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P.A.T. - Comune di Romano d'Ezzelino

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COMUNE DI ROMANO D'EZZELINO<br />

Provincia <strong>di</strong> Vicenza<br />

Elaborato Scala<br />

P.A.T.<br />

RELAZIONE DI COMPATIBILITA' SISMICA<br />

083134<br />

083133<br />

104014<br />

104013<br />

104054<br />

104011<br />

104012<br />

GRUPPO DI LAVORO<br />

- REGIONE VENETO<br />

Direzione Urbanistica<br />

- PROVINCIA DI VICENZA<br />

Servizio Urbanistica<br />

- COMUNE DI ROMANO D'EZZELINO<br />

Ufficio tecnicoM<br />

083131 083144 083141<br />

083132<br />

104051<br />

083143<br />

104024<br />

104023<br />

104064<br />

- Arch. Enrico Franzin<br />

- Stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Progettazione<br />

per l'Amb. ed il Territorio<br />

Dott. For. Diego Sonda<br />

Dott.ssa For. Silvia Forni<br />

083142<br />

104021<br />

104022<br />

104061<br />

083154<br />

- Stu<strong>di</strong>o Pro.Ge.A.<br />

Dott.ssa Geol. Patrizia Miniutti<br />

- Dott. For. Michele Cassol<br />

- Ing. Vincenzo D'Agostino<br />

REGIONE VENETO<br />

PROVINCIA VICENZA<br />

SINDACO<br />

SEGRETARIO<br />

PROGETTISTI<br />

MAGGIO 2011


INDICE<br />

1. INTRODUZIONE ______________________________________________________________ 1<br />

2. ASSETTO TETTONICO E STRUTTURALE __________________________________________ 2<br />

3. SISMICITÀ __________________________________________________________________ 5<br />

3.1 Strutture neotettoniche 5<br />

3.2 Quadro sismotettonico e sorgenti sismogenetiche responsabili <strong>di</strong> terremoti <strong>di</strong>struttivi<br />

nell’Italia nord-orientale 7<br />

3.2.1 Sorgenti sismogenetiche nel territorio <strong>di</strong> <strong>Romano</strong> d’Ezzelino 10<br />

3.3 Sismicità storica e strumentale 12<br />

3.3.1 La sismicità storica dell’area 12<br />

3.3.2 Sismicità strumentale 15<br />

4. CARATTERIZZAZIONE SISMOGENETICA DEL COMUNE _____________________________ 18<br />

5. CARTOGRAFIA _______________________________________________________________ 22<br />

5.1 Carta della pericolosità sismica locale 23<br />

5.2 Carta degli elementi geologici in prospettiva sismica 27<br />

5.3 Carta delle fragilità 28<br />

6. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI __________________________________________________ 29<br />

COMPATIBILITÀ SISMICA_PAT ROMANO.DOC I


1. INTRODUZIONE<br />

La Deliberazione della Giunta Regionale n. 3308 del 04.11.2008 «Applicazione delle nuove<br />

norme tecniche sulle costruzioni in zona sismica. In<strong>di</strong>cazioni per la redazione e verifica della<br />

pianificazione urbanistica» stabilisce che ogni nuovo strumento urbanistico, o variante allo<br />

strumento vigente, non ancora adottato, e ricadente nelle zone sismiche 1 e 2, debba essere<br />

corredato <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> compatibilità sismica. I contenuti dello stu<strong>di</strong>o si riferiscono alla<br />

valutazione delle caratteristiche del territorio in funzione delle scelte inse<strong>di</strong>ative ed infrastrutturali<br />

previste dal PAT o dal successivo PI e troveranno applicazione in una specifica normativa tecnica<br />

del PAT volta a garantire una adeguata sicurezza degli inse<strong>di</strong>amenti e delle infrastrutture,<br />

regolamentare le attività consentite, fornendo in<strong>di</strong>cazioni sulle modalità costruttive degli interventi.<br />

A tale scopo, il presente stu<strong>di</strong>o è stato rivolto ad evidenziare i fattori che concorrono alla mo<strong>di</strong>fica<br />

della pericolosità sismica locale e ad esprimere una valutazione delle caratteristiche del territorio in<br />

funzione della programmazione urbanistica comunale e intercomunale. Si tratta <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> tipo<br />

qualitativo, sostanzialmente derivante dalla rilettura in chiave sismica dei dati geologici,<br />

idrogeologici, geomorfologici contenuti nella cartografia <strong>di</strong> base (Quadro Conoscitivo), finalizzato alla<br />

sud<strong>di</strong>visione del territorio comunale in zone a risposta sismica omogenea.<br />

Lo Stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> compatibilità sismica è corredato da una Carta della pericolosità sismica locale.<br />

Le zone omogenee in prospettiva sismica sono state inserite nella Carta della Fragilità,<br />

<strong>di</strong>stinguendo:<br />

- aree stabili suscettibili <strong>di</strong> amplificazioni sismiche;<br />

- aree suscettibili <strong>di</strong> instabilità.<br />

COMPATIBILITÀ SISMICA_PAT ROMANO.DOC 1


2. ASSETTO TETTONICO E STRUTTURALE<br />

Il territorio d’interesse appartiene all’unità delle Prealpi Venete, nel settore strutturalmente sotteso<br />

dalla flessura pedemontana tra Bassano e Punta Muscè, dove affiorano rocce prevalentemente<br />

carbonatiche (zona prealpina) e la Molassa Subalpina (zona pedemontana).<br />

L'attuale architettura delle Alpi Meri<strong>di</strong>onali venete è il risultato della sovrapposizione <strong>di</strong> due<br />

principali fasi compressive <strong>di</strong> età terziaria, <strong>di</strong> cui alla seconda (neoalpina) sono ascrivibili<br />

sovrascorrimenti sudvergenti con <strong>di</strong>rezione N50-90E che costituiscono i motivi tettonici principali<br />

del territorio d’interesse (Figura 2.1).<br />

Lungo la Valsugana, e da questa verso est, predominano strutture orientate - pur con ampie<br />

variazioni - secondo la <strong>di</strong>rezione veneta N70E. Questi motivi sono costituiti da pieghe sinclinali e<br />

anticlinali più o meno complesse e da sovrascorrimenti sudvergenti, localmente interrotti da<br />

elementi <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione scledense (faglia <strong>di</strong> Valstagna, Faglia <strong>di</strong> Punta Muscè, Faglia dell’Ardosa).<br />

Il massiccio del M.Grappa corrisponde complessivamente ad un'ampia piega anticlinale (Carraro et<br />

al., 1989), con asse NE-SW (Anticlinale Monte Grappa - Monte Tomatico), che continua ad oriente<br />

nell'Anticlinale Monte Cesen-Col Visentin <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione assiale NW-SE. Questo sistema <strong>di</strong> pieghe si<br />

interrompe bruscamente verso Sud in corrispondenza della flessura pedernontana, riflesso plastico<br />

superficiale del sovrascomento sudvergente Bassano-Valdobbiadene, considerata attualmente<br />

ancora attiva (Zanferrari et al., 1982; Castal<strong>di</strong>ni & Panizza, 1991; Carraro et al., 1989; Gala<strong>di</strong>ni et<br />

al., 2001, 2005; Burrato et al., 2008); caratterizzata da un risalto morfologico <strong>di</strong> circa 1200m<br />

rispetto alla pianura, a ovest è troncata dalle faglie trascorrenti, orientate NW-SE, del sistema<br />

Schio-Vicenza. Quest’ultimo rappresenta la giunzione cinematica tardo Miocenica-Quaternaria tra la<br />

catena Sudalpina esterna e le Alpi Meri<strong>di</strong>onali centro-occidentali (Castellarin & Cantelli, 2000;<br />

Zampieri et al., 2003).<br />

Nel settore occidentale delle Prealpi venete, il fronte meri<strong>di</strong>onale del Subalpino comprende:<br />

- thrust del Montello, orientato WSW-ENE con immersione NNW;<br />

- thrust Bassano-Cornuda e thrust Thiene -Bassano, <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione WSW-ENE e immersione a<br />

NNW<br />

COMPATIBILITÀ SISMICA_PAT ROMANO.DOC 2


L'ultima fase delle deformazioni neogeniche risale al Pliocene ed è tuttora attiva, come testimoniato<br />

dalla sismicità dell'area. Ad essa si deve tra l'altro il sovrascorrimento <strong>di</strong> Aviano, sepolto sotto le<br />

alluvioni dell'alta Pianura Veneta, che limita verso sud le colline <strong>di</strong> Marostica, Asolo, Montello e<br />

Conegliano.<br />

Le strutture ascrivibili alla tettonica regionale appartengono, in linea generale, ai seguenti tre<br />

sistemi:<br />

Figura 2.1 - Modello strutturale dell’Italia nord-orientale. Legenda: TC, Trento-Cles fault; SV,<br />

Schio-Vicenza fault; TB, Thiene-Bassano fault; BC, Bassano-Cornuda fault; BV, Bassano-<br />

