cerebrale dei lobi occipitali; è detto foro di Panizza il foro di comunicazione<br />
interatriale nella parte più alta del setto del cuore di coccodrillo.<br />
<strong>Francesco</strong> Puccinotti è noto per gli studi di medicina legale per avere<br />
preconizzato un orientamento sociale di questa scienza.<br />
Giovanni Rasori sostenne la dottrina dei “contro stimoli”, sostanze che<br />
diminuiscono l’eccitabilità, esplicando un’azione contraria a quella degli stimoli;<br />
il “rasorismo” suscitò vivaci polemiche.<br />
Alessandro Riberi dimostrò la contagiosità della cancrena nosocomiale e<br />
dell’erisipela.<br />
Tommaso Rima studiò la patogenesi delle varici dell’arto inferiore e la cura delle<br />
stesse , detta operazione di Rima-Trendelenburg.<br />
Luigi Rolando fornì importanti contributi nel campo dell’anatomia del sistema<br />
nervoso, legando il proprio nome alla grande scissura cerebrale (solco di Rolando)<br />
e alla sostanza gelatinosa del midollo spinale.<br />
Antonio Savaresi fu in Egitto e nelle Antille francesi come medico militare.<br />
Antonio Scarpa, anatomista e chirurgo, studiò i nervi cerebrali e spinali, i gangli<br />
nervosi, l’aneurisma, la cataratta, l’osteogenesi, l’ernia, la deformità dei piedi;<br />
illustrò la struttura e la funzione della finestra rotonda, la perilinfa, la endolinfa,<br />
gli otoconi, i due recessi del condotto uditivo interno, le fossette semiellittiche ed<br />
emisferiche, la lamina spirale, il nervo acustico, le innervazioni del naso e della<br />
laringe. Al suo nome sono legati il ganglio del nervo acustico, il grande nervo<br />
cardiaco, lo stafiloma posteriore e il triangolo situato alla radice della coscia; fu<br />
membro delle Accademie delle scienze di Parigi, Berlino, Stoccolma e delle facoltà<br />
di chirurgia di Londra,Edimburgo ed Irlanda.<br />
Bartolomeo Signoroni, chirurgo, fu un innovatore di tecniche operatorie per il<br />
trattamento delle ernie, della calcolosi vescicale e delle malattie delle ossa.<br />
991
Gaetano Strambio si occupò per primo della pellagra, scoprendone le cause (mal<br />
della rosa).<br />
Giuseppe Antonio Testa fu lungamente in Inghilterra, specialista cardiologo, e vi<br />
pubblicò un’importante opera.<br />
Michele Troja fece importanti applicazioni nello strumentario urologico (sonde) e<br />
studiò le ossa e il periostio.<br />
Andrea Vaccà-Berlinghieri crebbe in fama in Francia e in Inghilterra, fu medico in<br />
molte parti d’Europa, eseguì restringimenti dell’uretra, allacciature vasali e lasciò<br />
importanti trattati.<br />
Eusebio Valli si recò a Smirne e a Costantinopoli per studiare un’epidemia di<br />
peste, per dieci anni fu medico militare in Dalmazia e in Polonia, fece ricerche per<br />
la cura della rabbia, si recò poi all’Avana per studiare la febbre gialla e vi morì di<br />
tale malattia.<br />
La quarta parte della lezione riguarda i secoli XIX e XX.<br />
Il secolo XIX si apre con i nomi di grandi scienziati, fisici, naturalisti, astronomi;<br />
tra quelli affermatisi nei primi decenni ricordiamo Ottaviano Fabrizio Mossotti e<br />
Macedonio Melloni. Il primo andò in Francia e in Inghilterra ove fu accolto con<br />
grande stima; fu chiamato in Argentina ove insegnò a Buenos Aires astronomia e<br />
fisica e divenne direttore dell’osservatorio; passò poi a Corfù come insegnante. La<br />
sua opera principale è la teoria matematica dei dielettrici che ebbe larghi sviluppi<br />
all’estero (Clausius, ecc.) e fu da lui stesso in seguito arricchita con gli studi sulla<br />
dispersione della luce, sulla polarizzazione, sui fenomeni capillari, il lavoro più<br />
notevole dell’epoca sulla costituzione intima dei corpi; grandissimo astronomo,<br />
fece importanti studi sulla figura, sul diametro e sulla rotazione del sole, sulla<br />
determinazione della posizione rispetto all’eclittica o all’equatore di astri<br />
mediante l’osservazione delle loro distanze angolari da stelle note,<br />
sull’opposizione di Giove, sulle perturbazioni che al moto della cometa di Encke<br />
possono essere prodotte dalla resistenza dell’etere. Dallo studio della<br />
costituzione molecolare dei corpi Mossotti passò a quello della conformazione<br />
meccanica della Via Lattea e dei moti degli astri in essa; fece ricerche sugli spettri<br />
diffrazionali ed espose la teoria degli strumenti ottici, indagando in quest’ultima<br />
le condizioni di annullamento delle aberrazioni che egli denominò di apertura, di<br />
campo, diedra e cromatica: questa teoria permise a Giovan Battista Amici di<br />
costruire grandi obiettivi notevolmente corretti. Mossotti fece studi importanti<br />
anche di meccanica e di idraulica.<br />
992
Macedonio Melloni insegnò a Montpellier, a Dôle e a Ginevra dove condusse studi<br />
sul calore raggiante, provò la rifrazione dei raggi calorifici, la polarizzazione, ecc.<br />
introducendo per primo il fertilissimo concetto dell’identità tra le forme di energia<br />
luminosa e calorifica; studiò l’assorbimento dei raggi calorifici da parte dei vari<br />
corpi e giunse così a scoprire lo “spettro” delle varie specie di emissione di<br />
calore; studiò l’energia raggiante nella libera atmosfera, giungendo a riconoscere<br />
la trasparenza dell’aria secca rispetto a quella umida, studiò la luce solare e<br />
quella lunare dal punto di vista termico, ecc. Creò una sensibile pila<br />
termoelettrica, studiò l’induzione magnetica, fece importanti ricerche<br />
meteorologiche e geofisiche, sulla rugiada, sugli igrometri, sull’irraggiamento del<br />
suolo, sull’origine dei venti in relazione con la situazione barica e infine sulle<br />
proprietà magnetiche delle rocce. Nel !831 con il Nobili presentò all’Académie des<br />
sciences di Parigi il primo termometro a termocoppie; la particolare sensibilità<br />
dello strumento sarà in seguito utilizzata dallo stesso scienziato per le<br />
fondamentali indagini sul calore radiante (raggi infrarossi).<br />
Leopoldo Nobili creò il termomoltiplicatore, le prime pile termoioniche e il sistema<br />
astatico per i galvanometri, grazie al quale l’ago magnetizzato dello strumento si<br />
sottrae all’effetto del campo magnetico terrestre.<br />
Carlo Matteucci lavorò alcuni anni a Parigi e pubblicò le principali opere<br />
sull’elettricità in francese, studiò le aurore polari e la conducibilità elettrica della<br />
terra; nel campo della fisiologia è importante la scoperta a lui dovuta della<br />
corrente muscolare, detta del Du Boysreymond, cioè il fatto che ogni attività<br />
muscolare è accompagnata da un fenomeno elettrico; Matteucci è considerato<br />
perciò un precursore della elettrofisiologia.<br />
Angelo Bellani perfezionò il termometro e inventò vari tipi di aerometri e<br />
strumenti di meteorologia.<br />
Giuseppe Belli dette la prima dimostrazione sulla distribuzione dell’elettricità nei<br />
conduttori, inventò la macchina elettrostatica, nota come duplicatore del Belli.<br />
A Riccardo Felici si deve una famosa teoria sull’induzione; egli effettuò importanti<br />
esperienze dei cui risultati si valse poi l’Helmholtz per la sua teoria<br />
sull’elettromagnetismo.<br />
Michele Alberto Bancalari scoprì il diamagnetismo del gas e studiò le forze<br />
molecolari.<br />
Antonio Pacinotti è l’inventore dell’anello che da lui prende il nome e che può<br />
considerarsi il prototipo dei generatori dinamici di corrente elettrica e dei motori<br />
elettrici; all’anello seguì l’invenzione della macchinetta, sperimentata come<br />
motore e come dinamo, della quale riuscì a determinare la potenza, il consumo e<br />
993
il rendimento; nacquero poi la macchina a gomitolo, quella a volano, quella a viali<br />
e infine i tentativi di macchine ad alta tensione.<br />
Luigi Palmieri studiò le correnti elettriche indotte, le correnti telluriche, ecc.; fece<br />
notevoli ricerche sulle lave e sulle fumarole, realizzò la macchina telluro-elettrica,<br />
generatrice di corrente alternata.<br />
Galileo Ferraris riuscì a trasformare l’energia elettrica in forza motrice; studiò il<br />
principio del campo magnetico rotante, in virtù del quale fu resa possibile la<br />
costruzione dei motori a campo rotante di cui egli realizzò il primo esemplare,<br />
aprendo una nuova era nel campo dei motori elettrici; realizzò poi il trasformatore<br />
per il trasporto di energia a grandi distanze.<br />
Augusto Righi può essere considerato lo scopritore del fenomeno dell’isteresi<br />
magnetica , precedendo E. G. Warburg cui è attribuita la scoperta; ma le ricerche<br />
per cui è maggiormente ricordato sono quelle relative alle oscillazioni elettriche,<br />
dando basi sperimentali alla teoria di J. C. Maxwell. Al suo nome sono legati il<br />
risonatore elettrico e l’effetto detto di Righi-Leduc; tra gli altri risultati delle sue<br />
ricerche ricordiamo la costruzione dell’oscillatore a sfere.<br />
Adolfo Bartoli fece importanti lavori sull’elettrolisi che lo portarono a formulare<br />
l’ipotesi detta di Clausius-Bartoli o di Arrhenius; istituì un nuovo procedimento di<br />
sintesi delle sostanze organiche per mezzo dell’elettrolisi con elettrodi di<br />
carbone; compì studi importanti sulla pressione della luce, detta anche di<br />
Maxwell-Bartoli.<br />
Ecco ora l’elenco dei più famosi astronomi italiani del secolo XIX e dei primi<br />
decenni del ’900.<br />
Giovan Battista Amici costruì microscopi acromatici di notevole perfezione e<br />
inventò l’obiettivo a immersione omogenea per aumentare la potenza dello<br />
stesso; ideò uno speciale cannocchiale particolarmente adatto all’osservazione<br />
astronomica. A lui è dovuto anche il prisma che porta il suo nome.<br />
Giovan Battista Donati dal 1854 al ’64 scoprì sei comete (quella del ’58 porta il<br />
suo nome); pioniere di astrofisica e spettroscopia stellare, precorse la scoperta<br />
fatta dal Secchi degli spettri solari; scoprì anche l’inversione della riga H alfa<br />
dell’idrogeno in due macchie solari, la natura gassosa delle comete e la relazione<br />
tra aurore boreali e fenomeni solari.<br />
Quirico Filopanti (Giuseppe Barilli), anche matematico, ideò fin dal 1859<br />
l’adozione di un sistema pratico dell’ora convenzionale,detta ora nazionale,<br />
codificato da una convenzione internazionale nel 1893; la superficie terrestre<br />
venne divisa in 24 spicchi, detti fusi orari, limitati da meridiani con differenze di<br />
un’ora l’uno dall’altro.<br />
994
Angelo Secchi scoprì due canali oscuri di Marte, osservò eclissi totali di sole,<br />
eseguendo le prime fotografie della corona; sulle protuberanze solari fece<br />
numerose e geniali osservazioni, iniziando con Lorenzo Respighi nelle “Memorie<br />
della Società degli spettroscopisti italiani”(la prima rivista di astrofisica del mondo,<br />
fondata da lui e da Pietro Tacchini a Palermo, sede della Società da loro stessi<br />
creata) la pubblicazione delle immagini spettroscopiche del bordo solare. Nel<br />
campo della fisica stellare Secchi si può considerare il fondatore e l’iniziatore della<br />
spettroscopia astronomica per avere studiato e classificato i tipi spettrali delle<br />
stelle. Altre importanti ricerche fece sulle nebulose, sulla struttura dell’universo;<br />
celebri sono anche i suoi studi geodetici e geofisici (si chiama disco di Secchi un<br />
dispositivo usato per la valutazione della trasparenza delle acque marine).<br />
Lorenzo Respighi compì importanti ricerche in vari campi dell’astronomia:<br />
scintillazione delle stelle, studio della cromosfera solare e delle relazioni tra<br />
macchie e protuberanze, misure quotidiane del diametro del sole , studio dello<br />
spettro delle macchie solari, catalogo di 4012 stelle boreali, compilato con A. Di<br />
Legge e <strong>Francesco</strong> Giacomelli, primo impiego del prisma obiettivo per lo studio<br />
degli spettri stellari, ecc.<br />
Annibale de Gasperis scoprì nove pianetini.<br />
Arminio Nobile dalle misure di latitudine potè ricavare la prova della migrazione<br />
dei poli terrestri, precedendo la definitiva scoperta di K. F. Künster.<br />
Benedetto Sestini insegnò matematica e astronomia in America; il suo lavoro più<br />
importante è un catalogo colorimetrico stellare, la prima opera del genere.<br />
Annibale Riccò scoprì nello spettro della corona solare una nuova banda rossa e il<br />
“cianogeno” nella cometa di Halley.<br />
Giovanni Schiaparelli (sec. XIX-XX) con le sue osservazioni su Marte (divenute<br />
popolari per la scoperta dei cosiddetti canali) si può considerare il fondatore<br />
dell’areografia scientifica; determinò il periodo di rotazione di Mercurio e Venere,<br />
scoprì il pianetino Esperia; fu osservatore di stelle doppie , scoprì l’origine<br />
cometaria dei principali sciami di stelle cadenti, fu un pioniere delle ricerche di<br />
statistica stellare. Contributi importanti hanno dato le sue ricerche di storia<br />
dell’astronomia specialmente dell’antichità.<br />
Vincenzo Cerulli scoprì il pianetino Interamnia e formulò la teoria ottica delle<br />
macchie e dei canali di Marte.<br />
<strong>Francesco</strong> Porro dal 1905 al ’10 fu direttore dell’osservatorio astronomico di La<br />
Plata in Argentina.<br />
Elia Millosevich scoprì i pianetini Unitas e Josephina, calcolò gli elementi del<br />
pianetino Eros, determinando il valore della parallasse solare.<br />
Luigi Carnera scoprì fotograficamente 17 pianetini.<br />
995
Giuseppe Lorenzoni che con le sue determinazioni assolute della gravità pose<br />
Padova tra le stazioni gravimetriche più importanti del mondo scoprì nello spettro<br />
solare una nuova riga che porta il suo nome.<br />
Giovanni Zappa ideò un metodo per la determinazione della latitudine in primo<br />
verticale.<br />
Antonio Abetti diede notevole impulso alla costruzione di strumenti astronomici e<br />
compì moltissime osservazioni di piccoli pianeti e il calcolo delle loro orbite; suo<br />
figlio Giorgio studiò le stelle doppie, la cromosfera solare, ecc.<br />
Giovanni Bernasconi scoprì nel 1941 contemporaneamente a van Gent la cometa<br />
che da loro prende il nome, e nel ’42 nel fascio della chioma di Berenice la cometa<br />
detta poi Bernasconi.<br />
Nel secolo XIX emerge una nuova generazione di matematici che promuove un<br />
radicale rinnovamento.<br />
Con Brioschi a Pavia si formarono Cremona, Casorati e Beltrami, e con Betti nella<br />
scuola di Pisa numerosi matematici di assoluto valore tra cui Dini e Volterra. Un<br />
terzo centro di eccellenza è Torino dove da un lato fioriscono gli studi di analisi e<br />
poi di logica di Peano e della sua scuola, e dall’altro sotto la guida di Corrado<br />
Segre si forma un gruppo di geometri, da Castelnuovo ad Enriques e a Severi, che<br />
daranno vita alla scuola italiana di geometria algebrica. Verso la fine del secolo la<br />
matematica italiana entra a pieno titolo tra le scuole d’avanguardia in Europa. Il<br />
circolo matematico a Palermo annovera tra i suoi membri i più grandi matematici<br />
del tempo. Nel primo dopoguerra emergono le scuole di Roma e Bologna.<br />
Ecco un elenco in ordine cronologico dei più grandi matematici italiani dall’inizio<br />
del secolo XIX a metà del XX.<br />
Gaetano Giorgini scoprì il “sistema nullo” della reciprocità sei anni prima del<br />
Möbius cui è attribuita la scoperta.<br />
Antonio Maria Bordoni fu autore di importanti ricerche di analisi matematica, di<br />
meccanica e di geometria; ottenne in questo campo, sostanzialmente prima di<br />
Gauss, risultati ordinariamente attribuiti a quest’ultimo.<br />
<strong>Francesco</strong> Brioschi studiò le forme algebriche e gli invarianti, le funzioni ellittiche,<br />
le iperellittiche ed abeliane, la teoria dei determinanti, le equazioni algebriche,<br />
ecc.; è a lui dovuta la risoluzione dell’equazione generale di sesto grado mediante<br />
funzioni ultraellittiche.<br />
Luigi Federico Menabrea si occupò di scienza delle costruzioni e di elasticità, nel<br />
1857 enunciò la legge del minimo lavoro , teorema che da lui prende il nome.<br />
Giusto Bellavitis studiò il calcolo delle equipollenze che precorre il moderno<br />
calcolo vettoriale.<br />
996
Gaspare Mainardi legò il proprio nome a un risultato fondamentale di geometria<br />
differenziale, relativo ai sei coefficienti delle due forme quadratiche fondamentali<br />
di una superficie; essi soddisfano a tre equazioni differenziali di cui una fu<br />
stabilita dal Gauss, le altre due dal Mainardi, poi sotto forma meno complicata da<br />
Delfino Codazzi che fu per questo premiato nel 1861 dall’Accademia delle scienze<br />
di Parigi (formule Gauss Mainardi o Gauss Codazzi).<br />
Domenico Chelini semplificò teoremi di Gauss sulle superfici e perfezionò i<br />
metodi della geometria analitica.<br />
Luigi Cremona scrisse un’opera capitale, ”Introduzione ad una teoria geometrica<br />
delle curve piane”, aprì la via allo studio delle proprietà delle curve invarianti<br />
rispetto alle trasformazioni birazionali, dette oggi cremoniane, e cioè alla<br />
geometria algebrica; a lui si deve il diagramma, detto cremoniano, un metodo di<br />
determinazione grafica degli sforzi nelle aste dei sistemi reticolari piani a<br />
connessione triangolare semplice, soggetti a sollecitazione esterna puramente<br />
nodale e totalmente nota. Il Cremona è l’iniziatore di quella scuola geometrica<br />
italiana che tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX aprì nuove vie alla geometria<br />
pura con l’opera di Castelnuovo, Enriques e Severi.<br />
Felice Casorati si occupò di equazioni differenziali algebriche, di forme<br />
differenziali, di geometria analitica, si distinse soprattutto per i suoi studi sulla<br />
teoria delle funzioni di variabile complessa; compì indagini per giungere<br />
all’inversione diretta degli integrali abeliani, mediante la costruzione di funzioni<br />
infinitiformi, dotate di un numero qualsiasi di periodi.<br />
Eugenio Beltrami pervenne a larga fama con la sua teoria delle superfici e degli<br />
spazi a curvatura costante (a lui si devono i primi “modelli” di geometrie non<br />
euclidee) nonché con importanti contributi nei vari rami della fisica matematica,<br />
