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Leggi - I Cistercensi

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NOTIZIE<br />

CIST.ERCENSI<br />

GENNAIO 1968<br />

CONGREGAZIONE CISTERCENSE<br />

DI CASAMARI (FR.)


Presentazione<br />

Cos' è l'Ordine Cistercense.<br />

SOMMARIO<br />

Origine della parola « Cistercense»<br />

S. Basilio e la vita monastico-cenobitica<br />

l Sacerdoti e lo studio<br />

La riforma del Breviario<br />

Il movimento vocazionale In una lettera aperta<br />

Religiosi nel mondo .<br />

II Mondo e l'obbedienza<br />

Dio mi ha dato un posto.<br />

Attività del nostro Centro vocazionale<br />

---_.-_-<br />

Tipografia R. Coppini & C. - Via Serragli, 49 - Firenze<br />

Pago 3<br />

» 5<br />

}) 7<br />

}) 8<br />

» 9<br />

» lO<br />

» 11<br />

}) 12<br />

» 13<br />

» 14<br />

}) 15


Presentazione<br />

Da più parti abbiamo notato un crescente interesse intorno<br />

all'Ordine Cistercense.<br />

Persone bene 'infor1nate sulle vicende della storia della<br />

Chiesa vedono con piacere il perpetuarsi di una [orma di vita<br />

che è sopravvissuta al logorio del tempo e all'urto di forze C011irarie<br />

; molti, invece) forse male informati) notando che anche i<br />

monaci cistercensi si dedicano ad opere di apostolato, se ne mern-<br />

vigliano; e la loro mercuiqlia si attenua solo perchè (hanno detto)<br />

dopo il Concilio Vaticano II è possibile anche questo) mentre<br />

prima l'attività pastorale dei monaci non si sarebbe neanche<br />

pensata. Tanti, quando odono pronunziare la parola « cister-<br />

cense », pensano alla clausura nella quale i monaci sarebbero so-<br />

liti vivere) lontani dalle assillanti attività del mondo, in 'ritiro<br />

spirituale permanente. Non sono pochi coloro che nel sentire par-<br />

lare dei <strong>Cistercensi</strong> si affrettano a dire: «sono persone del 111e-<br />

dioeuo, sono antichi, sono vecchi ». Non mancano coloro che<br />

trovano difficoltà persino a pronunziare la parola cistercense;<br />

PC1!' molti, l)apparente d'l:tficoltà, significa che la vita di questi<br />

'monaci è una esperienza difficile.<br />

Con. questi fogli, abbiamo la pretesa di dire che cosa sono<br />

e che cosa fanno i <strong>Cistercensi</strong>.<br />

La loro storia è un dato di fatto indiscuiibile, e bisogna ri-<br />

cordarla. La loro vita presenta aspetti caratteristici ed attraenti,<br />

ma bisogna conoscerla. La loro spiritualità ha dato alla Chiesa<br />

e al mondo civile santi e uomini illustri, ed ha ispirato autentici<br />

-3-


111,Onu,1'11ent"Ì di arte, ma è necessario meditarla pe« vedere se an-<br />

che oggi ptttÒ essere ualida. La 101'0presenza è sem.pre più auuer-<br />

titti, ma bisoqna uedere se il loro mouimento sia o no coerente al<br />

passato e conforme alle di1'ettive della Gerarchia Cattolica: per-<br />

ché soltanto così i <strong>Cistercensi</strong> acquistano il diritto di chiedere<br />

sinipatia e adesione. N ella Chiesa cattolica vi sono sempre state<br />

e vi sono tutt' 01'a tante esigenze) e i <strong>Cistercensi</strong> credono di poter<br />

collaborare anche oggi) C0111,eelementi attivi, all'affe'rl11,azi01le<br />

dei valori cristiani in un mondo sul quale) sebbene tecnicamente<br />

tanto organizzato) incombe il pericolo di trascurare i problemi<br />

dello spirito. I <strong>Cistercensi</strong> di oggi non intendono [are né l)apo-<br />

logia del 1011'0passato né chiedere credito quali eredi di uua ira-<br />

dizione qloriosa; essi intendono soltanto rispondere: presente!<br />

alt-'1:nvito della Gerarchia Cattolica che anche nel recente Sinodo<br />

dci Vescovi) ha avuto occasione di mettere in risalto l'sciilità dei<br />

<strong>Cistercensi</strong> nella Chiesa conteniporanea.<br />

Se avrai occasione di leggere queste pagine Ce le altre che ti<br />

gz:1tnge1'anno Ù~segu'ito) 11,01'1, pretendere di sapere tutto in una<br />

uolta: ci sono tante cose da dire. Anzi, se uorrai collaborare se-<br />

quolaudoci le notizie che riquardano i <strong>Cistercensi</strong>, te ne saremo<br />

