Quaderno - Piero Calamandrei
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Oltre a questi cibi molto diffusi, nel medioevo era molto consumato anche il pesce, un alimento<br />
caratteristico della cucina monastica, con una motivazione più religiosa che gastronomica. In<br />
epoca medioevale, infatti, nell’arco dell’anno erano tantissimi i giorni definiti “di magro”, in cui<br />
era assolutamente vietato mangiare carne. Data la difficoltà di far arrivare pesce fresco dal mare<br />
sulle tavole dei monaci, era utilizzato soprattutto pesce d’acqua dolce, pescato nei corsi d’acqua<br />
oppure allevato nelle pescherie presenti in ogni monastero, oppure salato ed essiccato.<br />
Nella cultura monastica il divieto di mangiare carne costituiva il punto distintivo e qualificante<br />
della santità.<br />
Essa, infatti, in un'epoca in cui se ne faceva un consumo abbastanza diffuso, rappresentava il<br />
valore alimentare per eccellenza soprattutto per alcuni gruppi sociali - i SRWHQWHV -, perciò la sua<br />
privazione rappresentava la rinuncia al mondo e soprattutto al potere ed alla forza. L'astinenza<br />
dalla carne, inoltre, era anche intesa come strumento più diretto a realizzare un importante<br />
obiettivo dello VWDWXV monastico: la verginità. Essendo ritenuto tale alimento il più confacente a<br />
stimolare la fisicità e la sessualità dell'individuo, la sua esclusione era la condizione necessaria<br />
per il raggiungimento della continenza sessuale. L'esclusione della carne dal regime alimentare<br />
comportò la sua sostituzione con pesce, formaggio, uova, legumi. Il pesce, soprattutto quello<br />
d'acqua dolce, divenne il cibo monastico per eccellenza opposto alla carne, FLER ODLFR Nel<br />
ricamo di Bayeux vi è un’immagine che ci mostra un pranzo caratteristico, dove compare seduto<br />
a tavola il vescovo Oddone. Egli è posto nel mezzo circondato dai convitati i quali hanno davanti<br />
a sé i coltelli, la sola posata dell’epoca; dal canto suo il vescovo si appresta a banchettare con un<br />
magnifico pesce (figura 5).<br />
Il pane che Benedetto prescriveva nella misura di una libbra a testa al giorno, era una presenza<br />
costante nel regime alimentare dei monaci, ma non lo era per tutti i ceti della società.<br />
Per quanto riguarda la tavola imbandita in epoca medioevale le posate più diffuse erano il<br />
coltello (che compare in una delle immagini dell’ricamo) e il cucchiaio; compaiono anche grandi<br />
forchettoni, ma usati esclusivamente per afferrare le vivande bollenti e dividerle in porzioni<br />
(figura 6): si tratta proprio dell’antenato della forchetta, nata in Francia.<br />
Ci si serviva inoltre da grandi piatti comuni e si portava la propria porzione su una gran fetta di<br />
pane non lievitato; oltre a questi piatti comuni possiamo notare nell’immagine della figura<br />
numero sei come i cavalieri facessero uso dei loro scudi per appoggiare le scodelle e le posate e<br />
quindi sostituissero i piatti con essi. In conclusione si può dire quindi che non ci sia una risposta<br />
semplice alla domanda: «Come si mangiava nel medioevo?», poiché la dieta dell’uomo<br />
medioevale e le sue abitudini a tavola si modificarono molto col tempo ed erano comunque<br />
diverse a seconda dei luoghi. Quindi una cucina medioevale non esisteva, c’erano semmai<br />
innumerevoli varianti regionali e locali, che dipendevano dal clima, dal territorio, dalle tradizioni<br />
e dai precedenti religiosi.<br />
BBLIOGRAFIA MINIMA<br />
15<br />
Michela Chiodo<br />
TESTI<br />
PARISSE MICHEL, /D WDSLVVHULH GH %D\HX[ 8QH GRFXPHQWDLUH GX ;,H VLqFOH, Bayeux 1988.<br />
SITI INTERNET<br />
LA ROVERE GABRIELLA 0HGLFLQD H FXFLQD GHO 0HGLRHYR in<br />
http://www.bellezzesenzatempo.it/saluteebenessere/medicina_cucina_medicina.asp<br />
MAUGERI ANDREA *OL $UD]]L GL %D\HX[ in<br />
http://www.medioevale.it/new_site/artic_content.asp?Target=maugeri_007