dalla cinematica dei fluidi alla teoria del potenziale, dall’equilibrio elastico (le cui<br />
equazioni differenziali dedusse dai principi della teoria degli spazi curvi) al<br />
magnetismo e all’elettromagnetismo, dalla termodinamica alla meccanica<br />
analitica, ecc.<br />
Giuseppe Battaglini studiò la geometria della retta; le sue ricerche lo portarono a<br />
scoprire il cosiddetto “complesso” che da lui prende il nome.<br />
Alfredo Capelli studiò l’analisi algebrica; alcuni suoi risultati sono classici ( tra cui<br />
il teorema che ha il nome di Capelli-Rouché).<br />
<strong>Francesco</strong> Faà di Bruno, anche astronomo, dette notevoli contributi all’algebra<br />
(teoria generale dell’eliminazione, teoria delle forme binarie, ecc.); inventò il<br />
“periscopio” per la rappresentazione delle fasi lunari.<br />
Enrico Betti nel 1879 pubblicò “Teoria delle forze newtoniane”, chiarì e completò i<br />
risultati di Galois sulla teoria delle equazioni algebriche e sulla teoria delle<br />
997
funzioni ellittiche; per primo svolse, quindici anni prima di Weierstrass, l’idea<br />
geniale della decomposizione delle funzioni intere in fattori primari; fece ricerche<br />
di fisica matematica (teoria dell’elasticità, del calore e della capillarità) con opere<br />
di fondamentale importanza nella prima; prende nome da lui il teorema che<br />
enuncia il principio di reciprocità e nell’emologia abbiamo i numeri e il gruppo di<br />
Betti.<br />
Ulisse Dini diede una sistemazione definitiva ai fondamenti dell’analisi e condusse<br />
indagini profonde e originali sulle serie, sull’integrazione di funzioni di variabili<br />
complesse, sull’integrazione dell’equazione di Laplace e particolarmente sulla<br />
sviluppabilità in serie delle funzioni arbitrariamente date in un intervallo.<br />
A Vito Volterra sono dovuti risultati e metodi fondamentali nel campo delle<br />
equazioni a derivate parziali della fisica matematica, della teoria<br />
dell’elasticità,delle equazioni integrali e integro-differenziali. Partendo dalle sue<br />
ricerche di fisica-matematica, egli è giunto al concetto generale di dipendenza di<br />
un numero dagli infiniti valori che una o più funzioni assumono in un certo<br />
campo, al concetto cioè di funzionale. A partire da esso, sviluppò genialmente un<br />
nuovo ramo della matematica che è forse l’apporto più importante dell’epoca<br />
nostra alle scienze matematiche, il calcolo funzionale.<br />
Salvatore Pincherle fu con Volterra tra i fondatori del calcolo funzionale; il suo<br />
nome è legato al lemma di Heine-Borel-Pincherle.<br />
Giovan Battista Guccia fondò a Palermo nel 1885 il circolo matematico, divenuto<br />
una delle più importanti associazioni scientifiche internazionali; le sue ricerche in<br />
geometria vertono sulle trasformazioni cremoniane piane, sui sistemi lineari di<br />
curve piane, sulle singolarità delle curve e superfici algebriche.<br />
Riccardo de Paolis ha legato il proprio nome ad un saggio di costruzione d’una<br />
teoria sintetica delle curve algebriche (topologia).<br />
Giulio Ascoli introdusse il concetto di “uguale continuità”, studiò il calcolo<br />
funzionale, insieme di funzioni.<br />
Eugenio Bertini si pose per primo il problema della determinazione dei tipi<br />
birazionalmente distinti di involuzioni “cremoniane piane”; scrisse il trattato<br />
“Introduzione alla geometria proiettiva degli iperspazi” (1906) che è ancora oggi<br />
l’unico sistematico di questa disciplina.<br />
Valentino Cerruti contribuì allo sviluppo della teoria matematica dell’elasticità<br />
nell’indirizzo fondato da Enrico Betti.<br />
Paolo Medolaghi è noto per avere elaborato il metodo generale nella teoria dei<br />
gruppi continui.<br />
Giuseppe Peano portò contributi essenziali al periodo di critica dei fondamenti<br />
che chiude il secolo XIX: la teoria dei numeri deve a lui la precisazione in forma<br />
998
assiomatica della nozione di “numero intero”, la teoria delle equazioni differenziali<br />
ordinarie, l’enunciato e la prima dimostrazione dell’esistenza degli integrali con la<br />
sola ipotesi della continuità dei dati (teorema di Peano) e il primo esempio di<br />
integrazione per approssimazioni successive( metodo poi ripreso e sviluppato da<br />
C. E. Picard); la teoria degli aggregati, il primo esempio di curva che riempie<br />
un’area. Ebbe grandissimo seguito il sistema minimo che il Peano ricavò dal<br />
sistema completo di calcolo geometrico(quaternioni, calcolo baricentrico,<br />
equipollenze, ecc.) e che costituisce il calcolo vettoriale, oggi strumento<br />
fondamentale nelle ricerche di geometria e meccanica. Al nome di Peano restano<br />
legati:<br />
1) la costruzione di una ideografia logica, rigorosissima e perfetta, nemmeno<br />
eguagliata da altri sistemi che la precedettero e la seguirono;<br />
2) la rigorosa critica logico-formale dei fondamenti dell’aritmetica, della<br />
geometria proiettiva, della teoria generale degli insiemi.<br />
Si chiamano funzioni di Peano particolari funzioni di variabile reale, continua in<br />
un intervallo ma non derivabile in alcun punto di esso; mediante queste<br />
funzioni si può rappresentare parametricamente la linea (di Peano); misura di<br />
Peano è un particolare tipo di misura degli insiemi di punti in una retta, in un<br />
piano, o in uno spazio euclideo; assiomi di Peano sono sistemi che permettono<br />
di costruire l’aritmetica come sistema ipotetico-deduttivo.<br />
L’influenza di Peano, soprattutto del suo simbolismo logico, è evidente nel<br />
pensiero di B. Russell, matematico inglese.<br />
Roberto Botola scrisse il trattato”La geometria non euclidea”, tradotto in<br />
inglese, tedesco e russo.<br />
Olinto de Pretto scrisse nel 1903 “Ipotesi dell’etere nella vita dell’universo”in<br />
cui veniva formulata per la prima volta l’equazione che sta alla base<br />
dell’energia nucleare; Einstein giunse alle stesse conclusioni due anni dopo,<br />
quando pubblicò l’articolo “L’inerzia di un corpo è dipendente dal suo<br />
contenuto di energia?”.<br />
Michele de Franchis studiò la geometria algebrica con Giuseppe Bagnera, dopo<br />
avere dato una completa classificazione delle superfici iperellittiche; studiò la<br />
base per le curve situate su tali superfici in una memoria che ottenne nel 1909<br />
il premio Bordin dell’accademia di Francia; insieme con il Bagnera sviluppò<br />
magistrali ricerche sulla teoria delle funzioni abeliane.<br />
Orazio Tedone, fisico matematico, studiò l’equilibrio elastico che lo portarono<br />
a stabilire un metodo generale di integrazione noto con il suo nome, sulle<br />
vibrazioni dei mezzi elastici, sull’integrazione delle equazioni di Maxwell, sulla<br />
999
propagazione delle onde elettromagnetiche nei mezzi cristallini e sulla<br />
diffrazione.<br />
Ernesto Pascal svolse importanti ricerche nell’analisi, dalla teoria delle forme<br />
algebriche a quelle delle forme differenziali di ordine e grado qualsiasi.<br />
Pasquale del Pezzo si occupò di geometria degli iperspazi alle quali portò<br />
geniali contributi; prendono il suo nome un teorema riguardante le superfici<br />
algebriche e un cono (invariante proiettivo differenziale) connesso con una<br />
calotta superficiale del secondo ordine.<br />
Emilio Almansi è noto per la soluzione del problema della deformazione della<br />
sfera elastica; è autore di ricerche nel campo della idrodinamica,<br />
dell’elettrostatica, della meccanica celeste, sulle funzioni poliarmoniche.<br />
Cesare Burali-Forti è noto per i suoi lavori sul calcolo vettoriale e sulla logica<br />
matematica (paradosso di Burali-Forti); a lui e a Roberto Marcolongo è dovuto<br />
nel campo della relatività lo studio di quelle generali trasformazioni di Lorentz<br />
che, due anni dopo, H. Minkowski poneva a fondamento della sua<br />
formulazione della relatività ristretta.<br />
La geometria differenziale metrica riceve importanti contributi da Gregorio<br />
Ricci-Curbastro e da Luigi Bianchi; il primo, unitamente a Tullio Levi-Civita, ha<br />
il merito di avere creato il calcolo differenziale assoluto e di avere con la sua<br />
opera permesso ad A. Einstein (come questi riconobbe) di stabilire le equazioni<br />
gravitazionali della relatività generale; del Bianchi sono celebri la<br />
trasformazione delle superfici a curvatura costante e la teoria generale delle<br />
trasformazioni delle superfici applicabili sulle quadriche.<br />
Tullio Levi-Civita ha lasciato risultati fondamentali in svariati campi della<br />
matematica pura e applicata; nello studio della meccanica introdusse e utilizzò<br />
i metodi del calcolo differenziale assoluto (1900) sia in ordine al problema<br />
della mutua trasformabilità dei sistemi di equazioni dinamiche, sia nella<br />
determinazione dei tipi di potenziale che nello spazio si possono fare<br />
dipendere da due sole coordinate; in seguito affrontava nel campo della<br />
meccanica celeste il problema dei tre corpi, ottenendone la regolarizzazione<br />
prima per il caso piano, poi per il caso spaziale; nell’idrodinamica pervenne<br />
alla determinazione generale dei moti irrotazionali, dotati di scia, e deduceva<br />
l’espressione della resistenza; studiò problemi di elettrodinamica, di<br />
elettromagnetismo, di elasticità, di analisi pura, la contrazione delle vene<br />
liquide, la penetrazione dei proiettili; in analisi fece le classiche ricerche sulle<br />
funzioni analitiche di più variabili complesse; stabiliva poi i fondamenti della<br />
statica einsteiniana, nel 1917 ebbe il grandissimo merito di trasformare in<br />
algoritmo formale in una nitida teoria geometrica sulla base del cosiddetto<br />
1000
trasporto per parallelismo (parallelismo di Levi-Civita); nel ’25 riusciva a<br />
risolvere il problema, fondamentale nella teoria delle onde di canale, della<br />
determinazione di onde irrotazionali periodiche permanenti in canali molto<br />
profondi; rilevò inoltre matematicamente come ad ogni fenomeno che trovi<br />
un’adeguata rappresentazione analitica in un sistema di equazioni alle derivate<br />
parziali si possono associare simultaneamente un aspetto ondulatorio e un<br />
aspetto corpuscolare; nel ’28 dette la teoria degli invarianti adiabatici ( nel<br />
campo della meccanica atomica); studiò infine il problema degli ”n” corpi in<br />
termini relativistici, ciò che gli permetteva di enunciare per il caso dei due<br />
corpi conclusioni precise intorno alle ineguaglianze secolari.<br />
Giuseppe Lauricella, fisico matematico, recò originali contributi alla teoria delle<br />
funzioni armoniche e poliarmoniche, del potenziale, nonché all’analisi<br />
funzionale e in particolare alla teoria delle equazioni integrali e integro-<br />
differenziali.<br />
Corrado Segre proseguì nella direzione aperta da Luigi Cremona per lo<br />
sviluppo della geometria italiana. Una parte notevole della ricca produzione<br />
scientifica del Segre è dedicata alla geometria proiettiva iperspaziale; in questo<br />
campo l’indirizzo programmatico fu quello di dedurre le proprietà degli enti<br />
dello spazio ordinario da quelle degli enti negli iperspazi dove esse appaiono<br />
talvolta in forma più semplice e unitaria. Particolarmente gli studi sulle rigate e<br />
le curve cosiddette normali avvicinarono il Segre alla geometria delle<br />
trasformazioni birazionali; nacque così il metodo iperspaziale per lo studio<br />
della geometria sopra una curva. Nella teoria delle superfici algebriche il suo<br />
nome è legato all’invariante di Zeuthen-Segre. Al suo nome sono anche legate<br />
una superficie del quart’ordine e una varietà algebrica.<br />
Guido Castelnuovo raggiunse risultati fondamentali nella geometria algebrica<br />
(ricostruzione della geometria su di una curva sulla base della geometria<br />
numerativa, teoria invariantiva delle superfici, razionalità delle involuzioni<br />
piane, caratterizzazione delle superfici razionali mediante l’annullarsi di<br />
talune invarianti, ecc.); si occupò di calcolo delle probabilità,di determinismo,<br />
probabilismo, del principio di causalità, del principio di indeterminazione, ecc;<br />
fu membro delle principali accademie straniere.<br />
Federico Enriques si dedicò alla geometria sopra una curva ; il suo interesse<br />
per la critica dei fondamenti incominciò con la sistemazione rigorosa della<br />
geometria proiettiva (1898) e si ampliò ai più diversi problemi della scienza e<br />
della logica; egli concepì la geometria come un capitolo della fisica e<br />
rappresentò la corrente razionalistica del primo Novecento , nel fervore degli<br />
studi epistemologici.<br />
1001
Giuseppe Veronese è stato uno dei fondatori della geometria proiettiva degli<br />
iperspazi e ha dato importanti contributi alle questioni riguardanti i<br />
fondamenti della geometria (si deve a lui il primo esempio di una geometria<br />
non archimedea); ha dato il nome ad una superficie algebrica del quart’ordine.<br />
Guido Castelnuovo e Federico Enriques pubblicarono nel 1897 su<br />
“Mathematische Annalen” un articolo nel quale sono esposti i maggiori risultati<br />
conseguiti dalla scuola italiana di geometria algebrica.<br />
<strong>Francesco</strong> Severi si può considerare il fondatore di una moderna scuola<br />
geometrica; con la fusione, a lui dovuta, dei metodi algebrico-geometrici dei<br />
precursori italiani con quelli trascendenti degli studiosi francesi e tedeschi, con<br />
lo sviluppo della geometria sopra una superficie, egli ha aperto prospettive<br />
nuove di ricerca e ha dato vita a teorie , quali quella della base, quella delle<br />
serie e sistemi di equivalenza, la teoria delle funzioni quasi abeliane, quella<br />
delle corrispondenze algebriche.<br />
A Giuseppe Fano si deve, oltre alla definizione di assoluta continuità, un<br />
teorema sulla convergenza e sull’analiticità della somma di una serie di<br />
funzioni analitiche.<br />
Gino Fano ha legato il proprio nome al postulato che, insieme con le nozioni di<br />
appartenenza, caratterizza la geometria degli spazi grafici non riducibili.<br />
Carlo Somigliana, fisico matematico, portò importanti contributi alla teoria<br />
matematica dell’elasticità: tali soprattutto le ricerche inerenti all’integrazione<br />
delle equazioni dell’equilibrio elastico che lo condussero a stabilire tra l’altro<br />
un gruppo di formule, note come formule di Somigliana, le quali, con ufficio<br />
analogo a quello che hanno le formule di Green nella teoria del potenziale,<br />
permettono di esprimere lo spostamento di ciascun punto di un solido elastico<br />
isotropo omogeneo in equilibrio in funzione della sollecitazione distribuita nel<br />
solido e in superficie, e assai notevoli anche gli studi sulle distorsioni e le<br />
ricerche di dinamica elastica, tra le quali quelle riguardanti la propagazione e<br />
la proprietà delle onde sismiche; sono anche da ricordare gli studi sui<br />
ghiacciai.<br />
Leonida Tonelli compì importanti studi sul calcolo delle variazioni in cui<br />
sostituì alla teoria classica un’altra fondata sul concetto di semicontinuità.<br />
<strong>Francesco</strong> Paolo Cantelli ha dato contributi essenziali nella teoria e nelle<br />
applicazioni del calcolo delle probabilità.<br />
Di Gian Antonio Maggi sono assai notevoli i contributi dati alla meccanica<br />
razionale; egli stabilì nella dinamica le equazioni del moto dei sistemi<br />
anolonomi che vanno sotto il suo nome; introdusse locuzioni e termini (atto di<br />
moto, stereodinamica) divenuti di uso ormai classico. Sono da ricordare anche<br />
1002
le ricerche di elastomeccanica e di ottica fisica, quelle intorno alla<br />
propagazione delle onde e ai fenomeni dell’elettromagnetismo; prende da lui il<br />
nome dell’effetto elettromagnetico.<br />
<strong>Francesco</strong> Tricomi ha legato il proprio nome ad un’equazione differenziale, a<br />
derivate parziali (prototipo delle equazioni di tipo misto), di particolare<br />
importanza nello studio dell’aerodinamica transonica.<br />
Giovanni Gabelli ha compiuto notevoli ricerche geometriche; in particolare gli è<br />
dovuta la risoluzione dell’arduo problema degli “spazi secanti”.<br />
Carlo Severini ha contribuito in modo importante alla teoria delle funzioni di<br />
variabile reale, delle equazioni differenziali e integrali, delle funzioni analitiche,<br />
dei gruppi e degli sviluppi in serie di funzioni ortogonali; ha legato il proprio<br />
nome al teorema detto di Severini-Egorov.<br />
Gaetano Scorza sviluppò la teoria aritmetica delle funzioni abeliane e proseguì<br />
il suo lavoro Carlo Rosati.<br />
Michele Cipolla lasciò un’orma profonda nella teoria dei numeri, nella teoria<br />
dei gruppi e dei corpi numerici, creò la teoria delle successioni di insiemi, poi<br />
largamente usata per evitare il postulato di Zermelo.<br />
A Luigi Fantappiè si deve la teoria dei “funzionali analitici”.<br />
Gaspare Mignosi dette notevoli contributi alla soluzione cosiddetta “ apiristica”<br />
delle congruenze binomie.<br />
La geometria differenziale ricevè importanti apporti per la sua versione<br />
“proiettiva” da Guido Fubini e da Enrico Bompiani. Il primo fu membro<br />
dell’Institute for advanced study di Princeton e apportò contributi originali e<br />
profondi in molti rami della matematica; il secondo è riuscito a “geometrizzare”<br />
larga parte della teoria delle equazioni differenziali e a semplificare i<br />
fondamenti delle geometria differenziale proiettiva.<br />
Luigi Berzolari fu tra gli iniziatori della geometria differenziale proiettiva degli<br />
iperspazi; nella stessa disciplina conseguì risultati importanti nella teoria degli<br />
spazi a connessione Enea Bortolotti.<br />
Tra gli insegnanti italiani di matematica all’estero nel secolo XIX ricordiamo<br />
Giuseppe Bayma, professore nelle università di S. Francisco e S. Clara in<br />
California e Guglielmo Libri, conte Carrucci della Somaia, eletto a Parigi<br />
membro dell’Accademia, professore di analisi alla Sorbona, noto come storico<br />
della matematica. Nel corso della prima metà del secolo XX troviamo Beppo<br />
Levi, che insegnò a Rosario in Argentina, fece ricerche riguardanti la geometria<br />