g(ati.<br />

« E le stelle brillano al loro posto<br />

Piene di letizia.<br />

E chiamale rispondono: « Eccoci»<br />

E risplendono di gioia per colui che le creò»<br />

BARue 3,34-35


COS' E' L'ORDINE<br />

Forse qualcuno potrà dire che sarebbe<br />

più opportuno dare subito una definizione<br />

che tenga conto degli elementi storici e giuridici<br />

per cui, fin dall'inizio (1098), il monastero<br />

di Cistercio fu diverso e in opposizione<br />

di quello di Cluny; ma una definizione<br />

di questo tipo preferiamo darla dopo<br />

aver ricordato, nei numeri successivi, i fatti<br />

e le circostanze che determinarono e giustificarono<br />

il costituirsi di una nuova famiglia<br />

religiosa nel seno della Chiesa cattolica.<br />

Per il momento, perciò, tenuto conto<br />

di quanto è scritto nei fogli precedenti,<br />

trascriviamo due brani che, se ben si considerano,<br />

ci mettono in condizione di comprendere<br />

quali furono i principi fondamentali<br />

dell'Ordine Cistercense; e inoltre subito<br />

ci rendiamo conto che l'Ordine, nell'accogliere<br />

i monaci entro le mura claustrali,<br />

proponeva e propone loro l'esercizio<br />

di virtù specifiche che non escludono anzi<br />

garan iiscono la presenza operosa dei monaci<br />

cistercensi anche fuori del monastero.<br />

S. Bernando eia una parte e il papa Benedetto<br />

XII dall'altra sono due autorità di<br />

indiscusso prestigio, e la loro competenza<br />

specifica sui problemi di vita monastica ci<br />

consente di prendere le loro dichiarazioni<br />

come risposta abbastanza convincente alla<br />

nostra domanda.<br />

S. Bernardo indirizzando una lettera<br />

(n. 142) ai monaci della abbazia di Alpes<br />

(Francia), tra l'altro dice: «il nostro Ordine<br />

è rinunzia, umiltà, povertà volontaria,<br />

obbedienza, pace, gaudio nello Spirito<br />

Santo. Il nostro Ordine vive sotto un maestro,<br />

sotto un abate, sotto una regola, sotto<br />

una disciplina; il nostro Ordine consiste<br />

nel conservare il silenzio, nel praticare di-<br />

-5-<br />

CISTERCENSE?<br />

giuni, vigilie, preghiere e nell'eseguire lavori<br />

manuali; ma più che altro consiste nel<br />

seguire la via più eccellente: quella della<br />

carità. E inoltre consiste nel progredire<br />

giorno per giorno e nel perseverare sino<br />

alla fine».<br />

Benedetto XII prima di essere papa<br />

(1334-1342) era stato abate del monastero<br />

cistercense di Fontfroide (Francia); nel<br />

1336 diede allo Ordine Cistercense un importante<br />

documento: - Fulgens sicut stella<br />

ma tu ti na », conosci u la con il nome di « Costi<br />

tuzione benedettina».<br />

Nell'esordio del solenne documento ponteficio<br />

si legge: «lucen te come stella mattutina<br />

nel cielo carico di nubi, il Sacro Ordine<br />

Cistercense per le buone opere compiute<br />

e per l'esempio edificante offerto,<br />

condivide le lotte della Chiesa militante.<br />

Per la dolcezza della santa contemplazione<br />

e per i meriti di una vita pura, esso si propone,<br />

come Iaria, di salire al monte santo<br />

eli Dio; mentre per la sua lodevole attività,<br />

mediante un servizio devotamente compiuto,<br />

si adopera per imitare le diligenti<br />

premure eli Marta.... Considerando come<br />

quest'Ordine sia animato dello zelo del<br />

culto divino in modo da assicurare la salvezza<br />

ai propri membri e a coloro che vivono<br />

nel secolo, con qUé!nra diligenza si<br />

dedichi allo studio della Sacra Scrittura dove<br />

è certo di trovare la scienza della perfezione,<br />

e con quanta efficacia e generosità<br />

si dedichi alle opere di carità per l'adempimento<br />

della legge di Cristo, è lecito affermare<br />

che esso ha meritato giustamenle di<br />

diffondersi dall'una all'altra estremità della<br />

Europa; a poco a poco ha raggiunto la<br />

cima della virtù, e possiede in abbondanza


la grazia dello Spirito Santo che fa consistere<br />

le sue delizie nell'infiammare i cuori<br />

ripieni di umiltà»,<br />

Ora si che sarebbe opportuno esaminare<br />

una per una le singole espressioni dei<br />

due brani, e siamo certi che in tal modo<br />

dovremmo scrivere molte pagine che potrebbero<br />

avere come titolo: la spiritualità<br />

e l'attività dell'Ordine Cistercense, Ma in<br />

seguito dovremo tornare su questo argomento,<br />

e per ora ci limitiamo a proporre i<br />

due testi all'attenta considerazione del lettore:<br />

essi sono come una finestra spalancata<br />

dinanzi al vasto orizzonte del mondo cistercense,<br />

E siamo sicuri che il lettore ci<br />

prenderà gusto a leggere e vorrà sapere ancora<br />

di più perché il mondo cistercense è<br />

come un tesoro nascosto e prezioso assai:<br />

se si conosce, se si trova, se ci si mette a<br />

contatto illumina l'intelletto, fortifica il<br />

cuore, può ancora contribuire a rendere più<br />

buoni e tranquilli gli uomini che ammirano<br />

l'Ordine o che militano nell'Ordine.<br />

Queste ultime frasi, si dirà, hanno sapore<br />

di retorica e di elogio campanilistico,<br />

Esternamente lo sono, e avevamo dichiarato<br />

di evitare espressioni del genere, Ma non<br />

le avremmo scritte se ciò che affermano non<br />

fosse vero: chi ricerca e legge con noi se ne<br />

convincerà,<br />

Mentre questi fogli erano gw, In tipograna abbiamo saputo che il<br />

Reu.mo p, Abate Preside di Casamari, D, Nivardo Buttarazzi, è in viag-<br />

gio verso il Brasile pe: uisitare i nostri confratelli di Claraual (Minas<br />

Geraisv:<br />

Anche per quest'anno il Reu.rno p, Abate Preside 110n è con noi<br />

per celebrare il suo onomastico che ricorre il 7 febbraio; un doppio<br />

augurio inviamo quindi al p, Abate: buon onomastico e buon viaggio!<br />

Dominus conseruet et/m et benedicat!<br />

r


ORIGINE DELLA PAROLA «CISTERCENSE»<br />

I <strong>Cistercensi</strong>, è stato detto, hanno tanti meriti; ma hanno il<br />

