Quaderno - Piero Calamandrei
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Si mettono subito a lavoro i monaci di Benedetto. Questo è il tempo in cui si combatte in Italia la<br />
guerra "gotica", tra i successori di Re Teodorico e l'impero d'oriente, che è deciso a riconquistare<br />
l'Italia.<br />
Ma a Montecassino c'è pace e fraternità: barbati e latini, ariani e cattoli-ci, poveri e ricchi, tutti<br />
sono accolti, rifocillati, ospitati e molti di loro di-ventano monaci. La grande novità, la vera e<br />
duratura rivoluzione, non sta nel monastero, ma nella Regola che esso riceve da Benedetto, e che<br />
molto rapidamente governerà la vita e l'attività di migliaia di monaci in tutta Eu-ropa.<br />
"Io non ho inventato nulla di nuovo" dice sostanzialmente Benedetto, a proposito della Regola;<br />
Benedetto delinea e impone "nuovo modo di essere monaci", basato su tre principi fondamentali<br />
e uguali per tutti.<br />
Il primo è la stabilitas: niente più monaci girovaghi; il cenobio sarà la loro famiglia per sempre.<br />
Il secondo principio è quello dell'orario. Benedetto rivaluta il tempo che è parte della vita, dono<br />
di Dio, e perciò non va disprezzato né dissipato, ma tutto utilizzato al servizio del Signore. Ci<br />
sono disposizioni precise, sca-denze puntuali in ogni momento della giornata, per la preghiera, la<br />
lettura sacra, il lavoro, il riposo.<br />
In una situazione di guerre e di odio, Benedetto chiede pace e riconcilia-zione tra latini e barbari,<br />
stabilendo assoluta uguaglianza per tutti nei di-ritti e nei doveri; a una chiesa lacerata da scismi e<br />
minacciata dall'indivi-dualismo spirituale, egli domanda di seguire Cristo rinunciando alla<br />
propria volontà per costituire una famiglia spirituale concorde, che non antepone nulla<br />
all’dorazione del suo Signore.<br />
Benedetto richiama non solo i suoi monaci , ma tutti gli europei al lavoro, all'impegno; nel clima<br />
di disfacimento generale, egli invita a rifare, a rico-struire.<br />
Nella Regola, il principio d'autorità, rappresentata dall'abate e accompa-gnato dalla fraternità e<br />
dalla dolcezza, rendono l'obbedienza più leggera e anche lieta.<br />
Benedetto non vuole fare dei monaci tanti eroi del sacrificio, e degli abati tanti dittatori. Predica<br />
la discrezione, madre di tutte le virtù.<br />
Tra i monaci, continua la Regola, deve regnare l'uguaglianza più assoluta.<br />
Ma a chi è infermo si deve dare qualcosa di più, e "chi ha bisogno di meno ne potrà rendere<br />
grazie a Dio".<br />
Il monaco che non lavora, dice severamente Benedetto, non è un vero mo-naco: e con questo egli<br />
rivaluta la fatica manuale, che dal mondo romano, per secoli, era stata spregiativamente<br />
considerata opera da schiavi. No, dice Benedetto: essa è opera da uomini; e da uomini, come i<br />
monaci, che tendono alla perfezione.<br />
Dedicarsi a Dio non è più abbandonare a se stesso il mondo, ma è anzi una forma di aiuto, è la<br />
proposta di un modello, l'indicazione di un esempio.<br />
È un luogo di autoregolazione per pochi: diventa centro di accoglienza e di ospitalità, in cui<br />
trovano aiuto e asilo i pellegrini, gli affamati, i ricercati, politici, i contadini fuggiaschi davanti<br />
agli eserciti e ai predoni.<br />
La preghiera celebrata coralmente negli uffici cantati più volte al giorno attira i cristiani che vi<br />
partecipano con fervore, mente i monaci sostengo-no la vita della Chiesa con il loro radicalismo<br />
evangelico, non permettendo che in mezzo a tante difficoltà, e a tante conversioni a volte troppo<br />
facili, si spenga l’assoluto del Vangelo.<br />
Benedetto muore nel 547, probabilmente il 21 marzo. Due secoli dopo, i suoi monasteri in<br />
Europa saranno più di mille.<br />
E più tardi ancora, ogni volta che una comunità comincia a rilassarsi, e si sente la necessità di un<br />
riformatore, questi non fa altro che richiamarsi a Benedetto: la riforma è sempre un ritorno ai<br />
precetti del Padre dei mona-ci.<br />
“Quando si pensa a tutta la violenza che ancora si scatenerà durante que-sto medioevo<br />
selvaggio”, scrive lo storico Jacques Le Goff, “può sembrare che la lezione di Benedetto non sia<br />
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