algebrica (forme cubiche ternarie) e la logica matematica (postulato di<br />
Zermelo), e Beniamino Segre che insegnò in Inghilterra dal ’39 al ’46, e portò<br />
notevoli contributi allo studio della geometria algebrica e differenziale.<br />
1003
Ricordiamo ora i più importanti fisici italiani vissuti tra il XIX e il XX secolo:<br />
Temistocle Calzecchi Onesti scoprì la proprietà delle polveri metalliche di<br />
acquistare una notevole conducibilità elettrica in seguito a svariate eccitazioni,<br />
e costruì il suo “tubetto a limatura” che, anni dopo, col nome di “coherer” fu<br />
usato da Guglielmo Marconi come rivelatore di onde elettromagnetiche nel suo<br />
primo apparecchio di telegrafia senza fili; si occupò anche del problema della<br />
rieducazione dei sordomuti ottenendo importanti risultati, poi largamente<br />
applicati.<br />
Carlo Alberto Castigliano, ingegnere, studiando il principio del minimo lavoro,<br />
formulò il problema che da lui prende il nome, le cui applicazioni svolse nella<br />
“Théorie de l’equilibre des systèmes élastiques et ses applications”; scrisse<br />
anche il celebre “Manuale dell’ingegnere” e “La teoria delle molle”.<br />
Giancarlo Vallauri, ingegnere, compì importanti studi di elettromagnetismo,<br />
formulò la prima teoria analitica sul funzionamento dei poliodi<br />
termoelettronici; è detto duplicatore del Vallauri il moltiplicatore di frequenza a<br />
saturazione magnetica; l’equazione che da lui prende il nome descrive<br />
l’andamento della corrente anodica nel triodo.<br />
Alessandro Amerio studiò soprattutto l’emissione del carbonio in alcune<br />
fiamme, spettro e temperatura della fotosfera solare, la misura della radiazione<br />
solare, spettro e temperatura dell’arco voltaico, propose una nuova teoria delle<br />
macchie solari, ecc.<br />
Ugo Bordoni è autore di importanti lavori riguardanti la termodinamica, le<br />
proprietà elettriche dei metalli, la fotometria, la trasmissione del calore, i<br />
fenomeni di abbagliamento, l’acustica applicata, la misura elettrica delle<br />
temperature, i fenomeni elettrici dell’atmosfera,ecc.<br />
Michele Cantone fece ricerche particolarmente notevoli sull’isteresi elastica che<br />
lo portarono a formulare delle ipotesi sulla natura dell’attrito interno nei<br />
metalli; un metodo di eliminazione delle deformazioni permanenti, studi sulle<br />
deformazioni prodotte da forze elettriche e magnetiche. Egli è stato tra i primi<br />
a formulare l’ipotesi di una coesione di natura elettrica, a lui si deve la<br />
scoperta dell’analogo elastico dell’effetto Barkhausen nel nichel e nell’acciaio.<br />
Su tutti questi scienziati spicca la grande figura di Guglielmo Marconi,<br />
inventore della telegrafia senza fili; giovanissimo, concepì l’idea di comunicare<br />
a distanza mediante le onde hertziane elettromagnetiche, idea che realizzò nel<br />
1895 presso Bologna; risolto nel ’98 grazie al sistema sintonico il problema<br />
dell’interferenza tra più stazioni emittenti, pervenne nel 1901 a trasmettere<br />
segnali attraverso l’Atlantico dalla Cornovaglia alla Terranova, l’anno dopo<br />
seguì l’invenzione del detector magnetico, nel 1904 l’applicazione delle valvole<br />
1004
termoioniche alle radiocomunicazioni; nel ’20 il sistema di comunicazioni<br />
direttive con onde lunghe, l’ideazione del primo radiofaro marittimo dopo le<br />
fondamentali esperienze con onde corte e con i riflettori parabolici e quelle<br />
con onde continue “ a fascio”; nel ’33 lo scienziato inaugurò il primo servizio<br />
radio a microonde. Ricordiamo che Marconi ebbe moltissimi onori dagli istituti<br />
scientifici di ogni parte del mondo, nel ’09 ottenne il premio Nobel per la fisica<br />
con K. F. Braun; è considerato come l’uomo più significativo della nostra epoca<br />
che nella radiofonia e nella trasmissione delle immagini ha il suo aspetto più<br />
evidente; con lui il mondo è stato reso più piccolo e interdipendente dalle onde<br />
hertziane che ci implicano e ci legano tutti assieme.<br />
Giovanni Giorni ideò l’interruttore automatico di precisione sigma pr la<br />
limitazione automatica della corrente in un circuito, fece innovazioni e<br />
miglioramenti nel campo dei trasporti ferroviari e in quello della produzione e<br />
distribuzione della energia elettrica; propose un nuovo sistema di unità di<br />
misura (M. K. S. ) a quattro unità (metro, Kg.massa, secondo e un’unità<br />
elettrica, coulomb od ohm) che nel 1935 fu adottato universalmente. Segnalò<br />
fin dal 1912, cioè prima di Einstein, in una lettera allo stesso scienziato, come<br />
si fosse condotti ad ammettere l’influenza dei campi gravitazionali sui raggi<br />
luminosi e quindi su tutte le radiazioni energetiche, da cui segue che l’energia<br />
deve possedere una massa meccanica come la materia, concetto poi ripreso,<br />
precisato e sviluppato da Einstein nel 1914; stabilì su basi matematiche<br />
rigorose il calcolo operatorio di Heaviside.<br />
Domenico Pacini rilevò nell’atmosfera l’esistenza di una radiazione penetrante<br />
di cui mostrò la provenienza extraterrestre.<br />
Michele La Rosa fece ricerche di ottica fisiologica, termoelettricità,<br />
elettroacustica, ecc.<br />
Giuseppe Gianfranceschi studiò la costituzione della materia e la struttura<br />
dell’atomo, fece ricerche sulla teoria della relatività, sulla fisica dei materiali,<br />
sull’acustica fisiologica.<br />
Aldo Pontremoli che morì nella spedizione Nobile alla quale partecipò anche<br />
Gianfranceschi compì ricerche sulla birifrangenza dei liquidi, sul potere<br />
rotatorio magnetico ed elettrico.<br />
Antonino Lo Surdo mostrò indipendentemente da J. Stark l’influenza di un<br />
campo elettrico sulle righe spettrali(Effetto Stark-Lo Surdo). Altre ricerche<br />
notevoli compì nel campo dell’ottica fisica( i cui metodi in particolare applicò<br />
allo studio delle microonde), dell’elettricità atmosferica, della sismologia,<br />
dell’acustica fisiologica.<br />
1005
Orso Maria Corbino fece ricerche nelle perturbazioni prodotte dai campi<br />
magnetici sugli elettroni dei metalli, sulle proprietà dei metalli ad altissime<br />
temperature e sulle correnti variabili nei circuiti industriali, studi di ottica e<br />
magneto ottica, ultimati nella scoperta che prende nome da lui e Macaluso, sul<br />
potere rotatorio eccezionalmente elevato mostrato da un gas in un campo<br />
magnetico quando la frequenza della luce polarizzata che attraversa il gas è<br />
vicina a quella corrispondente alle righe di assorbimento caratteristiche dello<br />
spettro del gas.<br />
Quirino Majorana fece importanti ricerche di fisica sperimentale (sui raggi<br />
catodici, sui fenomeni fotoelettrici, sulla costanza della velocità della luce<br />
emessa da una sorgente in moto); conseguì notevoli risultati nel campo delle<br />
telecomunicazioni, di radiotelefonia a grandi distanze, di telefonia ottica, ecc.<br />
Nel 1933 Ettore Majorana elaborò una teoria dei nuclei atomici, basata su”forze<br />
di scambio” tra protoni e neutroni, poi chiamate forze di Majorana,<br />
fondamentale contributo alla nascita della fisica teorica nucleare; la teoria del<br />
nucleo atomico va sotto il nome suo e quello di Heissemberg.<br />
Giuseppe Occhialini contribuì con Anderson e Blackett nel 1934 alla scoperta<br />
dell’elettrone positivo e con Powell a quella del mesone π nei raggi cosmici; fu<br />
uno dei fondatori dell’astronomia a raggi x, con altri scienziati nel ’47 a Bristol<br />
scoprì la particella denominata pione.<br />
Dal 1933 al ’38 operò a Roma il cosiddetto gruppo di via Panisperna, formatosi<br />
intorno a Corbino con Amaldi, D’Agostino, Fano, Fermi, Majorana, Pontecorvo,<br />
Rasetti, Segré, ecc.<br />
Enrico Fermi, , dopo avere nel 1926 elaborato una statistica che porta il suo<br />
nome, applicabile a elettroni, protoni, neutroni, e in genere a tutte le particelle<br />
di 2SPIN2 semintero, nel ’34 diede una teoria sull’emissione dei raggi beta in<br />
radioattività , proponendo per via teorica l’esistenza del neutrino; subito dopo<br />
iniziò lo studio delle reazioni nucleari prodotte per azione dei neutroni; scoprì<br />
la radioattività provocata dal bombardamento di essi. Per tali ricerche gli fu<br />
assegnato il premio Nobel nel ’38; nel ’39, stabilitosi in America, continuò ad<br />
insegnare (alla Columbia University) e a sperimentare nel campo della fisica<br />
nucleare; negli stessi anni si dedicò alla costruzione del reattore, cioè della<br />
prima pila nucleare,a uranio naturale e grafite, da lui progettata e inaugurata il<br />
2 dicembre ’42 a Chicago, per ottenere la liberazione dell’energia su scala<br />
macroscopica e controllarne poi lo sviluppo. In suo onore fu chiamato Fermio<br />
un elemento artificiale e firmioni sono chiamate le particelle che obbediscono<br />
alla sua statistica. Nel ’44 Fermi si trasferì presso i laboratori di Los Alamos per<br />
1006
lavorare alla realizzazione della bomba atomica; nell’ambito del progetto<br />
Manhattan saranno poi coinvolti anche Emilio Segré e Bruno Rossi.<br />
Il primo fu professore a Berkeley in California dal 1938, scoprì gli elementi<br />
tecnezio e astato, con altri scienziati individuò il plutonio, ideò con Q.<br />
Chamberlain i dispositivi per riconoscere l’antiprotone e anni più tardi ottenne<br />
il premio Nobel.<br />
Rossi insegnò alla Cornell University e al Massachussetts Institut of technology;<br />
scoprì nella radiazione cosmica sciami di particelle ionizzanti, prodotto di<br />
materiali condensati.<br />
Edoardo Amaldi fu vice direttore dell’Union internationale pour la physique<br />
pure et appliquée; dedicò la sua attività alla fisica nucleare.<br />
Franco Rasetti insegnò alla Laval university di Quebec e alla J. Hopkins di<br />
Baltimora; riuscì ad osservare sistematicamente nei gas l’effetto Raman.<br />
Ugo Fano, emigrato negli Stati Uniti nel 1939, compì notevoli studi che<br />
trovarono grandi applicazioni pratiche nel campo della medicina nucleare.<br />
Antonio Signorini, socio di numerose accademie e società scientifiche<br />
straniere, dette importanti contributi nel campo della fisica matematica, in<br />
particolare creò un nuovo indirizzo di ricerche nella termoelasticità che ha<br />
avuto fecondo sviluppo.<br />
Bruno Pontecorvo lavorò negli Stati Uniti nel progetto relativo alla realizzazione<br />
della bomba atomica, assumendo cariche ufficiali nella commissione canadese<br />
per l’energia nucleare. Nel ’50 si trasferì in Unione Sovietica dove realizzò una<br />
serie di fondamentali ricerche di fisica delle particelle elementari e di<br />
astrofisica.<br />
Nel 1945 Marcello Conversi, Ettore Pancini e Oreste Piccioni realizzano a Roma<br />
un esperimento sulle particelle penetranti della radiazione cosmica, scoprendo<br />
una particella elementare in seguito denominata muone; è la nascita della<br />
“fisica delle alte energie”.<br />
Per quanto riguarda la geologia, la mineralogia e la vulcanologia:<br />
Alberto Alessio estese all’astronomia geodetica i principi dell’astronomia<br />
nautica.<br />
Guido Alfano perfezionò o inventò molti apparecchi sismici tra cui un<br />
ortosismografo e un fotosismografo, per primo impiantò una stazione<br />
radiotelegrafica per il servizio orario degli apparecchi sismici.<br />
Guido Bonarelli fu nel Borneo, fece parte del servizio geologico di stato in<br />
Argentina e della direzione dei giacimenti petroliferi demaniali, eseguì studi<br />
geopaleontologici su alcune regioni argentine.<br />
1007
Luigi Brugnatelli, cui fu dedicata la brugnatellite, scoprì il minerale artinite,<br />
lasciò notevoli scritti di petrografia e cristallografia.<br />
Ad Adolfo Cancani, geofisico, si devono apparecchi per la segnalazione e la<br />
registrazione dei terremoti ( si chiama equazione di Cancani la relazione tra<br />
l’intensità dei sismi e le corrispondenti accelerazioni).<br />
Giuseppe Raimondo Cesaro, cristallografo, professore di mineralogia<br />
all’università di Liegi, membro onorario dell’Accademia reale del Belgio e della<br />
Società francese di mineralogia, ha compiuto importanti ricerche di<br />
mineralogia e cristallografia e ha scoperto numerose nuove specie minerali.<br />
Michele Stefano de Rossi registrò per primo sistematicamente i terremoti e<br />
gettò le basi della geodinamica.<br />
Bartolomeo Gastaldi coltivò la paleontologia, scoprendo nuove faune, e la<br />
paletnologia di cui fu un precursore.<br />
Arturo Issel visitò molte zone del mare Mediterraneo (Egeo, Africa<br />
settentrionale) e fu a Monaco e a Cheren; lasciò importanti studi di<br />
malacologia, talassografia, sismologia; sono degne di particolare rilievo le sue<br />
ricerche sui lenti movimenti del suolo, da lui chiamati bradisismi.<br />
Giuseppe Mercalli acquistò fama per i suoi studi di vulcanologia e sismologia,<br />
ideò una scala sismica che da lui prese il nome, tuttora molto usata.<br />
Luigi Palazzo pubblicò fondamentali studi sul magnetismo terrestre e sulla<br />
fisica dell’alta atmosfera, ideò un pluviometro che porta il suo nome.<br />
Luigi Palmieri nel 1856 inventò il primo sismografo elettromagnetico.<br />
Paolo Pizzetti conseguì notevoli risultati in molti campi, in rifrazione geodetica<br />
e astronomia, e soprattutto nella teoria meccanica della forma dei pianeti.<br />
Enrico Pucci fece notevoli ricerche sulla rifrazione atmosferica e sulla geodesia<br />
geoidica.<br />
Quintino Sella contribuì allo sviluppo della cristallografia morfologica, chimica<br />
e descrittiva, studiò numerose specie minerali, alcune delle quali nuove; a lui<br />
furono dedicati il minerale sellaite e un monte nella Terra del fuoco.<br />
Giuseppe Stefanini studiò la geologia e la paleontologia dell’Africa orientale.<br />
Augusto Stella studiò quelle della Tripolitania, dell’alto Egitto e dell’Albania.<br />
<strong>Francesco</strong> Vercelli compì notevoli studi talassografici, metereologici e climatici.<br />
Tra i naturalisti del secolo XIX ricordiamo Giovan Battista Amici; fondamentali<br />
sono i suoi studi sulla fecondazione delle piante con i quali dimostrò che<br />
l’embrione non deriva, come si credeva, dalla trasformazione del budello<br />
pollinico quando esso giunge all’ovulo; nel campo dell’istologia descrisse nelle<br />
fibre muscolari le strie che portano il suo nome; infine notevoli ricerche fece<br />
1008
nel campo della patologia vegetale (sulla crittogama della vite, sulla rachitide<br />
del frumento, sul seccume delle foglie del gelso, sul calcino del baco da seta).<br />
Franco Andrea Bonelli è autore di notevoli ricerche su insetti, vermi, ecc.<br />
Filippo Cavolini studiò animali e piante marine.<br />
Emilio Cornalina studiò le malattie del baco da seta, scoprì i corpuscoli che<br />
caratterizzano il calcino.<br />
Guglielmo Gasparrini studiò i batteri delle leguminose(corpi del Gasparrini).<br />
Giuseppe Gibelli studiò i licheni e i funghi, ma la sua fama è legata alle ricerche<br />
sul male del castagno e alla scoperta delle micorrize.<br />
Paolo Panceri descrisse i desmoscolecidi e in Egitto compì studi sul veleno dei<br />
serpenti e delle tarantole.<br />
Camillo Rondani ebbe fama per un’opera sui ditteri.<br />
Carlo Cittadini, anche medico e sperimentatore geniale, lasciò notevoli<br />
pubblicazioni su amanite, tuberacei e licoperdacee. Ricordiamo inoltre che nel<br />
1871 fu creato a Pavia il primo istituto di patologia vegetale.<br />
Tra gli antropologi fu celebre Giuseppe Sergi, autore di opere tradotte in varie<br />
lingue, tra cui “L’origine dei popoli europei”, “Le origini umane”, “ I mammiferi,<br />
origine ed evoluzione”, “La più antica umanità vivente”.<br />
Sergio Sergi fece notevoli studi di morfologia comparata del cervello nelle<br />
razze umane; nel Fezzan ritrovò gli scheletri degli antichi Garamanti<br />
dimostrando che essi si ricollegano ai Mediterranei.<br />
Elenco dei naturalisti italiani vissuti tra il XIX e il XX secolo.<br />
Cesare Artom fece importanti ricerche di citologia sui crostacei dei quali<br />
studiò i processi riproduttivi.<br />
Alberto Ascoli, veterinario, scoprì un metodo di diagnosi batteriologica del<br />
carbonchio ematico, metodo delle termoprecipitine.<br />
Antonio Berlese studiò gli acari e vari insetti parassiti, introdusse la<br />
prospaltella per combattere il parassita del gelso.<br />
Mario Bezzi, entomologo, studiò i ditteri di tutto il mondo.<br />
Antonino Borzì, botanico, si interessò particolarmente di algologia ed ecologia<br />
vegetale.<br />
Giacomo Bresaola, botanico, compì studi di fama mondiale sui funghi<br />
mangerecci e velenosi ‘Europa; la sua opera monumentale è “Iconographia<br />
mycologica” con descrizione di specie nuove.<br />
<strong>Francesco</strong> Bruno effettuò ricerche di fisiologia, amido e lipoidi endoclorofilliani,<br />
traspirazione nelle piante sempreverdi mediterranee, oli delle graminacee, ecc.<br />
e di botanica applicata, nel campo delle piante tessili, da essenza, medicinali e<br />
da cellulosa.<br />
1009
Luigi Buscalioni fece notevoli studi di anatomia e fisiologia vegetale.<br />
Mario Calvino diresse la stazione agraria a Città del Messico e a Cuba dove<br />
fondò una stazione sperimentale per lo studio della canna da zucchero e<br />
promosse l’adozione di pratiche agrarie nuove o poco note.<br />
Lorenzo Camerino fece notevoli ricerche su insetti, anfibi, vermi, mammiferi,<br />
ecc.<br />
Giacomo Cattaneo, zoologo, si occupò di protozoi, scoprì l’unico ciliato<br />
ematobio finora conosciuto.<br />
Fridiano Cavara fece molti viaggi per incarico della Società delle Nazioni,<br />
apportò notevoli contributi al progresso di tutti i rami della botanica.<br />
Davide Corazzi si rese noto per le ricerche sull’embriologia dell’Alysia e sulla<br />
parassitologia animale.<br />
Giulio Cotronei fece importanti ricerche nei campi dell’istologia e<br />
dell’embriologia sperimentale.<br />
Giuseppe Cuboni studiò la peronospora.<br />
Antonio della Valle fece studi sui copenodi parassiti, sui gammaridi e<br />
sull’embriologia dei vertebrati.<br />
Federico Delpino, celebre botanico, in cui lo stesso Darwin riconobbe un<br />