Valdobbiadene fault; BL, Belluno fault; VS, Valsugana fault; FU, Funes fault; AN, Antelao<br />

fault; MT, Montello fault; CA, Cansiglio fault; PM, Polcenigo-Maniago fault; AR, Arba-Ragogna<br />

fault; PE, Periadriatic thrust; PU, Pinedo-Uccea fault; DA, Dof-Auda fault; SA, Sauris fault;<br />

BC, But-Chiarsò fault; FS, Fella-Sava fault; VR,Val Resia fault;VV,ValVenzonassa fault; BE,<br />

Berna<strong>di</strong>a fault; BU, Buia fault; ST, Susans-Tricesimo fault; UD, U<strong>di</strong>ne-Buttrio fault; PZ,<br />

Pozzuolo fault; MD, Medea fault; PA, Palmanova fault; ID, Idrija fault; PR, Predjama fault.<br />

- Linea della Valsugana: sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione WSW-ENE, <strong>di</strong> probabile età ercinica, ha subito<br />

riattivazioni durante il Lias e, successivamente, con inversione del rigetto, in epoca alpina.<br />

Separa due zone - con rigetti <strong>di</strong> oltre 1.000 m - sensibilmente <strong>di</strong>verse sia dal punto <strong>di</strong> vista<br />

litologico e stratigrafico, sia per quanto concerne gli stili tettonici: mentre a meri<strong>di</strong>one della<br />

struttura prevalgono le <strong>di</strong>slocazioni per piega e piega-faglia con <strong>di</strong>rezione WSW-ENE, a nord<br />

ricorrono soprattutto faglie con andamento NNW-SSE che talora intersecano <strong>di</strong>sturbi tettonici<br />

orientati circa E-W o SW-NE.<br />

- Flessura Bassano-Valdobbiadene (pedemontana): sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione WSW-ENE, con piano<br />

assiale immerso verso N con inclinazione <strong>di</strong> circa 50°. Associato a movimenti compressivi,<br />

COMPATIBILITÀ SISMICA_PAT ROMANO.DOC 3


isulta molto <strong>di</strong>sarmonico nei termini più recenti, caratterizzati da rovesciamenti della serie<br />

stratigrafica, sovrascorrimenti e pieghe vergenti a SSE notevolmente serrate e fagliate. Strutture<br />

trasversali orientate NW-SE (subor<strong>di</strong>natamente NNW-SSE o N-S), con componente <strong>di</strong><br />

trascorrenza prevalente, <strong>di</strong>slocano la flessura pedemontana in tronchi a piegamento quasi<br />

in<strong>di</strong>pendente.<br />

- Sistema scledense: sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>slocazioni (associato alla Linea Schio-Vicenza)<br />

prevalentemente subverticali, <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione NW-SE, a movimento trascorrente, talora a notevole<br />

rigetto orizzontale. Appartiene a questo sistema la Linea <strong>di</strong> Valstagna, subverticale, che separa<br />

l’Altopiano dei Sette Comuni dal Massiccio del Grappa, ai lati della quale la flessura<br />

pedemontana presenta complicazioni notevolmente <strong>di</strong>fferenziate. La sua prosecuzione in<br />

pianura è rappresentata dalla Faglia <strong>di</strong> Bassano.<br />

La cinematica delle unità geologico-strutturali fa ritenere che le spinte abbiano avuto, ed abbiano<br />

tuttora, <strong>di</strong>rezione prevalente NW-SE con risultanti principali <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione NNW. L’orientazione <strong>di</strong><br />

queste ultime potrebbe essere associata all’andamento della preesistente struttura valsuganese con<br />

l’a<strong>di</strong>acente basamento scistoso-cristallino fortemente rialzato, reso qui più rigido dai «porfi<strong>di</strong>»<br />

atesini e dal Granito <strong>di</strong> Cima d’Asta (Panizza et al., 1981).<br />

COMPATIBILITÀ SISMICA_PAT ROMANO.DOC 4


3. SISMICITÀ<br />

L’attività deformativa de ll’Italia Nord-Orientale è comprovata da una significativa e documentata<br />

sismicità. I cataloghi storici, considerati completi a partire da magnitudo attorno a M=6 per gli<br />

ultimi 700 anni circa (Burrato et al., 2008), elencano numerosi eventi <strong>di</strong> rilievo nell’area<br />

pedemontana tra il Lago <strong>di</strong> Garda e la Slovenia (CPTI04).<br />

La sismicità recente, documentata con maggior dettaglio e precisione con le registrazioni<br />

strumentali che seguirono il terremoto del Friuli del 1976<br />

(http://www.crs.inogs.it/bollettino/RSFVG/), testimonia chiaramente lo stato <strong>di</strong> deformazione in atto<br />

al fronte della catena alpina.<br />

3.1 STRUTTURE NEOTETTONICHE<br />

Nell'area d’interesse, appartenente al dominio Sudalpino, le strutture principali sono rappresentate<br />

da thrust S e SE-vergenti, i più meri<strong>di</strong>onali dei quali marcano il limite fra l’alta pianura e i rilievi<br />

prealpini coinvolgendo nella deformazione rocce marine meso-cenozoiche e depositi continentali<br />

tardo cenozoici-quaternari. Questo dominio è strutturalmente delimitato a ovest dai thrust e dalle<br />

strutture transpressive ad andamento NNE-SSW del sistema delle Giu<strong>di</strong>carie, mentre ad est è<br />

limitato dai thrust con <strong>di</strong>rezione NW-SE del dominio <strong>di</strong>narico.<br />

I dati <strong>di</strong>sponibili circa l’attività tettonica recente <strong>di</strong> queste strutture sono descritti in Zanferrari et al.<br />

(1982), CNR-PFG (1987) e Castal<strong>di</strong>ni e Panizza (1991).<br />

Nel lavoro <strong>di</strong> Zanferrari et al. (1982) sono riportate informazioni sull'attività plioquaternaria <strong>di</strong> faglie<br />

e sistemi <strong>di</strong> faglie rilevati tra il Lago <strong>di</strong> Garda e il Friuli, insieme a dati sulla storia dei movimenti<br />

verticali che hanno interessato l'area nello stesso intervallo cronologico. Queste informazioni sono<br />

state trasferite nella Carta Neotettonica d'Italia (CNR-PFG, 1987), dove i principali sistemi <strong>di</strong> thrust<br />

che bordano le pianure veneta e friulana sono stati in<strong>di</strong>cati come strutture attive durante il Pliocene<br />

e il Quaternario. Nell’area tra Treviso e il Tagliamento è, inoltre, cartografato un thrust sepolto più<br />

recente, definito come attivo durante il Quaternario («Linea <strong>di</strong> Sacile» in Castal<strong>di</strong>ni e Panizza,<br />

1991).<br />

L'importanza dei thrust bor<strong>di</strong>eri è stata evidenziata anche in Castal<strong>di</strong>ni e Panizza (1991), che<br />

in<strong>di</strong>cano 112 faglie attive nell'area tra il lago <strong>di</strong> Garda e la regione friulana; nel lavoro sono stati<br />

riportati tre thrust principali, con andamento ENE-WSW e vergenza verso sud (linee Bassano-<br />

Valdobbiadene, <strong>di</strong> Aviano e <strong>di</strong> Sacile), a nord dei quali gli Autori hanno rilevato un'altra struttura<br />

compressiva, lunga oltre 100km (linea della Valsugana).<br />

Più recentemente, i dati <strong>di</strong>sponibili sull'attività delle faglie nell'area compresa tra i Monti Lessini e il<br />

Friuli sono stati trasferiti da Gala<strong>di</strong>ni et al. (2000) in un inventario <strong>di</strong> faglie e strutture tettoniche<br />

che hanno mostrato attività tettonica almeno dal Pleistocene. Nell’inventario sono state classificate<br />

COMPATIBILITÀ SISMICA_PAT ROMANO.DOC 5


soltanto le faglie principali, la cui lunghezza potrebbe essere compatibile con l'occorrenza <strong>di</strong><br />

terremoti con M 6 sulla base dell'equazione <strong>di</strong> Wells e Coppersmith (1994) che lega la lunghezza<br />

della rottura <strong>di</strong> superficie con la magnitudo.<br />

Per quanto concerne le Alpi orientali (Figura 3.1), sono riportate faglie con evidenze <strong>di</strong> movimento<br />

durante il Pleistocene superiore-Olocene (dopo l'ultimo massimo glaciale) e faglie interessate da<br />

attività genericamente quaternaria con possibili movimenti successivi all’ultimo massimo glaciale.<br />

Segmenti <strong>di</strong> faglia che potrebbero rappresentare l'espressione superficiale <strong>di</strong> singole sorgenti<br />

sismogenetiche responsabili dei terremoti principali dell'Italia nordorientale sono cartografati in<br />

Figura 3.2.<br />

Figura 3.1 - Faglie con<br />

evidenze <strong>di</strong> movimento<br />

durante il Pleistocene<br />

superiore-Olocene<br />

Figura 3.2 - Faglie con<br />

evidenze <strong>di</strong> movimento<br />

durante l’Olocene recente<br />

COMPATIBILITÀ SISMICA_PAT ROMANO.DOC 6


Evidenze <strong>di</strong> attività recente sono state osservate lungo l'intera traccia superficiale della struttura<br />

compressiva che borda la pianura tra Schio e il F.Tagliamento (linea <strong>di</strong> Aviano <strong>di</strong> Castal<strong>di</strong>ni e<br />