difetto di farsi chiamare con un nome difficile, e bisogna riconoscere<br />

che in parte questo è vero.<br />

« Cistercense» è un aggettivo che deriva dal sostantivo latino<br />

« Cistercium ». Il nome indica una località della Borgogna<br />

(Francia) distante quattro chilometri da Digione e della quale,<br />

fino al 1098, era proprietario il conte Rainardo. Proprio in questa<br />

località, alcuni monaci iniziarono la costruzione del monastero<br />

che, inizialmente, fu chiamato « N uovo Monastero». Ma<br />

le costruzioni nuove sono tali soltanto all'inizio: in seguito,<br />

Cistercium si sarebbe dovuto chiamare « Monastero Vecchio».<br />

il che avrebbe generato non poca confusione. La prima denominazione<br />

quindi ebbe breve durata, e prevalse quella antica di<br />

« Cistercium ».<br />

Questa fu la culla dell'Ordine religioso che presto si diffuse<br />

in tutta l'Europa: esso fu chiamato Ordine Cistercense ..<br />

e i suoi membri furono i Monaci <strong>Cistercensi</strong>.<br />

Essi, in ogni regione, facevano sempre riferimento al loro<br />

primo monastero: Cistercium Mater Nostra! Ma .. logicamente,<br />

il sostantivo Cistercium era espresso con le forme caratteristiche<br />

della lingua parlata nei diversi paesi. Così in Francia Cistercium<br />

divenne Citeaux o Cisteaux .. in Inghilterra Cister o Cyter, in<br />

Italia Cistercio; e l'aggettivo cistercensis divenne rispettivamente<br />

cistercien. cistercian, cistercense.<br />

Sia il sostantivo che l'aggettivo vanno pronunziati con una<br />

certa attenzione. I Fiorentini, con la abilità inventiva che li distingue,<br />

anziché dire: Cistercio, cambiarono tutto e dissero:<br />

Cestello. E ancora oggi a Firenze. in Borgo S. Frediano. si trova<br />

« Piazza di Cestello» perché lì accanto. fino al 1782, vi era un<br />

monastero cistercense. Quindi Cestello non deriva da piccolo<br />

cesto, ma è la variante fiorentina di Cistercio.<br />

-7-


s. BASILIO<br />

E LA VITA MONASTICO-CENOBITICA<br />

Quali tendenze ascetiche dettero onglne<br />

alla vita monastica?<br />

Quale fine si ebbe dinanzi agli. occhi<br />

quando fu costituita la vita monastica?<br />

Ouali furono le relazioni ha la vita mo-<br />

,"'- ..<br />

nastico-cenobitica e la vita eremitica?<br />

S. Basilio ci illustra chiaramente il suo<br />

pensiero circa la vita cenobitica nel cap.<br />

7 della sua Regola Maggiore (cap. 3 della<br />

Regola di Rufina). Sullo stesso arg?me?t~<br />

egli ci parla anche nel prologo e nel pntTII<br />

sei capitoli della stessa Regola.<br />

Nella vita cenobitica siamo chiamati a<br />

meritare la salvezza eterna mediante la pratica<br />

delle buone opere, ossia facendo la volontà<br />

di Dio. E la volontà di Dio è contenuta<br />

in questi due precetti: « Amerai Dio<br />

con tutto il tuo cuore, e il prossimo come<br />

te stesso».<br />

È cosa naturale all'uomo amare Dio e<br />

amare il prossimo, « perchè l'uomo non è<br />

un animale solitario e selvaggio ma una<br />

creatura mansueta e socievole. Niente è<br />

tan to proprio della nostra na tura qua n ro<br />

la tendenza ad associarci vicendevolmente,<br />

ad aver bisogno gli uni degli altri, ad amare<br />

i nostri simili». Cristo ha scelto la carità<br />

come distintivo dei suoi discepoli, e<br />

considerò resi a Lui stesso i favori che noi<br />

rendiamo al nostro prossimo. Ma se vogliamo<br />

adempiere bene il precetto dell'amore<br />

di Dio e del prossimo è necessario che liberiamo<br />

il nostro animo dalle distrazioni e<br />

dagli affetti che ci legano alle cose di questo<br />

mondo.<br />

Sarà molto interessante per noi monaci<br />

cenobiti sentire che cosa S. Basilio risponde<br />