illustre avversario, fece importanti studi sui rapporti esistenti tra talune piante<br />
e specie di formiche, che lo fanno considerare come il fondatore della biologia<br />
vegetale.<br />
Vincenzo Diamare è autore di numerose ricerche di zoologia, in particolare sui<br />
cestodi, di anatomia, fisiologia comparata.<br />
Carlo Emery si occupò di molti problemi di biologia animale (ghiandola del<br />
veleno dei serpenti, occhio dei pesci, rene dei mammiferi e dei pesci, organi<br />
delle lucciole, ecc. Fu specialista di fama mondiale nello studio delle formiche.<br />
Paolo Enriques per primo dimostrò la possibilità di un numero illimitato di<br />
generazioni agamiche nei protozoi, studiò i molluschi e gli echinodermi, i<br />
radiolari, la fisiologia comparata, la genetica,ecc.<br />
Eugenio Ficalbi studiò i murenidi, il geco, l’istologia del tegumento dei<br />
vertebrati inferiori, ecc.<br />
Alessandro Chigi è autore di importanti studi di genetica (ibridismo<br />
interspecifico degli uccelli).<br />
Ercole Giacomini studiò istologia, anatomia e fisiologia comparata (pesci,<br />
anfibi, uccelli).<br />
Andrea Giardina ebbe fama per le ricerche sull’origine dell’ovocite e delle<br />
cellule nutrici del Dytiscus, ecc.<br />
Ermanno Giglio-Tos eccelse per i suoi lavori di sistematica degli ortotteri.<br />
1010
Costantino Gorini, docente di batteriologia agraria, scoprì nuovi tipi di fermenti<br />
lattici proteolitici e batteri termofili; un metodo di controllo biologico del<br />
vaccino jenneriano, il latte disgenesico per avitaminosi, un nuovo metodo di<br />
pastorizzazione del latte, ecc.<br />
Leopoldo Granata è autore di importanti studi di protistologia, in particolare<br />
sugli aplosporidi, attinomissidi, cnidossoporidi, fece ricerche citologiche su<br />
alcuni ortotteri, sugli anellidi policheti, propose una nuova classificazione di<br />
protozoi e metazoi.<br />
Giovan Battista Grassi fece ricerche sui vermi parassiti, dei molti dei quali fece<br />
conoscere il cicli di sviluppo, studiò i chetognati, miriapodi e insetti; del 1893<br />
è la fondamentale memoria sulla costituzione e sullo sviluppo della società dei<br />
termitidi, dimostrò la trasformazione del leptocefali in anguilla, fece ricerche<br />
sulla malaria degli uccelli, poi su quella umana, che lo condussero a<br />
determinare l’agente trasmettitore nella zanzara anopheles; si occupò anche di<br />
flebotomi e della fillossera.<br />
Giuseppe Levi, biologo, fece indagini di anatomia ed embriologia umana e<br />
comparata, con importanti ricerche di citologia e istologia (di particolare<br />
interesse gli studi sulle cellule nervose, sull’accrescimento e sulla senescenza<br />
dei tessuti).<br />
Biagio Longo fece importanti studi su protozoi e protofiti, Benigno Massalongo<br />
sulle crittogame e contribuì notevolmente alla conoscenza delle epatiche e dei<br />
funghi.<br />
Oreste Mattirolo studiò i tegumenti seminali delle papiglionacee e i<br />
basidiolicheni (gruppo da lui per primo descritto).<br />
Giuseppe Mazzarelli studiò la biologia applicata alla pesca e all’acquicoltura<br />
(ostriche, mitili), Rina Monti il sistema nervoso degli invertebrati.<br />
<strong>Francesco</strong> Monticelli è noto per le ricerche di elmintologia e per la riforma della<br />
sistematica dei trematodi e dei cestodi.<br />
Renato Perotti, microbiologo e patologo, studiò la microbiologia dei terreni<br />
agrari (azoto, fosforo), mettendo in evidenza l’importanza dei microrganismi<br />
per la vita delle piante superiori, in particolare di quelle coltivate.<br />
Lionello Petri scrisse opere fondamentali sulle malattie dell’olivo, della vite,<br />
degli agrumi, del castagno, ecc.<br />
Umberto Pierantoni studiò gli insetti e in particolare la bioluminescenza.<br />
Pietro Romualdo Pirotta studiò la peronospora e gli altri parassiti della vite,<br />
l’istologia, l’anatomia e l’embriologia vegetale.<br />
1011
Gino Polpacci fece importanti ricerche sulla fotosintesi, sull’azoto elementare,<br />
sull’amido, sul nucleo pirrolico nella formazione della clorofilla, sulla micosi<br />
delle piante e dell’uomo, su nuovi fitofarmaci, ecc.<br />
Enrico Qujat, zoologo, studiò la fisiologia dell’uovo e della larva del baco da<br />
seta, gli incroci tra varie specie, il calcino, il riconoscimento del sesso negli<br />
embrioni.<br />
Federico Raffaele fece importanti studi embriologici sui pesci e sugli anfibi,<br />
Giulio Raffaele sui gameti maschili del plasmodium, scoprendo una fase del<br />
cicli del parassita nei plasmodi degli uccelli.<br />
Silvio Ranzi fece ricerche nel campo dell’embriologia comparata, della<br />
fisiologia dello sviluppo nei selaci, della chimica dell’embrione.<br />
Filippo Re scrisse un trattato sull’agricoltura che ebbe molte edizioni e<br />
traduzioni.<br />
Vincenzo Rivera studiò il fotoperiodismo, l’azione dei raggi x sulle cellule e dei<br />
raggi gamma sui tessuti vegetali; fu il primo a stabilire che l’azione della<br />
radiazione penetrante rallenta il ritmo della moltiplicazione cellulare, dimostrò<br />
per primo che i metalli agiscono deprimendo o accentuando il metabolismo.<br />
Sebastiano Rivolta compì notevoli studi sull’actinomicosi e su varie elmintiasi.<br />
Daniele Rosa è autore della teoria dell’evoluzione chiamata ologenesi e degli<br />
studi sugli anelli di oligocheti.<br />
Achille Russo, zoologo e biologo, è autore di studi sugli echinodermi, sul<br />
metabolismo delle uova dei mammiferi, e sul sesso, sul ciclo evolutivo dei<br />
ciliati, sui pesci.<br />
Giueppe Russo, entomologo, studiò l’entomologia generale e agraria dei paesi<br />
temperati e tropicali, con speciale riguardo agli insetti di olivo, cotone, caffè,<br />
cacao, agrumi, tabacco.<br />
Pier Andrea Saccardo deve la sua fama all’opera “Sylloge fungorum omnium”in<br />
25 volumi, in cui raccolse secondo il criterio sporologico le diagnosi di tutte le<br />
specie di funghi conosciuti (allora circa 70000).<br />
Tommaso Salvadori-Paleotti fece notevoli ricerche sulla sistematica degli<br />
uccelli.<br />
Filippo Silvestri scoprì due nuovi ordini di insetti, proturi e zoratteri.<br />
Stanislao Solari si diede alla sperimentazione agraria nel campo dei concimi e<br />
per primo tracciò le grandi linee dell’agricoltura moderna, basata<br />
sull’induzione dell’azoto nel terreno per mezzo delle leguminose.<br />
Enrico Stassano ideò il metodo di risanamento igienico (stassanizzazione) del<br />
latte mediante riscaldamento a 75° per 15 secondi.<br />
1012
Nazareno Strampelli, agronomo, ottenne un tipo di frumento che quintuplicò i<br />
raccolti, contribuendo a sfamare una larga parte dell’umanità; ottenne questo<br />
risultato studiando e selezionando latitudine per latitudine, terreno per<br />
terreno, clima per clima, la varietà giusta di frumento da piantare, per<br />
raccoglierne in quantità mai prodotte prima.<br />
Gennaro Teodoro, zoologo, fece importanti ricerche sul baco da seta,<br />
cocciniglia, di parassitologia e di entomologia.<br />
Enrico Verson è autore di ricerche morfologiche, fisiologiche, patologiche e<br />
chimiche sul baco da seta( il suo nome è legato alle cellule giganti dei follicoli<br />
del bombice).<br />
Vittorio Vezzani fece importanti ricerche sulla zootecnia.<br />
Giovanni Vitali scoprì l’organo di senso sviluppato negli uccelli, detto<br />
paratimpanico.<br />
Infine ricordiamo Onofrio Abbate, medico e naturalista, che risiedè in Egitto<br />
per 70 anni, meritandosi il titolo di pascià; fu tra i fondatori della Società<br />
geografica egizia e ne fu poi presidente, fu medico capo della flotta durante la<br />
guerra di Crimea.<br />
Tra i principali insegnanti italiani di scienze all’estero nel corso del secolo XIX:<br />
Giacinto Provana di Collegno fu professore di geologia a Bordeaux dal 1838 al<br />
’43, Antonio Raimondi di storia naturale in Perù e in Bolivia; Carlo Ferraris<br />
fondò a Buenos Aires il museo di storia naturale e fu direttore del laboratorio<br />
di fisica, Pietro Arata la facoltà di agronomia e veterinaria; Pietro Carta Molina<br />
vi insegnò fisica, F. Ameghini geologia, Carlo Spegazzini botanica. Nelle<br />
università di S. Francisco e S. Clara in California Antonio Chichi creò i gabinetti<br />
mineralogici, Luigi Brunengo e Giuseppe Neri vi furono professori di chimica e<br />
fisica.<br />
Ricordiamo tra quelli dei primi decenni del secolo XX Luigi Lombardi,<br />
ingegnere, professore di elettrotecnica nel Politecnico di Zurigo; Camillo<br />
Artom, biochimico e fisiologo, professore e capo del Department of<br />
biochemistry nella Bowman Gray School of medicine di Winston-Salem negli<br />
Stati Uniti (per primo ha impiegato gli isotopi radioattivi come rivelatori di<br />
sintesi biologiche); Umberto Nobile, fondatore e direttore in Russia per cinque<br />
anni del centro di costruzioni aeronautiche e in seguito professore negli Stati<br />
Uniti.<br />
Tra i chimici del XIX secolo ha grande importanza Amedeo Avogadro,<br />
fondatore della teoria atomico-molecolare che molto contribuì allo sviluppo<br />
della chimica moderna; la legge che porta il suo nome stabilisce che volumi<br />
uguali di gas nelle stesse condizioni di temperatura e pressione contengono lo<br />
1013
stesso numero di molecole; il numero di Avogadro è il numero di molecole<br />
presenti in una grammomolecola di qualsiasi sostanza.<br />
Stanislao Cannizzaro dimostrò la necessità di assumere a fondamento della<br />
teoria atomica l’ipotesi di Avogadro e propose una regola con la quale si<br />
potevano dedurre i pesi atomici degli elementi chimici; rese così possibile la<br />
classificazione periodica degli elementi, stabilì inoltre su solide basi la chimica<br />
organica, confermando la tetravalenza del carbonio, scoprì l’alcole benzilico.<br />
Cesare Bertagnini compì importantissime ricerche; va sotto il suo nome e sotto<br />
quello di Perkin un metodo di sintesi degli acidi carbossilici.<br />
Bartolomeo Bizio scoprì il rame nei molluschi e in alcune sostanze vegetali,<br />
ottenne per distillazione il gas di legna; i suoi studi di fisica molecolare, che lo<br />
fanno considerare un precursore di van T’Hoff, lo portarono a stabilire un<br />
importante parallelismo tra i vari stati di soluzione e i vari stati gassosi.<br />
Michele Fileti fece ricerche di notevole interesse e fu abile sperimentatore.<br />
Faustino Malaguti, insegnante a Rennes, contribuì al progresso della chimica<br />
organica con ricerche sperimentali; si occupò anche della doppia<br />
decomposizione dei sali e del problema dell’affinità chimica.<br />
Emanuele Paternò è autore di importanti studi di chimica organica e inorganica<br />
(crioscopia, pesi molecolari, preparazione del fosgene, fluoroderivati organici,<br />
picrotossina, acido unico, fotochimica, ecc.).<br />
Alberto Peratoner fece ricerche di chimica organica (derivato del pirone, acido<br />
chelidonico, meconico, tautomeria dell’acido cianidrico).<br />
Raffaele Piria ha lasciato numerose e importanti ricerche di chimica organica<br />
(salicina, salgemma, populina, asparagina, acido aspartico, ecc.); con il nome<br />
di ”reazione di Piria” è noto un metodo di solfonazione e riduzione di un<br />
nitroderivato aromatico.<br />
<strong>Francesco</strong> Selmi è considerato il fondatore della teoria dei colloidi, scoprì le<br />
ptomaine.<br />
Al nome di Ascanio Sombrero sono legate la scoperta della nitroglicerina, della<br />
nitromannite, e notevoli ricerche sui terpeni, sul tetracloruro di piombo, ecc. Le<br />
sue ricerche consentirono ad A. Nobel di giungere alla scoperta della dinamite.<br />
Donato Tommasi, chimico e fisico, studiò le azioni chimiche delle pile, le<br />
costanti termiche; scoprì dieci anni prima di Roentgen la presenza dei raggi x;<br />
egli, infatti, nel 1886 a parigi riuscì ad impressionare una lastra fotografica<br />
senza il concorso della luce del sole e con la sola azione di quelli che<br />
chiamò”effluvi oscuri”.<br />
Numerosi furono i chimici attivi tra il XIX e il XX secolo.<br />
1014
Angelo Angeli fece importantissime ricerche nel campo dei nuclei eterociclici,<br />
dei derivati del benzolo, dell’acido nitroidrossillaminico.<br />
Luigi Balbiano si occupò di canfora, pirazolo, ecc. Prende nome da lui un<br />
derivato dell’acido glutarico.<br />
Pietro Biginelli è autore di importanti ricerche, derivati della naftalina, basi<br />
chinacee, eteri di acidi cumarincarbonici, ecc.<br />
Giovan Battista Bonino fece studi fondamentali nel campo delle proteine, degli<br />
elettroliti forti, della struttura di molecole organiche, ecc.<br />
Giuseppe Bruni applicò per primo la teoria delle fasi nel campo delle soluzioni<br />
solide.<br />
Livio Cambi è noto per avere realizzato i processi elettrolitici d’estrazione dello<br />
zinco, del cadmio, ecc.<br />
Domenico Carbone studiò i microrganismi ai quali nelle acque dei maceri si<br />
deve la macerazione della canapa, studio che gli permise di attuare la<br />
macerazione di piante tessili in qualsiasi condizione.<br />
Luigi Casale studiò il problema della sintesi dell’ammoniaca ed elaborò un<br />
nuovo processo industriale che ebbe largo successo.<br />
Giacomo Ciamician è noto per importanti ricerche sul pirrolo, sulla<br />
fotochimica, sulla presenza degli alcaloidi nelle piante.<br />
Enrico Clerici perfezionò i metodi di analisi microchimica e di separazione<br />
gravimetrica di minerali a mezzo dei liquidi di elevata densità (analisi<br />
isopicnometrica); il liquido da lui preparato (liquido Clerici), con più alta<br />
densità di concentrazione ottenibile con liquidi, è il formiatomalonato di tallio.<br />
Angelo Contardi studiò le fosfatasi animali e vegetali, gli esteri glicerofosforici,<br />
le lecitine, i chemioterapici arsenicati, i derivati acetilenici, la preparazione del<br />
glicol, la glicerina, la glicocolla, l’acido ossalico, ecc.<br />
Arturo Devarda ha dato il nome a una lega di rame, zinco e alluminio, usata<br />
come riducente in chimica analitica.<br />
Giorgio Errera è noto per gli studi condotti in vari campi della chimica<br />
organica(nitroderivato, piribina, canfora, ecc.).<br />
<strong>Francesco</strong> Giordani fece notevoli ricerche sulla produzione dell’azoto<br />
atmosferico; è noto con il suo nome e con quello di Umberto Pomicio un<br />
metodo di estrazione della cellulosa dalla paglia di cereali, diffuso in tutto il<br />
mondo, e una cella di elettrolisi delle soluzioni di cloruro di sodio.<br />
Federico Giolitti trovò il processo di cementazione dell’acciaio.<br />
Icilio Guareschi compì studi fondamentali sui composti idropiridinici.<br />
1015
Mario Giacomo Levi è autore di numerose ricerche nel campo della tecnologia<br />
chimica (preparazione elettrolitica del borace, fabbricazione dell’acido<br />
cloridrico, Sali potassici, ecc.), dei combustibili.<br />
Luigi Mascarelli compì notevoli studi di chimica generale e inorganica<br />
(equilibri, sistemi ternari, fotochimica) ed organica (isomeria degli acidi);<br />
studiò il difenile e i suoi derivati.<br />
Arrigo Mazzucchelli fece notevoli ricerche di chimica inorganica (composti del<br />
fluoro, dell’uranio, del molibdeno, ecc.), di elettrochimica, sull’acido<br />
persolforico, sulle leghe, ecc.<br />
Egidio Meneghetti fece importanti studi sulla chemioterapia dell’antimonio, sui<br />
colloidi, sulla permeabilità ai farmaci dell’alveolo polmonare.<br />
Angelo Menozzi è noto nel campo della chimica agraria e vegetale.<br />
Arturo Miolati studiò acidi e Sali, radicali, ammidi, fucsine, ecc.<br />
Ettore Molinari contribuì allo sviluppo della tecnologia chimica; il suo trattato<br />
di chimica applicata all’industria fu tradotto in più lingue.<br />
Clemente Montemartini studiò l’acido adipico, l’azione dell’acido nitrico sui<br />
metalli, la reazione tra nitriti e idrossilammina, ecc.<br />
Bernardo Oddo compì ricerche su diversi composti eterociclici, scoprì il<br />
magnesil-pirrolo, ecc.<br />
Giuseppe Oddo studiò i diazocomposti, derivati dalla canfora, l’ebullioscopia,<br />
ecc.<br />
Leone Maurizio Padoa studiò l’isomorfismo, i processi catalitici di<br />
idrogenazione e di trasformazione di composti organici, la fototropia, la<br />
velocità di cristallizzazione, la termochimica di reticoli cristallini, i rendimenti<br />
fotochimici delle luci complesse, la natura dei composti intermedi tra quelli<br />
salini e le leghe metalliche; pose in evidenza la variabilità dei coefficienti di<br />
temperatura delle reazioni fitochimiche con la lunghezza d’onda ed elaborò in<br />
collaborazione con Bruno Foresti un sistema di microanalisi per le misure<br />
termochimiche.<br />
Nicola Parravano fece studi sulle leghe metalliche, tra cui uno, importante, sui<br />
sistemi a quattro componenti.<br />
Emanuele Paternò di Sessa Aurunca studiò le soluzioni colloidali, le sintesi<br />
organiche per mezzo della luce ed ebbe il premio internazionale per la<br />
chimica.<br />
Giovanni Pellini distillò per primo nel vuoto il tellurio, stabilì l’isomorfismo tra<br />
tellurio e selenio.<br />
Guido Pellizzari fece molte ricerche di chimica organica (guanidina, triazolo,<br />
ecc.).<br />
1016
A Carlo Perrier si deve la scoperta e la precisazione delle proprietà chimiche<br />
dell’elemento 43, al quale fu dato il nome di tecneto.<br />
Leone Pesci è noto per studi sugli alcaloidi, composti del mercurio, ecc.<br />
Arnaldo Piutti compì numerose ricerche, come quelle sull’urea, sugli immidi,<br />
sull’asparagina, ecc.<br />
Ugo Pratolongo fece studi sulla fertilizzazione del suolo, sull’idrologia agraria,<br />
sull’azione degli enzimi vegetali, sulla conservazione dei foraggi, sull’enologia,<br />
ecc.<br />
Enrico Rimini sulla miristicina, sull’idrazina, sugli aldeidi,ecc.<br />
Luigi Vincenzo Rolla studiò i composti delle terre rare, isolò l’elemento<br />
chimico a numero atomico 61, al quale diede il nome di florenzio (illinio per gli<br />
scienziati americani).<br />
Giovanni Romeo studiò le proprietà della solanina, alcuni eteri nitrobenzilici,<br />
l’essenza di bergamotto, il citrato di calcio, i derivati idrosolforici del citral, un<br />