Panizza, 1991). I segmenti <strong>di</strong> questa struttura compressiva (Linea Thiene -Bassano, TB; Linea<br />

Bassano-Cornuda, BC; Faglia del Montello, MT; Faglia del Consiglio, CA; Linea Polcenigo-Maniago,<br />

PM; Faglia Arba-Ragogna, AR - Cfr. Figura 2.1 e dettaglio <strong>di</strong> Figura 3.3) marcano i bor<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

paesaggi maturi modellati su se<strong>di</strong>menti neogenico-quaternari e sospesi sull’attuale pianura<br />

alluvionale. Le caratteristiche geomorfologiche osservate testimoniano movimenti verticali<br />

significativi, come in<strong>di</strong>cato dalla presenza <strong>di</strong> terrazzi sollevati, valli fluviali abbandonate, settori<br />

subsidenti prossimi all'espressione superficiale dei thrust, scarpate a basso angolo che interessano<br />

superfici deposizionali recenti.<br />

Figura 3.3 - Schema strutturale semplificato del Sudalpino in corrispondenza dell’area <strong>di</strong> interesse<br />

(cerchio rosso). Legenda: AC, Arcade Thrust; BC, Bassano–Cornuda Thrust; BV, Bassano–Valdobbiadene<br />

Thrust; CA, Cansiglio Thrust; MC, Montello–Conegliano Thrust; PM, Polcenigo–Maniago Thrust; SV,<br />

Schio–Vicenza Fault System; TB, Thiene–Bassano Thrust (fonte: Burrato et al., 2008)<br />

3.2 QUADRO SISMOTETTONICO E SORGENTI SISMOGENETICHE RESPONSABILI DI TERREMOTI<br />

DISTRUTTIVI NELL’ITALIA NORD-ORIENTALE<br />

Secondo i cataloghi più recenti la sismicità massima dell’area situata a cavallo del fronte pliocenico-<br />

quaternario della catena sudalpina orientale tra Vicenza e U<strong>di</strong>ne (in cui ricade il territorio <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o),<br />

in corrispondenza del passaggio fra i rilievi prealpini e l’alta pianura veneto-friulana, raggiunge<br />

magnitudo comprese fra 6 e 7 ed è legata all’evoluzione del sistema <strong>di</strong> sovrascorrimenti sudvergenti<br />

che formano la porzione più esterna del fronte sudalpino orientale.<br />

COMPATIBILITÀ SISMICA_PAT ROMANO.DOC 7


Il quadro sismotettonico <strong>di</strong>sponibile fino alla metà degli anni ‘90 era dominato da un rilevante<br />

cilindrismo, con lunghi fronti <strong>di</strong> accavallamento, ritenuti attivi durante il Quaternario nella loro<br />

interezza, senza evidenze <strong>di</strong> segmentazione (Castal<strong>di</strong>ni e Panizza, 1991). Da sud a nord si trattava<br />

dei sovrascorrimenti <strong>di</strong> Sacile, <strong>di</strong> Aviano, <strong>di</strong> Bassano-Valdobbiadene e della linea <strong>di</strong> Belluno-<br />

sovrascorrimento periadriatico.<br />

Più recenti ricerche (Peruzza et al., 2002; Poli et al., 2002; Riuscetti et al., 2002; Gala<strong>di</strong>ni et al.,<br />

2001; Gala<strong>di</strong>ni et al., 2005; Burrato et al., 2008) hanno, tuttavia, ridefinito l’architettura del fronte<br />

sepolto, lo schema dei rapporti tra i sovrascorrimenti paleocenici <strong>di</strong>narici (WSW-vergenti) e<br />

neoalpini (SSE-vergenti) e il quadro dell’evoluzione dell’area nel Miocene superiore-Quaternario.<br />

Le informazioni sismologico-storiche sulla <strong>di</strong>stribuzione del danno legato ai terremoti <strong>di</strong> età moderna<br />

e contemporanea (es. 1695, 1873, 1936) e quelle strumentali per i terremoti recenti (sequenza del<br />

1976 in Friuli) sono state variamente utilizzate in prospettiva sismotettonica (Fitzko, 2002; Peruzza<br />

et al., 2002; Sirovich e Pettenati, 2003; Gala<strong>di</strong>ni et al., 2005). I lavori citati evidenziano il ruolo<br />

sismogenico dei thrust attivi sud-vergenti al margine meri<strong>di</strong>onale della catena alpina per quanto<br />

riguarda i terremoti principali. Si sottolinea, tuttavia, che l’informazione storica sui terremoti <strong>di</strong> età<br />

moderna e contemporanea è decisamente superiore rispetto a quella dei terremoti <strong>di</strong> età me<strong>di</strong>evale<br />

(1117, 1222 e 1348); dell’incertezza sulle caratteristiche dei sismi più antichi risentono,<br />

evidentemente, anche le interpretazioni sismogenetiche.<br />

Lo schema strutturale aggiornato del front e pliocenico-quaternario (cfr. Figura 2.1), derivato dagli<br />

stu<strong>di</strong> richiamati, evidenzia la segmentazione del fronte stesso in un sistema <strong>di</strong> thrust arcuati, in<br />

massima parte ciechi, spesso caratterizzati da rampe oblique me<strong>di</strong>ante le quali un thrust si<br />

accavalla lateralmente su un altro. Analisi <strong>di</strong> morfoneotettonica e neotettonica applicate a tali<br />

strutture hanno permesso, in alcuni casi, <strong>di</strong> datarne l’attività e <strong>di</strong> definirne la cinematica<br />

quaternaria.<br />

Gala<strong>di</strong>ni et al. (2005) hanno in<strong>di</strong>viduato l’insieme <strong>di</strong> segmenti <strong>di</strong> faglie attive potenzialmente in<br />

grado <strong>di</strong> generare terremoti con M 6 e definito le sorgenti sismogenetiche potenzialmente<br />

responsabili <strong>di</strong> terremoti <strong>di</strong> tale magnitudo (Figura 3.4), sulla base dell’ipotesi che le porzioni dei<br />

piani <strong>di</strong> faglia caratterizzate dal maggior angolo («thrust ramps») rappresentano le porzioni attive<br />

delle strutture compressionali adatte a rilasciare eventi sismici.<br />

L’identificazione e la classificazione delle sorgenti sismogeniche e la loro <strong>di</strong>stinzione nell’ambito del<br />

fronte meri<strong>di</strong>onale della catena alpina si avvale <strong>di</strong> dati geologico-geomorfologici, geofisici e dei<br />

risultati dell’analisi della sismicità storica e strumentale. Queste osservazioni sono correlate<br />

me<strong>di</strong>ante relazioni empiriche che legano magnitudo momento (Mw) e caratteristiche <strong>di</strong>mensionali<br />

delle superfici <strong>di</strong> rottura co-sismica, stimate da Wells e Coppermith in conformità a un dataset <strong>di</strong><br />

eventi avvenuti a scala mon<strong>di</strong>ale tra il 1857 e il 1993. Le dai due autori<br />

COMPATIBILITÀ SISMICA_PAT ROMANO.DOC 8


Per definire i <strong>di</strong>versi modelli <strong>di</strong> regressione gli Autori hanno utilizzato <strong>di</strong>mensioni dell’area sorgente<br />

stimate prevalentemente sulla base della <strong>di</strong>stribuzione nello spazio delle repliche che seguirono,<br />

nelle prime ore, l’evento principale (Wells e Coppersmith, 1994). I risultati <strong>di</strong> queste analisi hanno<br />

permesso <strong>di</strong> ipotizzare per l’area pedemontana dell’Italia Nord-Orientale una serie ininterrotta <strong>di</strong><br />

sorgenti sismogeniche, dai Lessini alla Slovenia, attribuibili a terremoti con magnitudo Mw>5.5<br />

(Burrato et al., 2008; Gala<strong>di</strong>ni et al., 2005).<br />

Sorgente sismogenetica in<strong>di</strong>viduale (GG)<br />

Figura 3.4 - Sorgenti sismogeniche in<strong>di</strong>viduate nell’Italia nord-orientale e nella Slovenia occidentale (inserite nel<br />

DISS - vers. 03). Le sorgenti sismogeniche in<strong>di</strong>viduali sono evidenziate in nero: il rettangolo rappresenta la<br />

proiezione del piano <strong>di</strong> faglia sulla superficie esterna e la linea rappresenta la proiezione della linea <strong>di</strong> rottura<br />

sulla superficie stessa. La freccetta nera all’interno del rettangolo in<strong>di</strong>ca la <strong>di</strong>rezione del vettore <strong>di</strong> movimento<br />