alla domanda: « bisogna preferire la vita<br />

eremitica o la vita cenobitica »?<br />

La vita di comunità è sotto molti aspetti<br />

più utile. Prima di tutto perché non c'è<br />

alcuno tra noi che possa essere del tutto<br />

sufficiente a se stesso ..... Inoltre, Gesù Cristo<br />

vuole essere amato, e questo non permette<br />

di dedicarci, ciascuno, alle proprie<br />

necessità. La carità infatti, dice Gesù, non<br />

cerca ciò che è suo, non guaerit guae sua<br />

sunt. La vita solitaria, invece, vissuta del<br />

tutto separata dagli altri, ha un solo s~opo~<br />

quello di pensare ognuno a sé. Aggllmgl<br />

poi che in una separazione di tal genel:e<br />

non è neppur facile riconoscere le proprie<br />

manchevolezze, dato che non c'è alcuno che<br />

ce ne avverta. Ed ancora, l'unione fa la<br />

forza: molti servizi possono essere facilmente<br />

sbrigati da diverse persone che operano<br />

insieme; quando si è soli, non avviene<br />

lo stesso .... Se tutti noi, chiamati alla speranza<br />

di un'unica vocazione, siamo un sol<br />

corpo ed abbiamo Cristo per .cap.o, d?bbia~<br />

ma anche considerarci membri glI Ul1l degli<br />

altri, fonderci insieme in un unico organismo<br />

mediante la concordia dello Spirito<br />

Santo. Se, al contrario, ognuno di noi scegliesse<br />

la vita solitaria, e nella distribuzione<br />

dei vari compiti non ci mettessimo a servizio<br />

del bene altrui per renderei accetti a<br />

Dio, cedendo ai nostri desideri e compiacendoci<br />

in essi; se ognuno di noi facesse<br />

così, come si potrà pensare che, divisi e<br />

separati, si possa conservare e difendere<br />

l'amore mutuo dei membri tra loro e l'obbedienza<br />

al nostro capo che è Cristo? .. Non<br />

dimentichiamo che nessun uomo è idoneo<br />

a ricevere tu tti assieme i doni dello Spirito,<br />

che lo Spirito è dato in proporzione della


Fede di ciascuno, e che nella vita comune i<br />

cloni personali diventano ricchezza di tutti<br />

i membri.<br />

La vita comune offre tanti altri vantaggi<br />

che non è facile enumerare: essa è più<br />

adatta alla conservazione dei beni che Dio<br />

ci ha dati, e le veglie comuni ci garantiscono<br />

meglio dalle insidie esterne del nostro<br />

nemico, se mai capitasse il caso che<br />

l'uno o l'altro fosse còlto dal sonno della<br />

morte spirituale ....<br />

Del resto, altri pericoli, oltre quelli già<br />

accennati, si accompagnano alla vita solita-<br />

'ria: il primo e più grave sta nel fatto che<br />

ognuno è tentato di compiacersi di se stesso.<br />

Possiamo concludere dicendo che la vita<br />

comune dei confratelli nello stesso monastero<br />

è simile ad uno stadio in cui si gareggia<br />

a vicenda nel servizio del Signore, è un<br />

esercizio continuo nella meditazione della<br />

volontà di Dio.<br />

Scopo della vita comune è la gloria di<br />

Dio, come risulta dal precetto che Gesù ci<br />

ha lasciato: «la vostra luce risplenda agli<br />

occhi degli uomini, affinchè possano vedere<br />

SACERDOTI<br />

Capita ogni tanto di incon trare Sacerdoti<br />

che, terminati gli anni della loro formazione,<br />

abbandonano completamente lo<br />

studio, e dedicano tutte le loro energie<br />

alle varie attività cui i superiori li chiamano.<br />

Crediamo superfluo dimostrare che tale<br />

condotta non sia da lodarsi.<br />

Forse più utile elencare in ordine decrescente,<br />

e senza la presunzione di essere<br />

esatti e completi, le cause che inducono i<br />

Sacerdoti impegnali ad abbandonare lo<br />

studio:<br />

mancanza di metodo<br />

- mancanza di passione e di gusto<br />

per lo studio<br />