nuovo metodo di determinazione quantitativa dell’aldeide formica, ecc.<br />
Pietro Saccardi studiò le melanine dei derivati del pirrolo, la natura del<br />
melanogeno, la ricerca quantitativa di alcuni cationi, alcune reazioni delle<br />
aldeidi con i fenoli, ecc.<br />
Cesare Serono ha introdotto per primo in terapia le lecitine e gli eteri di<br />
colesterina, ha studiato i lipoidi, gli idrati di carbonio, l’urina, ecc.<br />
Fausto Sestini fece importanti ricerche in chimica agraria (concimi, analisi dei<br />
terreni).<br />
Sotto il nome di Massimo Tortelli sono noti un termooleometro e una reazione<br />
per l’identificazione dell’olio di arachide.<br />
Filippo Traetta-Mosca fece notevoli ricerche nel campo della chimica biologica<br />
e agraria.<br />
Bortolo Vanzetti studiò la stereochimica dei composti organici dello zolfo, i<br />
processi catalitici nelle reazioni fitochimiche, la disgregazione degli anodi di<br />
carbonio in liquidi acidi, i movimenti oscillatori del mercurio, il carbone<br />
colloidale, la costituzione del nucleo benzenico.<br />
Vittorio Villavecchia è noto per numerose reazioni di identificazione e di<br />
caratterizzazione di vari prodotti, per esempio quella per rivelare l’eventuale<br />
sofistificazione dell’olio d’oliva; si chiama reazione di Villavecchia-Fabris<br />
quella per la ricerca dell’olio di sesamo.<br />
Ferruccio Zamboni fece importanti studi su serie isomorfe naturale e artificiali,<br />
e scoprì una delle leggi dell’isomorfismo (dei volumi molecolari, oggi enunciata<br />
nella forma di Goldschmidt); studiò l’acqua zeolitica, scoprì numerosi minerali.<br />
1017
Nella prima metà del secolo XX Giacomo Fauser, ingegnere, si dedicò alla<br />
realizzazione di processi chimici, riguardanti la fissazione dell’azoto<br />
atmosferico e la produzione di fertilizzanti azotati; sono conosciuti sotto il<br />
suo nome parecchi processi industriali per la preparazione dell’acido nitrico,<br />
del solfato e del nitrato d’ammonio, largamente applicati anche all’estero, e<br />
alcuni tipi di celle elettrolitiche; il “processo Fauser” per la sintesi<br />
dell’ammoniaca dal 1923 è diffuso in tutto il mondo.<br />
Celebri medici del XIX secolo :<br />
Luigi Acconci, ostetrico, eseguì prima di A. Dührssen il taglio cesareo per via<br />
vaginale in una gravidanza complicata da carcinoma cervicale. Carlo <strong>Francesco</strong><br />
Bellingeri ha dato il nome al nervo masticatore del trigemino.<br />
Federico Bottoni insegnò nell’università di Lima ove fondò le prime cliniche.<br />
Arnaldo Cantani ideò un apparecchio per enteroclisi, oggi comunemente usato.<br />
Paolo de Vecchi fondò l’ospizio S. Giuseppe a S. Francisco.<br />
Giovan Battista Fabbri, ostetrico, studiò le viziature pelviche, le lussazioni<br />
traumatiche, ecc.<br />
Giuseppe Giannuzzi, fisiologo, ha dato il nome alle lunule, formazioni<br />
istologiche nel campo delle ghiandole salivari.<br />
Filippo Lussana, fisiologo, studiò i centri sensoriali e il cervelletto, le<br />
localizzazioni motorie, il circolo entero-epatico, la corda del timpano.<br />
Leopoldo Ori fu direttore sanitario a Kartum.<br />
Edoardo Porro, ginecologo, nel 1876 eseguì per la prima volta l’asportazione<br />
sopravaginale dell’utero e degli annessi a complemento del taglio cesareo,<br />
venendo a liberare la donna operata dai maggiori pericoli che la minacciavano,<br />
l’emorragia e l’infezione (l’operazione non tardò a diffondersi in tutto il<br />
mondo).<br />
Luigi Porta, chirurgo, dette fondamentali acquisizioni sullo sviluppo del circolo<br />
collaterale dopo legatura delle arterie e sulla cicatrizzazione delle loro ferite,<br />
portò notevoli innovazioni nella tecnica chirurgica e in particolare nel<br />
trattamento operatorio del gozzo.<br />
<strong>Francesco</strong> Valente Serini fu al servizio della famiglia Bonaparte.<br />
Cesare Taruffi, anatomopatologo, fornì contributi fondamentali alla<br />
teratologia.<br />
Tito Vanzetti, chirurgo, si recò in Russia e divenne medico della famiglia<br />
Narysin, eseguì per la prima volta in quel paese l’ovariotomia e fu nominato<br />
professore di oculistica all’università di Charcov (una forma di scoliosi ha<br />
preso il suo nome da che la priorità della cura, attribuita allo Charcot, venne<br />
rivendicata al Vanzetti dal Massalongo).<br />
1018
Luigi Vella, fisiologo, descrisse un metodo chirurgico sperimentale per<br />
raccogliere il succo enterico a scopo di studio (ansa alla Vella).<br />
Molto numerosi furono i medici italiani tra il XIX e il XX secolo che portarono<br />
rilevanti contributi nella ricerca e nella cura delle patologie; ne riportiamo un<br />
elenco in ordine alfabetico.<br />
Onofrio Abbate in Egitto ricoprì numerosi incarichi,si applicò all’oftalmologia,<br />
fu tra i fondatori della Società geografica egizianae fu medico di corte.<br />
Di Vittorio Aducco è rimasta classica la tecnica della cocainizzazione con cui<br />
esplorò la funzione dei centri respiratori.<br />
Pietro Albertoni, fisiologo, studiò l’epilessia, i centri nervosi, lo scorbuto, la<br />
malattia di Erb.<br />
Giuseppe Albini, fisiologo, docente all’università di Cracovia, ha dato il nome ai<br />
noduli, formazioni delle valvole atrioventricolari del cuore.<br />
Roberto Alessandri, chirurgo, ha lasciato un metodo originale di laminectomia<br />
osteoplastica (operazione di Alessandri).<br />
Salvatore Alessi fu per molti anni medico a Pietroburgo.<br />
Arnaldo Angelucci, oftalmologo, ha legato il proprio nome a tecniche<br />
operatorie per la cura dell’ectropion e per la correzione della ptosi palpebrale.<br />
Carlo Annaratone fu medico in Abissinia.<br />
Carlo Arnaudi, microbiologo, con Serafino Belfanti isolò la lecitasi nel pancreas,<br />
e con Kopaczewski e Rosnowski mise in luce l’aspetto fisico-chimico dei<br />
fenomeni di antagonismo microbico.<br />
Maurizio Ascoli, clinico, ha ideato un metodo dello pneumotorace ipotensivo e<br />
di quello bilaterale simultaneo, e un metodo per la cura della malaria.<br />
Giuseppe Ayala, neuropatologo, ha dato il proprio nome al cosiddetto<br />
“quoziente”, in caso di blocco midollare in seguito a una puntura lombare.<br />
Guido Baccelli che studiò con Vittorio Ascoli l’infezione malarica è celebre per<br />
l’adozione della via endovenosa come mezzo d’introduzione dei farmaci.<br />
Silvestro Baglioni è noto per le ricerche sperimentali sulla fisiologia del<br />
neurone.<br />
Ivo Bandi impiantò nel 1901 l’istituto Pasteur a Rio de Janeiro, propose un<br />
metodo rapido per la sierodiagnosi del colera.<br />
Guido Banti compì importanti ricerche sull’eziologia della polmonite fibrinosa,<br />
sull’infezione tifoide, sulla leucemia, sulle endocarditi e nefriti; con il nome di<br />
sindrome bantiana si designano alcune malattie caratterizzate, come quella<br />
descritta dal Banti, da aumento di volume della milza.<br />
Edoardo Bassini, chirurgo, ha lasciato un metodo, diffuso in tutto il mondo, di<br />
operazione radicale dell’ernia inguinale.<br />
1019
Giuseppe Bastianelli compì importanti ricerche sulla malaria, descrisse per<br />
primo, con Amico Bignami, Angelo Celli ed Ettore Marchiafava, il ciclo dei<br />
parassiti malarici nell’anofele.<br />
Raffaele Bastianelli è autore di notevoli studi in vari campi della chirurgia e in<br />
particolare in quello dei tumori.<br />
Carlo <strong>Francesco</strong> Bellingeri ha dato il nome al nervo masticatore del trigemino.<br />
Alberico Benedicenti,farmacologo e fisiologo, dimostrò l’inibizione<br />
dell’adrenalina sulla secrezione pancreatica, e la reazione tra aldeide fomica e<br />
sostanze proteiche.<br />
Ernesto Bertarelli, igienista, dimostrò la filtrabilità del virus del tracoma, fece<br />
studi sulla tubercolosi umana e bovina.<br />
Dante Bertelli, anatomico, studiò il midollo spinale, la membrana del timpano,<br />
le ghiandole perifaringee, l’arteria sottolinguale, il naso, l’incisura<br />
dell’acetabolo.<br />
Mario Bertolotti, radiologo, descrisse la sindrome che da lui prese il nome,<br />
costituita dalla sacralizzazione della quinta vertebra lombare, associata ad<br />
ischialgia.<br />
Leonardo Bianchi, psichiatra, compì notevoli ricerche e scrisse un trattato<br />
sull’argomento; a lui si deve la dottrina della funzione dei lobi frontali.<br />
Al nome di Amico Bignami è legata una classificazione dei vari tipi di febbre<br />
dovuti al plasmodium precox, la descrizione del ciclo di sviluppo del parassita<br />
negli organi interni e la dimostrazione sperimentale della inoculazione della<br />
malaria ad opera delle zanzare.<br />
Lucio Bini, neuropsichiatra, è autore di notevoli studi sulle psicosi presenili,<br />
sulle psiconevrosi, sulla schizofrenia (vedi anche U. Cerletti).<br />
Domenico Biondi, chirurgo, insegnò istologia all’università di Breslavia,<br />
introdusse l’uso di un colorante, da lui ideato, detto “reattivo del Biondi”,<br />
studiò lo sviluppo e le malformazioni del palato e della faccia.<br />
Giulio Bizzozero diede il nome alle piastrine, da lui scoperte nel 1883, elementi<br />
discoidali incolori nel sangue dei mammiferi.<br />
Attilio Bonanni è autore di importanti ricerche nel campo farmacologico.<br />
<strong>Francesco</strong> Bonfiglio, neuropsichiatra, ha legato il proprio nome a ricerche di<br />
importanza fondamentale nel campo della patologia sperimentale (encefalite<br />
produttiva, encefalite da soroplasma), dell’istopatologia (paralisi progressiva),<br />
delle demenze presenili.<br />
Augusto Bonomi, patologo, studiò l’embriogenesi della nevroglia, le gliosi e i<br />
gliomi, le malattie dello scheletro, la biologia degli agenti di infezione.<br />
1020
Gaetano Boschi, neuropsichiatra, ideò la cura diacefalo-rachidiana di alcune<br />
malattie neurologiche, applicò prima di Hutton la radioterapia tubero-<br />
ipofisaria su casi di diabete mellito.<br />
Pier Ludovico Bosellini ha legato il proprio nome alla scoperta e allo studio di<br />
una rara malattia cutanea, la dermite verrucoide delle parti scoperte.<br />
Filippo Bottazzi, fisiologo, fece importanti ricerche sulla fisiologia dei muscoli,<br />
sulla contrattilità del sarcoplasma, sull’omeosmoticità degli animali rispetto<br />
all’ambiente liquido.<br />
Enrico Bottini, chirurgo, è noto per lo studio sull’antisepsi mediante acido<br />
fenico, anteriore ai lavori di Listere per l’operazione che porta il suo nome<br />
(prostatotomia uretrale galvano-caustica).<br />
Camillo Bozzolo ha legato il proprio nome agli studi sull’anchilostomiasi, sulle<br />
splenomegalie primitive, sul mielosa multiplo, detto anche morbo di Kahler-<br />
Bozzolo.<br />
Achille Breda, dermatologo, studiò la malattia che porta il suo nome, detta<br />
buba.<br />
Angelo Cesare Bruni, anatomico, portò importanti contributi nello studio<br />
dell’istologia e delle funzioni del connettivo, dell’embriologia e della<br />
morfologia delle ghiandole endocrine; si chiama “nodo” di Paci e Bruni una<br />
piccola formazione di tessuto specifico di conduzione del cuore.<br />
Aristide Busi portò fondamentali contributi a molti problemi di diagnostica<br />
radiologica; è detto segno di Busi l’alone trasparente che può comparire sul<br />
radiogramma del duodeno attorno all’immagine di nicchia.<br />
Antonio Cardarelli studiò l’aneurisma dell’aorta (sintomo di Cardarelli-Oliver), i<br />
tumori addominali, le malattie del fegato e delle vie biliari.<br />
Agostino Carducci precisò per primo l’individualità nosografica della febbre<br />
esantematica del Mediterraneo che porta il suo nome.<br />
Antonio Carle con Giorgio Rattone dimostrò per primo la natura infettiva del<br />
tetano.<br />
Tito Carlone, patologo, studiò le malattie del fegato, immunologia e<br />
batteriologia.<br />
Giuseppe Caronia, clinico, scoprì la cura specifica della leishmaniosi interna, i<br />
vaccini linizzati curativi del tifo e di altre malattie infettive.<br />
Oddo Casagrandi, igienista, scoprì la filtrabilità dei virus del vaiolo vaccinico e<br />
di quello umano, fece notevoli ricerche sull’amebiasi e in tema di batteriologia.<br />
Azzio Caselli ideò tecniche operatorie per alcune resezioni articolari, per<br />
l’asportazione della parotide, ecc.<br />
1021
Aldo Castellani, inviato dal governo inglese in Uganda nel 1902, scoprì l’agente<br />
patogeno della malattia del sonno in un tripanosoma, fondò il laboratorio di<br />
batteriologia nell’isola di Ceylon dove isolò i bacilli dissenterici, dimostrò che<br />
la spirochaeta pertenius è l’agente patogeno della framboesia tropicale,<br />
descrisse la broncospirochetosi emorragica, la febbre columbense, le febbri<br />
tropicali, la quartana non malarica, la funicolite endemica, isolò nuove forme di<br />
micosi, ecc. Prestò la sua opera di batteriologo in Francia, in Inghilterra e in<br />
macedonia durante la prima guerra mondiale, fu con R. Ross condirettore a<br />
Londra dell’istituto per le malattie tropicali, ebbe la cattedra di medicina<br />
tropicale a Tulane (N. Orleans), nel 1928 ebbe il titolo di sir.<br />
Pietro Castellino (vedi Achille de Giovanni) sviluppò la dottrina della scuola<br />
neo-costituzionalista nel campo dell’endocrinologia e del sistema nervoso<br />
vegetativo, precedendo H. Eppinger e L. Hess, per primo descrisse l’azione<br />
stimolante del fegato sulla funzione emopoietica del midollo osseo e in<br />
notevole anticipo su Whipple sfruttò l’effetto terapeutico antianemico<br />
dell’estratto epatico.<br />
Arturo Castiglioni insegnò all’università di Yale negli Stati Uniti e fu presidente<br />
della società di storia della medicina a New York.<br />
Giacomo Catterina studiò la varicella, il tetano, il carbonchio, la<br />
broncopolmonite.<br />
Antonio Ceci, chirurgo, creò nuovi metodi di plastica cutanea e di trapianto di<br />
tessuti.<br />
Angelo Celli ha legato il proprio nome a ricerche di fondamentale importanza<br />
nell’eziologia della meningite cerebro-spinale epidemica e della dissenteria, e<br />
soprattutto al problema della malaria, completandone la parassitologia.<br />
Eugenio Centanni portò un contributo notevole agli studi sull’immunità.<br />
Giovan Battista Cerletti, neuropsichiatra, scoprì l’elettroshoc in collaborazione<br />
con Lucio Bini.<br />
Antonio Cesaris-Demel, anatomopatologo, fece importanti studi in<br />
batteriologia, immunologia ed ematologia, scoprì la sostanza granulo-<br />
filamentosa dei globuli rossi giovani (reticolociti).<br />
Giulio Chiarugi scrisse un celebre trattato di anatomia.<br />
Carmelo Ciaccio, patologo, fece ricerche nel campo della patologia cellulare e<br />
della corteccia surrenale, dei tessuti emopoietici, sul ricambio dei lipidi, dei<br />
glicidi, ecc.<br />
Giuseppe Ciaccio descrisse per primo alcune piccole ghiandole lacrimali<br />
accessorie, chiamate con il suo nome.<br />
1022
Alessandro Codivilla eseguì per primo la gastroenterostomia nell’ulcera<br />
duodenale, ideò il metodo dell’estensione con il chiodo nella cura delle<br />
fratture, portò importanti contributi nella chirurgia ortopedica.<br />
Rosalino Colella, clinico, studiò la funzione dei lobi parafrontali del cervello,<br />
l’epilessia spinale, la paralisi progressiva, le alterazioni della corteccia<br />
vertebrale, la tabe dorsale, la frenosi senile, l’impotenza sessuale, ecc.<br />
Luigi Concato studiò la poliorromenite o polisierosite specifica.<br />
Luigi Condorelli, clinico, ha fornito importanti contributi in cardiologia e ha<br />
introdotto lo pneumomediastino.<br />
Ad Alfonso Corti, che operò a Vienna, Zurigo,Wurzburg e Utrecht, si deve la<br />
scoperta dell’organo spirale dell’orecchio che porta il suo nome, essenziale per<br />
l’audizione; studiò anche l’anatomia della retina, dimostrando la connessione<br />
delle cellule nervose con le fibre del nervo ottico.<br />
Giuseppe Bagnini descrisse il riflesso oculo-cardiaco.<br />
Antonio d’Antona studiò la patologia chirurgica dei vasi, dei polmoni e del<br />
rene.<br />
Achille de Giovanni è il fondatore dell’antropometria medica che riguarda la<br />
suddivisione della costituzione fisica secondo i tipi umani; alla sua scuola<br />
neocostituzionalista con Castellino, Pende e Viola spetta il merito di avere<br />
saputo dare dignità scientifica a questa suddivisione già osservata dagli antichi<br />
(sanguigno, linfatico, bilioso, melanconico).<br />
<strong>Francesco</strong> Delitala studiò l’ernia del disco invertebrale, il trattamento<br />
ortopedico delle amputazioni, la lussazione della spalla, ecc.<br />
Vincenzo de Simoni fu uno dei fondatori dell’accademia di medicina in<br />
Brasile(1840).<br />
Silvio Dessy fu direttore dell’istituto sperimentale d’igiene a Buenos Aires e<br />
fondatore del grande istituto biologico argentino.<br />
Giovanni de Toni, pediatra, studiò un particolare tipo di nanismo (sindrome di<br />
De Toni-Debré-Fanconi).<br />
Paolo de Vecchi svolse attività di chirurgo a San Francisco in California dove<br />
fondò l’ospedale di S. Giuseppe.<br />
Luigi Devoto fu presidente della commissione internazionale per la medicina<br />
del lavoro.<br />
Giovanni di Guglielmo contribuì allo studio delle porpore emorragiche, delle<br />
sindromi neuro-ipofisarie e soprattutto delle mielosi eritremiche classificate<br />
secondo criteri universalmente accettati; in suo onore è detta malattia di Di<br />
Guglielmo la mielosi eritremica acuta.<br />
1023
Pietro di Mattei fece importanti ricerche sperimentali di fisiologia,<br />
farmacologia, chemioterapia, tossicologia, vitaminologia.<br />
Antonio Dionisi è autore di importanti ricerche sulla patologia dell’apparato<br />
emo-linfatico, di quello respiratorio, sulla correlazione delle ghiandole a<br />
secrezione interna,<br />
sul sistema reticolo endoteliale; a lui si deve la determinazione del significato<br />
biologico della fase semilunare del parassita malarico estivo-autunnale.<br />
Achille Mario Dogliotti, chirurgo, è autore di importanti studi sulla trasfusione<br />
del sangue, ha legato il proprio nome ad arditi metodi operatori, dimostrando<br />
la possibilità di eseguire la ventricolografia cerebrale, e ideando per le<br />
operazioni al cuore il cuore artificiale.<br />
Arturo Donaggio, neuropsichiatra, descrisse la rete fibrillare delle cellule<br />