(vettore <strong>di</strong> slip sotto forma <strong>di</strong> angolo <strong>di</strong> rake). In grigio le aree con caratteristiche sismogeniche omogenee (aree<br />

sismogeniche (Il cerchio rosso in<strong>di</strong>ca l’area <strong>di</strong> interesse) [fonte: Burrato et al., 2008]<br />

Le informazioni parametriche relative alle sorgenti ipotizzate sono raccolte nel Database of<br />

In<strong>di</strong>vidual Seismogenic Sources (DISS 3. 0.4 - 2007); ad esse sono stati associati gli otto maggiori<br />

COMPATIBILITÀ SISMICA_PAT ROMANO.DOC 9


terremoti che hanno interessato la regione fra il 1117 e il 1976. Di queste, le sorgenti <strong>di</strong> Thiene-<br />

Bassano, Montello, Sequals e Medea sono riconosciute solo su base geologico-geomorfologica e/o<br />

geofisica. Non essendo associate ad eventi sismici storici, ad eccezione della sorgente <strong>di</strong> Thiene-<br />

Bassano, correlata da Gala<strong>di</strong>ni et al. (2005) al controverso terremoto <strong>di</strong> Verona del 1117<br />

(Mw=6.5), le sorgenti sono messe in relazione ad aree <strong>di</strong> gap sismico potenzialmente capaci <strong>di</strong><br />

generare terremoti <strong>di</strong> magnitudo superiore a Mw=6.4 (Burrato et al., 2008).<br />

Figura 3.5 - Sorgenti sismogeniche e cronologia dei principali terremoti storici nell’Italia Nord-Orientale<br />

(http://<strong>di</strong>ss.rm.ingv.it/<strong>di</strong>ss/). I rettangoli gialli in<strong>di</strong>cano la proiezione in superficie dei segmenti <strong>di</strong> faglia<br />

ritenuti attivi.<br />

3.2.1 Sorgenti sismogenetiche nel territorio <strong>di</strong> <strong>Romano</strong> d’Ezzelino<br />

Come si evince dalle Figure 3.4 e 3.5 e dal dettaglio <strong>di</strong> Figura 3.6, il territorio comunale <strong>di</strong> <strong>Romano</strong><br />

d’Ezzelino si colloca in corrispondenza dell’area <strong>di</strong> influenza delle sorgenti sismogenetiche Bassano-<br />

Cornuda (ITGG102) e Monte Grappa (IT GG113), al margine della Thiene-Bassano (ITGG127).<br />

La sorgente Bassano-Cornuda (ITGG127) rappresenta un segmento della Linea <strong>di</strong> Aviano allineato<br />

con la sorgente Thiene–Bassano lungo il margine <strong>di</strong> un paleopaesaggio del Pleistocene me<strong>di</strong>o<br />

sospeso sull'attuale pianura (Gala<strong>di</strong>ni et al., 2005). La sorgente è caratterizzata da una relazione<br />

COMPATIBILITÀ SISMICA_PAT ROMANO.DOC 10


en-echelon con la più orientale struttura sismogenetica Montello-Conegliano ed è associata al<br />

terremoto <strong>di</strong> Aso del 1695 (Mw=6.6).<br />

Figura 3.6 – Sorgenti sismogenetiche nel territorio <strong>di</strong><strong>Romano</strong> d’Ezzelino (zona in<strong>di</strong>cata in<br />

verde) [fonte: DISS, 3.0.4 – 2007]<br />

Il sollevamento del paleopaesaggio al tetto del thrust Bassano-Cornuda è in atto dal Pleistocene<br />

me<strong>di</strong>o ed è testimoniato da tre or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> paleosuperfici <strong>di</strong> erosione collocate a 70÷20, 80÷40 e<br />

140÷70m sulla prospiciente pianura olocenica. Al tetto del thrust, inoltre, affiorano argille marine<br />

plioceniche (Bavero & Grandesso, 1982); depositi analoghi sono stati riscontrati in sondaggi, al<br />

letto della struttura, sotto uno spessore <strong>di</strong> circa 1000m <strong>di</strong> depositi quaternari.<br />

Evidenze locali <strong>di</strong> attività tettonica recente sono state riscontrate nel territorio <strong>di</strong> Crespano del<br />

Grappa (Col Canil, 10Km circa a NE <strong>di</strong> Bassano), dove una faglia inversa porta le arenarie del<br />

Miocene inf. a contatto con alluvioni quaternarie (Parinetto, 1987). Nella Valle delle Molle, presso<br />

Bassano, la quota anomala dei depositi alluvionali del Pleistocene sup. è stata attribuita a<br />

deformazioni tettoniche. Altre faglie secondarie che coinvolgono depositi pleistocenici sono state<br />

rilevate nell’area a E <strong>di</strong> Bassano (Parinetto, 1987).<br />

COMPATIBILITÀ SISMICA_PAT ROMANO.DOC 11


La valle del F.Brenta sembra in<strong>di</strong>care la terminazione occidentale <strong>di</strong> questo segmento, evidenziata<br />

dalla chiusura della struttura arcuata (in pianta) riferibile al thrust in oggetto e sottolineata da una<br />

faglia <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione NNW-SSE, trasversale rispetto al set principale. La geometria e l’andamento <strong>di</strong><br />

questa faglia sono stati definiti sulla base <strong>di</strong> risultanze <strong>di</strong> indagini geoelettriche (De Florentiis &<br />

Zambiano, 1981).<br />

La sorgente Monte Grappa (ITGG113), associata al terremoto <strong>di</strong> Bassano del 1836 (Mw=5.5),<br />

rappresenta un retroscorrimento (nord vergente) del thrust Bassano-Cornuda. In ogni caso, in<br />

questo territorio i terremoti a magnitudo maggiore (M 6+) sono generati dal fronte dei thrusts,<br />

mentre quelli a magnitudo inferiore (M 5+), ma non meno potenzialmente <strong>di</strong>struttivi, possono<br />

essere generati da strutture secondarie.<br />

3.3 SISMICITÀ STORICA E STRUMENTALE<br />

3.3.1 La sismicità storica dell’area<br />

La sismicità storica dell'Italia nord-orientale può considerarsi sufficientemente conosciuta grazie alla<br />

presenza antropica già dall'epoca romana: circa l'80% dei terremoti al <strong>di</strong> sopra della soglia <strong>di</strong> danno<br />

sono stati in<strong>di</strong>viduati e localizzati con il recupero e l'interpretazione <strong>di</strong> notizie tratte da stampa,<br />

letteratura, archivi e fonti storiche. I più recenti cataloghi dei terremoti (OGS, 1987; Camassi &<br />

Stucchi, 1997; Boschi et al., 2000; CPTI, 2004) riportano eventi con un grado <strong>di</strong> informazione e <strong>di</strong><br />

dettaglio eterogeneo.<br />

Diversi forti terremoti colpirono in passato la fascia pedemontana tra Veneto e Friuli-Venezia-Giulia,<br />

in cui ricade l’area <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o (Figura 3.7).<br />

Figura 3.7 - Rappresentazione del contenuto dei cataloghi parametrici NT4.1 (in<br />

viola) e CPTI (rosso); la <strong>di</strong>mensione del simbolo è proporzionale alla magnitudo<br />

(http://emi<strong>di</strong>us.mi.ingv.it/).<br />

COMPATIBILITÀ SISMICA_PAT ROMANO.DOC 12


L’area bassanese, che comprende il territorio comunale <strong>di</strong> <strong>Romano</strong> d’Ezzelino, è stata storicamente<br />

interessata da eventi che hanno superato la soglia del danno (Io=VI MCS). I maggiori risentimenti<br />

in termini <strong>di</strong> intensità macrosismica riferibili a questa porzione <strong>di</strong> territorio sono stati del IX e X<br />

grado della scala MCS (catalogo CPTI04).<br />

Figura 3.8 - Piani quotati del<br />

terremoto <strong>di</strong> Asolo del 25<br />

febbraio 1695 [fonte: database<br />

macrosismico italiano, DBMI04<br />

– INGV]<br />

Figura 3.9 - Piani quotati del<br />

terremoto <strong>di</strong> Bassano del 12<br />

giugno 1836 [fonte: database<br />

macrosismico italiano, DBMI04 –<br />

INGV]<br />

COMPATIBILITÀ SISMICA_PAT ROMANO.DOC 13


Ai comuni della zona dell’Asolano, il IX e il X grado sono associati al terremoto storico del 25<br />

febbraio 1695 (Io=IX -X MCS, Mw=6,61, epicentro: lat. 45.800, long. 11.950), che ha raggiunto<br />

la soglia della <strong>di</strong>struzione, coinvolgendo pesantemente la zona compresa tra Bassano del Grappa e<br />

Valdobbiadene. Il terremoto <strong>di</strong> Asolo è stato associato al sovrascorrimento <strong>di</strong> Bassano-Cornuda<br />

(Gala<strong>di</strong>ni et al., 2005).<br />

Negli ultimi due secoli, l’evento più significativo è stato quello del 12 giugno 1836, localizzato<br />

nell’area <strong>di</strong> Bassano, che ha raggiunto la soglia del danno (Io=VI-VII MCS, Mw=5.48).<br />