mancanza di volontà<br />

- mancanza di tempo<br />

le vostre opere buone e rendere gloria al<br />

Padre vostro che è nei cieli». La vita comune<br />

rispecchia inoltre la tradizione dei<br />

primi cristiani, di cui si parla negli Atti<br />

degli Apostoli: « omnes autern qui credebant<br />

erant simul in eodem Iaea et habebant<br />

omnia communia» tutti i fedeli vivevano<br />

assieme nello stesso luogo ed avevano ogni<br />

cosa in comune); ed ancora: « la moltitudine<br />

dei fedeli formava un cuore ed una<br />

anima sola; né alcuno di essi riteneva come<br />

propria qualcuna delle cose che possedeva;<br />

ma tutto era comune tra lOTO».<br />

Chiediamo aiuto e collaborazione:<br />

- Chi ci traccerà un profilo biografico<br />

di S. Basilio?<br />

- Che cos'è la « Regola Maggiore»?<br />

C'è anche una « Regola Minore»?<br />

- Chi era Rufina? Che cosa ha fatto<br />

() scritto? Di dove era?<br />

E LO STUDIO<br />

- mancanza di libri.<br />

Orbene, quali suggerimenti pratiCi possono<br />

sostenere lo sforzo di quei Sacerdoti<br />

che, nei limiti concessi dalle loro attività,<br />

vogliono continuare a studiare anche dopo<br />

aver terminato il periodo di formazione?<br />

l - amare lo studio delle cose sacre<br />

e specialmente della Bibbia: esse sono il<br />

pane necessario per nutrire la nostra vita<br />

spirituale;<br />

2 - studiare non vuol dire semplicemente<br />

leggere o prendere appunti (che pure<br />

è già qualcosa); vuol dire soprattutto riflettere,<br />

confrontare, analizzare, « pensarci<br />

su », come dice il Manzoni;<br />

3 - studiare anche per aumentare le<br />

proprie quotazioni presso le persone che<br />

verranno a contatto con noi: in tal modo<br />

9-


si darà un edificante esempio di laboriosità<br />

e saremo ascoltati con più frutto;<br />

4· - per trovare il tempo necessario,<br />

bisogna farsi un orario, sia pure molto elastico,<br />

e restarvi fedeli nei limiti del possibile;<br />

saper approfittare dei ritagli di tempo<br />

per leggere e aggiornare di continuo la propria<br />

cultura;<br />

5 - mettere possibilmente in programma<br />

la partecipazione annuale a qualche<br />

convegno di studio: settimane sociali,<br />

aggiornamento pastorale, settimane liturgiche,<br />

ecc.; ma con l'avvertenza che per trarne<br />

profitto bisogna prepararsi studiandone<br />

il tema in anticipo;<br />

6 -- sciegliere alcune buone riviste di<br />

cultura ed essere fedele alla lettura integrale<br />

delle medesime. In linea eli massima,<br />

LA RIFORMA<br />

Da informazioni « ufficiose ma sicure»<br />

pare ormai certo che la commissione incaricata<br />

della riforma del Breviario Romano<br />

abbia adottato un sistema secondo il quale<br />

i centocinquanta salmi del Salterio saranno<br />

recitati in quattro settimane.<br />

La domanda 13- d- del questionario personale<br />

inviato a tutti i monaci dell'Ordine<br />

suona così:<br />

« Bisogna semplicemente accettare il futuro<br />

Breviario Romano con l'aggiunta del<br />

Proprio dell'Ordine? »<br />

A questa domanda hanno risposto complessivamente<br />

82 religiosi della nostra Congregazione;<br />

eli cui:<br />

tre riviste sono necessarie: una di cultura<br />

generale, una specifica per sacerdoti religiosi,<br />

una secondo le proprie preferenze<br />

personali;<br />

7 - studiare sempre con la penna in<br />

mano: per prendere note, riassumere, fare<br />

schemi, trascrivere frasi, ecc. Dopo aver<br />

letto un libro sarebbe bene stenderne un<br />

giudizio, una specie di recensione a propno<br />

uso.<br />

Giova infine tener presente che lo studio<br />