nervose dei vertebrati, formulò la dottrina corticonigrica del “parkinsonismo”,<br />
descrisse nelle urine il cosiddetto fenomeno di ostacolo che porta il suo nome<br />
e che applicò alla diagnosi di accesso epilettico.<br />
Mario Donati, chirurgo, ha portato notevoli contributi soprattutto nel campo<br />
della chirurgia addominale.<br />
Virgilio Ducceschi, fisiologo, professore dal 1906 al ’16 a Cordoba in<br />
Argentina, è noto per le ricerche sullo stomaco, sul cuore, sul sangue, sul<br />
sistema nervoso centrale.<br />
Augusto Ducrey, dermosifiloiatra, dette notevoli contributi all’eziologia di<br />
molte malattie, scoprì l’agente patogeno dell’ulcera venerea, ottenne colture<br />
del microsporon minutissimum (eritrasma), del bacillo della lebbra, ecc.<br />
<strong>Francesco</strong> Durante è autore di numerosi e audaci metodi operatori (<br />
laringectomia, estirpazione della lingua, resezione a cuneo del ginocchio,<br />
disarticolazione della spalla) e fu il primo a operare i tumori del nervo acustico;<br />
formulò per primo nel 1874<br />
La genesi dei tumori da germi embrionali (teoria di Durante- Cohneheim),<br />
ideò una soluzione iodo-iodurata nella cura della tubercolosa chirurgica.<br />
Gioacchino Failla fu la più alta autorità della radioterapia negli Stati Uniti.<br />
Emilio Falaschi portò notevoli contributi in ostetricia.<br />
<strong>Francesco</strong> Falchi fu noto nel campo dell’oftalmologia.<br />
Giulio Fano, fisiologo, fece importanti ricerche sulla fisiologia del sistema<br />
nervoso centrale e del cuore, dottore honoris causa dell’università di St.<br />
Andrei, membro onorario della Società britannica, della Società reale delle<br />
Scienze mediche di Bruxelles.<br />
Farina attuò la prima sutura del femore.<br />
1024
Giuseppe Favaro studiò l’anatomia del vestibolo orale, la ghiandola pineale e il<br />
sistema muscolare.<br />
Raimondo Feletti è noto per i suoi studi di parassitologia sulla malaria, sul<br />
diabete e sulla tisi.<br />
Claudio Fermi, igienista, ha legato il proprio nome a una modifica<br />
particolarmente utile del metodo di Pasteur per la preparazione del vaccino<br />
antirabbico.<br />
Luigi Ferrannini fu studioso delle malattie professionali.<br />
Guido Ferrarini, patologo, lavorò sulle splenomegalie, sull’ernia muscolare, sui<br />
tumori delle guaine vascolari, sulle ustioni, sulle ossificazioni traumatiche,<br />
sulla botriomicosi, ecc.<br />
Adolfo Ferrata, patologo, studiò le leucemie, l’emoistioblasto, la struttura e<br />
l’embriologia del rene, i villi intestinali e soprattutto l’emopoiesi in condizioni<br />
normali e patologiche.<br />
Adamo Maria Fiamberti, neuropsichiatra, è autore di un metodo di leucotomia<br />
(detta leucotomia transorbitaria di Fiamberti) e di una cura farmacologica, con<br />
l’acetilcolina, della schizofrenia.<br />
Gaetano Fichera, patologo, enunciò la dottrina dello squilibrio oncogeno<br />
sull’eziopatogenesi dei tumori.<br />
Pio Foà, anatomo-patologo, portò notevoli contributi all’ematologia con<br />
ricerche sull’eziologia del cancro, sulla patologia delle ghiandole endocrine.<br />
Carlo Forlanini studiò l’ipertensione arteriosa, l’enfisema polmonare e attuò<br />
per primo lo pneumotorace artificiale che oggi è considerato un ausilio<br />
terapeutico di primaria importanza.<br />
Cesare Frugoni, patologo, studiò la splenomegalia trombo-flebitica e le diatesi<br />
emorragiche.<br />
Romeo Fusari, anatomico, fece importanti ricerche sulla fine struttura del<br />
sistema nervoso e sulla embriologia dei vertebrati.<br />
Gaetano Gaglio, farmacologo, ideò l’associazione dell’uretano etilico al<br />
cloridrato di chinino.<br />
Gino Galeotti, patologo, studiò la peste in India e in Manciuria. Agostino<br />
Gemelli, psicologo, si occupò specialmente dei problemi relativi alla percezione<br />
e alla personalità, promosse lo studio elettroacustico del linguaggio.<br />
<strong>Francesco</strong> Ghilardini, radiologo, ha legato il proprio nome a un particolare<br />
reperto dell’esame elettro-diagnostico (reazione a distanza del Ghilardini) e ai<br />
primi studi sugli effetti biologico-terapeutici delle radiazioni Roentgen.<br />
1025
Carlo Giacomini deve la propria fama agli studi sull’anatomia del negro,<br />
sull’ippocampo e sue connessioni, sulla topografia del cuore, illustrò la<br />
benderella che porta il suo nome.<br />
Pietro Giacosa, farmacologo, svolse corsi a Cambridge, contribuì con<br />
importanti studi sulla trasformazione dei farmaci nell’organismo allo sviluppo<br />
della moderna farmacologia.<br />
Giuseppe Giannuzzi ha legato il proprio nome alle semilune delle ghiandole<br />
salivari.<br />
Camillo Golgi, istologo e patologo, ebbe il premio Nobel nel 1906 con S.<br />
Ramon y Cajal; fece ricerche fondamentali per la conoscenza dell’istologia del<br />
tessuto nervoso; ha legato il proprio nome all’apparato reticolare interno nelle<br />
cellule nervose, costituente fondamentale di tutte le cellule; scoprì nel 1873 la<br />
reazione nera, un metodo di colorazione dei tessuti nervosi, basato sull’uso di<br />
Sali di cromo e argento, grazie al quale fu possibile osservare per la prima<br />
volta nei dettagli i contorni cellulari e lo sviluppo dei prolungamenti.<br />
Giuseppe Gradenigo, otorinolaringoiatra, studiò l’embriologia dell’orecchio, la<br />
morfologia, la teratologia del padiglione auricolare e l’adenoidismo.<br />
Pietro Gradenigo, oculista, descrisse per primo la tubercolosi dell’iride e<br />
inventò apparecchi per la specialità, tra cui lo ialopsifero.<br />
Olinto Grandesso-Silvestri, chirurgo, usò per primo le legature elastiche negli<br />
interventi chirurgici.<br />
Enrico Greppi studiò l’ematologia e la patologia del sistema neurovegetativo; è<br />
detta sindrome di Greppi-Rietti-Micheli una forma di anemia emolitica con<br />
aumento della resistenza globulare.<br />
Rocco Gritti, chirurgo, ideò un metodo classico di amputazione osteoplastica<br />
del femore che porta il suo nome.<br />
Pietro Grocco ha legato il proprio nome al reumatismo reticolare cronico<br />
(Grocco-Poncet) e al triangolo (zona di ipofonesi triangolare nei versamenti<br />
pleurici), descrisse per primo il reumatismo tubercolare.<br />
Giuseppe Guarnieri, patologo, studiò i corpuscoli del vaiolo che da lui presero<br />
il nome.<br />
Antonio Grossich, chirurgo, introdusse la pennellazione iodica nella<br />
sterilizzazione del campo operatorio.<br />
Giuseppe Guarnieri, patologo, studiò i corpuscoli del vaiolo che da lui presero<br />
il nome.<br />
Guglielmo Guelfa, fisiologo, fu attivo a Parigi.<br />
1026
Amedeo Herlitzka, fisiologo, fece importanti studi sulla clorofilla,<br />
sull’elettrofisiologia, sulla fisiologia del lavoro muscolare e sulla respirazione a<br />
grandi altezze.<br />
Giovanni Inzani compì importanti ricerche sulla localizzazione e le funzioni dei<br />
fasci nervosi del midollo spinale e delle terminazioni nervose sensitive, e<br />
notevoli studi sul colera.<br />
Pasquale Landi, chirurgo, eseguì nel 1868 la prima ovariotomia.<br />
Cesare Lombroso, psichiatra e antropologo, fu l’iniziatore dell’antropologia<br />
criminale; partendo da una concezione materialistica dell’uomo, cercò di<br />
spiegare come anomalie fisiche (caratteri degenerativi lombrosiani)la<br />
degenerazione morale del delinquente; grande diffusione ebbe il suo<br />
libro”Senno e follia”. Si chiama “segno del Lombroso” l’ottundimento della<br />
sensibilità dolorifica, frequente nei criminali e negli psicopatici.<br />
Ugo Lombroso, fisiologo, fu “maitre de recherche” nella facoltà di medicina di<br />
Parigi, studiò il pancreas, il metabolismo dell’azoto e l’azione dinamica degli<br />
alimenti.<br />
Luigi Luciani, fisiologo, studiò la fisiologia del sistema nervoso ( ricerche sulle<br />
localizzazioni della corteccia cerebrale, sulla genesi corticale dell’epilessia,<br />
sulla funzione del cervelletto, sulla fisiologia del digiuno); il suo trattato di<br />
fisiologia dell’uomo fu tradotto in molte lingue (vedi anche Augusto<br />
Tamburini).<br />
Ernesto Lugaro, neuropsichiatra, studiò la trasmissione dell’impulso nervoso<br />
da una cellula nervosa all’altra, le sensazioni dolorifiche; in psichiatria ravvisò<br />
nelle malattie mentali un determinismo d’ordine somatico, anziché<br />
psicologico; ebbero particolare importanza i suoi studi sulle pseudallucinazioni<br />
e sui fenomeni dissociativi (vedi anche Eugenio Tanzi).<br />
Alessandro Lustig, patologo, studiò in India la peste bubbonica e in Brasile la<br />
lebbra, la malaria e la febbre ondulante; fece ricerche sui batteri delle acque,<br />
sul tifo petecchiale, sul gozzo endemico, sul colera, sulla tubercolosi, sugli<br />
effetti del gas bellico sull’organismo umano.<br />
Domenico Majocchi, dermosifilografo, ha legato il proprio nome alla “purpura<br />
annularis teleangiectodes”.<br />
Luigi Mangiagalli fece importanti studi su ostetricia e ginecologia.<br />
Paolo Mantegazza, igienista e antropologo, esercitò dapprima la professione<br />
medica in Argentina, fondò poi a Pavia il primo laboratorio di patologia<br />
generale in Europa, si occupò anche di fisiologia fisica.<br />
Vittorio Marchi, istologo, eseguì importanti ricerche sulla patologia del sistema<br />
nervoso, ha legato il proprio nome ai globuli, frammenti di mielina che si<br />
1027
mettono in evidenza con la colorazione (detta di marchi) in caso di malattie<br />
degenerative del midollo spinale.<br />
Ettore Marchiafava, anatomo-patologo, studiò l’artrite tubercolare e quella<br />
luetica, la glomerulonefrite produttiva, scoprì il meningococco, nel liquor dei<br />
meningitici, scoprì e studiò completamente la degenerazione primaria del<br />
corpo calloso nell’alcolismo cronico (malattia di Marchiafava) e fece ricerche<br />
sulla malaria e sulla terzana maligna (vedi anche Giuseppe Bastianelli).<br />
Pio Martori, farmacologo, autore di fondamentali ricerche di farmacologia,<br />
terapia e idrologia medica (il sinergismo d’azione dei farmaci, l’assorbimento<br />
intestinale del ferro, l’azione del guaiacolo, dell’adrenalina, dei cardiotonici,<br />
degli stupefacenti, delle acque minerali), scrisse anche un noto trattato di<br />
farmacologia e terapia, tradotto in più lingue.<br />
Fedele Margary, chirurgo, fu il primo a descrivere la frattura dei menischi<br />
articolari del ginocchio.<br />
Giovanni Martinotti, anatomo-patologo, ha portato importanti contributi alla<br />
conoscenza della funzione del pancreas, ha dato il nome alle “cellule”, varietà<br />
di cellule nervose della corteccia cerebrale.<br />
Paolo Mascagni, anatomista e fisiologo, studiò le strutture dei vasi linfatici.<br />
Ferdinando Massei, otorinolaringoiatra, descrisse l’ascesso<br />
perilaringotracheale, l’eresipela della laringe, la tracheite emorragica.<br />
Vittorio Mazzoni, istologo, studiò il sistema nervoso.<br />
Con il nome di Vittorio Mibelli, dermosifiloiatra, sono designati gli<br />
angiocheratomi e la porocheratosi (studiata con il Respighi).<br />
Ferdinando Micheli, clinico, studiò gli itteri emolitici, l’anemia perniciosa,<br />
l’emoglobinuria parossistica, l’endocardite lenta, il diabete renale, le affezioni<br />
tubercolar( vedi anche Enrico Greppi).<br />
Giovanni Mingazzini, neuropsichiatra, ha legato il proprio nome alla emiparesi<br />
dovuta ad una lesione del nucleo lenticolare (sindrome di Mingazzini); dedicò<br />
gli studi all’anatomia clinica del sistema nervoso con particolare riguardo al<br />
problema delle afasie, alla fisiologia del nucleo lenticolare, del cervelletto e del<br />
corpo calloso.<br />
Adolfo Montuori, fisiologo, dimostrò l’esistenza nel pancreas di una sostanza<br />
ad azione glicoinibitrice sul sangue e sul fegato, anticipando la scoperta<br />
dell’insulina; dimostrò anche i mezzi chimici e biotermici ossidoriduttori della<br />
termoregolazione.<br />
Eugenio Morelli, clinico, perfezionò gli studi sulla fisiopatologia dell’apparato<br />
respiratorio.<br />
1028
Benedetto Morpurgo, patologo, studiò lo sviluppo delle arterie, dei gangli<br />
intervertebrali dei muscoli, l’osteomalacia, la rachitide, l’infiammazione<br />
sierosa, ecc.<br />
Enrico Morselli, neuropsichiatra, fece importanti studi sulla genesi corticale<br />
dell’epilessia, delle nevrosi traumatiche, di psicologia sperimentale,<br />
antropologia e metapsichica.<br />
Giuseppe Moruzzi con H. Magoun scoprì, lavorando a Chicago il sistema<br />
reticolare attivatore ascendente, formazione del sistema nervoso centrale,<br />
d’importanza fondamentale per la neurobiologia.<br />
Angelo Mosso fondò un laboratorio internazionale ai piedi del monte Rosa per<br />
lo studio della fisiopatologia dell’uomo alle grandi altezze; si occupò tra l’altro<br />
di tecnica fisiologica (ergografo, pletismografo, sfigmomanometro, ecc.), della<br />
respirazione, del sangue, degli organi di senso, dell’apparato digerente, ecc.<br />
Augusto Murri tra i clinici dell’epoca ebbe una particolare rinomanza<br />
essenzialmente per la metodica seguita nello studio del malato; il suo metodo<br />
si servì largamente dell’applicazione della fisiopatologia nello studio della<br />
fenomenologia morbosa.<br />
Giuseppe Mya, pediatra, studiò il megacolon congenito e la formazione di uno<br />
speciale coagulo a ragnatele (reticolo di Mya) nel liquido cefalorachidiano.<br />
Adelchi Negri, patologo, autore di ricerche importanti sulla infezione rabbica,<br />
ha legato il proprio nome ai “corpi”, inclusioni da lui scoperte, contenute<br />
specialmente nelle cellule del corno d’ ammone, ma presenti anche nelle<br />
cellule nervose di varie circonvoluzioni cerebrali.<br />
Camillo Negro, neurologo, ha legato il proprio nome alla pseudoastenia di<br />
origine periferica e al segno della troclea dentata.<br />
Agostino Paci, chirurgo, è ricordato come autore di un metodo razionale di<br />
riduzione della lussazione congenita dell’anca.<br />
Filippo Pacini scoprì le terminazioni nervose tattili (corpuscoli di Pacini), vide e<br />
disegnò per primo il vibrione del colera, che sarà poi riscoperto da Koch e<br />
riconosciuto come agente patogeno di quella malattia, studiò inoltre la<br />
struttura della retina.<br />
Giuseppe Pagano ebbe il premio Lallemand a Parigi dall’Institut de France per i<br />
suoi studi sul cervelletto.<br />
Giovanni Paladino descrisse il fascio ventricolare del sistema specifico del<br />
cuore (fascio di Paladino-His).<br />
Ferdinando Palasciano, chirurgo, fu il primo ad affermare che in guerra si<br />
debbono curare anche i nemici feriti, propugnò il principio secondo il quale le<br />
potenze dovevano riconoscere la neutralità dei combattenti malati o feriti,<br />
1029
precorrendo così il Durand, fondatore della Croce Rossa; la sua tesi fu accolta<br />
dalla società di utilità pubblica di Ginevra che propose la costituzione di una<br />
associazione permanente di soccorso per i feriti di guerra.<br />
Pietro Panzeri, chirurgo ortopedico, fu il primo a sperimentare su larga scala il<br />
trattamento radicale incruento della lussazione congenita dell’anca e fornì<br />
fondamentali contributi alla tecnica del raddrizzamento forzato del ginocchio<br />
valgo.<br />
Gaetano Parlavecchio, chirurgo, eseguì per primo la sutura della<br />
milza(splenorragia); diede notevoli contributi alla chirurgia del cuore, allo<br />
studio dei tumori della lingua.<br />
Umberto Parodi, patologo, studiò il cancro del catrame, l’ipertrofia dell’utero,<br />
ecc.<br />
Giovanni Pascale, chirurgo, svolse vasta attività di ricerca in molti campi della<br />
chirurgia generale, sugli innesti ossei, sulla terapia chirurgica degli aneurismi,<br />
dell’empiema cronico, sugli interventi chirurgici nelle cirrosi epatiche, ecc.<br />
Al nome di Agostino Pasini, dermosifiloiatra, è legata la descrizione di una<br />
varietà di epidermolisi bollosa.<br />
Vincenzo Patella, patologo, studiò una particolare forma di pilorostenosi in<br />
soggetti tubercolotici (malattia di patella ); “segno di Patella” è la presenza di<br />
cellule endoteliale relativamente numerose in caso di endocardite batterica<br />
subacuta.<br />
Nicola Pende (vedi anche Achille de Giovanni), patologo e clinico, si dedicò a<br />
problemi endocrinologici con studi sulla funzionalità delle ghiandole<br />
endocrine, sulle correlazioni ormonali, sui rapporti tra secrezioni interne e<br />
sistema neurovegetativo e soprattutto sui rapporti tra attività endocrine e<br />
costituzione; da queste ultime ricerche derivò il concetto di “biotipo” che<br />
rappresenta un’ulteriore evoluzione del concetto di tipo morfologico della<br />
medicina costituzionalistica.<br />
Antonio Pensa, anatomista, studiò gli organi ghiandolari, il timo, l’albero<br />
bronchiale, ecc.<br />
Carlo Pellizzari, dermatologo e sifilografo, fece ricerche sulla lebbra, su<br />
particolari localizzazioni della sifilide (cervello, placenta) e sul rinoscleroma.<br />
<strong>Francesco</strong> Pentimalli, patologo, diede importanti contributi allo studio dei<br />
tumori maligni.<br />
Alberto Pepere, anatomo-patologo, fece importanti studi sui tumori del fegato,<br />
sulla tubercolosi, sulla senilità, ecc.<br />
Edoardo Perroncito, parassitologo, dimostrò essere l’anchilostoma duodenale<br />
la causa dell’anemia dei minatori; descrisse per primo la peste aviaria.<br />
1030
Ernesto Pestalozza portò un largo contributo alla fisiopatologia e alla tecnica<br />
chirurgica ostetrico-ginecologica; per primo studiò il corionepitelioma.<br />
Gennaro Petteruti studiò il sintomo cha da lui prese il nome in caso di<br />
tubercolosi polmonare con sinfisi pleurica.<br />
Giuseppe Pianese, patologo, elaborò metodi originali che portano il suo nome<br />
per la colorazione del nucleo cellulare e per la dimostrazione delle<br />
terminazioni nervose; fu il primo a dimostrare che certe forme, fino allora<br />
oscure, di anemia splenica infantile erano delle leishmaniosi.<br />
Alfonso Poggi, chirurgo, fece notevoli studi sull’antisepsi, sulla ricostruzione<br />
della vescica urinaria,ecc.<br />
Luigi Porta introdusse notevoli innovazioni nella tecnica chirurgica e in<br />