Oltre a quelli citati, la provincia <strong>di</strong> Vicenza ha risentito degli effetti <strong>di</strong> numerosi altri terremoti storici<br />

<strong>di</strong> cui in Tabella 3.I è riportata una selezione che prende in considerazione solo quelli con una<br />

intensità macrosismica in Vicenza non minore <strong>di</strong> 5; il <strong>di</strong>agramma <strong>di</strong> Figura 3.10 (Monachesi &<br />

Stucchi, 1996) presenta la <strong>di</strong>stribuzione degli eventi sismici <strong>di</strong> Vicenza tra il 1200 e il 1980.<br />

DATA<br />

ORA MIN IS (MCS) AREA EPICENTRALE IX MS<br />

26.03.1511 14 30 7.0 Gemona 9.0 6.2<br />

23.10.1303 7.0 Vicenza 7.0 5.0<br />

22.10.1796 6.0 Bassa Padana 7.0 5.0<br />

29.06.1873 03 55 6.0 Bellunese 10.0 6.4<br />

03.01.1117 13 9.0 Veronese 9.0 6.4<br />

25.12.1222 11 6.0 Bresciano 8.0 5.9<br />

24.06.1826 12 15 5.5 Salò 5.5 4.2<br />

30.10.1901 14 49 5.0 Salò 8.0 5.5<br />

18.10.1936 03 10 5.0 Bosco Cansiglio 9.0 5.8<br />

30.12.1967 04 19 5.5 Bassa Padana 6.0 5.3<br />

06.05.1976 20 5.5 Friuli 9.5 6.5<br />

24.04.1741 09 20 5.0 Fabrianese 9.0 6.2<br />

07.10.1776 5.0 Tramonti 8.5 5.9<br />

07.04.1781 5.0 Faentino 9.0 6.2<br />

25.10.1812 07 5.0 Sequals 7.5 5.2<br />

13.03.1832 03 20 5.0 Reggiano 7.5 5.2<br />

07.06.1891 6.0 Veronese 8.0 5.5<br />

13.01.1909 00 45 5.0 Bassa Padana 6.5 5.4<br />

27.10.1914 09 22 5.0 Garfagnana 7.0 5.8<br />

Tabella 4.I – Osservazioni sismiche <strong>di</strong>sponibili per Vicenza (Catalogo DOM4.1)<br />

Figura 3.10 – Storia sismica del vicentino<br />

COMPATIBILITÀ SISMICA_PAT ROMANO.DOC 14


3.3.2 Sismicità strumentale<br />

La sismicità dell’Italia Nord Orientale è sistematicament e registrata da maggio 1977, quando<br />

furono installate le prime tre stazioni permanenti della rete del Friuli-Venezia Giulia.<br />

Attualmente, nella Rete Integrata, gestita dal Centro Ricerche Sismologiche <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, Dipartimento<br />

dell’Istituto Nazionale <strong>di</strong> Oceanografia e Geofisica Sperimentale (OGS), confluiscono i dati della rete<br />

sismometrica della Regione Veneto, del Friuli Venezia Giulia e della Provincia Autonoma <strong>di</strong> Trento.<br />

I sismi localizzati in base ai dati forniti dalle reti sismometriche dal 1977 ad oggi sono rappresentati<br />

in Figura 3.11 dalla quale si evince che, in Veneto, le maggiori concentrazioni epicentrali sono<br />

relative all’area Bellunese-Cansiglio e al Lago <strong>di</strong> Garda, mentre la fascia pedemontana interme<strong>di</strong>a<br />

(<strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione NE-SW) è caratterizzata da epicentri maggiormente <strong>di</strong>stribuiti.<br />

La sismicità registrata strumentalmente negli ultimi 30 anni è caratterizzata da magnitudo da bassa<br />

a moderata.<br />

I terremoti con magnitudo maggiore <strong>di</strong> 3, corrispondente al limite della soglia <strong>di</strong> percezione, sono<br />

localizzati lungo la fascia esterna della catena alpina che, tuttavia, negli ultimi anni non è stata<br />

interessata da forti terremoti.<br />

Figura 3.11 - Sismicità strumentale e ubicazione delle stazioni<br />

sismometriche (periodo 1977-2007. Il cerchio rosso in<strong>di</strong>ca l’area<br />

d’interesse. - (http://www.crs.inogs.it/).<br />

COMPATIBILITÀ SISMICA_PAT ROMANO.DOC 15


Dal 1977 l’evento più significativo (MD=4,7) si è verificato il 13.09.1989 nella zona <strong>di</strong> Lastebasse<br />

(Val d’Astico), dove sono stati registrati anche altri eventi <strong>di</strong> magnitudo inferiore. Sismicità <strong>di</strong>ffusa è,<br />

inoltre, registrata nell’area del Montello (Montebelluna con MD=3,4), lungo la linea Schio-Vicenza<br />

e nell’area tra il M.Grappa e Bassano.<br />

Nel <strong>di</strong>cembre 2004 è stato registrato un aumento della sismicità nell’area <strong>di</strong> Valdobbiadene, con<br />

eventi <strong>di</strong> magnitudo compresa tra 1.7 e 3.3.<br />

Nella zona <strong>di</strong> Campolongo sul Brenta-Bassano del Grappa (Figura 3.12) è stato recentemente<br />

registrato un evento sismico <strong>di</strong> magnitudo 3.4 (9 novembre 2009 alle ore 11:36 ora locale) e, nella<br />

zona del Monte Grappa (Figura 3.13), il giorno 6 <strong>di</strong>cembre 2009 alle 13:57 e 14:39 ora locale,<br />

sono stati rilevato due eventi sismici <strong>di</strong> magnitudo 2.9 e 3.2 rispettivamente.<br />

Figura 3.12 -Mappa preliminare dei risentimenti macrosismci per il<br />

terremoto del 9 novembre 2009 [fonte: INGV]<br />

COMPATIBILITÀ SISMICA_PAT ROMANO.DOC 16


Figura 3.13 - Mappa preliminare dei risentimenti macrosismci per<br />

il terremoto del 6 <strong>di</strong>cembre 2009 [fonte: INGV]<br />

COMPATIBILITÀ SISMICA_PAT ROMANO.DOC 17


4. CARATTERIZZAZIONE SISMOGENETICA DEL COMUNE<br />

In base alla zonazione attualmente adottata (ZS9), il territorio <strong>di</strong> <strong>Romano</strong> d’Ezzelino ricade<br />

all’interno della zona sismogenetica 905 comprendente la fascia pedemontana tra Bassano del<br />

Grappa e il confine con il Friuli-Venezia Giulia. Il meccanismo <strong>di</strong> fagliazione responsabile dei<br />

terremoti che si sono verificati in questa zona è <strong>di</strong> tipo faglia inversa, con profon<strong>di</strong>tà ipocentrale<br />

me<strong>di</strong>a stimata <strong>di</strong> 8km.<br />

Con l’entrata in vigore dell’Or<strong>di</strong>nanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo<br />

2003, «Primi elementi in materia <strong>di</strong> criteri generali per la classificazione sismica del territorio<br />

nazionale e <strong>di</strong> normative tecniche per le costruzioni in zona sismica» tutti i comuni italiani risultano<br />

classificati in zona sismica, ripartiti in quattro ambiti riferiti a <strong>di</strong>versi livelli <strong>di</strong> rischio decrescente da<br />

1 a 4.<br />

Le quattro zone sismiche sono in<strong>di</strong>viduate dall’Or<strong>di</strong>nanza in base a valori decrescenti <strong>di</strong><br />

«accelerazioni massime» al suolo e per esse sono in<strong>di</strong>cati i valori <strong>di</strong> accelerazione orizzontale (ag/g)<br />

<strong>di</strong> ancoraggio dello spettro <strong>di</strong> risposta elastico. In particolare, ciascuna zona è in<strong>di</strong>viduata secondo<br />

valori <strong>di</strong> accelerazione <strong>di</strong> picco orizzontale del suolo ag, con probabilità <strong>di</strong> superamento del 10% in<br />

50 anni, secondo le tabella seguente:<br />

Figura 4.1 – Zonazione sismogenetica ZS9<br />

COMPATIBILITÀ SISMICA_PAT ROMANO.DOC 18


Zona sismica<br />

Accelerazione orizzontale con<br />

probabilità <strong>di</strong> superamento del<br />

10% in 50 anni [ag/g]<br />

Accelerazione orizzontale <strong>di</strong><br />

ancoraggio dello spettro <strong>di</strong><br />

risposta elastico [ag/g]<br />

1 > 0,25 0,35<br />

2 0,15 ÷ 0,25 0,25<br />

3 0,05 ÷ 0,15 0,15<br />

4 < 0,05 0,05<br />

La <strong>di</strong>stribuzione e caratterizzazione delle zone sismogenetiche riconosciute (cfr. § 3.2) è stata<br />

tradotta in una carta <strong>di</strong> pericolosità sismica valida su tutto il territorio nazionale (Figura 4.2 -<br />

http://zonesismiche.mi.ingv.it) che riporta i valori <strong>di</strong> accelerazione orizzontale massima al suolo ag<br />

con probabilità <strong>di</strong> superamento del 10% in 50 anni. La carta è riferita a suoli <strong>di</strong> categoria A<br />

caratterizzati da Vs > 800 m/s.<br />

Figura 4.2 – Mappa <strong>di</strong> pericolosità sismica Figura 4.3 – Zonazione della provincia <strong>di</strong> Vicenza<br />