ha una finalità specifica, un valore suo proprio,<br />

in rapporto alla nostra vita di consacrazione,<br />

in rapporto al dovere di perfezione<br />

che la nostra vocazione comporta.<br />

L'idea di S. Bonaventura della reductio<br />

artiurn ad theologiam è ben significativa a<br />

questo proposito.<br />

DEL BREVIARIO<br />

75 hanno risposto SI<br />

7 hanno risposto NO<br />

Ora si domanda:<br />

A séguito delle sopraddette informazioni<br />

« ufficiose ma sicure», c'è qualcuno dei<br />

nostri confratelli che abbia cambiato opinione?<br />

Coloro che sono ancora per l'adozione<br />

del futuro Breviario Romano con l'aggiunta<br />

del Proprio dell'Ordine, ce lo facciano<br />

sapere, esponendo, possibilmente, i loro motivi.<br />

Piacerebbe di veder pubblicato nel prossimo<br />

numero il risultato di questo piccolo<br />

« referendum»?<br />

Nella pienezza della sua Sapienza Dio distinse gli uomini e variò<br />

le loro strade. Come la creta è nelle mani del vasaio perchè l'impasti<br />

le dia una forma, così l'uomo è nelle mani di Dio che lo ha creato, il<br />

quale gli dà un destino secondo il Suo beneplacito».<br />

Ecclesiatico 33,11-14


IL MOVIMENTO VOCAZIONALE<br />

IN UNA LETTERA APERTA<br />

A chi viaggia può capitare benissimo di<br />

sbucare inaspettatamente in una vallata<br />

ubertosa popolata di robusti contadini che,<br />

col gesto ampio di chi ha fede nella buona<br />

terra, vanno spargendo abbondante sernenza<br />

nei solchi bruni.<br />

Provi allora imbarazzo di essere piovuto<br />

lì, nella tua veste di turista fannullone e,<br />

quasi per redimerti, senti il bisogno di rimboccarti<br />

le maniche, mescolarti a quella<br />

.gente e spargere anche tu, almeno un pugno,<br />

di buona semenza.<br />

Questo sentimento ho provato io allorchè<br />

mi sono trovato a contatto col movimen<br />

to vocazionale.<br />

:VIi si è presentato un mondo impensato<br />

.che si muove silenziosamente, ma con la<br />

carica irresistibile delle grandi idee destinate<br />

ad esplodere clamorosamente.<br />

Il movimento, pur essendo capeggiato<br />

da sacerdoti, non esclude, anzi fa appello<br />

all'esperienza dei grandi educatori, all'influenza<br />

degli uomini della cultura e della<br />

politica, alle energie di tutti coloro che<br />

sono pensosi dell'avvenire dei giovani e<br />

della società.<br />

L'obiettivo è di una delicatezza estrema<br />

ed incide profondamente sulla funzionalità<br />

della società civile e di quella religiosa.<br />

Stabilire un contatto con i giovani per<br />

renderli coscienti e riflessivi sulla loro ricchezza<br />

interiore e indurii ad operare con<br />

ponderata consapevolezza, immettendo le<br />

proprie energie nei piani fissati da Dio ad<br />

ogni uomo.<br />

Questa è l'idea base del movimento vocazionale.<br />

«È un lavoro meraviglioso che esige la<br />

prudenza di chi entra in una polveriera»<br />

così mi disse un socio, il quale aveva accostato<br />

i ragazzi di Emmaus che, cappelloni e<br />

minigonne, andavano raccogliendo stracci<br />

per aiutare i popoli sottosviluppati. I soci<br />

del movimento si rendono ben conto di<br />

lavorare in un terreno esplosivo. Per non<br />

saltare in aria, fanno affidamento sull'aiuto<br />

del buon Dio e ricorrono alle preghiere degli<br />

intercessori più validi: i bambini, i malati,<br />

tutti coloro che portano una ferita<br />

nella carne o nello spirito.<br />

È stata costituita a tal fine l'Associazione<br />

« Preghiera, sofferenza e carità per<br />

tu tte le vocazion i ».<br />

« Tutte le vocazioni», con inclusione<br />

quindi anche di quella più comune allo stato<br />

matrimoniale.<br />