particolare nel trattamento operatorio del gozzo; a lui si devono fondamentali<br />
acquisizioni sullo sviluppo del circolo collaterale dopo legatura delle arterie e<br />
sulla cicatrizzazione delle loro ferite.<br />
Giuseppe Profeta, dermosifilopatologo, formulò la legge relativa al problema<br />
della lue congenita.<br />
Angelo Pugliese, fisiologo, è autore di molte ricerche tra cui quelle sulla<br />
fisiologia della milza, sugli estratti d’organo, sui muscoli striati e lisci,<br />
sull’alimentazione e la termogenesi, sulla composizione del sangue, sulla<br />
secrezione renale, sulle secrezioni interne, ecc.<br />
Vittorio Putti, ortopedico, ha legato il proprio nome a numerose tecniche<br />
originali di chirurgia ortopedica e al perfezionamento di altre già proposte:<br />
deformità congenite della colonna vertebrale, deformità artroplastiche, tumore<br />
delle ossa, degenerazione del disco intervertebrale, lussazione e prelussazione<br />
congenita dell’anca, allungamento operativo dell’arto inferiore.<br />
Gustavo Quarelli descrisse il particolare quadro morboso, sindrome di<br />
Quadrelli, provocato da intossicazione cronica di solfuro di carbonio , simile a<br />
quello del parkinsonismo postencefalico.<br />
Ettore Regalia è ricordato per gli studi sulla colonna vertebrale e sulla struttura<br />
ossea dell’orbita in relazione alla plica mongolica.<br />
Per Giorgio Rattone vedi Carle.<br />
Alberto Riva è noto per le sue pubblicazioni sulla clorosi,<br />
sull’arteriosclerosi,sugli aspiratori per i liquidi pleurici e specialmente per<br />
quelle sul bilinogeno e sui pigmenti delle urine.<br />
Fabio Rivalta ideò la prova usata largamente per differenziare tra i versamenti<br />
gli essudati dai trasudati.<br />
Scipione Riva-Rocci, patologo e pediatra, ideò lo sfigmomanometro.<br />
1031
<strong>Francesco</strong> Rizzoli introdusse metodi nella cura chirurgica di varie malattie,<br />
tutte di grande importanza per l’ulteriore sviluppo della chirurgia pratica.<br />
Pietro Rondoni, patologo, studiò la pellagra, l’allergia, i tumori, l’acido urico; il<br />
suo trattato “Biochimica” ha avuto numerose edizioni all’estero.<br />
Gilberto Rossi, fisiologo, ha dato contributi sulla fisiologia del cervelletto,<br />
dell’apparato vestibolare e in campo biochimico sull’assorbimento degli acidi e<br />
dei grassi, sugli enzimi e sulle vitamine.<br />
Angelo Ruffini scoprì i corpuscoli nell’ipoderma che portano il suo nome,<br />
studiò i fusi neuromuscolari, gli organi nervosi terminali muscolo-tendinei di<br />
Golgi, eseguì fondamentali ricerche di embriologia e teratologia.<br />
Giuseppe Ruggi, chirurgo, ideò e applicò con successo innumerevoli metodi<br />
operatori, tra i quali notevolissimi quelli di simpaticectomia al collo e<br />
all’addome.<br />
Gaetano Rummo legò il proprio nome alla cardioptosi, descrisse con A.<br />
Ferrannini il geroderma genitodistrofico.<br />
Luigi Sabbatani, farmacologo, studiò l’azione stabilizzante, anticoagulante del<br />
citrato di sodio nel sangue che ne rendeva più facile il trasporto da un<br />
soggetto all’altro durante la trasfusione.<br />
Giulio Luigi Sacconaghi, assistente onorario di clinica medica e di istologia a<br />
Wurzburg, scrisse un’opera classica sui tumori addominali, fece importanti<br />
studi sulla pericardite; i suoi trattati furono tradotti in varie lingue.<br />
Cesare Sacerdoti, patologo, per primo ottenne sperimentalmente la produzione<br />
eteroplastica dell’osso, studiò l’ipertrofia dei reni.<br />
Gaetano Salvioli scoprì il diplococco lanceolato (detto poi di Frankel-<br />
Weischselbaum) che trovò nello sputo, nel polmone e negli essudati pleurico e<br />
precardico di individui morti per polmonite crupale.<br />
Luigi Sambon studiò il problema della trasmissione malarica e compì<br />
importanti ricerche di parassitologia, indicando la mosca tsé-tsé come<br />
trasmettitrice della malattia del sonno.<br />
Giuseppe Sanarelli fondò e diresse l’istituto di igiene sperimentale<br />
dell’università di Montevideo, introdusse in batteriologia la tecnica dei filtri e<br />
dei sacchetti di collodio, scoprì il virus mixomatogeno, il primo ultravirus<br />
patogeno che sia stato individuato; dimostrò che i germi di alcune malattie<br />
infettive (tifo, colera, ecc.) giungono nell’intestino non attraverso lo stomaco<br />
ma per la via dei linfatici e del sangue, ha legato il proprio nome all’epitallassi<br />
e al fenomeno detto di Sanarelli-Schwarzmann.<br />
<strong>Francesco</strong> Sanfelice, patologo, è noto per le ricerche volte a dimostrare<br />
l’origine parassitaria dei tumori maligni.<br />
1032
A Noé Scalinci, oftalmologo, si deve la teoria acidosica della cataratta corticale<br />
detta senile e di quella diabetica.<br />
Angelo Scarenzio, chirurgo, ideò la cura più energica della sifilide, fino alla<br />
scoperta dei chemioterapici.<br />
Benedetto Schiassi ideò nuove tecniche chirurgiche (deviazione del sangue<br />
portale, trattamento delle varici) e di modificazione alle tecniche per la<br />
resezione gastrica subtotale e la broncotomia transmediatica luminosa.<br />
Ezio Sciamanna, neurologo, è autore di importanti e numerose ricerche di<br />
neurofisiologia, neuropatologia e psichiatria.<br />
Achille Sclavo fece ricerche sulla sieroterapia del carbonchio ematico per le<br />
quali ebbe anche un riconoscimento internazionale.<br />
Mariano Semmola, farmacologo, nel 1883 fu decorato della Legion d’onore per<br />
una memoria sul morbo di Bright.<br />
Enrico Sertoli, fisiologo, scoprì le cellule colonnari dei tubuli seminiferi del<br />
testicolo dei mammiferi (cellule del Sertoli).<br />
Giuseppe Soriani,igienista, scoprì il bacillo del tetano nelle feci degli animali<br />
domestici.<br />
Luigi Spolverini ha contribuito al progresso della pediatria (igiene sociale,<br />
alimentazione, endocrinologia).<br />
Domenico Taddei, patologo, propose nuovi processi operatori; sono noti come<br />
segni del Taddei il fenomeno della plica cutanea negli ascessi profondi, il<br />
segno della faccia piana posteriore dei tumori benigni sottocutanei, il punto<br />
doloroso dell’incrocio dell’uretere con l’arteria iliaca.<br />
Alessandro Tafani studiò la struttura della placenta.<br />
Arrigo Tamassia si occupò soprattutto di asfissia.<br />
Augusto Tamburini, neuropsichiatra, è noto per gli studi sulla patogenesi<br />
dell’acromegalia e sui centri cerebrali corticali, in collaborazione con Luciani.<br />
Igino Tansini, chirurgo, è noto per le ricerche sull’istologia del gozzo<br />
congenito e per le nuove tecniche operatorie.<br />
Eugenio Tanzi, psichiatra, ha dato importanti contributi allo studio dell’ipnosi e<br />
delle atrofie dei centri nervosi a quello della paranoia; con E. Lucaro scrisse un<br />
trattato sulle malattie nervose che ebbe notevole diffusione.<br />
Giulio Tarozzi, patologo, eseguì notevoli ricerche sull’infezione titanica.<br />
Cesare Taruffi, patologo, è noto per gli studi nel campo della teratologia.<br />
Vincenzo Tiberio studiò l’azione battericida di varie muffe e in particolare del<br />
penicillum, precorrendo gli studi sugli antibiotici.<br />
Atto Tigri scoprì il tessuto reticolare.<br />
1033
<strong>Francesco</strong> Todaro, anatomista, mise in evidenza un prolungamento fibroso<br />
della valvola di Eustachio che in suo onore fu chiamato tendine di Todaro.<br />
Pierleone Tommasoli, dermosifilografo, fece importanti studi sull’ittiosi, sul<br />
pemfigo, sulla terapia della sifilide.<br />
Mario Truffi, patologo, isolò tra l’altro un virus trasferibile al coniglio che sotto<br />
il suo nome ha contribuito a sperimentare l’efficacia dei più noti rimedi<br />
specifici in tutti i laboratori del mondo.<br />
Ottorino Uffreduzzi, chirurgo, è noto per le operazioni relative ai nervi<br />
simpatici, alle vie biliari, all’ulcera gastrica, alla tubercolosi renale e allo shoc<br />
traumatico.<br />
Giovan Battista Ughetti scoprì il meningococco.<br />
Pietro Valdoni, chirurgo, ideò numerose tecniche operatorie.<br />
Giuliano Vanghetti ideò la cinematizzazione speciale dell’operazione<br />
chirurgica, eseguita per la prima volta sull’uomo da A. Ceci.<br />
Vittorio Vanni fece ricerche sulla sarcosporidiosi, sulla leishmaniosi, sul<br />
controllo biologico degli antielmintici, ecc.<br />
Giulio Vassale, patologo, con F. Generali segnalò la comparsa della tetania<br />
paratireopriva, isolò dalle capsule surrenali una sostanza che prese il nome di<br />
paraganglina.<br />
Andrea Verga legò il proprio nome alla cavità che compare talvolta tra corpo<br />
calloso e fornice (cervello).<br />
Gaetano Viale, fisiologo, autore di importanti studi sull’elettrofisiologia, studiò<br />
le ghiandole surrenali, la linfa e il nervo vago, insegnò a Santa Fé in Argentina.<br />
Giacinto Viola descrisse i tipi morfologici , suddividendoli anche in normotipi,<br />
longilinei e brevilinei (vedi De Giovanni).<br />
Passiamo ora ai grandi pensatori italiani dei secoli XIX e XX.<br />
Raffaello Lambruschini, pedagogista, rivendicò contro il sensismo e il<br />
razionalismo il valore del cattolicesimo, ma di un cattolicesimo che ritorni ad<br />
adorare Dio in “spirito e verità” e rinunci alla velleità di volere sottomettere le<br />
anime; egli, deportato da Napoleone in Francia e in Corsica, fu un’ alta figura<br />
del clero liberale.<br />
Antonio Rosmini è forse il più grande esponente della cultura cattolica del<br />
secolo XIX, ma anche un illuminato precursore delle idee e dei valori espressi<br />
dal concilio vaticano II e dal cattolicesimo della seconda metà del secolo XX.<br />
Con il Gioberti fu il maggiore rappresentante dello spiritualismo che reagì al<br />
sensismo illuministico; egli dimostra che l’idea dell’essere (possibile e<br />
indeterminato) non è ricavabile da alcuna sensazione o giudizio ma vi è<br />
presente come presupposto, non come oggetto; essa è quindi “a priori”, innata,<br />
1034
impressa in noi da Dio che è l’Essere reale e costituisce il fondamento<br />
oggettivo di tutte le nostre conoscenze, le quali si attuano in noi mediante una<br />
sintesi (e in ciò è evidente un’analogia col pensiero kantiano) tra le sensazioni<br />
determinate e l’idea dell’essere possibile e indeterminato, intesa come una<br />
categoria: tale sintesi viene detta “percezione intellettiva”. L’idea dell’essere è<br />
anche il fondamento della morale, perché l’essere si identifica con il bene.<br />
Nell’ordine dell’essere alcuni enti sono fini ( le persone umane), altri sono<br />
mezzi (le cose); nel riconoscere tale ordine morale e regolarsi in conseguenza<br />
consiste la legge morale fondata sulla ragione (evidenti le analogie con Kant).<br />
Sul concetto della persona umana s’impernia anche la filosofia del diritto di<br />
Rosmini il quale riconosce alla società e allo stato il compito precipuo di<br />
garantire alle singole personalità umane la loro libertà, il soddisfacimento dei<br />
loro diritti e il compimento dei loro doveri.<br />
Al Rosmini si ispirò il francese R.R.de Lamennais quando volle approfondire da<br />
un punto di vista filosofico la sua dottrina (sull’avvento di una nuova società<br />
religiosa ove si sarebbe attuato la spirito democratico del Vangelo),<br />
condannata dalla Chiesa nel 1832.<br />
Il sistema rosminiano non sfugge all’accusa di psicologismo e soggettivismo<br />
da parte di Vincenzo Gioberti; questi afferma che non bisogna partire dall’idea<br />
dell’essere possibile e indeterminato, ma dall’idea dell’essere assoluto, Dio,<br />
intuito concretamente (ontologismo). La storia del mondo ha due momenti che<br />
non si susseguono nel tempo, ma fanno parte del medesimo ciclo dialettico;<br />
essi sono espressi nella formula ideale: ” L’ente crea l’esistente, l’esistente<br />
torna all’ente”, cioè Dio crea il mondo e opera intrinsecamente allo spirito<br />
umano, e a Dio il mondo ritorna grazie al progresso umano. Ricordiamo che il<br />
Gioberti, fu esule a Parigi, insegnò filosofia a Bruxelles dal 1834 al ’45 nel<br />
collegio diretto da padre Gaggia.<br />
Ha un’ispirazione religiosa anche il pensiero politico-sociale di Giuseppe<br />
Mazzini, ma egli postula essenzialmente una religione dell’umanità che si attua<br />
nella storia attraverso un progresso indefinito; ciascun uomo ha verso<br />
l’umanità una missione da compiere e la può realizzare concretamente<br />
attraverso associazioni con altri uomini, dalle più ristrette alle più complesse,<br />
cioè la famiglia e la patria. Dando un fondamento filosofico-religioso all’idea di<br />
nazione e di patria, Mazzini auspica che ciascuna nazione, libera e<br />
indipendente, operi con le altre per il progresso umano. Il poeta Carlyle fu<br />
amico di Mazzini in esilio a Londra, lo presentò al pubblico inglese in una<br />
lettera sul Times, ed ebbe con lui assidua corrispondenza; i primi quattro<br />
capitoli dell’opuscolo “Dei doveri dell’uomo” furono pubblicati su un giornale<br />
1035
di Londra nel 1841-’42, altri cinque nel ’58-’59, gli ultimi tre a Lugano e a<br />
Genova. Sembra accertato che “Il Manifesto del partito comunista “(1848) sia<br />
stato scritto da Marx, almeno in parte, come replica alla tesi anticomunista<br />
dell’italiano che all’epoca era considerato il più pericoloso rivoluzionario<br />
europeo, sorvegliato da tutti i governi; l’oggetto delle riflessioni del fondatore<br />
del partito comunista era anche la contestazione del progetto politico<br />
democratico del fondatore della Giovine Italia”.<br />
Di notevole interesse fu la posizione di Roberto Ardigò (sec. XIX-XX) che si<br />
distinse dal positivismo contemporaneo per la concezione dell’universo come<br />
continua estrinsecazione del “distinto” dall’infinito “indistinto”; questo<br />
passaggio dall’indistinto al distinto costituisce l’evoluzione che viene definita<br />
in termini psicologici piuttosto che, come in Spencer;in termini biologici,<br />
processo evolutivo retto dalla legge di causalità. La varietà infinita e<br />
imprevedibile delle cose sarebbe assicurata dall’elemento di contingenza ,<br />
determinata dalla molteplicità delle cause che non possono essere comprese<br />
nella loro totalità. Varietà e causalità sarebbero due aspetti della realtà da cui<br />
traggono origine i “ritmi particolari” pulsanti nel ritmo universale. Nel<br />
positivismo evoluzionistico di Ardigò l’istanza più originale è l’instaurazione di<br />
una assoluta immanenza per cui il residuo del trascendente che pur<br />
permaneva nell’evoluzionismo spenceriano viene negato: l’inconoscibile è per<br />
Ardigò l’”ignoto”, è l’”indistinto” che si risolve nell’evoluzione universale, non è<br />
una causa che trascenda l’esperienza.<br />
Tra i discepoli fu celebre Cesare Lombroso, psichiatra e antropologo, i cui<br />
scritti ebbero notevole influsso su tutto il movimento positivistico, anche fuori<br />
d’Italia.<br />
Tra gli altri pensatori ricordiamo Augusto Vera, filosofo della destra hegeliana,<br />
autore di”Introduction à la philosophie de Hegel”, traduttore in francese delle<br />
principali opere dello stesso, insegnante a Strasburgo e a Parigi e poi in<br />
Inghilterra.<br />
Nella seconda metà del XIX secolo il positivismo, giungendo a considerare<br />
l’arte come una specie di sottoprodotto della società umana, provocò la<br />
reazione idealistica che si ebbe specialmente in Italia nei primi decenni del XX<br />
secolo; massimo rappresentante di questa rinascita dell’estetica è stato<br />
Benedetto Croce che si riallaccia all’insegnamento critico di <strong>Francesco</strong> de<br />
Sanctis.<br />
Questi, creatore della critica estetica, affermò l’autonomia dell’arte, ma, anche<br />
penetrando con sicuro intuito nel mondo morale e intellettuale dell’artista,<br />
concepì la critica come “coscienza della poesia”, cioè quale riproduzione, opera<br />
1036
iflessa del critico, dell’opera spontanea del poeta, ove ci si collochi nelle sue<br />
stesse condizioni spirituali e storiche; e quindi quale designazione del suo<br />
significato nella storia dell’arte e dell’umanità. Concetti essenziali sono:<br />
la”forma” come aspetto della poesia inscindibile dal contenuto, la fantasia<br />
(facoltà creatrice intuitiva e spontanea che fonde contenuto e forma in unità<br />
inseparabile); egli distingue il poeta capace di esprimere il profondo<br />
sentimento della vita e l’artista, abile a fermare l’ornato e il colore. Del<br />
linguaggio afferma come necessità suprema “la proprietà”cioè l’aderenza alla<br />
cosa espressa; la storia della letteratura è altresì intesa come storia della<br />
coscienza nazionale.<br />
Benedetto Croce riprende e sviluppa la concezione vichiana del linguaggio che<br />
è espressione o intuizione del sentimento o soggettività; l’espressione è arte o<br />
poesia. Pertanto la linguistica generale è l’estetica e la storia della lingua è la<br />
storia della letteratura, il linguaggio precede il pensiero. Il filosofo rivendica la<br />
piena autonomia della forma artistica dello spirito, sia rispetto alla conoscenza<br />
logica, sia rispetto alle due forme dell’azione (economica ed etica); nell’arte<br />
coesistono carattere passionale e contemplativo, pratico e teoretico.<br />
L’ultimo grande rappresentante del neohegelismo fu Giovanni Gentile; egli<br />
interpreta l’arte e con essa il linguaggio come un momento dell’unico ed<br />
indivisibile atto in cui la vita dello spirito consiste e propriamente come il<br />
momento della pura soggettività o immediato sentimento che si concretizza<br />
incarnandosi nel pensiero o filosofia di cui è l’anima nascosta e presente.<br />
L’arte è pertanto alla base dello sviluppo dello spirito, immanente in tutte le<br />
sue produzioni, in quelle propriamente artistiche e nelle altre.<br />
Tra i glottologi ha importanza Alfredo Trombetti che sostenne l’unità<br />
d’origine(monogenesi) del linguaggio e propose una classificazione delle<br />
lingue in 9 famiglie che è rimasta alla base delle precisazioni successive.<br />
Fu presidente dell’Istituto internazionale di storia delle religioni Raffaele<br />
Pettazzoni che affermò l’origine politeistica delle religioni, e lo sviluppo in<br />
monoteistiche.<br />