Per quanto attiene la provincia <strong>di</strong> Vicenza, la classificazione elenca in «classe 2» i comuni <strong>di</strong><br />

Crespadoro, Mussolente, Pove del Grappa e <strong>Romano</strong> d’Ezzelino. Dei rimanenti, 112 comuni - tra i<br />

quali anche Vicenza - ricadono in «classe 3» e i restanti 6, ubicati essenzialmente in bassa pianura,<br />

rientrano in «classe 4» (Figura 4.3).<br />

COMPATIBILITÀ SISMICA_PAT ROMANO.DOC 19


Con riferimento alla carta <strong>di</strong> pericolosità sismica introdotta dall’OPCM 3519 del 28 aprile 2006,<br />

nella quale i valori <strong>di</strong> accelerazione ag sono in<strong>di</strong>cati su una maglia <strong>di</strong> 0,05 gra<strong>di</strong> (Figura 4.4), gli<br />

estremi dei valori <strong>di</strong> accelerazione orizzontale max per i suoli <strong>di</strong> categoria A presenti nel territorio<br />

comunale corrispondono a 0.175÷0.200.<br />

Figura 4.4 – Mappa della pericolosità sismica del Veneto [fonte: INGV, 2004]<br />

La pubblicazione della Mappa <strong>di</strong> Pericolosità sismica del Territorio Nazionale, approvata dalla<br />

Commissione Gran<strong>di</strong> Rischi del Dipartimento della Protezione Civile nella seduta del 6 aprile 2004,<br />

rappresenta il riferimento previsto dall'Or<strong>di</strong>nanza n.3274 del 2003 (All.1, punto m) per le<br />

deliberazioni regionali in materia. Il provve<strong>di</strong>mento statale in questione stabilisce, altresì, nuove<br />

regole tecniche per la progettazione in funzione antisismica con riguardo ai ponti, alle fondazioni ed<br />

agli e<strong>di</strong>fici in genere. Tali norme innovano le modalità <strong>di</strong> calcolo precedentemente in uso, stabilendo<br />

un’applicazione a termine del metodo delle «tensioni ammissibili» a favore del metodo degli «stati<br />

COMPATIBILITÀ SISMICA_PAT ROMANO.DOC 20


limite». Il comma 3 dell’art. 2 stabilisce, infine, l’obbligo <strong>di</strong> procedere a verifica sismica nei<br />

confronti <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici ed infrastrutture strategiche e rilevanti entro cinque anni, e pertanto entro l’8<br />

maggio 2008.<br />

In adempimento alle suddette <strong>di</strong>sposizioni, la Regione Veneto ha approvato, con deliberazione del<br />

Consiglio Regionale in data 3 <strong>di</strong>cembre 2003, n. 67, la classificazione sismica del proprio territorio,<br />

riferendosi per la delimitazione dei <strong>di</strong>versi gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> rischio ai confini amministrativi comunali. Con il<br />

medesimo provve<strong>di</strong>mento, la Regione ha inoltre approvato <strong>di</strong>rettive per l’applicazione della norma<br />

statale, in base alla quale:<br />

- i progetti <strong>di</strong> opere da realizzarsi in zona 2 sono da sottoporsi al controllo degli Uffici del Genio<br />

Civile;<br />

- i progetti <strong>di</strong> opere da realizzarsi in zona 3 devono essere redatti secondo la normativa tecnica<br />

per le zone sismiche, senza obbligo <strong>di</strong> esame da parte degli Uffici del Genio Civile;<br />

- i progetti <strong>di</strong> opere da realizzarsi in zona 4 sono redatti senza obbligo <strong>di</strong> progettazione<br />

antisismica, ad eccezione delle opere strategiche e rilevanti.<br />

La Giunta Regionale, con deliberazione del 28 novembre 2003, n. 3645, ha in<strong>di</strong>viduato la tipologia<br />

<strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici ed infrastrutture strategiche e rilevanti da sottoporre alle predette verifiche sismiche,<br />

stabilendo, altresì, i <strong>di</strong>versi livelli <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento. Con Provve<strong>di</strong>mento del 2 agosto 2005, n.<br />

2122, la Giunta Regionale ha altresì stabilito inoltre i criteri e le modalità attuative per<br />

l’effettuazione del controllo da parte degli Uffici del Genio Civile sui progetti <strong>di</strong> opere da realizzarsi<br />

in zona 2.<br />

COMPATIBILITÀ SISMICA_PAT ROMANO.DOC 21


5. CARTOGRAFIA<br />

Le particolari con<strong>di</strong>zioni geologiche e geomorfologiche <strong>di</strong> una zona (con<strong>di</strong>zioni locali) possono<br />

influenzare, in occasione <strong>di</strong> eventi sismici, la pericolosità sismica <strong>di</strong> base producendo effetti<br />

<strong>di</strong>versificati che devono essere inclusi nella valutazione generale della pericolosità sismica dell’area.<br />

I parametri <strong>di</strong> riferimento per la risposta sismica locale (ossia l’insieme delle mo<strong>di</strong>fiche, dovute alle<br />

con<strong>di</strong>zioni locali, che il moto sismico <strong>di</strong> ingresso al sito - terremoto <strong>di</strong> riferimento - subisce in<br />

termini <strong>di</strong> ampiezza, contenuto in frequenza, durata) sono in<strong>di</strong>cati nel D.M. 14 gennaio 2008<br />

(Norme Tecniche per le Costruzioni); il decreto, a seconda dei principali fenomeni fisici responsabili<br />

della mo<strong>di</strong>fica delle caratteristiche del moto sismico, <strong>di</strong>stingue:<br />

– effetti stratigrafici (mono<strong>di</strong>mensionali)<br />

– effetti topografici (bi<strong>di</strong>mensionali)<br />

– effetti <strong>di</strong> valle e <strong>di</strong> bordo vallivo (bi<strong>di</strong>mensionali - <strong>di</strong>fficilmente quantificabili in base alle attuali<br />

conoscenze)<br />

Le NTC in<strong>di</strong>cano:<br />

– effetti <strong>di</strong> amplificazione stratigrafica: dovuta a contrasto <strong>di</strong> impedenza tra mezzi geologici <strong>di</strong>versi,<br />

a fenomeni <strong>di</strong> risonanza tra onda sismica incidente e mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vibrare del terreno e <strong>di</strong> doppia<br />

risonanza tra periodo fondamentale del moto sismico incidente e mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vibrare del terreno e<br />

della sovrastruttura.<br />

– effetti <strong>di</strong> amplificazione topografica: si verificano quando le con<strong>di</strong>zioni locali sono rappresentate<br />

da morfologie superficiali più o meno articolate e da irregolarità topografiche che favoriscono la<br />

focalizzazione delle onde sismiche in corrispondenza <strong>di</strong> creste e scarpate.<br />

Gli elaborati cartografici relativi alla rappresentazione in chiave sismica degli elementi litologici e<br />

geomorfologici riconosciuti in ambito comunale comprendono:<br />

Carta della pericolosità sismica locale. La carta, derivata da una lettura in chiave sismologica degli<br />

elaborati geologici del Quadro Conoscitivo, illustra le forme geomorfiche e le con<strong>di</strong>zioni litologiche in<br />

grado <strong>di</strong> produrre amplificazioni sismiche locali e/o situazioni <strong>di</strong> instabilità. L’elaborato è finalizzato<br />

a identificare gli scenari <strong>di</strong> pericolosità sismica locale sulla base degli effetti <strong>di</strong> instabilità, ce<strong>di</strong>menti<br />

e/o liquefazioni, amplificazioni topografiche, amplificazioni litologiche e geometriche,<br />

comportamenti <strong>di</strong>fferenziali.<br />

Carta degli elementi geologici in prospettiva sismica. In questo elaborato il territorio comunale è<br />

stato sud<strong>di</strong>viso in suoli <strong>di</strong> categoria A, considerati bedrock sismico e quin<strong>di</strong> non in grado <strong>di</strong> generare<br />

amplificazione stratigrafica (Suoli Non Amplificabili), e in suoli <strong>di</strong> categoria <strong>di</strong>versa da A, identificati<br />

con le sigle SA1, SA2 (Suoli Amplificabili) in funzione delle caratteristiche elastiche stimate.<br />

La sud<strong>di</strong>visione del territorio comunale in «zone omogenee in prospettiva sismica» è riportata nella<br />