Appare perciò evidente che il movimento<br />

non ha lo scopo di « convincere» i ragazzi<br />

a farsi preti o fra ti. I soci non vanno per<br />

« villaggi e castella» con la bisaccia sulle<br />

spalle per riernpirla di ragazzi da scaricare<br />

poi nei sacri granai del seminario: sarebbe<br />

immorale e disonesto.<br />

La grande campagna è orientata a sensibilizzare<br />

tutti gli strati sociali sulla necessità<br />

di indurre i giovani a fare scelte ponderate<br />

e a mettersi al servizio della società,<br />

ne! campo tracciato ad ognuno di essi da!<br />

dito di Dio.<br />

Appeìli caldissimi vengono rivolti ai genitori<br />

per richiamarli al dovere di creare<br />

nella famiglia un clima di serenità in cui<br />

il giovane possa scegliere con libertà il suo<br />

avvenire, al riparo da ogni bombardamento<br />

della propaganda utilitaristica e endonistica.<br />

11-


La parola d'ordine:<br />

contragga matrimonio, ma chi ebbe da<br />

Dio vocazione allo stato matrimoniale; a:)stima<br />

gli impegni cii vita consacrata, ma<br />

solo chi trova in sé tanta ricchezza interiore<br />

e tale disponibilità religiosa da poter riscontrare<br />

la chiamata di Dio a quello stato.<br />

Per carità, non segua Esculapio chi è<br />

nato con attitudini di beccaio!<br />

Sarebbe tuttavia irriguardoso pretendere<br />

che i soci vadano portando cocci a Samo<br />

o nottole ad Atene.<br />

È chiaro tuttavia che l'opera dei soci<br />

del movimento vocazionale è rivolta in modo<br />

particolare a quel settore che per sua<br />

natura, e per la convergenza eli un ~umulo<br />

di fattori negativi esige una maggIOre attenzione:<br />

le vocazioni ecclesiastiche.<br />

Chi non sa, per esempio, che i Vescovi<br />

e i Superiori di Ordini lamentano un calo<br />


Il Mondo<br />

Nel linguaggio cristiano, dopo S. Giovanni,<br />

il Mondo è l'antitesi del Regno di<br />

Gesù: Gesù non prega per il Mondo, Egli<br />

ha vinto il Mondo: Il Mondo è la triplice<br />

concupiscenza. Tra il Mondo e Cristo occorre<br />

scegliere. Il Mondo è insieme disposizione<br />

d'anime e associazione di uomini: uomini<br />

che, sotto il dominio del Principe eli<br />

questo Mondo, si attaccano a ciò che è visibile,<br />

sensibile, corporeo per idolatrarlo.<br />

Eppure questo Mondo visibile non è<br />

intrinsecamente malvagio, né definitivamente<br />

condannato: Dio ha amato tanto il Mondo<br />

da inviargli il Suo unico Figlio, non per<br />

dannarlo, ma per salvarlo.<br />

Come spiegare questa ambiguità?<br />

Il Mondo e l'obbedienza<br />

Un monaco è un membro della Chiesa,<br />

Corpo Mistico del Cristo; ma è anche membro<br />

di una Società Religiosa, di un Ordine.<br />

Per queste due ragioni, l'obbedienza nel<br />

monaco è doppiamente consustanziale.<br />

Ecco una nozione che sfugge quasi elel<br />

tutto a chi non è credente, soprattutto oggi,<br />

in un secolo in cui la filosofia sociale quasi<br />

ovunque diffusa tende a farci credere che<br />

l'obbedienza sia il contrario della libertà.<br />

Il passivo adempimento degli ordini di<br />

un partito totalitario da parte dei suoi militanti<br />

dà dell'obbedienza cristiana soltanto<br />

una immagine caricaturale.<br />

Il cattolico, monaco o no, quando obbedisce<br />

all'autorità legittima della Chiesa, è<br />

-13-<br />

cosciente di non obbedire a un uomo, ma<br />

a Dio. Egli sa di non sottomettersi all'interesse<br />

di un gruppo di uomini, ma al bene<br />

comune dell'umanità. Quando l'autorità<br />

stabilisce quel che si deve credere, essa non<br />

obbliga arbitrariamente gli intelletti; definisce<br />

semplicemente ciò che è proprio della<br />