Tra gli educatori del XX secolo ha rilievo la figura di Maria Montessori,<br />
pedagogista, il cui metodo ha trovato applicazione in molti paesi europei, negli<br />
Stati Uniti, in Canada, in Giappone, in India; alla luce della scienza e del suo<br />
amore per l’infanzia scoprì la via per elevarne il livello mentale e trovò il punto<br />
di partenza della sua opera di educatrice, osservando che i bambini normali<br />
rimanevano spesso a un livello inferiore; la Montessori accese l’interesse e<br />
volle il rispetto per il bambino che fino a sei anni è nel più intenso periodo del<br />
suo sviluppo fisico e mentale, rivelò le inconsapevoli inibizioni che arrestano<br />
1037
questo sviluppo e dimostrò che il bambino crea se stesso, conquistando in<br />
libertà disciplinata, in ambiente adatto e con il lavoro, il suo equilibrato<br />
sviluppo. L’idea montessoriana fu fermento di rinnovamento educativo; la sua<br />
opera più famosa sono ”Antropologia pedagogica” e”Metodo della pedagogia<br />
scientifica”.<br />
Un sistema di pensiero volle darsi il fascismo, movimento politico sorto in Italia<br />
nel 1919 per iniziativa di Benito Mussolini, con una concezione dello stato in<br />
senso totalitario, derivato dall’idealismo hegeliano, mirando ad un’Italia grande<br />
e rispettata nel mondo. All’estero esso prese piede in Germania sotto la forma<br />
del nazionalsocialismo, in Spagna nel falangismo, in Romania con le guardie di<br />
ferro; pur non riuscendo ad avere molto seguito, il fascismo dette vita a<br />
organizzazioni in molti paesi(croci di fuoco in Francia, rexisti in Belgio, i<br />
seguaci di Quisling in Norvegia); sotto forme più miti si diffuse in Polonia,<br />
Grecia, Austria, Portogallo, Croazia, ecc.<br />
Per quanto riguarda le discipline giuridiche, ricordiamo Giovanni Carmignani<br />
(sec.XVIII-XIX) che, precorrendo i tempi, indicò nella difesa sociale il<br />
fondamento della potestà punitiva dello stato; fu chiamato in Portogallo per<br />
riformare il codice penale di quel paese.<br />
Pellegrino Rossi insegnò nel 1820 all’accademia calvinista di Ginevra, fu<br />
deputato al consiglio rappresentativo elvetico dal ’20 al ’23, scrisse” Cours<br />
d’économie politique”, a Parigi ebbe la cattedra di diritto costituzionale<br />
(Collegio di Francia, 1834); colmato di onori dal governo di Luigi Filippo, fu<br />
membro dell’accademia, pari di Francia nel ’39.<br />
Federico Sclopis presiedette nel 1872 a Ginevra il consiglio arbitrale per la<br />
questione dell’Alabama.<br />
Importante fu la scuola classica di diritto, un indirizzo di studi penalistici che,<br />
succedendo al prevalere dell’illuminismo, si sviluppò nel corso del XIX secolo.<br />
Il diritto penale è dedotto da regole assolute, immutabili nel tempo e nello<br />
spazio, perchè congenite all’uomo; il delitto va considerato come “ente<br />
giuridico”, astrattamente inteso; la pena ha funzione di retribuzione etica;<br />
presupposto di essa è il libero arbitrio.<br />
Caposcuola può essere considerato <strong>Francesco</strong> Carrara, secondo il quale,<br />
quando si impone la necessità della società civile per la protezione dell’ordine<br />
esterno, il diritto penale costituisce la sanzione della legge eterna, sanzione<br />
che mira alla tutela del diritto solo in quanto la sua violazione rappresenti un<br />
disturbo sociale; di qui la costruzione formalistica e soggettiva del reato e della<br />
pena, contro cui si accese la reazione della scuola positiva.<br />
1038
Pasquale Stanislao Mancini fu presidente dell’istituto del diritto internazionale<br />
con sede a Ginevra; la sua opera “Nazionalità come fonte del diritto delle<br />
genti”ebbe immensa fortuna, maggiore espressione della scuola italiana che si<br />
era fatta banditrice del principio di nazionalità.<br />
Enrico Pessina (sec.XIX-XX)fu un altro grande rappresentante della scuola<br />
classica alla quale diede un indirizzo filosofico; la pena fu da lui concepita<br />
come retribuzione giuridica del male del reato; oggetto della scienza del diritto<br />
penale fu per lui non il diritto ideale, oggetto semmai della filosofia, ma il<br />
diritto storicamente divenuto e positivamente vigente nello stato.<br />
Enrico Ferri fu il massimo esponente della scuola positiva di diritto penale e<br />
fondatore della sociologia criminale; una sua relazione al progetto penale<br />
italiano, tradotta in più lingue, influì largamente sulla legislazione penale degli<br />
altri paesi; egli nega il libero arbitrio e il concetto di responsabilità morale,<br />
giustificando la punibilità del reo non con la moralità della sanzione ma con il<br />
valore di questa come fattore che si contrappone agli altri fattori nella<br />
determinazione del delitto e della recidiva; di qui il concetto di “sostitutivo<br />
penale” come rimedio di prevenzione del delitto.<br />
Emanuele Carnevale insegnò diritto penale a Innsbruck; Luigi Amedeo Melegari<br />
fu docente a Losanna e partecipò alla compilazione di testi legislativi; Edoardo<br />
Piola Caselli fu giudice dei tribunali internazionali in Egitto e consulente del<br />
governo egiziano; Mariano d’Amelio rivide l’ordinamento giudiziario di Libia ed<br />
Etiopia; Giorgio del Vecchi, filosofo del diritto, scrisse opere notevoli, tradotte<br />
in diverse lingue e fu direttore della rivista di diritto internazionale; Manfredi<br />
Scotto-Pintor insegnò diritto al Cairo, avendo vinto il concorso internazionale<br />
del 1930, indetto dal governo egiziano; Giuseppe Chiovenda scrisse opere<br />
importanti tradotte in molte lingue, fu fautore della riforma radicale del<br />
processo civile in base al principio della oralità.<br />
Passiamo ora ai grandi economisti italiani dei secoli XIX e XX.<br />
<strong>Francesco</strong> Ferrara formulò la teoria del costo di riproduzione, ponte di<br />
passaggio tra la teoria classica del valore, basata sull’oggettivo costo di<br />
produzione , e quella soggettiva fondata sull’utilità marginale (della scuola<br />
austriaca).<br />
Leone Levi istituì la camera di commercio a Liverpool e ne fu segretario; fu poi<br />
professore di diritto commerciale al King’s College di Londra, e difese la libertà<br />
degli scambi.<br />
Giovan Battista Antonelli (sec. XIX-XX), economista matematico, è autore del<br />
saggio di economia teorica”Sulla teoria matematica dell’economia politica”,<br />
considerato oggi di importanza essenziale.<br />
1039
Achille Loria ebbe grande notorietà all’estero, ideò un sistema di riforme<br />
economiche sociali, mirante all’eliminazione della rendita fondiaria; sostenne<br />
che l’evoluzione sociale è rigidamente determinata dalla densità di<br />
popolazione di un territorio.<br />
Nicola Garrone legò il proprio nome alla fondamentale”Scienza del commercio”,<br />
per cui è considerato un caposcuola.<br />
Umberto Ricci insegnò economia nelle università del Cairo e di Costantinopoli,<br />
Umberto Sraffa a Cambridge.<br />
Maffeo Pantaleoni definì l’economia pura come scienza del possibile, espose la<br />
teoria dei prezzi connessi che concilia l’equilibrio generale con quelli<br />
particolari; considerato uno dei massimi assertori dell’”edonismo”, insegnò<br />
all’università di Ginevra.<br />
Vilfredo Pareto, professore all’università di Losanna, riportando il fenomeno<br />
economico alla complessa molteplicità dei fenomeni sociali e politici, applicò<br />
rigorosamente all’economia il metodo matematico; è considerato il patrono<br />
delle moderne teorie del valore e delle scelte e della nuova economia del<br />
benessere; superate le distinzioni tra produzione, distribuzione e consumo,<br />
scambio, l’economia pura si riduce allo studio sintetico dei gusti da cui sono<br />
mosse le azioni umane (determinabili con l’analisi delle scelte) e degli ostacoli<br />
che vincolano le azioni stesse (limitazioni dei beni, costi di produzione, stato<br />
della tecnica, regime giuridico).<br />
Riccardo Beniamino Bachi insegnò economia in Palestina e a Tel Aviv; Angelo<br />
Segré storia dell’economia nella Columbia University.<br />
Degli insegnanti ecclesiastici del secolo XIX, numerosi soprattutto tra i<br />
missionari, ricordiamo Ottavio Colecchi, domenicano, professore a Mosca di<br />
matematica e filosofia, precettore dei figli dello zar (1817); Michele Accolti e<br />
Giovanni Nobili, gesuiti, che fondarono il collegio di Santa Clara in California (il<br />
primo anche insegnante e prefetto degli studi); Angelo Paresce, gesuita, che<br />
fondò nel 1869 il collegio di Woodstock nel Maryland, in cui insegnò Camillo<br />
Mazzella; Giuseppe Romano, insegnante di teologia a Salamanca; Domenico<br />
Palmieri insegnante a Maastricht di sacra scrittura; Pasquale d’Elia, missionario<br />
in Cina, nell’università cattolica di Sciangai. Altri gesuiti italiani furono<br />
professori nelle università di Georgetown, St Louis, nei collegi di Boston,<br />
Washington e Holycross; nel Nuovo Messico e nel Colorado istituirono scuole<br />
primarie e secondarie con Giuseppe Marra, che per molti anni fu a capo della<br />
missione cattolica. Il sacerdote Angelo Falconio, insegnante di filosofia e<br />
teologia e rettore nel collegio di Allegany, fu cancelliere diocesano in<br />
1040
Terranova e in altre zone del Canada, e dal !902 al ’11 a capo della diocesi di<br />
Washington.<br />
Gioacchino Ventura Raurica, gesuita e poi teatino, filosofo, sostenitore del<br />
tradizionalismo, fu famoso in Francia come predicatore pubblicista; vi insegnò<br />
Giovanni Genocchi.<br />
Per quanto riguarda i docenti italiani di lettere all’estero nel secolo XIX e nella<br />
prima metà del XX, ricordiamo che insegnarono a Parigi Antonio Buttura, esule<br />
dall’Italia nel 1799, e Nicolò Giosafatte Biagioli che commentò in francese la<br />
Divina Commedia e il Canzoniere . Sebastiano Ciampi fu professore d’italiano a<br />
Varsavia dal 1812 al ’18; Giovanni Bezzi, esule nel 1821 in Inghilterra,<br />
professore di letteratura inglese nel Queen’s College, fu uno dei membri della<br />
Royal Academy; Antonio Panizza, esule a Londra, fu nominato assistente nella<br />
biblioteca del British Museum, quindi direttore e creatore di un’organizzazione<br />
di tipo esemplare, e insegnò lingua e letteratura italiana all’University College,<br />
facendo conoscere molti poeti; <strong>Francesco</strong> de Sanctis fu professore d’italiano al<br />
Politecnico di Zurigo, Carlo Pepoli a Londra, Evasio Radice a Dublino e a<br />
Londra, Vincenzo Botta a New York. Aurelio Saffi, esule a Losanna e in<br />
Inghilterra, insegnò a Oxford nel 1853 e alla Taylor Institution, collaborando<br />
per periodici stranieri. Arturo Farinelli e Onorato Occioni, latinista (sec. XIX-<br />
XX), insegnarono all’università di Innsbruck, Angelo Monteverdi a Friburgo;<br />
Adolfo Mussafia, di Spalato, insegnò a Vienna per quasi 50 anni letteratura<br />
italiana e filologia romanza; vi insegnò anche Filippo Zamboni. Michele<br />
Ferrucci, docente di letteratura latina a Ginevra, fu uno dei fondatori della<br />
società ginevrina di storia e archeologia; nella stessa università insegnò storia<br />
moderna Guglielmo Ferrero; Cesare Foligno insegnò letteratura italiana a<br />
Oxford, Giuseppe Prezzolini ed Eleuterio Foresti alla Columbia University,<br />
Michele Renzulli a Filadelfia, Carlo Bellini in alcune Università americane;<br />
Gaetano Salvemini fu docente di storia della civiltà italiana nella Harvard<br />
University. Lauro de Bosis fu direttore dalla Italo-America Society di New York.<br />
Tra i filologi: Giovan Battista Rampoldi, orientalista, scrisse “Annali<br />
musulmani”, opera che costituisce il primo tentativo di un’ampia storia degli<br />
stati islamici, desunta dai suoi molti viaggi in Oriente; Samuel David Luzzatto<br />
fu uno dei fondatori delle ricerche scientifiche sulla storia del giudaismo,<br />
traduttore del Pentateuco che fece testo per oltre un secolo; Giovanni Maria<br />
Calleri, sinologo, recatosi in Cina, vi divenne interprete del governo francese e<br />
lasciò libri di fonetica e scrittura cinese; Carlo Botta fu rettore delle università<br />
di Nancy e Rouen e membro dell’accademia delle scienze di Parigi; Amedeo<br />
Peyron fu membro dell’Institut de France (il suo “Lexicon linguae coptae” del<br />
1041
1835 è alla base della lessicografia copta moderna); Giovan Battista Melzi fu<br />
direttore della scuola di lingue moderne a Parigi; Pier Armando Damiani, esule<br />
a Parigi nel ’49, fu bibliotecario imperiale a Saint-Cloud. Ebbero fama<br />
internazionale Carlo Formichi, Gaspare Gorresio e Paolo Emilio Pavolini,<br />
indianisti; Paolo Pizzi per la filologia indo-iraniana.<br />
Per la sociologia e le scienze politiche nel secolo XIX ricordiamo lo storico<br />
Cesare Balbo, addetto per Napoleone al ministero di polizia a Parigi e Giovan<br />
Battista de Gubernatis, prefetto a Orange anche dopo la caduta<br />
dell’imperatore. Clemente Pinoli insegnò sociologia a Buenos Aires dal 1854 al<br />
’58; Scipio Sighele (sec.XIX-XX) a Bruxelles; Arturo Labriola insegnò all’Istituto<br />
di alti studi a Bruxelles e pubblicò “L’état et la crise” e “ Le crepuscule de la<br />
civilisation”; Giuseppe de Michelis fu presidente dell’Accademia mondiale<br />
dell’agricoltura. Franco Rodolfo Savorgnan, sociologo, fu vicepresidente<br />
dell’Institut international de statistique, membro dell’Institut international de<br />
sociologie.<br />
Nel campo delle discipline storico-artistiche: Pietro Ercole Visconti fu<br />
professore di archeologia nell’accademia di Francia e presiedette all’istituto<br />
storico; Alessandro della Seta diresse la scuola archeologica di Atene; Giuseppe<br />
Passalacqua il museo egizio di Berlino, Giuseppe Botti fondò e diresse il museo<br />
egizio di Alessandria d’Egitto; Domenico Comparetti studiò i papiri di Ercolano,<br />
le epigrafi di Creta, illustrò la grande iscrizione di Cortina; Giovan Battista de<br />
Rossi si può considerare il fondatore dell’archeologia cristiana. <strong>Francesco</strong><br />
Saverio Cavallari diresse la scuola di Belle Arti di Città del Messico; <strong>Francesco</strong><br />
Morandi insegnò disegno alla scuola dell’accademia di Odessa; Alessandro<br />
Beretti architettura all’università di Kiev; Vincenzo Alfano, scultore, al museo<br />
industriale di New York; Carlo Caniggia, scultore, all’accademia di Madrid.<br />
Giovan Battista Cavalcaselle, esule dopo il 1848 in Francia e a Londra, scrisse<br />
con J. A. Crowe in inglese opere capitali di storia dell’arte.<br />
Lionello Venturi (sec.XX) insegnò storia dell’arte in varie università americane.<br />
Ricciotto Canudo, vissuto molti anni a Parigi, considerato il pioniere<br />
dell’estetica cinematografica, definì il cinema la settima arte, arte plastica in<br />
movimento che riassume tutte le altre sei, e fondò il primo cine-club.<br />
A tale proposito diciamo che il cinema italiano si affermò nel mondo dopo il<br />
1910, specie per le sue messe in scena storiche e grandiose(Cabiria,Gli ultimi<br />
giorni di Pompei,Quo vadis?) e per l’interpretazione delle sue “dive”,come<br />
Francesca Bertini,Lyda Borelli, Maria Jacobini,ecc.Celebri registi furono<br />
F.Guazzoni,M.Canarini,N.Martoglio,G.Righelli,R.Roberti,Paler-<br />
mo,A.Blasetti,M.Camerini,G.Campogalliani,C.Gallone,A.Genina,M.SoldatiM.Matt<br />
1042
oli,F.de Roberis,ecc. Nel primo dopoguerra si affermò negli USA e nel mondo<br />
l’attore Rodolfo Valentino(Guglielmi),nato a Castellaneta in Puglia. Dopo la II<br />
guerra mondiale l’affermazione più clamorosa fu quella del neorealismo<br />
italiano; già annunciato nel ’42 dal film “Ossessione” di Luchino Visconti,il<br />
nuovo cinema italiano si impose in tutto il mondo con “Roma,città aperta” di<br />
Roberto Rossellini,”Paisà” dello stesso regista,”Ladri di biciclette” e “Miracolo a<br />
Milano”di Vittorio De Sica,”La terra trema” e “Senso” di Visconti,”Il cammino<br />
della speranza” di Pietro Germi, rappresentazione della vita nella sua cruda<br />
realtà quotidiana senza abbellimenti estetici,voce di protesta contro la<br />
miseria,dal linguaggio sincero ed essenziale. Negli anni ’50 il cinema italiano<br />
ha scelto la via dell’intelligenza problematica e indagatrice,accostandosi<br />
sempre più agli esiti più sottili della letteratura impegnata,con registi come<br />
Federico Fellini,Alberto Lattuada,Michelangelo Antonioni, <strong>Francesco</strong> Rosi,Pier<br />
Paolo Pasolini,ecc.<br />
A conclusione di questa lezione l’insegnante ha affermato che l’Italia si può<br />
considerare uno dei principali “laboratori” del Novecento. Molti eventi<br />
contemporanei di portata mondiale in campo filosofico e scientifico, storico e<br />
politico, artistico ed estetico, sono stati concepiti e hanno mosso i primi passi<br />
in Italia.<br />
Escludendo il concetto del primato del Gioberti, si tratta di leggere la storia<br />
italiana come paradigma della storia mondiale; L’Italia è stata il laboratorio<br />
storico e teorico del nuovo nazionalismo, dei fascismi, del marxismo in<br />
versione occidentale; non fu, niente meno, Lenin a considerare “cruciale per<br />
l’inveramento del marxismo”il saggio di Gentile sulla filosofia di Marx? Il<br />
passaggio dalla monarchia alla repubblica nel 1946 è avvenuto per la prima<br />
volta nella storia in modo democratico. Altiero Spinelli negli anni della seconda<br />
guerra mondiale maturò la convinzione che solo una federazione degli stati<br />
europei avrebbe potuto evirare in futuro il ripetersi di nuovi conflitti mondiali ;<br />
tale elaborazione condusse al celebre manifesto di Ventotene(1941),isola<br />
chiamata in seguito la culla dell’Europa,manifesto scritto al confino con<br />
S.Colorni ed E.Rossi, ripreso poi nel programma del Movimento federalista<br />
europeo,fondato nel ’43,non appena i tre politici tornarono in libertà.<br />
Quanto a scienza, poi, Guglielmo Marconi ha fatto nascere il “villaggio globale”,<br />
ed Enrico Fermi ha inaugurato l’era nucleare; senza trascurare in arte il<br />
futurismo che ha dato l’avvio a nuove concezioni espressive anche in altri<br />
campi del gusto moderno.<br />
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