COMPATIBILITÀ SISMICA_PAT ROMANO.DOC 22


Carta delle Fragilità. L’elaborato evidenzia la ripartizione del territorio comunale in zone omogenee -<br />

che possono essere caratterizzate da con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> «stabilità», <strong>di</strong> «stabilità ma suscettibili <strong>di</strong><br />

amplificazioni sismiche» o «suscettibili <strong>di</strong> instabilità» – <strong>di</strong>fferenziate in base alle caratteristiche e<br />

con<strong>di</strong>zioni litologiche, morfologiche e idrogeologiche che possono potenzialmente mo<strong>di</strong>ficare la<br />

risposta sismica locale rispetto al terreno <strong>di</strong> riferimento <strong>di</strong> categoria A.<br />

5.1 CARTA DELLA PERICOLOSITÀ SISMICA LOCALE<br />

In occasione <strong>di</strong> forti terremoti sono frequentemente rilevati, nell’ambito <strong>di</strong> una medesima area,<br />

effetti <strong>di</strong>fferenziati con danni notevolmente <strong>di</strong>versificati su strutture <strong>di</strong> analoga natura ubicate anche<br />

a breve <strong>di</strong>stanza. Tali effetti possono essere talora spiegati con una <strong>di</strong>versa risposta del manufatto.<br />

Tuttavia, a parità <strong>di</strong> natura dello stesso, gli effetti <strong>di</strong> un terremoto possono amplificarsi in relazione<br />

alla natura del sottosuolo e alla conformazione fisica e morfologica del territorio: <strong>di</strong> fatto si realizza<br />

una <strong>di</strong>fferente risposta sismica a scala locale per focalizzazione dell’energia sismica, riflessione<br />

multipla o interferenza delle onde sismiche, liquefazione o addensamento <strong>di</strong> depositi sciolti; inoltre,<br />

l’azione sismica può innescare fenomeni <strong>di</strong> instabilità dei versanti (frane) e ce<strong>di</strong>menti.<br />

Le con<strong>di</strong>zioni geologiche che concorrono a mo<strong>di</strong>ficare la risposta sismica locale e, quin<strong>di</strong>, ad<br />

in<strong>di</strong>viduare le aree suscettibili <strong>di</strong> amplificazione sismica possono essere in linea generale in<strong>di</strong>viduate<br />

nelle seguenti:<br />

- orli <strong>di</strong> scarpata e creste rocciose: amplificazioni del moto del suolo per la focalizzazione delle<br />

onde sismiche;<br />

- zone alluvionali <strong>di</strong> fondovalle in terreni incoerenti, falde <strong>di</strong> detrito e coni <strong>di</strong> deiezione:<br />

amplificazioni per la <strong>di</strong>fferente risposta sismica tra substrato e copertura;<br />

- zone <strong>di</strong> contatto tra litotipi con caratteristiche fisico-meccaniche molto <strong>di</strong>verse: amplificazioni<br />

<strong>di</strong>fferenziate e ce<strong>di</strong>menti;<br />

- zone caratterizzate da instabilità o da materiali meccanicamente scadenti: instabilità <strong>di</strong>namica<br />

con innesco dei movimenti franosi;<br />

- zone caratterizzate da terreni con caratteristiche geomeccaniche scadenti: instabilità per<br />

ce<strong>di</strong>menti e/o fenomeni <strong>di</strong> liquefazione.<br />

Nell’area d’interesse potenziali con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> instabilità <strong>di</strong>namica potrebbe essere ascrivibili a:<br />

1. fenomeni franosi nei seguenti contesti:<br />

a. frane quiescienti<br />

b. pen<strong>di</strong>i con giacitura e franapoggio meno inclinata del pen<strong>di</strong>o<br />

c. pen<strong>di</strong>i con giacitura a reggipoggio ed intensa fratturazione degli strati<br />

2. ce<strong>di</strong>menti e ce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong>fferenziali nei seguenti contesti:<br />

a. depositi <strong>di</strong> ghiaie e sabbie a granulometria etereogenea, poco addensati suscettibili <strong>di</strong><br />

densificazione;<br />

COMPATIBILITÀ SISMICA_PAT ROMANO.DOC 23


. depositi <strong>di</strong> terreni con caratteristiche fisico-meccaniche scadenti (argille e limi soffici,<br />

riporti poco addensati);<br />

c. contatti tra litotipi con caratteristiche fisico-meccaniche <strong>di</strong>verse.<br />

Ampliando la valutazione anche agli effetti <strong>di</strong> amplificazione si potranno avere potenziali con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> amplificazione per:<br />

3. effetti morfologici nei seguenti contesti:<br />

a. bor<strong>di</strong> <strong>di</strong> terrazzo;<br />

b. versanti a <strong>di</strong>versa pendenza (in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stabilità).<br />

4. effetti litologici nei seguenti contesti:<br />

a. valli fluviali con depositi addensati e consistenti su roccia in posto;<br />

b. conoi<strong>di</strong> o falde <strong>di</strong> detrito;<br />

c. ammassi rocciosi lapidei molto fratturati.<br />

Sulla base delle considerazioni sopra riportate, la carta della Pericolosità Sismica Locale è stata<br />

costruita adottando un approccio <strong>di</strong> tipo qualitativo che ha permesso <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare le zone dove i<br />

<strong>di</strong>versi effetti prodotti dall’azione sismica sono, con buona atten<strong>di</strong>bilità, preve<strong>di</strong>bili sulla base <strong>di</strong><br />

osservazioni geologiche. A tale scopo, oltre al rilevamento <strong>di</strong>retto, sono state utilizzate tutte le<br />

informazioni <strong>di</strong>sponibili per l’area in esame (cartografia topografica, cartografia geologica, risultati <strong>di</strong><br />

indagini geognostiche).<br />

Con riferimento alla legenda (Tabella 5.I), la carta della Pericolosità Sismica Locale, derivata dalle<br />

carte <strong>di</strong> base litologica, geomorfologica e idrogeologica, riporta la perimetrazione delle situazioni<br />

tipo P1, P2, P4 e gli elementi lineari delle situazioni P3 e P5 in grado <strong>di</strong> determinare effetti sismici<br />

locali. In particolare, per lo scenario P3a sono evidenziati gli orli <strong>di</strong> terrazzo fluviale, le scarpate <strong>di</strong><br />

cava e gli imbocchi <strong>di</strong> grotte e inghiottitoi, per lo scenario P3b la zona <strong>di</strong> cresta (corrispondente allo<br />

spartiacque destro della Valle <strong>di</strong> S.Felicita) e per lo scenario P5 il limite tra litotipi con<br />

caratteristiche meccaniche <strong>di</strong>verse. Gli scenari P1 e P2 sono evidenziati sulla base del fenomeno<br />

prioritario che li caratterizza (rispettivamente instabilità e ce<strong>di</strong>menti).<br />

Inoltre, poiché l’inclinazione dei pen<strong>di</strong>i influisce sulla risposta sismica locale, l’elaborato cartografico<br />

in<strong>di</strong>vidua, ai sensi della vigente normativa:<br />

– Superficie pianeggianti, pen<strong>di</strong>i e rilievi isolati con inclinazione me<strong>di</strong>a i 15°;<br />

– Pen<strong>di</strong>i con inclinazione me<strong>di</strong>a i>15°.<br />

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SCENARIO DI PERICOLOSITÀ SISMICA LOCALE EFFETTI<br />

P1<br />

Zona franosa o potenzialmente franosa o esposta a rischio <strong>di</strong><br />

frana.<br />

Zone con terreni <strong>di</strong> fondazione particolarmente scadenti<br />

Instabilità<br />

P2 (riporti poco addensati, terreni granulari fini con falda<br />

superficiale, ecc.)<br />

Zona <strong>di</strong> ciglio (scarpata subverticale, bordo <strong>di</strong> cava, nicchia <strong>di</strong><br />

Ce<strong>di</strong>menti e/o liquefazioni<br />

P3a <strong>di</strong>stacco, orlo <strong>di</strong> terrazzo fluviale o <strong>di</strong> natura antropica; Dolina,<br />

Imbocco inghiottitoio/grotta)<br />

Amplificazioni topografiche<br />

P3b<br />

Zona <strong>di</strong> cresta rocciosa e/o cocuzzolo (appuntite –<br />

arrotondate)<br />

P4a<br />

P4b<br />

Zona <strong>di</strong> fondovalle con presenza <strong>di</strong> depositi alluvionali e/o<br />

fluvioglaciali granulari e/o coesivi<br />

Zona pedemontana <strong>di</strong> falda <strong>di</strong> detrito, conoide alluvionale e<br />

conoide deltizio-lacustre<br />

Amplificazioni litologiche e<br />

geometriche<br />

P4c Zona morenica con presenza <strong>di</strong> depositi granulari e/o coesivi<br />