Fede divina di cui Dio ha fatto clono ad<br />

ogni credente. Il cattolico è convinto «a<br />

priori» (altrimenti egli avrebbe già perduto<br />

la Fede) che la sua Chiesa, fondata da<br />

Gesù, animata dallo Spirito di Gesù, non<br />

può nulla aggiungere e nulla togliere al<br />

deposito della Fede; è lo strumento di cui<br />

lo Spirito di Gesù si vale per offrirgli le<br />

veri tà da credere.<br />

Nell'ordine delle verità dogmatiche, il<br />

problema non è l'obbedire ma il credere.<br />

Ma vi è un altro ordine in cui l'autorità<br />

interviene ancora; e questo secondo ordine<br />

impegna la coscienza cristiana senza fare<br />

direttamente riferimento all'oggetto della<br />

Fede, si tratti di concetti teorici o di decisioni<br />

pratiche. Ed è qui che interviene specificamente<br />

l'obbedienza del monaco. L'obbedienza,<br />

nella Chiesa, non differisce essenzialmente<br />

dall'obbedienza presente in ogni<br />

società normalmente costituita. Il membro<br />

cii una società che pensa diversamente dai<br />

suoi capi ha il dovere di far loro conoscere<br />

il proprio pensiero e le proprie ragioni. Se<br />

i capi, debitamente illuminati, mantengono<br />

le loro decisioni, il bene comune vuole che<br />

i pensieri individuali Si sottomettano al<br />

pensiero eli colui cui è demandato il bene<br />

comune.<br />

Senza eli che, col pretesto di {al' meglio<br />

si farebbe peggio.


DIO MI HA DATO UN POSTO<br />

« lo sono creato per fare o per essere qualche cosa per cui<br />

nessun altro è creato; io occupo un posto mio nei consigli di Dio,<br />

nel mondo di Dio: un posto da nessun altro occupato.<br />

Poco importa che io sia ricco, povero, disprezzato o stimato<br />

dagli uomini: Dio mi conosce e mi chiama per nome.<br />

Dio mi ha creato per rendergli un servizio ben definito:<br />

Egli mi ha affidato un lavoro che non ha affidato ad altro. lo ho<br />

la mia missione; potrei non conoscerla mai in questa vita, ma mi<br />

sarà rivelata nell'altra. In qualche modo io sono necessario ai<br />

Suoi intenti, tanto necessario al posto mio quanto un Arcangelo<br />

al suo. In verità se io fallisco Egli può scegliere un altro, come<br />

dai sassi avrebbe potuto suscitare figli ad Abramo. Tuttavia io<br />

ho una parte in questa grande opera; sono un anello della catena,<br />

un legame tra le altre persone. Egli non ha creato me inutilmente.<br />

lo farò del bene, farò il Suo lavoro. Sarò un angelo<br />

di pace, un predicatore della verità nel posto che Egli mi ha assegnato,<br />

anche senza che io lo sappia, purchè io segua i Suoi<br />

comandamenti e Lo serva nella mia vocazrone s .<br />

(H. NEWMAN)


ATTIVITA' DEL NOSTRO CENTRO VOCAZIONAlE<br />

Tre nostri confratelli hanno tenuto a Merano una settimana di<br />

predicazione sul tema VOCAZIONE E VOCAZIONI, nel corso della<br />

quale si sono svolti incontri e dibattiti con alunni e genitori.<br />

Nella occasione hanno allestito anche una piccola Mostra Vocazio-<br />

nale edita dall'Istituto Regina Apostolorum per le vocazioni e hanno<br />

distribuito ai giovani interessantissimi questionari orientativi.<br />

Sono state anche proiettate diapositive dei nostri monasteri con<br />

didascalie della vita monastica dell'Ordine Cistercense.<br />

Non sarebbe bene che .....<br />

nostri giovani chierici ci scrivessero facendo proposte, espo-<br />

nendo difficoltà e critiche?<br />

Possiamo assicurarli che le loro « rivendicazioni di categoria» sa-<br />

ranno prese dai « matusa» in seria considerazione.<br />

Indirizzare la corrispondenza a:<br />

Don FILIPPO AGOSTINI - Certosa del Galluzzo - 50124 FIRENZE

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