P5<br />

Zona <strong>di</strong> contatto stratigrafico e/o tettonico tra litotipi con<br />

caratteristiche fisico-meccaniche molto <strong>di</strong>verse<br />

Comportamenti <strong>di</strong>fferenziali<br />

Tabella 5.I – Scenari <strong>di</strong> pericolosità sismica locale<br />

E’, inoltre, in<strong>di</strong>cata la traccia delle faglie capaci, ossia delle faglie sismiche con in<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> attività<br />

negli ultimi 40.000 anni «capaci» <strong>di</strong> produrre deformazioni in superficie, come riportata nel<br />

catalogo ITHACA (ITaly HAzard from CApable faults) – (Figura 5.1). Si tratta <strong>di</strong> fenomeni cosismici<br />

che possono formarsi in superficie nelle aree epicentrali in concomitanza <strong>di</strong> eventi sismici <strong>di</strong><br />

intensità elevata ( VIII-IX grado della scala ESI2007).<br />

Il territorio d’interesse è, infatti, caratterizzato da strutture ad attività recente comprovata da<br />

numerosi elementi geologici e geomorfologici. Tra le evidenze morfostrutturali del thrust Bassano-<br />

Cornuda, nell’area considerata si evidenzia un gra<strong>di</strong>no morfologico (Figura 5.2), dell’altezza <strong>di</strong> circa<br />

3m rivolto a Sud, che incide la porzione prossimale del conoide pleistocenico del Brenta e che<br />

testimonia l’attività quaternaria della struttura.<br />

Nell’ultimo intervallo neotettonico risultano attivi anche i seguenti elementi:<br />

- Faglia <strong>di</strong> Valstagna: rigettata da almeno un elemento a prevalente componente destrorsa,<br />

risulta attiva sia con trascorrenza sinistra, sia come faglia <strong>di</strong>retta (Faglia <strong>di</strong> Bassano).<br />

- Sistema <strong>di</strong> faglie Cima Grappa-Col dell’Orso: si tratta <strong>di</strong> strutture <strong>di</strong>rette, ritenute attive, con<br />

sollevamento del lato orientale che trovano espressione morfologica in un’alta scarpata (anche<br />

500m) caratterizzata da doppia serie <strong>di</strong> faccette triangolari.<br />

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Thiene-Bassano Thrust<br />

Bassano-Cornuda Thrust<br />

Faglia <strong>di</strong> Bassano<br />

Figura 5.2 – Faglie capaci in comune <strong>di</strong> <strong>Romano</strong> <strong>di</strong> Ezzelino [fonte: Catalogo ITHACA]<br />

Figura 5.1 – Gra<strong>di</strong>no morfologico <strong>di</strong> scarpata <strong>di</strong> faglia legata alla Linea <strong>di</strong> Aviano.<br />

1. Orlo <strong>di</strong> terrazzo fluviale; 2. isoipse con equi<strong>di</strong>stanza 1m (fonte: Carta<br />

Geomorfologia della Pianura Padana)<br />

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5.2 CARTA DEGLI ELEMENTI GEOLOGICI IN PROSPETTIVA SISMICA<br />

Ai sensi del D.M. 14 gennaio 2008 «le azioni sismiche <strong>di</strong> progetto […] si definiscono a partire dalla<br />

“pericolosità sismica <strong>di</strong> base” del sito <strong>di</strong> costruzione. Essa costituisce l’eleme nto <strong>di</strong> conoscenza<br />

primario per la determinazione delle azioni sismiche. La pericolosità sismica è definita in termini <strong>di</strong><br />

accelerazione orizzontale massima attesa ag in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> campo libero su sito <strong>di</strong> riferimento<br />

rigido con superficie topografica orizzontale (<strong>di</strong> categoria A […]), nonché <strong>di</strong> or<strong>di</strong>nate dello spettro <strong>di</strong><br />

risposta elastico in accelerazione ad essa corrispondente Se(T), con riferimento a prefissate<br />

probabilità <strong>di</strong> eccedenza PV R […] nel periodo <strong>di</strong> riferimento VR…» (§ 3.2 Azione sismica).<br />

Inoltre, «Ai fini della definizione dell’azione sismica <strong>di</strong> progetto, si rende necessario valutare l’effetto<br />

della risposta sismica locale me<strong>di</strong>ante specifiche analisi, come in<strong>di</strong>cato nel § 7.11.3. In assenza <strong>di</strong><br />

tali analisi, per la definizione dell’azione sismica si può fare riferimento a un approccio semplificato<br />

che si basa sull’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> categorie <strong>di</strong> sottosuolo <strong>di</strong> riferimento» (§ 3.2.2 Categorie <strong>di</strong><br />

sottosuolo e con<strong>di</strong>zioni topografiche).<br />

La normativa vigente non prevede l’amplificazione stratigrafica per i suoli <strong>di</strong> categoria A «Ammassi<br />

rocciosi affioranti o terreni molto rigi<strong>di</strong> caratterizzati da valori <strong>di</strong> VS,30 superiori a 800 m/s,<br />

eventualmente comprendenti in superficie uno strato <strong>di</strong> alterazione, con spessore massimo pari a<br />

3m», mentre sono considerate suscettibili <strong>di</strong> amplificazione le categorie <strong>di</strong> suoli B, C, D, E, S1, S2.<br />

La cartografia redatta per il comune <strong>di</strong> <strong>Romano</strong> <strong>di</strong> Ezzelino <strong>di</strong>stingue:<br />

Suoli <strong>di</strong> tipo A non amplificabili. Comprendono rocce compatte, massive o a stratificazione<br />

in<strong>di</strong>stinta, costituite da Calcari Grigi, Lumachella a Posidonia Alpina, Ammonitico rosso p.p.<br />

Suoli <strong>di</strong> tipo <strong>di</strong>verso da A soggetti ad amplificazione stratigrafica:<br />

SA1 - Litotipi coerenti (calcari argillosi o marnosi) a stratificazione sottile e intensamente fratturati<br />

riferibili alle formazioni Biancone e Ammonitico rosso p.p. e ai litotipi della classe delle «rocce<br />

tenere prevalenti con interstrati o bancate resistenti subor<strong>di</strong>nati» cui appartengono le unità<br />

mioceniche e plioceniche affioranti in corrispondenza dei rilievi isolati in pianura.<br />

SA2 Depositi della copertura sciolta Quaternaria, comprendenti:<br />

– materiali granulari fluviali e/o fluvioglaciali antichi a tessitura prevalentemente ghiaiosa e<br />

sabbiosa più o meno addensati;<br />

– materiali alluvionali, fluvioglaciali, morenici o lacustri a tessitura prevalentemente limo-<br />

argillosa, materiali a tessitura eterogenea dei depositi <strong>di</strong> conoide <strong>di</strong> deiezione torrentizia;<br />

– materiali sciolti per accumulo detritico <strong>di</strong> falda a pezzatura grossolana prevalente;<br />

– materiali sciolti <strong>di</strong> deposito recente ed attuale dell'alveo mobile e delle aree <strong>di</strong> esondazione<br />

recente;<br />

– materiali <strong>di</strong> accumulo fluvioglaciale o morenico grossolani in matrice fine sabbiosa<br />

stabilizzati.<br />

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5.3 CARTA DELLE FRAGILITÀ<br />

Il territorio comunale è stato sud<strong>di</strong>viso in aree omogenee per con<strong>di</strong>zioni litologiche e<br />

geomorfologiche che possono potenzialmente mo<strong>di</strong>ficare la risposta sismica locale rispetto al<br />

terreno <strong>di</strong> riferimento <strong>di</strong> categoria A secondo il seguente schema:<br />

– aree stabili, nelle quali non si ipotizzano effetti locali <strong>di</strong> rilievo. Le con<strong>di</strong>zioni caratteristiche<br />

sono, in sintesi, le seguenti: substrato geologico superficiale (profon<strong>di</strong>tà


6. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI<br />

BASILI, R. et al. (2008) - The Database of In<strong>di</strong>vidual Seismogenic Sources (DISS), version 3;<br />

summarizing 20 years of research on Italy's earthquake geology – Tectonophysics, 453.<br />

BURRATO P. et al. (2008) - Sources of Mw 5+ earthquakes in northeastern Italy and western<br />

Slovenia: An updated view based on geological and seismological evidence – Tectonophysics, 453<br />

CASTELLARIN A. (1982) - Lineamenti ancestrali subalpini. Guide Geologiche Regionali - Soc.<br />

Geol. Italiana, Bologna<br />

CASTELLARIN A., CANTELLI L. (2000) - Neo-Alpine evolution of the southern Eastern Alps -<br />

Journal of Geodynamics, 30.<br />

GALADINI F., POLI M. E., ZANFERRARI A. (2005) - Seismogenic sources potentially responsible<br />

for earthquakes with M 6 in the eastern Southern Alps (Thiene–U<strong>di</strong>ne sector, NE Italy) -<br />

Geophys. J. Int. 161<br />

GALADINI F. (2000) - Faglie attive nelle Alpi nordorientali - Relazione Annuale PF<br />

WELLS D. L., COPPERSMITH K. J. (1994) - New empirical relationships among magnitude,<br />

rupture length, rupture width, rupture area, and surface <strong>di</strong>splacement - Bulletin of the<br />

Seismological Society of America, 84.<br />

MELETTI C., VALENSISE G. (a cura <strong>di</strong>) (2004) – Zonazione sismogenetica ZS9, Appen<strong>di</strong>ce 2 al<br />

Rapporto conclusivo - INGV<br />

COMPATIBILITÀ SISMICA_PAT ROMANO.DOC 29

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